Quale Senato ?

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iospero
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Quale Senato ?

Messaggio da iospero »

30 marzo 2014 – 09:53 - dal Blog di Civati

Nessuna forzatura sulla Costituzione

Pietro Grasso dice oggi in una lunga intervista concessa a Repubblica che non si deve abolire il Senato.

Per la verità, nemmeno la proposta del governo va nella direzione dell'abolizione del Senato, ma in una sua riformulazione.

Prima considerazione: meglio non parlare di abolizione se non è un'abolizione (come già per finanziamento ai partiti e province).

Seconda considerazione: bisogna sempre cercare di distinguere, come insegnavano gli antichi, la democrazia dalla demagogia. Perché se il punto è semplicemente di non pagare i senatori, e sceglierli tra amministratori e politici che già stanno facendo altro, allora il Senato sarà debolissimo. E comunque costoso, perché le voci di spesa più consistenti delle Camere sono rappresentate dai costi di gestione. Quanto alle indennità, anche se abolite, prevederanno dei rimborsi. E se i rimborsi non se li accollerà il Senato, se li accolleranno Comuni e Regioni che invieranno i propri delegati. A meno di non pensare che un sindaco devolva tutto il proprio stipendio per andare a Roma. Che non mi pare né giusto, né sensato. E va detto che attualmente i sindaci, anche non senatori, se vanno a Roma, sono rimborsati dal loro Comune. Se si vuole fare qualcosa, come abbiamo spiegato tante volte, si possono dimezzare gli stipendi di deputati e senatori, domani mattina, e raggiungere l'obiettivo che il governo si è posto senza mortificare la rappresentanza.

Terza considerazione: quando, in occasione della prima riunione della direzione, dissi che o si aboliva il Senato o era il caso di evitare pasticci, proprio a questo mi riferivo. Che se il Senato rimane, è il caso che abbia funzioni 'alte' e compiti specifici. E che i suoi membri non siano tutti eletti indirettamente, ma (se non tutti, in larga parte) direttamente dai cittadini. Non si capisce perché i cittadini non dovrebbero votare direttamente: o, meglio, si capisce, perché ormai i cittadini non votano più. Tutto diventa di secondo livello e la stessa legge elettorale approvata dalla Camera consente ai politici (ai capi, in particolare) di scegliere molti degli eletti, grazie al sistema delle liste bloccate e delle candidature plurime.

Per questo motivo, abbiamo presentato una proposta alla Camera e una sarà depositata nelle prossime ore al Senato, da senatori del Pd e di altri gruppi. Proposte 'gemelle' che vanno nella stessa direzione.

Come ha sostenuto Walter Tocci nella riunione dei gruppi parlamentari del Pd (alla presenza del premier) di mercoledì scorso, non è ammessa nessuna forzatura governativa sulla riforma costituzionale. Nessun aut aut, nessun «prendere o lasciare». Perché è giusto che emerga una soluzione parlamentare e che vi sia il massimo consenso delle forze politiche rappresentate. E perché l'articolo 67 della Costituzione è da osservare sempre, ma in particolare quando si tratta della riforma della Costituzione stessa. Quanto alla particolarità della situazione attuale, la cautela è obbligatoria per un Parlamento eletto con un sistema elettorale in contrasto con la Costituzione, come sappiamo.

A proposito del consenso delle forze politiche, leggendo i giornali, si scopre che, oltre a una consistente componente dei senatori del Pd, anche altre forze (penso a Ncd e a quanto pare la stessa Forza Italia), immaginano un Senato elettivo, con un'eventuale quota di senatori eletti dalle Regioni, come previsto dalla proposta a mia firma.

Per superare il bicameralismo perfetto e averne uno migliore, non pasticciato, né demagogico. Una Camera politica, da una parte, e una Camera 'alta', di garanzia e di coesione territoriale. Camere autorevoli, composte da un numero molto minore di rappresentanti, con uno stipendio che si può dimezzare anche prima delle riforme costituzionali.
aaaa42
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Re: Quale Senato ?

Messaggio da aaaa42 »

premesso che sono ignorante in diritto costituzionale, comunque non sono interessato a cosa sia Fonzi .

