Robotizzazione, industrializzazione e....disoccupazione.

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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iospero
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Re: Robotizzazione, industrializzazione e....disoccupazione.

Messaggio da iospero »

L'incremento della produttività è nella logica stessa del fenomeno produttivo, ma la spinta rappresentata dalla ricerca del benessere, della ricchezza e del profitto accelera il fenomeno, e è facile comprendere come l'ineguale produttività derivi dal diverso peso con cui operano i fattori della produttività e, in particolare, a mio parere, i fattori dell'organizzazione e della motivazione.

Certo la produzione in forma di impresa è considerata oggi ancora utile in quanto con essa si realizza la produzione efficiente di remunerazioni; e proprio in ciò risiede la forza teleonomico endogena che spinge le imprese - e più in generale le aziende di produzione - a conservarsi nel sistema economico, tramite la loro teleologia; la produzione in forma di impresa, inoltre, consente di aumentare la produttività del sistema, con incremento del benessere generale; e in ciò risiede la forza teleonomica esogena che spinge il sistema a cercare di mantenere, espandere, e - in alcuni casi - introdurre la produzione in forma di impresa.

Per quanto grande sia la ricchezza prodotta, per quanto ampie siano quantità e qualità dei bisogni che l'"uomo produttivo" riesce a soddisfare, la logica della produzione vuole che la produttività progredisca ulteriormente, e la logica della ricchezza, in particolare, rende tale progresso vitale per il sistema economico e per l'intera Umanità.

L'assioma dell'insaziabilità garantisce al sistema l'energia necessaria per ulteriore progresso.

E l'impresa sembra esserne lo strumento, almeno fino a quando altre forme di aziende di produzione non riusciranno ad attuare le trasformazioni produttive e economiche dando sufficiente motivazione per ottenere efficienza dal lavoro e dall'impiego del capitale, nell'ambito di un'organizzazione controllante, con il consenso che genera collaborazione, e non controllata.

Ma per questo è necessario che l'impresa abbia esaurito la sua ragione d'essere quale elemento propulsivo della produttività.

Quando avverrà, se avverrà, tale momento, non è dato predire.

Al contrario, la teleonomia esogena dell'impresa è più forte che mai.

La ricchezza, è vero, non è di tutti; è distribuita, oggi, in forme e misure troppo disuguali; l'emisfero nord opulento e il sud povero sono una dolorosa realtà che accentua le tensioni sociali.

Ma la ricchezza è inevitabilmente destinata a diffondersi, anche se l'espansione della produttività è un fenomeno ineguale e, per di più, iniziato, con qualche consistenza solo da poche generazioni[25].

Forse tra alcune generazioni il globo terracqueo potrebbe trasformarsi in un'immensa azienda produttiva, atta a produrre a beneficio di tutti, la cui logica operativa potrebbe anche essere differente da quella dell'impresa.

Ma esprimere una previsione oggi sulla futura diffusione della ricchezza e sul futuro destino dell'impresa tra 100 anni o anche solo tra una generazione, sarebbe come pretendere di predire lo stato del tempo meteorologico tra un anno semplicemente osservando...per un minuto il moto delle nubi dalla finestra di casa nostra[26].

La ricerca scientifica e il progresso tecnologico, resi possibili e necessari dall'esigenza di sviluppo della produttività, sono giunti a livelli tali che tutto lascia prevedere la possibilità dell'incremento estremo della produttività che si manifesterà con il venir meno della necessità della maggior parte del lavoro umano, e molte produzioni tenderanno ad un ideale "a costo zero" (oggi, con pochi biscotti si ha in regalo una radio; quante marmellate dovremo mangiare, domani, per avere in regalo un computer?).

Sul piano teorico, Turing e Von Neumann hanno dimostrato la possibilità di realizzare automi autoreplicanti. Sul piano applicativo, il progresso nella scienza e nell'ingegneria dei sistemi ha portato alla creazione di robot in grado di svolgere attività complesse, guidate da sistemi, nemmeno troppo sofisticati, di elaborazione elettronica.

L'Intelligenza artificiale non fa fatica a convincerci che non è fantasia ritenere fattibile la produzione di robot a mezzo di robot, in una catena tecnologica a circuito chiuso, e l'impiego di tali robot in sistemi di produzione automatizzata, con controllo cibernetico.

