ANTONIO MUMOLO avvocato di strada congresso PD Emilia Romag
Inviato: 09/04/2014, 21:09
La candidatura alla segreteria redionale PD emilia romagna dell' Avvocato Antonio Mumolo avvocato di strada uomo della sinistra bolognese
è IMPORTANTE per una città BOLOGNA che è stata la città che ha tradito la propria memoria storica con il blarismo e il mercantilismo neoliberista.
Questo IMPORTANTE appello :
APPELLO PER CAMBIARE IL DECRETO LAVORO
porta la firma anche dell' avvocato Mumolo
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“Il decreto lavoro del Governo contraddice alcuni principi cardine del jobs-act annunciato da Renzi: invece di ridurre le forme contrattuali, con la liberalizzazione del contratto a termine rafforza il precariato, provoca un ulteriore frammentazione dei contratti di lavoro e l’impoverimento del contenuto formativo dell’apprendistato, in violazione delle discipline dell’Unione europea”. Lo afferma Salvatore Tesoriero, coordinatore dell’area civatiana di Bologna, che con il prof. Luigi Mariucci ha preparato un appello che chiede modifiche strutturali al decreto lavoro del Governo.
“Con il nostro appello, firmato tra gli altri dal candidato alla segreteria regionale Antonio Mumolo e dai parlamentari Sandra Zampa e Sergio Lo Giudice, chiediamo al PD Bologna di convocare una apposita direzione provinciale nella quale si possa discutere del decreto lavoro. L’obiettivo – conclude Tesoriero – è ottenere l’impegno da parte del partito bolognese a sostenere le istanze di modifica del decreto”.
Appello per cambiare il decreto lavoro
Il Jobs Act annunciato da Renzi nel gennaio 2014 prevedeva la “riduzione delle varie forme contrattuali, oltre 40, che hanno prodotto uno spezzatino insostenibile” e “un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti”.
Con il decreto lavoro si fa il contrario. Si incentivano oltre misura il lavoro a termine e il lavoro interinale, prevedendo ben otto proroghe senza giustificazione fino a tre anni, senza alcun vincolo alla assunzione definitiva. Si impoverisce di contenuti formativi l’apprendistato, eliminando anche qui ogni vincolo alla assunzione definitiva.
In questo modo non si contrasta ma si rafforza la precarietà. Si contraddicono le direttive della Unione Europea. Non si favoriscono affatto le imprese virtuose, quelle che investono sulla qualità del lavoro e della produzione, ma si premiano i comportamenti abusivi tipici di quelle pratiche aziendali che fondano la cattiva gestione delle risorse umane sul reiterato ricatto occupazionale. Si aggiunga che già ora il contratto a termine costituisce il 70% delle assunzioni: quel dato prevedibilmente crescerà in virtù delle proroghe frazionate per mesi, e magari verrà spacciato come successo della “sperimentazione” la ulteriore cannibalizzazione delle forme corrette di assunzione.
Perciò il decreto è tutt’altro che “intoccabile”. Va invece cambiato radicalmente. Chiediamo che lo faccia anzitutto il governo, ancora prima dell’esame parlamentare. Non basta una mediazione al ribasso che si limiti a ridurre il numero delle proroghe. Va cambiata la struttura del provvedimento. Il contratto a termine senza una giustificazione obiettiva è di per sé una anomalia: questa può essere prevista solo per casi specifici (ad esempio le microaziende) e solo se la mancanza di una giustificazione causale è collegata a un congruo termine minimo di durata. Le proroghe, in numero limitato, vanno ammesse agganciandole a un obbligo di motivazione delle cause che impediscono l’assunzione definitiva. Al tempo stesso vanno rafforzati il diritto di precedenza del lavoratore a termine rispetto a successive assunzioni a tempo indeterminato e l’incentivazione fiscale e contributiva della stabilizzazione. Inoltre vanno introdotti efficaci controlli dei servizi pubblici per impedire che la reiterazione del termine sia adottata come pratica sistematica a fini di pura elusione della legge. Nell’apprendistato vanno ripristinati l’obbligo della formazione trasversale e i vincoli alla assunzione definitiva di una percentuale di apprendisti come condizione di nuove assunzioni, salvo motivazione.
Solo a queste condizioni il decreto potrà essere convertito in Parlamento senza contraddire in partenza il progetto di razionalizzazione e riunificazione del mercato del lavoro annunciato dal disegno di legge delega.
Il tutto nella consapevolezza che non saranno comunque le regole sui contratti a creare nuova e buona occupazione, fino a quando non si prenderanno misure incisive per rianimare la domanda interna e riavviare un ciclo di crescita compatibile.
