La crisi dell'Europa
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La crisi dell'Europa
"Non è grave il clamore chiassoso dei violenti, bensì il silenzio spaventoso delle persone oneste.”
Martin Luther King
Pil Germania cala, Francia senza crescita Bce: “Pronti a misure non convenzionali”.
14/08/2014 di triskel182
Crisi: dopo 2 anni Pil cala in Germania. Bce: “In Eurozona ripresa disomogenea”.
Il Prodotto interno lordo tedesco cala dello 0,2% nel secondo trimestre 2014 rispetto al trimestre precedente. Il dato è peggiore delle attese che indicavano una possibile flessione del -0,1%. Francia ferma per il secondo trimestre consecutivo. Ministro Spain: “Ue allenti la stretta”. Borse europee aprono in rosso. Banca centrale europea: “Finora riforme strutturale in Paesi euro insufficienti”. Rendimento Bund crolla sotto 1%, prima volta nella storia. Portogallo cresce il Pil dello 0,6% nel secondo trimestre.
Non succedeva dal 2012: l’economia tedesca arretra. Il Pil della Germania cala dello 0,2% nel secondo trimestre 2014 rispetto al trimestre precedente. Il dato è peggiore delle attese che indicavano una possibile flessione del -0,1%. La crescita del primo trimestre rispetto all’ultimo del 2013 è stata rivista dal +0,8 al +0,7%. Anche in Francia l’economia è ferma per il secondo trimestre consecutivo. Notizie che hanno avuto ripercussioni negative sulle borse europee. E a pochi giorni dalle parole del governatore Mario Draghi, che ha chiesto agli stati di “cedere un pezzo di sovranità, arriva un nuovo monito da parte della Banca centrale europea che torna a a chiedere ai Paesi dell’Eurozona riforme strutturali. Perché quelle fatte finora sono insufficienti e costituiscono “un altro rischio al ribasso” per le prospettive economiche.
Rendimento Bund crolla sotto 1%, prima volta nella storia
Il calo del Pil tedesco e la conseguente ripercussione negativa sui mercati fanno crollare ilrendimento del Bund, il titolo di Stato decennale tedesco, sotto l’1% su attese crescenti per ulteriori misure da parte della Bce per venire in soccorso ai governi con misure non convenzionali pro-crescita. E’ la prima volta nella storia che accade. Una delle ragioni del calo del Pil tedesco, spiega l’istituto di statistica Destatis, “è stata probabilmente il clima estremamente mite che ha portato ad alti tassi di crescita all’inizio dell’anno. Secondo i calcoli più recenti, l’economia tedesca era cresciuta dello 0,7% nel primo trimestre del 2014 e nell’ultimo trimestre 2013 era salita dello 0,4% congiunturale”. L’economia tedesca ha perso spinta anche rispetto allo scorso anno, continuando tuttavia a crescere. Nel secondo trimestre il Pil è salito dello 0,8% (+1,2% corretto per gli effetti di calendario) rispetto al secondo trimestre 2013. Anche questo dato è inferiore alle attese.
Bce: “Procedere in linea con il Patto di Stabilità”
La banca centrale europea intanto torna a chiedere riforme strutturali che – scrive l’istituto guidato da Mario Draghi – “dovrebbero mirare innanzitutto a promuovere gli investimenti e la creazione di posti di lavoro”, e i Paesi dell’Eurozona dovrebbero “procedere in linea con il Patto di stabilità e crescita senza vanificare i progressi conseguiti”, risanando i bilanci “in modo da favorire l’espansione economica”. Secondo la Bce, poi, ”in base alle informazioni attualmente disponibili, l’inflazione armonizzata” nell’Eurozona “si dovrebbe attestare su livelli modesti nei prossimi mesi, per poi aumentare gradualmente nel corso del 2015 e del 2016″. “Nel contempo – si legge ancora nel bollettino mensile dell’istituto – le aspettative di inflazione a medio-lungo termine per l’area dell’euro continuano a essere saldamente ancorate in linea con l’obiettivo del Consiglio direttivo di mantenere i tassi di inflazione su livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento”. Inoltre il Consiglio direttivo – si legge ancora – “è unanime nel suo impegno a ricorrere anche a strumenti non convenzionali nel quadro del proprio mandato qualora si rendesse ancora necessario affrontare rischi connessi con un periodo di bassa inflazione eccessivamente prolungato”. “In prospettiva – si legge ancora nel bollettino della Bce – la domanda interna dovrebbe essere sostenuta da una serie di fattori, fra cui l’orientamento accomodante della politica monetaria e i miglioramenti in atto nelle condizioni finanziarie”. “Inoltre – prosegue il bollettino – i progressi compiuti sul fronte del risanamento dei conti pubblici e delle riforme strutturali, nonché gli incrementi del reddito disponibile reale dovrebbero fornire un contributo positivo alla crescita economica”. Per quanto riguarda il lavoro nonostante “qualche ulteriore segnale di miglioramento” nel mercati del lavoro, “ladisoccupazione resta elevata” in tutta la zona euro e “la capacità produttiva inutilizzata permane nel complesso notevole”.
Francia ferma per il secondo trimestre consecutivo
Le cattive notizie non arrivano solo per la Germania. In Francia la ripresa stenta ad arrivare. I dati del Pil nel secondo trimestre 2014, diffusi dall’istituto di statistica francese Insee, dicono che l’economia è ferma per il secondo trimestre consecutivo. Le attese erano per un incremento dello 0,1%. Il dato invariato rispetto al trimestre precedente segue la crescita zero già registrata nel primo trimestre dell’anno rispetto all’ultimo trimestre del 2013. Dalle colonne di Le Monde, il ministro delle Finanze Michel Sapin si appella all’Unione europea perché allenti la stretta. Ma chiede anche alla Banca centrale europea di scongiurare il rischio di deflazione.
Ripercussioni negative sull’Euro
La notizia sul calo del Pil tedesco si ripercuote anche sull’euro, indebolito sul mercato valutario nei confronti delle principali valute prima della seduta in Europa. La moneta unica è caduta ai minimi da sei giorni di 1,2124 contro il franco svizzero. Nei confronti del dollaro Usa, della sterlina e dello yen, la moneta unica è calata a 1,3347, 0,7999 e 136,8 rispetto ai massimi precedenti. Se l’euro dovesse proseguire in questo trend discendente, potrebbe probabilmente incontrare un supporto a 1,331 dollari, 0,78 sterline, 1,21 franchi svizzeri, 135,65 yen e 1,45 dollari canadesi.
Apertura in rosso per le Borse europee
L’istantanea dell’economia tedesca si fa sentire anche sulle Borse europee che aprono tutte in calo. Gli scambi sono stati aperti in territorio negativo, nonostante la chiusura in rialzo di Wall Street e della maggior parte dei listini asiatici. Nei primi minuti di contrattazione a Francoforte il Dax cede lo 0,37% a 9164 punti, mentre a Parigi il Cac40 perde lo 0,47% a 4174 punti. Piatta Londra dove l’indice Ftse scivola dello 0,10% a 6650 punti. Si conferma quasi completamente in rosso Piazza Affari nella prima mezz’ora di scambi, con il Ftse Mib in calo dello 0,8% a 19.380 punti e solo due titoli in territorio positivo: Buzzi (+1,58%) e Moncler (+1,33%). Ora si attende il dato sul Pil dell’Eurozona relativo al secondo trimestre, che verrà diffuso alle 11.00. Gli analisti si aspettano una crescita trimestrale dello 0,2%, ma si teme che anche in questo caso le aspettative vengano deluse.
Portogallo, Pil cresce dello 0,6% rispetto ai tre mesi precedenti
Il Portogallo ha registrato nel secondo trimestre una crescita del Pil dello 0,6% rispetto ai tre mesi precedenti (+0,8% su anno). Il dato, rilasciato dall’ufficio statistico, supera le previsioni degli analisti per rispettivamente 0,5% e 0,7%.
Da ilfattoquotidiano.it
Martin Luther King
Pil Germania cala, Francia senza crescita Bce: “Pronti a misure non convenzionali”.
14/08/2014 di triskel182
Crisi: dopo 2 anni Pil cala in Germania. Bce: “In Eurozona ripresa disomogenea”.
Il Prodotto interno lordo tedesco cala dello 0,2% nel secondo trimestre 2014 rispetto al trimestre precedente. Il dato è peggiore delle attese che indicavano una possibile flessione del -0,1%. Francia ferma per il secondo trimestre consecutivo. Ministro Spain: “Ue allenti la stretta”. Borse europee aprono in rosso. Banca centrale europea: “Finora riforme strutturale in Paesi euro insufficienti”. Rendimento Bund crolla sotto 1%, prima volta nella storia. Portogallo cresce il Pil dello 0,6% nel secondo trimestre.
Non succedeva dal 2012: l’economia tedesca arretra. Il Pil della Germania cala dello 0,2% nel secondo trimestre 2014 rispetto al trimestre precedente. Il dato è peggiore delle attese che indicavano una possibile flessione del -0,1%. La crescita del primo trimestre rispetto all’ultimo del 2013 è stata rivista dal +0,8 al +0,7%. Anche in Francia l’economia è ferma per il secondo trimestre consecutivo. Notizie che hanno avuto ripercussioni negative sulle borse europee. E a pochi giorni dalle parole del governatore Mario Draghi, che ha chiesto agli stati di “cedere un pezzo di sovranità, arriva un nuovo monito da parte della Banca centrale europea che torna a a chiedere ai Paesi dell’Eurozona riforme strutturali. Perché quelle fatte finora sono insufficienti e costituiscono “un altro rischio al ribasso” per le prospettive economiche.
Rendimento Bund crolla sotto 1%, prima volta nella storia
Il calo del Pil tedesco e la conseguente ripercussione negativa sui mercati fanno crollare ilrendimento del Bund, il titolo di Stato decennale tedesco, sotto l’1% su attese crescenti per ulteriori misure da parte della Bce per venire in soccorso ai governi con misure non convenzionali pro-crescita. E’ la prima volta nella storia che accade. Una delle ragioni del calo del Pil tedesco, spiega l’istituto di statistica Destatis, “è stata probabilmente il clima estremamente mite che ha portato ad alti tassi di crescita all’inizio dell’anno. Secondo i calcoli più recenti, l’economia tedesca era cresciuta dello 0,7% nel primo trimestre del 2014 e nell’ultimo trimestre 2013 era salita dello 0,4% congiunturale”. L’economia tedesca ha perso spinta anche rispetto allo scorso anno, continuando tuttavia a crescere. Nel secondo trimestre il Pil è salito dello 0,8% (+1,2% corretto per gli effetti di calendario) rispetto al secondo trimestre 2013. Anche questo dato è inferiore alle attese.
Bce: “Procedere in linea con il Patto di Stabilità”
La banca centrale europea intanto torna a chiedere riforme strutturali che – scrive l’istituto guidato da Mario Draghi – “dovrebbero mirare innanzitutto a promuovere gli investimenti e la creazione di posti di lavoro”, e i Paesi dell’Eurozona dovrebbero “procedere in linea con il Patto di stabilità e crescita senza vanificare i progressi conseguiti”, risanando i bilanci “in modo da favorire l’espansione economica”. Secondo la Bce, poi, ”in base alle informazioni attualmente disponibili, l’inflazione armonizzata” nell’Eurozona “si dovrebbe attestare su livelli modesti nei prossimi mesi, per poi aumentare gradualmente nel corso del 2015 e del 2016″. “Nel contempo – si legge ancora nel bollettino mensile dell’istituto – le aspettative di inflazione a medio-lungo termine per l’area dell’euro continuano a essere saldamente ancorate in linea con l’obiettivo del Consiglio direttivo di mantenere i tassi di inflazione su livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento”. Inoltre il Consiglio direttivo – si legge ancora – “è unanime nel suo impegno a ricorrere anche a strumenti non convenzionali nel quadro del proprio mandato qualora si rendesse ancora necessario affrontare rischi connessi con un periodo di bassa inflazione eccessivamente prolungato”. “In prospettiva – si legge ancora nel bollettino della Bce – la domanda interna dovrebbe essere sostenuta da una serie di fattori, fra cui l’orientamento accomodante della politica monetaria e i miglioramenti in atto nelle condizioni finanziarie”. “Inoltre – prosegue il bollettino – i progressi compiuti sul fronte del risanamento dei conti pubblici e delle riforme strutturali, nonché gli incrementi del reddito disponibile reale dovrebbero fornire un contributo positivo alla crescita economica”. Per quanto riguarda il lavoro nonostante “qualche ulteriore segnale di miglioramento” nel mercati del lavoro, “ladisoccupazione resta elevata” in tutta la zona euro e “la capacità produttiva inutilizzata permane nel complesso notevole”.