Già oggi nelle ampie colture nordamericane si ara, si semina e si trebbia quasi senza intervento umano, con macchine agricole guidate da piste magnetiche interrate; già oggi le grandi navi solcano gli oceani guidate da satelliti, e già oggi ci sono esposizioni internazionali di fabbriche automatiche; e i robot hanno appena iniziato ad affacciarsi nella trasformazione produttiva! Forse il vero problema del domani sarà quello di gestire il tempo libero, massima espressione della libertà dell'uomo...

Ma riuscirà l'uomo a superare la noia? A raggiungere livelli di cultura che gli consentano di abbandonare i sistemi di obnubilazione che da sempre ha ideato e che la produttività crescente rende oggi abbondanti.

Ma soprattutto farà in tempo l'uomo ad arrivare a tali livelli?

Come la produttività anche l'inquinamento (e, più in generale, il depauperamento dell'ecosistema) cresce, trasformando in beni scarsi le risorse fino a ieri ritenute abbondanti o autoriproducibili; e, purtroppo, la legge della produttività crescente non risparmia la produzione di armamenti, anzi si sviluppa qui più che in ogni altro settore..., come l'assioma dell'uomo teleonomico garantisce.

E se anche l'inquinamento ci desse il tempo di arrivare a domani, il primo postulato del comportamento umano, nostro malgrado, afferma che l'uomo è bellicoso
camillobenso
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Re: Robotizzazione, industrializzazione e....disoccupazione.

Messaggio da camillobenso »

Già oggi nelle ampie colture nordamericane si ara, si semina e si trebbia quasi senza intervento umano, con macchine agricole guidate da piste magnetiche interrate;


Evidentemente, l'idea di automatizzare questo settore dell'agricoltura è già stato messo in pratica.
Ma al punto in cui siamo arrivati con la tecnologia, penso che si possa automatizzare il vecchio trattore e con un software ad hoc, si possa far arare i campi come si voglia.
iospero
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Re: Robotizzazione, industrializzazione e....disoccupazione.

Messaggio da iospero »

In teoria la fatica del lavoro che serve per produrre merci potrebbe essere svolta tutta dai robot con l'aiuto dell'energia, in questo caso il costo del lavoro si avvicina a zero e si dovrebbe trovare anche energia a costo vicino allo zero.
Dal momento che il profitto è il fondamento dell'impresa e la curiosità è la spinta propulsiva della scienza si potrebbe immaginare anche una società guidata dagli scienziati in una società in cui tutte le industrie sono pubbliche e il loro progresso dipenderebbe dalla ricerca scientifica e non dal profitto delle imprese. Quindi potremmo immaginare uno Stato con il compito di distribuire equamente i beni prodotti .

Qualche volo pindarico è permesso ?
paolo11
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Re: Robotizzazione, industrializzazione e....disoccupazione.

Messaggio da paolo11 »

http://www.beppegrillo.it/la_cosa/2014/ ... risveglio/
Prima del risveglio: documentario a 5 stelle
Ciao
Paolo11
pancho
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Re: Robotizzazione, industrializzazione e....disoccupazione.

Messaggio da pancho »

http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... 859#p40859
Ritorno su questo 3D per attinenza all'argomento.

Alla domanda dello Zione in cui si chiede che non riesce più a capire i cervelli posso rispondere che per natura l'essere umano è egoista e difronte a questo suo egoismo non riesce o non vuole guardare oltre il suo dito.

Per questa sua, diciamo così, scelta e costretto ad implodere su se stesso e troverà un suo modo per farlo.

Queste sua miopia rafforzata anche dal max egoismo dei padroni del vapore li riporterà alla clava.

L'industrhializzazione e la sua conseguente robotizzazione sarà una delle cause di questa triste apocalisse.

O si troverà una soluzione in cui si faranno pagare le tasse di robot, tasse tali da far mantenere il tenore di vita in corso a tutti o si costringeranno le aziende a non delocalizzare.

Se lo facessero dovrebbero lasciare tutto in loco e poi ripartire da zero nel posto in cui intendono trasferirsi.

