Il capitalismo è un virus mortale
Inviato: 22/10/2012, 7:35
Il capitalismo è un virus mortale
- Higinio Polo -
Tradotto da Centro di Cultura e Documentazione Popolare
Adesso è evidente che il capitalismo è un virus letale, in azione, che uccide. Un virus che infetta tutti gli organismi, dagli esseri viventi all’economia, dai mezzi di comunicazione alle istituzioni chiamate democratiche.
L’economia capitalistica ha divorato i soldi della criminalità. Gli introiti derivanti dal traffico di droga, dalla tratta e vendita di esseri umani, dalla prostituzione, dal gioco d’azzardo e casinò, dall’estorsione mafiosa, dalla vendita clandestina di armi da parte dei trafficanti, dal furto truccato delle proprietà pubbliche, da anni ingrassano i tubi del sistema: dalle banche svizzere, fino alle entità finanziarie nordamericane e europee, passando dai criminali dei paradisi fiscali, il sistema finanziario internazionale si alimenta dal “lavaggio” di denaro del crimine. La mafia è arrivata ad avere ministri nei governi, come in Italia, e controlla una parte significativa dell’economia del paese. La mafia siciliana, napoletana, così come quella nordamericana, russa, francese, giapponese o jugoslava si relazionano con le grandi banche e istituzioni finanziarie, e gli organismi che dovrebbero controllare e garantire i metodi onesti, chiudono gli occhi di fronte a questa realtà. Ci sono settori in cui si è giunti ad una situazione di emergenza: in Bulgaria, l’ex capo dei servizi segreti ha dichiarato: “Ci sono paesi che hanno la mafia. In Bulgaria, la mafia ha un paese”. In Kosovo, questa caricatura di paese, il principale capo mafioso è il presidente, Hashim Thaçi, che è un trafficante di droga, prostitute e organi umani ed è un protetto di Washington.
L’unione del crimine è penetrata in tutti i settori economici e compra la disponibilità di tribunali, polizia, stampa. In Spagna, magistrati dell’Udienza nazionale hanno messo in libertà uno dei capi della camorra italiana, Antonio Bardellino, e lo stesso è accaduto in altri paesi europei. Nei paesi ex socialisti, lanciati al disastro capitalista, la situazione è, semplicemente, d’emergenza. Non tutti i magistrati e poliziotti sono corrotti, tutt’altro, ma la sporcizia invade molti tribunali, studi legali e stazioni di polizia nell’Europa orientale e occidentale, negli Stati Uniti e in America Latina, e in molti paesi di altri continenti. Pertanto, il possibile arrivo in Spagna del cupo magnate di estrema destra Sheldon Adelson e della sua creatura nordamericana di gioco e prostituzione, Eurovegas, non fa ben sperare.
La grande banca internazionale e le grandi imprese agiscono come fa l’ unione del crimine, ricorrendo all’estorsione, la corruzione, la frode, il furto. Alcuni esempi saranno sufficienti, perché la lista è infinita. Barclays, la cui manipolazione del Libor gli ha portato enormi profitti (l’indice è utilizzato per formalizzare contratti che raggiungono un totale di 300 miliardi di euro), come molte altre banche che hanno commesso crimini (JPMorgan Chase, Citibank, UBS, Deutsche Bank, HSBC, UBS, ecc) sono veri e propri criminali, gangster, senza eufemismi, molto più pericolosi di quelli che camminavano per le strade di Chicago negli anni del proibizionismo. Proprio il senato degli Stati Uniti ha accusato, nel mese di luglio 2012, la banca britannica HSBC (uno delle più grandi al mondo) di riciclare il denaro del narcotraffico mondiale. Anche i grandi padroni ricorrono al crimine: delle 100 più grandi aziende presenti alla borsa di Londra, 98 mantengono filiali in paradisi fiscali. Si stima che complessivamente queste 98 grandi aziende abbiano più di 8.500 filiali. Solamente Barclays ha 174 filiali nelle Isole Cayman, che mantengono un tasso d’imposta dello 0%. La frode fiscale attraverso tali “paradisi”, attraverso la contabilità creativa, il semplice inganno, raggiunge proporzioni gigantesche, che devastano anche i paesi poveri, dove uomini d’affari e dirigenti depositano grandi somme nei paradisi fiscali. La City di Londra e Wall Street sono il centro di una grande rete finanziaria che assorbe di nuovo questo flusso, di ricchi e poveri, della malavita e della mafia, e lo mette al servizio di coloro che controllano il sistema finanziario internazionale. Di fatto, sono centri finanziari marci, sedi di gangster della finanza.
Tax Justice Network ha stimato che, tra il 2005 e il 2010, l’élite economica mondiale ha evaso nei paradisi fiscali quasi 17 miliardi di euro, e ha stimato che oltre 6 miliardi evasi appartengono a circa 92 mila persone, pari allo 0,001 della popolazione del pianeta. Così il sistema finanziario lava il denaro del crimine, stimola l’evasione fiscale e i crimini delle corporations e dei capitalisti, e lavora con i paradisi fiscali per aumentare le proporzioni del furto. I governi e le istituzioni finanziarie internazionali non hanno fatto il minimo passo per vietare i paradisi fiscali e l’idea che sia possibile l’auto-regolamentazione dei mercati finanziari sarebbe da ridere se la sua attuazione non avesse conseguenze così drammatiche per il mondo. E’ stata proposta l’imposizione di una tassa sulle transazioni finanziarie, che, dopo anni di discussioni, è stata presentata da Francia e Germania al G-20. L’opposizione radicale degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, hanno lasciato la misura come un “riconoscimento” che potrebbe essere uno strumento utile per combattere la speculazione finanziaria, e la sua applicazione alle decisioni individuali di ciascun paese, il che equivale a renderla non vitale.
