Centro e sinistra,……oggi cosa sono???
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Centro e sinistra,……oggi cosa sono???
Centro e sinistra,……oggi cosa sono???
Questo 3D nasce da una precisazione di Amà, a cui spero dia una risposta intera e non solo “una mezza risposta” come ha preannunciato.
......... ad alcuni la parola Centro unita alla parola sinistra fa schifo............
In mezzo al caos della transizione in corso in cui ci troviamo è necessario ridefinire cosa s’intende per sinistra e centro.
La chiusura del primo ciclo iniziato l’8 settembre 1943 riguarda prevalentemente l’ideologia.
Nel primo dopoguerra, la sinistra era unita su di alcuni principi basilari che la differenziavano nettamente dal “centro” democristiano, dalla destra liberale, e dalla destra post fascista.
Ma poi nello stesso tempo, la sinistra si divideva in tre differenti modi di pensiero. Quello comunista, quello socialista, quello socialdemocratico. La Dc, anche per ragioni storiche post belliche, raggruppava il restante pensiero in un non ben definito centro, che intendeva differenziarsi dalla destra post fascista.
La presenza della destra post fascista ha caratterizzato la posizione di centro, anche se De Gasperi precisò che la Dc era un partito di centro che guardava a sinistra.
Realtà poco verificata e dovranno passare anni affinché la Dc riprendesse a guardare a sinistra.
Ammesso poi che il Psdi dagli anni ’60 in poi potesse essere definito di sinistra. Oppure che il Psi di Craxi allo stesso modo potesse essere definito di sinistra (I suoi passeranno tutti a destra con gli ex fascisti appena sdoganati da Silvio il magnifico, ripetendo l’esperienza di Mussolini)
Sessantotto anni dopo questo ciclo è terminato, perché i comunisti, i socialisti, e i socialdemocratici a livello di rappresentanza sono spariti.
Con la caduta della prima Repubblica si chiude anche il ciclo della Dc.
In pratica nasce il bipolarismo come avviene nella stragrande maggioranza dei Paesi “democratici”.
SB sdogana la destra ex fascista, e si crea il polo destra di cui ne fanno parte Casini ed altri come Pisanu.
Verso sinistra si spostano i popolari di Prodi ed altri.
A sinistra la convivenza è solo a livello d’interesse. In quasi vent’anni di convivenza l’amalgama non è riuscito se non a livello di POLTRONE & FORCHETTE.
Anche a destra l’amalgama alla fine non è riuscito per via della presenza di quel filibustiere di SB, che sta in politica solo per gli affaracci suoi e dopo vent’anni usa ancora gli stessi metodi per abbindolare il merlo scemo con i soliti trucchetti da piazzista che propone la vendita di spazzole usate riprese dai bidoni della spazzatura.
Pierfurby, altro pifferaio magico incantatore di merli scemi, si è messo in testa di riunire i cattolici in una nuova Dc facendo credere che lui sia di centro.
Ma una politica di centro non esiste. E’ completamente antistorico definire una politica di centro perché non si comprende cosa sia. La politica di Casini è di destra.
Allo stesso modo esiste confusione anche nel maggior schieramento opposto.
Le 25 tribù del Pd non si sa cosa siano, se non un agglomerato democristiano informe.
Negli ultimi due anni i segnali per il ricongiungimento dei cattolici, sotto l’auspicio del Vaticano Spa ha pesato notevolmente.
La ragione della sconfitta in queste elezioni trae origini da questa condizione.
Queste elezioni poi segnano un passo ulteriore.
E’stata messa fuori gioco la sinistra comunista che intende sopravvivere alla caduta del comunismo dell’’89.
Quasi un quarto di secolo fa.
Ma nello stesso tempo anche la sinistra è sparita.
Qualche dirigente del Sel cittadino ha cercato di farmi credere che l’ambizione di Sel è quella di rappresentare la nuova sinistra e che ci vuole tempo e pazienza.
Già se però si allea ad un Pd democristiano e defunto, può significare solo che lo fa per il solito gioco di POLTRONE & FORCHETTE, oppure per trovare una forma in extremis per continuare ad esistere sotto il profilo economico. Tutto questo però a spese di un dimezzamento dei consensi.
Da queste parti, in questi ultimi due giorni si sta verificando uno strano fenomeno.