Purtroppo non so se queste idee possono essere accettate in toto dagli attuali governi mondiali poiché come si vede in continuazione e' il capitale a dettare le politiche mondiali.

Quindi, se la polita non sarà in grado di ragionare in modo autonomo senza ingerenze del capitale e quindi senza alcun sovvenzionamento politico che la condizioni, beh allora ci potrebbe essere qualche speranza altrimenti non vedo vie di uscita da questo ambaradan disastroso.

E qui metto in campo la sinistra che in questo caso potrebbe dire la sua ma non solo in campo nazionale ma mondiale poiché ora si parla solo in questi termini visto la globalizzazione.

Quindi, Proletari di tutto il mondo unitevi prima che questo mondo possa implodere su se stesso anche per miopia di una sinistra, se esiste ancora, inconcludente e senza progetti.

Se queste non esiste più e quindi dovremmo rendercene conto, beh allora è meglio che sparisca in fretta e lasci questo onere alle nuove generazioni con i loro movimenti con tutti i loro pro e contro poiche e' questa la generazione che abbiamo collaborato a costruire.

...e che qualcuno da lassu ci dia una mano

Che altro potrei augurami?

Un salutone da Juan il compagno
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
aaaa42
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Re: Robotizzazione, industrializzazione e....disoccupazione.

Messaggio da aaaa42 »

Svezia riduzione sperimentale orario di lavoro
http://www.cogitoergo.it/?p=29893
erding
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Re: Robotizzazione, industrializzazione e....disoccupazione.

Messaggio da erding »

aaaa42 ha scritto:Svezia riduzione sperimentale orario di lavoro
http://www.cogitoergo.it/?p=29893
Una possibile e felice idea politica in risposta alla attuale crisi economica e sociale.
camillobenso
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Re: Robotizzazione, industrializzazione e....disoccupazione.

Messaggio da camillobenso »

lavoro-fabbrica
La quarta rivoluzione industriale

Ripensare le fabbriche con il digitale: è questo il cambiamento che lancia la sfida sulla competitività

RICCARDO LUNA, la Repubblica • 9 set 15 • Copertina, Lavoro, economia & finanza nel mondo, Scienze & Tecnologie


Ripensare le fabbriche con il digitale: è questo il cambiamento che lancia la sfida sulla competitività.

Il primo obiettivo è prevedere i guasti improvvisi che bloccano le catene di montaggio e causano gravi perdite economiche. Così, grazie ai bit, la fabbrica diventa intelligente

È l’ora di portare Internet nelle fabbriche.

Che non vuol dire consentire agli operai di usare Facebook o Whatsapp durante l’orario di lavoro.

Vuol dire ripensare le fabbriche con il digitale.

E quindi ripensare il modo in cui gli oggetti vengono progettati (su un computer, ovviamente); i primi prototipi realizzati (con una stampante 3D, per esempio); la catena di montaggio monitorata in tempo reale per prevenire guasti tecnici (con dei sensori, molto spesso); i prodotti distribuiti e seguiti nel loro viaggio fino al punto vendita (con dei semplici bollini a radio frequenza, per intenderci); e i comportamenti dei consumatori analizzati in tempo reale (attraverso quello che dicono sui social network, di solito: una messe di dati che servono a capire il gradimento effettivo, eventuali criticità e quindi ricominciare il giro, progettando nuovi prodotti).


Questa rivoluzione è già iniziata e si chiama Industry 4.0 (in Italia, Fabbrica 4.0).

È iniziata non a caso in Germania, paese leader in Europa della manifattura.

Perché la novità è tutta qui: il digitale non serve più solo a creare prodotti e servizi digitali (siti web e applicazioni per intenderci), ma oggetti.


È il mondo dei bit che entra in quello degli atomi per renderlo più efficiente, produttivo, competitivo.

Insomma, ridare slancio all’economia e alla crescita stitica di questi anni.

Perciò se il capo di un grande gruppo industriale in Italia vi dicesse — come spesso in effetti dicono — “che mi importa di Internet, io faccio navi”. O auto. O rubinetti. O qualunque altra cosa.

