Francesco un papa ...Cristiano!

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UncleTom
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

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ORMAI E’ RIMASTO SOLO LUI A CHIEDERLO
MA E’ UN DIALOGO TRA SORDI
RICHIESTE FATTE AL VENTO



L’INCONTRO 40 minuti Mattarella: “Serve impegno soprattutto per i giovani”

Anche al Colle Papa Francesco chiede
un lavoro per tutti: “E non precario


I l terrorismo e il dramma dei migranti, il lavoro e i giovani, la difesa dell’ambiente, la responsabilità politica nel futuro della società. Sono i temi affrontati ieri durante la visita ufficiale di Papa Francesco al Quirinale, dove lo ha ricevuto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Su tutto, ha dominato però la “dignità del l a vo r o ” e la responsabilità della politica nel rafforzare il legame tra cittadini e istituzioni. IL COLLOQUIO tra l’inquilino del Colle e Bergoglio è durato circa 40 minuti nello studio alla Vetrata, lo stesso che viene utilizzato per le consultazioni per la formazione dei nuovi governi. Il capo di Stato ha poi sottolineato come sia “ele - vata la responsabilità che incombe su chi è chiamato a esercitare i pubblici poteri e quanto profondo debba essere l’impegno nell’assicura - re giorno dopo giorno dignità, riconoscimento di un ruolo nella società, rispetto elementi fondanti di ogni civile convivenza, attraverso la garanzia a tutti del lavoro”. Mattarella cita poi l’intervento sul lavoro di Bergoglio a Genova, basato s ul l’articolo 1 della Costituzione: “Agire con crescente impegno affinché prevalga una condizione di equità, e quindi stabilità sociale e concordia, è un obiettivo che deve trovare prioritaria applicazione nei confronti dei giovani”. Anche il Pontefice torna - anche se in una forma più seriosa rispetto al botta e risposta di Genova - sul tema lavoro: “Ribadisco l’ap - pello a generare e accompagnare processi che diano luogo a nuove opportunità di lavoro dignitoso. Il disagio giovanile, le sacche di povertà, la difficoltà che i giovani incontrano nel formare una famiglia e nel mettere al mondo figli trovano un denominatore comune nell’i n s u f fi c i e n z a d el l ’offerta di lavoro, a volte talmente precario o poco retribuito da non consentire una seria progettualità”. Senza occupazione di qualità il patto sociale non regge e vince chi vuole fare i soldi con i soldi: serve “un’alleanza di iniziative perché le risorse finanziarie siano poste al servizio della gente e non invece distolte e disperse in investimenti speculativi”. BERGOGLIO, però, parla anche di immigrazione: Italia ed Europa, dice, sono chiamate ad affrontare “problemi e rischi di varia natura” ma è certo che “se l’Italia saprà avvalersi di tutte le sue risorse spirituali e materiali in spirito di collaborazione tra le sue diverse componenti civili, troverà la via giusta per un ordinato sviluppo e per governare nel modo più appropriato i fenomeni e le problematiche che le stanno di fronte”.
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

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Nell’anno 2017 d.c., questo problema non può essere liquidato sostenendo che si tratta di un vizietto privato del vescovo.


Nuova grana per il Papa, il caso del vescovo col vizietto che molesta i turisti fuori dal Vaticano

