Il momento e la storia

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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VivaBerlinguer
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Iscritto il: 24/03/2012, 2:10

Re: Il momento e la storia

Messaggio da VivaBerlinguer »

Bravo, analisi perfetta.
Anche io qualche mezz'ora fa ho citato il venerabile maestro ed il compiersi del suo piano nel medesimo istante in cui il PD
dichiarava, con Veltroni, la sua vocazione maggioritaria e la volontà di perseguire l'obiettivo dei due partiti che si alternano in (finta) opposizione. rispondendo pero' agli stessi gruppi di potere.
Quindi il PD a mio avviso non puo' rappresentare minimamente l'alternativa alle destre, semmai puo' esserne un espressione in chiave mitigata (ma neanche troppo)

Il che fare, considerando il popolo Italiano essenzialmente con tendenze di destra, rimane un grande problema.
Anche perche' il berlusconismo ha capovolto cultura e concetti: quando mai una cosa che va a danno dei lavoratori e' chiamata riforma?

Dunque non basta creare un nuovo partito o una nuova formazione politica aggregante questo o quello, ma occorre ripartire nel dare il giusto termine alle cose, riappropriarsi delle ideologie e della cultura di sinistra.

Lo sforzo e' quasi inumano, ma se non torniamo a far capire che la sinistra sta con i piu' deboli e lotta per le riforme che diano piu' benessere a chi non ne ha, piu' diritti a chi e' calpestato e meno priviligi a chi ne ha in abbondanza, non ne usciamo.

In sostanza pero', alcuni insegnamenti di Berlinguer come da te citato, sono attuali come pronunciati ieri: cominciamo a mettierli in pratica da subito se necessario casa per casa, strada per strada....

P.S La globalizzazione capitalista pero' e' mutuata da Marx, ossia e' la realizzazione al contrario dell'unione di tutti i proletari del mondo.
pancho
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Iscritto il: 21/02/2012, 19:25

Re: Il momento e la storia

Messaggio da pancho »

giorgio ha scritto:Ciao a tutti.
Rieccomi, seppure per poco.
Un pò enfatico il titolo del 3d, eh...:-)

Proviamo a fare il punto?

I conflitti su art 18, legge elettorale, giustizia più o meno ad personam, RAI, etc sono, ancorchè giusti, un po’ come preoccuparsi di un antiestetico foruncolo sul naso o del colore delle mutande da indossare mentre si aspetta di andare alla camera a gas.

Il problema vero è che la BORGHESIA SPECULATIVA, quella della grande finanza che ha effettuato uno spostamento del 20% di ricchezza dalle classi subalterne (lavoratori dipendenti e ceti medi) alle classi padronali, ha preso il comando diretto delle operazioni e gli uomini di quella Goldman Sachs che tanto ha contribuito allo scatenarsi della crisi finanziaria mondiale sono alla BCE e al governo dell’Italia e della Grecia e probabilmente in azione anche in Spagna e altrove.

E il governo italiano, nella persona dell’ineffabile e sobrissimo prof Monti, diventa ogni giorno più arrogante e autoreferenziale.
Con la complicità “soft” di Napolitano.
Il golpe c’è già stato, Licio Gelli può essere soddisfatto, ha avuto ragione lui.

Il tutto in mancanza di opposizione vera.
Perché quella dell’IDV è casuale e strumentale, quella della Lega solo una furbetteria da dozzina rivolta ai suoi finto-celti.
Dei partiti ormai extraparlamentari della sinistra, meglio non parlare, che sono la réclame dell’autolesionismo e del fallimento. Al di là delle buone intenzioni (di cui, peraltro, è lastricato l’inferno…) di alcuni.