Raccontategli la storia dell’Internet dell’industria, che dopo l’Internet delle persone — il world wide web — e l’Internet delle cose — il forno che parla al frigo, per intenderci — , è arrivato per cambiare non solo il modo in cui lavoriamo, ma anche restituirci la prosperità perduta.


Non si tratta solo di slogan. Il digitale invece di rottamare le fabbriche (come qualcuno aveva frettolosamente predetto immaginando un mondo in cui chiunque ormai può farsi una fabbrica in casa o in garage), gli può dare nuova vita.

L’esempio più eclatante è forse quello delle stampanti 3D, considerate all’inizio come un oggetto quasi fantascientifico e poi diventate bandiera dei makers e degli artigiani digitali che inventano nuovi prodotti.

Ecco, quelle stampanti, che realizzano un oggetto aggiungendo dei materiali invece che sottraendoli (additive manufacturing), portate in fabbrica, consentono di avere dei prototipi con tempi e costi infinitamente ridotti rispetto al passato; e anche, in qualche caso, di realizzare componenti complessi finiti.

Per esempio parti dei motori degli aeroplani sono già fatte così e nel 2020 General Electric prevede di realizzare 100 mila pezzi l’anno in questo modo riducendo il peso di ogni singolo aereo di oltre 400 chilogrammi (e quindi abbattendo il consumo di carburante).


Ma uno dei vantaggi più clamorosi della Fabbrica intelligente sarà l’obiettivo “zero downtime unplanned”: cioé il fatto che non accadrà più che la catena di montaggio si fermi per un guasto improvviso visto che una rete fittissima di sensori — il cui costo ormai li rende alla portata di tutti — avviserà in tempo reale i tecnici di una rottura in vista.


Perché è importante?

Secondo uno studio di General Electric, il 10 per cento dei voli in ritardo dipendono da guasti imprevisti, un problema che ci costa circa 8 miliardi di euro l’anno senza contare il disagio e lo stress di chi viaggia.


Per i nostri figli questo problema non esisterà.


Ecco perché la storia appena cominciata è importante per il nostro futuro.

In estrema sintesi, è questa.

Alla Fiera di Hannover, il più grande appuntamento mondiale di tecnologia industriale, nel 2011 per la prima volta si è parlato della necessità di “computerizzare la manifattura” usando il termine Industry 4.0, diventato poi un mantra; l’anno seguente un gruppo di lavoro guidato dai massimi rappresentanti dell’industria tedesca (Bosch, Siemens, Deutsche Telekom, SAP), ha presentato un pacchetto di raccomandazioni al governo e nel 2013 sono state pubblicate le considerazioni finali.


Che in sostanza dicono questo: la prima rivoluzione industriale nasceva dall’acqua e dal vapore nei sistemi di produzione; poi è venuta l’energia elettrica; infine Internet.

Ora siamo nella quarta rivoluzione industriale, ovvero in quel tempo in cui il confine fra il mondo fisico e il digitale sparisce. L’era in cui i bit governano gli atomi. E la fabbrica diventa intelligente.


Se vi sembra che tutto ciò assomigli molto alle profezie dell’economista e futurologo americano Jeremy Rifkin, non siete lontani dal vero.

Siamo in quel mondo lì, ma dalle visioni siamo passati alla politica industriale: Industry 4.0 è uno dei pilastri della Germania della Merkel (200 milioni di euro il budget iniziale); negli Stati Uniti di Obama è stata attivata una Smart Manufacturing Leadership Coalition, che mette allo stesso tavolo università, centri di ricerca e grandi aziende per creare standard condivisi; e nel Regno Unito è da poco partito un progetto simile denominato, con una certa ambizione, Catapult.


E in Italia? Stiamo muovendo solo adesso i primi passi. Eppure già nel 2012, piuttosto silenziosamente, era partito il Cluster per la Fabbrica Intelligente che vede già 300 associati, quasi tutti al nord.

Insomma, in qualche modo ci siamo anche noi, anche perché, come sostiene il gran capo della Direzione della Commissione Europea sul digitale, Roberto Viola, “essendo l’Italia un paese manifatturiero, questa partita non la possiamo giocare per stare a metà classifica, dobbiamo batterci per lo scudetto”.