Operai ed ex operai ora in pensione della città più rossa d’Italia, della cittadella delle fabbriche, della ex Stalingrado d’Italia, confidano tutti sui cinquestelle e sulla possibilità del ricambio della classe dirigente italiana.
Sono operai e quindi hanno studiato fino ad un certo punto, ma quando li senti parlare ti accorgi che non sono affatto stupidi.
Si sono accorti che il Pd è un partito democristiano e sono alla ricerca di una nuova sinistra.
Ovviamente i cinquestelle non sono la nuova sinistra, ma intravvedono in loro l’unica possibilità democratica di salvare il Paese da una classe politica corrotta e degenata.
A voi cos’è il centro e cos’è la sinistra.
Questo 3D nasce da una precisazione di Amà, a cui spero dia una risposta intera e non solo “una mezza risposta” come ha preannunciato.
......... ad alcuni la parola Centro unita alla parola sinistra fa schifo............
In mezzo al caos della transizione in corso in cui ci troviamo è necessario ridefinire cosa s’intende per sinistra e centro.
La chiusura del primo ciclo iniziato l’8 settembre 1943 riguarda prevalentemente l’ideologia.
Nel primo dopoguerra, la sinistra era unita su di alcuni principi basilari che la differenziavano nettamente dal “centro” democristiano, dalla destra liberale, e dalla destra post fascista.
Ma poi nello stesso tempo, la sinistra si divideva in tre differenti modi di pensiero. Quello comunista, quello socialista, quello socialdemocratico. La Dc, anche per ragioni storiche post belliche, raggruppava il restante pensiero in un non ben definito centro, che intendeva differenziarsi dalla destra post fascista.
La presenza della destra post fascista ha caratterizzato la posizione di centro, anche se De Gasperi precisò che la Dc era un partito di centro che guardava a sinistra.
Realtà poco verificata e dovranno passare anni affinché la Dc riprendesse a guardare a sinistra.
Ammesso poi che il Psdi dagli anni ’60 in poi potesse essere definito di sinistra. Oppure che il Psi di Craxi allo stesso modo potesse essere definito di sinistra (I suoi passeranno tutti a destra con gli ex fascisti appena sdoganati da Silvio il magnifico, ripetendo l’esperienza di Mussolini)
Sessantotto anni dopo questo ciclo è terminato, perché i comunisti, i socialisti, e i socialdemocratici a livello di rappresentanza sono spariti.
Con la caduta della prima Repubblica si chiude anche il ciclo della Dc.
In pratica nasce il bipolarismo come avviene nella stragrande maggioranza dei Paesi “democratici”.
SB sdogana la destra ex fascista, e si crea il polo destra di cui ne fanno parte Casini ed altri come Pisanu.
Verso sinistra si spostano i popolari di Prodi ed altri.
A sinistra la convivenza è solo a livello d’interesse. In quasi vent’anni di convivenza l’amalgama non è riuscito se non a livello di POLTRONE & FORCHETTE.
Anche a destra l’amalgama alla fine non è riuscito per via della presenza di quel filibustiere di SB, che sta in politica solo per gli affaracci suoi e dopo vent’anni usa ancora gli stessi metodi per abbindolare il merlo scemo con i soliti trucchetti da piazzista che propone la vendita di spazzole usate riprese dai bidoni della spazzatura.
Pierfurby, altro pifferaio magico incantatore di merli scemi, si è messo in testa di riunire i cattolici in una nuova Dc facendo credere che lui sia di centro.
Ma una politica di centro non esiste. E’ completamente antistorico definire una politica di centro perché non si comprende cosa sia. La politica di Casini è di destra.
Allo stesso modo esiste confusione anche nel maggior schieramento opposto.
Le 25 tribù del Pd non si sa cosa siano, se non un agglomerato democristiano informe.
Negli ultimi due anni i segnali per il ricongiungimento dei cattolici, sotto l’auspicio del Vaticano Spa ha pesato notevolmente.
La ragione della sconfitta in queste elezioni trae origini da questa condizione.
Queste elezioni poi segnano un passo ulteriore.
E’stata messa fuori gioco la sinistra comunista che intende sopravvivere alla caduta del comunismo dell’’89.
Quasi un quarto di secolo fa.
Ma nello stesso tempo anche la sinistra è sparita.
Qualche dirigente del Sel cittadino ha cercato di farmi credere che l’ambizione di Sel è quella di rappresentare la nuova sinistra e che ci vuole tempo e pazienza.
