Democrazia e Potere Economico(e finanziario)

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pancho
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Democrazia e Potere Economico(e finanziario)

Messaggio da pancho »

Ritorniamo da dove eravamo rimasti qualche tempo fa e non abbiamo potuto sviluppare poiche’ cio avrebbe posto delle serie domande alle quali non sarebbe stato facile rispondere poiche avrebbe rimesso in dubbio tante ns. sicurezze.

Democrazia e Potere Economico(e finanziario)
E’ ormai constatato che Potere Economico e Potere Politico non sono indipendenti fra di loro(non lo dico io ma molti analisti ) anche se è una ovvia ingenuità far discendere il potere politico da quello economico.
Ma allora se non sono indipendenti cosa resta al Potere Politico?
Vedete, se non si risolvono queste domande non potremmo mai,dico mai, una vera democrazia.

"Solo quando avremo il potere economico avremo potere politico e saremo liberi", ha enfatizzato Morales, durante l’avvio dell'Autonomia Indigena Originaria Contadina, prevista nella nuova Costituzione.
Probabilmente saranno questa nuove Costituzioni (dei paesi dell’America Latina ultimamente usciti dalla “schiavitu’”) a darci nuovi indirizzi poiche’ e’vero, che finora non vi è Stato democratico che governando davvero contro la borghesia sia riuscito a durare.

Wright Mills sosteneva che: in ogni società il potere è distribuito diversamente tra i diversi gruppi sociali, che lo esercitano anche vicendevolmente e che l’esito finale [la sommatoria] dei rapporti di potere era a somma zero. In altri termini per Wright Mills il potere di una classe sociale, ad esempio la classe operaia, poteva aumentare solo a spese della altra principale classe, anzi la classe dominante in America, la borghesia. Secondo la tesi della “somma zero” un aumento di potere della classe operaia industriale - ad esempio attraverso la vittoria in un’ondata di scioperi - si traduceva per forza in una riduzione del potere della borghesia capitalistica industriale. E naturalmente viceversa.

Parsons obiettava che in una determinata società la quantità di potere di cui i cittadini dispongono non è sempre uguale: al contrario il potere va considerato alla stregua della moneta, cioè come un equivalente per gli scambi. In altri termini secondo Parsons le società evolvendosi possono produrre più opportunità e quindi i soggetti sociali possono usare, cioè “spendere”, più potere non a scapito degli altri. In una società più sviluppata si possono fare più cose, avere più opportunità giacché la ricchezza istituzionale e le opportunità disponibili variano in rapporto allo sviluppo.

Che possiamo dire dopo 50 anni dall’analisi di questi due sociologhi?

L’intreccio tra potere economico e potere politico finora si e’ espresso anche ad altri livelli.
Anzi, si son dimostrati intrecci tali in cui il controllore e’ lo stesso controllato

Nella società che si evolve e diventa più complessa anche le forme di potere cambiano ma quando si realizzano processi di concentrazione come quelli che vediamo attualmente in cui il potere Economico e’ anche Potere Politico il problema diventa ancora piu’ pericoloso e forse per questo darei piu’ ragione a Wright Mills che a Parsons ma ancor piu’ a Morales.

E cmq chiaro che questi sistemi di potere pirma o dopo portano inevitabilmente a crisi poiche di crisi vivono. Di conseguenza poi tutte le crisi portano a destra e questi signori lo sanno bene.

Scrive Andrea Pupusa nel suo articolo- La crisi butta a destra e manca una risposta( su Democrazia Oggi dell’09 dic. 2001 http://www.democraziaoggi.it/?p=2270 ):
“…Amici e compagni, vogliamo parlarci franco? Questa crisi butta a destra. Ne è prova l’attacco ai diritti dei lavoratori e dei ceti medio-bassi. Tasse, pensioni, aumento della benzina e dei prezzi, chi pensate costringa a tirare la cinghia?
…suvvia, non scherziamo!
C’è chi si apprestava ad andare in pensione e rischia di non andarci più.
C’è chi - i giovani d’oggi - in pensione non ci andranno mai.
C’è chi, dopo aver lavorato e risparmiato una vita, si vede tassato il bene che gli è più caro, la casa.
Si, vabbe’, voi direte, ma ormai non si potevano pagare più neppure gli stipendi statali: la medicina è amara, ma è necessaria. Lo ha detto anche Vespa, che fino a ieri vedeva tutto rosa! E lo dicono tutti, partiti di destra, di centro e di centro-sinistra. Il messaggio è uno solo: dalla crisi si può uscire solo così, a destra. Ma è proprio vero? Ma è sempre stato così? Non proprio, le crisi sono aperte a tutte le soluzioni e la storia lo dimostra. Non è dalle crisi che sono nate le grandi rotture rivoluzionarie? La Rivoluzione francese, quella dei soviet e anche quella americana. Ma obietterete: non è alle viste nulla di tutto questo.
D’accordo, ma dalla grande depressione del ‘29 negli USA si è usciti con un allargamento degli spazi democratici e dei diritti dei lavoratori e del ceto medio.
Roosevelt si scontrò duramente con il grande capitale economico e finanziario e col sistema bancario, che voleva uscire dalla crisi con una riduzione drastica dei diritti dei lavoratori. Fece esattamenete l’opposto. Il New Deal mise al centro il lavoro e l’occupazione, i diritti sindacali e il Welfare.
Ci fu un’impetuosa ripresa, l’ampliamento degli spazi democratici e il Presidente si assicurò un vasto consenso popolare, che lo mantenne per tre mandati alla presidenza. Di più: creò il clima e le energie per battere il nazi-fascismo, ossia l’uscita a destra dalla crisi degli anni ‘20 in Europa.

