Economia e finanza, qual'è il futuro dell’umanità???
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Economia e finanza, qual'è il futuro dell’umanità???
Il tema è uscito fuori stamani tra i vecchietti della Biblioteca centrale di SSG. Per combinazione questa sera a Servizio Pubblico il tema viene riproposto per quanto riguarda la voracità della finanza.
Domani il documento sarà disponibile e la visione per un forum come il nostro è obbligatorio
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Re: Economia e finanza, qual'è il futuro dell’umanità???
Qualcuno si annoierà a sentirsi ripetere sempre la stessa premessa. Ma fino a quando non verrà confutata o dimostrato che non serve per i nostri ragionamenti, non posso fare a meno che tirarla in ballo.
Io sono convinto che malgrado il genere umano si affidi al conforto delle varie religioni, compreso l’ateismo, consideri che l’esperienza della vita su questo pianeta sia unica.
Di conseguenza, diventa un fatto normale che ciascun individuo pensi di trascorrere il suo periodo di vita nel migliore dei modi possibili.
Per un grandissimo numero di persone significa disporre di una quantità di denaro infinita in modo tale da poter soddisfare qualsiasi desiderio insorga durante il periodo di vita.
Un tempo significava disporre di vaste proprietà terriere o inserirsi in remunerative attività commerciali.
Con l’avvento della società industriale le enormi ricchezze corrisposero al detenere la proprietà delle fabbriche e successivamente a partecipare alla proprietà oppure con altri di aziende.
Un’attività che ha sempre prodotto grandi ricchezze è sempre stata l’attività bancaria. Solo che bisognava disporre inizialmente sempre di consistenti quantità di denaro.
Nel secolo scorso per sviluppare le proprie aziende, o sopperire a liquidità nei periodi di magra, le aziende convertirono una parte dei loro capitali alla finanza.
Negli anni ’80 in Italia, sotto la scellerata guida di Bettino, molte aziende medio alte dismisero le loro attività produttive per dedicarsi unicamente all’attività della speculazione finanziaria.
Da allora, questo è diventato uno dei principali obiettivi di molti italiani. Diventare ricco subito senza fare troppa fatica e con pochi rischi. Basta conoscere i meccanismi della speculazione finanziaria.
Chi oggi è padrone della materia continua ad accumulare ricchezze sproporzionate senza limiti.
E l’imperativo categorico è quello di possedere sempre più denaro.
Ovvio che in questa ottica chi è preda di questa febbre della corsa al denaro, sia completamente disinteressato ad investire nel mondo della produzione. Io, io, io, Io, e degli altri chi se ne frega.
Questo è il futuro che ci aspetta e che lasciamo in eredità ai nostri figli e nipoti.
Và bene cos’ì?????
Io sono convinto che malgrado il genere umano si affidi al conforto delle varie religioni, compreso l’ateismo, consideri che l’esperienza della vita su questo pianeta sia unica.
Di conseguenza, diventa un fatto normale che ciascun individuo pensi di trascorrere il suo periodo di vita nel migliore dei modi possibili.
Per un grandissimo numero di persone significa disporre di una quantità di denaro infinita in modo tale da poter soddisfare qualsiasi desiderio insorga durante il periodo di vita.
Un tempo significava disporre di vaste proprietà terriere o inserirsi in remunerative attività commerciali.
Con l’avvento della società industriale le enormi ricchezze corrisposero al detenere la proprietà delle fabbriche e successivamente a partecipare alla proprietà oppure con altri di aziende.
Un’attività che ha sempre prodotto grandi ricchezze è sempre stata l’attività bancaria. Solo che bisognava disporre inizialmente sempre di consistenti quantità di denaro.
Nel secolo scorso per sviluppare le proprie aziende, o sopperire a liquidità nei periodi di magra, le aziende convertirono una parte dei loro capitali alla finanza.