Già se però si allea ad un Pd democristiano e defunto, può significare solo che lo fa per il solito gioco di POLTRONE & FORCHETTE, oppure per trovare una forma in extremis per continuare ad esistere sotto il profilo economico. Tutto questo però a spese di un dimezzamento dei consensi.
Da queste parti, in questi ultimi due giorni si sta verificando uno strano fenomeno.
Operai ed ex operai ora in pensione della città più rossa d’Italia, della cittadella delle fabbriche, della ex Stalingrado d’Italia, confidano tutti sui cinquestelle e sulla possibilità del ricambio della classe dirigente italiana.
Sono operai e quindi hanno studiato fino ad un certo punto, ma quando li senti parlare ti accorgi che non sono affatto stupidi.
Si sono accorti che il Pd è un partito democristiano e sono alla ricerca di una nuova sinistra.
Ovviamente i cinquestelle non sono la nuova sinistra, ma intravvedono in loro l’unica possibilità democratica di salvare il Paese da una classe politica corrotta e degenata.
A voi cos’è il centro e cos’è la sinistra.
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Re: Centro e sinistra,……oggi cosa sono???
Sono andato a vedere il blog di Grillo.
Ho paura non ci siano speranze con Bersani.
Ciao
Paolo11
Ho paura non ci siano speranze con Bersani.
Ciao
Paolo11
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Re: Centro e sinistra,……oggi cosa sono???
paolo11 ha scritto:Sono andato a vedere il blog di Grillo.
Ho paura non ci siano speranze con Bersani.
Ciao
Paolo11
E' quanto sto sentendo dai cinquestelle e non solo nelle ultime 24 ore.
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Re: Centro e sinistra,……oggi cosa sono???
Sul corriere.it si vota un sondaggio su un governo di larghe intese.
Si può rispondere si o no ed anche motivare.
Io ho detto NO ed ho motivato così:
Un governo innaturale CS+CD tutti contro Grillo, cioè arroccamento del vecchio contro il nuovo sarebbe catastrofico e rappresenterebbe una lotta tra generazioni. Meglio andare a votare dopo aver riformato la legge elettorale.
Saluti
Si può rispondere si o no ed anche motivare.
Io ho detto NO ed ho motivato così:
Un governo innaturale CS+CD tutti contro Grillo, cioè arroccamento del vecchio contro il nuovo sarebbe catastrofico e rappresenterebbe una lotta tra generazioni. Meglio andare a votare dopo aver riformato la legge elettorale.
Saluti
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
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Re: Centro e sinistra,……oggi cosa sono???
Joblack ha scritto:Sul corriere.it si vota un sondaggio su un governo di larghe intese.
Si può rispondere si o no ed anche motivare.
------ OMISSIS ------
Saluti
Alle 15.40 il 64 % dice ....NO
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Re: Centro e sinistra,……oggi cosa sono???
La Stampa 27.2.13
La sinistra che non impara dai suoi errori
di Luca Ricolfi
Le domande sono tante, ma ognuno se ne fa una diversa.
C’è chi non si capacita che quello di Grillo sia diventato il primo partito italiano.
C’è chi non si capacita che le ambizioni «terzo-poliste» di Monti e Casini siano state così severamente punite dagli elettori.
C’è chi non si capacita che cattolici e comunisti siano praticamente scomparsi dal panorama politico italiano.
C’ è chi non si capacita che Bersani sia riuscito a dissipare un vantaggio che sembrava incolmabile.
E c’è chi non si capacita del ritorno di Berlusconi, una specie di gatto dalle sette vite.
Personalmente, trovo tutti questi stupori ben poco ragionevoli, e non lo dico con il senno di poi.
Che tutti questi eventi fossero perfettamente possibili, infatti, mi è capitato di scriverlo ripetutamente dalle colonne di questo giornale, per lo più suscitando la costernazione dei miei amici: non volevano credere che il premio di maggioranza potesse vincerlo persino Grillo, non riuscivano a concepire che le elezioni potesse vincerle anche Berlusconi, non vedevano che cosa ci fosse di autolesionistico nell’alleanza fra Monti e il mondo cattolico. Ecco perché, a me, nulla di quel che è accaduto pare davvero stupefacente.
Questo non vuol dire, però, che non sia stupito anch’io.
