Caso Aldrovandi .Ora giudice querela la madre.
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Caso Aldrovandi .Ora giudice querela la madre.
giovedì, 1 marzo 2012
Aldrovandi, morì a 18 anni, il 25 settembre 2005, dopo una colluttazione con quattro agenti di polizia, già condannati per la sua morte. La madre Patrizia Moretti, oggi 1 marzo sarà in un’aula del tribunale di Mantova come imputata di diffamazione nei confronti della pm che condusse le prime indagini. A processo anche i giornalisti della Nuova Ferrara che seguirono il caso.
Personalmente sono assolutamente solidale con chi ha fatto informazione ed è stato querelato, non dimentico di certo i tanti quereleti del blog (una trentina tra i quali Mauro, Giorgio, Chicca) e confido fortissimamente che il tutto ritorni in un contesto di normalità. L’intelligenza, il buon senso, l’equilibrio, l’evidenza di una morte assurda e ingiustificata (e nessuna morte lo potrà mai essere), la realtà di indagini… (basterebbe leggere le motivazioni della sentenza della Corte d’Appello di Bologna, per capire e farsene un’idea…, di come furono portate avanti…), dovrebbero aiutare “la legge”. Poi, tutto potrà succedere, ma non si può continuare a uccidere e far finta di niente. Sono contro ogni ingiustizia, in ogni sua forma. Amo la vita. Amo il ricordo. Vivo faticosamente il presente. Sopporterò il futuro, ma a tutto dovrà esserci un limite. In questa foto, la vita e la morte, anzi l’uccisione di un figlio, e la bellezza e la forza di una mamma.
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venerdì, 24 febbraio 2012
Imputata
http://lanuovaferrara.gelocal.it/cronac ... -1.3214406
il primo marzo inizia il processo a Mantova. Ho già avuto diverse querele da parte dei responsabili della morte di Federico. Finora sono state archiviate.
Molte querele partite da funzionari della questura di Ferrara hanno investito persone che commentavano sul blog. Querele provenienti da taluni funzionari di polizia responsabili delle indagini. Questore Elio Graziano incluso. In molti per la paura di un processo hanno patteggiato e pagato loro dei soldi. La gente normalmente teme i Tribunali, si sa.
I miei avvocati hanno dovuto rispondere al loro Ordine per richiami partiti dal vertice della Procura ferrarese.
La stessa procura che chiese l’identificazione dei giornalisti e dei direttori di quelle testate che parlavano del caso Aldrovandi.
Poi nel 2010, dopo due gradi di giudizio e condanna per omicidio, dopo le sentenze per i depistaggi e, in tutte queste, il riconoscimento che indagini e prove sono state sottratte alla giustizia nei primi mesi dopo la morte di Federico, arriva la querela della dott.ssa Mariaemanuela Guerra, primo pm incaricato del caso Aldrovandi, a La Nuova Ferrara e a me : diffamazione. E richiesta di risarcimento milionario al giornale.
Iter fulmineo della querela e rinvio a giudizio.
Le medesime dichiarazioni le ho rilasciate a 100 giornali e siti web, radio, tv e documentari. Solo la Nuova è sotto processo. Come mai?
Basta guardare gli articoli che la querelante ha allegato. Gli argomenti sono due distinti: il caso Aldrovandi, il caso Bad Boys: giovani della Ferrara bene accusati di spaccio di stupefacenti, uno di questi è il figlio della pm. Condanne in primo grado, non so a che punto siano i gradi di giudizio ad oggi.
Quasi non riesco neanche più ad essere arrabbiata, sono soprattutto triste, delusa, affranta da tutto questo. Ma questo è niente rispetto all’assenza di Federico.
ma che cosa si vuole dimostrare con questa querela? Ormai tutti sanno come sono andate le cose. E’ scritto su almeno 3 sentenze e in 6 anni di cronaca.
Basta.
Non capisco, davvero non capisco dove si voglia arrivare con le querele per diffamazione a carico della famiglia della vittima, a carico di chi scrive un commento o di chi pubblica un articolo. Forse cambierà la realtà dei fatti? No. L’unico morto è Federico. Vorrei che si avesse rispetto per lui e per la sua giovane vita perduta. Per il dolore di tutti noi. Per un omicidio che ha assunto una rilevanza sociale proprio perchè insabbiato.
Chi querela ora è un magistrato. Ma cosa si sta cercando? quale giustizia? Non vedo nessuna giustizia in una sua assenza durata mesi.
Amaramente penso che chi querela le vittime non cerchi giustizia, ma affermazione di potere.
http://federicoaldrovandi.blog.kataweb.it/
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Questo magistrato dovrebbe vergognarsi e cambiare mestiere disonora gli altri magistrati.
Ciao
Paolo11
Aldrovandi, morì a 18 anni, il 25 settembre 2005, dopo una colluttazione con quattro agenti di polizia, già condannati per la sua morte. La madre Patrizia Moretti, oggi 1 marzo sarà in un’aula del tribunale di Mantova come imputata di diffamazione nei confronti della pm che condusse le prime indagini. A processo anche i giornalisti della Nuova Ferrara che seguirono il caso.
Personalmente sono assolutamente solidale con chi ha fatto informazione ed è stato querelato, non dimentico di certo i tanti quereleti del blog (una trentina tra i quali Mauro, Giorgio, Chicca) e confido fortissimamente che il tutto ritorni in un contesto di normalità. L’intelligenza, il buon senso, l’equilibrio, l’evidenza di una morte assurda e ingiustificata (e nessuna morte lo potrà mai essere), la realtà di indagini… (basterebbe leggere le motivazioni della sentenza della Corte d’Appello di Bologna, per capire e farsene un’idea…, di come furono portate avanti…), dovrebbero aiutare “la legge”. Poi, tutto potrà succedere, ma non si può continuare a uccidere e far finta di niente. Sono contro ogni ingiustizia, in ogni sua forma. Amo la vita. Amo il ricordo. Vivo faticosamente il presente. Sopporterò il futuro, ma a tutto dovrà esserci un limite. In questa foto, la vita e la morte, anzi l’uccisione di un figlio, e la bellezza e la forza di una mamma.
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venerdì, 24 febbraio 2012
Imputata
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il primo marzo inizia il processo a Mantova. Ho già avuto diverse querele da parte dei responsabili della morte di Federico. Finora sono state archiviate.
Molte querele partite da funzionari della questura di Ferrara hanno investito persone che commentavano sul blog. Querele provenienti da taluni funzionari di polizia responsabili delle indagini. Questore Elio Graziano incluso. In molti per la paura di un processo hanno patteggiato e pagato loro dei soldi. La gente normalmente teme i Tribunali, si sa.
I miei avvocati hanno dovuto rispondere al loro Ordine per richiami partiti dal vertice della Procura ferrarese.