Negli anni ’80 in Italia, sotto la scellerata guida di Bettino, molte aziende medio alte dismisero le loro attività produttive per dedicarsi unicamente all’attività della speculazione finanziaria.
Da allora, questo è diventato uno dei principali obiettivi di molti italiani. Diventare ricco subito senza fare troppa fatica e con pochi rischi. Basta conoscere i meccanismi della speculazione finanziaria.
Chi oggi è padrone della materia continua ad accumulare ricchezze sproporzionate senza limiti.
E l’imperativo categorico è quello di possedere sempre più denaro.
Ovvio che in questa ottica chi è preda di questa febbre della corsa al denaro, sia completamente disinteressato ad investire nel mondo della produzione. Io, io, io, Io, e degli altri chi se ne frega.
Questo è il futuro che ci aspetta e che lasciamo in eredità ai nostri figli e nipoti.
Và bene cos’ì?????
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Re: Economia e finanza, qual'è il futuro dell’umanità???
No non va bene, è purtroppo il passaggio dalla catena
Denaro-Produzione-Denaro
che caratterizzava l'epoca industriale a quella più breve
Denaro-Denaro
che invece è l'elemento principale della nostra era.
La speculazione finanziaria detta ormai i tempi e i ritmi di vita del pianeta, masse sempre crescenti di lavoratori-schiavi devono produrre a basso costo i beni che poi devono essere consumati velocemente da coloro che possono permetterseli e dalle masse di indebitati presenti ormai in tutto il mondo. Ma questo non è il "core-business" del capitalista, non si reinvestono i soldi guadagnati se non in minima parte, nel miglioramento del tenore di vita di tutti ma si investono nella speculazione finanziaria per l'arricchimento brutale di pochi a fronte dell'impoverimento di tanti.
Col denaro si è potenti e si controllano le masse, i governi, le risorse e solo un avvenimento epocale (casuale o causale non sappiamo) potrà travolgere questo sistema ormai marcio e suicida.
Denaro-Produzione-Denaro
che caratterizzava l'epoca industriale a quella più breve
Denaro-Denaro
che invece è l'elemento principale della nostra era.
La speculazione finanziaria detta ormai i tempi e i ritmi di vita del pianeta, masse sempre crescenti di lavoratori-schiavi devono produrre a basso costo i beni che poi devono essere consumati velocemente da coloro che possono permetterseli e dalle masse di indebitati presenti ormai in tutto il mondo. Ma questo non è il "core-business" del capitalista, non si reinvestono i soldi guadagnati se non in minima parte, nel miglioramento del tenore di vita di tutti ma si investono nella speculazione finanziaria per l'arricchimento brutale di pochi a fronte dell'impoverimento di tanti.
Col denaro si è potenti e si controllano le masse, i governi, le risorse e solo un avvenimento epocale (casuale o causale non sappiamo) potrà travolgere questo sistema ormai marcio e suicida.
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Re: Economia e finanza, qual'è il futuro dell’umanità???
Capitali di nuovo in fuga dall'Italia: oltre confine 67 miliardi in due mesi
Capitali di nuovo in fuga dall'Italia: oltre confine 67 miliardi in due mesi
La ripresa del deflusso è testimoniata dai saldi del sistema europeo delle banche centrali Nel luglio 2012 l'annuncio di Draghi sull'euro aveva facilitato i movimenti di rientro
11 ottobre 2014
ROMA - Un deflusso del genere dall'Italia non si era visto da prima che Mario Draghi, nel luglio del 2012, pronunciasse le sue parole più celebri: "Faremo qualunque cosa per preservare l'euro". Quel giorno il presidente della Bce arrestò e poi invertì la corrente della fuga di capitali da Paesi più in crisi. Ora, per la prima volta da quei giorni, la direzione di marcia si è ribaltata: via dall'Italia, verso l'estero.
