La Massoneria del secondo e del terzo millennio
Inviato: 16/08/2014, 16:40
La Massoneria del terzo millennio - 1
E' nella seconda metà del secolo scorso che la Massoneria prende la scena dell'informazione italiana.
La Massoneria privilegia lavorare nell'ombra, lontana dai clamori della pubblica informazione. Questo da sempre.
Negli anni ottanta sulla stampa italiana esplode il caso della Massoneria deviata. Il massimo rappresentante di questo settore è il Gran Maestro Licio Gelli, tuttora vivente.
,
Poi, dal 1994, con l'elezione della tessera 1816 a primo Ministro, la cronaca della Massoneria e soprattutto quella deviata all'improvviso sparisce misteriosamente dalla cronaca italiana, come a voler far credere che fosse andata in pensione.
Dopo qualche sporadica notizia di poca importanza come quella che il venerabile Licio Gelli aveva abbandonato l'appoggio alla tessera 1816, perché la pubbicità dell'entorage delle olgettine ed altre al seguito, ledeva l'onore dell'organizzazione segreta, non abbiamo saputo più nulla se non le recenti notizie
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LA MASSONERIA DEL TERZO MILLENNIO
Archiviato il ventennio berlusconiano, gli affiliati alle obbedienze italiane cercano nuovi referenti politici. Simboli esoterici e vecchi riti rimangono, ma ci si apre al web, con Twitter e Facebook, guardando con speranza a Papa Francesco affinché faccia cadere la scomunica sancita nel 1738 da Clemente XII. Ma a fronte del tentato rinnovamento, restano le ombre sollevate dalle inchieste della magistratura sul peso avuto dalle logge in alcuni passaggi cruciali della storia recente d'Italia. Macchie talmente pesanti che stanno spingendo a rimuovere la memoria del passato massone di un'icona come Giuseppe Garibaldi
di ALBERTO CUSTODERO
La svolta social delle Obbedienze
ROMA - Anche la Massoneria diventa social. I Fratelli han deciso di uscire dal segreto delle logge e presentarsi nel mondo condiviso del Web. È il caso, ad esempio, del Grand'Oriente d'Italia, principale "obbedienza" con ventimila affiliati (riferimento al mondo inglese, porte delle logge aperte per soli uomini). L'Istituzione ha un sito ufficiale online. Ed è presente su Twitter con l'account @grandeoriente. Mentre il suo gran maestro, Stefano Bisi, twitta in prima persona firmandosi @bisisiena. Anche i "cugini" della Gran Loggia d'Italia degli Alam (riferimento al mondo francese, 520 Officine, 10mila iniziati sia uomini che donne), non sono meno social. Il sito è http://www.granloggia.it, hanno da un anno una omonima pagina Facebook che ha incassato un migliaio di "mi piace" e 26 visite (non molte, ma sono solo all'inizio). Mentre il gran maestro uscente, il massonologo e scrittore Luigi Pruneti, è presente personalmente su Facebook: la sua foto campeggia su uno sfondo (non casuale) di uno dei 22 arcani dei Tarocchi: il Sole, simbolo della luminosità. Ma anche della massoneria. La Gran Loggia è presente anche su Twitter, con un migliaio di follower. Oggi molti profani che vogliono essere iniziati, contattano questa "obbedienza" attraverso il sito, inviando alla mail gldi@granloggia.it la richiesta di essere invitati in loggia. Una autentica rivoluzione, rispetto ai tradizionali riti di "cooptazione" riservatissimi, fatti quasi di nascosto.
Ma sotto le "volte stellate" delle logge italiane, si sta vivendo un momento di gran fermento politico e sociale. I temi in gioco, dal punto di vista massonico, sono molti. E delicati. Dal riposizionamento politico dopo la fine del ventennio berlusconiano all'arrivo al soglio pontificio di un papa gesuita e "rivoluzionario" che fa sperare i massoni che venga tolto il divieto secolare, per loro, di ricevere la comunione. Dall'aumento dei giovani che chiedono di entrare in loggia alla riflessione da parte delle "obbedienze" di matrice anglosassone se sia ancora attuale, oggi, in una società che si tinge sempre più di rosa, l'esclusione delle donne.