1) il bicameralismo perfetto non funziona e questo è il punto di partenza.
il senato deve avere una funzione di controllo, il senato puo avere una funzione di controllo con senatori NON eletti ?
mi sembra di no
rimane da studiare ( dico a fonzi STUDIARE ) la camera delle regioni in Germania .
anche in questo forum sarebbe interessante una scheda sulla camera delle regioni in Germania .
io non studio diritto costituzionale ma mi sembra che la funzione di controllo SULLA PRODUZIONE LEGISLATIVA possa essere svolta solo da eletti dal popolo .
una SOLA camera è veramente assurdo.
senza eletti di fatto avremmo una sola camera.

rimane il problema numero senatori basterebbe per senato e camera prendere il riferimento camera e senato USA, quindi una forte diminuzione sia senato che camera

poi c è la legge elettorale un peggioramento rispetto al porcellum

si deve sapere entro 2 ore chi ha vinto.

se i voti SINO EGUALI tra uno schieramento è l' altro o gli altri si va un governo per GESTIONE ORDINARIA e dopo 6 mesi si torna a votare finche uno schieramento non vince,

negli usa non è cosi perchè c è il presidenzialismo con FORTISSIMI controlli da parte di camera e senato USA.
noi abbiamo una Costituzione RIGIDA
loro hanno una costituzione di 12 pagine . una costituzione ultralight

secondo la costituzione italiana fondamentale è la rappresentanza e solo poi la governabilità.

Fonzi ragiona come il derby fiorentina juve , tutti utilizzano il termine dilettanti alla sbaraglio.
anche l' idea che il premier sostituisce i ministri, ma che ganzooooo!!!!
Matteo Renzi che sostituisce il ministro della giustizia Togliatti !!!

caro Crozza mi dispiace vedi che sei sconfitto !!! non puoi competere .

una soluzione ci sarebbe, prendiamo il matteo renzi del comico Crozza e facciamolo presidente del consiglio, male non farebbe .
camillobenso
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Re: Quale Senato ?

Messaggio da camillobenso »

La prima considerazione in assoluto è prendere atto che da alcuni mesi sta esplodendo l’epidemia generata dal virus del berlusconismo che sta contagiando l’intera Penisola.

L’epidemia del berlusconismo ha colpito il mondo della politica rappresentativa, i media, ma soprattutto la base elettorale della sinistra.

Quest’ultimo è un fenomeno del tutto nuovo e del tutto imprevedibile oltre, al momento, del tutto incomprensibile

Questo fenomeno, che coinvolge in modo particolare i più acerrimi nemici di Berlusconi da sempre, quelli che lo avrebbero voluto vedere morto fisicamente perché ritenuto il diavolo in persona, eliminabile quindi solo con la morte fisica del soggetto, oggi sono tutti spontaneamente renziani, figli quindi della fotocopia del belzebù di Hardcore.

Lo spontaneismo berlusconiano dei sinistri renziani lo si misura man mano che passano i giorni.

La prima manifestazione diventa evidente quando Berlusconi si reca al Nazareno.

Alla domanda sul perché di un accordo con Berlusconi i renziani della sinistra di base rispondono:

<<E con chi doveva fare le riforme?>>

Gli antiberlusconiani radicali, pur di difendere l’operato di Renzi, si dimenticano volontariamente tutto quanto affermato sul Caimano nell’ultimo ventennio. All’improvviso Berlusconi diventa un soggetto attendibile. Dalla polvere alle stelle.

Il Padrino, occorrerà chiamarlo così d’ora in poi Silvio Berlusconi, impone nell’accordo del Nazareno l’impostazione della legge elettorale.

Strategicamente a Renzi che è ancora solo segretario del Pd, la legge elettorale serve perché è una palla che deve assolutamente mandare in goal, prima delle elezioni. Gli serve per dimostrare al suo elettorato che lui è un realizzatore.

Renzi, che Francesco Rutelli conosce dai tempi in cui presiedeva la Margherita, la settimana scorsa in un’intervista a IFQ, viene definito come “Malato d’ambizione”, non esiterebbe ad allearsi con don Totò Riina, pur di soddisfare i morsi della sua malattia.

Il Padrino esce dal Nazareno soddisfatto dallo bono mercato, perché va incontro alle sue esigenze una volta scontati i 9 mesi restrittivi.

Renzi è altrettanto soddisfatto perché intravvede la possibilità di fare goal.

Poi improvvisamente le cose cambiano e diventa turbo premier.

I giochi cambiano e le possibilità di mandare la palla in rete diventano maggiori.

Fatta approvare la legge elettorale alla Camera l’attenzione del turbo premier si posa altrove.

La legge elettorale per lui non è più importante come ai tempi del Nazareno, anche perché adesso mira a resistere fino al 2018.