3/36

Quotidiano di Puglia
Franca Giansoldati 5 ore fa

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Raiola, rivelazione shock

© Ansa
CITTÀ DEL VATICANO - Inutile dire che il caso – e che caso! - sta causando fortissimo imbarazzo al Papa. Se ne parla a mezza voce, ormai in troppi ne sono a conoscenza e, naturalmente, anche Bergoglio è stato informato dei contorni che ha preso la spiacevole vicenda che ha come protagonista un prelato appartenente ad un importante ordine religioso con la forte, fortissima inclinazione a non controllare i propri desideri di fronte a giovani uomini. Come se una forza improvvisa, trascinante, irrefrenabile si impossessasse di lui fino ad indurlo a perdere ogni freno, fino ad abbattere schemi mentali e fargli dimenticare, in un solo attimo, del suo status sacerdotale, della sua posizione, e del rischio di alimentare scandali in un momento in cui la Chiesa di certo non ne avrebbe bisogno. Il vizietto. Già.
Dicono che non sia difficile vederlo uscire dal suo appartamento, nel tardo pomeriggio, e mettersi a passeggiare avanti e indietro nei pressi di Sant'Anna, l'ingresso principale del Vaticano. I turisti in quella zona non mancano mai, è un attraversamento molto frequentato, un continuo via vai di gente che torna dai musei, si dirige in piazza, oppure verso Borgo Pio dove a quell'ora i bar raccolgono le comitive per l'aperitivo. A stuzzicare gli appetiti del prelato, da un anno in qua, si è aggiunta anche la presenza dei militari incaricati di controllare i varchi dai quali si può accedere al piccolo Stato. Mitra a tracolla, mimetica, transenne. Il prelato in un paio di circostanze avrebbe tentato persino un timido approccio con due di loro i quali, dopo avere liquidato il prelato marpione, hanno informato le autorità vaticane. I militari conoscevano un cardinale di curia al quale avrebbero raccontato lo spiacevole episodio avvenuto mentre montavano la guardia.
Un gesto di riguardo verso il Papa per metterlo a conoscenza di una situazione che alla lunga avrebbe rischiato di alimentare scandali se solo la notizia fosse trapelata all'esterno. Passa qualche altro giorno e il cardinale durante una udienza di lavoro con Papa Bergoglio lo mette al corrente di quello che sta accadendo, sottolineando che forse sarebbe il caso di prendere dei provvedimenti, magari aiutare il prelato a riprendere il controllo di sé, mandarlo per un certo periodo di tempo in qualche convento. Alle prese con la nuova grana, alquanto addolorato per i risvolti umani della vicenda, Francesco decide di seguire la prassi ordinaria e convocare con una certa urgenza a Santa Marta il capo dell'ordine religioso dal quale dipende l'arcivescovo col vizietto, ordinandogli di trasferire l'arcivescovo molestatore alla svelta. Gli avrebbe aggiunto anche che una situazione del genere non sarebbe più stata tollerata. Tutto questo accadeva alcuni mesi fa; da allora ancora nulla pare sia accaduto. E l'arcivescovo, da quello che raccontano, continua a passeggiare avanti e indietro sul marciapiede davanti a Sant'Anna sul far della sera.

http://www.msn.com/it-it/notizie/italia ... spartanntp
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

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msn.com, ha pubblicato ieri questa notizia ripresa da Lettera 43.


http://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/ ... spartandhp

Ecco il vero volto di Gesù
3/36

Lettera 43
18 ore fa

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© Fornito da Lettera 43 Cristo

Tutti conoscono la Sindone, quell’antico lenzuolo che si conserva a Torino e sul quale è impressa l’immagine di Gesù Cristo. Ma pochi conoscono il suo vero volto, che nell'immaginario collettivo è rappresentato con i lineamenti delicati, i capelli lunghi e gli occhi chiari. A smontare questa descrizione è arrivato uno studio dell'inglese Richard Neave. L'esperto britannico di scienze forensi all'Università di Manchester racconta di aver scoperto il vero viso di Gesù. Che, secondo lui, avrebbe avuto la pelle e gli occhi scuri, un viso 'allargato', una folta barba e i capelli ricci. Lo studioso ha pubblicato già da qualche tempo l'immagine del volto ricostruito ma la notizia, ripresa da The Independent e Daily Mail, è curiosamente diventata un trend solo di recente.
PRECEDENTI RICOSTRUZIONI. Quella dello studioso britannico non è la prima ricostruzione tentata nella storia: molti prima di lui hanno cercato di riportare alla luce il vero volto di Cristo. Ma, a differenza di esperimenti precedenti, quello dell'esperto britannico si basa sullo studio di tre teschi appartenenti ad ebrei vissuti nel Nord di Israele all'epoca di Gesù. Proprio per questo motivo il suo studio si baserebbe su fondamenti ben più attendibili rispetto alle ricerche effettuate in passato. I tratti somatici degli uomini contemporanei a quell'epoca, erano ben lontani da quelli del Gesù che noi conosciamo grazie anche all'arte e alla pittura.
SCHELETRI RIVELATORI. Da uno dei teschi si è immaginata una forma del viso in 3D. Grazie anche alle opere artistiche scoperte in quella zona, gli studiosi hanno ipotizzato che anche lui avesse occhi scuri e portasse la barba lunga, proprio come previsto dalla tradizione dell'epoca. Un passaggio della stessa Bibbia esclude che Gesù potesse portare i capelli lunghi, con i quali spesso viene rappresentato: portare i capelli lunghi era, secondo quanto scritto, un segno di disonore. Secondo la ricerca del dottor Neave Cristo sarebbe stato alto 1,50 centimetri per un peso di 50 chili. E il volto sarebbe quello ricostruito come nella foto seguente.

http://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/ ... spartandhp


Come potete vedere, la nuova immagine del Cristo che è sempre stata rappresentata da un uomo bianco di gentili lineamenti, sembra invece quella di un arabo.

Reggerà la Chiesa Cattolica di fronte a questo cambiamento????????

