La collaudata tecnica degli annunci e degli insabbiamenti.
Inviato: 25/05/2013, 17:54
Anche questo governo sembra esperto nella tecnica degli annunci magistralmente utilizzata dai governi del caimano.
Si annuncia una riforma facendola passare come fatta, tanto poi chi vuoi che si ricorderà di quello che era stato annunciato e non è stato fatto.
E' un metodo che ha finora funzionato benissimo con l'eliminazione delle province, con le liberalizzazioni fantasma, come quelle delle farmacie, delle assicurazioni e dei servizi, che evidentemente si pensa di utilizzare per la questione sensibile del finanziamento dei partiti.
Per la verità, niente di originale. L'arte dell'insabbiamento viene da molto lontano ed ha avuto nella DC una grande scuola.
POLITICA
25/05/2013
Il nuovo “tesoretto” arriverà
con l’uno per mille ai partiti
I partiti saranno finanziati solo dai privati, che potranno donare attraverso un nuovo «uno per mille» in dichiarazione dei redditi
Maggioranza d’accordo
Il premier avverte:
se vi bloccate faremo un decreto
FABIO MARTINI
ROMA
Entrando nel salone del Consiglio dei ministri, Enrico Letta lo sa già: i “suoi” partiti, stavolta, stanno con lui senza riserve. Eppure, una volta spiegate le linee guida della riforma del finanziamento pubblico, il presidente del Consiglio fa un annuncio ai ministri: «Abbiamo preferito lo strumento del disegno di legge, per consentire su una materia come questa, il più ampio confronto parlamentare, ma se nell’arco di sei mesi dovessero manifestarsi resistenze che snaturano l’essenza del provvedimento, a quel punto non escludiamo di legiferare con un decreto legge».
Quella pronunciata davanti al plenum del Consiglio dei ministri non è una minaccia: quello che conta è il testo innovativo presentato e le modalità soft attraverso le quali si dovrebbe arrivare alla sua approvazione. Ma Letta ci tiene ad essere, ed anche ad apparire, determinato.
Tanto più che in materia di riforma della politica, il presidente del Consiglio è sempre stato un passo avanti ai suoi compagni di partito, con la presentazione, tre legislature fa, del primo disegno di legge sull’abolizione dei vitalizi ai parlamentari o con la proposta di autoriduzione dello stipendio da premier, di circa centomila euro. Una sensibilità su questi temi che corrisponde anche ad una scommessa: su questi temi si può riguadagnare un consenso in fasce di opinione pubblica in disarmo verso la politica.
E infatti Letta ha ripetuto in Consiglio un concetto che ha ripetuto spesso negli ultimi mesi: «Il sistema dei partiti o sa autoriformarsi o muore». I partiti lo hanno capito e perciò hanno deciso di appoggiare una riforma incisiva.
La vera novità sta proprio nel via libera arrivato a Letta dai due principali partiti della sua maggioranza, Pd e Pdl. I principi guida, approvati dal Cdm, erano stati preparati nei giorni scorsi nel corso di una istruttoria alla quale avevano contribuito il sottosegretario alla Presidenza Filippo Patroni Griffi, il sottosegretario del Pd Giovanni Legnini, il ministro del Pdl Gaetano Quagliariello, mentre l’inquadramento e alcuni suggerimenti operativi dirimenti sono venuti dal giurista Gregorio Gitti, parlamentare di Scelta civica.
La sintesi è toccata ad Enrico Letta, ben consapevole che non mancheranno increspature da qui alla approvazione da parte di un prossimo Cdm del disegno di legge definitivo.
Nel comunicato diffuso al termine del Consiglio ci sono parole-chiave e alcuni omissis. La prima espressione è contenuta nel primo punto ed è netta: «Abrogazione delle vigenti norme sul finanziamento pubblico».
Espressione netta, abrogazione, voluta da Letta ma appoggiata - e questo è il primo dato interessante - anche dal partito più strutturato, che sulla carta ha tutto da perdere: il Pd. Attraverso il suo tesoriere Misiani sono arrivati a Letta segnali inequivocabili: mai più finanziamento pubblico, neppure in forme blande. Nessun riferimento nel comunicato riguarda i tempi di attuazione.
Ma da questo punto di vista la raccomandazione venuta dal Pd, ma assolutamente condivisa dal Pdl (entrambi i partiti sono in rosso, ecco il punto) è la previsione di una gradualità nella entrata in vigore della nuova normativa: si immagina un termine di tre anni. Ma le novità più corpose, seppur espresse in modo ellittico, stanno al punto tre e quattro del comunicato: «La semplificazione delle procedure per le erogazioni liberali dei privati in favore dei partiti» e «l’introduzione di meccanismi di natura fiscale, fondati sulla libera scelta dei contribuenti».
Si allude a detrazioni alla contribuzione privata da parte dei cittadini, ma soprattutto - ecco la novità - alla destinazione volontaria dell’uno per mille dell’Irpef. In altre parole negli allegati alla dichiarazione dei redditi, ogni contribuente, troverà altrettante caselle, equivalenti a partiti e movimenti che si sono presentati alle elezioni nazionali o regionali. È da proprio da qui che i partiti immaginano di trarre la quota più corposa degli introiti per la propria sopravvivenza.
http://www.lastampa.it/2013/05/25/itali ... agina.html
Si annuncia una riforma facendola passare come fatta, tanto poi chi vuoi che si ricorderà di quello che era stato annunciato e non è stato fatto.