Alla ricerca di un referente politico. All'inizio del 1900 i massoni in Parlamento erano cento e prendevano pubblicamente posizione sui temi politici, come avvenne, nel 1908, sull'ora di religione obbligatoria nelle scuole. Dopo le persecuzioni fasciste, nel Dopoguerra, tuttavia, la massoneria si mosse a livello politico in modo più riservato. Se non segreto. Il caso più clamoroso di condizionamento occulto delle istituzioni da parte dei fratelli fu la loggia di Licio Gelli, "propaganda due". Gelli di recente si è attribuito addirittura il merito dell'elezione del presidente della Repubblica Giovanni Leone e la stesura del famoso Piano Rinascita. In seguito allo scandalo della P2, e passato lo tsunami di Tangentopoli, nel '94 il riferimento per la massoneria divenne Forza Italia (tra l'altro con lo stesso Berlusconi iscritto alla P2; con Fabrizio Cicchitto che aveva presentato la domanda per iscriversi alla P2 come dimostra il documento che abbiamo ritrovato negli archivi della Commissione Anselmi; e con il plenipotenziario di Berlusconi, Denis Verdini, che, però, ha sempre smentito la sua appartenenza ai "Figli della Vedova"). Forza Italia era infatti l'unico partito che, allora, non vietava l'iscrizione ai fratelli. Qualche fratello, a onor del vero, figurava anche tre le file del Carroccio: nel 1994 a Palazzo Madama erano stati eletti tre senatori leghisti col grembiulino, e una senatrice "sorella". Bossi, poi, quando nei comizi imprecava contro i massoni, si girava per incrociare lo sguardo del parlamentare Matteo Brigandì, suo avvocato personale. E fratello del Goi.
Così Cicchitto chiese protezione a Gelli anziché alla Polizia
http://www.repstatic.it/content/localir ... 9994c5.jpg
Gelli stronca Renzi. Ma oggi, concluso il ventennio del berlusconismo, e in pieno terremoto Renzi-Grillo, tutto il mondo dei partiti è cambiato. Non è facile, per la massoneria, trovare una nuova collocazione nel momento in cui l'attuale scenario politico è in pieno assestamento. Dopo il governo dei tecnici di Monti accusato di "collusione" coi poteri forti, con le banche, e anche con la massoneria, Renzi, con una squadra di giovanissimi, sembra aver rotto gli schemi di un potere vecchio, ma con consolidati rapporti con le logge. Il dubbio che il premier abbia un padre massone, del resto, è troppo poco per giustificare un link col mondo dei grembiulini. Su questo fronte è lo stesso Gelli a stroncarlo: "Matteo Renzi - ha detto il Venerabile in una recente intervista - non è un massone, ma solo un bambinone". Né può essere un riferimento, per i fratelli (perché difficilmente governabile dallo stesso Beppe Grillo), il M5S, nonostante le insistenti voci - smentite dal diretto interessato - dell'appartenenza alla massoneria di uno dei due leader del Movimento, Gianroberto Casaleggio. E così, in attesa che il potere nuovo di Renzi prenda forma, i massoni vagano alla ricerca di nuovi interlocutori.
"Noi siamo molto attenti ai partiti che vietano ai massoni l'iscrizione - svela uno dei maestri di grado 33 più influenti della Gran Loggia d'Italia, Luigi Danesin - è vero che a sinistra, senza tanto clamore, hanno recentemente tolto l'incompatibilità con l'essere massoni. Di certo, però, i partiti del centrodestra restano i più amici. Ma i tempi sono cambiati. In Parlamento non ci appoggiamo tanto a nostri 'fratelli', quanto piuttosto a deputati o senatori profani 'disponibili'. Con loro, cerchiamo il dialogo".
La battuta di Andreotti sui presidenti Usa. Cosa sia stata la massoneria nella storia d'Italia lo spiegava bene, a modo suo, Andreotti: "Non ho mai capito bene cosa sia - chiosava - ma quando sono andato in America, ho appreso che solo due presidenti non erano massoni, Nixon e Kennedy". Nella storia del nostro Paese, ovunque ci sia stato un intrigo, un mistero, uno scandalo, spesso e volentieri spuntava lo zampino di qualche fratello. Fa strano perciò che non si sia intravisto neppure un grembiulino nelle numerose inchieste giudiziarie che hanno scandito le cronache della fine della Seconda Repubblica, dai rimborsi spese dei consiglieri regionali al caso "Malagrotta-monnezza a Roma", dall'Ilva di Taranto all'Expo di Milano, dal Monte dei Paschi di Siena alla Carige di Genova, dal Mose di Venezia alla vicenda Scajola tra Beirut e Montecarlo. Che i massoni non contino più niente? O che siano diventati buoni?