Oggi, se, nel vecchio continente, la crisi butta a destra, non è per un ineluttabile destino. Piuttosto perché si è distrutto e manca un punto di vista critico, un polo anticapitalistico ampio e fortemente organizzato. E’ l’onda lunga della distruzione prima del Partito socialista ad opera di Craxi e poi di quello comunista per mano di Occhetto, D’Alema & C. Hanno fatto ciò che le forze reazionarie e moderate non erano riuscite a fare neppure durante il fascismo!

E questa mancanza non solo fa sì che la crisi la paghino i soliti noti, ma che l’orizzonte sia ancor più fosco.
Avete sentito in giro qualcuno che ipotizzi e creda in una ripresa? C’è l’idea che i sacrifici siano il presupposto per un rilancio? No, nel Paese c’è rassegnazione e nessuna speranza.
Non c’è certezza neppure che il baratro sia scongiurato.
C’è invece incazzo, molto incazzo. Siamo in presenza di una delle più serrate critiche al privilegio degli ultimi decenni, ma le sfacciate fortune non vengono toccate, né gli appannaggi ingiustificati.
O credete che basti promettere riduzioni future dei vitalizi? Quando basterà una riunione degli eletti di turno a reinserirli per sé. E le pensioni d’oro? E, e, e… Se questo incazzo crescerà potrà creare un incendio se incontrerà un leader populista. Dato il clima antipartitico (giustificato, da un ceto che somiglia sempre più a quello improduttivo che stava attorno a Luigi XVI) non è un’ipotesi improbabile una deriva di destra, con risvolti populisti e autoritari.
Potremmo rimpiangere anche le barzellette del Cavaliere, le sue innocue scoppate da vecchio rincoglionito.
Vogliamo rendercene conto a sinistra?
Vogliamo correre ai ripari prima che il danno diventi irreparabile?
Anche se l’irreparabile è già stato compiuto..

Detto questo non ci resta che chiederci se veramente il potere economico/ finanziario e la democrazia possano essere compatibili fra di loro o se invece questo e’ soltanto una pia illusione per creduloni.
La situazione che ora stiamo vivendo in questi anni e’ una dimostrazione o e’ invece un fatto casuale sfuggito dalle mani delle politica?
Domande semplici…semplici a cui, come detto sopra, non possiamo assolutamente sfuggire se non vogliamo siano gli altri poi ad imporceli.

Un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
mariok

Re: Democrazia e Potere Economico(e finanziario)

Messaggio da mariok »

Ben tornato gi.bo. a stimolarci con le tue riflessioni e le tue citazioni.

Soprattutto in questo periodo mi ritrovo con idee molto confuse. Vedo squarci di realtà che sembrano andare tutti in un'unica direzione (quella dell'arretramento dei diritti e della democrazia "non formale" nei paesi di lunga tradizione democratica) ma non riesco ad avere un quadro di insieme che ne renda chiare le dinamiche e le cause.

Riporto qui un articolo del Fatto sull'ultimo rapporto OCSE sulla crescita. Nulla di nuovo nell'ormai lungo filone del pensiero unico dominante. Sono le stesse ose che ha detto in questi giorni Mario Draghi e che ci ripetono ogni giorno tutte le istituzioni finanziarie pubbliche e private.

Quello che più mi colpisce è che l'OCSE è un'organizzazione politica più che economica. La sua struttura è decisa dai governi di 34 paesi con sistema di potere democratico.