La stessa procura che chiese l’identificazione dei giornalisti e dei direttori di quelle testate che parlavano del caso Aldrovandi.
Poi nel 2010, dopo due gradi di giudizio e condanna per omicidio, dopo le sentenze per i depistaggi e, in tutte queste, il riconoscimento che indagini e prove sono state sottratte alla giustizia nei primi mesi dopo la morte di Federico, arriva la querela della dott.ssa Mariaemanuela Guerra, primo pm incaricato del caso Aldrovandi, a La Nuova Ferrara e a me : diffamazione. E richiesta di risarcimento milionario al giornale.
Iter fulmineo della querela e rinvio a giudizio.
Le medesime dichiarazioni le ho rilasciate a 100 giornali e siti web, radio, tv e documentari. Solo la Nuova è sotto processo. Come mai?
Basta guardare gli articoli che la querelante ha allegato. Gli argomenti sono due distinti: il caso Aldrovandi, il caso Bad Boys: giovani della Ferrara bene accusati di spaccio di stupefacenti, uno di questi è il figlio della pm. Condanne in primo grado, non so a che punto siano i gradi di giudizio ad oggi.
Quasi non riesco neanche più ad essere arrabbiata, sono soprattutto triste, delusa, affranta da tutto questo. Ma questo è niente rispetto all’assenza di Federico.
ma che cosa si vuole dimostrare con questa querela? Ormai tutti sanno come sono andate le cose. E’ scritto su almeno 3 sentenze e in 6 anni di cronaca.
Basta.
Non capisco, davvero non capisco dove si voglia arrivare con le querele per diffamazione a carico della famiglia della vittima, a carico di chi scrive un commento o di chi pubblica un articolo. Forse cambierà la realtà dei fatti? No. L’unico morto è Federico. Vorrei che si avesse rispetto per lui e per la sua giovane vita perduta. Per il dolore di tutti noi. Per un omicidio che ha assunto una rilevanza sociale proprio perchè insabbiato.
Chi querela ora è un magistrato. Ma cosa si sta cercando? quale giustizia? Non vedo nessuna giustizia in una sua assenza durata mesi.
Amaramente penso che chi querela le vittime non cerchi giustizia, ma affermazione di potere.
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Questo magistrato dovrebbe vergognarsi e cambiare mestiere disonora gli altri magistrati.
Ciao
Paolo11
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Re: Caso Aldrovandi .Ora giudice querela la madre.
Hai ragione paolo11, questo magistrato ha fallito, in quanto archiviato il caso.
Il caso non andava archiviato come le 2 sentenze hanno dimostrato.
In altre parole non ha saputo fare bene il suo mestiere, per cui dovrebbe dimettersi dalla magistratura o il CSM dovrebbe almeno cacciarla.
La cosa brutta è che questo magistrato è UNA DONNA, una donna che non ha saputo capire il dolore di una mamma che vede il figlio 18enne ammazzato per un eccesso di violenza di 4 poliziotti.
Un saluto
Joblack
Il caso non andava archiviato come le 2 sentenze hanno dimostrato.
In altre parole non ha saputo fare bene il suo mestiere, per cui dovrebbe dimettersi dalla magistratura o il CSM dovrebbe almeno cacciarla.
La cosa brutta è che questo magistrato è UNA DONNA, una donna che non ha saputo capire il dolore di una mamma che vede il figlio 18enne ammazzato per un eccesso di violenza di 4 poliziotti.
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Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
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Re: Caso Aldrovandi .Ora giudice querela la madre.
A volte certe donne sono peggiori degli uomini sia in politica che il altri mestieri.
Ciao
Paolo11
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Paolo11
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Re: Caso Aldrovandi .Ora giudice querela la madre.
29 aprile 2014
CRONACA
Uccisero Aldrovandi, il congresso del Sap
li saluta con cinque minuti di applausi
La mamma: "Rivoltante". Renzi: "Governo solidale". Alfano: "Vicinanza". Al congresso del sindacato di polizia che ha applaudito gli agenti condannati, La Russa, Gasparri e Pansa che però dice: "Grave"
Cinque minuti di applausi e delegati in piedi al Congresso nazionale del Sap per tre dei quattro agenti condannati in via definitiva per la morte del 18enne Federico Aldrovandi durante un controllo nel 2005 a Ferrara. La madre: "Rivoltante". Renzi le telefona: "Solidale". Anche il capo della polizia Pansa, che era seduto in prima fila all'assemblea, condanna il gesto degli agenti. Infine il ministro dell'Interno Alfano: "Atteggiamenti che danneggiano il prestigio del corpo" di Marco Zavagli
http://www.ilfattoquotidiano.it/
CRONACA
Uccisero Aldrovandi, il congresso del Sap
li saluta con cinque minuti di applausi
La mamma: "Rivoltante". Renzi: "Governo solidale". Alfano: "Vicinanza". Al congresso del sindacato di polizia che ha applaudito gli agenti condannati, La Russa, Gasparri e Pansa che però dice: "Grave"
Cinque minuti di applausi e delegati in piedi al Congresso nazionale del Sap per tre dei quattro agenti condannati in via definitiva per la morte del 18enne Federico Aldrovandi durante un controllo nel 2005 a Ferrara. La madre: "Rivoltante". Renzi le telefona: "Solidale". Anche il capo della polizia Pansa, che era seduto in prima fila all'assemblea, condanna il gesto degli agenti. Infine il ministro dell'Interno Alfano: "Atteggiamenti che danneggiano il prestigio del corpo" di Marco Zavagli
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Re: Caso Aldrovandi .Ora giudice querela la madre.
Caso Aldrovandi, applausi per gli agenti condannati al congresso Sap
La mamma: "Rivoltante". Renzi le telefona: "Governo solidale". Al congresso del sindacato che ha applaudito gli agenti condannati, l'ex ministro della Difesa, ex vicepresidente della Camera e ora deputato di Fratelli d'Italia Ignazio La Russa, il capogruppo dei senatori di Forza Italia e vicepresidente di Palazzo Madama Maurizio Gasparri, l'europarlamentare forzista Lara Comi e il capo della polizia Alessandro Pansa che però si smarca: "Comportamenti gravi". Vicinanza alla famiglia viene espressa anche dal titolare dell'Interno Angelino Alfano, assente all'assemblea di Rimini
di Marco Zavagli | 29 aprile 2014Commenti (347)
Caso Aldrovandi, applausi per gli agenti condannati al congresso Sap
Circa cinque minuti di applausi e delegati in piedi alla sessione pomeridiana del Congresso nazionale del Sap, il sindacato autonomo di polizia, per tre dei quattro agenti condannati in via definitiva per la morte del 18enne Federico Aldrovandi durante un controllo il 25 settembre del 2005 a Ferrara: Paolo Forlani, Luca Pollastri e Enzo Pontani.