Francia ferma per il secondo trimestre consecutivo
Le cattive notizie non arrivano solo per la Germania. In Francia la ripresa stenta ad arrivare. I dati del Pil nel secondo trimestre 2014, diffusi dall’istituto di statistica francese Insee, dicono che l’economia è ferma per il secondo trimestre consecutivo. Le attese erano per un incremento dello 0,1%. Il dato invariato rispetto al trimestre precedente segue la crescita zero già registrata nel primo trimestre dell’anno rispetto all’ultimo trimestre del 2013. Dalle colonne di Le Monde, il ministro delle Finanze Michel Sapin si appella all’Unione europea perché allenti la stretta. Ma chiede anche alla Banca centrale europea di scongiurare il rischio di deflazione.
Ripercussioni negative sull’Euro
La notizia sul calo del Pil tedesco si ripercuote anche sull’euro, indebolito sul mercato valutario nei confronti delle principali valute prima della seduta in Europa. La moneta unica è caduta ai minimi da sei giorni di 1,2124 contro il franco svizzero. Nei confronti del dollaro Usa, della sterlina e dello yen, la moneta unica è calata a 1,3347, 0,7999 e 136,8 rispetto ai massimi precedenti. Se l’euro dovesse proseguire in questo trend discendente, potrebbe probabilmente incontrare un supporto a 1,331 dollari, 0,78 sterline, 1,21 franchi svizzeri, 135,65 yen e 1,45 dollari canadesi.
Apertura in rosso per le Borse europee
L’istantanea dell’economia tedesca si fa sentire anche sulle Borse europee che aprono tutte in calo. Gli scambi sono stati aperti in territorio negativo, nonostante la chiusura in rialzo di Wall Street e della maggior parte dei listini asiatici. Nei primi minuti di contrattazione a Francoforte il Dax cede lo 0,37% a 9164 punti, mentre a Parigi il Cac40 perde lo 0,47% a 4174 punti. Piatta Londra dove l’indice Ftse scivola dello 0,10% a 6650 punti. Si conferma quasi completamente in rosso Piazza Affari nella prima mezz’ora di scambi, con il Ftse Mib in calo dello 0,8% a 19.380 punti e solo due titoli in territorio positivo: Buzzi (+1,58%) e Moncler (+1,33%). Ora si attende il dato sul Pil dell’Eurozona relativo al secondo trimestre, che verrà diffuso alle 11.00. Gli analisti si aspettano una crescita trimestrale dello 0,2%, ma si teme che anche in questo caso le aspettative vengano deluse.
Portogallo, Pil cresce dello 0,6% rispetto ai tre mesi precedenti
Il Portogallo ha registrato nel secondo trimestre una crescita del Pil dello 0,6% rispetto ai tre mesi precedenti (+0,8% su anno). Il dato, rilasciato dall’ufficio statistico, supera le previsioni degli analisti per rispettivamente 0,5% e 0,7%.
Da ilfattoquotidiano.it
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Re: La crisi dell'Europa
"Non è grave il clamore chiassoso dei violenti, bensì il silenzio spaventoso delle persone oneste.”
Martin Luther King
15 AGO 2014 15:29
IL GRANDE FREDDO È ARRIVATO - L’ECONOMIA TEDESCA SI ERA FERMATA GIÀ FRA APRILE E GIUGNO, PRIMA DELLE MISURE ANTI-PUTIN - TROPPE ESPORTAZIONI E POCO MERCATO INTERNO, COSI’ LA MERKEL, A COLPI DI AUSTERITY, STA MANDANDO TUTTO ALL’ARIA
I due più importanti clienti europei della Germania sono svaniti: la Francia è a sviluppo zero e l’Italia con il segno meno. Semplicemente, le aziende tedesche non sanno a chi vendere. O, meglio, un candidato c’è, ma, finora, il governo Merkel lo ha accuratamente evitato: il mercato interno…
Maurizio Ricci per La Repubblica
Il grande freddo è arrivato. Prima, la gelata dei prezzi: i dati dicono che troppi Paesi dell’eurozona sono ormai apertamente in deflazione. Unita all’inflazione troppo bassa negli altri, la gelata ha finito per avviluppare l’economia, mettendo in frigorifero anche la potente locomotiva tedesca e proiettando sui prossimi mesi il rischio non del ristagno, ma della recessione.
Per ora, quello di cui tutti sono sicuri è che non si arriva alla luce in fondo al tunnel, se la locomotiva tedesca non riparte. In qualche modo, i dati fanno giustizia dell’ottimismo, sparso a piene mani nelle ultime settimane, anche da Mario Draghi che, nei giorni scorsi, aveva parlato di ripresa europea «fragile, ma ancora in traiettoria» e di prezzi destinati a scuotersi dall’immobilismo.
Gli osservatori ne possono trarre due lezioni. La prima è che è illusorio fidarsi di indicatori, come i sondaggi sugli orientamenti di chi, nelle aziende, fa gli acquisti (i “purchasing managers’index”) che avevano alimentato quell’ottimismo.
La seconda è che anche modelli econometrici più sofisticati e complessi — compreso quello della Bce — hanno urgente bisogno di revisione e manutenzione, perchè da anni, ormai, sbagliano per eccesso, pronosticando una ripresa che non arriva.
Un rallentamento dell’economia tedesca che, in questi anni, ha trainato, con la sua formidabile macchina da export, tutta l’Europa, era atteso. Ma è arrivato troppo presto ed è questo che fa suonare più forte l’allarme. Si sapeva che la crisi ucraina e le sanzioni alla Russia avrebbero preteso un pedaggio sull’industria tedesca, ricca di affari con Mosca. Il problema è che l’impatto era atteso ora, nel terzo trimestre, e avremmo dovuto registrarlo a ottobre.
Invece, l’economia tedesca si era fermata già fra aprile e giugno, prima delle misure anti-Putin. Segno che gli ostacoli, per l’industria tedesca, sono diversi e più grossi delle sanzioni. Ma segno, soprattutto, che i dati di ottobre, sanzioni incluse, potrebbero essere peggiori di quelli usciti ieri.
C’è poco di misterioso nella frenata di un’economia, come quella tedesca, che gioca quasi tutte le sue carte sulle esportazioni. La congiuntura mondiale si va rivelando asfittica. Gli Usa hanno un andamento a singhiozzo, ma il Giappone ha appena registrato una brusca frenata e anche in Cina il ritmo si è, di colpo, quietato: il credito alle imprese sta registrando gli incrementi più bassi degli ultimi sei anni.
Contemporaneamente, i due più importanti clienti europei della Germania sono svaniti: la Francia è a sviluppo zero e l’Italia con il segno meno. Semplicemente, le aziende tedesche non sanno a chi vendere. O, meglio, un candidato c’è, ma, finora, il governo Merkel lo ha accuratamente evitato: il mercato interno.
Da tempo, il Fondo monetario, la Casa Bianca e anche molti governi europei chiedono alla Germania una decisa svolta espansiva. Un mercato interno più vibrante significa esportazioni più facili per gli altri Paesi europei in
difficoltà e un’accelerata dei prezzi tedeschi favorirebbe anche un recupero di competitività degli stessi Paesi, senza costringerli a cercarla solo nel taglio di salari, occupazione e nella spirale dell’austerità.
Al contrario, i dati sulle vendite al dettaglio in Germania sono tutt’altro che rosei e, nonostante gli incoraggiamenti verbali che arrivano sia dalla Bundesbank che dal governo sugli aumenti salariali, Berlino non sembra puntare con sufficiente decisione su un rilancio dei consumi. Soprattutto, sembra non voler cogliere l’occasione offerta dalla corsa, nazionale e internazionale, al Bund come bene rifugio.
I tassi di interesse sui titoli pubblici tedeschi sono a minimi record, in qualche caso — a 2 o tre anni — finanche negativi. E’ la spia delle storture che oggi affliggono i mercati finanziari europei, ma nell’immediato presentano al governo tedesco l’opportunità di finanziare — a prezzi stracciati — quello che molti economisti, anche tedeschi, raccomandano come urgente e indispensabile: un massiccio programma di investimenti pubblici che ammoderni e rilanci le infrastrutture, nel campo dell’educazione, delle strade, dell’energia.
Naturalmente, per farlo, il governo tedesco dovrebbe liberarsi dall’ossessione del pareggio di bilancio e del prosciugamento del debito che impone, oltre che ai partner europei, anche a se stesso. Insomma, liberarsi della trappola dell’austerità subito e a ogni costo.
Le prime reazioni, a Berlino, a questa improvviso stop dell’economia sono, comunque, per ora assai poco allarmistiche. L’ufficio studi della Deutsche Bank prevede un rallentamento del ritmo di crescita dell’industria nel 2014, in alcuni settori anche assai marcato, ma si affretta a definirlo un «inciampo temporaneo».
Se, tuttavia, la frenata di primavera dovesse confermarsi anche in estate e in autunno, la classe dirigente tedesca potrebbe essere costretta a rivedere le scelte cui si è attenuta in questi anni. Gli effetti sul dibattito europeo a proposito di flessibilità e austerità sarebbero massicci e questo è un elemento che può frenare le riflessioni di Berlino. I tedeschi temono, infatti, che un allentamento del loro rigore interno possa fornire il segnale sbagliato ai partner europei, una sorta di “tana libera tutti”.
In realtà, fra la dinamica tedesca e quella italiana, le distanze restano enormi. E il dato tedesco sul Pil è molto diverso dal dato italiano sul Pil, anche se il numero è lo stesso. La Germania sperimenta, oggi, una battuta d’arresto, in larga parte determinata da fattori internazionali e, probabilmente, temporanea.
L’Italia attraversa una crisi che si prolunga, ormai, da vent’anni, è entrata, in questi mesi, nella terza recessione nel giro di cinque anni e denuncia il definitivo tramonto del modello di sviluppo su cui si è fondata la modernizzazione del paese.
Uno stimolo all’export, proveniente dal mercato tedesco, non inciderebbe sui problemi di fondo, strutturali — la burocrazia, il dualismo del mercato del lavoro, la cultura degli imprenditori — che ingessano lo sviluppo del paese. Le riforme attese e promesse, tuttavia, sono indispensabili per il futuro del paese, ma non danno risultati immediati.
E, comunque, non esauriscono il problema. Uno studio appena pubblicato da lavoce. info mostra che il tracciato dell’economia italiana e di quella finlandese (spesso portata ad esempio di vivacità e modernità) sono, negli ultimi tre anni, paralleli, quasi a dimostrare il peso di una congiuntura e di condizioni internazionali. Le riforme sono cruciali, ma l’Europa — Germania in testa — può dare una mano.
Martin Luther King
15 AGO 2014 15:29
IL GRANDE FREDDO È ARRIVATO - L’ECONOMIA TEDESCA SI ERA FERMATA GIÀ FRA APRILE E GIUGNO, PRIMA DELLE MISURE ANTI-PUTIN - TROPPE ESPORTAZIONI E POCO MERCATO INTERNO, COSI’ LA MERKEL, A COLPI DI AUSTERITY, STA MANDANDO TUTTO ALL’ARIA
I due più importanti clienti europei della Germania sono svaniti: la Francia è a sviluppo zero e l’Italia con il segno meno. Semplicemente, le aziende tedesche non sanno a chi vendere. O, meglio, un candidato c’è, ma, finora, il governo Merkel lo ha accuratamente evitato: il mercato interno…
Maurizio Ricci per La Repubblica
Il grande freddo è arrivato. Prima, la gelata dei prezzi: i dati dicono che troppi Paesi dell’eurozona sono ormai apertamente in deflazione. Unita all’inflazione troppo bassa negli altri, la gelata ha finito per avviluppare l’economia, mettendo in frigorifero anche la potente locomotiva tedesca e proiettando sui prossimi mesi il rischio non del ristagno, ma della recessione.
Per ora, quello di cui tutti sono sicuri è che non si arriva alla luce in fondo al tunnel, se la locomotiva tedesca non riparte. In qualche modo, i dati fanno giustizia dell’ottimismo, sparso a piene mani nelle ultime settimane, anche da Mario Draghi che, nei giorni scorsi, aveva parlato di ripresa europea «fragile, ma ancora in traiettoria» e di prezzi destinati a scuotersi dall’immobilismo.
Gli osservatori ne possono trarre due lezioni. La prima è che è illusorio fidarsi di indicatori, come i sondaggi sugli orientamenti di chi, nelle aziende, fa gli acquisti (i “purchasing managers’index”) che avevano alimentato quell’ottimismo.
La seconda è che anche modelli econometrici più sofisticati e complessi — compreso quello della Bce — hanno urgente bisogno di revisione e manutenzione, perchè da anni, ormai, sbagliano per eccesso, pronosticando una ripresa che non arriva.
Un rallentamento dell’economia tedesca che, in questi anni, ha trainato, con la sua formidabile macchina da export, tutta l’Europa, era atteso. Ma è arrivato troppo presto ed è questo che fa suonare più forte l’allarme. Si sapeva che la crisi ucraina e le sanzioni alla Russia avrebbero preteso un pedaggio sull’industria tedesca, ricca di affari con Mosca. Il problema è che l’impatto era atteso ora, nel terzo trimestre, e avremmo dovuto registrarlo a ottobre.