Solo che è un’altra la cosa che mi stupisce.
Non il fatto che Bersani, pur vincendo (il premio di maggioranza), sia il grande perdente di questa tornata elettorale: questo non era scontato, ma era nell’ordine delle cose prevedibili.
Quello che, ancora oggi, continua a suscitare il mio stupore è invece il fatto che la sinistra, questa sinistra un tempo egemonizzata dal Pci e ora tenuta insieme dagli ex comunisti, sia assolutamente incapace di imparare dai propri errori.
E quindi sia, per così dire, rigidamente programmata per ripeterli, cocciutamente e senza alcuna speranza di imparare alcunché dal proprio passato.
E dire che, per capire quali fossero gli errori da evitare, non ci voleva una mente molto raffinata.
Il più grave, spiace dover sottolineare una simile ovvietà, è quello di non ascoltare la gente.
Bersani ha offerto affidabilità, credibilità, rassicurazione (il famoso «usato sicuro») a un elettorato che, semplicemente, voleva prima di tutto un’altra cosa: un rinnovamento radicale della politica.
Eppure quella richiesta di cambiamento era chiarissima e antica, visto che aveva già preso forma più di dieci anni fa (era il 2002), con la famosa invettiva-profezia di Nanni Moretti in piazza Navona: «Con questi dirigenti non vinceremo mai! ».
Perché non hanno saputo o voluto ascoltare questo sentimento, che pure attraversa il popolo di sinistra da così tanti anni?
Perché la classe dirigente della sinistra non impara mai dai propri errori?
Perché non ascolta il suo elettorato?
Me lo sono chiesto tante volte, perché anch’io - se molte cose cambiassero - potrei esserne parte.
E la conclusione cui sono arrivato è che la ragione vera, la ragione profonda, per cui la sinistra non sa ascoltare è una soltanto: è la fortuna.
La sinistra può permettersi - o meglio: si è potuta permettere finora - di ignorare completamente il suo popolo per la sfacciata fortuna che la accompagna.
La sinistra è come Gastone Paperone: almeno nella seconda Repubblica è stata così fortunata da potersi sottrarre a ogni controllo di realtà.
In che cosa è consistita la fortuna della sinistra?
La prima fortuna è di essere riuscita a vincere ben tre elezioni, quelle del 1996, quelle del 2006 e quelle attuali, nonostante la maggioranza degli italiani non l’avesse scelta.
Vincere per il rotto della cuffia significa essere fortunati, ma è una fortuna che si paga, perché ti fa credere di aver fatto tutto giusto anche se non è vero.
La sinistra ha da sempre il problema di allargare i propri consensi al di fuori della cerchia dei propri sostenitori tradizionali, ma non lo affronta mai perché una maledetta fortuna la accompagna in ogni tornata elettorale.
Ciò vale, in particolare, per la tornata del 2006 e per quella attuale.
In entrambe il candidato più capace di allargare il consenso, il candidato che avrebbe attirato voti anche dal campo avverso, il candidato che avrebbe assicurato un’ampia maggioranza in Parlamento, era una persona diversa da quella che poi effettivamente venne scelta.
Nel 2006 il consenso di Veltroni era notoriamente molto più ampio di quello di Prodi.
Oggi il consenso di Renzi è notoriamente molto superiore a quello di Bersani.
Eppure l’apparato del partito non se ne cale: come in un tipico concorso universitario, promuove il candidato interno, o quello che ha le simpatie dei baroni, e dice agli outsider che devono avere pazienza, il loro turno verrà.
Peccato che, quando il loro turno arriva, il giocattolo è rotto: a Veltroni venne consegnato un Pd lacerato dalle lotte interne e dai due anni di non-governo di Prodi, a Renzi verrà (forse) consegnato un partito militarizzato da Bersani e ancora un po’ ostile al ragazzino.
Se avesse avuto meno fortuna, se non fosse riuscita a nascondere con vittorie tecniche sconfitte politiche, la sinistra avrebbe iniziato ben prima quel processo di rinnovamento che da tanto tempo attendiamo.
C’è poi una seconda fortuna, che nessuno nota mai.
Negli ultimi venti anni l’economia, in Italia, è andata sistematicamente peggio che nel resto d’Europa ma, curiosamente, la destra ha governato sempre in anni di congiuntura negativa (2001-2005 e 2008-2011), la sinistra sempre in anni di congiuntura positiva (1996-2000 e 2006-2007).