Pare più probabile, invece, che le "obbedienze" nostrane abbiano deciso di soprassedere sul fronte interno (magmatico, in evoluzione, liquido), per dedicarsi alla politica estera, avendo intuito che il potere politico vero, oggi, è gestito non più a Roma, ma a Bruxelles. "Attualmente - conferma Luigi Danesin - sono in corso 'lavori' massonici a livello internazionale per tentare di costituire un Supremo consiglio europeo. L'obiettivo è istituire un osservatorio permanente al Consiglio d'Europa, senza diritto di voto o di parola. Ma con la possibilità di accedere in diretta ai lavori europarlamentari. E di vigilare sugli interessi della fratellanza europea". Che dopo i francs maçons, stia per nascere sotto le volte stellate l'euromassone?
La Chiesa e la scomunica. Ad appena sei anni dalla fondazione della prima loggia (detta "Degli inglesi") su suolo italico, a Firenze, nel 1731, la Chiesa cattolica sparò la prima scomunica contro i massoni. Clemente XII, nella sua lettera apostolica del 24 aprile 1738, denunciò i "gravissimi danni che tali conventicole" arrecavano "alla salute spirituale delle anime". Condannò e proibì le "associazioni dei Liberi Muratori o des Francs Maçons". E ordinò che "gli Inquisitori dell'eretica malvagità facessero inquisizione contro quei sospetti di eresia". Il primo a farne le spese fu uno dei fondatori della loggia fiorentina, Tommaso Crudeli: torturato dal Sant'Uffizio di Firenze, morì per i postumi del carcere. E per questo è considerato il primo martire della massoneria universale. Ancora oggi, a 283 anni dalla bolla di Clemente XII, la disputa tra fede rivelata (dei cattolici, che credono nei dogmi) e fede ragionata (dei massoni, che credono in un principio trascendente senza peraltro specificarlo) arroventa i rapporti tra massoni e prelati. E la Chiesa non ha cambiato idea. Anzi, ritiene che "il clima di segretezza" della massoneria comporti per "gli iscritti il rischio di divenire strumento di strategie ad essi ignote".
La delusione del 1983. Nel 1983, con l'approvazione del "nuovo Codice di Diritto Canonico", i massoni sperarono che la Chiesa avesse tolto quella antica scomunica. Ma si illusero. Fu solo un equivoco, nulla più. Ecco cosa successe: quel nuovo codice, al canone 1374, prevedeva la punizione per "chi dà il nome ad una associazione che complotta contro la Chiesa". Il fatto che non fosse menzionata direttamente la massoneria, fu interpretato sotto le volte stellate come un'abolizione della scomunica. Ma i massoni si sbagliarono. Arrivò lo stesso anno una precisazione della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede (allora presieduta dal cardinal Ratzinger) a fugare ogni dubbio: il giudizio della Chiesa sulle associazioni massoniche era rimasto immutato. E, dunque, "l'iscrizione alle Obbedienze proibita sotto pena di esclusione dai sacramenti". Ma da sempre i massoni, soprattutto quelli cattolici (la maggioranza, in Italia) tentano di convincere la Chiesa a ritirare questo anatema. Tentativi di confronto tra fratelli e monsignori ce ne sono stati, seppure senza grandi risultati.
La comunione dell'affiliato. Ma se al vertice scomunicano, a livello periferico sacerdoti e prelati, va detto, non sempre ubbidiscono agli ordini superiori. E a volte capita che qualche religioso indossi i paramenti profani della massoneria. I casi di affiliazione di uomini della Chiesa in loggia sono stati confermati dallo stesso Luigi Danesin, per sei anni gran maestro della Gran Loggia d'Italia. "Nelle nostre file - ha confessato - abbiamo qualche sacerdote e qualche prelato. Non molti, ma ci sono". "Qualche anno fa - ha aggiunto - abbiamo conferito a un sacerdote, padre Rosario Esposito, il titolo di maestro libero muratore. Un frate, inoltre, partecipò ai nostri lavori il giorno di Natale indossando sopra il saio le insegne di maestro. Il mio parroco, infine, sa che sono massone, eppure io mi accosto alla comunione".
Analoga la posizione del Grand'Oriente. "Siamo eretici nel campo delle idee - ammette il gran maestro Stefano Bisi - in fondo siamo dei rivoluzionari. Però con la chiesa cattolica i rapporti nel corso degli anni sono cambiati a livello periferico. L'arciprete di Piombino, ad esempio, tempo fa ad un convegno si alzò in piedi e, pubblicamente, ci disse: 'Se vi sentite in pace con la coscienza, se venite in chiesa e volete ricevere la comunione, io non ho nulla in contrario'". "Il Goi - rivela ancora Bisi - spera oggi in papa Francesco. S'è dimostrato in certe occasioni come uomo del dubbio, come quando ha detto 'chi sono io per giudicare un gay?'. È stata una risposta rivoluzionaria, quella. Ebbene, visto che ha dimostrato questo tipo di apertura, perché non dialogare anche con la massoneria?".