Questa non è una replica del film di due o tre anni fa, in cui un'intera porzione d'Europea fu colpita dalla sfiducia. Stavolta, sugli ultimi due mesi, la fuoriuscita di denaro riguarda solo l'Italia. In agosto sono usciti capitali per 30,3 miliardi di euro, mentre la corsa verso l'estero in settembre ha addirittura accelerato con un saldo negativo di 37 miliardi. Era dal periodo drammatico fra la primavera 2011 e la primavera del 2012 che non si assisteva a un'emorragia così sostenuta.
Per ora la fuga non sembra riguardare i titoli di Stato, ma dal 4 settembre scorso il Ftse-Mib, principale listino della borsa di Milano, ha perso il 9,5%: è una fuga di circa 40 miliardi di euro. Parte di questo denaro sembra essere stato parcheggiato in Germania. Il resto sembra essere finito fuori dall'area euro, contribuendo alla svalutazione della moneta unica.
E Renzi come pensa di creare i posti di lavoro '
Capitali di nuovo in fuga dall'Italia: oltre confine 67 miliardi in due mesi
La ripresa del deflusso è testimoniata dai saldi del sistema europeo delle banche centrali Nel luglio 2012 l'annuncio di Draghi sull'euro aveva facilitato i movimenti di rientro
11 ottobre 2014
ROMA - Un deflusso del genere dall'Italia non si era visto da prima che Mario Draghi, nel luglio del 2012, pronunciasse le sue parole più celebri: "Faremo qualunque cosa per preservare l'euro". Quel giorno il presidente della Bce arrestò e poi invertì la corrente della fuga di capitali da Paesi più in crisi. Ora, per la prima volta da quei giorni, la direzione di marcia si è ribaltata: via dall'Italia, verso l'estero.
Questa non è una replica del film di due o tre anni fa, in cui un'intera porzione d'Europea fu colpita dalla sfiducia. Stavolta, sugli ultimi due mesi, la fuoriuscita di denaro riguarda solo l'Italia. In agosto sono usciti capitali per 30,3 miliardi di euro, mentre la corsa verso l'estero in settembre ha addirittura accelerato con un saldo negativo di 37 miliardi. Era dal periodo drammatico fra la primavera 2011 e la primavera del 2012 che non si assisteva a un'emorragia così sostenuta.
Per ora la fuga non sembra riguardare i titoli di Stato, ma dal 4 settembre scorso il Ftse-Mib, principale listino della borsa di Milano, ha perso il 9,5%: è una fuga di circa 40 miliardi di euro. Parte di questo denaro sembra essere stato parcheggiato in Germania. Il resto sembra essere finito fuori dall'area euro, contribuendo alla svalutazione della moneta unica.
E Renzi come pensa di creare i posti di lavoro '
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Re: Economia e finanza, qual'è il futuro dell’umanità???
E Renzi come pensa di creare i posti di lavoro '
iospero
^^^^^
http://www.youtube.com/watch?v=mrDOc7DaBJk
iospero
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http://www.youtube.com/watch?v=mrDOc7DaBJk
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Re: Economia e finanza, qual'è il futuro dell’umanità???
Ricchezza è nobiltà
di Redazione Servizio Pubblico| 9 ott 2014
Pier Luigi Bersani, deputato ed ex segretario del Partito democratico, e l’economista Thomas Piketty, autore del libro “Il capitale nel XXI secolo” sono tra gli ospiti di Michele Santoro a Servizio Pubblico, in streaming su http://www.serviziopubblico.it. Titolo della puntata “Ricchezza è nobiltà”.
http://www.serviziopubblico.it/puntate/ ... e-nobilta/
di Redazione Servizio Pubblico| 9 ott 2014
Pier Luigi Bersani, deputato ed ex segretario del Partito democratico, e l’economista Thomas Piketty, autore del libro “Il capitale nel XXI secolo” sono tra gli ospiti di Michele Santoro a Servizio Pubblico, in streaming su http://www.serviziopubblico.it. Titolo della puntata “Ricchezza è nobiltà”.
http://www.serviziopubblico.it/puntate/ ... e-nobilta/
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Re: Economia e finanza, qual'è il futuro dell’umanità???