E il PD, che per la storia della sua componente fondante maggioritaria dovrebbe essere un partito “dalla parte dei lavoratori, sempre”, non può, non sa, non vuole esserlo perché la sua scelta “strutturale” dell’economia liberista-mercatista - che è ideologia di destra - lo configura automaticamente e fatalmente come partito di destra. E l’affannarsi a far finta di difendere alcuni particolari “sovrastrutturali” non gli salva né l’anima né la faccia, nemmeno in chiave
“socialdemocraticamente” prudente.

Morale del pistolotto:
-le classi esistono, non è una invenzione di Marx; nel corso della Storia sono mutate, alcune, come gli schiavi, sono sparite (quasi…forse…) , altre se ne sono aggiunte, secondo l’evoluzione dell’economia e della tecnologia.
-la lotta di classe semplicemente “è”, non rappresenta una scelta: c’è sempre stata e sempre ci sarà finchè esisteranno società divise in classi (spero non per sempre…).
-il proletariato esiste ancora, è mutato rispetto al modello dei “borghi putridi” inglesi, ma oggi chi non è né proprietario dei mezzi di produzione né titolare delle decisioni su cosa produrre e come produrlo è comunque un proletario.

E oggi diventa sempre più chiaro come lo scontro sia “di classe”: ogni intervento governativo, ogni diktat europeo è orientato a togliere qualsiasi residuo potere ai lavoratori e a consolidare quella che è la ormai vecchia di due secoli Dittatura della borghesia.

Marx, nelle sue “previsioni” aveva sottovalutato l’avversario e la sua capacità di adattarsi alle varie situazioni storiche, alle mille strategie che sa porre in essere per combattere ogni lotta dei lavoratori: dal ricorso alle dittature fasciste, all’invenzione del consumismo, dal favorire, quando è risultato conveniente in chiave antirivoluzionaria, i partiti socialdemocratici (“il capitalismo è come una pecora, che non deve essere uccisa ma periodicamente tosata” – Olof Palme), ai governi “tecnici”, che sotto i velami di una vantata scientificità ineluttabile nascondono politiche orrendamente reazionarie. E sia chiaro che non esistono le sbandierate “leggi dell’economia”: ci sono solo regole dettate da chi dell’economia e della finanza è padrone; e che di queste regole autodeterminate è pronto a disfarsi quando lo reputi opportuno.

Nemmeno Lenin, seppur col suo “Imperialismo, fase suprema del capitalismo” aveva previsto la globalizzazione dei padroni, poteva prevedere l’impero della finanza di carta, l’accumulo di ricchezze scollegate dai processi di produzione.

Quindi il problema (il “Che fare”) rimane quello storico: quello del Potere: finchè sarà nelle mani dei ricchi borghesi, gli stati e i governi proteggeranno gli interessi delle classi dominanti (“i governi sono i comitati d’affari della borghesia”)
E non c’è democrazia (pseudodemocrazia) di delega che tenga.

Alla luce di questo, le ipotesi agibili rimangono quelle classiche:
-Rivoluzione sociale
-Riformismo. E in questo caso si intenda “riformismo socialista”, cioè rivoluzionario, cioè ottenere, mediante modifiche successive dei rapporti di forza tra le classi, il passaggio del potere dalla borghesia alle classi lavoratrici (“riformismo rivoluzionario”)

Per entrambe le ipotesi è comunque necessario “il partito” che, in quanto tale, sia la forza organizzata rappresentante e motore degli interessi interessi di una parte: la classe lavoratice.
Che nella prassi diventino necessarie sia le alleanze, cioè la costruzione di un blocco sociale favorevole al cambiamento (la “politica dei ceti medi” di Berlinguer), sia la proposta di un “nuovo modello di sviluppo” con scelte di “austerità” (sempre Berlinguer), questa è politica di respiro storico, ben diversa dalle manovre di compravendita di piccoli interessi a cui si limita il supposto post-ideologismo imperante.
Detto per inciso, a questo riguardo, “ci” hanno chiesto e “ci” chiedono continuamente di abbandonare le “nostre” ideologie, mentre “loro” (nel senso di “lorsignori”) le loro ideologie, pilastri del capitalismo, se le tengono ben strette e le spacciano come verità rivelate e imprescindibili.