Invece, l’economia tedesca si era fermata già fra aprile e giugno, prima delle misure anti-Putin. Segno che gli ostacoli, per l’industria tedesca, sono diversi e più grossi delle sanzioni. Ma segno, soprattutto, che i dati di ottobre, sanzioni incluse, potrebbero essere peggiori di quelli usciti ieri.
C’è poco di misterioso nella frenata di un’economia, come quella tedesca, che gioca quasi tutte le sue carte sulle esportazioni. La congiuntura mondiale si va rivelando asfittica. Gli Usa hanno un andamento a singhiozzo, ma il Giappone ha appena registrato una brusca frenata e anche in Cina il ritmo si è, di colpo, quietato: il credito alle imprese sta registrando gli incrementi più bassi degli ultimi sei anni.
Contemporaneamente, i due più importanti clienti europei della Germania sono svaniti: la Francia è a sviluppo zero e l’Italia con il segno meno. Semplicemente, le aziende tedesche non sanno a chi vendere. O, meglio, un candidato c’è, ma, finora, il governo Merkel lo ha accuratamente evitato: il mercato interno.
Da tempo, il Fondo monetario, la Casa Bianca e anche molti governi europei chiedono alla Germania una decisa svolta espansiva. Un mercato interno più vibrante significa esportazioni più facili per gli altri Paesi europei in
difficoltà e un’accelerata dei prezzi tedeschi favorirebbe anche un recupero di competitività degli stessi Paesi, senza costringerli a cercarla solo nel taglio di salari, occupazione e nella spirale dell’austerità.
Al contrario, i dati sulle vendite al dettaglio in Germania sono tutt’altro che rosei e, nonostante gli incoraggiamenti verbali che arrivano sia dalla Bundesbank che dal governo sugli aumenti salariali, Berlino non sembra puntare con sufficiente decisione su un rilancio dei consumi. Soprattutto, sembra non voler cogliere l’occasione offerta dalla corsa, nazionale e internazionale, al Bund come bene rifugio.
I tassi di interesse sui titoli pubblici tedeschi sono a minimi record, in qualche caso — a 2 o tre anni — finanche negativi. E’ la spia delle storture che oggi affliggono i mercati finanziari europei, ma nell’immediato presentano al governo tedesco l’opportunità di finanziare — a prezzi stracciati — quello che molti economisti, anche tedeschi, raccomandano come urgente e indispensabile: un massiccio programma di investimenti pubblici che ammoderni e rilanci le infrastrutture, nel campo dell’educazione, delle strade, dell’energia.
Naturalmente, per farlo, il governo tedesco dovrebbe liberarsi dall’ossessione del pareggio di bilancio e del prosciugamento del debito che impone, oltre che ai partner europei, anche a se stesso. Insomma, liberarsi della trappola dell’austerità subito e a ogni costo.
Le prime reazioni, a Berlino, a questa improvviso stop dell’economia sono, comunque, per ora assai poco allarmistiche. L’ufficio studi della Deutsche Bank prevede un rallentamento del ritmo di crescita dell’industria nel 2014, in alcuni settori anche assai marcato, ma si affretta a definirlo un «inciampo temporaneo».
Se, tuttavia, la frenata di primavera dovesse confermarsi anche in estate e in autunno, la classe dirigente tedesca potrebbe essere costretta a rivedere le scelte cui si è attenuta in questi anni. Gli effetti sul dibattito europeo a proposito di flessibilità e austerità sarebbero massicci e questo è un elemento che può frenare le riflessioni di Berlino. I tedeschi temono, infatti, che un allentamento del loro rigore interno possa fornire il segnale sbagliato ai partner europei, una sorta di “tana libera tutti”.
In realtà, fra la dinamica tedesca e quella italiana, le distanze restano enormi. E il dato tedesco sul Pil è molto diverso dal dato italiano sul Pil, anche se il numero è lo stesso. La Germania sperimenta, oggi, una battuta d’arresto, in larga parte determinata da fattori internazionali e, probabilmente, temporanea.
L’Italia attraversa una crisi che si prolunga, ormai, da vent’anni, è entrata, in questi mesi, nella terza recessione nel giro di cinque anni e denuncia il definitivo tramonto del modello di sviluppo su cui si è fondata la modernizzazione del paese.
Uno stimolo all’export, proveniente dal mercato tedesco, non inciderebbe sui problemi di fondo, strutturali — la burocrazia, il dualismo del mercato del lavoro, la cultura degli imprenditori — che ingessano lo sviluppo del paese. Le riforme attese e promesse, tuttavia, sono indispensabili per il futuro del paese, ma non danno risultati immediati.
E, comunque, non esauriscono il problema. Uno studio appena pubblicato da lavoce. info mostra che il tracciato dell’economia italiana e di quella finlandese (spesso portata ad esempio di vivacità e modernità) sono, negli ultimi tre anni, paralleli, quasi a dimostrare il peso di una congiuntura e di condizioni internazionali. Le riforme sono cruciali, ma l’Europa — Germania in testa — può dare una mano.
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Re: La crisi dell'Europa
La crisi economica - 1
Crisi, Guido Tabellini: “Non c’è altra via: giù salari e tasse alle imprese”
Per l'ex rettore della Bocconi si deve consentire alle aziende meno produttive di far scendere gli stipendi "anche sotto il minimi contrattuali", un'operazione che sarebbe "sempre meglio che avere una disoccupazione alta o un lavoro a tempo determinato". La ricetta dell'economista comprende anche riforme del lavoro che favoriscano le esportazioni
di Carlo Di Foggia | 17 agosto 2014Commenti (820)
“La soluzione è semplice: espansione. Stimolare l’economia tagliando le imposte e finanziandosi col supporto della Banca centrale europea”. Senza, “fra vent’anni i libri di storia parleranno di decenni perduti”. Guido Tabellini, economista, ex rettore della Bocconi, è l’esponente più autorevole della cabina di regia economica che Matteo Renzi vorrebbe a Palazzo Chigi. La sua ricetta, in generale, ricalca il “modello tedesco”: riforme del lavoro che tengano sotto controllo i salari e favoriscano le esportazioni.
Eppure la Germania, che finora ha attuato queste politiche in maniera aggressiva, sta rallentando.
Colpa delle tensioni ucraine, ma soprattutto delle politiche sbagliate dell’area euro.
Quelle che, di fatto, decide proprio la Germania.
Non solo lei. Ma sono ottuse: in queste condizioni i vincoli di bilancio (come il famoso 3% del deficit/Pil) strozzano i paesi del Sud Europa.
L’Italia si deve quindi impegnare per cambiarli?
Non lo accetteranno mai. Chiariamo una cosa: quei vincoli, come la camicia di forza imposta alla Bce – che deve limitarsi a tenere sotto controllo l’inflazione – erano negli accordi. La Germania è entrata nell’euro a queste condizioni di favore. Se fossero state diverse, non lo avrebbe fatto.
Adesso, però, sembra accusare il colpo.
Le politiche macroeconomiche sbagliate danneggiano anche loro.
Come se ne esce?
Facendo come Usa e Giappone. Fare deficit per finanziare tagli di tasse. La Bce dovrebbe sostenere questa politica acquistando titoli di stato.
Finora non l’ha fatto.
I tedeschi non lo vogliono.
La Bce ha ribadito di essere pronta a “usare mezzi non convenzionali”.
Per ora sono parole, per giunta in grave ritardo. Guardate il bilancio della Bce: è diversi trimestri che si sta restringendo, insieme all’offerta di credito. Prima o poi sarà costretta a passare dalle parole ai fatti.
Quindi, che si fa?
Riacquistare competitività e rilanciare l’export.
La Germania lo ha fatto comprimendo i salari: così i beni tedeschi hanno conservato prezzi competitivi, ma la domanda interna è calata parecchio.
Non ci sono alternative. Il grande avanzo commerciale tedesco crea squilibri che normalmente dovrebbero essere compensati dalla rivalutazione della loro moneta. Con l’euro non si può fare. Noi non possiamo svalutare il cambio per rendere i nostri beni a prezzi convenienti, ma possiamo riprodurre gli effetti economici della svalutazione. Tagliando i contributi sociali pagati dalle imprese. Dove troviamo i soldi? Tagliando i trasferimenti alle Ferrovie e alle Poste e ad altri servizi.
È il piano Giavazzi. Questo, però, farà salire il prezzo di quei servizi.
Non abbiamo scelta e comunque questo allontanerebbe la deflazione. Ma dobbiamo intervenire anche sul lavoro. Qui abbiamo un esempio.
Quale?
La Spagna, che è tornata a crescere. Bisogna ridurre il peso della contrattazione collettiva a vantaggio di quella aziendale.
Per fare cosa?
Per consentire alle imprese meno produttive di far scendere i salari anche sotto il minimi contrattuali, anziché licenziare o ricorrere alla Cig.
Un’occupazione senza tutele e con salari bassi.
Sempre meglio che avere una disoccupazione alta o un lavoro a tempo determinato. Il dualismo tra chi ha tutte le tutele e chi non ne ha, c’è già.
Ma così la nostra domanda interna rimane ferma.
Però sarebbe compensata da una maggiore domanda estera. L’effetto regressivo sui redditi bassi potrebbe essere attenuato dalle detrazioni Irpef.
Il premier Matteo Renzi ha detto che “la crescita non si fa tagliando i salari”.
È chiaro che se i salari sono più alti c’è più ricchezza e più domanda. Ma il loro livello deve riflettere la condizione del Paese. Se sono troppo alti rispetto alla produttività questo ha un effetto negativo sull’occupazione. Non c’è antitesi.
Questi sacrifici basterebbero a farci uscire dalla recessione?
Senza l’intervento della Bce sarà difficile. Ma potremmo negoziare da una posizione migliore.
Lei ha detto che è “meglio uscire dall’euro che ristrutturare il debito publico”.
Confermo. Ma sarebbe l’ultima spiaggia e siamo ben lontani da quella situazione. Un’eventuale uscita la pagheremmo comunque a caro prezzo.
Da Il Fatto Quotidiano del 17 agosto 2014
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08 ... e/1092528/
Crisi, Guido Tabellini: “Non c’è altra via: giù salari e tasse alle imprese”
Per l'ex rettore della Bocconi si deve consentire alle aziende meno produttive di far scendere gli stipendi "anche sotto il minimi contrattuali", un'operazione che sarebbe "sempre meglio che avere una disoccupazione alta o un lavoro a tempo determinato". La ricetta dell'economista comprende anche riforme del lavoro che favoriscano le esportazioni
di Carlo Di Foggia | 17 agosto 2014Commenti (820)
“La soluzione è semplice: espansione. Stimolare l’economia tagliando le imposte e finanziandosi col supporto della Banca centrale europea”. Senza, “fra vent’anni i libri di storia parleranno di decenni perduti”. Guido Tabellini, economista, ex rettore della Bocconi, è l’esponente più autorevole della cabina di regia economica che Matteo Renzi vorrebbe a Palazzo Chigi. La sua ricetta, in generale, ricalca il “modello tedesco”: riforme del lavoro che tengano sotto controllo i salari e favoriscano le esportazioni.
Eppure la Germania, che finora ha attuato queste politiche in maniera aggressiva, sta rallentando.
Colpa delle tensioni ucraine, ma soprattutto delle politiche sbagliate dell’area euro.
Quelle che, di fatto, decide proprio la Germania.
Non solo lei. Ma sono ottuse: in queste condizioni i vincoli di bilancio (come il famoso 3% del deficit/Pil) strozzano i paesi del Sud Europa.
L’Italia si deve quindi impegnare per cambiarli?
Non lo accetteranno mai. Chiariamo una cosa: quei vincoli, come la camicia di forza imposta alla Bce – che deve limitarsi a tenere sotto controllo l’inflazione – erano negli accordi. La Germania è entrata nell’euro a queste condizioni di favore. Se fossero state diverse, non lo avrebbe fatto.
Adesso, però, sembra accusare il colpo.
Le politiche macroeconomiche sbagliate danneggiano anche loro.
Come se ne esce?
Facendo come Usa e Giappone. Fare deficit per finanziare tagli di tasse. La Bce dovrebbe sostenere questa politica acquistando titoli di stato.
Finora non l’ha fatto.
I tedeschi non lo vogliono.
La Bce ha ribadito di essere pronta a “usare mezzi non convenzionali”.
Per ora sono parole, per giunta in grave ritardo. Guardate il bilancio della Bce: è diversi trimestri che si sta restringendo, insieme all’offerta di credito. Prima o poi sarà costretta a passare dalle parole ai fatti.
Quindi, che si fa?
Riacquistare competitività e rilanciare l’export.
La Germania lo ha fatto comprimendo i salari: così i beni tedeschi hanno conservato prezzi competitivi, ma la domanda interna è calata parecchio.
