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pancho
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Elezioni politiche in Europa

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Elezioni in Andalusia: i socialisti perdono ma i popolari non vincono

di: Elena Marisol Brandolini
marzo - 26 - 2012


Tutti i sondaggi prospettavano una nuova disfatta elettorale per il Partido Socialista Obrero Español (PSOE), invece, i socialisti hanno perso la qualità di primo partito, ma i popolari di Javier Arenas, che hanno sopravanzato per la prima volta il PSOE nell’area, con il 40,6% dei suffragi, perdono però rispetto alle elezioni del 2011 quasi mezzo milione di voti e si fermano a 50 seggi

Tutti i sondaggi prospettavano una nuova disfatta elettorale per il Partido Socialista Obrero Español (PSOE), in questa ultima domenica di marzo: ieri si celebravano, infatti, le elezioni per il parlamento andaluso e il Partido Popular (PP) era accreditato come vincente nelle elezioni, con maggioranza assoluta e perciò in grado di scalzare i socialisti dalla guida dell’Andalusia dopo 30 anni di governo.

Invece, i socialisti hanno perso la qualità di primo partito, passando dai 56 seggi conseguiti nelle precedenti elezioni del 2008 agli attuali 47 e con una percentuale di voti pari al 39,5% (+3% comunque rispetto alle elezioni generali del novembre 2011); ma i popolari di Javier Arenas, che hanno sopravanzato per la prima volta il PSOE nell’area, con il 40,6% dei suffragi, perdendo però rispetto alle elezioni del 2011 quasi mezzo milione di voti, si sono fermati a 50 seggi (prima ne avevano 47), un risultato molto lontano dalla maggioranza assoluta di 55 seggi richiesta per formare un nuovo esecutivo.

E dal momento che Izquierda Unida (IU) ha raddoppiato la sua rappresentanza parlamentare, passando da 6 a 12 seggi, appare oggi possibile confermare, in Andalusia, un governo di sinistra a guida socialista.

Un vero smacco per il PP guidato da Mariano Rajoy, che oggi governa in Spagna e nella maggioranza delle comunità autonome, costretto ad arretrare nell’ultimo feudo socialista rimasto, quello più popolato del paese. Una insperata boccata d’ossigeno per i socialisti che dall’Andalusia possono ripartire per costruire l’opposizione.

Le cose non sono andate meglio al partito di Rajoy nelle Asturie, dove ieri si tenevano comizi elettorali anticipati, voluti da Francisco Álvarez Cascos, presidente del Principato asturiano, ex segretario del PP e leader del Foro Asturias Ciudadanos (FAC, da una scissione del PP). I socialisti, infatti tornano ad essere il partito più votato, con il 31,9% e la conquista di 16 seggi (1 in più rispetto alle elezioni locali di maggio 2011), il FAC diventa seconda forza politica e perde 3 seggi (conquistandone 13) e il PP arriva solo terzo, confermando la propria rappresentanza parlamentare (10 seggi).

Un risultato deludente per i popolari locali, che non sembrano partecipare del successo del novembre scorso. E, nell’immediato, un problema di governabilità, perché la sinistra tutta insieme, sommando ai seggi socialisti quelli di IU (+1) e il nuovo arrivo di Unión Progreso y Democracía (UPyD, 1 seggio), non raggiunge la maggioranza assoluta per formare un governo, obiettivo invece possibile per la destra, che però è fortemente divisa.

José Antonio Griñán, candidato socialista a ripetere come presidente della giunta andalusa, il più potente sostenitore di Carme Chacón candidata e perdente alla segreteria del partito socialista spagnolo, atteso al varco del congresso del suo partito rinviato a dopo l’esito elettorale, ha rivendicato con orgoglio di essere riuscito a ribaltare il giudizio dei sondaggi: c’è una maggioranza di voti in Andalusia che non va a destra, ha detto, e che consente di poter contare su di un governo stabile, che sconfigga la crisi, salvaguardando i diritti dei lavoratori e lo stato sociale.

Ed effettivamente, è un voto questo che trova una sua spiegazione in chiave nazionale, in risposta alle misure anticrisi che Rajoy ha varato, con la riforma del mercato del lavoro, e ha promesso. Un buon viatico per lo sciopero generale dei sindacati del prossimo 29 di marzo.
http://www.paneacqua.info/2012/03/elezi ... n-vincono/
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
pancho
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Re: Elezioni politiche in Europa

Messaggio da pancho »

Europa: torna la sinistra radicale?
di: Roberto Musacchio

marzo - 27 - 2012

Naturalmente è presto per dirlo, ma quella sinistra radicale, a sinistra del Partito socialista europeo insomma, che molti davano per morta, torna a dare segnali di vita. Se un indizio non basta, più indizi cominciano a essere una prova, dice il detto popolare. E questi indizi cominciano ad esserci. Da ultimo nella tornata elettorale in Spagna che ha visto andare alle urne due regioni, e cioè l’Andalusia e le Asturie.

In particolare l’Andalusia era l’ultima amministrazione ancora in mano ai socialisti e che sembrava destinata ad essere espugnata dalla marea montante del Partito Popolare di Mariano Rajoy. Invece non è andata così e i popolari pur crescendo e superando i socialisti (che perdono ma non franano in una regione in cui governano da tantissimo ed anche con una certa stanchezza ) non ottengono i voti necessari ad esprimere una maggioranza assoluta. Maggioranza che invece si raggiunge sommando al Psoe i voti presi da Izquierda Unida, la coalizione di sinistra con dentro il Partito comunista, che passa dal 7% all’11.3% continuando il buon trend che la aveva vista praticamente raddoppiare le percentuali alle recenti politiche, quelle del trionfo popolare e della fine di Zapatero. Sono voti decisivi ad impedire il governo ai popolari. Anche se non è certo che si arrivi ad un bipartito rosso-rosso, in quanto le differenze ereditate dallo zapaterismo sono ancora marcate e Izquierda potrebbe preferire un appoggio esterno.