Il tutto per dire, in fondo, che con questi partiti, PD in testa, siamo bellamente fottuti.

A presto, spero

Giorgio
Come vedi, pur cambiando il nome agli addendi il risultato non cambia mai, correggo io.

Gira e rigira la storia si ripete sempre allo stesso modo anche se in situazioni e modalita' diverse.

Morale:
O ti rendi conto di tutto questo e quindi prendi le necessarie misure (quali che siano)o accetti il sistema pensando di modificarlo.

Saranno di nuovo molti coloro che ci crederanno anche.

E' sempre stata cosi' fino a che arrivera' ancora una volta un momento come questo in cui ti accorgerai nuovamente che questo non e' stato possibile e...ricomincera' di nuovo la vecchia storia.
Altro giro...altra corsa.

La consapevolezza turba gli animi e spesso fa girare la testa da un'altra parte pensando che il sistema si auto-regoli da solo(liberismo puro) e cosi fa si' che il mondo continui sempre sulla stessa strada fino a che non rispunti ancora una volta l'ultimo della classe(sociale) che non ha nulla da perdere e "risconvolga" di nuovo il mondo.


un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
mariok

Re: Il momento e la storia

Messaggio da mariok »

Bentornato giorgio

Ci ammolli questo bel pacco di riflessioni, concudi che "siamo bellamente fottuti" e te ne vai.

Ma sei per caso un po' sadico? :shock: :lol:
mariok

Re: Il momento e la storia

Messaggio da mariok »

Capisco che il precipitare della situazione di queste ultime settimane (di cui lo scontro sull'art. 18 è diventato il simbolo) porti ad esacerbare gli animi e ad invocare svolte rivoluzionarie.

Ma sinceramente non credo che una tale deriva alla fine risulti utile.

Se dobbiamo ritenere che la Gabanelli (che fino a pochi giorni fa era ritenuta la migliore giornalista in circolazione) si sia venduta alla RCS, che addirittura la Camusso si era venduta alla Fiat già molto prima di arrivare alla segreteria della CGIL, non so di questo passo dove arriveremo.

Spero che non si arriverà ad invocare le Br.
paolo11
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Re: Il momento e la storia

Messaggio da paolo11 »

Come diceva gi.bo .La storia si ripete non può che essere così.Un esempio i figli ,si può consigliarli ma alla fine ci devono sbattere la testa, farsi le loro esperienze anche se negative per crescere.Il futuro sono loro.
Ciao
Paolo11
mariok

Re: Il momento e la storia

Messaggio da mariok »

giorgio ha scritto:caro Mario,
vedi, il fatto è che io (e sono in buona e numerosa compagnia) non considero affatto l'ipotesi Rivoluzione una "deriva", ma la soluzione indispensabile all'infame problema storico della dittatura di una classe minoritaria sulla classe ampiamente più numerosa.
Caro giorgio

Il problema è che tu evidentemente vedi una situazione pre-rivoluzionaria, io invece vedo, al di là delle buone intenzioni, il pericolo di una deriva populista ed autoritaria.

Il fatto che ci siano dei "movimenti" che esprimono un malessere non significa affatto che sia tanto automatico o semplice "unificarli" per farne un soggetto rivoluzionario.

La cosa che vedo al momento molto più probabile è quella di un'ulteriore frantumazione della società, in tanti ribellismi scomposti e scoordinati, se non addirittura in contrapposizione gli uni contro gli altri, che solitamente porta a svolte autoritarie.