Ciò vuol dire che il pensiero unico non è solo rappresentato dai poteri economici e finanziari, ma anche dalla quasi totalità dei governi dei paesi democratici del mondo.

Tale riflessione mi porta a supporre che esso, malgrado abbia portato a sempre maggiori squilibri e disuguaglianze, nelle quali sempre maggiori masse di uomini e donne hanno visto peggiorare le loro condizioni di vita, raccolga ancora un largo consenso nelle società dei suddetti paesi.

Ciò è spiegabile solo con lo strapotere economico di potenti oligarchie? O il fenomeno è più complesso ed andrebbe meglio analizzato e compreso?

E' solo attraverso il controllo dei media che si spiega l'ormai incontrastato predominio di tali ideologie, non solo a destra, ma anche in larghissima parte di ciò che è stata la sinistra?

Penso che anche queste domande, non tanto semplici, andrebbero considerate.
Il fatto quitidiano ha scritto:Economia & Lobby | di Redazione Il Fatto Quotidiano | 24 febbraio 2012

Ocse: “L’Italia privatizzi tv, energia, trasporti e ammorbidisca le tutele sul posto fisso”

L’Italia deve ridurre la proprietà dello Stato “specialmente nei settori dei media televisivi, dei trasporti, dell’energia e dei servizi locali”. E’ quanto torna a chiedere l’Ocse nel rapporto sulla crescita dove si rileva come il governo Monti abbia piani per “realizzare le privatizzazioni”. Non solo: l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico chiede di “ridurre le barriere legislative alla concorrenza in settori come “le professioni, il commercio al dettaglio e i servizi locali”. Poi, con la premessa che “un’ampia e ambiziosa agenda di riforme potrebbe portare per i paesi Ocse a una crescita annua del Pil fino all’1%, in media, nei prossimi 10 anni”, il rapporto chiede all’Italia di “ammorbidire la protezione del lavoro sui contratti standard”, perché il nostro Paese “non ha ancora intrapreso azioni significative, anche se sta considerando una riforma del mercato del lavoro, mirata ad ammorbidire le tutele”. Le riforme possono rendere la ripresa “più sostenibile e più equa”. Secondo l’Ocse, lo scenario peggiore della crisi è stato evitato ma “la disoccupazione resterà alta nel corso del 2013″ mentre “non si attende un recupero della produzione persa e i bilanci pubblici dovrebbero rimanere sugli stessi livelli insostenibili in molti paesi”.

Per l’Italia, inoltre, si ricorda come il referendum sull’acqua nel 2011 abbia “rovesciato i piani per privatizzare i servizi del settore”. Più in generale Roma, pur avendo progressi su diversi temi come l’educazione terziaria, la decentralizzazione dei salari e la corporate governance, secondo l’Ocse “ha realizzato poco nella riduzione delle società e servizi a controllo pubblico”. Il decreto varato a dicembre 2011, sottolinea l’organizzazione, “introduceva misure per liberalizzare il commercio al dettaglio”, ma queste misure “possono essere in parte sorpassate dalle politiche territoriali delle autorità regionali”.
pancho
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Re: Democrazia e Potere Economico(e finanziario)

Messaggio da pancho »

@Mariok

Vedi Mario, oggi ma potrei dire anche da sempre, sono le lobbies, i grandi affaristi e per sintetizzare il potere economico /finaziario a dire cosa se deve fare.
Oggi si partla di crisi ma sarebbe piu' opportuno dare una definizione diversa a questo termine. Oggi sono in atto cambiamenti tali da farci arretrare di qualche secolo e tutto perche'? Se esistesse una vera grande forza di sinistra, dovrebbe analizzare profondamente le cause di tutto questo. Ora invece facciamo finta di niente(si fa per dire quando non si vuol volutamente capire quale sia il problema) e queste crisi sono create ad arte poiche ciclicamente sono costrette a saltar fuori e come sempre succede chiedono a chi non le ha create di pagare il conto.
Se esistesse una grande forza di sinistra, perlomeno potrebbe creare un modo diverso di vedere le cose se ciclicamente questo continua a verificarsi.
Basterebbe poco.
Si parla di evazione nei paradisi fiscali o no? Allora eliminiamoli questi paradisi.
Si parla di delocalizzazione o no? Allora uniformiamo questo modo del lavoro.

Si e' voluta un'europa unita si o no? Ma allora perche la si e' fatta solo monetaria? Per aprire altri mercati piu' su cui investire?

Poche domande sicuramente ma credo siano sufficienti per capire chi comanda e chi e' comandato.