L’aspetto più interessante sarà la reazione degli STRUMPTRUPPEN Nazionali, che fingono di essere dei bravi cattolici, MENTRE IN REALTA’ SONO DEI FALSI CRISTIANI.

Dopo il casino che stanno facendo con gli immigrati, lo Ius soli, ecc, ……basta creare odio, accetteranno che il vero volto del Cristo, è arabo?????????????????????????????????????????????

Oppure cosa s’inventeranno???? Che era bianco di Canicattì??????????????????????????
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

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Cronaca

Vaticano: i milioni in Svizzera del neo-cardinale del Mali che imbarazzano Francesco

di Marco Politi | 21 giugno 2017

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Più informazioni su: Cardinali, Le Monde, Mali, Papa Francesco, Svizzera, Vaticano

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Sette giorni per prendere una decisione. Sette giorni per evitare il rischio di portare nel collegio cardinalizio un candidato sui cui pende l’ombra di uno scandalo finanziario.

Il 2017 per papa Francesco non è solo un altro anno di trionfi mediatici, ma anche un anno di spine. A marzo scorso Mary Collins, la cattolica irlandese (vittima di violenza sessuale da parte di un prete) che faceva parte dal 2014 della Commissione per la protezione dei minori, ha lasciato l’organismo vaticano denunciando la “vergognosa” mancanza di cooperazione del “dicastero coinvolto più da vicino nell’affrontare i casi di abuso”: cioè la Congregazione per la Dottrina della fede.

In queste ore sta esplodendo la vicenda del primo Revisore generale dei conti del Vaticano, Libero Milone – esperto finanziario di esperienza internazionale, ex presidente ed ex amministratore delegato della società Deloitte – che si è dimesso con largo anticipo per essersi scontrato con l’Apsa, l’ “Amministrazione Patrimonio Sede Apostolica”, già finita nel mirino all’epoca di Vatileaks2. Nel 2015, infatti, l’agenzia Reuters aveva pubblicato la notizia che – contrariamente ad ogni logica e regola – il finanziere Giampietro Nattino possedeva conti cifrati presso l’Apsa e se n’era servito per trasferire due milioni di euro in Svizzera.

Ora si profila all’orizzonte un altro incidente, che investe le scelte dirette del Papa. Il mese scorso Francesco ha annunciato la creazione di cinque nuovi cardinali. Fra i prescelti l’arcivescovo di Bamako, Jean Zerbo, personalità conosciuta per il suo impegno per portare la pace in una paese straziato da una guerra civile e dalle violenze dei terroristi jihadisti.

La gioia per il suo ingresso nel collegio cardinalizio è stata però turbata dalla pubblicazione su Le Monde di un’inchiesta approfondita da cui risulta l’esistenza nella banca svizzera HSBC Private Bank a Ginevra di fondi per 12 milioni di euro suddivisi in vari conti correnti, i cui codici di accesso sono nelle mani dell’arcivescovo Jean Zerbo. I media ne hanno riferito il 1 giugno e l’episcopato del Mali ha reagito con un comunicato, pubblicato dall’agenzia cattolica Fides, per ribadire che la “Conferenza episcopale del Mali opera nella trasparenza totale. Dispone di statuti, di un regolamento interno e di un manuale di procedure che stabiliscono le funzioni di ciascuno Vescovo (…). Nessun Vescovo agisce a titolo personale… Tutte le attività sono regolarmente esaminate”.

Storia finita? Tutt’altro.

Intanto c’è da registrare che Francesco, che ignorava tutto, “non ha preso bene la cosa” come sottolinea un esponente vaticano regolarmente in contatto con il pontefice e la Segreteria di Stato. Troppi interrogativi rimangono aperti e nelle questioni di soldi né il Vaticano né le Chiese locali si possono permettere di fare spallucce come se rivelazioni documentate da parte della stampa fossero esercizio di gossip.

A una settimana dalla solenne cerimonia, durante la quale Zerbo dovrebbe ricevere dalle mani del Papa la berretta color porpora, dal Vaticano non è giunto nessun chiarimento definitivo. E i punti oscuri sono parecchi. A partire dal fatto che se una Chiesa locale, in uno scenario di guerra, sente la necessità di mettere al sicuro i propri fondi, c’è un’istituzione apposita: l’Istituto per le opere di religione.

