Democrazia e Potere Economico(e finanziario)
Inviato: 24/02/2012, 20:28
Ritorniamo da dove eravamo rimasti qualche tempo fa e non abbiamo potuto sviluppare poiche’ cio avrebbe posto delle serie domande alle quali non sarebbe stato facile rispondere poiche avrebbe rimesso in dubbio tante ns. sicurezze.
Democrazia e Potere Economico(e finanziario)
E’ ormai constatato che Potere Economico e Potere Politico non sono indipendenti fra di loro(non lo dico io ma molti analisti ) anche se è una ovvia ingenuità far discendere il potere politico da quello economico.
Ma allora se non sono indipendenti cosa resta al Potere Politico?
Vedete, se non si risolvono queste domande non potremmo mai,dico mai, una vera democrazia.
"Solo quando avremo il potere economico avremo potere politico e saremo liberi", ha enfatizzato Morales, durante l’avvio dell'Autonomia Indigena Originaria Contadina, prevista nella nuova Costituzione.
Probabilmente saranno questa nuove Costituzioni (dei paesi dell’America Latina ultimamente usciti dalla “schiavitu’”) a darci nuovi indirizzi poiche’ e’vero, che finora non vi è Stato democratico che governando davvero contro la borghesia sia riuscito a durare.
Wright Mills sosteneva che: in ogni società il potere è distribuito diversamente tra i diversi gruppi sociali, che lo esercitano anche vicendevolmente e che l’esito finale [la sommatoria] dei rapporti di potere era a somma zero. In altri termini per Wright Mills il potere di una classe sociale, ad esempio la classe operaia, poteva aumentare solo a spese della altra principale classe, anzi la classe dominante in America, la borghesia. Secondo la tesi della “somma zero” un aumento di potere della classe operaia industriale - ad esempio attraverso la vittoria in un’ondata di scioperi - si traduceva per forza in una riduzione del potere della borghesia capitalistica industriale. E naturalmente viceversa.
Parsons obiettava che in una determinata società la quantità di potere di cui i cittadini dispongono non è sempre uguale: al contrario il potere va considerato alla stregua della moneta, cioè come un equivalente per gli scambi. In altri termini secondo Parsons le società evolvendosi possono produrre più opportunità e quindi i soggetti sociali possono usare, cioè “spendere”, più potere non a scapito degli altri. In una società più sviluppata si possono fare più cose, avere più opportunità giacché la ricchezza istituzionale e le opportunità disponibili variano in rapporto allo sviluppo.
Che possiamo dire dopo 50 anni dall’analisi di questi due sociologhi?
L’intreccio tra potere economico e potere politico finora si e’ espresso anche ad altri livelli.
Anzi, si son dimostrati intrecci tali in cui il controllore e’ lo stesso controllato
Nella società che si evolve e diventa più complessa anche le forme di potere cambiano ma quando si realizzano processi di concentrazione come quelli che vediamo attualmente in cui il potere Economico e’ anche Potere Politico il problema diventa ancora piu’ pericoloso e forse per questo darei piu’ ragione a Wright Mills che a Parsons ma ancor piu’ a Morales.
E cmq chiaro che questi sistemi di potere pirma o dopo portano inevitabilmente a crisi poiche di crisi vivono. Di conseguenza poi tutte le crisi portano a destra e questi signori lo sanno bene.
Scrive Andrea Pupusa nel suo articolo- La crisi butta a destra e manca una risposta( su Democrazia Oggi dell’09 dic. 2001 http://www.democraziaoggi.it/?p=2270 ):
“…Amici e compagni, vogliamo parlarci franco? Questa crisi butta a destra. Ne è prova l’attacco ai diritti dei lavoratori e dei ceti medio-bassi. Tasse, pensioni, aumento della benzina e dei prezzi, chi pensate costringa a tirare la cinghia?
…suvvia, non scherziamo!
C’è chi si apprestava ad andare in pensione e rischia di non andarci più.