Renzi pensa anche in questo modo di essere più furbo del Padrino e che il suo appoggio non gli serve più.

Lo sgarro al Padrino non va giù, ma ha la capacità di saper attendere. Come tutti i Padrini.

Adesso però il tempo limite è scaduto. Tra dieci giorni si deciderà la sorte del Padrino, e volendo evitare che gli venga interdetta la possibilità di comunicare a mezzo stampa, Berlusconi fa sapere, da buon Padrino, che Renzi non sta rispettando i patti. Infatti in questi ultimi tre giorni nei media circola la voce di un nuovo incontro del Padrino con il picciotto.

La seconda manifestazione spontanea, molto spontanea di berlusconismo, i sinistri la offrono una decina di giorni dopo l’insediamento a Palazzo Chigi.

Fa colpo vedere come gli antiberlusconiani di sinistra si comportino allo stesso modo degli odiati berlusconiani dell’epoca, dove il termine più amichevoli riservatogli per le stesse reazioni era: “Sono dei cretini”.

“Lasciatelo lavorare” è la frase più gettonata in difesa di Renzi.

Ha consolidare la diffusione del virus del berlusconismo sono poi tutte le grandi disponibilità a perdonare a Renzi tutte le manchevolezze che non avevano perdonato a suo tempo a Berlusconi e ai berluscones.

Un fenomeno del profondo, molto, molto, molto pericoloso perché prelude a scenari del passato che pensavamo cancellati. O per lo meno ampiamente vaccinati.
aaaa42
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Re: Quale Senato ?

Messaggio da aaaa42 »

piccola mozione
mi rivolgo a iospero conte camillo e altri
c è qualcuno che può preparare una scheda sulla camera delle regioni tedesca ( o come si chiama ) ???
un po di diritto comparato anche se in modo semplice che non vuol dire banale non fa male
camillobenso
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Re: Quale Senato ?

Messaggio da camillobenso »

Usa un termine gentile Stefano Rodotà nei confronti di Renzi. "E' un insicuro".

Troppo gentile Rodotà perché :

La discussione non può ridursi al “prendere o lasciare”.
Matteo Renzi usa toni ultimativi, non gli piace la critica perché si disturba il manovratore.


Individua i tratti del dittatore.


Il Prof. Sartori invece ha ritenuto che fosse un'incapace.

Francesco Rutelli, malato di ambizione








“Renzi è solo un insicuro E non ci rottamerà”

(Silvia Truzzi).
01/04/2014 di triskel182


Dice il presidente del Consiglio con le mani in tasca di aver “giurato sulla Costituzione, non sui professoroni”. E dunque abbiamo interpellato Stefano Rodotà, uno dei professoroni firmatari dell’appello di Libertà e giustizia, eloquentemente intitolato “Verso una svolta autoritaria”.

Professor Rodotà, si sente un po’ professorone?
Sono un vecchio signore che qualche libro l’ha letto e un po’ conosce la storia . Questi modi hanno un retrogusto amaro. “Quando sento la parola cultura metto mano alla pistola”: ecco, non siamo a questo, ma il rispetto per le persone e per le idee male non fa. C’è, dietro l’atteggiamento sprezzante di Renzi, una profonda insicurezza.

Altrimenti il confronto non gli farebbe paura. Potrebbe parlare con dei buoni consiglieri e poi argomentare: il confronto andrebbe a beneficio di tutti. Direttamente s’interviene su un terzo della Costituzione, indirettamente su tutto il sistema delle garanzie. Per i cittadini esprimere la propria opinione è un diritto, per chi si occupa di questi temi intervenire è un dovere.