Ammesso e non concesso che Landini (scusami: ma ho il sospetto che sia uno dei tanti miti del momento) sia una delle poche persone stimabili in circolazione, la constatazione mi conferma nella mia convinzione.
shiloh
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Iscritto il: 21/02/2012, 17:56

Re: Il momento e la storia

Messaggio da shiloh »

mariok ha scritto:
giorgio ha scritto:caro Mario,
vedi, il fatto è che io
(e sono in buona e numerosa compagnia)
non considero affatto l'ipotesi Rivoluzione una "deriva",
ma la soluzione indispensabile all'infame problema storico della dittatura di una classe minoritaria sulla classe ampiamente più numerosa.
Caro giorgio

Il problema è che tu evidentemente vedi una situazione pre-rivoluzionaria, io invece vedo, al di là delle buone intenzioni, il pericolo di una deriva populista ed autoritaria.
Il fatto che ci siano dei "movimenti" che esprimono un malessere non significa affatto che sia tanto automatico o semplice "unificarli" per farne un soggetto rivoluzionario.

La cosa che vedo al momento molto più probabile è quella di un'ulteriore frantumazione della società, in tanti ribellismi scomposti e scoordinati, se non addirittura in contrapposizione gli uni contro gli altri, che solitamente porta a svolte autoritarie.

Ammesso e non concesso che Landini (scusami: ma ho il sospetto che sia uno dei tanti miti del momento) sia una delle poche persone stimabili in circolazione, la constatazione mi conferma nella mia convinzione.
io che sono molto più "pane e formaggio" di voi due,
vedo semplimente un popolo alla deriva,
senza bussola,senza obiettivi,con scarso spessore morale e che sono 20 anni che vota Berlusconi.
e la vedo dura indurre un popolo del genere a fare una "rivoluzione"...
mariok

Re: Il momento e la storia

Messaggio da mariok »

giorgio ha scritto:Ciao shiloh-pane-e-formaggio ;)


Quindi bisogna RICOSTRUIRE obbiettivi, metodi di lotta, egemonia culturale nella società, capacità di elaborare idee.
Da Marx (e dai grandi pensatori sia dell'ottocento che del novecento), per questo compito immane, non si può prescindere.
Checchè ne dica Ratzinger, che, ammettendo i mali orribili frutto del capitalismo, afferma che il marxismo sia superato ma che bisogna trovare nuove strade per creare fratellanza e giustizia sociale: il papa-filosofo forse non sa, o meglio non vuol sapere, che il marxismo non è un vangelo pietrificato, ma soprattutto un "metodo" di analisi della realtà; per chi non creda, vedere "Il manifesto" di Marx-Engels, e le correzioni, modifiche e aggiornamenti che gli estensori avevano apportato all'opera nel giro di pochi anni, alla luce dell'evoluzione delle situazioni reali.

Poi, il viaggio è lungo, molti si perderanno per strada, e comunque vada, "bisognava volare" (come le cinque anatre di Guccini...)

Ciao, e piano col formaggio che è pieno di calorie e colesterolo.... :D

It's a long long way to go...

Soprattutto se vediamo i vessilliferi della alternativa al capitalismo come Loretta Napoleoni, Giulietto Chiesa, Luca Casarini....

Partire da Marx forse vuol dire prenderla un po' troppo alla lontana.

Il primo Berlinguer, quello della terza via (ovviamente da non confondere con quella di Blair) e della "espansione della democrazia" che introduca "elementi di socialismo", mi sembrerebbe il giusto patrimonio di idee da cui poter ripartire.

L'esperienza infausta del compromesso storico, per non parlare di tutto quello che è venuto dopo, è purtroppo da buttare nel cestino dei rifiuti.

Ovviamente si tratta di un patrimonio da rivedere ed attualizzare, tenendo conto di ciò che è avvenuto in questi anni, non solo sul fronte del turbo-capitalismo finanziario, ma anche dell'eccezionale sviluppo di tantissime piccole imprese che costituiscono una realtà dalla quale l'Italia non può prescindere e che sono le grandi assenti dal dibattito della sinistra (peraltro ridicolizzato dall'invenzione di Veltroni con la cooptazione di Calearo).
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