Ma trame, intrighi e cospirazioni continuano
ROMA - Massoneria, trame, intrighi, cospirazioni. La storia della Repubblica è farcita di gialli nei quali i massoni sono sempre presenti, quasi a fare da collante tra Stato, mafie, eversione, terrorismo, e servizi segreti deviati o stranieri. E' il caso, ad esempio, del processo in corso di dibattimento a Palermo sulla trattativa tra Stato e mafia. Il gup Piergiorgio Morosini, nel suo decreto che dispone il giudizio contro gli imputati (tra gli altri i mafiosi Bagarella, Brusca e Riina, il figlio di Vito Ciancimino, Massimo, l'ex politico di Forza Italia Marcello Dell'Utri, l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino, l'ex capo dei Ros Mario Mori), ne parla in modo esplicito.
Trattativa Stato-mafia e P2. E non lesina particolari e inquietanti dettagli. Siamo nei primi anni Novanta, anni della cosiddetta (presunta) trattativa tra Stato e mafia per far cessare omicidi di personalità politiche della allora Dc, come Salvo Lima, e le stragi mafiose a colpi di tritolo. "Il primo obiettivo, più ambizioso e di 'lungo termine' di quell'associazione - annota il gup Morosini nel suo decreto - consisterebbe nel convergere verso un 'sistema criminale' più ampio capace di includere in sé altre consorterie di diversa estrazione (massoneria 'deviata'-P2, frange della destra eversiva, gruppi indipendentisti, mafia calabrese) interessate a sfruttare la crisi politico-istituzionale italiana e ad acuirla con azioni destabilizzanti ('strategia della tensione') in vista dei nuovi equilibri". Nonostante il caso P2 sia del 1981, ancora oggi si parla di quella loggia - e di quelle presunte deviazioni istituzionali - in un processo tutt'ora in corso sui misteri d'Italia.
Dalle carte Moro spunta un dossier sul gran maestro di PIazza del Gesù. Nell'archivio delle carte di Aldo Moro presso l'Archivio centrale dello Stato di Roma, è conservato un appunto riservato del Viminale che dimostra due cose. La prima, l'attenzione che lo statista ucciso dalle Br aveva nel tenere sotto osservazione la massoneria. La seconda, che il ministero dell'Interno vigilava con estrema attenzione le obbedienze. Al punto da redigere un documentato dossier nei confronti del più noto dei gran maestri della massoneria italiana, Giovanni Ghinazzi. Il questore di Bologna ne fa un ritratto inedito, che noi pubblichiamo integrale, dal quale emerge una personalità forse poco conosciuta di quello che è stato per anni il riferimento della massoneria francese al punto che ancora oggi i frateli di piazza del Gesù vengono sopprannominati "ghinazziani".
GUARDA IL PDF DELL'INFORMATIVA GHINAZZI
Da allora altre inchieste hanno coinvolto in qualche modo la massoneria, o i fratelli, al punto da indurre i magistrati a battezzare le loro inchieste evocando la loggia di Licio Gelli. Dopo il 2010, ci sono state in particolare le indagini P3 e P4 che hanno in qualche modo chiamato in causa ancora il ruolo delle "obbedienze". Nella vicenda P3 erano stati coinvolti anche il parlamentare del Pdl, Denis Verdini e l'ex senatore Marcello Dell'Utri. Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e il pm Rodolfo Sabelli ipotizzarono che avevano costituito una "super loggia segreta" divenuta punto di riferimento di imprenditori e politici per "influenzare decisioni politiche, a pilotare processi e a decidere le nomine dei componenti di organi dello Stato di rilievo costituzionale".
Il figlioccio di Licio Gelli. Il termine P4 è utilizzato per riferirsi ad una inchiesta giudiziaria su una presunta associazione a delinquere che avrebbe operato nell'ambito della pubblica amministrazione e della giustizia. Indagati in tale procedimento giudiziario furono, tra gli altri, il faccendiere Luigi Bisignani e il deputato Alfonso Papa (Pdl). La cosiddetta P4 invece avrebbe avuto l'obiettivo di gestire e manipolare informazioni segrete o coperte da segreto istruttorio, oltre che di controllare e influenzare l'assegnazione di appalti e nomine, interferendo anche nelle funzioni di organi costituzionali. L'origine della sigla P4 non fu solo frutto di immaginazione giornalistica, ma si deve anche al fatto che il nome di Luigi Bisignani comparisse negli elenchi della loggia Propaganda Due (detta P2) di Licio Gelli (il quale lo ha recentemente definito "il mio figlioccio"), benché Bisignani si sia sempre dichiarato estraneo a tale loggia
Per chi desidera ascoltare le interviste vada direttamente sul sito, perché non sono singolarmente esportabili.
http://inchieste.repubblica.it/it/repub ... -89304067/
E' nella seconda metà del secolo scorso che la Massoneria prende la scena dell'informazione italiana.