C’è chi - i giovani d’oggi - in pensione non ci andranno mai.
C’è chi, dopo aver lavorato e risparmiato una vita, si vede tassato il bene che gli è più caro, la casa.
Si, vabbe’, voi direte, ma ormai non si potevano pagare più neppure gli stipendi statali: la medicina è amara, ma è necessaria. Lo ha detto anche Vespa, che fino a ieri vedeva tutto rosa! E lo dicono tutti, partiti di destra, di centro e di centro-sinistra. Il messaggio è uno solo: dalla crisi si può uscire solo così, a destra. Ma è proprio vero? Ma è sempre stato così? Non proprio, le crisi sono aperte a tutte le soluzioni e la storia lo dimostra. Non è dalle crisi che sono nate le grandi rotture rivoluzionarie? La Rivoluzione francese, quella dei soviet e anche quella americana. Ma obietterete: non è alle viste nulla di tutto questo.
D’accordo, ma dalla grande depressione del ‘29 negli USA si è usciti con un allargamento degli spazi democratici e dei diritti dei lavoratori e del ceto medio.
Roosevelt si scontrò duramente con il grande capitale economico e finanziario e col sistema bancario, che voleva uscire dalla crisi con una riduzione drastica dei diritti dei lavoratori. Fece esattamenete l’opposto. Il New Deal mise al centro il lavoro e l’occupazione, i diritti sindacali e il Welfare.
Ci fu un’impetuosa ripresa, l’ampliamento degli spazi democratici e il Presidente si assicurò un vasto consenso popolare, che lo mantenne per tre mandati alla presidenza. Di più: creò il clima e le energie per battere il nazi-fascismo, ossia l’uscita a destra dalla crisi degli anni ‘20 in Europa.
Oggi, se, nel vecchio continente, la crisi butta a destra, non è per un ineluttabile destino. Piuttosto perché si è distrutto e manca un punto di vista critico, un polo anticapitalistico ampio e fortemente organizzato. E’ l’onda lunga della distruzione prima del Partito socialista ad opera di Craxi e poi di quello comunista per mano di Occhetto, D’Alema & C. Hanno fatto ciò che le forze reazionarie e moderate non erano riuscite a fare neppure durante il fascismo!
E questa mancanza non solo fa sì che la crisi la paghino i soliti noti, ma che l’orizzonte sia ancor più fosco.
Avete sentito in giro qualcuno che ipotizzi e creda in una ripresa? C’è l’idea che i sacrifici siano il presupposto per un rilancio? No, nel Paese c’è rassegnazione e nessuna speranza.
Non c’è certezza neppure che il baratro sia scongiurato.
C’è invece incazzo, molto incazzo. Siamo in presenza di una delle più serrate critiche al privilegio degli ultimi decenni, ma le sfacciate fortune non vengono toccate, né gli appannaggi ingiustificati.
O credete che basti promettere riduzioni future dei vitalizi? Quando basterà una riunione degli eletti di turno a reinserirli per sé. E le pensioni d’oro? E, e, e… Se questo incazzo crescerà potrà creare un incendio se incontrerà un leader populista. Dato il clima antipartitico (giustificato, da un ceto che somiglia sempre più a quello improduttivo che stava attorno a Luigi XVI) non è un’ipotesi improbabile una deriva di destra, con risvolti populisti e autoritari.
Potremmo rimpiangere anche le barzellette del Cavaliere, le sue innocue scoppate da vecchio rincoglionito.
Vogliamo rendercene conto a sinistra?
Vogliamo correre ai ripari prima che il danno diventi irreparabile?
Anche se l’irreparabile è già stato compiuto..”
Detto questo non ci resta che chiederci se veramente il potere economico/ finanziario e la democrazia possano essere compatibili fra di loro o se invece questo e’ soltanto una pia illusione per creduloni.
La situazione che ora stiamo vivendo in questi anni e’ una dimostrazione o e’ invece un fatto casuale sfuggito dalle mani delle politica?