1. Perché agli autori dell’inchiesta di Le Monde l’arcivescovo Zerbo risponde prima “Io un conto in Svizzera? Dunque sono ricco a mia insaputa” e poi “E’ un conto vecchio… un sistema che abbiamo ereditato dall’Ordine dei Missionari d’Africa”? Monsignor Zerbo né allora né successivamente ha fornito informazioni precise.
2. Nell’anno 2007 (ultima data della documentazione HSBC Private Bank) i 12 milioni, suddivisi in vari conti intestati alla Conferenza episcopale del Mali, sono accessibili a tre persone: mons. Zerbo, all’epoca incaricato delle finanze della Conferenza episcopale del Mali, monsignor Jean-Gabriel Diarra, vescovo di San, e Cyprien Dakouo, l’allora segretario generale dell’episcopato del Mali. Da dove vengono questi fondi, tenuto conto che il Mali è un paese estremamente povero di 17 milioni di abitanti con una minuscola presenza cattolica?
3. Nel 2012 Dakouo lascia il suo incarico, sparisce dal Mali e attualmente si trova a in Francia a Lione per preparare una tesi in economia. Dakouo è ancora abilitato ad accedere ai conti correnti svizzeri con delega di firma?
4. Perché l’attuale responsabile delle finanze dell’episcopato del Mali, don Noel Somboro, non sa nulla di questi conti? Somboro dichiara: “E’ possibile che siano esistiti, ma non ne ho traccia”.
5. Infine l’ultimo grande e grave interrogativo. Questi 12 milioni di euro dove sono finiti? In quale banca sono oggi? Perché l’episcopato del Mali non è in grado o non vuole chiarire la loro destinazione, visto che sostiene l’esistenza di “regole precise”?

A rendere più inquietante lo scenario, la notizia – riferita dall’agenzia Adista – che i due autori dell’inchiesta David Dembélé e Aboubacar Dicko, dopo un susseguirsi di violenti minacce anonime al telefono e sul web, sono stati posti sotto protezione della polizia del Mali.

Il 28 giugno si svolgerà in San Pietro la cerimonia fastosa per la creazione dei nuovi cardinali. A tutt’oggi in Vaticano si prevede che monsignor Zerbo riceverà la berretta e che non ci sarà un rinvio. Ma l’entourage del pontefice non dovrebbe sottovalutare la vicenda. Trasparenza è una delle parole chiave dell’attuale pontificato. L’affaire non riguarda più una lontana Chiesa locale, ma il “Senato della Chiesa”. E non va mai dimenticato che la folla mediatica è come la plebe romana al Colosseo. Un giorno si esalta per la scomunica ai corrotti, il giorno dopo è pronta a urlare “ad leones”.
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

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…….ANCHE A FRANCESCO TOCCA PORTARE LA CROCE……..

Problemi con i preti pedofili, con il grado di vescovo, problemi con i cavalieri di Malta, problemi con i cardinali con i soldi in Svizzera, problemi con il mondo che si sta squagliando come un gelato al sole.

Ci mancava solo questo campione del cattolicesimo italiano.




» Politica
venerdì 23/06/2017
Formigoni: “Mi dicono pirla, non corrotto. Il Celeste non si scomunica. Ho avuto successo perché sono forte e bravo”
Roberto Formigoni - Dopo la condanna per corruzione, il senatore non teme il pugno duro del Papa: “Sono bravo e forte: innocente”