Non ci sono alternative. Il grande avanzo commerciale tedesco crea squilibri che normalmente dovrebbero essere compensati dalla rivalutazione della loro moneta. Con l’euro non si può fare. Noi non possiamo svalutare il cambio per rendere i nostri beni a prezzi convenienti, ma possiamo riprodurre gli effetti economici della svalutazione. Tagliando i contributi sociali pagati dalle imprese. Dove troviamo i soldi? Tagliando i trasferimenti alle Ferrovie e alle Poste e ad altri servizi.
È il piano Giavazzi. Questo, però, farà salire il prezzo di quei servizi.
Non abbiamo scelta e comunque questo allontanerebbe la deflazione. Ma dobbiamo intervenire anche sul lavoro. Qui abbiamo un esempio.
Quale?
La Spagna, che è tornata a crescere. Bisogna ridurre il peso della contrattazione collettiva a vantaggio di quella aziendale.
Per fare cosa?
Per consentire alle imprese meno produttive di far scendere i salari anche sotto il minimi contrattuali, anziché licenziare o ricorrere alla Cig.
Un’occupazione senza tutele e con salari bassi.
Sempre meglio che avere una disoccupazione alta o un lavoro a tempo determinato. Il dualismo tra chi ha tutte le tutele e chi non ne ha, c’è già.
Ma così la nostra domanda interna rimane ferma.
Però sarebbe compensata da una maggiore domanda estera. L’effetto regressivo sui redditi bassi potrebbe essere attenuato dalle detrazioni Irpef.
Il premier Matteo Renzi ha detto che “la crescita non si fa tagliando i salari”.
È chiaro che se i salari sono più alti c’è più ricchezza e più domanda. Ma il loro livello deve riflettere la condizione del Paese. Se sono troppo alti rispetto alla produttività questo ha un effetto negativo sull’occupazione. Non c’è antitesi.
Questi sacrifici basterebbero a farci uscire dalla recessione?
Senza l’intervento della Bce sarà difficile. Ma potremmo negoziare da una posizione migliore.
Lei ha detto che è “meglio uscire dall’euro che ristrutturare il debito publico”.
Confermo. Ma sarebbe l’ultima spiaggia e siamo ben lontani da quella situazione. Un’eventuale uscita la pagheremmo comunque a caro prezzo.
Da Il Fatto Quotidiano del 17 agosto 2014
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Re: La crisi dell'Europa
Gli stipendi devono ancora scendere dopo che il potere d'acquisto è stato falcidiato? Allora fate anche scendere i prezzi anche se ora dicono che c'è la deflazione.
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Re: La crisi dell'Europa
cielo 70 ha scritto:Gli stipendi devono ancora scendere dopo che il potere d'acquisto è stato falcidiato? Allora fate anche scendere i prezzi anche se ora dicono che c'è la deflazione.
Se tutti gli economisti fossero stesi uno accanto all'altro, non raggiungerebbero una conclusione.
George Bernard Shaw
Se gli economisti fossero chiaroveggenti, sarebbero tutti ricchi.
John Kenneth Galbraith
Il pensiero degli economisti è al servizio di chi li paga
John Kenneth Galbraith
^^^^^^^
Che debbano scendere le tasse alle imprese è un dato scontato.
Che debbano scendere i salari lo è di meno.
Se questi sono economisti, allora io sono un cammello a otto zampe.
Le esportazioni negli anni passati hanno si avuto delle flessioni perché il mercato mondiale, compreso quello del Dragone ha rallentato, ma non hanno subito flessioni come quelle del mercato interno. Possiamo dire che l’andamento del mercato estero italiano è sempre andato “benino” considerati i tempi. E tutti i governi dal 2008 ci hanno tenuto a farlo sapere, anche perché gli conveniva.
La famosa sciura Maria, più nota come la casalinga di Voghera, che ha studiato alla School of Home Economics di Voghera, sa benissimo che questo non è il momento di tagliare i salari per far crollare il mercato interno.
A questo punto ha ragione John Kenneth Galbraith quando sostiene che gli economisti orientano il loro pensiero verso chi li paga.
Se cercano la rivolta o la guerra civile, avanti c’è posto.
Purtroppo gli economisti in genere, dicono cretinate nei periodi di vacche grasse. Figuriamoci quando devono trovare soluzioni in tempi di vacche magre.
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Re: La crisi dell'Europa
Applauso a scena aperta...camillobenso ha scritto:cielo 70 ha scritto:Gli stipendi devono ancora scendere dopo che il potere d'acquisto è stato falcidiato? Allora fate anche scendere i prezzi anche se ora dicono che c'è la deflazione.
Se tutti gli economisti fossero stesi uno accanto all'altro, non raggiungerebbero una conclusione.
George Bernard Shaw
Se gli economisti fossero chiaroveggenti, sarebbero tutti ricchi.
John Kenneth Galbraith
Il pensiero degli economisti è al servizio di chi li paga
John Kenneth Galbraith
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Che debbano scendere le tasse alle imprese è un dato scontato.
Che debbano scendere i salari lo è di meno.
Se questi sono economisti, allora io sono un cammello a otto zampe.
Le esportazioni negli anni passati hanno si avuto delle flessioni perché il mercato mondiale, compreso quello del Dragone ha rallentato, ma non hanno subito flessioni come quelle del mercato interno. Possiamo dire che l’andamento del mercato estero italiano è sempre andato “benino” considerati i tempi. E tutti i governi dal 2008 ci hanno tenuto a farlo sapere, anche perché gli conveniva.
La famosa sciura Maria, più nota come la casalinga di Voghera, che ha studiato alla School of Home Economics di Voghera, sa benissimo che questo non è il momento di tagliare i salari per far crollare il mercato interno.
A questo punto ha ragione John Kenneth Galbraith quando sostiene che gli economisti orientano il loro pensiero verso chi li paga.
Se cercano la rivolta o la guerra civile, avanti c’è posto.
Purtroppo gli economisti in genere, dicono cretinate nei periodi di vacche grasse. Figuriamoci quando devono trovare soluzioni in tempi di vacche magre.
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Re: La crisi dell'Europa
La vox populi:
Pur essendo la domenica pomeriggio del dopo Ferragosto i commenti piovono a dirotto.
Dato che si tratta di tema scottante, e che alle 14,30, erano presenti 159 commenti, ero intenzionato a fare lo sforzo di pubblicarli tutti quanti.
Ma ora che manca qualche minuto alle 19,00, e i commenti sono saliti a 1422, pubblicherò solo gli ultimi.
Chi fosse intenzionato a sapere come la pensano i tricolori, può farsi un'idea leggendo direttamente i commenti dl sito de IFQ:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08 ... e/1092528/
rudy49 • 12 minutes ago
io sono un ignorantone ma trovo al volo 500 miliardi per fare ripartire l'economia!sequestrare i beni dei politici amministratori boiardi di stato che hanno sgovernato l'italia negli ultimi 40 anni compresi amanti e parenti fino alla terza generazione con controllo delle operazioni di banca degli ultimi 40 anni controllare gli ospizi dove ci sono migliaia di prestanome che si collegano a mafiosi e politici boiardi ecc che alla loro morte incassano ,poi nel piccolo un milione di falsi invalidi con sequestro delle somme indebitamente percepite e con medici e ispettori compiacenti con sequestro di beni, ci sono 100.000 pensionati d'oro alla el topo amato(1.000euro giornalieri)che non hanno versato un menga=sequestro dei beni e dargi una pensione di 200 euro al mese,chi evade le tasse dargli la pena di un anno per ogni 100 euro evasi e che fa lavorare in nero 10 anni di carcere per ogni operaio impiegato,ma in un paese di preti bigotti non si potrà fare mai perchè ci sono dentro 30milioni di fiancheggiatori
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rudy49 • 27 minutes ago
monti fassina e ora questo tizio sono BROCcoliani per questo le università italiane sono piazzate dietro quelle del katanga?
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effimero0664 • 36 minutes ago
Ne ... ma qualcuno di voi, conosce una, dico una "cosa" in italia che sia stata privatizzata o qualche servizio liberalizzato e non sia in mano a qualche politico?
E, conoscete uno, uno solo, dei fornitori della PA che non paga ... minimo ... "regalie"? ... o che faccia una gara e la vinca per "competività" ... e basta?
Ecco, se non si vuole mettere mano a queste cose ... è normale che si va ad agire dove non ci sono "campi minati".
Non ci si scimunisca troppo in italia 2 sono i problemi ... che poi sarebbe solo 1
1 - che l'economia è in mano a "loggie di affari" che manipolano stato ed economia e lo fanno in modo "oscurantista" ... e ciò da 150 anni
2 - quindi di "redistribuzione" di risorse che permettano un "sostentamento" e una regolamentazione di un'economia interna ... e i più bravi potrebbero "esportare" non i "più fortunati" (anche se ne conosco di "bravi" ... ma che devono sottostare)
Se non si mette mano a questo, anche gesù potrebbe rifiutare un incarico da premier ... ma credo che sia molto, ma molto tardi per farlo ... l'ultimo treno è passato 20 anni fa.
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arrivo io • 38 minutes ago
Una domanda complicata per Tabellini. Come mai la Fiat che paga meno gli operi in Italia, vende meno macchine della Volkswagen che paga di più i suoi operai?
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mario • 40 minutes ago
Nel governo dei tecnici,di poco tempo fa, non c'erano tanti bocconiani: lacrimanti,sobri e di alto lignaggio intellettuale.Che pur di essere dei grandi economi,non hanno cavato un ragno dal buco?La germania, dice l'imntervistato, non accetterà mai il cambio dei parametri.Se lo accettassero,egregio professore,ci racconti: cosa farebbero i fin'ora incapaci esperti Italici?Le ricette sono buone per il quoco bravo ai fornelli.Temo però che di quochi, ce ne siano troppi che rovinano il cibo ,perchè incapaci di mettere in pratica le norme, alle quali hanno accettato di sottoporsi.
Cordialmente Mario
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freeman • an hour ago
Tagliare il salario di chi già guadagna poco mi sembra una proposta allucinante! E stupida: tanto con i cinesi non ce la faremo mai. Ma, soprattutto, questa è una visione che punta a difendere ad oltranza sprechi e privilegi statali e politici ( i parlamentari non si sono ridotti lo stipendio di un euro : immensa vergogna! )
Ma alla Bocconi sono tutti... "limitati"come Monti?
Lo Stato spende e spande a livello centrale e locale ( regioni, comuni). I costi della politica sono allucinanti. Visto cosa fanno nelle regioni? Inoltre ci sono migliaia di carrozzoni, vere fabbriche di stipendi ( Rai, ecc).
Dimagrisca, e di molto, lo Stato, e si taglino fortemente le tasse a cittadini ed imprese.
Se non vogliono farlo, escano dall'euro, o facciano default.
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Ale Kelsen • an hour ago
se qualcuno lo gambizzasse, mi farei quattro risate
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grillonapoli • an hour ago
Quando hai dato questa intervista,caro Tibellini dovevi dire io ho dato il70% del mio guadagno ,e poi l'intervista. Siete tutti come Totò (armiamoci e andate.)
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1Casablanca • an hour ago
Se poi i salariati si riuscisse a non pagarli del tutto sarebbe ancora meglio , dovrebbero fare due turni al giorno e lasciare l'unità produttiva un solo giorno alla settimana , dotarli di braccialetto elettronico e chi non si presenta puntuale una razione di riso in meno per ogni ora di ritardo.
Questa parte del programma diventerà possibile appena approvato definitivamente il nuovo Democraticissimo Senato
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sansa • an hour ago
Se questo è il fior fiore della Bocconi, resta dimostrato perché l'Italia è a questo punto.
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mariuccia • an hour ago
Tempo di crisi anche per il diavolo
Il Diavolo veste ZARA
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miki 56 • an hour ago
ha pontificato.......x oggi, vogliono ridurre il popolo proprio alla fame!!!!!!
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Pur essendo la domenica pomeriggio del dopo Ferragosto i commenti piovono a dirotto.
Dato che si tratta di tema scottante, e che alle 14,30, erano presenti 159 commenti, ero intenzionato a fare lo sforzo di pubblicarli tutti quanti.
Ma ora che manca qualche minuto alle 19,00, e i commenti sono saliti a 1422, pubblicherò solo gli ultimi.
Chi fosse intenzionato a sapere come la pensano i tricolori, può farsi un'idea leggendo direttamente i commenti dl sito de IFQ:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08 ... e/1092528/
rudy49 • 12 minutes ago
io sono un ignorantone ma trovo al volo 500 miliardi per fare ripartire l'economia!sequestrare i beni dei politici amministratori boiardi di stato che hanno sgovernato l'italia negli ultimi 40 anni compresi amanti e parenti fino alla terza generazione con controllo delle operazioni di banca degli ultimi 40 anni controllare gli ospizi dove ci sono migliaia di prestanome che si collegano a mafiosi e politici boiardi ecc che alla loro morte incassano ,poi nel piccolo un milione di falsi invalidi con sequestro delle somme indebitamente percepite e con medici e ispettori compiacenti con sequestro di beni, ci sono 100.000 pensionati d'oro alla el topo amato(1.000euro giornalieri)che non hanno versato un menga=sequestro dei beni e dargi una pensione di 200 euro al mese,chi evade le tasse dargli la pena di un anno per ogni 100 euro evasi e che fa lavorare in nero 10 anni di carcere per ogni operaio impiegato,ma in un paese di preti bigotti non si potrà fare mai perchè ci sono dentro 30milioni di fiancheggiatori
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rudy49 • 27 minutes ago
monti fassina e ora questo tizio sono BROCcoliani per questo le università italiane sono piazzate dietro quelle del katanga?