Il debito accumulato dagli Stati è impagabile: basta ricordare che, secondo le sue stesse cifre ufficiali, gli Stati Uniti hanno un debito pubblico di 16 bilioni di dollari, che passano a 57 bilioni se sommiamo quello accumulato dai governi locali, istituzioni finanziarie e imprese (bilioni europei, vale a dire: un milione di milioni). Il Prodotto Interno Lordo (PIL) degli Stati Uniti ha raggiunto nel 2011, secondo il Fondo Monetario Internazionale, i 15,5 bilioni di dollari, e l’insieme del PIL mondiale raggiunge i 78 bilioni. Molte altre economie capitaliste hanno debiti impagabili. Gran Bretagna, Germania e Francia hanno un debito pubblico superiore al 80% del PIL, e l’Italia supera il 120%. Il Giappone sopporta un debito del 230% rispetto al PIL. La soluzione provvisoria risiede nel rinnovare costantemente questo debito, ma il gioco del casinò dell’economia capitalista, qualcuno perderà e qualcuno non pagherà, in modo che le banche e le istituzioni finanziarie otterranno che il loro debito sia pagato dai poveri. Joseph Stiglitz ha definito in modo contundente situazione del casinò capitalista: “Se lo Stato salva le banche, e le banche lo Stato, il sistema è diventato un’economia voodoo”.
Le perdite e i debiti privati dei grandi banchieri e imprenditori sono stati trasformati in debito pubblico, per la connivenza dei governi, l’uso di menzogne e un oscuro linguaggio che mira a nascondere il furto. I cittadini perderanno i loro risparmi: sta già accadendo in molti paesi. Le garanzie offerte ai depositi della popolazione, un dogma secondo il credo liberale, si dimenticano prontamente quando bisogna salvare coloro che controllano le leve dell’economia capitalistica. Fino ad ora, i salvataggi pubblici hanno portato alla consegna di 1,2 bilioni di euro alle banche in solo otto paesi (Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Paesi Bassi, Belgio, Irlanda e Grecia). Altre fonti e elevano considerevolmente questa cifra: nella democrazia capitalista, i cittadini non hanno nemmeno il diritto di conoscere i debiti da pagare.
L’aumento del debito pubblico risponde in generale, alla ricerca di nuove entrate per le vie del credito, all’uso di fondi pubblici per sovvenzionare l’economia privata, alla corruzione, e allo spreco che ha favorito dirigenti politici e i loro soci imprenditori. All’inizio della crisi, nel 2008, la Germania ha fornito alle banche un aiuto di quasi 500.000 milioni di euro, grazie a un accordo tra democristiani e socialdemocratici, senza rendere pubbliche le condizioni. In molti altri paesi è successo lo stesso. Il debito pubblico di ogni paese è anche una serie di truffe e male intenzioni. Pertanto, è ragionevole che siano levate voci di richiesta di dibattiti pubblici sull’origine del debito. Lo chiedono in Grecia, in Spagna, in Italia, ecc. La soluzione neoliberale di questo casinò è quello di privatizzare tutto, nonostante i fallimenti evidenti delle precedenti privatizzazioni: da quelle sviluppate in Gran Bretagna dalla Thatcher, fino alla disastrosa e criminale privatizzazione di Eltsin, passando per quelle realizzate in settori economici di diversi paesi europei, in Grecia, Spagna, Olanda, Francia, Portogallo, ecc.
Mario Draghi, il governatore della Banca Centrale Europea, lo ha detto esplicitamente: lo stato sociale è morto. Il Wall Street Journal gli ha fatto eco, e tutto sta ad indicare che la progressiva distruzione delle conquiste sociali che i governi applicano non si fermerà, se non si interpongono gigantesche proteste di massa dei lavoratori. Progressivamente, si ridurranno le pensioni dei pensionati. Il capitale finanziario prepara la trasformazione delle pensioni pubbliche in private… i cui fondi potranno sparire più tardi, come è avvenuto in molti casi negli Stati Uniti d’America.
In Germania, la forza economica dell’Europa, la pensione media continua a diminuire: ora è di 950 euro al mese, e in altri paesi europei, le pensioni sono nettamente inferiori. Anche i salari si sono ridotti, per mezzo dell’imposizione o del patto con i sindacati prigionieri della paura. In Spagna, quasi la metà dei lavoratori percepisce salari mensili inferiori al migliaio di euro, molti anche senza la sicurezza dell’impiego, e in Germania aumentano i posti di lavoro precari e mal pagati. La precarietà è aumentata negli ultimi anni, e il licenziamento libero è diventato l’orizzonte che si trovano di fronte milioni di lavoratori.
Nel frattempo, l’economia sommersa copre proporzioni notevoli: in alcuni paesi rappresenta oltre un quarto del PIL: è il caso dell’Italia, la Spagna, la Grecia, il Portogallo. Inoltre, è notevole anche in Francia, Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti, anche se in misura minore. In tutti i paesi capitalistici, la frode fiscale commessa da imprese e percettori di rendite raggiungono livelli inauditi: in Spagna, gli stessi ispettori del ministero delle finanze stimano una frode annuale di 80.000 milioni di euro; i poveri pagano e i ricchi frodano. Inoltre, le cattive pratiche imprenditoriali sono moneta comune: le più grandi società spagnole (Telefónica, Gas Natural, Endesa, e altre) sono state multate per questo, e lo stesso vale per la maggior parte delle economie capitalistiche. È urgente porre fine a questa situazione, ma i lavoratori e i sindacati sono intimoriti.
Ovunque c’è un ritorno allo sfruttamento più evidente. Aumentano le giornate lavorative e si riducono i salari. Dalla riforma Monti in Italia, passando dalla riforma del lavoro spagnola di Rajoy, dai cambiamenti in Germania, Grecia, Portogallo e altri paesi, in tutta Europa e negli Stati Uniti si induriscono le condizioni di lavoro. Nel mese di luglio 2011, la banca nordamericana JPMorgan Chase, una delle più grandi al mondo, ha inviato una lettera riservata ai suoi migliori clienti riconoscendo che stavano ottenendo i maggiori profitti degli ultimi decenni… grazie alla riduzione dei salari e delle prestazioni sociali.