Domande semplici…semplici a cui, come detto sopra, non possiamo assolutamente sfuggire se non vogliamo siano gli altri poi ad imporceli.
Un salutone
Democrazia e Potere Economico(e finanziario)
E’ ormai constatato che Potere Economico e Potere Politico non sono indipendenti fra di loro(non lo dico io ma molti analisti ) anche se è una ovvia ingenuità far discendere il potere politico da quello economico.
Ma allora se non sono indipendenti cosa resta al Potere Politico?
Vedete, se non si risolvono queste domande non potremmo mai,dico mai, una vera democrazia.
"Solo quando avremo il potere economico avremo potere politico e saremo liberi", ha enfatizzato Morales, durante l’avvio dell'Autonomia Indigena Originaria Contadina, prevista nella nuova Costituzione.
Probabilmente saranno questa nuove Costituzioni (dei paesi dell’America Latina ultimamente usciti dalla “schiavitu’”) a darci nuovi indirizzi poiche’ e’vero, che finora non vi è Stato democratico che governando davvero contro la borghesia sia riuscito a durare.
Wright Mills sosteneva che: in ogni società il potere è distribuito diversamente tra i diversi gruppi sociali, che lo esercitano anche vicendevolmente e che l’esito finale [la sommatoria] dei rapporti di potere era a somma zero. In altri termini per Wright Mills il potere di una classe sociale, ad esempio la classe operaia, poteva aumentare solo a spese della altra principale classe, anzi la classe dominante in America, la borghesia. Secondo la tesi della “somma zero” un aumento di potere della classe operaia industriale - ad esempio attraverso la vittoria in un’ondata di scioperi - si traduceva per forza in una riduzione del potere della borghesia capitalistica industriale. E naturalmente viceversa.
Parsons obiettava che in una determinata società la quantità di potere di cui i cittadini dispongono non è sempre uguale: al contrario il potere va considerato alla stregua della moneta, cioè come un equivalente per gli scambi. In altri termini secondo Parsons le società evolvendosi possono produrre più opportunità e quindi i soggetti sociali possono usare, cioè “spendere”, più potere non a scapito degli altri. In una società più sviluppata si possono fare più cose, avere più opportunità giacché la ricchezza istituzionale e le opportunità disponibili variano in rapporto allo sviluppo.
Che possiamo dire dopo 50 anni dall’analisi di questi due sociologhi?
L’intreccio tra potere economico e potere politico finora si e’ espresso anche ad altri livelli.
Anzi, si son dimostrati intrecci tali in cui il controllore e’ lo stesso controllato
Nella società che si evolve e diventa più complessa anche le forme di potere cambiano ma quando si realizzano processi di concentrazione come quelli che vediamo attualmente in cui il potere Economico e’ anche Potere Politico il problema diventa ancora piu’ pericoloso e forse per questo darei piu’ ragione a Wright Mills che a Parsons ma ancor piu’ a Morales.
E cmq chiaro che questi sistemi di potere pirma o dopo portano inevitabilmente a crisi poiche di crisi vivono. Di conseguenza poi tutte le crisi portano a destra e questi signori lo sanno bene.
Scrive Andrea Pupusa nel suo articolo- La crisi butta a destra e manca una risposta( su Democrazia Oggi dell’09 dic. 2001 http://www.democraziaoggi.it/?p=2270 ):
“…Amici e compagni, vogliamo parlarci franco? Questa crisi butta a destra. Ne è prova l’attacco ai diritti dei lavoratori e dei ceti medio-bassi. Tasse, pensioni, aumento della benzina e dei prezzi, chi pensate costringa a tirare la cinghia?
…suvvia, non scherziamo!
C’è chi si apprestava ad andare in pensione e rischia di non andarci più.
C’è chi - i giovani d’oggi - in pensione non ci andranno mai.
C’è chi, dopo aver lavorato e risparmiato una vita, si vede tassato il bene che gli è più caro, la casa.