di Antonello Caporale | 23 giugno 2017


| 6
A me interessa soltanto parlare del processo.
Le mie erano notazioni intimiste.
Non sono interessato alle sue notazioni.
Roberto Formigoni è stato condannato a sei anni per corruzione.
Sono furibondo, mi sembra tutto assurdo, incredibile. È una storia che va raccontata per bene.
Comunque c’è l’appello.
I miei avvocati sono già al lavoro.
C’è stato complotto.
Non direi, non arrischio tanto.
Persecuzione, dai.
Diciamo accanimento. Del resto il centrodestra è stato bersaglio strutturale dell’azione delle procure, obiettivo permanente, soggetto propulsore dell’altrui attività censoria.
Ma com’è stato possibile che uno come lei…
Dunque: innocenti i dirigenti che avevano deciso, innocenti gli assessori che avevano condiviso, innocenti i funzionari che avevano deliberato e materialmente finanziato le somme per la Maugeri e il san Raffaele. Tutti innocenti. Un unico colpevole: Formigoni.
La sua caratura politica era tale, il dominio assoluto, la personalità così forte. Non per niente era il Celeste.
Ma il Celeste è un nomignolo affibiatomi dagli amici alleati di governo per via della giacca celeste.
La giacca celeste la ricordo benissimo.
E del fatto che il mio ufficio fosse al trentacinquesimo piano del Pirellone.
In linea d’aria un po’ più vicino a Dio rispetto al resto del mondo. Il Celeste condannato è un ossimoro. È contro il principio di gravità.
Devo ancora completare la lettura delle motivazioni della sentenza. La sostanza è che vengo condannato per aver finanziato benemerite istituzioni sanitarie, per aver dato accesso alle migliori cure la povera gente che ancora mi ferma per strada, in metrò.
E la gente che incontra come fa?
Spesso mi chiede: quando ritorna?
Ma lei si ricandiderà?
Questo non lo so, è dal 1975 che sono in politica e certo ascolterò gli amici sul da farsi. Finora ho sempre fatto così. Sempre con una messe di voti invidiabile. Davanti a fior di politici. Ricorda un certo Scalfaro? Io prima di lui. Ricorda un certo Martinazzoli? Io prima di lui.
I suoi occhi incrociano quelli dei lombardi. Scruta livore oppure ossequio? Amicizia oppure odio?
Alcuni se ne fregano, in tanti mi riconoscono, altri chiedono: ma lei è Formigoni?
E poi che succede?
Qualcuno ti stima, qualcuno se ne fotte, qualcuno ti dice pirla.
Pirla.
In politica ci sta.
Si è fatto corrompere da Daccò. Il faccendiere che sgancia al Celeste.
Ah ah, questa è davvero bella! Un’amicizia, una vacanza in regalo restituita con una bella cena. Sai che corruzione.
I suoi conti correnti zeppi di soldi ma immacolati, nessun movimento.
Falso, falsissimo. Lei sa che vivo in comunità, e sa che davo alla cassa comune una quantità di danaro significativa: tra i sessanta e i settantamila euro l’anno. Quei soldi erano per i bisogni minimi e più materiali.
Ma lei non aveva bisogno di un cappuccino al bar, un pranzo veloce a un fast food, un acquisto di una saponetta? I giudici non ricordano una sua operazione con la carta di credito. Tutto cash.
Ma che dice? Ma lo sa che Formigoni durante gli anni del suo governo della Lombardia girava come una trottola? Dieci milioni di abitanti, mai negato una risposta a una richiesta. Scrivevo io o facevo rispondere. E nella settimana non c’era giorno che non fossi invitato a pranzo, non c’era ora che non avessi qualcuno che mi offrisse il caffè. I giornali li trovavo in ufficio, la vettura era quella della questura perché soggetto sotto protezione. Quelle sere che riuscivo a stare a casa ero felicissimo.
Membro della casa della famiglia ciellina, i memores domini, dove si coltiva la dedizione totale a Dio.
Quelle poche volte cenavo da solo e poi – stravaccato – ascoltavo musica.
Allora è complotto.
Io non lo chiamo complotto.
Allora non è complotto.
Però qualcosa di incredibile è successo: come sia stato possibile condannarmi è un mistero, che diviene doppio se si pensa che tutti gli altri sono assolti.
E un altro mistero, questo dovuto alla fede, sta per inghiottirla. Papa Francesco vorrebbe tener fuori dalla casa di Cristo i corrotti. Si dice che sia pronto già il decreto. Ora converrà che il Celeste che non possa mettere piede in chiesa sarebbe un atto inaudito, andrebbe finanche contro le leggi della fisica.
Quale corruzione? In-no-cen-te. Sono innocente e sarà dimostrato chiarissimamente.
Forse gli avvocati hanno avuto qualche défaillance.
Hanno fatto un lavoro perfetto. Dovremo fare uno sforzo per convincere di più il giudice di appello.
Formigoni condannato.
Diciamoci la verità. Formigoni ha avuto successo in politica e ha esercitato il potere perché è forte e bravo.
Bravo.
Molto bravo. E forte, perché la mia capacità di lavoro, la mia dedizione, la fatica con la quale ogni giorno ho seguito gli affari pubblici è incontestabile. Tutti i lombardi vedevano che la luce nel mio ufficio non si spegneva prima di mezzanotte.
Speriamo bene.
Sicurissimo, innocentissimo. Buongiorno.

http://www.ilfattoquotidiano.it/premium ... scomunica/
UncleTom
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CRISTO SI E’ FERMATO AD EBOLI, E LA CROCE DI FRANCESCO SI FA ANCORA PIU’ PESANTE.



26 giu 2017 10:46
“NON E’ UN CASO CHIUSO: E’ MIA FIGLIA

- LA MADRE DI EMANUELA ORLANDI SCRIVE A MONSIGNOR BECCIU CHE HA RISPOSTO PICCHE ALLA RICHIESTA DELLA FAMIGLIA DI VISIONARE IL DOSSIER SULLA SPARIZIONE DELLA RAGAZZA: “PERCHÉ SE PER LEI IL CASO È CHIUSO, ALLORA DI CERTO SA COSA È ACCADUTO A EMANUELA. MA SE NON HA RISPOSTE DA DARMI ALLORA IL CASO È ANCORA APERTO…”
UncleTom
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UncleTom ha scritto:
CRISTO SI E’ FERMATO AD EBOLI, E LA CROCE DI FRANCESCO SI FA ANCORA PIU’ PESANTE.