Negli Stati Uniti, tra i tre ei quattro milioni di studenti fanno praticantato senza ricevere nulla, rompendo la tradizione precedente, e addirittura alcune società si fanno pagare per il praticantato. Si verifica anche in Gran Bretagna e in Germania, sempre di più, e la precarizzazione delle condizioni di lavoro e il timore giunge al punto che molta gente considera ragionevole e normale, che i borsisti non vengano pagati, che gli apprendisti ricevano quantità ridicole di credito per lavorare giornate intere, che molti lavoratori vedono i loro salari ridotti e che, inoltre, passano mesi senza paga.
Insieme a questo, una nuova crociata è stata lanciata dagli imprenditori, con lo scopo di distruggere i sindacati. Non importa che molte organizzazioni siano moderate: il padrone pretende che i sindacati cessino di esistere, per disporre, come nel XIX secolo, di una massa di lavoratori ignoranti, inermi e inerti. A peggiorare le cose, una parte dell’estrema sinistra, ben intenzionata, ma miope, collabora con la destra nel discredito e demolizione dei sindacati. Perché lo fanno? Perché pensano che si debba smascherare le organizzazioni sindacali che ritengono essere strumenti del sistema, come primo passo per costruire nuovi sindacati, più onesti, efficaci e combattivi. Si tratta di un obiettivo che potrebbe essere ragionevole, ma che si rivela fallace: se invece di lavorare per rendere i sindacati più combattivi, si lavora per distruggerli, ciò che si ottiene non sono organizzazioni più forti, resistenti e rivendicative, ma il deserto della dispersione, disorganizzazione e dello scoraggiamento.
La democrazia liberale è morta, e nuove forme di colpi di Stato si fanno strada nei paesi capitalisti. Già esistono governi imposti dai mercati, vale a dire dal sistema finanziario e i suoi partner: è il caso della Grecia e dell’Italia, e non può esser escluso che ciò avvenga anche in altri paesi. Inoltre, i governi eletti dalla popolazione sono costretti ad attuare le decisioni di questi “mercati”, indipendentemente dalle opinioni dei cittadini. I “mercati finanziari” fanno e disfanno. Non esistono meccanismi di controllo di questi mercati, né la volontà per crearli: né i parlamenti nazionali, né l’Unione europea, né gli altri organismi sovranazionali. I parlamenti non sono stati in grado di stabilire responsabilità per le molteplici truffe perpetrate dai potenti. Quindi, con questi governi, le risorse statali e le tasse a carico dei cittadini, sono utilizzati ai fini della plutocrazia, trasformando la democrazia liberale nel regno della speculazione e della criminalità. Nemmeno esiste la volontà di correggere gli abusi (il retorico slogan di Sarkozy: “Bisogna rifondare il capitalismo” è stato prontamente dimenticato). La mancanza di scrupoli etici del capitalismo si può esemplificare con la figura dell’ex presidente francese Sarkozy, che ha ricevuto 100 milioni di dollari dall’ex leader libico Gheddafi per finanziare la sua campagna elettorale nel 2007, in aggiunta ai finanziamenti dell’imprenditrice Liliane Bettencourt, la donna che detiene la più grande fortuna in Francia. Lo stesso si potrebbe dire di molti altri politici conservatori.
Inoltre, le politiche di austerità che promuovono i governi liberali non hanno lo scopo di risolvere la crisi economica, ma di ridurre i salari, lo smantellamento della sanità pubblica e di ridurre e privatizzare le pensioni. E, di fronte a questo, sembra che le elezioni siano inutili e i partiti politici appaiono come strumenti inutili. Chi vince le elezioni, ha scritta la sceneggiatura da Bruxelles, Francoforte e New York. Inoltre, l’irresponsabilità di molti governi incoraggia sentimenti nazionalisti e xenofobi: molti tedeschi credono in un’Europa del Sud incompetente e pigra e in molti paesi le difficoltà economiche fanno sorgere scontri nazionalistici. Tuttavia, per quanto siano comprensibili le motivazioni e le cause che l’hanno prodotto, il rifiuto e il disprezzo per la politica è profondamente reazionario. Dall’Argentina del “che se ne vadano tutti!”, fino ai movimenti apparsi in Europa e negli Stati Uniti nel calore della facilità comunicativa della telefonia mobile, che mantengono posizioni simili, la soluzione non è rinunciare alla politica, ma nell’articolare potenti forze del cambiamento che si impossessino dello scenario politico.
Non vi è lavoro: solo nell’Unione Europea si contano 25.000.000 di disoccupati, e negli Stati Uniti, aggiungendo al numero ufficiale dei disoccupati in cerca di lavoro, coloro che non lo cercano più, disperati e quei cittadini che dispongono di piccoli lavori occasionali, il numero dei disoccupati si eleva anche a venticinque milioni di disoccupati: la situazione è tale che l’unico obiettivo vitale di molte persone è trovare un posto di lavoro. Niente di più.
Mentre i mezzi di comunicazione proseguono a diffamare gli espropri proletari, le vecchie rivoluzioni che portarono la ricchezza nelle mani degli operai, continuano i sequestri borghesi, e per raggiungerli i meccanismi sono molteplici, dalla distruzione dei risparmi della popolazione, come è accaduto nella Russia capitalista di Eltsin, fino alle diverse varietà di “corralito” [congelamento dei conti bancari], le ipoteche abusive, tassi di interesse usurari, nuove tasse arbitrarie, aumento dei prezzi. Un secolo e mezzo di conquiste sociali sono così in pericolo e l’innesto delle idee liberali nella sinistra, tra i socialisti e i socialdemocratici, complica ulteriormente le cose. Un unico orizzonte neoliberale è stato assunto dalle forze politiche a destra e a sinistra. Anche una parte della sinistra che combatte lo Stato capitalista, vacilla, senza osare avanzare programmi politici di rottura, socialisti, comunisti.