Il nesso è del tutto casuale, perché la congiuntura dipende essenzialmente dal resto dell’Europa, ma mi sono divertito a calcolare le probabilità che - in un quindicennio - la «dea bendata» distribuisca i suoi favori in modo così squilibrato: sono così basse che verrebbe da pensare che la dea non sia bendata come si dice.
Anche questo ha contribuito a ritardare una diagnosi spietata su se stessa e sulle proprie politiche.
Ma forse la fortuna-sfortuna più importante della sinistra è il suo elettorato. Delle tre opzioni di cui, secondo la celebre analisi di Albert Hirshman, l’elettore-consumatore può servirsi, l’elettore di sinistra ne trascura sempre una: la defezione (exit). All’elettore progressista piacciono solo le altre due: la protesta (voice) quando le elezioni sono ancora lontane, la lealtà (loyalty) al momento del voto. L’elettore di sinistra, secondo tutte le indagini, è il più fedele, il più leale, o il più gregario, se preferite.
Può mugugnare, indignarsi, criticare, parlare male del Pd per anni e anni ma poi, arrivato al dunque, immancabilmente mette la crocetta nella casella giusta.
Con ciò, verosimilmente, raggiunge lo scopo che si prefigge (togliere voti all’odiato Cavaliere), ma ottiene anche un effetto che forse non desidera: quello di permettere alla classe dirigente del Pd di rimandare, ancora una volta, il momento di cambiare.
Rinunciando a inviare ai politici l’unico segnale che essi (talora) mostrano di comprendere, l’elettorato di sinistra è destinato a tenersi i dirigenti che ha.
Non per sempre, perché nessuno è eterno, ma più del necessario, questo sì.
La sinistra che non impara dai suoi errori
di Luca Ricolfi
Le domande sono tante, ma ognuno se ne fa una diversa.
C’è chi non si capacita che quello di Grillo sia diventato il primo partito italiano.
C’è chi non si capacita che le ambizioni «terzo-poliste» di Monti e Casini siano state così severamente punite dagli elettori.
C’è chi non si capacita che cattolici e comunisti siano praticamente scomparsi dal panorama politico italiano.
C’ è chi non si capacita che Bersani sia riuscito a dissipare un vantaggio che sembrava incolmabile.
E c’è chi non si capacita del ritorno di Berlusconi, una specie di gatto dalle sette vite.
Personalmente, trovo tutti questi stupori ben poco ragionevoli, e non lo dico con il senno di poi.
Che tutti questi eventi fossero perfettamente possibili, infatti, mi è capitato di scriverlo ripetutamente dalle colonne di questo giornale, per lo più suscitando la costernazione dei miei amici: non volevano credere che il premio di maggioranza potesse vincerlo persino Grillo, non riuscivano a concepire che le elezioni potesse vincerle anche Berlusconi, non vedevano che cosa ci fosse di autolesionistico nell’alleanza fra Monti e il mondo cattolico. Ecco perché, a me, nulla di quel che è accaduto pare davvero stupefacente.
Questo non vuol dire, però, che non sia stupito anch’io.
Solo che è un’altra la cosa che mi stupisce.
Non il fatto che Bersani, pur vincendo (il premio di maggioranza), sia il grande perdente di questa tornata elettorale: questo non era scontato, ma era nell’ordine delle cose prevedibili.
Quello che, ancora oggi, continua a suscitare il mio stupore è invece il fatto che la sinistra, questa sinistra un tempo egemonizzata dal Pci e ora tenuta insieme dagli ex comunisti, sia assolutamente incapace di imparare dai propri errori.
E quindi sia, per così dire, rigidamente programmata per ripeterli, cocciutamente e senza alcuna speranza di imparare alcunché dal proprio passato.
E dire che, per capire quali fossero gli errori da evitare, non ci voleva una mente molto raffinata.
Il più grave, spiace dover sottolineare una simile ovvietà, è quello di non ascoltare la gente.
Bersani ha offerto affidabilità, credibilità, rassicurazione (il famoso «usato sicuro») a un elettorato che, semplicemente, voleva prima di tutto un’altra cosa: un rinnovamento radicale della politica.