E' un metodo che ha finora funzionato benissimo con l'eliminazione delle province, con le liberalizzazioni fantasma, come quelle delle farmacie, delle assicurazioni e dei servizi, che evidentemente si pensa di utilizzare per la questione sensibile del finanziamento dei partiti.
In tre anni, sai quante cose succedono!Nessun riferimento nel comunicato riguarda i tempi di attuazione.
Ma da questo punto di vista la raccomandazione venuta dal Pd, ma assolutamente condivisa dal Pdl (entrambi i partiti sono in rosso, ecco il punto) è la previsione di una gradualità nella entrata in vigore della nuova normativa: si immagina un termine di tre anni.
Per la verità, niente di originale. L'arte dell'insabbiamento viene da molto lontano ed ha avuto nella DC una grande scuola.
POLITICA
25/05/2013
Il nuovo “tesoretto” arriverà
con l’uno per mille ai partiti
I partiti saranno finanziati solo dai privati, che potranno donare attraverso un nuovo «uno per mille» in dichiarazione dei redditi
Maggioranza d’accordo
Il premier avverte:
se vi bloccate faremo un decreto
FABIO MARTINI
ROMA
Entrando nel salone del Consiglio dei ministri, Enrico Letta lo sa già: i “suoi” partiti, stavolta, stanno con lui senza riserve. Eppure, una volta spiegate le linee guida della riforma del finanziamento pubblico, il presidente del Consiglio fa un annuncio ai ministri: «Abbiamo preferito lo strumento del disegno di legge, per consentire su una materia come questa, il più ampio confronto parlamentare, ma se nell’arco di sei mesi dovessero manifestarsi resistenze che snaturano l’essenza del provvedimento, a quel punto non escludiamo di legiferare con un decreto legge».
Quella pronunciata davanti al plenum del Consiglio dei ministri non è una minaccia: quello che conta è il testo innovativo presentato e le modalità soft attraverso le quali si dovrebbe arrivare alla sua approvazione. Ma Letta ci tiene ad essere, ed anche ad apparire, determinato.
Tanto più che in materia di riforma della politica, il presidente del Consiglio è sempre stato un passo avanti ai suoi compagni di partito, con la presentazione, tre legislature fa, del primo disegno di legge sull’abolizione dei vitalizi ai parlamentari o con la proposta di autoriduzione dello stipendio da premier, di circa centomila euro. Una sensibilità su questi temi che corrisponde anche ad una scommessa: su questi temi si può riguadagnare un consenso in fasce di opinione pubblica in disarmo verso la politica.
E infatti Letta ha ripetuto in Consiglio un concetto che ha ripetuto spesso negli ultimi mesi: «Il sistema dei partiti o sa autoriformarsi o muore». I partiti lo hanno capito e perciò hanno deciso di appoggiare una riforma incisiva.
La vera novità sta proprio nel via libera arrivato a Letta dai due principali partiti della sua maggioranza, Pd e Pdl. I principi guida, approvati dal Cdm, erano stati preparati nei giorni scorsi nel corso di una istruttoria alla quale avevano contribuito il sottosegretario alla Presidenza Filippo Patroni Griffi, il sottosegretario del Pd Giovanni Legnini, il ministro del Pdl Gaetano Quagliariello, mentre l’inquadramento e alcuni suggerimenti operativi dirimenti sono venuti dal giurista Gregorio Gitti, parlamentare di Scelta civica.
La sintesi è toccata ad Enrico Letta, ben consapevole che non mancheranno increspature da qui alla approvazione da parte di un prossimo Cdm del disegno di legge definitivo.
Nel comunicato diffuso al termine del Consiglio ci sono parole-chiave e alcuni omissis. La prima espressione è contenuta nel primo punto ed è netta: «Abrogazione delle vigenti norme sul finanziamento pubblico».
Espressione netta, abrogazione, voluta da Letta ma appoggiata - e questo è il primo dato interessante - anche dal partito più strutturato, che sulla carta ha tutto da perdere: il Pd. Attraverso il suo tesoriere Misiani sono arrivati a Letta segnali inequivocabili: mai più finanziamento pubblico, neppure in forme blande. Nessun riferimento nel comunicato riguarda i tempi di attuazione.
Ma da questo punto di vista la raccomandazione venuta dal Pd, ma assolutamente condivisa dal Pdl (entrambi i partiti sono in rosso, ecco il punto) è la previsione di una gradualità nella entrata in vigore della nuova normativa: si immagina un termine di tre anni. Ma le novità più corpose, seppur espresse in modo ellittico, stanno al punto tre e quattro del comunicato: «La semplificazione delle procedure per le erogazioni liberali dei privati in favore dei partiti» e «l’introduzione di meccanismi di natura fiscale, fondati sulla libera scelta dei contribuenti».
Si allude a detrazioni alla contribuzione privata da parte dei cittadini, ma soprattutto - ecco la novità - alla destinazione volontaria dell’uno per mille dell’Irpef. In altre parole negli allegati alla dichiarazione dei redditi, ogni contribuente, troverà altrettante caselle, equivalenti a partiti e movimenti che si sono presentati alle elezioni nazionali o regionali. È da proprio da qui che i partiti immaginano di trarre la quota più corposa degli introiti per la propria sopravvivenza.
http://www.lastampa.it/2013/05/25/itali ... agina.html