Il disastro ecologico minaccia il mondo. Continua la deforestazione di gran parte delle foreste del pianeta: anche se si è ridotta la distruzione, l’Amazzonia continua a perdere ogni anno una superficie di quasi 7.000 miglia quadrate di foresta. Lo stesso vale, in proporzioni diverse, in Africa e Sud-Est asiatico. Tra i principali paesi del mondo, solo la Cina sta sviluppando una politica efficace di rimboschimento.
Non c’è molto tempo: la rivista Nature ha dato notizia, nel giugno 2012, di una relazione di un gruppo di scienziati che metteva in guardia sull’”imminente collasso planetario”. La loro proposta è molto ragionevole: bisogna limitare la crescita della popolazione mondiale, ridurre il consumo di risorse, optare per le fonti energetiche rinnovabili, migliorare la produzione alimentare e salvaguardare le terre che sono ancora vergini del pianeta. Niente di tutto questo è tra gli obiettivi dell’economia capitalistica, e non esiste un piano globale per salvare il pianeta, e il tempo è breve: il rapporto sostiene che se la popolazione continua a crescere come prima, nel 2025, i problemi saranno molto gravi, e venti anni dopo, il mondo si troverà in una situazione estrema.
E la fame è ancora una piaga biblica: Jean Ziegler sottolinea che la terra è in grado di alimentare 12.000 milioni di persone, eppure, anche se la popolazione è poco più della metà, la fame rimane un cavaliere che cavalca sull’apocalisse: miliardi di affamati si trovano sulla terra. Secondo Oxfam, sconfiggere la fame nel mondo costerebbe solo 66 mila milioni di dollari l’anno, il 3% della spesa militare globale.
Come veleno, e muore. L’agricoltura industriale sviluppata dal capitalismo ha avvelenato con pesticidi i campi di mezzo mondo ed i prodotti tossici sono entrati nella catena alimentare: il nostro cibo è avvelenato, anche se i governi dispongono della risorsa propagandistica dell’IDA, o Dose Giornaliera Accettabile, che misura la quantità di veleni chimici che il nostro corpo può assimilare. Sembra una regola per proteggere la popolazione; in realtà, protegge i grandi imprenditori che possono manipolare i prodotti e inondare la catena alimentare con la spazzatura, sempre che non superino certi limiti. L’aumento dei casi di cancro, di qualsiasi tipo, è una conseguenza diretta. Non è quindi sorprendente che in Germania, ad esempio, proliferano i supermercati bio.
Allo stesso tempo, le imprese continuano ad avvelenare la natura, anche se alcuni paesi hanno conseguito una legislazione più rigorosa e rispettosa dell’ambiente, e continuano a giocare con la salute della popolazione. Solo due esempi: Ilva, una società siderurgica italiana, privatizzata, la più grande d’Europa, contamina ogni anno il mar Mediterraneo e la terra di Puglia, Basilicata e Calabria con tonnellate di prodotti tossici. Secondo la Procura di Taranto, si stima che tra il 2005 e il 2012, 11.000 persone sono morte a causa di malattie legate alle emissioni tossiche. Nonostante questo, la società non ha remore a vantare sul suo sito web la sua “responsabilità sociale” e la preoccupazione per l’ambiente. Nel mese di luglio 2012, alla britannica Glaxo, una delle più grandi aziende farmaceutiche del mondo, è stata inflitta un’ammenda di 2.400 milioni di euro per, con le parole del governo degli Stati Uniti, aver commesso “la più grande truffa sanitaria” nel Paese.
Gli specialisti in ecologia da anni documentano il disastro, e mentre gran parte della popolazione mondiale resiste, o muore, nella difficile lotta per l’esistenza, milioni di persone del mondo capitalista hanno chiuso gli occhi di fronte alla vita reale, ubriacandosi (alienandosi, dicevano i vecchi maestri) con le luci brillanti delle bugie televisive. Consuma porcheria, assorbi i detriti del sistema, ascolta i mercenari della televisione e della stampa e ignora, incatenato al televisore, non avrai futuro.
Non ci sono alternative, così ritiene gran parte della popolazione. La paura paralizza i cittadini. I salari si abbasseranno, come stanno già facendo, in modo drastico. L’assegno di disoccupazione sarà tagliato. Diminuiranno le pensioni, che, in molti diventeranno miserie: così hanno fatto nell’Unione Sovietica, Polonia, Ungheria, ecc, distruggendo i sistemi socialisti, ed ora è così in Grecia. La sanità pubblica sarà smantellata, l’istruzione progressivamente privatizzata. L’università sarà appannaggio dei figli dei ricchi. La ricchezza sociale accumulata nel corso delle generazioni sarà venduta a condizioni favorevoli per coloro che accumulano risorse. Si approssimano nuove crisi, si profila la fine del ruolo del dollaro come valuta di riserva internazionale, il collasso di nuove istituzioni finanziarie e fondi speculativi, e né l’Europa né il mondo sono preparati per questo. Prolifereranno i miraggi nazionalisti: alcuni credono che una via d’uscita sia quella di creare nuovi paesi! Si tratta di una vana illusione che ricorre in alcuni paesi europei come la Spagna, il Belgio e la Gran Bretagna! Di fatto, piuttosto che creare nuove frontiere, devono essere smantellate tutte queste. Né austerità e né crescita: il dibattito tra Obama, Merkel, Hollande è un falso dilemma, perché, come sostiene Josep Fontana, “il deficit è solo un pretesto per smantellare lo stato sociale”.
Così stabilizzati, si accarezza la speranza che ad ognuno di noi le disgrazie non toccheranno, o, se arriveranno, potremmo resistere, perché non ci sono alternative, non si può fare altro. O l’alternativa c’è? Vuoi fare la rivoluzione? No, non vuoi, però non c’è altro rimedio che farla se non si desidera continuare a consumarci, incatenati dalla paura. Non è nulla di nuovo, ma è bene ricordarlo: il capitalismo è un virus mortale per la specie umana e per il pianeta. Il capitalismo è un virus letale, in azione, che uccide. E devi essere preparato a difenderti.