Inizia così Antonio Tognoli, analista finanziario, giornalista pubblicista e docente.
Parliamo di banche e di derivati. Tranquilli non delle nostre, sulle quali pure ci sarebbe da dire, ma di quelle made in Usa e made in Europa. Se c’è qualcosa che la storia possa insegnare è non ripetere gli errori passati. Eppure questa semplice assunzione è sempre più spesso disattesa.
Veramente anche nel 2007, in Europa dal 2008, la crisi è iniziata dalla Lehman Brothers, oltre altlantico.
^^^^^^
Banche e derivati: arriva la peggiore catastrofe della storia finanziaria?
di Antonio Tognoli | 14 ottobre 2014Commenti (266)
Parliamo di banche e di derivati. Tranquilli non delle nostre, sulle quali pure ci sarebbe da dire, ma di quelle made in Usa e made in Europa. Se c’è qualcosa che la storia possa insegnare è non ripetere gli errori passati. Eppure questa semplice assunzione è sempre più spesso disattesa.
Quando parliamo di banche è meglio farlo con i dati alla mano (sono quelli pubblici dell’Office of the Controller of the Currency – Occ). E i dati ci dicono che il totale dell’attivo delle prime 25 banche Usa a fine giungo 2014 era di 14,1 trilioni di dollari, mentre il valore nozionale dei prodotti derivati in pancia alle stesse ammontava a 302,2 trilioni di dollari. Di questi il 58.4% erano contratti swaps e il 16.6% contratti forward, tutti Over The Counter, ovvero contratti che non passano dai listini di nessuna borsa e i cui scambi sono organizzati da alcuni attori del mercato (spesso le banche stesse). In altre parole per ogni dollaro di totale attivo, ce ne sono 21,4 di prodotti derivati. Ci si aspetterebbe che dopo la crisi finanziaria iniziata con i subprime che ha investito il mondo intero (ve la ricordate) e tutte le promesse fatte circa la regolamentazione del sistema bancario, la situazione sia migliorata. Invece è il contrario, è fortemente peggiorata: i dati al giugno 2006 indicano che l’ammontare del totale dell’attivo delle prime 25 banche made in Usa ammontava a 8,95 trilioni di dollari, mentre il valore nozionale dei contratti derivati era 124,3 trilioni di dollari, vale a dire che per ogni dollaro di attivo ne esistevano 13,9 (contro 21,4 del giugno 2014) di derivati. Detto in altri termini, la bomba Lehman Brothers non ha insegnato nulla alle banche made in Usa. Non ci vuole tanto per capire che il rischio complessivo del sistema bancario americano è decisamente maggiore oggi di quanto non lo fosse all’epoca del fallimento di Lehman. La volatilità (il rischio) di una perdita in conto capitale dei prodotti derivati è decisamente molto più elevata rispetto a quella media degli altri prodotti finanziari. E lo abbiamo visto nel picco della crisi, quando il valore di mercato di gran parte dei derivati era pari a zero.
Ma voglio essere buono, e immaginare una crisi legata magari a problemi valutari, oppure un cambio delle normative sul mercato dei derivati con una ipotetica imposizione di un limite massimo di esposizione, che scateni una conseguente ondata di vendite di questi strumenti finanziari (si parla di un fenomeno che si può verificare anche in pochi giorni o settimane), oppure una perdita di valore delle attività sottostanti, come per esempio un rialzo dei tassi di interesse dell’1%. Il valore nozionale dei contratti rimarrebbe probabilmente costante, ma cambierebbe significativamente il loro valore di mercato. Questo produrrebbe una forte oscillazione nei conti economici delle banche, aumentando la rischiosità complessiva del sistema dovuto ad un aumento dell’incertezza: non essendo a conoscenza di ogni singolo contratto è impossibile sapere chi guadagna e chi perde. Per inciso vi ricordate quando Jp Morgan ha perso 6,22 miliardi di dollari per un “banale errore”. E ancora, se una delle prime cinque banche Usa più esposte ai derivati secondo i dati dell’Occ (Jp Morgan, Citigroup, Goldmand Sachs, Bank of America o Morgan Stanley) facesse la fine della Lehman, che cosa succederebbe al sistema finanziario mondiale? Sarebbe la peggiore catastrofe della storia finanziaria.