I tre agenti (mancava all’appello Monica Segatto, “che non siamo riusciti a contattare”, spiega il delegato ferrarese Luca Caprini che rivendica l’iniziativa di “portare all’attenzione del congresso nazionale il caso dei nostri iscritti) erano stati invitati lo scorso febbraio anche al congresso provinciale della città dove erano in servizio. Proprio a Ferrara, Gianni Tonelli, eletto ora segretario nazionale, aveva lanciato la campagna #vialamenzogna, una risposta alla manifestazione nazionale #vialadivisa con la quale pochi giorni prima la famiglia di Federico chiedeva la destituzione dei colpevoli della morte del diciottenne.
In quell’occasione proprio Tonelli arrivò parlò di “accanimento contro gli operatori delle forze di polizia”, di “una pelosa macchina del fango che mistifica la realtà dei fatti trasformando, spesso, i violenti in eroi e i poliziotti in delinquenti”.
Gli applausi agli agenti nel 2013 – Un anno prima, a febbraio 2013, sempre il Sap aveva atteso all’uscita del tribunale di sorveglianza di Bologna Enzo Pontani, che chiedeva l’affidamento ai domiciliari per i sei mesi di pena residua. L’indulto infatti aveva già cancellato tre anni dalla pena definitiva uscita dalla Cassazione, che per inciso definì i quattro poliziotti “sproporzionatamente violenti”. Anche in quell’occasione, a Bologna, fioccarono applausi di solidarietà da parte dei colleghi poliziotti. Pontani, dopo una breve parentesi in carcere, ottenne i domiciliari, così come la Segatto. Solo Forlani e Pollastri rimasero fino a fine pena in una cella dell’Arginone. Scontata la detenzione e passato un altro semestre punitivo deciso dal corpo di polizia come sospensione disciplinare, i quattro agenti delle Volanti sono rientrati in servizio, anche se non adibiti al servizio su strada.
La madre di Federico: “Ribrezzo”. Il padre: “Orribile” - “Provo ribrezzo per tutte quelle mani” commenta Patrizia Moretti pensando a quegli applausi. “Cosa significa? Che si sostiene chi uccide un ragazzo in strada? Chi ammazza i nostri figli? È estremamente pericoloso”. Anche il padre Lino affida ai social network il suo disgusto: “Orribile. E’ questa la polizia di Stato? Se fosse stato loro il figlio, avrebbero applaudito questi signori gli uccisori del proprio figlio. Ucciso senza una ragione da quattro individui con una divisa addosso. Una divisa che forse non guarderò mai più con fiducia, a meno che… Vergognatevi”.
La solidarietà alla famiglia di Renzi, Pansa e Alfano – Arriva dopo poche ore la telefonata di solidarietà del premier Matteo Renzi che bolla la vicenda come “indegna”. Anche Anche il capo della polizia Alessandro Pansa che nel pomeriggio si era seduto in prima fila al congresso accanto ad alcuni esponenti politici – Ignazio La Russa di Fratelli d’Italia, Maurizio Gasparri e e Lara Comi di Forza Italia, esprime vicinanza alla mamma di Federico definendo “gravissimi” i comportamenti degli agenti del Sap. L’ultimo a parlare è il ministro dell’Interno Angelino Alfano: “Gli applausi sono un gesto inaccettabile che offende la memoria di un ragazzo che non c’è più e rinnova il dolore della sua famiglia. Applausi che danneggiano la polizia e il suo prestigio”. Intervistata da Skytg24 Patrizia Moretti ha confermato di aver ricevuto la telefonata di Renzi e del capo della polizia Pansa “anche se oltre alla solidarietà – ha spiegato - ora bisogna intervenire“. Unica voce fuori dal coro quella dell’europarlamentare (ricandidato) e segretario della Lega nord Matteo Salvini che su Facebook scrive: “Io sto con i poliziotti, con i carabinieri, e con chiunque rischia la vita per difendere i cittadini”.
Sel e Pd: “Gesto agghiacciante” – Il primo commento politico era arrivato subito dopo la diffusione della notizia da parte del coordinatore nazionale di Sinistra ecologia libertà Nicola Fratoianni: ”Gli applausi agli assassini di Federico Aldrovandi sono agghiaccianti e inaccettabili. Non si può accettare che chi è chiamato a garantire la sicurezza dei cittadini possa compiere gesti terribili come quello di oggi”. Poi era intervenuto il responsabile sicurezza del Pd Emanuele Fiano: “Sono sempre stato dalla parte dei diritti di chi lavora in condizioni difficilissime per la sicurezza del Paese ma uno Stato di diritto sta in piedi solo se vengono rispettate le competenze di tutti i suoi corpi. La sentenza di quel terribile omicidio va rispettata da tutti”.
Ma il Sap insiste: “Colleghi rovinati per sempre” – Ma dal sindacato di polizia arriva in tarda serata una nota che solidarizza nuovamente con gli agenti condannati: ”L’onorabilità della polizia di Stato è stata irrimediabilmente vilipesa e solo una operazione di verità sarà in grado di riscattare il danno patito. Alla stessa stregua i nostri colleghi, ingiustamente condannati, hanno patito un danno infinito – scrive il neosegretario generale del Sap, Gianni Tonelli – Quindi ritengo affrettati alcuni giudizi espressi”. Riferendosi agli agenti coinvolti nella vicenda, sottolinea, “quattro vite sono state definitivamente rovinate dai danni subiti e, da ultimo, sono stati trascinati in un giudizio davanti alla Corte dei Conti per un risarcimento all’erario complessivo di circa 2 milioni di euro, senza che alcuna autorità abbia individuato l’entità di tale somma e senza essere stati coinvolti dall’amministrazione della pubblica sicurezza nella transazione privata con la famiglia”. A giudizio del neo-segretario generale del Sap, ancora, “la morte di chiunque è un evento infausto, ma non necessariamente la colpa deve essere attribuita a qualcuno: migliaia di giovani ogni anno muoiono alla guida dei loro automezzi, ma non per questo la colpa è delle strade. Porre una pietra sopra all’ accaduto, ci pare una soluzione troppo comoda”. Pertanto, conclude Tonelli, “la nostra è unicamente un’azione finalizzata non a suggerire un’interpretazione degli eventi sulla questione di cui stiamo parlando, ma che tenta di avvicinare i cittadini alla verità processuale consentendo loro di accedere a tutti gli atti del processo. La Giustizia è amministrata in nome del Popolo italiano? A loro la sentenza inappellabile. Noi – chiosa Tonelli – chiediamo unicamente di perseguire una strada che l’ordinamento giuridico ci garantisce, ossia il giudizio di revisione: è un diritto dei nostri colleghi e intendiamo sostenerli su questo percorso”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04 ... ap/968132/
La mamma: "Rivoltante". Renzi le telefona: "Governo solidale". Al congresso del sindacato che ha applaudito gli agenti condannati, l'ex ministro della Difesa, ex vicepresidente della Camera e ora deputato di Fratelli d'Italia Ignazio La Russa, il capogruppo dei senatori di Forza Italia e vicepresidente di Palazzo Madama Maurizio Gasparri, l'europarlamentare forzista Lara Comi e il capo della polizia Alessandro Pansa che però si smarca: "Comportamenti gravi". Vicinanza alla famiglia viene espressa anche dal titolare dell'Interno Angelino Alfano, assente all'assemblea di Rimini
di Marco Zavagli | 29 aprile 2014Commenti (347)
Caso Aldrovandi, applausi per gli agenti condannati al congresso Sap
Circa cinque minuti di applausi e delegati in piedi alla sessione pomeridiana del Congresso nazionale del Sap, il sindacato autonomo di polizia, per tre dei quattro agenti condannati in via definitiva per la morte del 18enne Federico Aldrovandi durante un controllo il 25 settembre del 2005 a Ferrara: Paolo Forlani, Luca Pollastri e Enzo Pontani.