Tratto da: Il capitalismo è un virus mortale | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z2A0GL9BIp
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!
http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z2A01b20MV
- Higinio Polo -
Tradotto da Centro di Cultura e Documentazione Popolare
Adesso è evidente che il capitalismo è un virus letale, in azione, che uccide. Un virus che infetta tutti gli organismi, dagli esseri viventi all’economia, dai mezzi di comunicazione alle istituzioni chiamate democratiche.
L’economia capitalistica ha divorato i soldi della criminalità. Gli introiti derivanti dal traffico di droga, dalla tratta e vendita di esseri umani, dalla prostituzione, dal gioco d’azzardo e casinò, dall’estorsione mafiosa, dalla vendita clandestina di armi da parte dei trafficanti, dal furto truccato delle proprietà pubbliche, da anni ingrassano i tubi del sistema: dalle banche svizzere, fino alle entità finanziarie nordamericane e europee, passando dai criminali dei paradisi fiscali, il sistema finanziario internazionale si alimenta dal “lavaggio” di denaro del crimine. La mafia è arrivata ad avere ministri nei governi, come in Italia, e controlla una parte significativa dell’economia del paese. La mafia siciliana, napoletana, così come quella nordamericana, russa, francese, giapponese o jugoslava si relazionano con le grandi banche e istituzioni finanziarie, e gli organismi che dovrebbero controllare e garantire i metodi onesti, chiudono gli occhi di fronte a questa realtà. Ci sono settori in cui si è giunti ad una situazione di emergenza: in Bulgaria, l’ex capo dei servizi segreti ha dichiarato: “Ci sono paesi che hanno la mafia. In Bulgaria, la mafia ha un paese”. In Kosovo, questa caricatura di paese, il principale capo mafioso è il presidente, Hashim Thaçi, che è un trafficante di droga, prostitute e organi umani ed è un protetto di Washington.
L’unione del crimine è penetrata in tutti i settori economici e compra la disponibilità di tribunali, polizia, stampa. In Spagna, magistrati dell’Udienza nazionale hanno messo in libertà uno dei capi della camorra italiana, Antonio Bardellino, e lo stesso è accaduto in altri paesi europei. Nei paesi ex socialisti, lanciati al disastro capitalista, la situazione è, semplicemente, d’emergenza. Non tutti i magistrati e poliziotti sono corrotti, tutt’altro, ma la sporcizia invade molti tribunali, studi legali e stazioni di polizia nell’Europa orientale e occidentale, negli Stati Uniti e in America Latina, e in molti paesi di altri continenti. Pertanto, il possibile arrivo in Spagna del cupo magnate di estrema destra Sheldon Adelson e della sua creatura nordamericana di gioco e prostituzione, Eurovegas, non fa ben sperare.
La grande banca internazionale e le grandi imprese agiscono come fa l’ unione del crimine, ricorrendo all’estorsione, la corruzione, la frode, il furto. Alcuni esempi saranno sufficienti, perché la lista è infinita. Barclays, la cui manipolazione del Libor gli ha portato enormi profitti (l’indice è utilizzato per formalizzare contratti che raggiungono un totale di 300 miliardi di euro), come molte altre banche che hanno commesso crimini (JPMorgan Chase, Citibank, UBS, Deutsche Bank, HSBC, UBS, ecc) sono veri e propri criminali, gangster, senza eufemismi, molto più pericolosi di quelli che camminavano per le strade di Chicago negli anni del proibizionismo. Proprio il senato degli Stati Uniti ha accusato, nel mese di luglio 2012, la banca britannica HSBC (uno delle più grandi al mondo) di riciclare il denaro del narcotraffico mondiale. Anche i grandi padroni ricorrono al crimine: delle 100 più grandi aziende presenti alla borsa di Londra, 98 mantengono filiali in paradisi fiscali. Si stima che complessivamente queste 98 grandi aziende abbiano più di 8.500 filiali. Solamente Barclays ha 174 filiali nelle Isole Cayman, che mantengono un tasso d’imposta dello 0%. La frode fiscale attraverso tali “paradisi”, attraverso la contabilità creativa, il semplice inganno, raggiunge proporzioni gigantesche, che devastano anche i paesi poveri, dove uomini d’affari e dirigenti depositano grandi somme nei paradisi fiscali. La City di Londra e Wall Street sono il centro di una grande rete finanziaria che assorbe di nuovo questo flusso, di ricchi e poveri, della malavita e della mafia, e lo mette al servizio di coloro che controllano il sistema finanziario internazionale. Di fatto, sono centri finanziari marci, sedi di gangster della finanza.
Tax Justice Network ha stimato che, tra il 2005 e il 2010, l’élite economica mondiale ha evaso nei paradisi fiscali quasi 17 miliardi di euro, e ha stimato che oltre 6 miliardi evasi appartengono a circa 92 mila persone, pari allo 0,001 della popolazione del pianeta. Così il sistema finanziario lava il denaro del crimine, stimola l’evasione fiscale e i crimini delle corporations e dei capitalisti, e lavora con i paradisi fiscali per aumentare le proporzioni del furto. I governi e le istituzioni finanziarie internazionali non hanno fatto il minimo passo per vietare i paradisi fiscali e l’idea che sia possibile l’auto-regolamentazione dei mercati finanziari sarebbe da ridere se la sua attuazione non avesse conseguenze così drammatiche per il mondo. E’ stata proposta l’imposizione di una tassa sulle transazioni finanziarie, che, dopo anni di discussioni, è stata presentata da Francia e Germania al G-20. L’opposizione radicale degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, hanno lasciato la misura come un “riconoscimento” che potrebbe essere uno strumento utile per combattere la speculazione finanziaria, e la sua applicazione alle decisioni individuali di ciascun paese, il che equivale a renderla non vitale.