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effimero0664 • 36 minutes ago
Ne ... ma qualcuno di voi, conosce una, dico una "cosa" in italia che sia stata privatizzata o qualche servizio liberalizzato e non sia in mano a qualche politico?
E, conoscete uno, uno solo, dei fornitori della PA che non paga ... minimo ... "regalie"? ... o che faccia una gara e la vinca per "competività" ... e basta?
Ecco, se non si vuole mettere mano a queste cose ... è normale che si va ad agire dove non ci sono "campi minati".
Non ci si scimunisca troppo in italia 2 sono i problemi ... che poi sarebbe solo 1
1 - che l'economia è in mano a "loggie di affari" che manipolano stato ed economia e lo fanno in modo "oscurantista" ... e ciò da 150 anni
2 - quindi di "redistribuzione" di risorse che permettano un "sostentamento" e una regolamentazione di un'economia interna ... e i più bravi potrebbero "esportare" non i "più fortunati" (anche se ne conosco di "bravi" ... ma che devono sottostare)
Se non si mette mano a questo, anche gesù potrebbe rifiutare un incarico da premier ... ma credo che sia molto, ma molto tardi per farlo ... l'ultimo treno è passato 20 anni fa.
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arrivo io • 38 minutes ago
Una domanda complicata per Tabellini. Come mai la Fiat che paga meno gli operi in Italia, vende meno macchine della Volkswagen che paga di più i suoi operai?
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mario • 40 minutes ago
Nel governo dei tecnici,di poco tempo fa, non c'erano tanti bocconiani: lacrimanti,sobri e di alto lignaggio intellettuale.Che pur di essere dei grandi economi,non hanno cavato un ragno dal buco?La germania, dice l'imntervistato, non accetterà mai il cambio dei parametri.Se lo accettassero,egregio professore,ci racconti: cosa farebbero i fin'ora incapaci esperti Italici?Le ricette sono buone per il quoco bravo ai fornelli.Temo però che di quochi, ce ne siano troppi che rovinano il cibo ,perchè incapaci di mettere in pratica le norme, alle quali hanno accettato di sottoporsi.
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freeman • an hour ago
Tagliare il salario di chi già guadagna poco mi sembra una proposta allucinante! E stupida: tanto con i cinesi non ce la faremo mai. Ma, soprattutto, questa è una visione che punta a difendere ad oltranza sprechi e privilegi statali e politici ( i parlamentari non si sono ridotti lo stipendio di un euro : immensa vergogna! )
Ma alla Bocconi sono tutti... "limitati"come Monti?
Lo Stato spende e spande a livello centrale e locale ( regioni, comuni). I costi della politica sono allucinanti. Visto cosa fanno nelle regioni? Inoltre ci sono migliaia di carrozzoni, vere fabbriche di stipendi ( Rai, ecc).
Dimagrisca, e di molto, lo Stato, e si taglino fortemente le tasse a cittadini ed imprese.
Se non vogliono farlo, escano dall'euro, o facciano default.
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Ale Kelsen • an hour ago
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grillonapoli • an hour ago
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1Casablanca • an hour ago
Se poi i salariati si riuscisse a non pagarli del tutto sarebbe ancora meglio , dovrebbero fare due turni al giorno e lasciare l'unità produttiva un solo giorno alla settimana , dotarli di braccialetto elettronico e chi non si presenta puntuale una razione di riso in meno per ogni ora di ritardo.
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Se questo è il fior fiore della Bocconi, resta dimostrato perché l'Italia è a questo punto.
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mariuccia • an hour ago
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miki 56 • an hour ago
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Re: La crisi dell'Europa
Roosevelt non ci riuscì, ora ci prova lo scout italiano
di EUGENIO SCALFARI
17 agosto 2014
Non c'è alcun dubbio che l'Italia stia attraversando una fase di recessione e di deflazione e non c'è del pari dubbio che la stessa fase la stiano attraversando quasi tutti gli altri Paesi membri dell'Unione europea, in particolare la Francia e la Germania per citare i due principali: cala il Pil, aumenta il deficit, languono esportazioni e importazioni intraeuropee, sono fermi consumi e investimenti. Del resto fenomeni analoghi si manifestano perfino in Cina e in Brasile, il che accentua il carattere mondiale della crisi.
Il nostro presidente del Consiglio non sembra dare molta importanza a questi fenomeni. Punta sulle riforme istituzionali: Senato, Regioni e Province, legge elettorale, giustizia civile e Sblocca Italia. E punta soprattutto sull'Europa, ancora dominata da una politica rigorista che lui vuole capovolgere.
L'appuntamento culminante si prevede per il 30 agosto quando Renzi parlerà nella sua veste di presidente pro tempore del Consiglio europeo. Parlerà cioè con i rappresentanti degli altri Stati nazionali, nei quali risiede tuttora il potere di governare l'Ue, alla faccia degli altri organi di questa strana Confederazione composta da 28 membri, 18 dei quali hanno una moneta comune.
Renzi ha parlato a lungo nei giorni scorsi con Napolitano e con Draghi. Napolitano lo consiglia e lo appoggia, non si ha notizia d'alcuna critica salvo l'invito a non usare se non in casi estremi toni ultimativi. Del colloquio con Draghi, durato oltre due ore nella casa di campagna del presidente della Bce, si conosce soltanto una sobria versione di Renzi che è notevolmente positiva.
Draghi non parla con i "media", soprattutto con quelli italiani. Alcune sue tesi sull'Europa le aveva indicate in una pubblica comunicazione d'una settimana fa, dalla quale risultava - per quanto di pertinenza all'Italia - l'esortazione a privilegiare le riforme economiche su quelle istituzionali e - per quanto riguardava tutti gli Stati aderenti all'Ue - ad affrontare alcune importanti cessioni di sovranità all'Unione in materia di politica economica.
Nel colloquio con Renzi parrebbe - secondo la versione del Nostro - che su quest'ultimo tasto i due abbiano sorvolato; sulle riforme invece sono stati d'accordo. Draghi non ha detto nulla; evidentemente quando è in vacanza in campagna preferisce andare a caccia di farfalle non sotto l'arco di Tito ma a Città della Pieve e dintorni.
Una cosa però è certa e su questo il presidente della Bce era stato particolarmente facondo la scorsa settimana: l'Europa rischia di affondare sotto il peso della deflazione, ormai presente in tutto il continente. I prezzi diminuiscono, la domanda diminuisce, l'occupazione si restringe.
Contro la deflazione Draghi darà battaglia, cominciando a quanto pare a settembre, con misure anche "non convenzionali" e cioè lo sconto non solo di titoli pubblici ma anche di obbligazioni emesse da imprese che vantano crediti verso le pubbliche amministrazioni e verso la propria clientela; obbligazioni naturalmente garantite dai rispettivi debitori. E poi un'immissione di liquidità in favore delle banche purché esse la reinvestano in buona parte sulla clientela. La premessa dalla quale Draghi parte (così sembra) è che la predetta clientela, cioè le imprese manifatturiere e di servizi qualificati, reinvesta la liquidità che gli arriva. Del resto la scuola ci insegna che la deflazione si combatte così.
Qui però c'è un aspetto che forse è sfuggito all'attenzione dei più: la deflazione è un fenomeno estremamente pericoloso ma non va confuso con la depressione. Spesso vanno insieme, ma talvolta no. Quella del 1929 per esempio non fu un'accoppiata deflazione-depressione, soprattutto negli Usa. Non c'era deflazione, la liquidità non mancava ma non era utilizzata a dovere; i prezzi dei beni e dei servizi non diminuiva, ma la domanda mancava. Bisogna consultare Keynes per capir bene la differenza tra questi fenomeni e anche John Kenneth Galbraiht nel suo Il Grande Crollo. Non c'era deflazione in Usa, ma depressione. Oggi in Europa e in Italia i due fenomeni sono appaiati ma noi, il nostro governo, la Bce, le istituzioni dell'Europa confederata e soprattutto i possessori di capitale si propongono di battere la deflazione ma guardano con palese distrazione alla depressione. Ecco una questione sulla quale converrà soffermarsi e riflettere.
***
La depressione ha varie cause che la determinano. La prima, fatalistica e al tempo stesso consolatoria, la spiega con la teoria del ciclo economico; sarebbe una sorta di respiro: la depressione ha una pausa nel corso della quale la società decresce, la miseria aumenta e si diffonde fino a quando, toccato il fondo, tutta l'attività si rimette in movimento, il benessere torna a diffondersi, il progresso sociale raggiunge vette ancor più alte di prima. Si discute tra i sostenitori di questa tesi quale sia la durata del ciclo; secondo alcuni la depressione arriva ogni 25 anni, secondo altri 50 ed altri ancora prevedono che avvenga ogni 70 anni.
I sostenitori della seconda tesi escludono la teoria del ciclo e ne sostengono un'altra molto più convincente: la cattiva e a volte pessima distribuzione della ricchezza. Il liberismo in realtà genera rapidamente sistemi economici monopoloidi, dove il 10 e a volte perfino il 5 per cento della popolazione possiede il 40 e a volte il 50 per cento della ricchezza nazionale. La depressione sarebbe causata da questa diseguaglianza, una sorta di ribellione improvvisa dei ceti più bassi che sperano di ottenere l'intervento dello Stato per modificare in senso più egualitario le classi della società. Il "New Deal" di Delano Roosevelt puntò su questo aspetto. Lo fece però con molta prudenza e rispettando i privilegi dei ricchi ma sostenendo i bisogni primari dei poveri e affidando allo Stato alcune iniziative economiche.
Del resto tutto il pensiero marxista nacque sulla tesi della pessima distribuzione della ricchezza che avrebbe provocato, una volta compiutasi la rivoluzione borghese, la rivolta proletaria e l'instaurazione d'una società comunista.
C'è però una terza tesi che spiega la depressione dandone la responsabilità principale ai possessori del capitale, ai capi delle aziende e al management; questa rappresenta la vera classe dirigente d'un paese e si comporta come una classe chiusa nella forza dei suoi privilegi. Non reinveste i profitti ma li incassa come dividendi e/o come bonus destinati al management. Questa massa di ricchezza viene affidata alle banche d'affari che investono e speculano su determinati asset, sulle industrie del lusso, miniere non utilizzate, mutui all'edilizia popolare, nuove invenzioni tecnologiche che puntano sul restringimento della base occupazionale. Insomma speculazione; a volte positiva perché fa avanzare il nuovo, altre volte negativa perché sottrae risorse all'industria, all'agricoltura, ai servizi e le destina alla finanza e al suo arricchimento.
Questi comportamenti generano inevitabilmente corruzione, evasione fiscale, disoccupazione, potenza delle lobby, demagogia politica, capitalismo selvaggio. Schumpeter vedeva al tempo stesso l'aspetto positivo di questi comportamenti e l'aspetto negativo dovuto a una distruzione di ricchezza a danno dei molti e a favore dei ricchi. Non a caso sia quella del 1929 sia quella del 2008 sono nate a Wall Street. La deflazione non aveva nulla a che vedere con quegli eventi.
L'Europa dal 2011 a oggi ha importato la depressione (ricordate il fallimento di Lehman Brothers come campanello d'allarme?) ma in Italia questo percorso era già cominciato nientemeno che a metà degli anni Settanta del secolo scorso, si era rafforzato socialmente ed economicamente negli anni Ottanta e Novanta; infine fu ed è infinitamente accresciuto dalla sopravvenuta crisi americana.
Mettete insieme le tre tesi sopra esposte e aggiungetevi come sovrappiù la crisi di deflazione nel frattempo esplosa a causa del credit crunch delle banche, il malgoverno politico e avrete fotografato la situazione.
***
Il 30 agosto Matteo Renzi rivendicherà davanti ai capi di governo europei e al neo presidente della Commissione, la necessità di una nuova politica europea fondata sulla flessibilità, la crescita, la diminuzione della pressione fiscale in Italia e il necessario taglio della spesa pubblica. Rivendicherà inoltre il ruolo di Alta rappresentante della politica estera e della difesa per l'attuale nostra ministra degli Esteri.
Quest'ultima partita è già quasi persa in partenza ma qualora fosse vinta è pura e semplice fuffa. L'ho già scritto tre volte nei miei articoli domenicali: è una carica di semplice apparenza, non ha alcun potere su 28 paesi ciascuno dei quali ha un suo ministro degli Esteri e un suo ministro della Difesa. Avrebbe un senso se ci fosse in quei due settori la cessione di sovranità all'Europa, ma questo è allo stato dei fatti un'ipotesi di terzo grado, cioè irrealizzabile. Debbo dire che, almeno ai miei occhi, sarebbe quanto mai opportuna coi tempi che corrono; ma ove mai da qui a una decina d'anni si realizzassero gli Stati Uniti d'Europa, questa degli Esteri e della Difesa sarebbe l'ultima delle cessioni di sovranità.