La discussione non può ridursi al “prendere o lasciare”.
Matteo Renzi usa toni ultimativi, non gli piace la critica perché si disturba il manovratore. Non è la prima volta: quando c’era stata una presa di posizione, molto moderata, sulla legge elettorale aveva parlato di “un manipolo di studiosi” con un tono di sostanziale disprezzo. Però non gli riesce di rottamare la cultura critica: è un pezzo della democrazia. Le reazioni che ci sono state a questo appello dimostrano che la nostra non è una posizione minoritaria: è una rottamazione difficile.
“Ho giurato sulla Carta, non su Zagrebelsky e Rodotà”: significa “non mi curo di loro” oppure “non sono i depositari della verità costituzionale”?
Che Renzi pensi che noi non siamo i depositari della verità è assolutamente legittimo. Però non può nemmeno dire: “Ho giurato sulla Costituzione e dunque sono io il depositario della verità”. La storia è piena di spergiuri. Se ritiene che il terreno proprio sia la Carta, allora discuta.
Ci vuol tempo a fare discussioni. E ora è in voga il mito della velocità, la politica futurista.
I tempi della democrazia sono anche quelli della discussione. Proprio perché la democrazia è in grande sofferenza, si dovrebbero costruire ponti verso i cittadini. Non si è sentita una parola, in questo senso. Ho avuto la fortuna di essere amico di Lelio Basso, cui si deve anche l’articolo 49 della Costituzione sui partiti politici: Basso ha sempre detto “dobbiamo discutere”. E su quel tema una discussione ci fu, eccome. Non a caso c’è, in quell’articolo, la mano di un grande giurista, che non aveva paura né del confronto né di avere con sé il meglio della cultura giuridica. Questo c’è dietro un’impresa costituzionale, non la fretta, non i consiglieri interessati o i saggi improvvisati.

Non ci sto a fare le riforme a metà. O si fanno le
riforme, o me ne vado”.

Il premier dimostra di non avere orizzonti ampi. Alza i toni, urla e dice “me ne vado”. Ma chi si alza e se ne va, svela insicurezza.
Un aut aut minaccioso.
Mettiamo insieme la debolezza di Renzi e la scelta di Berlusconi come suo alleato, con cui pensa di potere fare questo tratto di strada. Il Pd può accettare a capo chino questa strada? Nessuno si pone il problema. Dicono: “Sta piovendo, cosa ci possiamo fare?”

Almeno potrebbero comprare un ombrello!
Ci mette la faccia, ripete spesso.

Può voler dire “mi assumo la responsabilità”. Ma non può significare “da questo momento in poi detto le regole, i tempi, i modi e poiché la faccia ce la metto io mi dovete seguire”. La democrazia non funziona così. E poi anche noi, i firmatari del famigerato appello, ci abbiamo messo la faccia. Nel dialogo, siamo in condizioni di assoluta parità. Se vuole affermare una posizione di supremazia, sbaglia.
Non è il primo politico che usa toni
da uomo della provvidenza.
Sono sempre molto diffidente, quando si afferma “dopo di me il diluvio”. In questi anni la politica italiana, ancor prima di Renzi, è stata condotta all’insegna dell’emergenza. Non si va alle elezioni, c’è bisogno del governo Monti e via dicendo: i progetti che c’erano dietro questa logica sono falliti.
Una circostanza è stata quasi ignorata: si vogliono fare le riforme durante un mandato in cui il
Parlamento è fortemente delegittimato dalla sentenza della Consulta sul Porcellum. La non elettività del Senato, poi, diminuisce il potere dei cittadini di esprimersi: un “restringimento” democratico di cui si parla molto poco.
Per questo era indispensabile la nostra presa di posizione. Il discorso sulla delegittimazione politica del Parlamento non nasce come argomento contro Renzi. Alcune persone – Gustavo Zagrebelsky, Lorenza Carlassare e mi permetta: anche il sottoscritto – vanno ripetendo questo concetto da tempo. Il cuore della sentenza è la mancanza di rappresentatività del Parlamento. Ora bisognerebbe dire: ci sono mille ragioni, emergenza, fretta, i segnali da dare al mondo intero, per cui il Paese ha bisogno di riforme. Non è solo necessario coinvolgere un’ampia maggioranza, ma anche consentire a quel Parlamento scarsamente rappresentativo di essere coinvolto il più possibile. E aprire alla discussione pubblica: non dico che questo compensa il deficit di legittimazione, ma almeno tutti coloro che non sono rappresentati possono avere diritto di parola. Mi pare evidente che ci sia l’intenzione di far approvare le modifiche costituzionali con la maggioranza dei due terzi, in modo da impedire un possibile referendum: è un pessimo segnale. Il fatto che un Parlamento con questo grave deficit voglia mettere mano così pesantemente alla Carta, è un azzardo costituzionale: non può essere ignorato.
Si pensa di abolire il Senato come se si dovesse
cambiare il senso unico di una strada di Firenze.

Una pericolosa semplificazione: mancanza di
strumenti o di cultura istituzionale?

C’è stata una regressione culturale profonda. È questo tipo di semplificazioni che introduce elementi autoritari. Si cancella il Senato, si compone la Camera con un sistema iper-maggioritario, il sistema delle garanzie salta: il risultato sarebbe un’alterazione in senso autoritario della logica della Repubblica parlamentare che sta in Costituzione. E dovremmo stare zitti?