I tre agenti (mancava all’appello Monica Segatto, “che non siamo riusciti a contattare”, spiega il delegato ferrarese Luca Caprini che rivendica l’iniziativa di “portare all’attenzione del congresso nazionale il caso dei nostri iscritti) erano stati invitati lo scorso febbraio anche al congresso provinciale della città dove erano in servizio. Proprio a Ferrara, Gianni Tonelli, eletto ora segretario nazionale, aveva lanciato la campagna #vialamenzogna, una risposta alla manifestazione nazionale #vialadivisa con la quale pochi giorni prima la famiglia di Federico chiedeva la destituzione dei colpevoli della morte del diciottenne.
In quell’occasione proprio Tonelli arrivò parlò di “accanimento contro gli operatori delle forze di polizia”, di “una pelosa macchina del fango che mistifica la realtà dei fatti trasformando, spesso, i violenti in eroi e i poliziotti in delinquenti”.
Gli applausi agli agenti nel 2013 – Un anno prima, a febbraio 2013, sempre il Sap aveva atteso all’uscita del tribunale di sorveglianza di Bologna Enzo Pontani, che chiedeva l’affidamento ai domiciliari per i sei mesi di pena residua. L’indulto infatti aveva già cancellato tre anni dalla pena definitiva uscita dalla Cassazione, che per inciso definì i quattro poliziotti “sproporzionatamente violenti”. Anche in quell’occasione, a Bologna, fioccarono applausi di solidarietà da parte dei colleghi poliziotti. Pontani, dopo una breve parentesi in carcere, ottenne i domiciliari, così come la Segatto. Solo Forlani e Pollastri rimasero fino a fine pena in una cella dell’Arginone. Scontata la detenzione e passato un altro semestre punitivo deciso dal corpo di polizia come sospensione disciplinare, i quattro agenti delle Volanti sono rientrati in servizio, anche se non adibiti al servizio su strada.
La madre di Federico: “Ribrezzo”. Il padre: “Orribile” - “Provo ribrezzo per tutte quelle mani” commenta Patrizia Moretti pensando a quegli applausi. “Cosa significa? Che si sostiene chi uccide un ragazzo in strada? Chi ammazza i nostri figli? È estremamente pericoloso”. Anche il padre Lino affida ai social network il suo disgusto: “Orribile. E’ questa la polizia di Stato? Se fosse stato loro il figlio, avrebbero applaudito questi signori gli uccisori del proprio figlio. Ucciso senza una ragione da quattro individui con una divisa addosso. Una divisa che forse non guarderò mai più con fiducia, a meno che… Vergognatevi”.
La solidarietà alla famiglia di Renzi, Pansa e Alfano – Arriva dopo poche ore la telefonata di solidarietà del premier Matteo Renzi che bolla la vicenda come “indegna”. Anche Anche il capo della polizia Alessandro Pansa che nel pomeriggio si era seduto in prima fila al congresso accanto ad alcuni esponenti politici – Ignazio La Russa di Fratelli d’Italia, Maurizio Gasparri e e Lara Comi di Forza Italia, esprime vicinanza alla mamma di Federico definendo “gravissimi” i comportamenti degli agenti del Sap. L’ultimo a parlare è il ministro dell’Interno Angelino Alfano: “Gli applausi sono un gesto inaccettabile che offende la memoria di un ragazzo che non c’è più e rinnova il dolore della sua famiglia. Applausi che danneggiano la polizia e il suo prestigio”. Intervistata da Skytg24 Patrizia Moretti ha confermato di aver ricevuto la telefonata di Renzi e del capo della polizia Pansa “anche se oltre alla solidarietà – ha spiegato - ora bisogna intervenire“. Unica voce fuori dal coro quella dell’europarlamentare (ricandidato) e segretario della Lega nord Matteo Salvini che su Facebook scrive: “Io sto con i poliziotti, con i carabinieri, e con chiunque rischia la vita per difendere i cittadini”.
Sel e Pd: “Gesto agghiacciante” – Il primo commento politico era arrivato subito dopo la diffusione della notizia da parte del coordinatore nazionale di Sinistra ecologia libertà Nicola Fratoianni: ”Gli applausi agli assassini di Federico Aldrovandi sono agghiaccianti e inaccettabili. Non si può accettare che chi è chiamato a garantire la sicurezza dei cittadini possa compiere gesti terribili come quello di oggi”. Poi era intervenuto il responsabile sicurezza del Pd Emanuele Fiano: “Sono sempre stato dalla parte dei diritti di chi lavora in condizioni difficilissime per la sicurezza del Paese ma uno Stato di diritto sta in piedi solo se vengono rispettate le competenze di tutti i suoi corpi. La sentenza di quel terribile omicidio va rispettata da tutti”.