Visti i ritardi colossali che come paese abbiamo sulla diffusione della banda larga e l’adozione del digitale, l’obiettivo è perlomeno sfidante. Ma vale la pena di provarci.

Secondo un recente studio degli economisti di Prometeia, l’effetto delle stampanti 3D sulle piccole imprese artigiane vale una crescita record del fatturato, stimata attorno al 15 per cento.

C’è ovviamente un problema di competenze e di nuove professionalità (non a caso il Ministero dell’Istruzione ha promosso il cluster italiano): l’ingegnere meccanico digitale e l’analista di big data da qualche parte dovranno formarsi.


Ma il mondo che c’è in vista non è una fabbrica senza persone, garantisce il capo dell’ufficio studi mondiale di General Electric, Marco Annunziata. Non dovremo fare una gara con le macchine per salvare il posto di lavoro, ma imparare a lavorare con le macchine per lavorare meglio: «Per usare la metafora di un film, non stiamo andando verso Tempi Moderni di Chaplin, ma piuttosto verso Iron Man ».


http://www.dirittiglobali.it/2015/09/la ... dustriale/
camillobenso
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Re: Robotizzazione, industrializzazione e....disoccupazione.

Messaggio da camillobenso »

Finalmente ho visto, nell'ultimo servizio de' "L'aria che tira", la tanto decantata STAMPANTE 3D.




SMS PER LUCA E IOSPERO.



Se non portate sul forum Pippo Civati e il resto della banda, tutto il vostro lavoro per la raccolta firme risulterà vano.

Se veramente credete nella possibilità di una ripartenza della sinistra questi politici devono imparare a trattare i problemi futuri della gente.

Altrimenti, ripeto, sarà tutto inutile.
pancho
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Re: Robotizzazione, industrializzazione e....disoccupazione.

Messaggio da pancho »

Robot e computer: Bill Gates e' preoccupato per l’umanità
Scritto da Roberta De Carolis

Anche Bill Gates teme l’intelligenza artificiale: robot e computer sono troppo potenti e ormai mettono paura. Il fondatore di Microsoft, dunque, proprio lui, si allinea alle perplessità di chi vede nelle macchine un pericolo. All’inizio un aiuto, dopo così complesse e capaci da mettere in ansia coloro che le hanno generate.

L’ex maggiore azionista di Redmond si allinea dunque con l’astrofisico Stephen Hawking e l’imprenditore Elon Musk, fondatore di Space X e Tesla Motors, che avevano espresso il loro timore in merito: Musk e Hawking avevano infatti prospettato l’ipotesi che l’intelligenza artificiale potesse distruggere l’umanità in futuro. Uno scenario apocalittico, non lontano dalle immagini di Terminator, che Bill Gates non aiuta a far scomparire.

Che lo dica proprio lui infatti, più che come un paradosso, suona come un allarme. “Io sono tra chi è spaventato dalla super-intelligenza – ha rivelato Gates nel corso di una sessione di ‘Ask Me Anything’ (‘Chiedetemi tutto’) sul sito Reddit – All’inizio le macchine faranno molto lavoro al nostro posto e non saranno super intelligenti. E questo sarà positivo se lo gestiremo bene. Pochi decenni dopo però saranno forti abbastanza da essere una preoccupazione”.

Del parere del tutto opposto appare invece Eric Horvitz, capo dei laboratori di Microsoft Research, che, nel corso di una video intervista, ha manifestato la piena fiducia in un totale controllo dell’uomo sulle macchine, dalle quali, anzi, avremo solo incredibili benefici, dalla scienza all’istruzione, all’economia e alla vita di tutti i giorni.

Dove stiamo andando? In realtà forse quello che spaventa è proprio la necessità di porci questa domanda e il fatto che non tutti concordino sulla risposta. Le nostre creazioni sono veramente così potenti da insinuarci questi dubbi? Un incredibile punto interrogativo, a cui seguono ipotesi a volte curiose, come la possibilità che nel 2050 prostitute e gigolò possano essere robot, a volte decisamente scioccanti, come la distruzione della razza umana.


Un problema, comunque, che siamo potenzialmente ancora in grado di gestire. Anche se non sappiamo ancora per quanto.

Roberta De Carolis
http://www.nextme.it/tecnologia/robotic ... azza-umana
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