Eppure quella richiesta di cambiamento era chiarissima e antica, visto che aveva già preso forma più di dieci anni fa (era il 2002), con la famosa invettiva-profezia di Nanni Moretti in piazza Navona: «Con questi dirigenti non vinceremo mai! ».
Perché non hanno saputo o voluto ascoltare questo sentimento, che pure attraversa il popolo di sinistra da così tanti anni?
Perché la classe dirigente della sinistra non impara mai dai propri errori?
Perché non ascolta il suo elettorato?
Me lo sono chiesto tante volte, perché anch’io - se molte cose cambiassero - potrei esserne parte.
E la conclusione cui sono arrivato è che la ragione vera, la ragione profonda, per cui la sinistra non sa ascoltare è una soltanto: è la fortuna.
La sinistra può permettersi - o meglio: si è potuta permettere finora - di ignorare completamente il suo popolo per la sfacciata fortuna che la accompagna.
La sinistra è come Gastone Paperone: almeno nella seconda Repubblica è stata così fortunata da potersi sottrarre a ogni controllo di realtà.
In che cosa è consistita la fortuna della sinistra?
La prima fortuna è di essere riuscita a vincere ben tre elezioni, quelle del 1996, quelle del 2006 e quelle attuali, nonostante la maggioranza degli italiani non l’avesse scelta.
Vincere per il rotto della cuffia significa essere fortunati, ma è una fortuna che si paga, perché ti fa credere di aver fatto tutto giusto anche se non è vero.
La sinistra ha da sempre il problema di allargare i propri consensi al di fuori della cerchia dei propri sostenitori tradizionali, ma non lo affronta mai perché una maledetta fortuna la accompagna in ogni tornata elettorale.
Ciò vale, in particolare, per la tornata del 2006 e per quella attuale.
In entrambe il candidato più capace di allargare il consenso, il candidato che avrebbe attirato voti anche dal campo avverso, il candidato che avrebbe assicurato un’ampia maggioranza in Parlamento, era una persona diversa da quella che poi effettivamente venne scelta.
Nel 2006 il consenso di Veltroni era notoriamente molto più ampio di quello di Prodi.
Oggi il consenso di Renzi è notoriamente molto superiore a quello di Bersani.
Eppure l’apparato del partito non se ne cale: come in un tipico concorso universitario, promuove il candidato interno, o quello che ha le simpatie dei baroni, e dice agli outsider che devono avere pazienza, il loro turno verrà.
Peccato che, quando il loro turno arriva, il giocattolo è rotto: a Veltroni venne consegnato un Pd lacerato dalle lotte interne e dai due anni di non-governo di Prodi, a Renzi verrà (forse) consegnato un partito militarizzato da Bersani e ancora un po’ ostile al ragazzino.
Se avesse avuto meno fortuna, se non fosse riuscita a nascondere con vittorie tecniche sconfitte politiche, la sinistra avrebbe iniziato ben prima quel processo di rinnovamento che da tanto tempo attendiamo.
C’è poi una seconda fortuna, che nessuno nota mai.
Negli ultimi venti anni l’economia, in Italia, è andata sistematicamente peggio che nel resto d’Europa ma, curiosamente, la destra ha governato sempre in anni di congiuntura negativa (2001-2005 e 2008-2011), la sinistra sempre in anni di congiuntura positiva (1996-2000 e 2006-2007).
Il nesso è del tutto casuale, perché la congiuntura dipende essenzialmente dal resto dell’Europa, ma mi sono divertito a calcolare le probabilità che - in un quindicennio - la «dea bendata» distribuisca i suoi favori in modo così squilibrato: sono così basse che verrebbe da pensare che la dea non sia bendata come si dice.
Anche questo ha contribuito a ritardare una diagnosi spietata su se stessa e sulle proprie politiche.
Ma forse la fortuna-sfortuna più importante della sinistra è il suo elettorato. Delle tre opzioni di cui, secondo la celebre analisi di Albert Hirshman, l’elettore-consumatore può servirsi, l’elettore di sinistra ne trascura sempre una: la defezione (exit). All’elettore progressista piacciono solo le altre due: la protesta (voice) quando le elezioni sono ancora lontane, la lealtà (loyalty) al momento del voto. L’elettore di sinistra, secondo tutte le indagini, è il più fedele, il più leale, o il più gregario, se preferite.
Può mugugnare, indignarsi, criticare, parlare male del Pd per anni e anni ma poi, arrivato al dunque, immancabilmente mette la crocetta nella casella giusta.