Ma il Sap insiste: “Colleghi rovinati per sempre” – Ma dal sindacato di polizia arriva in tarda serata una nota che solidarizza nuovamente con gli agenti condannati: ”L’onorabilità della polizia di Stato è stata irrimediabilmente vilipesa e solo una operazione di verità sarà in grado di riscattare il danno patito. Alla stessa stregua i nostri colleghi, ingiustamente condannati, hanno patito un danno infinito – scrive il neosegretario generale del Sap, Gianni Tonelli – Quindi ritengo affrettati alcuni giudizi espressi”. Riferendosi agli agenti coinvolti nella vicenda, sottolinea, “quattro vite sono state definitivamente rovinate dai danni subiti e, da ultimo, sono stati trascinati in un giudizio davanti alla Corte dei Conti per un risarcimento all’erario complessivo di circa 2 milioni di euro, senza che alcuna autorità abbia individuato l’entità di tale somma e senza essere stati coinvolti dall’amministrazione della pubblica sicurezza nella transazione privata con la famiglia”. A giudizio del neo-segretario generale del Sap, ancora, “la morte di chiunque è un evento infausto, ma non necessariamente la colpa deve essere attribuita a qualcuno: migliaia di giovani ogni anno muoiono alla guida dei loro automezzi, ma non per questo la colpa è delle strade. Porre una pietra sopra all’ accaduto, ci pare una soluzione troppo comoda”. Pertanto, conclude Tonelli, “la nostra è unicamente un’azione finalizzata non a suggerire un’interpretazione degli eventi sulla questione di cui stiamo parlando, ma che tenta di avvicinare i cittadini alla verità processuale consentendo loro di accedere a tutti gli atti del processo. La Giustizia è amministrata in nome del Popolo italiano? A loro la sentenza inappellabile. Noi – chiosa Tonelli – chiediamo unicamente di perseguire una strada che l’ordinamento giuridico ci garantisce, ossia il giudizio di revisione: è un diritto dei nostri colleghi e intendiamo sostenerli su questo percorso”.
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Re: Caso Aldrovandi .Ora giudice querela la madre.
Dovrebbero radiare dalla polizia tutti quelli della claque vergognosa, ecco che dovrebbero fare
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: Caso Aldrovandi .Ora giudice querela la madre.
peanuts ha scritto:Dovrebbero radiare dalla polizia tutti quelli della claque vergognosa, ecco che dovrebbero fare
Il problema della Polizia di Stato, come quello dei Carabinieri è un problema quasi sempre trascurato. All’interno di una democrazia la formazione delle forze dell’ordine non è cosa facile in genere.
Da noi poi ancora di più, in quanto occorre tenere presente che i quadri superiori sono stati, e molto probabilmente lo sono ancora, di convinzione fascista.
La certezza viene dai racconti di un poliziotto comunista, di certo una mosca bianca, che ha dovuto tacere nel corso della sua attività lavorativa la sua appartenenza politica per non essere espulso dal corpo.
Non dimentichiamoci del poliziotto che é salito volutamente sulla pancia della ragazza a terra durante l’ultima protesta a Roma. Un atto volontario di una persona perversa in libera uscita, di cui la stampa “””libera””” non ci ha fatto più sapere a quali provvedimenti restrittivi è stato assoggettato.
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Re: Caso Aldrovandi .Ora giudice querela la madre.
“Il partito della polizia”, il libro sul lato violento delle forze dell’ordine
Esce oggi il volume del giornalista di Repubblica Marco Preve, edito da Chiarelettere, che ripercorre i principali episodi di violenze e abusi perpetrati da uomini in divisa: dalle torture al giovane picciotto Totò Riina, all'irruzione nella scuola Diaz di Genova, fino ai recenti casi di Federico Aldrovandi e Giuseppe Uva
di Ferruccio Sansa | 21 marzo 2014Commenti (59)
Il water boarding a Totò Riina. Il capo di Cosa Nostra sottoposto a trattamenti non proprio ortodossi da parte della polizia. Parliamo degli anni ‘60, quando Riina era un picciotto a inizio carriera. Una storia inedita, svelata dal libro Il partito della polizia, edizioni Chiarelettere, in libreria da oggi (vai al sito), scritto da Marco Preve, uno dei migliori giornalisti d’inchiesta di Repubblica. Per rispolverare quella vecchia pagina, il cronista ha scovato un breve passaggio nelle carte di un processo di Perugia. È il 15 ottobre del 2013. Al banco dei testimoni c’è Salvatore Genova, funzionario di polizia in pensione, ma ex commissario della squadra che liberò il generale Dozier rapito dalle Br nei primi anni ‘80. Genova è stanco di portare il peso dei ricordi degli abusi di quel periodo e racconta la sua storia nel processo che si concluderà con una pesante verità: l’ex brigatista Enrico Triaca venne torturato. Genova però aggiunge altro.
Riferendosi a un colloquio sulla pratica del water boarding (versando acqua sul volto del torturato si induce una terribile sensazione di annegamento) con il capo della squadretta di torturatori, il funzionario Nicola Ciocia soprannominato De Tormentis, spiega: “Lui stesso (De Tormentis-Ciocia) diceva ‘non tutti parlano, perché ricordava quando era stato in Sicilia negli anni ’60. Avevano preso Totò Riina e un altro… E a quei tempi si usava proprio da tutte le parti questo sistema’. E allora Ciocia disse: ‘Vedi, le persone quando hanno le palle non parlano, ed era Totò Riina’”. Preve ricostruisce gli anni delle torture. E gli episodi di violenza che costituiscono una delle pagine più nere della storia recente della polizia.
Un filo unisce le vicende: il disprezzo nei confronti di alcune vittime considerate drogati o balordi come Federico Aldrovandi o Giuseppe Uva. Per l’avvocato dei famigliari Fabio Anselmo (assiste anche i Cucchi), è un atteggiamento tenuto con metodo per denigrare chi ha subìto gli abusi e renderlo così “meno vittima” agli occhi dell’opinione pubblica.
Ma il cardine del Partito della polizia è rappresentato dalla ricostruzione del gruppo di potere che ruota attorno a Gianni De Gennaro. Molte pagine sono dedicate ai rapporti con la politica e il legame con esponenti della sinistra come Luciano Violante (non è l’unico, però, a coltivare amicizie a prova di condanna con i super poliziotti).
Preve non si ferma qui. Racconta le carriere di poliziotti incappati in clamorosi incidenti professionali. Tratteggia la sorprendente rete di protezione di cui hanno goduto i super poliziotti condannati per la macelleria messicana e le false molotov nella Diaz del G8; gli appalti da centinaia di milioni gestiti da detective con scarsa dimestichezza con la matematica. Fino al capitolo dedicato alle opacità nella scelta dei membri della Direzione investigativa antimafia. Una sentenza inedita rivela un lato nascosto della Dia. È quella che dopo vent’anni riconosce a un commissario dei primi anni ’90 un risarcimento per non essere entrato nei ranghi dell’Fbi italiana nonostante avesse vinto il concorso.
Gli vennero preferiti altri colleghi scelti con un metodo che i giudici del Consiglio di Stato definiscono poco trasparente. Un’inchiesta scomoda, quella di Preve, ma non contro la polizia. Anzi. Il riconoscimento dell’importanza e della delicatezza del suo ruolo esige particolare rispetto, ma anche trasparenza. Un libro che è un contributo per trasformare la polizia e ridare fiducia ai tanti commissari Montalbano che lavorano in tutte le questure d’Italia.