Il debito accumulato dagli Stati è impagabile: basta ricordare che, secondo le sue stesse cifre ufficiali, gli Stati Uniti hanno un debito pubblico di 16 bilioni di dollari, che passano a 57 bilioni se sommiamo quello accumulato dai governi locali, istituzioni finanziarie e imprese (bilioni europei, vale a dire: un milione di milioni). Il Prodotto Interno Lordo (PIL) degli Stati Uniti ha raggiunto nel 2011, secondo il Fondo Monetario Internazionale, i 15,5 bilioni di dollari, e l’insieme del PIL mondiale raggiunge i 78 bilioni. Molte altre economie capitaliste hanno debiti impagabili. Gran Bretagna, Germania e Francia hanno un debito pubblico superiore al 80% del PIL, e l’Italia supera il 120%. Il Giappone sopporta un debito del 230% rispetto al PIL. La soluzione provvisoria risiede nel rinnovare costantemente questo debito, ma il gioco del casinò dell’economia capitalista, qualcuno perderà e qualcuno non pagherà, in modo che le banche e le istituzioni finanziarie otterranno che il loro debito sia pagato dai poveri. Joseph Stiglitz ha definito in modo contundente situazione del casinò capitalista: “Se lo Stato salva le banche, e le banche lo Stato, il sistema è diventato un’economia voodoo”.
Le perdite e i debiti privati dei grandi banchieri e imprenditori sono stati trasformati in debito pubblico, per la connivenza dei governi, l’uso di menzogne e un oscuro linguaggio che mira a nascondere il furto. I cittadini perderanno i loro risparmi: sta già accadendo in molti paesi. Le garanzie offerte ai depositi della popolazione, un dogma secondo il credo liberale, si dimenticano prontamente quando bisogna salvare coloro che controllano le leve dell’economia capitalistica. Fino ad ora, i salvataggi pubblici hanno portato alla consegna di 1,2 bilioni di euro alle banche in solo otto paesi (Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Paesi Bassi, Belgio, Irlanda e Grecia). Altre fonti e elevano considerevolmente questa cifra: nella democrazia capitalista, i cittadini non hanno nemmeno il diritto di conoscere i debiti da pagare.
L’aumento del debito pubblico risponde in generale, alla ricerca di nuove entrate per le vie del credito, all’uso di fondi pubblici per sovvenzionare l’economia privata, alla corruzione, e allo spreco che ha favorito dirigenti politici e i loro soci imprenditori. All’inizio della crisi, nel 2008, la Germania ha fornito alle banche un aiuto di quasi 500.000 milioni di euro, grazie a un accordo tra democristiani e socialdemocratici, senza rendere pubbliche le condizioni. In molti altri paesi è successo lo stesso. Il debito pubblico di ogni paese è anche una serie di truffe e male intenzioni. Pertanto, è ragionevole che siano levate voci di richiesta di dibattiti pubblici sull’origine del debito. Lo chiedono in Grecia, in Spagna, in Italia, ecc. La soluzione neoliberale di questo casinò è quello di privatizzare tutto, nonostante i fallimenti evidenti delle precedenti privatizzazioni: da quelle sviluppate in Gran Bretagna dalla Thatcher, fino alla disastrosa e criminale privatizzazione di Eltsin, passando per quelle realizzate in settori economici di diversi paesi europei, in Grecia, Spagna, Olanda, Francia, Portogallo, ecc.
Mario Draghi, il governatore della Banca Centrale Europea, lo ha detto esplicitamente: lo stato sociale è morto. Il Wall Street Journal gli ha fatto eco, e tutto sta ad indicare che la progressiva distruzione delle conquiste sociali che i governi applicano non si fermerà, se non si interpongono gigantesche proteste di massa dei lavoratori. Progressivamente, si ridurranno le pensioni dei pensionati. Il capitale finanziario prepara la trasformazione delle pensioni pubbliche in private… i cui fondi potranno sparire più tardi, come è avvenuto in molti casi negli Stati Uniti d’America.
In Germania, la forza economica dell’Europa, la pensione media continua a diminuire: ora è di 950 euro al mese, e in altri paesi europei, le pensioni sono nettamente inferiori. Anche i salari si sono ridotti, per mezzo dell’imposizione o del patto con i sindacati prigionieri della paura. In Spagna, quasi la metà dei lavoratori percepisce salari mensili inferiori al migliaio di euro, molti anche senza la sicurezza dell’impiego, e in Germania aumentano i posti di lavoro precari e mal pagati. La precarietà è aumentata negli ultimi anni, e il licenziamento libero è diventato l’orizzonte che si trovano di fronte milioni di lavoratori.
Nel frattempo, l’economia sommersa copre proporzioni notevoli: in alcuni paesi rappresenta oltre un quarto del PIL: è il caso dell’Italia, la Spagna, la Grecia, il Portogallo. Inoltre, è notevole anche in Francia, Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti, anche se in misura minore. In tutti i paesi capitalistici, la frode fiscale commessa da imprese e percettori di rendite raggiungono livelli inauditi: in Spagna, gli stessi ispettori del ministero delle finanze stimano una frode annuale di 80.000 milioni di euro; i poveri pagano e i ricchi frodano. Inoltre, le cattive pratiche imprenditoriali sono moneta comune: le più grandi società spagnole (Telefónica, Gas Natural, Endesa, e altre) sono state multate per questo, e lo stesso vale per la maggior parte delle economie capitalistiche. È urgente porre fine a questa situazione, ma i lavoratori e i sindacati sono intimoriti.
Ovunque c’è un ritorno allo sfruttamento più evidente. Aumentano le giornate lavorative e si riducono i salari. Dalla riforma Monti in Italia, passando dalla riforma del lavoro spagnola di Rajoy, dai cambiamenti in Germania, Grecia, Portogallo e altri paesi, in tutta Europa e negli Stati Uniti si induriscono le condizioni di lavoro. Nel mese di luglio 2011, la banca nordamericana JPMorgan Chase, una delle più grandi al mondo, ha inviato una lettera riservata ai suoi migliori clienti riconoscendo che stavano ottenendo i maggiori profitti degli ultimi decenni… grazie alla riduzione dei salari e delle prestazioni sociali.