26 giu 2017 10:46
“NON E’ UN CASO CHIUSO: E’ MIA FIGLIA

- LA MADRE DI EMANUELA ORLANDI SCRIVE A MONSIGNOR BECCIU CHE HA RISPOSTO PICCHE ALLA RICHIESTA DELLA FAMIGLIA DI VISIONARE IL DOSSIER SULLA SPARIZIONE DELLA RAGAZZA: “PERCHÉ SE PER LEI IL CASO È CHIUSO, ALLORA DI CERTO SA COSA È ACCADUTO A EMANUELA. MA SE NON HA RISPOSTE DA DARMI ALLORA IL CASO È ANCORA APERTO…”

1 - ORLANDI, LA MAMMA SCRIVE AL VATICANO
Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della sera”


È un appello accorato, una vera e propria supplica quella che Maria Pezzano Orlandi, la mamma di Emanuela, rivolge a monsignor Angelo Becciu. Una settimana fa, dopo la presentazione dell' istanza con la quale la famiglia - assistita dagli avvocati Annamaria Bernardini De Pace e Laura Sgró - chiedeva di poter visionare il dossier custodito presso la segreteria di Stato in Vaticano sulla scomparsa della quindicenne avvenuta 34 anni fa, l' alto prelato aveva risposto: «Per noi il caso è chiuso».

Adesso la signora ha deciso di inviare una lettera proprio perché il suo dolore non potrà mai essere lenito fino a quando non conoscerà la verità sulla sorte della figlia.
Finora è stato Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, a rappresentare la famiglia di fronte a tutti coloro avrebbero potuto fornire elementi utili. Adesso che «svariate fonti» hanno parlato dell' esistenza di un dossier segreto presso la Santa Sede, è la mamma a esprimere la propria disperazione sperando che questa sua richiesta di aiuto arrivi fino a papa Francesco.


2 - ORLANDI, LA MAMMA SCRIVE AL VATICANO «NON È UN CASO CHIUSO, È MIA FIGLIA»
Maria Pezzano Orlandi per il “Corriere della Sera”


Eccellenza, dopo avere letto le Sue dichiarazioni, voglio condividere con Lei il dolore che pulsa nel cuore di una madre ormai anziana. Risiedo in Vaticano, stavo ancora bevendo un caffè con il mio avvocato, quando le agenzie di stampa si sono scatenate con le sue durissime parole: «Per noi il caso è chiuso». Non era passata neanche un' ora da quando la mia famiglia aveva rivolto formalmente al Segretario di Stato la richiesta di vedere il fascicolo che riguarda Emanuela e il caso era già chiuso.

Io attendo da 34 lunghi anni di sapere che cosa è successo a mia figlia e la Sua risposta è giunta dopo solo una manciata di minuti. La mia bambina, il «caso chiuso», non meritava neppure qualche ora di ponderata riflessione. E tantomeno una risposta. Le ricordo, Eccellenza, che i casi degli scomparsi si chiudono solo in due modi: o con il ritrovamento in vita di chi è sparito o con l' accertamento della sua morte. Me lo dica, allora, Eccellenza, come si è chiuso il caso di mia figlia.

Perché se per Lei il caso è chiuso, allora di certo sa cosa è accaduto a Emanuela. Mi dica dove si trova mia figlia, Eccellenza, se Lei sa che è viva. Mi dica dov' è adesso, perché voglio andare subito a riabbracciarla. Attendo da troppo tempo questo momento.

Se invece Lei sa che Emanuela non c' è più, allora, Eccellenza, mi dica dove sono i suoi resti. Mi dica dove posso trovare la tomba della mia bambina. Sono sua madre, io l' ho partorita, l' ho allevata, l' ho vista crescere e poi sparire ancora prima che diventasse donna. Me lo dica, Eccellenza, dov' è sepolta Emanuela, vorrei portarle un fiore. Ogni giorno, vorrei ricoprirla di fiori. Ma se non ha risposte da darmi, allora, Eccellenza, il caso non è affatto chiuso; è ancora aperto.