Da Il Fatto Quotidiano del 01/04/2014.
camillobenso
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Re: Quale Senato ?

Messaggio da camillobenso »

La mia affermazione necessita di un chiarimento:

La discussione non può ridursi al “prendere o lasciare”.
Matteo Renzi usa toni ultimativi, non gli piace la critica perché si disturba il manovratore.


Individua i tratti del dittatore.


^^^^^^^^


In condizioni paludose e magmatiche come queste è necessario a volte prendere provvedimenti e posizioni dure.

Ad esempio, queste posizioni dovevano essere prese da Monti a suo tempo.

Ma un conto è il prendere decisioni forti minacciando di abbandonare il campo, quando i temi sono sostanziali e determinanti per l’intera nazione. (E Monti non lo ha fatto)

Differente invece è il caso di Renzi, che è in cerca di un affermazione personale qualsiasi, per dimostrare di saper governare e di essere la persona giusta per cambiare l’Italia.

L’interesse di assumere posizioni da duro sono finalizzate al successo personale e non all’interesse generale.

In questo Rodotà ha ragione a definirlo “insicuro”, perché se fosse sicuro non sfuggirebbe al confronto.

Renzi ha bisogno di un’affermazione per imporsi ai suoi elettori prima delle prossime elezioni europee e di conseguenza adotta metodi dittatoriali.
paolo11
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Re: Quale Senato ?

Messaggio da paolo11 »

aaaa42 ha scritto:piccola mozione
mi rivolgo a iospero conte camillo e altri
c è qualcuno che può preparare una scheda sulla camera delle regioni tedesca ( o come si chiama ) ???
un po di diritto comparato anche se in modo semplice che non vuol dire banale non fa male
......................................................
http://it.wikipedia.org/wiki/Bundesrat_(Germania)
Ciao
Paolo11
camillobenso
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Re: Quale Senato ?

Messaggio da camillobenso »

ANALISI
M5S: "Non ci resta che sperare in Razzi
e Scilipoti, che mandino tutto all'aria"

La magia di Renzi spiazza il Movimento e Grillo e Di Maio si ritrovano improvvisamente dall'altra parte della barricata a difendere bicameralismo e Costituzione. Il premier: "Beppe mantiene la casta perché vuole qualcosa a cui attaccarsi"
di Susanna Turco


M5S: Non ci resta che sperare in Razzi
e Scilipoti, che mandino tutto all'aria
Il bicameralismo perfetto non si tocca. La carta costituzionale, a parte qualche “manutenzione”, è sacra. Non resta che “sperare in Razzi e Scilipoti”, che facciano saltare tutto loro. Perché “il Senato si può diminuire come numero di componenti e come costi, ma ci vuole”. Ecco, in sintesi, il pensiero a Cinque Stelle, da Luigi Di Maio a Grillo e il suo blog, dopo il varo da parte del governo della riforma del Senato. Piuttosto sorprendente, ma vero.

Sbarcato nei Palazzi per aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, contraddittoriamente animato da un istinto a monolite che portava a considerare moralmente riprovevoli principi (pur tratti dalla sacra Costituzione) come l’assenza di vincolo di mandato per i parlamentari, Grillo si ritrova improvvisamente dall’altra parte della barricata. All’apparenza, certo: ma l’apparenza è tutto, a volte. Tant’è che intervistato da Ballarò, Matteo Renzi, che (elettoralmente) ha in testa anzitutto di far concorrenza a Grillo, ci si butta a pesce: “Grillo mantiene la casta perché vuole qualcosa a cui attaccarsi”. Di questo passo finirà a dargli del morto vivente, chissà.

Et voilà, comunque, parti invertite. E’ Grillo che vuole la casta, è Grillo che vuole il Senato: io Matteo Renzi, lo vorrei abolire. Potere della comunicazione, e dello spin che la fa girare. Perché qui non si tratta tanto di questioni di sostanza, di come è davvero la riforma che cambia (e non abolisce) il Senato: ma di come la si racconta e s’appare. Così, mentre il premier si avventa contro le mezze misure bollando le perplessità come “benaltrismo”, Luigi Di Maio, vicepresidente di Montecitorio, considerato da molti il futuro del grillismo, si ritrova in fondo a difendere lo status quo dalle colonne del Corriere della Sera: in una lettera, spiega che il bicameralismo è in realtà "un virtuoso meccanismo tramite il quale il Parlamento è in grado di ponderare adeguatamente le scelte complesse e delicate che si trova ogni giorno ad affrontare", che le Camere sono perfettamente in grado di agire con velocità quando serve (curiosamente, fa un esempio non virtuoso: il lodo Alfano), e che addirittura non bisogna sempre e per forza stare con la calcolatrice in mano: “E’ fondamentale non confondere i cosiddetti costi della politica con quelli della democrazia”, sottolinea di Maio.