Le altre richieste sulla flessibilità, sul rinvio della diminuzione di debito pubblico, sul taglio della spesa pubblica e la diminuzione della pressione fiscale, a me sembrano bubbole.
Bisognerebbe destinare risorse cospicue al taglio dell'Irap. Bisognerebbe che le imprese scoprissero nuovi prodotti e li lanciassero sui mercati, bisognerebbe che investissero in imprese nuove. Bisognerebbe creare un solido sistema di ammortizzatori sociali, bisognerebbe che i contratti aziendali avessero la meglio sui contratti nazionali, sempre che le aziende al di sotto dei 50 dipendenti stipulassero contratti di gruppo con sindacati di gruppo per non lasciare le aziende con pochi dipendenti alla mercé dei padroncini.
E bisognerebbe che Draghi mantenesse i suoi impegni e ai primi di settembre cominciasse la battaglia di fondo contro la deflazione.
Nel frattempo temo che il governo impieghi una parte preziosa del suo tempo alla riforma della legge elettorale che così come la stanno pensando servirà soltanto a rafforzare il potere esecutivo. Ma di questo ho già parlato e ormai me ne è passata la voglia. Un esecutivo forte è quanto ci vuole per farci uscire dalla depressione; se invece il suo principale miraggio è quello di rafforzarsi sempre di più, allora bisognerà ridiscutere non solo di depressione e di deflazione ma anche di democrazia individuale e sovranità popolare fittizia, una strada che rischiamo d'aver già imboccato riducendo il Senato a un'istituzione che prima sarà del tutto abolita e meglio sarà.
TagsArgomenti:Protagonisti:Matteo Renzi
© Riproduzione riservata 17 agosto 2014
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Quando non erano famosi: i provini delle star agli esordi
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Svolge e riavvolge la carta. Il gatto preciso fino all'ultimo strappo
I COMMENTI DEI LETTORI
Dalle 22 alle 8 non è possibile inserire nuovi commenti.
124 commenti
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frontman1 ora fa
riflessione amara;.......manca lo zucchero!
Condividi20
iovaris1 ora fa
Caro Direttore : rimpiange il Silvio ? vuole Casaleggio e Grillo ? la Fornero ? cerchi piuttosto di aiutare perché guardando dietro e davanti non c'è niente altro . Salutoni.
Condividi27
valumar2 ore fa
Gent.mo dott Scalfari , forse lei si diverte un mondo a suscitare reazioni indignate dei Democratici che non le sfugge certo che sono a lottare tutti i giorni con la precarietà con l'Italia da rifondare e se non lo fanno loro non lo può fa nessuno, con le previsioni fosche per il futuro che sempre solo i democratici possono affrontare e lei sa bene perché' , con le strane e improbabili opposizioni che frenano e sabotano le Riforme e le fondamentali iniziative del PD. Forse i Democratici sbagliano qualche mossa? Mah! Inevitabile in questo marasma ma se sbaglia il PD rifondato da milioni di Democrat lo farà sempre per la ricerca del meglio possibile e che hanno delegato Renzi che non solo in Italia ma anche in Europa pochi sono come LUi e lei sa anche questo ed il giorno che non starà a sentire il suo Ego lo riconoscerà pubblicamente. Bene caro Eugenio non ci deluda proprio lei
Condividi1 risposta16
frontman1 ora fa
in europa pochi hanno? l'ex e l'attuale?
siamo certi di non avere bisogno di una benedizione ?
Condividi21
Richard Lionheart2 ore fa
La conclusione di tutti i discorsi su Renzi si Renzi no è che l'unica vera autentica novità storica è rappresentata da GRILLO che è una novità anche a livello europeo per questo il M5S è così tanto perseguitato (dal punto di vista giornalistico e politico).
La merkel junker draghi ecc. provano TERRORE al solo sentire il nome di Grillo e dei 5 Stelle.
Solonuna schiacciante vittoria salverà il paese dal declino e dalla dittatura europea.
Condividi52
francined2 ore fa
Per l'ennesima volta: basta..............!
Egregio Scalfari si rassegni: lei non c'entra più, ha capito?!?
Non è meglio vivere di belle glorie che oscurare tutto il proprio passato per una senile fissazione?
Si faccia da parte, per favore e per tutti noi (ex) lettori de suo (ex) giornale
Condividi210
avanzidicervello2 ore fa
Le analisi sono chiare, le diagnosi quasi, ma non riesco a comprendere la/e cura/e alternativa da Lei, illustre Direttore, suggerisce al "giovane scout toscano". Per Lei è tutto (o quasi) sbagliato. E' per caso entrato a far parte del numeroso Gruppo dei "benaltristi"?
Condividi59
specialone062 ore fa
“Una congettura”. Così l’Ue ha bollato l’ipotesi, avanzata da Repubblica, di un accordo segreto tra Roma e Bruxelles per ottenere una maggiore flessibilità e la riduzione di alcuni parametri del fiscal compact. “Non commentiamo questa congettura. Lo stato delle finanze pubbliche sarà analizzato in autunno” ha detto Simon O’Connor, portavoce del commissario Ue per gli Affari economici.
(FONTE lanotiziagiornale.it)
Condividi31
santilli513 ore fa
È inutile ormai leggere Scalfari, sa solo gufare. Non trava niente di positivo nei provvedimenti di questo governo? Riduzione dei costi della politica, riforma elettorale che faccia decidere chi deve governare per 5 anni,riforma pA, riforma dl processo civile, tetto delle retribuzioni alla dirigenza pubblica ecc. ecc. Forse si vorrebbe continuare a discutere di leggi ad personam e escort?
Stupefacente solo perché non gli piace Renzi. Mi dispiace per lui ma c'è ne faremo una ragione.
Condividi4 risponde69
specialone062 ore fa
quando sono mai state attuate le misure che tu descrivi? Dopo 7 mesi continuano ad essere solo slogan, Renzi e Berlusconi lavorano solo per loro, per cadere in piedi quando cadrà il governo,perchè cadrà sull'economia.
Condividi1 risposta91
Richard Lionheart2 ore fa
E cadrà molto presto.
Condividi52
frontman2 ore fa
sono mesi da quando ha preso il posto di ..enricostaisereno ,che l'attuale ne spara ( titoli) una o più al giorno!
ora il problema non è che ..lo hanno messo li'...per citare quotidianamente le cose che non vanno , ma per risolverle!
eppoi sempre il titolo altisonante e sempre vaghissimo su come fare....tutto come prima ! solo annunci.........
speriamo di non farcene una ragione! anzi
Condividi81
gasper82 ore fa
Sono totalmente d'accordo....ce ne faremo una ragione !
Condividi16
Antonio Signore3 ore fa
cioe' il boy-scout vorrebbe farcela col il governo attuale con Lupi, Berlsusconi, Formigoni, Boschi ?
ma mi faccia il piacere...io mi scompiscio
Condividi1 risposta92
frontman2 ore fa
si ma infatti...mavalààà
io me lo vedo l'attuale a milano , che chiede ad un vigile...scusi vigile ...per andare dove dobbiamo andare ,da che parte dobbiamo andare?
secondo me la merkel è questo che pensa!..ma questo dove vuole andare?
Condividi61
Raffaele Capobianco3 ore fa
l’Italia farà i conti con la realtà....sarà una ripartenza col botto...!
L'ha detto Renzi...
Che dire?: siamo proprio in mano a dei veri pataccari!
chi adesso se ne sta bello allegro in vacanza
il 2015 dovrà fare i conti con la realtà....
Fantastico...
Condividi2 risponde115
frontman3 ore fa
ciao raffaele capobianco
e che botti!
Condividi1 risposta45
Raffaele Capobianco2 ore fa
I have a dream....
fantastico!!!!!!!!!!!
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di EUGENIO SCALFARI
17 agosto 2014
Non c'è alcun dubbio che l'Italia stia attraversando una fase di recessione e di deflazione e non c'è del pari dubbio che la stessa fase la stiano attraversando quasi tutti gli altri Paesi membri dell'Unione europea, in particolare la Francia e la Germania per citare i due principali: cala il Pil, aumenta il deficit, languono esportazioni e importazioni intraeuropee, sono fermi consumi e investimenti. Del resto fenomeni analoghi si manifestano perfino in Cina e in Brasile, il che accentua il carattere mondiale della crisi.
Il nostro presidente del Consiglio non sembra dare molta importanza a questi fenomeni. Punta sulle riforme istituzionali: Senato, Regioni e Province, legge elettorale, giustizia civile e Sblocca Italia. E punta soprattutto sull'Europa, ancora dominata da una politica rigorista che lui vuole capovolgere.
L'appuntamento culminante si prevede per il 30 agosto quando Renzi parlerà nella sua veste di presidente pro tempore del Consiglio europeo. Parlerà cioè con i rappresentanti degli altri Stati nazionali, nei quali risiede tuttora il potere di governare l'Ue, alla faccia degli altri organi di questa strana Confederazione composta da 28 membri, 18 dei quali hanno una moneta comune.
Renzi ha parlato a lungo nei giorni scorsi con Napolitano e con Draghi. Napolitano lo consiglia e lo appoggia, non si ha notizia d'alcuna critica salvo l'invito a non usare se non in casi estremi toni ultimativi. Del colloquio con Draghi, durato oltre due ore nella casa di campagna del presidente della Bce, si conosce soltanto una sobria versione di Renzi che è notevolmente positiva.
Draghi non parla con i "media", soprattutto con quelli italiani. Alcune sue tesi sull'Europa le aveva indicate in una pubblica comunicazione d'una settimana fa, dalla quale risultava - per quanto di pertinenza all'Italia - l'esortazione a privilegiare le riforme economiche su quelle istituzionali e - per quanto riguardava tutti gli Stati aderenti all'Ue - ad affrontare alcune importanti cessioni di sovranità all'Unione in materia di politica economica.
Nel colloquio con Renzi parrebbe - secondo la versione del Nostro - che su quest'ultimo tasto i due abbiano sorvolato; sulle riforme invece sono stati d'accordo. Draghi non ha detto nulla; evidentemente quando è in vacanza in campagna preferisce andare a caccia di farfalle non sotto l'arco di Tito ma a Città della Pieve e dintorni.
Una cosa però è certa e su questo il presidente della Bce era stato particolarmente facondo la scorsa settimana: l'Europa rischia di affondare sotto il peso della deflazione, ormai presente in tutto il continente. I prezzi diminuiscono, la domanda diminuisce, l'occupazione si restringe.
Contro la deflazione Draghi darà battaglia, cominciando a quanto pare a settembre, con misure anche "non convenzionali" e cioè lo sconto non solo di titoli pubblici ma anche di obbligazioni emesse da imprese che vantano crediti verso le pubbliche amministrazioni e verso la propria clientela; obbligazioni naturalmente garantite dai rispettivi debitori. E poi un'immissione di liquidità in favore delle banche purché esse la reinvestano in buona parte sulla clientela. La premessa dalla quale Draghi parte (così sembra) è che la predetta clientela, cioè le imprese manifatturiere e di servizi qualificati, reinvesta la liquidità che gli arriva. Del resto la scuola ci insegna che la deflazione si combatte così.
Qui però c'è un aspetto che forse è sfuggito all'attenzione dei più: la deflazione è un fenomeno estremamente pericoloso ma non va confuso con la depressione. Spesso vanno insieme, ma talvolta no. Quella del 1929 per esempio non fu un'accoppiata deflazione-depressione, soprattutto negli Usa. Non c'era deflazione, la liquidità non mancava ma non era utilizzata a dovere; i prezzi dei beni e dei servizi non diminuiva, ma la domanda mancava. Bisogna consultare Keynes per capir bene la differenza tra questi fenomeni e anche John Kenneth Galbraiht nel suo Il Grande Crollo. Non c'era deflazione in Usa, ma depressione. Oggi in Europa e in Italia i due fenomeni sono appaiati ma noi, il nostro governo, la Bce, le istituzioni dell'Europa confederata e soprattutto i possessori di capitale si propongono di battere la deflazione ma guardano con palese distrazione alla depressione. Ecco una questione sulla quale converrà soffermarsi e riflettere.
***
La depressione ha varie cause che la determinano. La prima, fatalistica e al tempo stesso consolatoria, la spiega con la teoria del ciclo economico; sarebbe una sorta di respiro: la depressione ha una pausa nel corso della quale la società decresce, la miseria aumenta e si diffonde fino a quando, toccato il fondo, tutta l'attività si rimette in movimento, il benessere torna a diffondersi, il progresso sociale raggiunge vette ancor più alte di prima. Si discute tra i sostenitori di questa tesi quale sia la durata del ciclo; secondo alcuni la depressione arriva ogni 25 anni, secondo altri 50 ed altri ancora prevedono che avvenga ogni 70 anni.