La Massoneria privilegia lavorare nell'ombra, lontana dai clamori della pubblica informazione. Questo da sempre.
Negli anni ottanta sulla stampa italiana esplode il caso della Massoneria deviata. Il massimo rappresentante di questo settore è il Gran Maestro Licio Gelli, tuttora vivente.
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Poi, dal 1994, con l'elezione della tessera 1816 a primo Ministro, la cronaca della Massoneria e soprattutto quella deviata all'improvviso sparisce misteriosamente dalla cronaca italiana, come a voler far credere che fosse andata in pensione.
Dopo qualche sporadica notizia di poca importanza come quella che il venerabile Licio Gelli aveva abbandonato l'appoggio alla tessera 1816, perché la pubbicità dell'entorage delle olgettine ed altre al seguito, ledeva l'onore dell'organizzazione segreta, non abbiamo saputo più nulla se non le recenti notizie
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LA MASSONERIA DEL TERZO MILLENNIO
Archiviato il ventennio berlusconiano, gli affiliati alle obbedienze italiane cercano nuovi referenti politici. Simboli esoterici e vecchi riti rimangono, ma ci si apre al web, con Twitter e Facebook, guardando con speranza a Papa Francesco affinché faccia cadere la scomunica sancita nel 1738 da Clemente XII. Ma a fronte del tentato rinnovamento, restano le ombre sollevate dalle inchieste della magistratura sul peso avuto dalle logge in alcuni passaggi cruciali della storia recente d'Italia. Macchie talmente pesanti che stanno spingendo a rimuovere la memoria del passato massone di un'icona come Giuseppe Garibaldi
di ALBERTO CUSTODERO
La svolta social delle Obbedienze
ROMA - Anche la Massoneria diventa social. I Fratelli han deciso di uscire dal segreto delle logge e presentarsi nel mondo condiviso del Web. È il caso, ad esempio, del Grand'Oriente d'Italia, principale "obbedienza" con ventimila affiliati (riferimento al mondo inglese, porte delle logge aperte per soli uomini). L'Istituzione ha un sito ufficiale online. Ed è presente su Twitter con l'account @grandeoriente. Mentre il suo gran maestro, Stefano Bisi, twitta in prima persona firmandosi @bisisiena. Anche i "cugini" della Gran Loggia d'Italia degli Alam (riferimento al mondo francese, 520 Officine, 10mila iniziati sia uomini che donne), non sono meno social. Il sito è http://www.granloggia.it, hanno da un anno una omonima pagina Facebook che ha incassato un migliaio di "mi piace" e 26 visite (non molte, ma sono solo all'inizio). Mentre il gran maestro uscente, il massonologo e scrittore Luigi Pruneti, è presente personalmente su Facebook: la sua foto campeggia su uno sfondo (non casuale) di uno dei 22 arcani dei Tarocchi: il Sole, simbolo della luminosità. Ma anche della massoneria. La Gran Loggia è presente anche su Twitter, con un migliaio di follower. Oggi molti profani che vogliono essere iniziati, contattano questa "obbedienza" attraverso il sito, inviando alla mail gldi@granloggia.it la richiesta di essere invitati in loggia. Una autentica rivoluzione, rispetto ai tradizionali riti di "cooptazione" riservatissimi, fatti quasi di nascosto.
Ma sotto le "volte stellate" delle logge italiane, si sta vivendo un momento di gran fermento politico e sociale. I temi in gioco, dal punto di vista massonico, sono molti. E delicati. Dal riposizionamento politico dopo la fine del ventennio berlusconiano all'arrivo al soglio pontificio di un papa gesuita e "rivoluzionario" che fa sperare i massoni che venga tolto il divieto secolare, per loro, di ricevere la comunione. Dall'aumento dei giovani che chiedono di entrare in loggia alla riflessione da parte delle "obbedienze" di matrice anglosassone se sia ancora attuale, oggi, in una società che si tinge sempre più di rosa, l'esclusione delle donne.