Argomenti, l’ultimo in particolare, che sono sempre stati usati, dai politici della cosiddetta casta, contro i grillini e le loro smanie da risparmio. Sempre contro la riforma del Senato, anche il blog di Grillo ospita un lungo editoriale di Aldo Giannuli, dal titolo “la democrazia repubblicana è in pericolo”, che si scaglia contro la “concezione plebiscitaria della democrazia” – tutt’altra cosa che i toni irridenti del “questi sono già morti e non lo sanno” – e si conclude con un: "Non ci resta che sperare in Razzi e Scilipoti che mandino tutto all'aria". Sperare in Razzi e Scilipoti, già incarnazione del male assoluto.

Analoghe difficoltà a non farsi stringere dal lato della “conservazione”, le vivono anche i piddini che non si trovano d’accordo con la riforma così come concepita dal governo. Dal presidente del Senato Grasso in giù. Chi si trovi in questi giorni a raccogliere i loro pareri, infatti, prima di tutto deve sorbirsi una lunga premessa nella quale il senatore democratico di turno spiega che la sua non è volontà di bloccare la riforma. Perché a torto o a ragione è così che, nella narrazione renziana, appare chiunque abbia obiezioni. “Non ne posso più di questa storia dei tacchini e del natale”, è sbottato l’altro giorno uno di loro. “Noi non viviamo mica in un altro mondo: sappiamo benissimo che serve riformare il Senato, tagliare i tempi, snellire i processi e ridurre i costi. Insomma non è questione il se, ma il come: se ne potrà discutere senza farsi dare dei tacchini?”.

Non è nemmeno una questione di tempi: “Non abbiamo bisogno di convegni di settimane, in quarantotto ore siamo in grado di proporre le modifiche necessarie, la velocità non è appannaggio di Renzi”, lamenta un altro democratico: “Basta con la storia della palude”. Ma non c’è controffensiva che tenga. Renzi , pochissimo propenso a far modifiche, per il momento riesce a lasciare agli altri il peso della volontà frenatrice (poi ci penseranno personaggi come Graziano Delrio, a trovare nella sostanza un punto di caduta sufficientemente conciliatorio). Nel mentre, il premier si fa scintillare addosso il tutto o niente del “ci metto la faccia, o vado a casa”. Non molto distante dal grillismo, a pensarci bene.
01 aprile 2014© RIPRODUZIONE RISERVATA

http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... a-1.159308
camillobenso
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Re: Quale Senato ?

Messaggio da camillobenso »

La Stampa 1.4.14
Esposito, uno dei 25 senatori Pd che si oppongono
“Matteo fa come all’oratorio ma il pallone non è suo”

di Francesca Schianchi


«Noi siamo tacchini felici di correre verso il forno il giorno del Ringraziamento».

Allora senatore Stefano Esposito perché avete scritto in 25 una lettera al premier sulla riforma del Senato?
«Perché vogliamo poter discutere di alcuni punti. Vogliamo essere protagonisti quanto il governo di questa epocale riforma».

Quali punti? Volete il Senato elettivo?
«No, nessuno pensa al Senato elettivo né all’indennità. Il problema sono la composizione e le competenze».

Cioè?
«Io penso al Bundesrat tedesco. Metterci dentro i sindaci non credo sia una buona idea. E credo che tutto quello che riguarda l’Europa debba essere tra le sue competenze».

Non sarete mica tra i nemici del cambiamento evocati da Renzi?
«Questa sua reazione scomposta dinanzi a qualunque voce non sia un coro di applausi la trovo inaccettabile. Vogliamo solo discutere, non possiamo essere derubricati a conservatori o boicottatori. Gli do un consiglio da fratello maggiore: noi siamo tacchini felici, ma ce ne sono anche di meno felici. Se prima di mandarli in forno li prendi a calci, magari potrebbero anche pensare di fartela pagare…».