Bologna, 2 aprile 2014
Luigi Mariucci – Salvatore Tesoriero – Sandra Zampa – Sergio Lo Giudice – Antonio Mumolo – Teresa Marzocchi – Elly Schlein – Alessandro Galatioto – Sonia Camprini – Paolo Serra – Sonia Camprini – Tiziana Gentili – Monia Negusini – Emanuela Torchi
è IMPORTANTE per una città BOLOGNA che è stata la città che ha tradito la propria memoria storica con il blarismo e il mercantilismo neoliberista.
Questo IMPORTANTE appello :
APPELLO PER CAMBIARE IL DECRETO LAVORO
porta la firma anche dell' avvocato Mumolo
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“Il decreto lavoro del Governo contraddice alcuni principi cardine del jobs-act annunciato da Renzi: invece di ridurre le forme contrattuali, con la liberalizzazione del contratto a termine rafforza il precariato, provoca un ulteriore frammentazione dei contratti di lavoro e l’impoverimento del contenuto formativo dell’apprendistato, in violazione delle discipline dell’Unione europea”. Lo afferma Salvatore Tesoriero, coordinatore dell’area civatiana di Bologna, che con il prof. Luigi Mariucci ha preparato un appello che chiede modifiche strutturali al decreto lavoro del Governo.
“Con il nostro appello, firmato tra gli altri dal candidato alla segreteria regionale Antonio Mumolo e dai parlamentari Sandra Zampa e Sergio Lo Giudice, chiediamo al PD Bologna di convocare una apposita direzione provinciale nella quale si possa discutere del decreto lavoro. L’obiettivo – conclude Tesoriero – è ottenere l’impegno da parte del partito bolognese a sostenere le istanze di modifica del decreto”.
Appello per cambiare il decreto lavoro
Il Jobs Act annunciato da Renzi nel gennaio 2014 prevedeva la “riduzione delle varie forme contrattuali, oltre 40, che hanno prodotto uno spezzatino insostenibile” e “un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti”.
Con il decreto lavoro si fa il contrario. Si incentivano oltre misura il lavoro a termine e il lavoro interinale, prevedendo ben otto proroghe senza giustificazione fino a tre anni, senza alcun vincolo alla assunzione definitiva. Si impoverisce di contenuti formativi l’apprendistato, eliminando anche qui ogni vincolo alla assunzione definitiva.
In questo modo non si contrasta ma si rafforza la precarietà. Si contraddicono le direttive della Unione Europea. Non si favoriscono affatto le imprese virtuose, quelle che investono sulla qualità del lavoro e della produzione, ma si premiano i comportamenti abusivi tipici di quelle pratiche aziendali che fondano la cattiva gestione delle risorse umane sul reiterato ricatto occupazionale. Si aggiunga che già ora il contratto a termine costituisce il 70% delle assunzioni: quel dato prevedibilmente crescerà in virtù delle proroghe frazionate per mesi, e magari verrà spacciato come successo della “sperimentazione” la ulteriore cannibalizzazione delle forme corrette di assunzione.
Perciò il decreto è tutt’altro che “intoccabile”. Va invece cambiato radicalmente. Chiediamo che lo faccia anzitutto il governo, ancora prima dell’esame parlamentare. Non basta una mediazione al ribasso che si limiti a ridurre il numero delle proroghe. Va cambiata la struttura del provvedimento. Il contratto a termine senza una giustificazione obiettiva è di per sé una anomalia: questa può essere prevista solo per casi specifici (ad esempio le microaziende) e solo se la mancanza di una giustificazione causale è collegata a un congruo termine minimo di durata. Le proroghe, in numero limitato, vanno ammesse agganciandole a un obbligo di motivazione delle cause che impediscono l’assunzione definitiva. Al tempo stesso vanno rafforzati il diritto di precedenza del lavoratore a termine rispetto a successive assunzioni a tempo indeterminato e l’incentivazione fiscale e contributiva della stabilizzazione. Inoltre vanno introdotti efficaci controlli dei servizi pubblici per impedire che la reiterazione del termine sia adottata come pratica sistematica a fini di pura elusione della legge. Nell’apprendistato vanno ripristinati l’obbligo della formazione trasversale e i vincoli alla assunzione definitiva di una percentuale di apprendisti come condizione di nuove assunzioni, salvo motivazione.
Solo a queste condizioni il decreto potrà essere convertito in Parlamento senza contraddire in partenza il progetto di razionalizzazione e riunificazione del mercato del lavoro annunciato dal disegno di legge delega.
Il tutto nella consapevolezza che non saranno comunque le regole sui contratti a creare nuova e buona occupazione, fino a quando non si prenderanno misure incisive per rianimare la domanda interna e riavviare un ciclo di crescita compatibile.
Bologna, 2 aprile 2014
Luigi Mariucci – Salvatore Tesoriero – Sandra Zampa – Sergio Lo Giudice – Antonio Mumolo – Teresa Marzocchi – Elly Schlein – Alessandro Galatioto – Sonia Camprini – Paolo Serra – Sonia Camprini – Tiziana Gentili – Monia Negusini – Emanuela Torchi