Alla ricerca di un referente politico. All'inizio del 1900 i massoni in Parlamento erano cento e prendevano pubblicamente posizione sui temi politici, come avvenne, nel 1908, sull'ora di religione obbligatoria nelle scuole. Dopo le persecuzioni fasciste, nel Dopoguerra, tuttavia, la massoneria si mosse a livello politico in modo più riservato. Se non segreto. Il caso più clamoroso di condizionamento occulto delle istituzioni da parte dei fratelli fu la loggia di Licio Gelli, "propaganda due". Gelli di recente si è attribuito addirittura il merito dell'elezione del presidente della Repubblica Giovanni Leone e la stesura del famoso Piano Rinascita. In seguito allo scandalo della P2, e passato lo tsunami di Tangentopoli, nel '94 il riferimento per la massoneria divenne Forza Italia (tra l'altro con lo stesso Berlusconi iscritto alla P2; con Fabrizio Cicchitto che aveva presentato la domanda per iscriversi alla P2 come dimostra il documento che abbiamo ritrovato negli archivi della Commissione Anselmi; e con il plenipotenziario di Berlusconi, Denis Verdini, che, però, ha sempre smentito la sua appartenenza ai "Figli della Vedova"). Forza Italia era infatti l'unico partito che, allora, non vietava l'iscrizione ai fratelli. Qualche fratello, a onor del vero, figurava anche tre le file del Carroccio: nel 1994 a Palazzo Madama erano stati eletti tre senatori leghisti col grembiulino, e una senatrice "sorella". Bossi, poi, quando nei comizi imprecava contro i massoni, si girava per incrociare lo sguardo del parlamentare Matteo Brigandì, suo avvocato personale. E fratello del Goi.
Così Cicchitto chiese protezione a Gelli anziché alla Polizia
http://www.repstatic.it/content/localir ... 9994c5.jpg
Gelli stronca Renzi. Ma oggi, concluso il ventennio del berlusconismo, e in pieno terremoto Renzi-Grillo, tutto il mondo dei partiti è cambiato. Non è facile, per la massoneria, trovare una nuova collocazione nel momento in cui l'attuale scenario politico è in pieno assestamento. Dopo il governo dei tecnici di Monti accusato di "collusione" coi poteri forti, con le banche, e anche con la massoneria, Renzi, con una squadra di giovanissimi, sembra aver rotto gli schemi di un potere vecchio, ma con consolidati rapporti con le logge. Il dubbio che il premier abbia un padre massone, del resto, è troppo poco per giustificare un link col mondo dei grembiulini. Su questo fronte è lo stesso Gelli a stroncarlo: "Matteo Renzi - ha detto il Venerabile in una recente intervista - non è un massone, ma solo un bambinone". Né può essere un riferimento, per i fratelli (perché difficilmente governabile dallo stesso Beppe Grillo), il M5S, nonostante le insistenti voci - smentite dal diretto interessato - dell'appartenenza alla massoneria di uno dei due leader del Movimento, Gianroberto Casaleggio. E così, in attesa che il potere nuovo di Renzi prenda forma, i massoni vagano alla ricerca di nuovi interlocutori.
"Noi siamo molto attenti ai partiti che vietano ai massoni l'iscrizione - svela uno dei maestri di grado 33 più influenti della Gran Loggia d'Italia, Luigi Danesin - è vero che a sinistra, senza tanto clamore, hanno recentemente tolto l'incompatibilità con l'essere massoni. Di certo, però, i partiti del centrodestra restano i più amici. Ma i tempi sono cambiati. In Parlamento non ci appoggiamo tanto a nostri 'fratelli', quanto piuttosto a deputati o senatori profani 'disponibili'. Con loro, cerchiamo il dialogo".
La battuta di Andreotti sui presidenti Usa. Cosa sia stata la massoneria nella storia d'Italia lo spiegava bene, a modo suo, Andreotti: "Non ho mai capito bene cosa sia - chiosava - ma quando sono andato in America, ho appreso che solo due presidenti non erano massoni, Nixon e Kennedy". Nella storia del nostro Paese, ovunque ci sia stato un intrigo, un mistero, uno scandalo, spesso e volentieri spuntava lo zampino di qualche fratello. Fa strano perciò che non si sia intravisto neppure un grembiulino nelle numerose inchieste giudiziarie che hanno scandito le cronache della fine della Seconda Repubblica, dai rimborsi spese dei consiglieri regionali al caso "Malagrotta-monnezza a Roma", dall'Ilva di Taranto all'Expo di Milano, dal Monte dei Paschi di Siena alla Carige di Genova, dal Mose di Venezia alla vicenda Scajola tra Beirut e Montecarlo. Che i massoni non contino più niente? O che siano diventati buoni?