Da Il Fatto Quotidiano del 21 marzo 2014
Esce oggi il volume del giornalista di Repubblica Marco Preve, edito da Chiarelettere, che ripercorre i principali episodi di violenze e abusi perpetrati da uomini in divisa: dalle torture al giovane picciotto Totò Riina, all'irruzione nella scuola Diaz di Genova, fino ai recenti casi di Federico Aldrovandi e Giuseppe Uva
di Ferruccio Sansa | 21 marzo 2014Commenti (59)
Il water boarding a Totò Riina. Il capo di Cosa Nostra sottoposto a trattamenti non proprio ortodossi da parte della polizia. Parliamo degli anni ‘60, quando Riina era un picciotto a inizio carriera. Una storia inedita, svelata dal libro Il partito della polizia, edizioni Chiarelettere, in libreria da oggi (vai al sito), scritto da Marco Preve, uno dei migliori giornalisti d’inchiesta di Repubblica. Per rispolverare quella vecchia pagina, il cronista ha scovato un breve passaggio nelle carte di un processo di Perugia. È il 15 ottobre del 2013. Al banco dei testimoni c’è Salvatore Genova, funzionario di polizia in pensione, ma ex commissario della squadra che liberò il generale Dozier rapito dalle Br nei primi anni ‘80. Genova è stanco di portare il peso dei ricordi degli abusi di quel periodo e racconta la sua storia nel processo che si concluderà con una pesante verità: l’ex brigatista Enrico Triaca venne torturato. Genova però aggiunge altro.
Riferendosi a un colloquio sulla pratica del water boarding (versando acqua sul volto del torturato si induce una terribile sensazione di annegamento) con il capo della squadretta di torturatori, il funzionario Nicola Ciocia soprannominato De Tormentis, spiega: “Lui stesso (De Tormentis-Ciocia) diceva ‘non tutti parlano, perché ricordava quando era stato in Sicilia negli anni ’60. Avevano preso Totò Riina e un altro… E a quei tempi si usava proprio da tutte le parti questo sistema’. E allora Ciocia disse: ‘Vedi, le persone quando hanno le palle non parlano, ed era Totò Riina’”. Preve ricostruisce gli anni delle torture. E gli episodi di violenza che costituiscono una delle pagine più nere della storia recente della polizia.
Un filo unisce le vicende: il disprezzo nei confronti di alcune vittime considerate drogati o balordi come Federico Aldrovandi o Giuseppe Uva. Per l’avvocato dei famigliari Fabio Anselmo (assiste anche i Cucchi), è un atteggiamento tenuto con metodo per denigrare chi ha subìto gli abusi e renderlo così “meno vittima” agli occhi dell’opinione pubblica.
Ma il cardine del Partito della polizia è rappresentato dalla ricostruzione del gruppo di potere che ruota attorno a Gianni De Gennaro. Molte pagine sono dedicate ai rapporti con la politica e il legame con esponenti della sinistra come Luciano Violante (non è l’unico, però, a coltivare amicizie a prova di condanna con i super poliziotti).
Preve non si ferma qui. Racconta le carriere di poliziotti incappati in clamorosi incidenti professionali. Tratteggia la sorprendente rete di protezione di cui hanno goduto i super poliziotti condannati per la macelleria messicana e le false molotov nella Diaz del G8; gli appalti da centinaia di milioni gestiti da detective con scarsa dimestichezza con la matematica. Fino al capitolo dedicato alle opacità nella scelta dei membri della Direzione investigativa antimafia. Una sentenza inedita rivela un lato nascosto della Dia. È quella che dopo vent’anni riconosce a un commissario dei primi anni ’90 un risarcimento per non essere entrato nei ranghi dell’Fbi italiana nonostante avesse vinto il concorso.
Gli vennero preferiti altri colleghi scelti con un metodo che i giudici del Consiglio di Stato definiscono poco trasparente. Un’inchiesta scomoda, quella di Preve, ma non contro la polizia. Anzi. Il riconoscimento dell’importanza e della delicatezza del suo ruolo esige particolare rispetto, ma anche trasparenza. Un libro che è un contributo per trasformare la polizia e ridare fiducia ai tanti commissari Montalbano che lavorano in tutte le questure d’Italia.
Da Il Fatto Quotidiano del 21 marzo 2014
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Re: Caso Aldrovandi .Ora giudice querela la madre.
Dichiarazioni del Segretario Generale Felice Romano
La dolorosa vicenda ALDROVANDI che è iniziata con la morte del giovane Federico che ha segnato tutte le parti coinvolte, in particolare il dolore dei genitori del giovane al quale va ogni assoluto rispetto senza eccezione alcuna, speravamo si fosse chiusa con la sentenza della magistratura.
Lo afferma Felice Romano Segretario Generale del SIULP, il più grande sindacato di Polizia che si dissocia completamente e senza tentennamenti da iniziative come quella posta in essere oggi a Ferrara da uno sparuto gruppetto di aderenti ad altra piccola sigla sindacale.
La vicenda in questione, continua Romano ha bisogno di essere lasciata nell’alveo in cui la magistratura, dopo attento vaglio dei fatti l’ha relegata con i verdetti emessi.
Le sentenze, per gli uomini di Stato e che hanno giurato di servire lo Stato vanno sempre rispettate senza alcun commento.
Questa è il convincimento degli oltre 25.000 poliziotti aderenti al SIULP. Lo voglio ribadire, senza se e senza ma, sottolinea Romano, perché a nessuno venga solo anche l’idea di omologare le migliaia di donne e uomini della Polizia di Stato e del Sindacato che, quotidianamente si sacrificano per la salvaguardia della sicurezza e della legalità, con questo sparuto gruppetto che ha inscenato la manifestazione a Ferrara sotto il Comune. Così come va ribadito che questo gruppetto sicuramente non rappresenta la maggioranza dei poliziotti e i principi di fedeltà e di obbedienza alla legge che hanno abbracciato all’atto del giuramento alla Repubblica.
Emerge però, con forza un elemento sul quale chiederemo un’indagine immediata e precisa per accertare chi abbia potuto, senza fare le dovute e necessarie valutazioni autorizzare una simile manifestazione sotto l’ufficio dove lavora la madre del povero Federico.
Lanci di agenzia
ALDROVANDI: SIULP, DISSENSO TOTALE DA INIZIAVA COISP ‘CHIEDEREMO INDAGINE PRECISA. CHI HA CONCESSO AUTORIZZAZIONE?’
(ANSA) – ROMA, 27 MAR – “Ci dissociamo completamente e senza tentennamenti da iniziative come quella posta in essere oggi a Ferrara da uno sparuto gruppetto di aderenti ad una sigla sindacale”.
