Come se ne viene fuori ?
Inviato: 10/04/2012, 0:16
Come se ne viene fuori ?
Le reazioni dei cinquantenni in su da queste parti in questi due ultimi mesi sono state di assorbimento degli avvenimenti.
Tutto è mutato dopo il forte coinvolgimento della Lega, la sensazione di smarrimento, di paura per il futuro è diventata all’improvviso il dominus.
Un mese fa dal palco del Teatro Smeraldo di Milano il presidente onorario di Libertà e Giustizia, Gustavo Zagrebelsky, pronunciò la fatidica frase: I partiti sono falliti.
Sono mesi che questo fatto è evidente, la presenza del governo Monti ne è la prova evidente.
Al Teatro Smeraldo ci sono andato per vedere se era possibile ottenere una risposta all’anticipazione di due poderosi articoli su Repubblica sia da parte di Zagrebelsky che da parte di Saviano.
Niente di tutto questo perché sono state replicate le rispettive analisi.
Sandra Bonsanti ha si precisato che LeG, si sarebbe attivata presso tutti i partiti per presentare il manifesto di Zagrebelsky, “ Dipende da noi”, ma la buona volontà di cittadini privati anche se organizzati in LeG non basta per far mutare parere a questi partiti.
Il fallimento continua.
Lo si vede dalle reazioni di Bersani e di Casini dopo il caso Lega, “ci vuole subito una nuova regolamentazione del finanziamento pubblico dei partiti”.
Adesso lo scoprono? Solo con i soldi sprecati elargiti da Belsito?
Perché non si sono esposti con la stessa determinazione oltre due mesi fa quando è esploso il caso della Margherita?
Si espongono ora perché siamo in campagna elettorale e il consenso dei partiti a livello nazionale sta al 4 % ?
Sarebbero stati più credibili due mesi fa, ma toccava i loro interessi e i loro giochi di potere.
Questi partiti non hanno la minima intenzione di rinnovarsi. Anzi, stanno studiando il sistema di passare indenni nella Terza Repubblica.
La Terza Repubblica non può ripartire con chi ha fatto fallire la Seconda.
Ci sono poi personaggi che appartengono al fallimento della Prima Repubblica che mirano a riciclarsi nella Terza, come Cicchitto, Pisanù, Casini, D’Alema, Veltroni, Buttiglione, Fini, La Russa, Gasparri, ecc.
Monti l’hanno chiamato in fretta e furia per tamponare la situazione, ma i provvedimenti non sono adatti per la ripresa economica. Sono tutti provvedimenti che se non supportati da nuovi provvedimenti correttivi anziché uscire dalla crisi ci porta direttamente nella depressione.
Mi rifiuto di pensare che Monti da economista non sappia quale sia la realtà economica del Paese e quali siano i provvedimenti da prendere.
Sono stato di recente a Genova per parlare con Don Gallo, ma inutilmente perché è più facile parlare con il ministro dell’Interno che con lui. La sua segretaria però mi ha dipinto un quadro fosco della città ligure, Genova è completamente senza lavoro e le sue fabbriche stanno chiudendo.
Ma cosi vale per altre città italiane.
Le misure dovevano essere prese subito dal governo Monti, altrimenti da chi?
Che il governo Berlusconi non c’entrasse nulla con la politica italiana, soprattutto quella economica che riguarda lo sviluppo delle imprese era un fatto noto, ma che un economista trascurasse un immediato intervento sul mercato interno questo non era e non é tuttora concepibile.
Le reazioni dei cinquantenni in su da queste parti in questi due ultimi mesi sono state di assorbimento degli avvenimenti.
Tutto è mutato dopo il forte coinvolgimento della Lega, la sensazione di smarrimento, di paura per il futuro è diventata all’improvviso il dominus.
Un mese fa dal palco del Teatro Smeraldo di Milano il presidente onorario di Libertà e Giustizia, Gustavo Zagrebelsky, pronunciò la fatidica frase: I partiti sono falliti.
Sono mesi che questo fatto è evidente, la presenza del governo Monti ne è la prova evidente.
Al Teatro Smeraldo ci sono andato per vedere se era possibile ottenere una risposta all’anticipazione di due poderosi articoli su Repubblica sia da parte di Zagrebelsky che da parte di Saviano.
Niente di tutto questo perché sono state replicate le rispettive analisi.
Sandra Bonsanti ha si precisato che LeG, si sarebbe attivata presso tutti i partiti per presentare il manifesto di Zagrebelsky, “ Dipende da noi”, ma la buona volontà di cittadini privati anche se organizzati in LeG non basta per far mutare parere a questi partiti.
Il fallimento continua.
Lo si vede dalle reazioni di Bersani e di Casini dopo il caso Lega, “ci vuole subito una nuova regolamentazione del finanziamento pubblico dei partiti”.
Adesso lo scoprono? Solo con i soldi sprecati elargiti da Belsito?
Perché non si sono esposti con la stessa determinazione oltre due mesi fa quando è esploso il caso della Margherita?
Si espongono ora perché siamo in campagna elettorale e il consenso dei partiti a livello nazionale sta al 4 % ?
Sarebbero stati più credibili due mesi fa, ma toccava i loro interessi e i loro giochi di potere.
Questi partiti non hanno la minima intenzione di rinnovarsi. Anzi, stanno studiando il sistema di passare indenni nella Terza Repubblica.
La Terza Repubblica non può ripartire con chi ha fatto fallire la Seconda.
Ci sono poi personaggi che appartengono al fallimento della Prima Repubblica che mirano a riciclarsi nella Terza, come Cicchitto, Pisanù, Casini, D’Alema, Veltroni, Buttiglione, Fini, La Russa, Gasparri, ecc.
Monti l’hanno chiamato in fretta e furia per tamponare la situazione, ma i provvedimenti non sono adatti per la ripresa economica. Sono tutti provvedimenti che se non supportati da nuovi provvedimenti correttivi anziché uscire dalla crisi ci porta direttamente nella depressione.
Mi rifiuto di pensare che Monti da economista non sappia quale sia la realtà economica del Paese e quali siano i provvedimenti da prendere.
Sono stato di recente a Genova per parlare con Don Gallo, ma inutilmente perché è più facile parlare con il ministro dell’Interno che con lui. La sua segretaria però mi ha dipinto un quadro fosco della città ligure, Genova è completamente senza lavoro e le sue fabbriche stanno chiudendo.
Ma cosi vale per altre città italiane.
Le misure dovevano essere prese subito dal governo Monti, altrimenti da chi?
Che il governo Berlusconi non c’entrasse nulla con la politica italiana, soprattutto quella economica che riguarda lo sviluppo delle imprese era un fatto noto, ma che un economista trascurasse un immediato intervento sul mercato interno questo non era e non é tuttora concepibile.