Cosa intende dire? Non ci saranno i numeri secondo lei?
«Questo dipenderà da cosa succede negli altri partiti. Noi siamo i migliori alleati di Renzi, perché discutiamo in campo aperto. Ma non ci può dire “o è così o me ne vado”: come quando all’oratorio c’era il ragazzino che diceva “o si fa così o porto via il pallone”…».

Lei ha votato Cuperlo: non è che parla così solo per fare opposizione al premier?
«Tra noi 25 c’è chi ha votato Renzi. La nostra è una posizione nel merito, non c’è nessun senso di rivalsa. E non mi metto a fare imboscate: non è nel costume di nessuno di quelli che hanno firmato».

Se il testo non cambiasse, lei non lo voterebbe?
«Io chiedo di discuterne: poi, come sempre, mi adeguerò alla maggioranza».

La Stampa 1.4.14
Grasso: “State sereni. Io sono super partes”
di Fabio Poletti

Zittirlo, non lo zittisce nessuno. Ma il presidente Pietro Grasso vuole pure rassicurare che non verrà meno al suo ruolo di super partes: «Non ci può essere nessuna ipotesi che l’aver espresso le mie opinioni possa influenzare la mia attività di presidente del Senato». Ma poi alla presentazione del suo libro a Milano, «Lezioni di mafia», tira una staffilata al premier Renzi con cui battibecca a distanza da due giorni e poi ridacchia: «State tranquilli. State sereni». Le parole sono quelle con cui Matteo Renzi ha affossato il suo predecessore Enrico Letta. In bocca alla seconda carica dello Stato non sono una dichiarazione di guerra al premier, ma di sicuro non sono il segno della resa.

Perché se Pietro Grasso nella sua giornata milanese - oggi sarà pure ai funerali di Gerardo D’Ambrosio - non vuole tornare sulle sue perplessità e sui dubbi sulla riforma del Senato che ha in mente Matteo Renzi - «Quello che dovevo dire l’ho già detto in maniera abbastanza chiara», ripete come un mantra per un giorno intero - di sicuro non vuole nemmeno rinunciare alla possibilità di esprimere il suo pensiero. «Rivendico il diritto di esprimere le mie idee e dare un contributo dialettico che interessa tutti i cittadini in un momento in cui si parla di cambiare la Costituzione».

E fa niente se qualcuno storce il naso. O se teme che nel retropensiero di Grasso ci sia la difesa d’ufficio della seconda Camera. In un tweet che per tutto il pomeriggio svolazza sul mondo politico, Grasso rivendica il suo ruolo anche dalla poltrona più alta di Palazzo Madama: «Sono e resto super partes. Non ho mai difeso la casta e voglio il cambiamento».

Da presidente del Senato magari non è facilissimo dire quello che pensa. Cosa che giura di aver scoperto già il giorno in cui venne eletto: «Mi hanno detto subito di stare attento perchè ero la seconda carica dello Stato. Ho chiesto se potevo presentare un disegno di legge o votare e mi hanno detto di no. Ma può almeno parlare il presidente del Senato?
Qualche opinione politica ce l’ho anch’io...».


E a quelle non rinuncia, l’ex magistrato e procuratore antimafia. Attento al ruolo e alle competenze ma pure a non fare solo la bella statuina in Parlamento. In visita alla Comunità di Don Mazzi, Pietro Grasso giura di essere stato sempre così. Ma questa volta assicura che parlava solo di mafia: «Nella mia vita ho sempre cercato di combattere contro i Golia, sono sempre stato dalla parte di Davide cercando di combattere sfide impossibili»..
camillobenso
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Re: Quale Senato ?

Messaggio da camillobenso »

Eppure l’hanno classificato civatiano, prestato a Renzi.

Il camerata Taddei racconta il suo punto di vista a Ballarò sul taglio del Senato.

Hanno smesso i pannolini l’altro ieri e oggi sono travolti da una sfrenata voglia di potere.

La Giammanco stamani ad Agorà ha rivendicato che già dal 1994 Berlusconi intendeva attuare le riforme sollecitate oggi da Mr. Bean. Ma gli sono state impedite dagli intellettuali della sinistra.

L’ex cavaliere dal 1994 racconta balle in quantità industriale e le impone a tutti i suoi fedeli che ripete scemenze e bufale in quantità industriale, senza mai risparmiarsi.