Posso capire che il PD(almeno la sua grande maggioranza di eletti, non elettori) e la destra non vogliano intendere queste problematiche ma non posso tollerare che noi cittadini, semplici cittadini salariati difronte a tutto questo giriamo cmq la testa e non sentiamo la necessita' di indignarci. Veniamo sodomizzati e ci prendiamo pure gusto.
Siamo una maggioranza ma vogliamo lo stesso continuare un percorso che oltre a salassarci in continuazione inevitabilmente ci portera' prima o dopo alle guerre tra poveri e poi al baratro.
Se non si capisce il perche' si e' poveri pur avendo un lavoro vuol dire che, come popolo, siamo arrivati alla frutta.
Come a dire che ogni popolo si merita il governo che ha.

un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
mariok

Re: Democrazia e Potere Economico(e finanziario)

Messaggio da mariok »

Come a dire che ogni popolo si merita il governo che ha.
Già, ma sta proprio qui il punto che mi sfugge.

Se è così evidente che questo sistema e questo pensiero unico imperante sta danneggiando la stragrande maggioranza delle donne e degli uomini, perché continua a raccogliere sostanzialmente consensi più o meno espliciti?

Coloro che sembrano averne più o meno consapevolezza sono gruppi minoritari e per di più disuniti, che generalmente non vanno oltre una generica protesta.

Solo qualche intellettuale illuminato, che si mostra ogni tanto in qualche programma televisivo o in qualche convegno per pochi, esprime analisi più sistematiche e coerenti.

Quello che mi chiedo è perché ciò accade anche in paesi in cui le informazioni circolano e che non sono sottoposti a governi autoritari.

Se guardi appunto all'OCSE (dal cui ultimo rapporto ho preso spunto) vedi che non è un'istituzione finanziaria, ma è un centro di studi ed analisi economiche finanziati dai governi dei maggiori paesi democratici con funzioni meramente consultive. Non è la BCE o il Fondo monetario internazionale, che sono banche anche se un po' atipiche.

Perché c'è questa egemonia culturale, prima ancora che politica, del "pensiero unico dominante"?

Quali sono i meccanismi per i quali la gente, contro ogni evidenza razionale, continua ancora a dare sostanzialmente credito a questo sistema?

Perché anche la stragrande parte della sinistra, in Italia ma non solo, si è convertita al verbo del capitalismo, limitandosi nel migliore dei casi a criticarne timidamente gli eccessi?

Se riuscissimo a capire questo penso che staremmo a buon punto.
pancho
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Re: Democrazia e Potere Economico(e finanziario)

Messaggio da pancho »

mariok ha scritto:
Come a dire che ogni popolo si merita il governo che ha.

Già, ma sta proprio qui il punto che mi sfugge.

Se è così evidente che questo sistema e questo pensiero unico imperante sta danneggiando la stragrande maggioranza delle donne e degli uomini, perché continua a raccogliere sostanzialmente consensi più o meno espliciti?

Coloro che sembrano averne più o meno consapevolezza sono gruppi minoritari e per di più disuniti, che generalmente non vanno oltre una generica protesta.

Solo qualche intellettuale illuminato, che si mostra ogni tanto in qualche programma televisivo o in qualche convegno per pochi, esprime analisi più sistematiche e coerenti.

Quello che mi chiedo è perché ciò accade anche in paesi in cui le informazioni circolano e che non sono sottoposti a governi autoritari.

Se guardi appunto all'OCSE (dal cui ultimo rapporto ho preso spunto) vedi che non è un'istituzione finanziaria, ma è un centro di studi ed analisi economiche finanziati dai governi dei maggiori paesi democratici con funzioni meramente consultive. Non è la BCE o il Fondo monetario internazionale, che sono banche anche se un po' atipiche.

Perché c'è questa egemonia culturale, prima ancora che politica, del "pensiero unico dominante"?

Quali sono i meccanismi per i quali la gente, contro ogni evidenza razionale, continua ancora a dare sostanzialmente credito a questo sistema?

Perché anche la stragrande parte della sinistra, in Italia ma non solo, si è convertita al verbo del capitalismo, limitandosi nel migliore dei casi a criticarne timidamente gli eccessi?

Se riuscissimo a capire questo penso che staremmo a buon punto.
Perché c'è questa egemonia culturale, prima ancora che politica, del "pensiero unico dominante"?Quali sono i meccanismi per i quali la gente, contro ogni evidenza razionale, continua ancora a dare sostanzialmente credito a questo sistema?