Si, vabbe’, voi direte, ma ormai non si potevano pagare più neppure gli stipendi statali: la medicina è amara, ma è necessaria. Lo ha detto anche Vespa, che fino a ieri vedeva tutto rosa! E lo dicono tutti, partiti di destra, di centro e di centro-sinistra. Il messaggio è uno solo: dalla crisi si può uscire solo così, a destra. Ma è proprio vero? Ma è sempre stato così? Non proprio, le crisi sono aperte a tutte le soluzioni e la storia lo dimostra. Non è dalle crisi che sono nate le grandi rotture rivoluzionarie? La Rivoluzione francese, quella dei soviet e anche quella americana. Ma obietterete: non è alle viste nulla di tutto questo.
D’accordo, ma dalla grande depressione del ‘29 negli USA si è usciti con un allargamento degli spazi democratici e dei diritti dei lavoratori e del ceto medio.
Roosevelt si scontrò duramente con il grande capitale economico e finanziario e col sistema bancario, che voleva uscire dalla crisi con una riduzione drastica dei diritti dei lavoratori. Fece esattamenete l’opposto. Il New Deal mise al centro il lavoro e l’occupazione, i diritti sindacali e il Welfare.
Ci fu un’impetuosa ripresa, l’ampliamento degli spazi democratici e il Presidente si assicurò un vasto consenso popolare, che lo mantenne per tre mandati alla presidenza. Di più: creò il clima e le energie per battere il nazi-fascismo, ossia l’uscita a destra dalla crisi degli anni ‘20 in Europa.
Oggi, se, nel vecchio continente, la crisi butta a destra, non è per un ineluttabile destino. Piuttosto perché si è distrutto e manca un punto di vista critico, un polo anticapitalistico ampio e fortemente organizzato. E’ l’onda lunga della distruzione prima del Partito socialista ad opera di Craxi e poi di quello comunista per mano di Occhetto, D’Alema & C. Hanno fatto ciò che le forze reazionarie e moderate non erano riuscite a fare neppure durante il fascismo!
E questa mancanza non solo fa sì che la crisi la paghino i soliti noti, ma che l’orizzonte sia ancor più fosco.
Avete sentito in giro qualcuno che ipotizzi e creda in una ripresa? C’è l’idea che i sacrifici siano il presupposto per un rilancio? No, nel Paese c’è rassegnazione e nessuna speranza.
Non c’è certezza neppure che il baratro sia scongiurato.
C’è invece incazzo, molto incazzo. Siamo in presenza di una delle più serrate critiche al privilegio degli ultimi decenni, ma le sfacciate fortune non vengono toccate, né gli appannaggi ingiustificati.
O credete che basti promettere riduzioni future dei vitalizi? Quando basterà una riunione degli eletti di turno a reinserirli per sé. E le pensioni d’oro? E, e, e… Se questo incazzo crescerà potrà creare un incendio se incontrerà un leader populista. Dato il clima antipartitico (giustificato, da un ceto che somiglia sempre più a quello improduttivo che stava attorno a Luigi XVI) non è un’ipotesi improbabile una deriva di destra, con risvolti populisti e autoritari.
Potremmo rimpiangere anche le barzellette del Cavaliere, le sue innocue scoppate da vecchio rincoglionito.
Vogliamo rendercene conto a sinistra?
Vogliamo correre ai ripari prima che il danno diventi irreparabile?
Anche se l’irreparabile è già stato compiuto..”
Detto questo non ci resta che chiederci se veramente il potere economico/ finanziario e la democrazia possano essere compatibili fra di loro o se invece questo e’ soltanto una pia illusione per creduloni.
La situazione che ora stiamo vivendo in questi anni e’ una dimostrazione o e’ invece un fatto casuale sfuggito dalle mani delle politica?
Domande semplici…semplici a cui, come detto sopra, non possiamo assolutamente sfuggire se non vogliamo siano gli altri poi ad imporceli.
Un salutone