Si fa passare per vittima della sinistra comunista e della magistratura rossa e quindi obbligato a scendere nell’arena politica per difendersi e difendere l’Italia dal comunismo. In effetti B, non ha mai raccontato ai suoi che nel 1992 era alla canna del gas. Mediobanca redigendo la sua relazione annuale cita che le aziende di Berlusconi sono in difficoltà.

Riguardo all'indebitamento, risulta, dal tradizionale rapporto con cui Mediobanca analizza ogni anno le dieci
maggiori aziende italiane, che le aziende del gruppo Berlusconi avevano nel 1992 7.140 miliardi di lire di
debiti (4.475 finanziari e 2.665 commerciali), mentre il loro capitale netto ammontava a 1.053 miliardi.
Essendo questa una situazione ad alto rischio di bancarotta, peggiorata dal fatto che nel 1993 gli introiti
pubblicitari televisivi registrarono una crescita pari a zero (dopo molti anni di aumenti elevati e ininterrotti), le
banche creditrici cominciarono in quel periodo a richiedere il saldo dei conti.

(Fonte Wikipedia)

Bettino poi, lo convince a scendere in politica prima di fuggire ad Hammamet, per salvarsi dalla magistrura, che non poteva più essere bloccata dal CAF. (Craxi, Andreotti, Forlani)

Per difendersi dalla magistratura Berlusconi è in politica da 20 anni. Solo al diciannovesimo anno, è stato condannato. Diciamo che è stato bravo a difendersi per tutto quel tempo.

Immaginiamoci quindi cosa sarebbe successo se, come ha sostenuto la Giammanco, Berlusconi fosse riuscito a far fuori il Senato nel 1994, oltre ad altre “”””riforme””””, bloccate a dire dalla parlamentare di Fauna Italia, da quei rompicoglioni della sinistra, tra cui Rodotà e Zagrebelsky.

Il giurista torinese non ha mai espresso pubblicamente le sue simpatie politiche, e dubito che sia di sinistra, o stato di sinistra.

Cosa avrebbe prodotto un Berlusconi in forma dittatoriale, libero di fare e disfare come voleva.

Ovviamente non sarebbe mai stato condannato.

Basta pensare, cosa è riuscito a fare Berlusconi senza questi poteri straordinari.

Si sono già dimenticati tutti quanti, che ha fatto votare al Parlamento la tesi che Ruby Rubacuori era la nipote di Mubarak.

Chissà cosa avrebbe imposto agli italiani in posizione dittatoriale con i poteri che rivendica oggi Renzi.

Sempre a Ballarò interviene la camerata De Girolamo.

“Lo vuole il popolo” sostiene con enfasi da militante di Potere operaio.

Sono vent’anni che assieme al Caimano truffano gli italiani citando IL POPOLO.

Del popolo se ne sono sempre sbattuti. A lei interessavano i suoi traffichini e Berlusconi doveva curare i suoi interessi giudiziari e quelli della robba, compreso il gas russo con il fraterno amico Putin.

Hanno messo in ginocchio l’Italia ed hanno ancora il coraggio di parlare di popolo.

Ci hanno tentato con l’articolo 138, l’anno scorso per scardinare la Costituzione. E’ andata male. Poi la Cassazione boccia una parte del Porcellum, e subito Renzi su pressioni di Verdini vara l’Italicum che è un Porcellum modificato che piace a Berlusconi. Nuovo tentativo per scardinare la parte residuale repubblicana.

Adesso per abbattere le prerogative residuali di un facs simile di “democrazia” tentano con il Senato e più poteri al premier.

C’è tanta voglia di fascismo.

Si badi bene, che dopo 70 anni dalla caduta del fascismo 1.0, non si può fare riferimento a quel tipo di fascismo del XX secolo.

Oggi per condizionare gli italiani non c’è più bisogno dell’olio di ricino e del santo manganello. Oggi si usa la televisione in grandi dosi e la distorsione dell’informazione sui media.

Oggi basta condizionare i cervelli per togliere la libertà ad un popolo e costringerlo pedissequamente ad obbedire agli input che vengono dai media.

Ancora questa sera è stato citato il dato che il sondaggio sugli italiani che vuole eliminare il Senato è pari al 76 %. Già ma che ci capiscono almeno il 60 % degli intervistati di Senato?

E’ la De Girolamo che parla alla pancia della gente, che la spinge ad affermare : “E’ il popolo che lo vuole”.

“Il popolo italiano è tendenzialmente fascista?”, è quanto sto chiedendo in questi giorni. Ed a sorpresa il numero di chi afferma di sì è ragguardevole.
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