Tasse e salari-italiani sempre più poveri
Inviato: 22/05/2012, 12:00
Gli italiani sono sempre più poveri, come conferma il rapporto Ocse "Tasse e salari"che attesta che i salari in Italia sono tra quelli più bassi.
Ogni anno l'OCSE provvede a pubblicare il rapporto annuale "Tasse e salari" in cui esamina e confronta i diversi livelli di tassazione e salariale che vengono applicati nei 34 Paesi membri
Per quanto riguarda la classifica dei salari medi netti all'anno (2011), la Gran Bretagna occupa la prima postazione della graduatoria con 38.952 dollari, seguita dagli Usa (36.129 dollari), dal Giappone (35.350), dalla Germania (33.019), dalla Francia (29.798), dal Belgio (28.524).
L'Italia è passata dal 22esimo posto del 2010 al 23esimo posto del 2011 con 25.160 dollari all'anno, pari a 20.088 euro, che è comunque al di sotto della media Ocse pari a 21.557.
Fannno peggio Grecia e Portogallo, ma Spagna ed Irlanda, notoriamente in recessione, fanno meglio rispettivamente con 27.741 e 31.810 dollari.
Tali dati, però si riferiscono ai salari netti. La situazione è addirittura peggiore se si prendono in considerazione i salari lordi, ed è il cosiddetto cuneo fiscale, che non è altro che la differenza tra il lordo e il netto: in tal caso l'Italia è ancora più in basso perché ci sono troppe tasse che gravano sui lavoratori.
Relativamente alle tasse, ci piazziamo alla base del podio dei paesi OCSE dietro a Belgio con il 55,5% di tasse, Germania con il 49,8%, Francia con il 49,4%. A seguire Spagna con il 39,9%, Portogallo con il 39,0%, Grecia con il 38%, Gran Bretagna con il 32,5%, Giappone con il 30,8%, Usa con il 29,5%.
L'Italia è ben al di sopra della media che è pari al 35,3%, nonché a quella dell'Unione Europea a 21 Stati, che è del 41,5%.
Quanto all'età pensionabile, in virtù delle legislazioni vigenti, nel 2020 sarà altissima in Italia (66,11 mesi), 66 anni in Gran Bretagna, 65 e 9 mesi in Germania, 65 in Portogallo, Grecia e Spagna, 64 e 6 mesi in Francia, 61 e 63 in Slovenia (rispettivamente donne e uomini), 60 e 65 in Austria e Polonia (le due cifre si riferiscono sempre alle donne e agli uomini).
Fonte: Giovanni D'Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti"
Ogni anno l'OCSE provvede a pubblicare il rapporto annuale "Tasse e salari" in cui esamina e confronta i diversi livelli di tassazione e salariale che vengono applicati nei 34 Paesi membri
Per quanto riguarda la classifica dei salari medi netti all'anno (2011), la Gran Bretagna occupa la prima postazione della graduatoria con 38.952 dollari, seguita dagli Usa (36.129 dollari), dal Giappone (35.350), dalla Germania (33.019), dalla Francia (29.798), dal Belgio (28.524).
L'Italia è passata dal 22esimo posto del 2010 al 23esimo posto del 2011 con 25.160 dollari all'anno, pari a 20.088 euro, che è comunque al di sotto della media Ocse pari a 21.557.
Fannno peggio Grecia e Portogallo, ma Spagna ed Irlanda, notoriamente in recessione, fanno meglio rispettivamente con 27.741 e 31.810 dollari.
Tali dati, però si riferiscono ai salari netti. La situazione è addirittura peggiore se si prendono in considerazione i salari lordi, ed è il cosiddetto cuneo fiscale, che non è altro che la differenza tra il lordo e il netto: in tal caso l'Italia è ancora più in basso perché ci sono troppe tasse che gravano sui lavoratori.
Relativamente alle tasse, ci piazziamo alla base del podio dei paesi OCSE dietro a Belgio con il 55,5% di tasse, Germania con il 49,8%, Francia con il 49,4%. A seguire Spagna con il 39,9%, Portogallo con il 39,0%, Grecia con il 38%, Gran Bretagna con il 32,5%, Giappone con il 30,8%, Usa con il 29,5%.
L'Italia è ben al di sopra della media che è pari al 35,3%, nonché a quella dell'Unione Europea a 21 Stati, che è del 41,5%.
Quanto all'età pensionabile, in virtù delle legislazioni vigenti, nel 2020 sarà altissima in Italia (66,11 mesi), 66 anni in Gran Bretagna, 65 e 9 mesi in Germania, 65 in Portogallo, Grecia e Spagna, 64 e 6 mesi in Francia, 61 e 63 in Slovenia (rispettivamente donne e uomini), 60 e 65 in Austria e Polonia (le due cifre si riferiscono sempre alle donne e agli uomini).
Fonte: Giovanni D'Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti"