Pifferi, pifferai, pifferonzoli e pifferate
Inviato: 25/06/2013, 1:50
Pifferi, pifferai, pifferonzoli e pifferate - 1
Di maestri pifferai in questo momento nel panorama politico del Bel Paese se ne individuano tre. Tutti e tre occupano la scena della politica italiana.
Il primo, il sublime, l’unico, l’irragiungibile, l’irripetibile maestro concertatore e direttore d’orchestra di piffero è Silvio Berlusconi da Hardcore. Piffero d’oro dell’intera galassia.
Come suona il piffero lui non lo suona nessuno.
Da 19 anni è sulla scena politica, dominandola, malgrado i prossimi 77 anni a settembre (il migliore anno della sua vita perché 77 nelle numerologia corrisponde alle gambe delle donne) è ancora il più vigoroso e irresistibile suonatore di piffero in senso assoluto.
Il secondo pifferaio è Beppe Grillo. La sua chiamata alla politica avviene in tarda età, come per il pifferaio number one e ancora non si capisce bene cosa sia dovuta questa vocazione.
Molti sentono la vocazione in gioventù, diventando preti, frati, missionari. Beppe, dopo una vita passata nello spettacolo con un certo successo, si è dato alla politica.
Forte della sua esperienza teatrale, suonare il piffero gli risulta facile, facile, facile.
Il terzo suonatore di piffero è il sindaco di Firenze, con una forte vocazione a superare il maestro concertatore e direttore d’orchestra dell’orchestra pifferai italiani. Silvio Berlusconi.
Favorito dalla parlantina fluida, come dice Freccero, buca il video e quindi nella grande voliera a forma di stivale attrae come niente i merli, nello stesso identico modo dei suoi colleghi maggiori con cui divide e si spartisce il mercato.
Ed è per questo motivo che è in testa in questi giorni come persona più gradita nella classifica di Weber, Swg di Trieste, per Agorà.
Il momento è tragico, soprattutto dopo la notizia dell’informativa di Mediobanca di sabato scorso, che asserisce che in Bel Paese è in bancarotta.
Secondo il vice ministro dell’economia, Fassina il “Report di Mediobanca è una bufala, non c’è alcuna emergenza”
Per Fassina l’analista Antonio Guglielmi di Medio-banca Securities, ha redatto una bufala perché non c’è nessuna emergenza.
Chissà se Fassina ha capito di cosa si tratta. A leggere i commenti della vox populi parrebbe proprio di no.
Chissà se comprende che non è nell’interesse della banche veicolare notizie allarmistiche ai loro clienti, per ovvie ragioni.
Antonio Guglielmi, l’analista di Mediobanca che ha redatto il report, con il caldo che fa non ha trovato di meglio, secondo il vice ministro dell’Economia, che inventarsi una bufala per gelare i suoi clienti.
Malgrado il clima plumbeo, le pifferate dei pifferai sono piuttosto inarrestabili quanto sempre poco serie nei confronti dei giorni amari che vive la maggior parte degli italiani.
Il corrispondente dell’Economist, John Hooper, nelle speciale di Otto e mezzo di ieri sera dedicato alla condanna di Berlusconi, ha sottolineato che è una caratteristica tutta italiana, quella di inseguire il mito del “piffero”.
Sapesse.
Chissà se ha mai avuto occasione di visionare i filmati dell’Istituto Luce con i passaggi in cui si possono scorgere i romani che correvano nelle vie laterali di Piazza Venezia, per trovare posto per ascoltare le pifferate del Duce del fascismo? Non avevano ne lupi nei leoni lanciati dalla milizia che li inseguivano. Correvano di loro spontanea volontà.
Da quando San Benedetto Martire, si è messo a dominare la politica italiana poco prima degli anni ’80 del secolo scorso, tutto è ricominciato da capo. Il vizietto tricolore è ritornato in auge.