Negli Stati Uniti, tra i tre ei quattro milioni di studenti fanno praticantato senza ricevere nulla, rompendo la tradizione precedente, e addirittura alcune società si fanno pagare per il praticantato. Si verifica anche in Gran Bretagna e in Germania, sempre di più, e la precarizzazione delle condizioni di lavoro e il timore giunge al punto che molta gente considera ragionevole e normale, che i borsisti non vengano pagati, che gli apprendisti ricevano quantità ridicole di credito per lavorare giornate intere, che molti lavoratori vedono i loro salari ridotti e che, inoltre, passano mesi senza paga.
Insieme a questo, una nuova crociata è stata lanciata dagli imprenditori, con lo scopo di distruggere i sindacati. Non importa che molte organizzazioni siano moderate: il padrone pretende che i sindacati cessino di esistere, per disporre, come nel XIX secolo, di una massa di lavoratori ignoranti, inermi e inerti. A peggiorare le cose, una parte dell’estrema sinistra, ben intenzionata, ma miope, collabora con la destra nel discredito e demolizione dei sindacati. Perché lo fanno? Perché pensano che si debba smascherare le organizzazioni sindacali che ritengono essere strumenti del sistema, come primo passo per costruire nuovi sindacati, più onesti, efficaci e combattivi. Si tratta di un obiettivo che potrebbe essere ragionevole, ma che si rivela fallace: se invece di lavorare per rendere i sindacati più combattivi, si lavora per distruggerli, ciò che si ottiene non sono organizzazioni più forti, resistenti e rivendicative, ma il deserto della dispersione, disorganizzazione e dello scoraggiamento.
La democrazia liberale è morta, e nuove forme di colpi di Stato si fanno strada nei paesi capitalisti. Già esistono governi imposti dai mercati, vale a dire dal sistema finanziario e i suoi partner: è il caso della Grecia e dell’Italia, e non può esser escluso che ciò avvenga anche in altri paesi. Inoltre, i governi eletti dalla popolazione sono costretti ad attuare le decisioni di questi “mercati”, indipendentemente dalle opinioni dei cittadini. I “mercati finanziari” fanno e disfanno. Non esistono meccanismi di controllo di questi mercati, né la volontà per crearli: né i parlamenti nazionali, né l’Unione europea, né gli altri organismi sovranazionali. I parlamenti non sono stati in grado di stabilire responsabilità per le molteplici truffe perpetrate dai potenti. Quindi, con questi governi, le risorse statali e le tasse a carico dei cittadini, sono utilizzati ai fini della plutocrazia, trasformando la democrazia liberale nel regno della speculazione e della criminalità. Nemmeno esiste la volontà di correggere gli abusi (il retorico slogan di Sarkozy: “Bisogna rifondare il capitalismo” è stato prontamente dimenticato). La mancanza di scrupoli etici del capitalismo si può esemplificare con la figura dell’ex presidente francese Sarkozy, che ha ricevuto 100 milioni di dollari dall’ex leader libico Gheddafi per finanziare la sua campagna elettorale nel 2007, in aggiunta ai finanziamenti dell’imprenditrice Liliane Bettencourt, la donna che detiene la più grande fortuna in Francia. Lo stesso si potrebbe dire di molti altri politici conservatori.
Inoltre, le politiche di austerità che promuovono i governi liberali non hanno lo scopo di risolvere la crisi economica, ma di ridurre i salari, lo smantellamento della sanità pubblica e di ridurre e privatizzare le pensioni. E, di fronte a questo, sembra che le elezioni siano inutili e i partiti politici appaiono come strumenti inutili. Chi vince le elezioni, ha scritta la sceneggiatura da Bruxelles, Francoforte e New York. Inoltre, l’irresponsabilità di molti governi incoraggia sentimenti nazionalisti e xenofobi: molti tedeschi credono in un’Europa del Sud incompetente e pigra e in molti paesi le difficoltà economiche fanno sorgere scontri nazionalistici. Tuttavia, per quanto siano comprensibili le motivazioni e le cause che l’hanno prodotto, il rifiuto e il disprezzo per la politica è profondamente reazionario. Dall’Argentina del “che se ne vadano tutti!”, fino ai movimenti apparsi in Europa e negli Stati Uniti nel calore della facilità comunicativa della telefonia mobile, che mantengono posizioni simili, la soluzione non è rinunciare alla politica, ma nell’articolare potenti forze del cambiamento che si impossessino dello scenario politico.
Non vi è lavoro: solo nell’Unione Europea si contano 25.000.000 di disoccupati, e negli Stati Uniti, aggiungendo al numero ufficiale dei disoccupati in cerca di lavoro, coloro che non lo cercano più, disperati e quei cittadini che dispongono di piccoli lavori occasionali, il numero dei disoccupati si eleva anche a venticinque milioni di disoccupati: la situazione è tale che l’unico obiettivo vitale di molte persone è trovare un posto di lavoro. Niente di più.
Mentre i mezzi di comunicazione proseguono a diffamare gli espropri proletari, le vecchie rivoluzioni che portarono la ricchezza nelle mani degli operai, continuano i sequestri borghesi, e per raggiungerli i meccanismi sono molteplici, dalla distruzione dei risparmi della popolazione, come è accaduto nella Russia capitalista di Eltsin, fino alle diverse varietà di “corralito” [congelamento dei conti bancari], le ipoteche abusive, tassi di interesse usurari, nuove tasse arbitrarie, aumento dei prezzi. Un secolo e mezzo di conquiste sociali sono così in pericolo e l’innesto delle idee liberali nella sinistra, tra i socialisti e i socialdemocratici, complica ulteriormente le cose. Un unico orizzonte neoliberale è stato assunto dalle forze politiche a destra e a sinistra. Anche una parte della sinistra che combatte lo Stato capitalista, vacilla, senza osare avanzare programmi politici di rottura, socialisti, comunisti.
