La destra è allo sbando completo qualcosa di più dell'armata brancaleon.
Provare per credere, per la prima volta Oscaretto tocca con mano cosa significa mettere un piede nel grande buiolone della politica.
Fare gli osservatori da giornalisti è un conto, quando si va ad operare la musica cambia.
Giannino attacca
Montezemolo
«Mi sono sentito un clandestino»
Il giornalista racconta lo strappo con Mr Ferrari. «Dopo settimane di lavoro comune hanno censurato sigle come Confartigianato e Confcooperative».
Di Andrea Carugati
27 ottobre 2012
Deluso è dir poco. Furioso sarebbe una forzatura. Oscar Giannino, giornalista economico, promotore del manifesto «Fermare il declino», racconta il suo strappo con Montezemolo con il consueto eloquio rapido e razionale. «Da settimane parlavamo di questo manifesto, poi giovedì sera ci hanno messo davanti a un testo che non avevamo mai visto e che non potevamo neppure emendare. Stesso discorso per le adesioni: chi ha scelto a chi mandarlo? Chi ha deciso che alcune associazioni cattoliche come Confartigianato e Confcooperative dovevano restar fuori? Montezemolo? Bonanni? Nessuna risposta. Io mi sono sentito come un clandestino a bordo, e mi sono chiamato fuori. Come me anche Emma Marcegaglia e Luigi Abete hanno deciso di uscire».
Nel merito cosa contesta al manifesto di Montezemolo?
«Mancano alcune questioni di fondo, a partire dalle dimissioni per abbattere il debito, il taglio delle tasse e il merito nella Pa. Del resto molti di Italia Futura avevano firmato il nostro manifesto che contiene delle proposte precise, 10 punti secchi. Non pretendevo che tutte le nostre proposte fossero inserite, ma di qui allo zero... per parlare con quei 14 milioni di potenziali astenuti servono delle proposte chiare. E sfido chiunque a trovarle in quel documento. Poi non ho capito perché alla fine è sparita una frasetta sulla discontinuità dei politici. Mi hanno detto che era meglio evitare...».
Eppure il fallimento dell’attuale classe politica è uno dei refrain di Italia Futura.
«Noi proponevamo una formula molto più netta, ma è stata respinta».
È possibile che alla fine questa frattura si ricomponga?
«Non credo che andremo a una convention dove saremmo ospiti sgraditi. Per ora i loro comportamenti parlano da soli, è sfumata la fiducia reciproca».
Secondo lei questa operazione di Italia Futura può essere letale per l’Udc?
«Diciamo che la pesca di Montezemolo nel mondo cattolico finora è riuscita. Ma fatico a vedere Casini col cappello in mano: lui ha comunque un portafoglio di voti, gli altri sono tutti da misurare. Potrebbero essere due gambe distinte di un nuovo centro, e questo significherebbe un allontanamento ancora più netto di Casini dal Pd. Ai democratici mi permetto di dare un consiglio non richiesto: non credo che il premio di coalizione consentirà a Bersani di governare. Al contrario, in questo scenario così dinamico, penso che un premio al primo partito consentirebbe al Pd di avere maggiori possibilità di essere il “pivot” del nuovo governo».
Marcegaglia, a questo punto, sarà candidata con l’Udc?
«Proprio non la vedo come indipendente nelle liste di Casini».
E voi adesso cosa farete?
«Abbiamo ancora davanti un po’ di settimane, in cui continuare a radicarci e verificare se raggiungiamo una massa critica che ci consenta di presentarci alla regionali e poi alle politiche. Ma non vogliamo costruire un micro partitino, al limite resteremo come un movimento di idee».
Possibile un’intesa col Pdl?
«No, su quell’esperienza abbiamo un giudizi molto netto. E non è un giudizio moralistico, ma politico. Non c’è un leader per il dopo Berlusconi».
Crede che questo nuovo centro avrà la forza di diventare il nuovo perno del centrodestra?
«Vedremo se la indubbia popolarità di Montezemolo riuscirà a sommarsi al popolo della Cisl e delle Acli, che guarda dall’altra parte. Non so dire quanto saranno componibili».
http://www.unita.it/italia/giannino-nel ... o-1.459519