In fondo il fascismo, che è degenerato nella seconda guerra mondiale, a causa di quei scopiazzoni dei crucchi, lo abbiamo inventato noi.
Di maestri pifferai in questo momento nel panorama politico del Bel Paese se ne individuano tre. Tutti e tre occupano la scena della politica italiana.
Il primo, il sublime, l’unico, l’irragiungibile, l’irripetibile maestro concertatore e direttore d’orchestra di piffero è Silvio Berlusconi da Hardcore. Piffero d’oro dell’intera galassia.
Come suona il piffero lui non lo suona nessuno.
Da 19 anni è sulla scena politica, dominandola, malgrado i prossimi 77 anni a settembre (il migliore anno della sua vita perché 77 nelle numerologia corrisponde alle gambe delle donne) è ancora il più vigoroso e irresistibile suonatore di piffero in senso assoluto.
Il secondo pifferaio è Beppe Grillo. La sua chiamata alla politica avviene in tarda età, come per il pifferaio number one e ancora non si capisce bene cosa sia dovuta questa vocazione.
Molti sentono la vocazione in gioventù, diventando preti, frati, missionari. Beppe, dopo una vita passata nello spettacolo con un certo successo, si è dato alla politica.
Forte della sua esperienza teatrale, suonare il piffero gli risulta facile, facile, facile.
Il terzo suonatore di piffero è il sindaco di Firenze, con una forte vocazione a superare il maestro concertatore e direttore d’orchestra dell’orchestra pifferai italiani. Silvio Berlusconi.
Favorito dalla parlantina fluida, come dice Freccero, buca il video e quindi nella grande voliera a forma di stivale attrae come niente i merli, nello stesso identico modo dei suoi colleghi maggiori con cui divide e si spartisce il mercato.
Ed è per questo motivo che è in testa in questi giorni come persona più gradita nella classifica di Weber, Swg di Trieste, per Agorà.
Il momento è tragico, soprattutto dopo la notizia dell’informativa di Mediobanca di sabato scorso, che asserisce che in Bel Paese è in bancarotta.
Secondo il vice ministro dell’economia, Fassina il “Report di Mediobanca è una bufala, non c’è alcuna emergenza”
Per Fassina l’analista Antonio Guglielmi di Medio-banca Securities, ha redatto una bufala perché non c’è nessuna emergenza.
Chissà se Fassina ha capito di cosa si tratta. A leggere i commenti della vox populi parrebbe proprio di no.
Chissà se comprende che non è nell’interesse della banche veicolare notizie allarmistiche ai loro clienti, per ovvie ragioni.
Antonio Guglielmi, l’analista di Mediobanca che ha redatto il report, con il caldo che fa non ha trovato di meglio, secondo il vice ministro dell’Economia, che inventarsi una bufala per gelare i suoi clienti.
Malgrado il clima plumbeo, le pifferate dei pifferai sono piuttosto inarrestabili quanto sempre poco serie nei confronti dei giorni amari che vive la maggior parte degli italiani.
Il corrispondente dell’Economist, John Hooper, nelle speciale di Otto e mezzo di ieri sera dedicato alla condanna di Berlusconi, ha sottolineato che è una caratteristica tutta italiana, quella di inseguire il mito del “piffero”.
Sapesse.
Chissà se ha mai avuto occasione di visionare i filmati dell’Istituto Luce con i passaggi in cui si possono scorgere i romani che correvano nelle vie laterali di Piazza Venezia, per trovare posto per ascoltare le pifferate del Duce del fascismo? Non avevano ne lupi nei leoni lanciati dalla milizia che li inseguivano. Correvano di loro spontanea volontà.
Da quando San Benedetto Martire, si è messo a dominare la politica italiana poco prima degli anni ’80 del secolo scorso, tutto è ricominciato da capo. Il vizietto tricolore è ritornato in auge.
In fondo il fascismo, che è degenerato nella seconda guerra mondiale, a causa di quei scopiazzoni dei crucchi, lo abbiamo inventato noi.