I sostenitori della seconda tesi escludono la teoria del ciclo e ne sostengono un'altra molto più convincente: la cattiva e a volte pessima distribuzione della ricchezza. Il liberismo in realtà genera rapidamente sistemi economici monopoloidi, dove il 10 e a volte perfino il 5 per cento della popolazione possiede il 40 e a volte il 50 per cento della ricchezza nazionale. La depressione sarebbe causata da questa diseguaglianza, una sorta di ribellione improvvisa dei ceti più bassi che sperano di ottenere l'intervento dello Stato per modificare in senso più egualitario le classi della società. Il "New Deal" di Delano Roosevelt puntò su questo aspetto. Lo fece però con molta prudenza e rispettando i privilegi dei ricchi ma sostenendo i bisogni primari dei poveri e affidando allo Stato alcune iniziative economiche.
Del resto tutto il pensiero marxista nacque sulla tesi della pessima distribuzione della ricchezza che avrebbe provocato, una volta compiutasi la rivoluzione borghese, la rivolta proletaria e l'instaurazione d'una società comunista.
C'è però una terza tesi che spiega la depressione dandone la responsabilità principale ai possessori del capitale, ai capi delle aziende e al management; questa rappresenta la vera classe dirigente d'un paese e si comporta come una classe chiusa nella forza dei suoi privilegi. Non reinveste i profitti ma li incassa come dividendi e/o come bonus destinati al management. Questa massa di ricchezza viene affidata alle banche d'affari che investono e speculano su determinati asset, sulle industrie del lusso, miniere non utilizzate, mutui all'edilizia popolare, nuove invenzioni tecnologiche che puntano sul restringimento della base occupazionale. Insomma speculazione; a volte positiva perché fa avanzare il nuovo, altre volte negativa perché sottrae risorse all'industria, all'agricoltura, ai servizi e le destina alla finanza e al suo arricchimento.
Questi comportamenti generano inevitabilmente corruzione, evasione fiscale, disoccupazione, potenza delle lobby, demagogia politica, capitalismo selvaggio. Schumpeter vedeva al tempo stesso l'aspetto positivo di questi comportamenti e l'aspetto negativo dovuto a una distruzione di ricchezza a danno dei molti e a favore dei ricchi. Non a caso sia quella del 1929 sia quella del 2008 sono nate a Wall Street. La deflazione non aveva nulla a che vedere con quegli eventi.
L'Europa dal 2011 a oggi ha importato la depressione (ricordate il fallimento di Lehman Brothers come campanello d'allarme?) ma in Italia questo percorso era già cominciato nientemeno che a metà degli anni Settanta del secolo scorso, si era rafforzato socialmente ed economicamente negli anni Ottanta e Novanta; infine fu ed è infinitamente accresciuto dalla sopravvenuta crisi americana.
Mettete insieme le tre tesi sopra esposte e aggiungetevi come sovrappiù la crisi di deflazione nel frattempo esplosa a causa del credit crunch delle banche, il malgoverno politico e avrete fotografato la situazione.
***
Il 30 agosto Matteo Renzi rivendicherà davanti ai capi di governo europei e al neo presidente della Commissione, la necessità di una nuova politica europea fondata sulla flessibilità, la crescita, la diminuzione della pressione fiscale in Italia e il necessario taglio della spesa pubblica. Rivendicherà inoltre il ruolo di Alta rappresentante della politica estera e della difesa per l'attuale nostra ministra degli Esteri.
Quest'ultima partita è già quasi persa in partenza ma qualora fosse vinta è pura e semplice fuffa. L'ho già scritto tre volte nei miei articoli domenicali: è una carica di semplice apparenza, non ha alcun potere su 28 paesi ciascuno dei quali ha un suo ministro degli Esteri e un suo ministro della Difesa. Avrebbe un senso se ci fosse in quei due settori la cessione di sovranità all'Europa, ma questo è allo stato dei fatti un'ipotesi di terzo grado, cioè irrealizzabile. Debbo dire che, almeno ai miei occhi, sarebbe quanto mai opportuna coi tempi che corrono; ma ove mai da qui a una decina d'anni si realizzassero gli Stati Uniti d'Europa, questa degli Esteri e della Difesa sarebbe l'ultima delle cessioni di sovranità.
Le altre richieste sulla flessibilità, sul rinvio della diminuzione di debito pubblico, sul taglio della spesa pubblica e la diminuzione della pressione fiscale, a me sembrano bubbole.
Bisognerebbe destinare risorse cospicue al taglio dell'Irap. Bisognerebbe che le imprese scoprissero nuovi prodotti e li lanciassero sui mercati, bisognerebbe che investissero in imprese nuove. Bisognerebbe creare un solido sistema di ammortizzatori sociali, bisognerebbe che i contratti aziendali avessero la meglio sui contratti nazionali, sempre che le aziende al di sotto dei 50 dipendenti stipulassero contratti di gruppo con sindacati di gruppo per non lasciare le aziende con pochi dipendenti alla mercé dei padroncini.
E bisognerebbe che Draghi mantenesse i suoi impegni e ai primi di settembre cominciasse la battaglia di fondo contro la deflazione.
Nel frattempo temo che il governo impieghi una parte preziosa del suo tempo alla riforma della legge elettorale che così come la stanno pensando servirà soltanto a rafforzare il potere esecutivo. Ma di questo ho già parlato e ormai me ne è passata la voglia. Un esecutivo forte è quanto ci vuole per farci uscire dalla depressione; se invece il suo principale miraggio è quello di rafforzarsi sempre di più, allora bisognerà ridiscutere non solo di depressione e di deflazione ma anche di democrazia individuale e sovranità popolare fittizia, una strada che rischiamo d'aver già imboccato riducendo il Senato a un'istituzione che prima sarà del tutto abolita e meglio sarà.
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© Riproduzione riservata 17 agosto 2014
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Nudo involontario sul palco, Laura Pausini: "Ce l'ho come tutte"
Grecia, scoperta tomba monumentale: forse di Alessandro Magno
Frattura Renzi-Delrio, Serracchiani: "No, ma a volte le tensioni possono esserci"
Quando non erano famosi: i provini delle star agli esordi
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frontman1 ora fa
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Caro Direttore : rimpiange il Silvio ? vuole Casaleggio e Grillo ? la Fornero ? cerchi piuttosto di aiutare perché guardando dietro e davanti non c'è niente altro . Salutoni.
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valumar2 ore fa
Gent.mo dott Scalfari , forse lei si diverte un mondo a suscitare reazioni indignate dei Democratici che non le sfugge certo che sono a lottare tutti i giorni con la precarietà con l'Italia da rifondare e se non lo fanno loro non lo può fa nessuno, con le previsioni fosche per il futuro che sempre solo i democratici possono affrontare e lei sa bene perché' , con le strane e improbabili opposizioni che frenano e sabotano le Riforme e le fondamentali iniziative del PD. Forse i Democratici sbagliano qualche mossa? Mah! Inevitabile in questo marasma ma se sbaglia il PD rifondato da milioni di Democrat lo farà sempre per la ricerca del meglio possibile e che hanno delegato Renzi che non solo in Italia ma anche in Europa pochi sono come LUi e lei sa anche questo ed il giorno che non starà a sentire il suo Ego lo riconoscerà pubblicamente. Bene caro Eugenio non ci deluda proprio lei
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frontman1 ora fa
in europa pochi hanno? l'ex e l'attuale?
siamo certi di non avere bisogno di una benedizione ?
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Richard Lionheart2 ore fa
La conclusione di tutti i discorsi su Renzi si Renzi no è che l'unica vera autentica novità storica è rappresentata da GRILLO che è una novità anche a livello europeo per questo il M5S è così tanto perseguitato (dal punto di vista giornalistico e politico).
La merkel junker draghi ecc. provano TERRORE al solo sentire il nome di Grillo e dei 5 Stelle.
Solonuna schiacciante vittoria salverà il paese dal declino e dalla dittatura europea.
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francined2 ore fa
Per l'ennesima volta: basta..............!
Egregio Scalfari si rassegni: lei non c'entra più, ha capito?!?
Non è meglio vivere di belle glorie che oscurare tutto il proprio passato per una senile fissazione?
Si faccia da parte, per favore e per tutti noi (ex) lettori de suo (ex) giornale
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avanzidicervello2 ore fa
Le analisi sono chiare, le diagnosi quasi, ma non riesco a comprendere la/e cura/e alternativa da Lei, illustre Direttore, suggerisce al "giovane scout toscano". Per Lei è tutto (o quasi) sbagliato. E' per caso entrato a far parte del numeroso Gruppo dei "benaltristi"?
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specialone062 ore fa
“Una congettura”. Così l’Ue ha bollato l’ipotesi, avanzata da Repubblica, di un accordo segreto tra Roma e Bruxelles per ottenere una maggiore flessibilità e la riduzione di alcuni parametri del fiscal compact. “Non commentiamo questa congettura. Lo stato delle finanze pubbliche sarà analizzato in autunno” ha detto Simon O’Connor, portavoce del commissario Ue per gli Affari economici.
(FONTE lanotiziagiornale.it)
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santilli513 ore fa
È inutile ormai leggere Scalfari, sa solo gufare. Non trava niente di positivo nei provvedimenti di questo governo? Riduzione dei costi della politica, riforma elettorale che faccia decidere chi deve governare per 5 anni,riforma pA, riforma dl processo civile, tetto delle retribuzioni alla dirigenza pubblica ecc. ecc. Forse si vorrebbe continuare a discutere di leggi ad personam e escort?
Stupefacente solo perché non gli piace Renzi. Mi dispiace per lui ma c'è ne faremo una ragione.
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specialone062 ore fa
quando sono mai state attuate le misure che tu descrivi? Dopo 7 mesi continuano ad essere solo slogan, Renzi e Berlusconi lavorano solo per loro, per cadere in piedi quando cadrà il governo,perchè cadrà sull'economia.
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Richard Lionheart2 ore fa
E cadrà molto presto.
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sono mesi da quando ha preso il posto di ..enricostaisereno ,che l'attuale ne spara ( titoli) una o più al giorno!
ora il problema non è che ..lo hanno messo li'...per citare quotidianamente le cose che non vanno , ma per risolverle!
eppoi sempre il titolo altisonante e sempre vaghissimo su come fare....tutto come prima ! solo annunci.........
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gasper82 ore fa
Sono totalmente d'accordo....ce ne faremo una ragione !
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cioe' il boy-scout vorrebbe farcela col il governo attuale con Lupi, Berlsusconi, Formigoni, Boschi ?
ma mi faccia il piacere...io mi scompiscio
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si ma infatti...mavalààà
io me lo vedo l'attuale a milano , che chiede ad un vigile...scusi vigile ...per andare dove dobbiamo andare ,da che parte dobbiamo andare?
secondo me la merkel è questo che pensa!..ma questo dove vuole andare?
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Raffaele Capobianco3 ore fa
l’Italia farà i conti con la realtà....sarà una ripartenza col botto...!
L'ha detto Renzi...
Che dire?: siamo proprio in mano a dei veri pataccari!
chi adesso se ne sta bello allegro in vacanza
il 2015 dovrà fare i conti con la realtà....
Fantastico...
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ciao raffaele capobianco
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Raffaele Capobianco2 ore fa
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Re: La crisi dell'Europa
Francia, premier Valls si dimette. Hollande gli chiede di formare nuovo governo
All'origine le polemiche dopo le dichiarazioni del ministro dell'economia, secondo cui il consolidamento fiscale forzato, in Francia come in Europa, è una “assurdità” finanziaria
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 25 agosto 2014Commenti (95)
Le misure di riduzione del disavanzo hanno aggravato la disoccupazione in Francia, così come in Europa. Questa la sostanza delle dichiarazioni del ministro dell’economia Arnaud Montebourg, rilasciate il 23 agosto al quotidiano Le Monde, a seguito delle quali, viste le polemiche, il premier francese Manuel Valls ha deciso questa mattina di presentare le dimissioni.
Il presidente Francois Hollande le ha respinte e ha reincaricato il premier, chiedendogli di “costituire un nuovo governo in coerenza con gli orientamenti che lui stesso ha definito per il nostro Paese”, come si legge in una nota dell’Eliseo. I componenti dell’esecutivo saranno presentati martedì mattina.
Le dichiarazioni di Montebourg – In un’intervista pubblicata sabato dal quotidiano Le Monde, il responsabile dell’Economia, esponente della sinistra del Partito socialista, chiedeva con forza un riorientamento della politica economica del governo e dell’Unione europea, senza risparmiare durissime critiche alla Germania, alla cancelliera Angela Merkel e alla Banca Centrale Europea. Nel secondo trimestre, la seconda più grande economia della zona euro ha ristagnato costringendo il governo a rivedere le stime. Il Pil della Francia crescerà solo dello 0,5% nel 2014, portando il deficit pubblico al 4 per cento, rispetto al preventivato 3,8 per cento. Inoltre il ministro criticava il consolidamento fiscale forzato che è una “assurdità” finanziaria perché rende la stabilizzazione della finanza pubblica impossibile. Per il ministro, così gli europei così si gettano tra le braccia dei partiti estremisti. Ma in mattinata, ai microfoni di Europe 1, Montebourg ha detto di non essere rammaricato per le sue dichiarazioni, che – aveva sottolineato – “non hanno violato la solidarietà di governo“.