Il risultato della Asturie conferma il buon andamento di Izquierda, che raggiunge il 13,78% in una terra dove è tradizionalmente forte. Bene i socialisti, primo partito anche per una scissione dei Popolari che porta all’affermazione di una lista di centrodestra autonomista i cui voti, se sommati ai popolari, danno la maggioranza. Vedremo. Aumentano i consensi dunque per la sinistra radicale e sono voti che corrispondono a una stagione di movimento, quella degli Indignados, che naturalmente si muovono in totale autonomia, al punto di essere “accusati “ di indifferenza al quadro politico, ma che incidono nella coscienza sociale del Paese. Stagione di movimento che si è fatta prorompente dopo l’approvazione da parte del governo delle nuove misure sul mercato del lavoro, assolutamente iperliberiste. Proprio in questi giorni si tiene un nuovo sciopero generale, indetto dai sindacati, che si preannuncia grandissimo.

Se cambiamo scenario ed andiamo in Germania troviamo il voto espresso in questi giorni nella Saar, che ha visto una rimonta della Spd, che torna a valicare il 30% recuperando parte dei voti persi la scorsa tornata quando fu punita per la sua partecipazione alla grande coalizione federale, ma non in maniera sufficiente a superare, come sperato, la Cdu che è prima col 34%. Vero che la Linke perde 5 punti, rispetto ad un record difficilmente ripetibile, ma vero anche che rimane al 16%, la cifra più alta in un Land dell’Ovest e che ottiene non a caso in casa di Lafontine. Ma questo calo corrisponde ad una affermazione, anche qui dopo Berlino qualche mese fa, della lista dei Pirati, che superano il 7% e indicano un malessere politico molto forte che si orienta verso posizioni radicali. I risultati consentirebbero un governo imperniato sul rosso-rosso, magari con la presenza di verdi, al 5%, e pirati.

Ma la Spd dice no perché la Linke è contro il pareggio di bilancio in costituzione! Non è dunque a caso che la soluzione più probabile sarà anche qui una nuova coalizione Cdu- Spd e che di questa stessa soluzione si parli ormai apertamente per il governo federale. La linke, per proprio conto, non è nei suoi migliori momenti ma tiene ormai stabilmente una presenza politica nazionale che si vede quando è la forza che si oppone a quella austerità che in Germania è divenuta una ossessione e presenta una candidata alternativa alla presidenza della Repubblica.

Sono temi che troverebbero ben altro ascolto in Francia, dove non si è ancora votato ma la Campagna per le Presidenziali è attraversata dal fenomeno, inaspettato, di Melanchon e del Front de Gauche. Il leader che fu socialista, prima di uscire dal Psf e dare vita a quel Partì de Gauche, alleato del Pcf e membro del Partito della Sinistra Europea, che vola nei sondaggi addirittura fino al 14%. Soprattutto vola nelle piazze, con i 100 mila della Bastiglia di qualche giorno fa; e vola nei temi imposti alla campagna elettorale e allo stesso Hollande. Temi che si avvalgono di una tradizionale propensione francese ad una cultura di resistenza repubblicana ma che si innervano di una nuova critica all’Europa dell’austerità. Una presenza dunque che può condizionare fortemente l’esito elettorale ed anche il futuro politico.

Se poi andiamo in Grecia, dove tutto è durissimo, le tre forze della sinistra a sinistra del Partito socialista, sommate sfiorano nei sondaggi il 40%, mentre i socialisti sono sotto il 10. Naturalmente, non si sommeranno, tante sono le divisioni, in particolare con quel KKE di comunisti ortodossi che “non si mischia”. Ma le altre due forze, Siriza e sinistra democratica, che insieme valgono tra il 20% e il 30% nei sondaggi, potrebbero fare un buon lavoro nelle elezioni che, si spera, sono prossime.

Un quadro quello che ho fatto che dovrebbe dire qualcosa anche in Italia. Ad esempio, che si ripropone il tema di una relazione tra forze moderate e radicali che chiede ad entrambe un processo di confronto e di innovazione profonda. Assurdo negarsi l’un l’altra e assurdo considerarsi autosufficienti. La sconfitta che stiamo vivendo così pesantemente è figlia anche di questa incapacità di fondo. Che pesa anche sul presente, come ad esempio in Germania. Per chi, come me, si sente parte di quel progetto del Partito della sinistra europea che provò ad anticipare i tempi di quella dimensione europea della politica, che ora si è dispiegata, e di confermare un punto di vista radicale come chiave di lettura ancora più necessaria oggi, il tema dell’attraversamento dei confini è assolutamente centrale. Ed è l’esatto opposto del rinchiudersi in uno di questi, magari limitandosi a cambiare recinto. Il tema vero, daltronde poi, è la morte della democrazia che stiamo vivendo in Europa e la incapacità delle sinistre di contrastarla. Di questo ci parlano quei movimenti che, essi sì, stanno provando ad andare oltre frontiere e recinti per reinventarsi una possibilità di alternativa. Senza di essi è difficile pensare ad un futuro diverso.
http://www.paneacqua.info/2012/03/europ ... -radicale/
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