Dunque, la Sua frettolosa risposta è diplomatica? Invece, la Sua coscienza, l' abito che porta e il ruolo che riveste, dovrebbero obbligarLa ad aiutarmi a trovare Emanuela. Dovrebbero obbligarLa a confortare una madre desolata, ad asciugare le sue lacrime e a prodigarsi per lenire il vuoto immenso che ha lasciato Emanuela in questa famiglia quel pomeriggio di 34 anni fa, quando è uscita per andare a scuola di musica e non è più tornata. Emanuela Orlandi non è un «caso chiuso», è mia figlia. E io la cercherò finché il Signore mi terrà in vita.
UncleTom
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UncleTom ha scritto:
UncleTom ha scritto:
CRISTO SI E’ FERMATO AD EBOLI, E LA CROCE DI FRANCESCO SI FA ANCORA PIU’ PESANTE.



26 giu 2017 10:46
“NON E’ UN CASO CHIUSO: E’ MIA FIGLIA

- LA MADRE DI EMANUELA ORLANDI SCRIVE A MONSIGNOR BECCIU CHE HA RISPOSTO PICCHE ALLA RICHIESTA DELLA FAMIGLIA DI VISIONARE IL DOSSIER SULLA SPARIZIONE DELLA RAGAZZA: “PERCHÉ SE PER LEI IL CASO È CHIUSO, ALLORA DI CERTO SA COSA È ACCADUTO A EMANUELA. MA SE NON HA RISPOSTE DA DARMI ALLORA IL CASO È ANCORA APERTO…”

1 - ORLANDI, LA MAMMA SCRIVE AL VATICANO
Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della sera”


È un appello accorato, una vera e propria supplica quella che Maria Pezzano Orlandi, la mamma di Emanuela, rivolge a monsignor Angelo Becciu. Una settimana fa, dopo la presentazione dell' istanza con la quale la famiglia - assistita dagli avvocati Annamaria Bernardini De Pace e Laura Sgró - chiedeva di poter visionare il dossier custodito presso la segreteria di Stato in Vaticano sulla scomparsa della quindicenne avvenuta 34 anni fa, l' alto prelato aveva risposto: «Per noi il caso è chiuso».

Adesso la signora ha deciso di inviare una lettera proprio perché il suo dolore non potrà mai essere lenito fino a quando non conoscerà la verità sulla sorte della figlia.
Finora è stato Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, a rappresentare la famiglia di fronte a tutti coloro avrebbero potuto fornire elementi utili. Adesso che «svariate fonti» hanno parlato dell' esistenza di un dossier segreto presso la Santa Sede, è la mamma a esprimere la propria disperazione sperando che questa sua richiesta di aiuto arrivi fino a papa Francesco.


2 - ORLANDI, LA MAMMA SCRIVE AL VATICANO «NON È UN CASO CHIUSO, È MIA FIGLIA»
Maria Pezzano Orlandi per il “Corriere della Sera”


Eccellenza, dopo avere letto le Sue dichiarazioni, voglio condividere con Lei il dolore che pulsa nel cuore di una madre ormai anziana. Risiedo in Vaticano, stavo ancora bevendo un caffè con il mio avvocato, quando le agenzie di stampa si sono scatenate con le sue durissime parole: «Per noi il caso è chiuso». Non era passata neanche un' ora da quando la mia famiglia aveva rivolto formalmente al Segretario di Stato la richiesta di vedere il fascicolo che riguarda Emanuela e il caso era già chiuso.

Io attendo da 34 lunghi anni di sapere che cosa è successo a mia figlia e la Sua risposta è giunta dopo solo una manciata di minuti. La mia bambina, il «caso chiuso», non meritava neppure qualche ora di ponderata riflessione. E tantomeno una risposta. Le ricordo, Eccellenza, che i casi degli scomparsi si chiudono solo in due modi: o con il ritrovamento in vita di chi è sparito o con l' accertamento della sua morte. Me lo dica, allora, Eccellenza, come si è chiuso il caso di mia figlia.

Perché se per Lei il caso è chiuso, allora di certo sa cosa è accaduto a Emanuela. Mi dica dove si trova mia figlia, Eccellenza, se Lei sa che è viva. Mi dica dov' è adesso, perché voglio andare subito a riabbracciarla. Attendo da troppo tempo questo momento.

Se invece Lei sa che Emanuela non c' è più, allora, Eccellenza, mi dica dove sono i suoi resti. Mi dica dove posso trovare la tomba della mia bambina. Sono sua madre, io l' ho partorita, l' ho allevata, l' ho vista crescere e poi sparire ancora prima che diventasse donna. Me lo dica, Eccellenza, dov' è sepolta Emanuela, vorrei portarle un fiore. Ogni giorno, vorrei ricoprirla di fiori. Ma se non ha risposte da darmi, allora, Eccellenza, il caso non è affatto chiuso; è ancora aperto.