Lo dice il segretario del Siulp Felice Romano criticando l’iniziativa del Coisp. “La dolorosa vicenda Aldrovandi, iniziata con la morte del giovane Federico e che ha segnato tutte le parti coinvolte, in particolare i genitori ai quali va ogni assoluto rispetto senza eccezione alcuna, speravamo si fosse chiusa con la sentenza della magistratura – afferma Romano -.
Le sentenze, per gli uomini di Stato e che hanno giurato di servire lo Stato, vanno sempre rispettate senza alcun commento”. “Lo voglio ribadire senza se e senza ma – prosegue il segretario del Siulp – perch‚ a nessuno venga solo anche l’idea di omologare le migliaia di donne e uomini della Polizia che quotidianamente si sacrificano per la salvaguardia della sicurezza e della legalità”.
Così come va ribadito che “questo gruppetto non rappresenta la maggioranza dei poliziotti”. Il Siulp, infine, annuncia che chieder… “un’indagine immediata e precisa per accertare chi abbia potuto, senza fare le dovute e necessarie valutazioni, autorizzare una simile manifestazione sotto l’ufficio dove lavora la madre del povero Federico”.
Aldrovandi/Siulp: dissenso totale,ci dissociamo da manifestazione
“Al dolore dei genitori del giovane va ogni assoluto rispetto” Roma, 27 mar.
(TMNews) – “La dolorosa vicenda Aldrovandi che è iniziata con la morte del giovane Federico che ha segnato tutte le parti coinvolte, in particolare il dolore dei genitori del giovane al quale va ogni assoluto rispetto senza eccezione alcuna, speravamo si fosse chiusa con la sentenza della magistratura”: lo afferma Felice Romano segretario generale del Siulp, “il più grande sindacato di polizia che si dissocia completamente e senza tentennamenti da iniziative come quella posta in essere oggi a Ferrara da uno sparuto gruppetto di aderenti ad altra piccola sigla sindacale”. Inoltre il sindacato chiede “con forza, un’indagine immediata e precisa per accertare chi abbia potuto autorizzare una simile manifestazione”.
“La vicenda in questione – continua Romano – ha bisogno di essere lasciata nell’alveo in cui la magistratura, dopo attento vaglio dei fatti l’ha relegata con i verdetti emessi. Le sentenze, per gli uomini di Stato e che hanno giurato di servire lo Stato vanno sempre rispettate senza alcun commento. Questa è il convincimento degli oltre 25mila poliziotti aderenti al Siulp”.
“Lo voglio ribadire, senza se e senza ma – sottolinea Romano -perché a nessuno venga solo anche l’idea di omologare le migliaia di donne e uomini della polizia di Stato e del Sindacato che, quotidianamente si sacrificano per la salvaguardia della sicurezza e della legalità, con questo sparuto gruppetto che ha inscenato la manifestazione a Ferrara sotto il Comune”.
“Così come va ribadito che questo gruppetto sicuramente non rappresenta la maggioranza dei poliziotti e i principi di fedeltà e di obbedienza alla legge che hanno abbracciato all’atto del giuramento alla Repubblica”. Infine il sindacato chiede “con forza, un’indagine immediata e precisa per accertare chi abbia potuto, senza fare le dovute e necessarie valutazioni autorizzare una simile manifestazione sotto l’ufficio dove lavora la madre del povero Federico”
http://www.siulp.it/aldrovandi-siulp-di ... zia-2.html
---------------------------------
DISSENSO TOTALE DA INIZIAVA COISP.Non occorre andare molto lontano per vedere dei Fascisti.Li abbiamo in divisa.
Dopo varie interpellanze fatte dal M5S che abbiano un numero identificativo nella divise.Come i veri
paesi DEMOCRATICI,fatte anche varie petizioni, ancora non si sente nulla a riguardo.PD;PI, eccc.... Vergognatevi.
Ciao
Paolo11
La dolorosa vicenda ALDROVANDI che è iniziata con la morte del giovane Federico che ha segnato tutte le parti coinvolte, in particolare il dolore dei genitori del giovane al quale va ogni assoluto rispetto senza eccezione alcuna, speravamo si fosse chiusa con la sentenza della magistratura.
Lo afferma Felice Romano Segretario Generale del SIULP, il più grande sindacato di Polizia che si dissocia completamente e senza tentennamenti da iniziative come quella posta in essere oggi a Ferrara da uno sparuto gruppetto di aderenti ad altra piccola sigla sindacale.
La vicenda in questione, continua Romano ha bisogno di essere lasciata nell’alveo in cui la magistratura, dopo attento vaglio dei fatti l’ha relegata con i verdetti emessi.
Le sentenze, per gli uomini di Stato e che hanno giurato di servire lo Stato vanno sempre rispettate senza alcun commento.
Questa è il convincimento degli oltre 25.000 poliziotti aderenti al SIULP. Lo voglio ribadire, senza se e senza ma, sottolinea Romano, perché a nessuno venga solo anche l’idea di omologare le migliaia di donne e uomini della Polizia di Stato e del Sindacato che, quotidianamente si sacrificano per la salvaguardia della sicurezza e della legalità, con questo sparuto gruppetto che ha inscenato la manifestazione a Ferrara sotto il Comune. Così come va ribadito che questo gruppetto sicuramente non rappresenta la maggioranza dei poliziotti e i principi di fedeltà e di obbedienza alla legge che hanno abbracciato all’atto del giuramento alla Repubblica.
Emerge però, con forza un elemento sul quale chiederemo un’indagine immediata e precisa per accertare chi abbia potuto, senza fare le dovute e necessarie valutazioni autorizzare una simile manifestazione sotto l’ufficio dove lavora la madre del povero Federico.
Lanci di agenzia
ALDROVANDI: SIULP, DISSENSO TOTALE DA INIZIAVA COISP ‘CHIEDEREMO INDAGINE PRECISA. CHI HA CONCESSO AUTORIZZAZIONE?’
(ANSA) – ROMA, 27 MAR – “Ci dissociamo completamente e senza tentennamenti da iniziative come quella posta in essere oggi a Ferrara da uno sparuto gruppetto di aderenti ad una sigla sindacale”.
Lo dice il segretario del Siulp Felice Romano criticando l’iniziativa del Coisp. “La dolorosa vicenda Aldrovandi, iniziata con la morte del giovane Federico e che ha segnato tutte le parti coinvolte, in particolare i genitori ai quali va ogni assoluto rispetto senza eccezione alcuna, speravamo si fosse chiusa con la sentenza della magistratura – afferma Romano -.
Le sentenze, per gli uomini di Stato e che hanno giurato di servire lo Stato, vanno sempre rispettate senza alcun commento”. “Lo voglio ribadire senza se e senza ma – prosegue il segretario del Siulp – perch‚ a nessuno venga solo anche l’idea di omologare le migliaia di donne e uomini della Polizia che quotidianamente si sacrificano per la salvaguardia della sicurezza e della legalità”.