Per Valls, che si situa alla destra del Ps, si tratta della prima crisi di governo dopo la sua nomina a marzo, seguita alle dimissioni di Jean-Marc Ayrault, dopo il disastro elettorale della gauche alle elezioni amministrative.
Nel governo, il principale alleato di Montebourg è il ministro dell’Educazione nazionale, Benoit Hamon, che domenica si è allineato sulle posizioni del ministro dell’Economia. In serata, dall’entourage del primo ministro è stata fatta filtrare l’informazione che – per Manuel Valls – era stato “passato il limite”.
La lettera di Filippetti – A rifiutare di entrare in un eventuale nuovo esecutivo è Aurelie Filippetti, responsabile della Cultura con il governo di Jean-Marc Ayrault, che era stata confermata al suo posto nel primo governo Valls, a marzo. E’ fra quattro ministri “frondisti” indicati in uscita dal governo, insieme con Montebourg, Hamon e Taubira. La Filippetti, nella lettera indirizzata al presidente Francois Hollande e al premier uscente e incaricato Manuel Valls, scrive di preferire “la lealtà ai propri ideali” al “dovere di solidarietà” al governo. “C’è un dovere di solidarietà – scrive la ormai ex ministra – ma c’è anche un dovere di responsabilità di fronte a coloro che ci hanno reso ciò che siamo. Scelgo, per parte mia, la lealtà ai miei ideali”. Un messaggio che sembra destinata a far molto discutere.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08 ... a/1098320/
All'origine le polemiche dopo le dichiarazioni del ministro dell'economia, secondo cui il consolidamento fiscale forzato, in Francia come in Europa, è una “assurdità” finanziaria
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 25 agosto 2014Commenti (95)
Le misure di riduzione del disavanzo hanno aggravato la disoccupazione in Francia, così come in Europa. Questa la sostanza delle dichiarazioni del ministro dell’economia Arnaud Montebourg, rilasciate il 23 agosto al quotidiano Le Monde, a seguito delle quali, viste le polemiche, il premier francese Manuel Valls ha deciso questa mattina di presentare le dimissioni.
Il presidente Francois Hollande le ha respinte e ha reincaricato il premier, chiedendogli di “costituire un nuovo governo in coerenza con gli orientamenti che lui stesso ha definito per il nostro Paese”, come si legge in una nota dell’Eliseo. I componenti dell’esecutivo saranno presentati martedì mattina.
Le dichiarazioni di Montebourg – In un’intervista pubblicata sabato dal quotidiano Le Monde, il responsabile dell’Economia, esponente della sinistra del Partito socialista, chiedeva con forza un riorientamento della politica economica del governo e dell’Unione europea, senza risparmiare durissime critiche alla Germania, alla cancelliera Angela Merkel e alla Banca Centrale Europea. Nel secondo trimestre, la seconda più grande economia della zona euro ha ristagnato costringendo il governo a rivedere le stime. Il Pil della Francia crescerà solo dello 0,5% nel 2014, portando il deficit pubblico al 4 per cento, rispetto al preventivato 3,8 per cento. Inoltre il ministro criticava il consolidamento fiscale forzato che è una “assurdità” finanziaria perché rende la stabilizzazione della finanza pubblica impossibile. Per il ministro, così gli europei così si gettano tra le braccia dei partiti estremisti. Ma in mattinata, ai microfoni di Europe 1, Montebourg ha detto di non essere rammaricato per le sue dichiarazioni, che – aveva sottolineato – “non hanno violato la solidarietà di governo“.
Per Valls, che si situa alla destra del Ps, si tratta della prima crisi di governo dopo la sua nomina a marzo, seguita alle dimissioni di Jean-Marc Ayrault, dopo il disastro elettorale della gauche alle elezioni amministrative.
Nel governo, il principale alleato di Montebourg è il ministro dell’Educazione nazionale, Benoit Hamon, che domenica si è allineato sulle posizioni del ministro dell’Economia. In serata, dall’entourage del primo ministro è stata fatta filtrare l’informazione che – per Manuel Valls – era stato “passato il limite”.
La lettera di Filippetti – A rifiutare di entrare in un eventuale nuovo esecutivo è Aurelie Filippetti, responsabile della Cultura con il governo di Jean-Marc Ayrault, che era stata confermata al suo posto nel primo governo Valls, a marzo. E’ fra quattro ministri “frondisti” indicati in uscita dal governo, insieme con Montebourg, Hamon e Taubira. La Filippetti, nella lettera indirizzata al presidente Francois Hollande e al premier uscente e incaricato Manuel Valls, scrive di preferire “la lealtà ai propri ideali” al “dovere di solidarietà” al governo. “C’è un dovere di solidarietà – scrive la ormai ex ministra – ma c’è anche un dovere di responsabilità di fronte a coloro che ci hanno reso ciò che siamo. Scelgo, per parte mia, la lealtà ai miei ideali”. Un messaggio che sembra destinata a far molto discutere.
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Re: La crisi dell'Europa
La vox populi
napoleon • 43 minuti fa
FOLLIA! il ministro ammette che l'austerità è dannosa e viene cacciato perché ha detto la VERITA', robe da matti!
I francesi me li ricordavo un popolo che teneva in massima considerazione la propria dignità nazionale, invece con i due burattini della merkel, sarkozy-hollande, sono sprofondati al livello italiano.
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Carlo Pontio • un'ora fa
lol'ande...persevera nell'errore..ma non é diabolico...é solo un minuscolo personaggio...come o'renzu...
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gita • un'ora fa
Mi stupisco di come sia breve quest’articolo. Lo stesso tema nel Deutsche Wirtschaft Nachrichten un giornale on-line tedesco di notizie economiche è molto più dettagliato
e più profondo nell’analisi. Secondo il giornale tedesco questa crisi francese è l’inizio del processo di disgregazione dell’UE. Il motivo principale della crisi di governo francese?
Sempre secondo il giornale tedesco è Marine Le Pen. Hollande fa di tutto per contenere l’avanzamento della Le Pen, sottraendole argomenti politici e cavalcando l’onda antieuropeista. Aspettiamoci quindi una campagna anti-Merkel e anti rigore.
http://deutsche-wirtschafts-na...
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cosimo espositi • un'ora fa
Ma perchè i francesi dovrebbero sbattersi per hollande,le sue amanti e le cambiali che ha firmato per salvarsi il c?Ma non ci pensano proprio,faccia hollande ai francesi quel che ESIGONO merkel e gli strozzini e vedrà in pochi secondi rimaterializzarsi le ghigliottine del 1789.La francia non è SERVA come l'italia, le rivoluzioni CRUENTE le ha fatte.Attento hollande,hai una faccia e un collo da salumiere molto propizio.
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gattamix • 2 ore fa
penso che peggio di hollande in francia nemmeno a cercarlo con il lanternino......anche i suoi gli vanno contro.!!
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Antonio Valle gattamix • 2 ore fa
sarkosy non schezava mica , pensa te che prima si e fatto sovvenzionare da gheddafy e poi e' stato il primo ad attaccare la libia
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Antonio Valle • 2 ore fa
holland si vede che e' di sinistra , salva casta come i nostri politicanti
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neophao Antonio Valle • un'ora fa
invece il "nostro" centro-destra l'ha combattuta pesantemente la casta eh?
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Antonio Valle neophao • un'ora fa
no , sono soci dalla fine della 1 repubblica
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Disenchanted • 3 ore fa
Francia e Italia devono allearsi politicamente, per far finire questa buffonata dell'euro,
La Francia visto che il loro welfare ancora esiste, rischia molto di più se rimane dentro l'europa dell'euro, i conti stanno rapidamente deteriorandosi e la gente è *** nera.
Vediamo se anche i Francesi avranno il coraggio a continuare a sostenere qs. commedia assurda dell'eurolandia.
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gattamix Disenchanted • 2 ore fa
i francesi gia' si sono espressi 3 mesi fa con le elezioni europee.....ma si vede che ancora non basta!!
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Antonio Valle Disenchanted • 2 ore fa
per uscire la francia dall' euro ha bisogno che le pen vada al potere, holland non vuole uscire dalla dittatura, ci va a braccetto con i potenti
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Disenchanted Antonio Valle • 2 ore fa
Mettiamoci in testa che le sinistre europee, molto cinicamente nonostante abbiano capito che l'eurolandia è sbagliata continuano ad andar avanti facendo finta di nulla e sostenendo l'impossibile, perché significa che per loro sarebbe una débâcle in termini d'immagine ed elettorale.....
Non è un caso che qui in Italia si cerca di posticipare le elezioni politiche più in là possibile, sono convinto che il PD non avrebbe lo stesso risultato alle europee, dove l'effetto 80€ , la novità Renzi (per i grulli boccaloni) e l'astensione hanno falsato pesantemente i risultati.
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napoleon • 43 minuti fa
FOLLIA! il ministro ammette che l'austerità è dannosa e viene cacciato perché ha detto la VERITA', robe da matti!
I francesi me li ricordavo un popolo che teneva in massima considerazione la propria dignità nazionale, invece con i due burattini della merkel, sarkozy-hollande, sono sprofondati al livello italiano.
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Carlo Pontio • un'ora fa
lol'ande...persevera nell'errore..ma non é diabolico...é solo un minuscolo personaggio...come o'renzu...
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gita • un'ora fa
Mi stupisco di come sia breve quest’articolo. Lo stesso tema nel Deutsche Wirtschaft Nachrichten un giornale on-line tedesco di notizie economiche è molto più dettagliato
e più profondo nell’analisi. Secondo il giornale tedesco questa crisi francese è l’inizio del processo di disgregazione dell’UE. Il motivo principale della crisi di governo francese?
Sempre secondo il giornale tedesco è Marine Le Pen. Hollande fa di tutto per contenere l’avanzamento della Le Pen, sottraendole argomenti politici e cavalcando l’onda antieuropeista. Aspettiamoci quindi una campagna anti-Merkel e anti rigore.
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cosimo espositi • un'ora fa
Ma perchè i francesi dovrebbero sbattersi per hollande,le sue amanti e le cambiali che ha firmato per salvarsi il c?Ma non ci pensano proprio,faccia hollande ai francesi quel che ESIGONO merkel e gli strozzini e vedrà in pochi secondi rimaterializzarsi le ghigliottine del 1789.La francia non è SERVA come l'italia, le rivoluzioni CRUENTE le ha fatte.Attento hollande,hai una faccia e un collo da salumiere molto propizio.
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gattamix • 2 ore fa
penso che peggio di hollande in francia nemmeno a cercarlo con il lanternino......anche i suoi gli vanno contro.!!
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Antonio Valle gattamix • 2 ore fa
sarkosy non schezava mica , pensa te che prima si e fatto sovvenzionare da gheddafy e poi e' stato il primo ad attaccare la libia
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Antonio Valle • 2 ore fa
holland si vede che e' di sinistra , salva casta come i nostri politicanti
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neophao Antonio Valle • un'ora fa
invece il "nostro" centro-destra l'ha combattuta pesantemente la casta eh?
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Antonio Valle neophao • un'ora fa
no , sono soci dalla fine della 1 repubblica
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Disenchanted • 3 ore fa
Francia e Italia devono allearsi politicamente, per far finire questa buffonata dell'euro,
La Francia visto che il loro welfare ancora esiste, rischia molto di più se rimane dentro l'europa dell'euro, i conti stanno rapidamente deteriorandosi e la gente è *** nera.
Vediamo se anche i Francesi avranno il coraggio a continuare a sostenere qs. commedia assurda dell'eurolandia.
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gattamix Disenchanted • 2 ore fa
i francesi gia' si sono espressi 3 mesi fa con le elezioni europee.....ma si vede che ancora non basta!!
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Antonio Valle Disenchanted • 2 ore fa
per uscire la francia dall' euro ha bisogno che le pen vada al potere, holland non vuole uscire dalla dittatura, ci va a braccetto con i potenti
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Disenchanted Antonio Valle • 2 ore fa
Mettiamoci in testa che le sinistre europee, molto cinicamente nonostante abbiano capito che l'eurolandia è sbagliata continuano ad andar avanti facendo finta di nulla e sostenendo l'impossibile, perché significa che per loro sarebbe una débâcle in termini d'immagine ed elettorale.....
Non è un caso che qui in Italia si cerca di posticipare le elezioni politiche più in là possibile, sono convinto che il PD non avrebbe lo stesso risultato alle europee, dove l'effetto 80€ , la novità Renzi (per i grulli boccaloni) e l'astensione hanno falsato pesantemente i risultati.
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