Il disastro ecologico minaccia il mondo. Continua la deforestazione di gran parte delle foreste del pianeta: anche se si è ridotta la distruzione, l’Amazzonia continua a perdere ogni anno una superficie di quasi 7.000 miglia quadrate di foresta. Lo stesso vale, in proporzioni diverse, in Africa e Sud-Est asiatico. Tra i principali paesi del mondo, solo la Cina sta sviluppando una politica efficace di rimboschimento.
Non c’è molto tempo: la rivista Nature ha dato notizia, nel giugno 2012, di una relazione di un gruppo di scienziati che metteva in guardia sull’”imminente collasso planetario”. La loro proposta è molto ragionevole: bisogna limitare la crescita della popolazione mondiale, ridurre il consumo di risorse, optare per le fonti energetiche rinnovabili, migliorare la produzione alimentare e salvaguardare le terre che sono ancora vergini del pianeta. Niente di tutto questo è tra gli obiettivi dell’economia capitalistica, e non esiste un piano globale per salvare il pianeta, e il tempo è breve: il rapporto sostiene che se la popolazione continua a crescere come prima, nel 2025, i problemi saranno molto gravi, e venti anni dopo, il mondo si troverà in una situazione estrema.
E la fame è ancora una piaga biblica: Jean Ziegler sottolinea che la terra è in grado di alimentare 12.000 milioni di persone, eppure, anche se la popolazione è poco più della metà, la fame rimane un cavaliere che cavalca sull’apocalisse: miliardi di affamati si trovano sulla terra. Secondo Oxfam, sconfiggere la fame nel mondo costerebbe solo 66 mila milioni di dollari l’anno, il 3% della spesa militare globale.
Come veleno, e muore. L’agricoltura industriale sviluppata dal capitalismo ha avvelenato con pesticidi i campi di mezzo mondo ed i prodotti tossici sono entrati nella catena alimentare: il nostro cibo è avvelenato, anche se i governi dispongono della risorsa propagandistica dell’IDA, o Dose Giornaliera Accettabile, che misura la quantità di veleni chimici che il nostro corpo può assimilare. Sembra una regola per proteggere la popolazione; in realtà, protegge i grandi imprenditori che possono manipolare i prodotti e inondare la catena alimentare con la spazzatura, sempre che non superino certi limiti. L’aumento dei casi di cancro, di qualsiasi tipo, è una conseguenza diretta. Non è quindi sorprendente che in Germania, ad esempio, proliferano i supermercati bio.
Allo stesso tempo, le imprese continuano ad avvelenare la natura, anche se alcuni paesi hanno conseguito una legislazione più rigorosa e rispettosa dell’ambiente, e continuano a giocare con la salute della popolazione. Solo due esempi: Ilva, una società siderurgica italiana, privatizzata, la più grande d’Europa, contamina ogni anno il mar Mediterraneo e la terra di Puglia, Basilicata e Calabria con tonnellate di prodotti tossici. Secondo la Procura di Taranto, si stima che tra il 2005 e il 2012, 11.000 persone sono morte a causa di malattie legate alle emissioni tossiche. Nonostante questo, la società non ha remore a vantare sul suo sito web la sua “responsabilità sociale” e la preoccupazione per l’ambiente. Nel mese di luglio 2012, alla britannica Glaxo, una delle più grandi aziende farmaceutiche del mondo, è stata inflitta un’ammenda di 2.400 milioni di euro per, con le parole del governo degli Stati Uniti, aver commesso “la più grande truffa sanitaria” nel Paese.
Gli specialisti in ecologia da anni documentano il disastro, e mentre gran parte della popolazione mondiale resiste, o muore, nella difficile lotta per l’esistenza, milioni di persone del mondo capitalista hanno chiuso gli occhi di fronte alla vita reale, ubriacandosi (alienandosi, dicevano i vecchi maestri) con le luci brillanti delle bugie televisive. Consuma porcheria, assorbi i detriti del sistema, ascolta i mercenari della televisione e della stampa e ignora, incatenato al televisore, non avrai futuro.
Non ci sono alternative, così ritiene gran parte della popolazione. La paura paralizza i cittadini. I salari si abbasseranno, come stanno già facendo, in modo drastico. L’assegno di disoccupazione sarà tagliato. Diminuiranno le pensioni, che, in molti diventeranno miserie: così hanno fatto nell’Unione Sovietica, Polonia, Ungheria, ecc, distruggendo i sistemi socialisti, ed ora è così in Grecia. La sanità pubblica sarà smantellata, l’istruzione progressivamente privatizzata. L’università sarà appannaggio dei figli dei ricchi. La ricchezza sociale accumulata nel corso delle generazioni sarà venduta a condizioni favorevoli per coloro che accumulano risorse. Si approssimano nuove crisi, si profila la fine del ruolo del dollaro come valuta di riserva internazionale, il collasso di nuove istituzioni finanziarie e fondi speculativi, e né l’Europa né il mondo sono preparati per questo. Prolifereranno i miraggi nazionalisti: alcuni credono che una via d’uscita sia quella di creare nuovi paesi! Si tratta di una vana illusione che ricorre in alcuni paesi europei come la Spagna, il Belgio e la Gran Bretagna! Di fatto, piuttosto che creare nuove frontiere, devono essere smantellate tutte queste. Né austerità e né crescita: il dibattito tra Obama, Merkel, Hollande è un falso dilemma, perché, come sostiene Josep Fontana, “il deficit è solo un pretesto per smantellare lo stato sociale”.
Così stabilizzati, si accarezza la speranza che ad ognuno di noi le disgrazie non toccheranno, o, se arriveranno, potremmo resistere, perché non ci sono alternative, non si può fare altro. O l’alternativa c’è? Vuoi fare la rivoluzione? No, non vuoi, però non c’è altro rimedio che farla se non si desidera continuare a consumarci, incatenati dalla paura. Non è nulla di nuovo, ma è bene ricordarlo: il capitalismo è un virus mortale per la specie umana e per il pianeta. Il capitalismo è un virus letale, in azione, che uccide. E devi essere preparato a difenderti.
Tratto da: Il capitalismo è un virus mortale | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z2A0GL9BIp
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!
http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z2A01b20MV