Così come va ribadito che “questo gruppetto non rappresenta la maggioranza dei poliziotti”. Il Siulp, infine, annuncia che chieder… “un’indagine immediata e precisa per accertare chi abbia potuto, senza fare le dovute e necessarie valutazioni, autorizzare una simile manifestazione sotto l’ufficio dove lavora la madre del povero Federico”.
Aldrovandi/Siulp: dissenso totale,ci dissociamo da manifestazione
“Al dolore dei genitori del giovane va ogni assoluto rispetto” Roma, 27 mar.
(TMNews) – “La dolorosa vicenda Aldrovandi che è iniziata con la morte del giovane Federico che ha segnato tutte le parti coinvolte, in particolare il dolore dei genitori del giovane al quale va ogni assoluto rispetto senza eccezione alcuna, speravamo si fosse chiusa con la sentenza della magistratura”: lo afferma Felice Romano segretario generale del Siulp, “il più grande sindacato di polizia che si dissocia completamente e senza tentennamenti da iniziative come quella posta in essere oggi a Ferrara da uno sparuto gruppetto di aderenti ad altra piccola sigla sindacale”. Inoltre il sindacato chiede “con forza, un’indagine immediata e precisa per accertare chi abbia potuto autorizzare una simile manifestazione”.
“La vicenda in questione – continua Romano – ha bisogno di essere lasciata nell’alveo in cui la magistratura, dopo attento vaglio dei fatti l’ha relegata con i verdetti emessi. Le sentenze, per gli uomini di Stato e che hanno giurato di servire lo Stato vanno sempre rispettate senza alcun commento. Questa è il convincimento degli oltre 25mila poliziotti aderenti al Siulp”.
“Lo voglio ribadire, senza se e senza ma – sottolinea Romano -perché a nessuno venga solo anche l’idea di omologare le migliaia di donne e uomini della polizia di Stato e del Sindacato che, quotidianamente si sacrificano per la salvaguardia della sicurezza e della legalità, con questo sparuto gruppetto che ha inscenato la manifestazione a Ferrara sotto il Comune”.
“Così come va ribadito che questo gruppetto sicuramente non rappresenta la maggioranza dei poliziotti e i principi di fedeltà e di obbedienza alla legge che hanno abbracciato all’atto del giuramento alla Repubblica”. Infine il sindacato chiede “con forza, un’indagine immediata e precisa per accertare chi abbia potuto, senza fare le dovute e necessarie valutazioni autorizzare una simile manifestazione sotto l’ufficio dove lavora la madre del povero Federico”
http://www.siulp.it/aldrovandi-siulp-di ... zia-2.html
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DISSENSO TOTALE DA INIZIAVA COISP.Non occorre andare molto lontano per vedere dei Fascisti.Li abbiamo in divisa.
Dopo varie interpellanze fatte dal M5S che abbiano un numero identificativo nella divise.Come i veri
paesi DEMOCRATICI,fatte anche varie petizioni, ancora non si sente nulla a riguardo.PD;PI, eccc.... Vergognatevi.
Ciao
Paolo11
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Re: Caso Aldrovandi .Ora giudice querela la madre.
Non solo Aldrovandi,...........è forse un vizio???
30 APR 2014 15:31
MAGHERINI: UN ALTRO CASO ALDROVANDI? - PER LA MORTE DELL’EX CALCIATORE, INDAGATI PER OMICIDIO PRETERINTENZIONALE 4 CARABINIERI E 5 SANITARI PER OMICIDIO COLPOSO
Dopo la denuncia della famiglia il pm Bocciolini iscrive nel registro i militari e anche i cinque sanitari intervenuti a san Frediano - I carabinieri sono indagati per omicidio preterintenzionale, i sanitari di omicidio colposo - I militari negano di aver colpito Magherini mentre era a terra, ma alcune testimonianze li smentiscono…
Da ‘repubblica.it'
Indagati per omicidio preterintenzionale i quattro carabinieri che fermarono la notte tra il 2 e il 3 marzo in Oltrarno il quarantenne Riccardo Magherini, morto per terra con le manette ai polsi. Oltre a loro, il pm Luigi Bocciolini ha iscritto nel registro degli indagati anche i cinque sanitari intervenuti sul posto a bordo di un'ambulanza e poi di un'automedica.
La decisione del magistrato è scattata dopo aver ricevuto la denuncia dei familiari di Magherini. I militari sono indagati per omicidio preterintenzionale, i sanitari di omicidio colposo. I carabinieri negano di aver colpito Magherini mentre era a terra, ma alcune testimonianze li smentiscono. L'avvocato Francesco Maresca, il loro legale, dice che "l'intervento è stato fatto nell'interesse dello stesso Magherini e nell'interesse dei cittadini seguendo le regole e la procedura prevista dalla legge, come sempre fanno i carabinieri" .
A Roma Luigi Manconi, che aveva chiesto anche di effettuare una seconda autopsia, terrà una conferenza stampa sul caso Magherini, su cui ha già presentato un'interrogazione.
30 APR 2014 15:31
MAGHERINI: UN ALTRO CASO ALDROVANDI? - PER LA MORTE DELL’EX CALCIATORE, INDAGATI PER OMICIDIO PRETERINTENZIONALE 4 CARABINIERI E 5 SANITARI PER OMICIDIO COLPOSO
Dopo la denuncia della famiglia il pm Bocciolini iscrive nel registro i militari e anche i cinque sanitari intervenuti a san Frediano - I carabinieri sono indagati per omicidio preterintenzionale, i sanitari di omicidio colposo - I militari negano di aver colpito Magherini mentre era a terra, ma alcune testimonianze li smentiscono…
Da ‘repubblica.it'
Indagati per omicidio preterintenzionale i quattro carabinieri che fermarono la notte tra il 2 e il 3 marzo in Oltrarno il quarantenne Riccardo Magherini, morto per terra con le manette ai polsi. Oltre a loro, il pm Luigi Bocciolini ha iscritto nel registro degli indagati anche i cinque sanitari intervenuti sul posto a bordo di un'ambulanza e poi di un'automedica.
La decisione del magistrato è scattata dopo aver ricevuto la denuncia dei familiari di Magherini. I militari sono indagati per omicidio preterintenzionale, i sanitari di omicidio colposo. I carabinieri negano di aver colpito Magherini mentre era a terra, ma alcune testimonianze li smentiscono. L'avvocato Francesco Maresca, il loro legale, dice che "l'intervento è stato fatto nell'interesse dello stesso Magherini e nell'interesse dei cittadini seguendo le regole e la procedura prevista dalla legge, come sempre fanno i carabinieri" .
A Roma Luigi Manconi, che aveva chiesto anche di effettuare una seconda autopsia, terrà una conferenza stampa sul caso Magherini, su cui ha già presentato un'interrogazione.
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