Con ciò, verosimilmente, raggiunge lo scopo che si prefigge (togliere voti all’odiato Cavaliere), ma ottiene anche un effetto che forse non desidera: quello di permettere alla classe dirigente del Pd di rimandare, ancora una volta, il momento di cambiare.
Rinunciando a inviare ai politici l’unico segnale che essi (talora) mostrano di comprendere, l’elettorato di sinistra è destinato a tenersi i dirigenti che ha.
Non per sempre, perché nessuno è eterno, ma più del necessario, questo sì.
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Re: Centro e sinistra,……oggi cosa sono???
Anche se ripetitiva questa e' sempre una bella domanda da porre, visti i tempi.camillobenso ha scritto:Centro e sinistra,……oggi cosa sono???
Il vecchio (solo anagraficamente) N. Bobbio, non tanto tempo fa e quindi nell’appena trascorso secolo, dava la sua interpretazione su Destra e Sinistra, non menzionando per niente il Centro poiche’ con molto probabilita’ lo considerava, come lo considero io, solo un’opportunismo di comodo:
“La distinzione tra destra e sinistra riguarda fondamentalmente il diverso atteggiamento verso l’idea di uguaglianza: la sinistra ritiene che si debba trovare il modo di attenuare le disuguaglianze tra gli uomini mentre la destra è certa che le disuguaglianze non siano eliminabili.”
Quindi, i vecchi concetti contrapposti sull’uguaglianza di Rousseau e Nietzsche.
Ora chiedere, stando a questi concetti, chi sia ora di sinistra, mi e’ alquanto difficile sopratutto in questi frangenti politici.
Chi sia di Destra e di Centro non ho difficoltà nell’individuarli anche se questa e’ la parte che meno mi interessa.
Un salutone
nb. Qui si parla solo di concetti:Sinistra,Destra e Centro. Mentre e' molto diverso l'atteggiamento che rivolge al pensiero Socialista.
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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- Iscritto il: 24/02/2013, 18:19
Re: Centro e sinistra,……oggi cosa sono???
In casa mia ci siamo divisi i voti tra Monti e Bersani ma mi ritengo più vicino a Scelta civica per Monti. Bastava allearsi e fare un patto di governo e si avrebbe comunque vinto e fatto 5 anni di governo. Ma Bersani era sicuro di stravincere e noi di essere attorno al 14% 15%... Troppo giovane era la struttura di scelta civica, i volontini spesso non sono stati neanche distribuiti perchè non sono arrivati in tempo. Capisco che erano le prove per la nascita della grande creatura di Montezemolo ma abbiamo peccato di superbia tutti. Come uscire da questa situazione? Per me c'è un'unica strada. Governo Pd, con Monti ad inseguire le proposte dei Grillini con Bersani a tenere il cerino che prima ha tenuto Monti.
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- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Centro e sinistra,……oggi cosa sono???
max1980 ha scritto:In casa mia ci siamo divisi i voti tra Monti e Bersani ma mi ritengo più vicino a Scelta civica per Monti. Bastava allearsi e fare un patto di governo e si avrebbe comunque vinto e fatto 5 anni di governo. Ma Bersani era sicuro di stravincere e noi di essere attorno al 14% 15%... Troppo giovane era la struttura di scelta civica, i volontini spesso non sono stati neanche distribuiti perchè non sono arrivati in tempo. Capisco che erano le prove per la nascita della grande creatura di Montezemolo ma abbiamo peccato di superbia tutti. Come uscire da questa situazione? Per me c'è un'unica strada. Governo Pd, con Monti ad inseguire le proposte dei Grillini con Bersani a tenere il cerino che prima ha tenuto Monti.
Bastava allearsi e fare un patto di governo e si avrebbe comunque vinto e fatto 5 anni di governo
Quindi cosa devo arguire da questa affermazione,…che tu consideravi queste normali elezioni in cui la necessità primaria era vincere? In questo caso con un’alleanza.
E lo stato dell’arte della situazione italiana????
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Re: Centro e sinistra,……oggi cosa sono???
Zio Camillo,
si traduce il tutto in ...." convergenze parallele catto-comuniste"
Basta, non ne posso più
si traduce il tutto in ...." convergenze parallele catto-comuniste"
Basta, non ne posso più
Chi c’è in linea
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