Perché anche la stragrande parte della sinistra, in Italia ma non solo, si è convertita al verbo del capitalismo, limitandosi nel migliore dei casi a criticarne timidamente gli eccessi?

Se riuscissimo a capire questo penso che staremmo a buon punto.
Perché c'è questa egemonia culturale, prima ancora che politica, del "pensiero unico dominante"?
Quando si parte di quarto potere si dicono molte cose. Un popolo lo si addomestica come vuoi se sei in possesso dei media. Perche le guerre nazionali piu' "cruente" si fanno per il controllo dei media?
Perche' da noi si guerreggia per avere anche il controllo della TV di stato?
Tutto questo nel tempo ti rende come un burattino e non te ne accorgi nemmeno. Ti danno pure un surplus affinche con questo tu possa far girare la loro economia ma siccome sappiamo che questi sistemi ciclicamente crollano, solo in questi frangenti ti accorgi che sei stato fregato ma il danno non lo puoi piu' rimediare. Anzi, difronte a queste situazioni di crisi, e sopratutto quando i partiti di opposizioni sono scarsi(politicamente) l'alternativa svolta sempre a destra e questo lo sanno pure lor signori.

...e la giostra riparte fino alla prossima fermata.

Morale: Se non ricostruiamo veramente una oppisizione di sinistra in grado di poter farsi carico di tutto questo e costruire nello stesso tempo una grande sinistra europea e non solo non ne verremmo mai fuori. Saremo sempre in balia delle agenzie di rating che non sono altro che la mano della finanza e quindi del potere economico.
Bersani fa bene a costruire rapporti con i frncesi ed altri ma non so ancora quali siano le basi di questi accordi.
I problemi sono si' anche nazionali ma sopratutto sono globali. I cambiamenti avvengono solo ed esclusivamente attraverso rapporti di forza fra classi sociali. Si e' voluto per anni far finta che non dovessero piu' esserci ma le condizioni economiche attuali li hanno evidenziati ancor piu' di prima e non siamo stati noi a farli saltar fuori ma il potere per salvaguardare il loro capitale.

Per molti, queste, potrebbero sembrare parolone di tempi ormai passati, di tempi che furono, ma purtroppo la storia si ripete quando tu non ne hai tenuito conto.

un salutone
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erding
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Re: Democrazia e Potere Economico(e finanziario)

Messaggio da erding »

Il Governo del 5%
di Giulietto Chiesa | 24 febbraio 2012


Commenti (102)


Adesso che questo “Governo dei tecnici” ha pubblicato le sue dichiarazioni dei redditi, possiamo concludere, all’ingrosso, che tra la punta alta di una guardasigilli che guadagna sette milioni di euro all’anno e il più “sfigato” del gruppo, che ne guadagna solo 120 mila, la media è decisamente al di sopra dei 200 mila euro annui.

Perché metto l’indice su questa cifra? Perché secondo le statistiche, questa è la barriera oltre la quale si colloca il 5% dei contribuenti italiani. Questo, almeno, è quello che dichiarano. Ma noi sappiamo che abbiamo a che fare con donne e uomini d’onore, e dunque gli crediamo.

Il 5% vuol dire che, al di sopra di quella barriera, si colloca un italiano su venti.

Ora, dalle mie letture giovanili riemerge, per caso, una definizione dell’individuo che Karl Marx formulò da qualche parte: “L’uomo è il punto d’intersezione di tutti i suoi rapporti sociali”. Quando la lessi pensai che andava bene per l’individuo sociale, perché ritenevo che l’uomo fosse una cosa anche assai più complessa. Ma, a grandi linee, direi che è una buona definizione. Cosa voleva dire Marx? Che ognuno riflette l’ambiente in cui vive, le persone che frequenta, il posto e le funzioni lavorative che conosce. Insomma ha un orizzonte, e una coscienza, che – appunto – sono il prodotto di tutte quelle intersezioni.

Dunque, tornando a quel 5%, se si applica la definizione di Marx, si può ragionevolmente immaginare qual’è il loro orizzonte. Bene: abbiamo un governo che rispecchia il loro orizzonte, cioè che rappresenta il 5% della popolazione del paese.

Direi che si vede da molti segnali. Non mi stupisce dunque che Monti si lasci sfuggire una frase come quella che il posto fisso è una gran noia. Lassù, dove non si è mai disoccupati, sicuramente lo è.

Saranno dei tecnici, ammettiamolo, ma stanno anche loro lassù in cima. Come tutti i governi degli ultimi quarant’anni. Del resto vi risulta che ci sia qualche operaio, in parlamento, o lavoratrice, o artigiano? Se c’è è un ex, che si è già dimenticato tutto.