Dunque, la Sua frettolosa risposta è diplomatica? Invece, la Sua coscienza, l' abito che porta e il ruolo che riveste, dovrebbero obbligarLa ad aiutarmi a trovare Emanuela. Dovrebbero obbligarLa a confortare una madre desolata, ad asciugare le sue lacrime e a prodigarsi per lenire il vuoto immenso che ha lasciato Emanuela in questa famiglia quel pomeriggio di 34 anni fa, quando è uscita per andare a scuola di musica e non è più tornata. Emanuela Orlandi non è un «caso chiuso», è mia figlia. E io la cercherò finché il Signore mi terrà in vita.
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

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MENTRE LA REPUBBLICA ITALIANA : E’ ALL’ULTIMO ULTIMO ATTO, NELL STATO VATICANO FRANCESCO FA IL SINDACALISTA




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Il Papa incontra i sindacati: “È una società stolta quella che fa lavorare gli anziani e non i giovani”

di F. Q. | 28 giugno 2017

Cronaca
Il Pontefice ha ricevuto i delegati della Cisl, accompagnati dal segretario Annamaria Furlan, questa mattina in sala Nervi prima dell'udienza generale. L'ammonimento: "Non diventate troppo simili ai partiti politici"
di F. Q. | 28 giugno 2017
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“E’ una società stolta e miope quella che costringe gli anziani a lavorare troppo a lungo e obbliga una intera generazione di giovani a non lavorare”. Papa Francesco parla di giustizia sociale incontrando mille delegati della Cisl, accompagnati dal segretario Annamaria Furlan. Il Pontefice ha ricevuto i delegati ricevuti questa mattina in sala Nervi prima dell’udienza generale, in occasione del congresso nazionale. “Quando i giovani sono fuori dal mondo del lavoro, alle imprese mancano energia, entusiasmo, innovazione”. Bergoglio ha parlato del ruolo dei sindacati, ma anche di pensioni d’oro e discriminazioni di genere.
Dalle pensioni d’oro agli anziani che faticano ad arrivare a fine mese, Papa Francesco ha puntato il dito contro le disuguaglianze, chiedendo che venga riconosciuto “il diritto a una giusta pensione, né troppo povera né troppo ricca”. Infatti, ha proseguito: “Le pensioni d’oro sono un’offesa al lavoro non meno grave delle pensioni troppo povere, perché fanno sì che le diseguaglianze del tempo del lavoro diventino perenni”. Per il Papa è “urgente un nuovo patto sociale per il lavoro, che riduca le ore di lavoro di chi è nell’ultima stagione lavorativa, per creare lavoro per i giovani che hanno il diritto-dovere di lavorare. Il dono del lavoro è il primo dono dei padri e delle madri ai figli e alle figlie, è il primo patrimonio di una società. È la prima dote con cui li aiutiamo a spiccare il loro volo libero della vita adulta”.
Un’altra discriminazione da combattere è quella femminile, sottolinea il Pontefice: “La donna è di seconda classe, guadagna di meno, è più facilmente sfruttata, fate qualcosa!”. Alla rappresentanza sindacale presente in Sala Nervi il Papa ricorda: “Nelle nostre società capitalistiche avanzate il sindacato rischia di smarrire la sua natura profetica, e diventare troppo simile alle istituzioni e ai poteri che invece dovrebbe criticare, alla politica, o meglio, ai partiti politici, al loro linguaggio, al loro stile”. Piuttosto, compito delle associazioni sindacali è quello di lottare “nelle periferie esistenziali, tra gli scartati del lavoro, tra gli immigrati, i poveri, che sono sotto le mura della città”, Infine il Papa ha denunciato che “a volte la corruzione è entrata nel cuore di alcuni sindacalisti”, allontanando le persone.
Il lavoro è un “dono”, ma non deve essere preponderante nella vita delle persone, avverte il Papa: “La persona non è solo lavoro, perché non sempre lavoriamo, e non sempre dobbiamo lavorare. Da bambini non si lavora, e non si deve lavorare”. Bergoglio ha poi ricordato tutti quei bambini a cui viene negato il diritto all’istruzione: “Ci sono nel mondo ancora troppi bambini e ragazzi che lavorano e non studiano, mentre lo studio è il solo lavoro buono dei bambini e dei ragazzi”. Parlando di infanzia, ha anche rivolto un pensiero ai genitori che non riescono a passare abbastanza tempo con i figli per via del lavoro: “Ma questo è disumano“.
Fra gli applausi il Papa si è congedato per l’udienza generale del mercoledì in piazza San Pietro, avvolta da una cappa d’afa: “Grazie per la visita, adesso vado in piazza al bagno turco”.
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