Pare più probabile, invece, che le "obbedienze" nostrane abbiano deciso di soprassedere sul fronte interno (magmatico, in evoluzione, liquido), per dedicarsi alla politica estera, avendo intuito che il potere politico vero, oggi, è gestito non più a Roma, ma a Bruxelles. "Attualmente - conferma Luigi Danesin - sono in corso 'lavori' massonici a livello internazionale per tentare di costituire un Supremo consiglio europeo. L'obiettivo è istituire un osservatorio permanente al Consiglio d'Europa, senza diritto di voto o di parola. Ma con la possibilità di accedere in diretta ai lavori europarlamentari. E di vigilare sugli interessi della fratellanza europea". Che dopo i francs maçons, stia per nascere sotto le volte stellate l'euromassone?
La Chiesa e la scomunica. Ad appena sei anni dalla fondazione della prima loggia (detta "Degli inglesi") su suolo italico, a Firenze, nel 1731, la Chiesa cattolica sparò la prima scomunica contro i massoni. Clemente XII, nella sua lettera apostolica del 24 aprile 1738, denunciò i "gravissimi danni che tali conventicole" arrecavano "alla salute spirituale delle anime". Condannò e proibì le "associazioni dei Liberi Muratori o des Francs Maçons". E ordinò che "gli Inquisitori dell'eretica malvagità facessero inquisizione contro quei sospetti di eresia". Il primo a farne le spese fu uno dei fondatori della loggia fiorentina, Tommaso Crudeli: torturato dal Sant'Uffizio di Firenze, morì per i postumi del carcere. E per questo è considerato il primo martire della massoneria universale. Ancora oggi, a 283 anni dalla bolla di Clemente XII, la disputa tra fede rivelata (dei cattolici, che credono nei dogmi) e fede ragionata (dei massoni, che credono in un principio trascendente senza peraltro specificarlo) arroventa i rapporti tra massoni e prelati. E la Chiesa non ha cambiato idea. Anzi, ritiene che "il clima di segretezza" della massoneria comporti per "gli iscritti il rischio di divenire strumento di strategie ad essi ignote".
La delusione del 1983. Nel 1983, con l'approvazione del "nuovo Codice di Diritto Canonico", i massoni sperarono che la Chiesa avesse tolto quella antica scomunica. Ma si illusero. Fu solo un equivoco, nulla più. Ecco cosa successe: quel nuovo codice, al canone 1374, prevedeva la punizione per "chi dà il nome ad una associazione che complotta contro la Chiesa". Il fatto che non fosse menzionata direttamente la massoneria, fu interpretato sotto le volte stellate come un'abolizione della scomunica. Ma i massoni si sbagliarono. Arrivò lo stesso anno una precisazione della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede (allora presieduta dal cardinal Ratzinger) a fugare ogni dubbio: il giudizio della Chiesa sulle associazioni massoniche era rimasto immutato. E, dunque, "l'iscrizione alle Obbedienze proibita sotto pena di esclusione dai sacramenti". Ma da sempre i massoni, soprattutto quelli cattolici (la maggioranza, in Italia) tentano di convincere la Chiesa a ritirare questo anatema. Tentativi di confronto tra fratelli e monsignori ce ne sono stati, seppure senza grandi risultati.
La comunione dell'affiliato. Ma se al vertice scomunicano, a livello periferico sacerdoti e prelati, va detto, non sempre ubbidiscono agli ordini superiori. E a volte capita che qualche religioso indossi i paramenti profani della massoneria. I casi di affiliazione di uomini della Chiesa in loggia sono stati confermati dallo stesso Luigi Danesin, per sei anni gran maestro della Gran Loggia d'Italia. "Nelle nostre file - ha confessato - abbiamo qualche sacerdote e qualche prelato. Non molti, ma ci sono". "Qualche anno fa - ha aggiunto - abbiamo conferito a un sacerdote, padre Rosario Esposito, il titolo di maestro libero muratore. Un frate, inoltre, partecipò ai nostri lavori il giorno di Natale indossando sopra il saio le insegne di maestro. Il mio parroco, infine, sa che sono massone, eppure io mi accosto alla comunione".
Analoga la posizione del Grand'Oriente. "Siamo eretici nel campo delle idee - ammette il gran maestro Stefano Bisi - in fondo siamo dei rivoluzionari. Però con la chiesa cattolica i rapporti nel corso degli anni sono cambiati a livello periferico. L'arciprete di Piombino, ad esempio, tempo fa ad un convegno si alzò in piedi e, pubblicamente, ci disse: 'Se vi sentite in pace con la coscienza, se venite in chiesa e volete ricevere la comunione, io non ho nulla in contrario'". "Il Goi - rivela ancora Bisi - spera oggi in papa Francesco. S'è dimostrato in certe occasioni come uomo del dubbio, come quando ha detto 'chi sono io per giudicare un gay?'. È stata una risposta rivoluzionaria, quella. Ebbene, visto che ha dimostrato questo tipo di apertura, perché non dialogare anche con la massoneria?".