Che rapporto ci potrebbe essere tra il loro orizzonte, di quelli che devono stringere la cinghia, e quello del 5%? E c’è qualcuno che pensa che si possa scendere, con la fantasia, al di sotto di quel loro orizzonte? L’inverso si può fare, fantasticando. Ma scendere è proprio impossibile. Solo la Fornero ha pianto. Per sbaglio.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/02 ... -2/193141/
Joblack
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Re: Democrazia e Potere Economico(e finanziario)

Messaggio da Joblack »

@gi.bo. @mariok @erding

le vostre analisi sono ben sostenute da inserti autorevoli. Bene.

Io vorrei fare 2 semplici considerazioni sul perchè questa crisi porta ... a destra.

1) Il capitale finanziario mondiale/europeo ha imposto alla BCE, nel suo statuto, che il suo scopo è quello di controllare l'inflazione tenendola bassa.

2) La politica dell'immigrazione in Europa (falsamente respingitoria) ha creato una forza lavoro a basso costo e bassi diritti


A chi giova tutto questo?

Analisi

Punto 1.

Tenere bassa l'nflazione significa che a fronte di "sacrifici" imposti ai lavoratori, solo questi pagheranno la crisi, il capitale rimarrà intatto e superata la crisi i ricchi (privati o paesi che siano) ricomincieranno a fare soldi.

Infatti, consentire l'aumento dell'inflazione sì ci avrebbe impoveriti ma anche il capitale (vile denaro) si sarebbe svalutato.

Bisogna anche ricordare che il capitalismo sia finanziario che imprenditoriale per sua stessa natura è di tipo ciclico, ciò significa che non è possibile fare aumentare il valore del denaro (che è sempre carta straccia) a dismisura (attualmente il valore della carta moneta è 4..5 volte il valore del PIL mondiale (fonte economista Dosi unpisa.it).

Allo stesso modo il capitalismo imprenditoriale deve tener conto delle risorse limitate in natura (energia, materie prime, ecc.) per cui dovrà fronteggiare crisi di mancanza di produzione dei beni dove attualmente in certi settori gi registra una sovrapproduzione che per esempio nel campo alimentare va letteralmente al macero.

Infine, al capitalismo imprenditoriale incombe il cambiamento climatico indotto da imprese miopi altamente inquinanti.

Punto 2.

L'immigrazione serve al capitalismo industriale infatti persino nella parte settentrionale dell'italia, dominata da una lega razzista e xenofoba, la manodopera a basso costo (meglio se clandestina) ha consentito a padroni brianzoli di continuare a fare dané sia nell'edilizia, nella concia delle pelli, nella ceramica e persino nelle stalle da latte.

Nel sud, l'immigrazione, meglio se clandestina, ha consentito che i raccolti (pomodori,arance, ulive, ecc. ) venissero fatti altrimenti tutto sarebbe andato al macero.

Un saluto

Jo
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)

‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
pancho
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Re: Democrazia e Potere Economico(e finanziario)

Messaggio da pancho »

Joblack ha scritto:@gi.bo. @mariok @erding

le vostre analisi sono ben sostenute da inserti autorevoli. Bene.

Io vorrei fare 2 semplici considerazioni sul perchè questa crisi porta ... a destra.

1) Il capitale finanziario mondiale/europeo ha imposto alla BCE, nel suo statuto, che il suo scopo è quello di controllare l'inflazione tenendola bassa.

2) La politica dell'immigrazione in Europa (falsamente respingitoria) ha creato una forza lavoro a basso costo e bassi diritti

A chi giova tutto questo?
Analisi

Punto 1.
Tenere bassa l'nflazione significa che a fronte di "sacrifici" imposti ai lavoratori, solo questi pagheranno la crisi, il capitale rimarrà intatto e superata la crisi i ricchi (privati o paesi che siano) ricomincieranno a fare soldi.
Infatti, consentire l'aumento dell'inflazione sì ci avrebbe impoveriti ma anche il capitale (vile denaro) si sarebbe svalutato.
Bisogna anche ricordare che il capitalismo sia finanziario che imprenditoriale per sua stessa natura è di tipo ciclico, ciò significa che non è possibile fare aumentare il valore del denaro (che è sempre carta straccia) a dismisura (attualmente il valore della carta moneta è 4..5 volte il valore del PIL mondiale (fonte economista Dosi unpisa.it).
Allo stesso modo il capitalismo imprenditoriale deve tener conto delle risorse limitate in natura (energia, materie prime, ecc.) per cui dovrà fronteggiare crisi di mancanza di produzione dei beni dove attualmente in certi settori gi registra una sovrapproduzione che per esempio nel campo alimentare va letteralmente al macero.
Infine, al capitalismo imprenditoriale incombe il cambiamento climatico indotto da imprese miopi altamente inquinanti.

Punto 2.

L'immigrazione serve al capitalismo industriale infatti persino nella parte settentrionale dell'italia, dominata da una lega razzista e xenofoba, la manodopera a basso costo (meglio se clandestina) ha consentito a padroni brianzoli di continuare a fare dané sia nell'edilizia, nella concia delle pelli, nella ceramica e persino nelle stalle da latte.
Nel sud, l'immigrazione, meglio se clandestina, ha consentito che i raccolti (pomodori,arance, ulive, ecc. ) venissero fatti ltrimenti tutto sarebbe andato al macero.

Un saluto
Jo
Questo sistema in crisi avra’ molte difficoltà a riprendersi e, se si riprenderà, avra’ creato poverta’ in tutti i settori.
Ci sara’ poi(come succede dopo una guerra) una ripresa economica e il ciclo si ripetera’ come sempre poiche per sua natura e' ciclico.
Gli stessi poi che han distrutto un paese se lo compreranno 3 x 2.

Tutte le guerre hanno dimostrato che a ricostruirle si son presentati poi gli stessi che le hanno create( e fatte).
Non lo si sapeva questo?

Prima distruggono lo stato sociale e poi il tutto vien da se. La storia insegna ma se non la si conosce la si ripete.

Si distruggono pure le aziende a partecipazione statale poiche sono una spina al loro fianco.
Impongono regole che loro non vogliono.

Non lo si sapeva questo?

Dove sono le grandi industrie a partecipazione statale?

Ora ne paghiamo le spese poiche queste aziende avevano uno scopo ben precido e cioe’ quello di dare delle direttive aziendali e dimostrare che altre strade si possono fare facendo pure profitti.

Quale azienda privata in questo momento pensa di produrre limitando al massimo l’inquinamento?

Ecchissenefrega dell’inquinamento!!


A costoro interessano solo gli utili e tannti e subito .

Certo, subito e tanti e se possono, cercano di coinvolgere anche te facendoti acquistare azioni e cosi’ hanno concluso il cerchio ed il loro gioco e’ fatto. Anche te sei diventato come loro.
Guarderai ai profitti che ti daranno queste azioni e poco t'importera’ come siano stati fatti.

Detto questo e ritornando al tema, a quale privato interessa che il ciclo produttivo completo, non inquini?

Solo lo stato puo’ evere questo interesse che tutto alla fine abbia la possibilita' di essere riciclato poiche contrariamente sara’ lui stesso a pagarne le spese(tutti noi) con nuove tasse e se non si vuole poi soccombere dalle immondizie e dall’inquinamento atmosferico.

Solo aziende a partecipazione(di maggioranza) statale possono darsi obiettivi tali e quindi costringere in questo modo a seguire una logica diversa.

Ma dov’e’ in questo momento lo stato? Lo vedete voi?

Beh, allora si capisce che tutto questo non e’ dato al caso ma viene da obiettivi lontani.

Loro signori sapevano darsi obiettivi a lunga scadenza e ora e’ venuto il momento di incassare.

Pure noi per certi versi siamo stati contrari alle nazionalizzazioni poiche’ molte di costoro davano solo debiti ma non ci siamo mai chiesti perche' a dirigerle mettevano solo chi nello stato non ci credeva?

Sta’ di fatto che poi, una volta privatizzate, venivano ridate agli stessi amministratori come premio del lavoro svolto con molto giudizio.

Quindi, meno rompicoglioni addosso poiche' ,come dicono i vari “testoni” della politica e della finanza, sara’ il mercato stesso ad autoregolarsi e trovare le sue regole.

Lo abbiamo visto questo suo “autoregolarsi” dove ci ha portato.

Eppure queste tesi sono state fatte proprie; allora ma anche ora in modo scandaloso, anche da molti economisti e politici del PD stesso.

Qualcuno ora si domanda perche tutto questo allora dovrebbe poi portarci a destra.


Chi conosce un po’ la storia della repubblica di Weimar dovrebbe capire che questo potere e questa classe imprenditoriale, in un sistema di crisi profonda e quindi di disillusione verso la politica, trova proprio nel discontento delle masse quello che gli serve e quindi, trova sempre la possibilita' di indirizzarle dove piu' piace a loro. Poco cambia se non sara’ un dittatore ma una classe politica/finanziaria a fare quello che successe nel passato secolo.