Ma trame, intrighi e cospirazioni continuano
ROMA - Massoneria, trame, intrighi, cospirazioni. La storia della Repubblica è farcita di gialli nei quali i massoni sono sempre presenti, quasi a fare da collante tra Stato, mafie, eversione, terrorismo, e servizi segreti deviati o stranieri. E' il caso, ad esempio, del processo in corso di dibattimento a Palermo sulla trattativa tra Stato e mafia. Il gup Piergiorgio Morosini, nel suo decreto che dispone il giudizio contro gli imputati (tra gli altri i mafiosi Bagarella, Brusca e Riina, il figlio di Vito Ciancimino, Massimo, l'ex politico di Forza Italia Marcello Dell'Utri, l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino, l'ex capo dei Ros Mario Mori), ne parla in modo esplicito.
Trattativa Stato-mafia e P2. E non lesina particolari e inquietanti dettagli. Siamo nei primi anni Novanta, anni della cosiddetta (presunta) trattativa tra Stato e mafia per far cessare omicidi di personalità politiche della allora Dc, come Salvo Lima, e le stragi mafiose a colpi di tritolo. "Il primo obiettivo, più ambizioso e di 'lungo termine' di quell'associazione - annota il gup Morosini nel suo decreto - consisterebbe nel convergere verso un 'sistema criminale' più ampio capace di includere in sé altre consorterie di diversa estrazione (massoneria 'deviata'-P2, frange della destra eversiva, gruppi indipendentisti, mafia calabrese) interessate a sfruttare la crisi politico-istituzionale italiana e ad acuirla con azioni destabilizzanti ('strategia della tensione') in vista dei nuovi equilibri". Nonostante il caso P2 sia del 1981, ancora oggi si parla di quella loggia - e di quelle presunte deviazioni istituzionali - in un processo tutt'ora in corso sui misteri d'Italia.
Dalle carte Moro spunta un dossier sul gran maestro di PIazza del Gesù. Nell'archivio delle carte di Aldo Moro presso l'Archivio centrale dello Stato di Roma, è conservato un appunto riservato del Viminale che dimostra due cose. La prima, l'attenzione che lo statista ucciso dalle Br aveva nel tenere sotto osservazione la massoneria. La seconda, che il ministero dell'Interno vigilava con estrema attenzione le obbedienze. Al punto da redigere un documentato dossier nei confronti del più noto dei gran maestri della massoneria italiana, Giovanni Ghinazzi. Il questore di Bologna ne fa un ritratto inedito, che noi pubblichiamo integrale, dal quale emerge una personalità forse poco conosciuta di quello che è stato per anni il riferimento della massoneria francese al punto che ancora oggi i frateli di piazza del Gesù vengono sopprannominati "ghinazziani".
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Da allora altre inchieste hanno coinvolto in qualche modo la massoneria, o i fratelli, al punto da indurre i magistrati a battezzare le loro inchieste evocando la loggia di Licio Gelli. Dopo il 2010, ci sono state in particolare le indagini P3 e P4 che hanno in qualche modo chiamato in causa ancora il ruolo delle "obbedienze". Nella vicenda P3 erano stati coinvolti anche il parlamentare del Pdl, Denis Verdini e l'ex senatore Marcello Dell'Utri. Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e il pm Rodolfo Sabelli ipotizzarono che avevano costituito una "super loggia segreta" divenuta punto di riferimento di imprenditori e politici per "influenzare decisioni politiche, a pilotare processi e a decidere le nomine dei componenti di organi dello Stato di rilievo costituzionale".
Il figlioccio di Licio Gelli. Il termine P4 è utilizzato per riferirsi ad una inchiesta giudiziaria su una presunta associazione a delinquere che avrebbe operato nell'ambito della pubblica amministrazione e della giustizia. Indagati in tale procedimento giudiziario furono, tra gli altri, il faccendiere Luigi Bisignani e il deputato Alfonso Papa (Pdl). La cosiddetta P4 invece avrebbe avuto l'obiettivo di gestire e manipolare informazioni segrete o coperte da segreto istruttorio, oltre che di controllare e influenzare l'assegnazione di appalti e nomine, interferendo anche nelle funzioni di organi costituzionali. L'origine della sigla P4 non fu solo frutto di immaginazione giornalistica, ma si deve anche al fatto che il nome di Luigi Bisignani comparisse negli elenchi della loggia Propaganda Due (detta P2) di Licio Gelli (il quale lo ha recentemente definito "il mio figlioccio"), benché Bisignani si sia sempre dichiarato estraneo a tale loggia
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