Non ci saranno certamente i campi di sterminio a far morire miglini di persone ma la mancanza di lavoro e la poverta’ di vaste aree nel mondo mentre i soliti che spadroneggiavano allora spadroneggeranno anche oggi nei loro paradisi fiscali e magari anche nella loro stessa terra che hanno bruciato.

Che ti posso aggiungere caro amico Joblack?

Sono uscito un po' dal tema?

un salutone

ps. Come al solito non fermarti sugli errori ortografici e non solo. Scrivo di getto e questo lo sai. Soffermati piuttosto sulla sostanza del mio post, magari poco ottimista.
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
mariok

Re: Democrazia e Potere Economico(e finanziario)

Messaggio da mariok »

Secondo me le cause dell'egemonia culturale prima che politica delle visioni liberiste, in continua crescita negli ultimi 20 anni, non ci sono ancora completamente chiare.

Il controllo dei media è senz'altro importante, ma non è una novità e non credo possa spiegare tutto.

Non è forse anche che la sinistra non si è ancora ripresa dal crollo del'impero sovietico e dal fallimento del sogno socialista e soffre di una profonda crisi di identità?

Circa poi il fatto che questo sistema imploderà spontaneamente per effetto delle sue contraddizioni interne, ho i miei dubbi. Lo stiamo dicendo da molti decenni e mi pare che oggi sia più forte che mai.
pancho
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Iscritto il: 21/02/2012, 19:25

Re: Democrazia e Potere Economico(e finanziario)

Messaggio da pancho »

mariok ha scritto:Secondo me le cause dell'egemonia culturale prima che politica delle visioni liberiste, in continua crescita negli ultimi 20 anni, non ci sono ancora completamente chiare.

Il controllo dei media è senz'altro importante, ma non è una novità e non credo possa spiegare tutto.

Non è forse anche che la sinistra non si è ancora ripresa dal crollo del'impero sovietico e dal fallimento del sogno socialista e soffre di una profonda crisi di identità?

Circa poi il fatto che questo sistema imploderà spontaneamente per effetto delle sue contraddizioni interne, ho i miei dubbi. Lo stiamo dicendo da molti decenni e mi pare che oggi sia più forte che mai.
Che l'impero sovietico dovesse crollare prima o dopo lo sapevamo un po' tutti. Non e' questo il problema secondo il mio umile parere. Il problema e' soltanto politico e della dirigenza politica sopratutto italiana. Negli altri paesi europei non c'e' stato un crollo della sinistra come c'e' stato in Italia. Certamente e' un susseguirsi di governi ma qui in Italia la cosa e' ben diversa.
La classe dirigente dell'allora PDS e poi DS non e' stato in grado di dare risposte e difronte al crollo forse inaspettato cosi' improvviso di questo muto si e' trovata impreparata e quindi nella paura di scomparire come classe politica si e' affrettata a fare fusioni a freddo che la stragrande maggioranza degli ex PCI non l'ha digerita. Difatti lo stesso Uolter e co. si son affrettati subito a dire che non son mai stati comunisti ed era come un mettere le mani davanti qualora qualcuno li avesse "accusati" di essere stati comunisti. Le fusioni reggono solo se qualcuno rinuncia a qualcosa. In questo caso solo gli ex PCI han dovuto rinunciare ai propri ideali. Gli altri se li son tenuti giustamente stretti e ora ne godono l'usofrutto.

Quindi, per concludere, i vari partiti socialiosti europei, si' hanno avuto dei cali elettorali ma questo e' fisiologico nei governi dell'alternanza.
Qui da noi se il PDL parde voti colui che se ne approffita e' sotanto l'astensionismo. Vorra' dire ben qualcosa questo o no?

E poi, come ne abbiamo gia' parlato sopra, in momenti di crisi, e' la destra ad approffittarne.

Per quanto riguarda l'idea socialista, questa non e' per niente morta anzi e' l'unica che si pone quei problemi che la globalizzazione ci sta' mettendo davanti giorno dopo giorno. Chiaro poi che dipende fortemente anche dal tipo di classe dirigente che hai difronte.
Noi, in questo momente abbiamo davanti tutto e il peggio di tutto. Ci siamo trovati davanti i peggio che ci poteva accadere e nel momento peggiore. Quando s'incontrano tutte queste negativita in uno stesso momento, puo' accadere di tutto....e rora siamo nella cacca.
Sollevarsi? Dipendera' solo ed esclusivamente dalla ns. forse e da come saremo in grado di fare un ricambio politico.

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