Spostiamoci in Europa e prendiamo la più grossa banca Europea: Deutsche Bank. L’ammontare dei derivati che si legge nel bilancio 2013 (pag. 101) è di 54,7 trilioni di Euro, che vuol dire 20 volte il Pil tedesco o 5,7 volte il Pil dell’intera Europa. E’ vero che stiamo confrontando due grandezze diverse: un dato economico (Pil) con uno finanziario (derivati). Non esiste nessuna tuttavia nessuna crisi economica capace di ridurre dell’80-90% il Pil di un paese (nemmeno in Grecia è successo). Ma l’esposizione ai derivati può creare danni di diversi trilioni di euro anche in pochi mesi. E questo solo per una banca tedesca.
Non faccio lo iettatore di mestiere, ma i numeri stanno ad indicare che la possibilità che questo avvenga è sempre più concreta.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10 ... a/1154750/
Parliamo di banche e di derivati. Tranquilli non delle nostre, sulle quali pure ci sarebbe da dire, ma di quelle made in Usa e made in Europa. Se c’è qualcosa che la storia possa insegnare è non ripetere gli errori passati. Eppure questa semplice assunzione è sempre più spesso disattesa.
Veramente anche nel 2007, in Europa dal 2008, la crisi è iniziata dalla Lehman Brothers, oltre altlantico.
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Banche e derivati: arriva la peggiore catastrofe della storia finanziaria?
di Antonio Tognoli | 14 ottobre 2014Commenti (266)
Parliamo di banche e di derivati. Tranquilli non delle nostre, sulle quali pure ci sarebbe da dire, ma di quelle made in Usa e made in Europa. Se c’è qualcosa che la storia possa insegnare è non ripetere gli errori passati. Eppure questa semplice assunzione è sempre più spesso disattesa.
Quando parliamo di banche è meglio farlo con i dati alla mano (sono quelli pubblici dell’Office of the Controller of the Currency – Occ). E i dati ci dicono che il totale dell’attivo delle prime 25 banche Usa a fine giungo 2014 era di 14,1 trilioni di dollari, mentre il valore nozionale dei prodotti derivati in pancia alle stesse ammontava a 302,2 trilioni di dollari. Di questi il 58.4% erano contratti swaps e il 16.6% contratti forward, tutti Over The Counter, ovvero contratti che non passano dai listini di nessuna borsa e i cui scambi sono organizzati da alcuni attori del mercato (spesso le banche stesse). In altre parole per ogni dollaro di totale attivo, ce ne sono 21,4 di prodotti derivati. Ci si aspetterebbe che dopo la crisi finanziaria iniziata con i subprime che ha investito il mondo intero (ve la ricordate) e tutte le promesse fatte circa la regolamentazione del sistema bancario, la situazione sia migliorata. Invece è il contrario, è fortemente peggiorata: i dati al giugno 2006 indicano che l’ammontare del totale dell’attivo delle prime 25 banche made in Usa ammontava a 8,95 trilioni di dollari, mentre il valore nozionale dei contratti derivati era 124,3 trilioni di dollari, vale a dire che per ogni dollaro di attivo ne esistevano 13,9 (contro 21,4 del giugno 2014) di derivati. Detto in altri termini, la bomba Lehman Brothers non ha insegnato nulla alle banche made in Usa. Non ci vuole tanto per capire che il rischio complessivo del sistema bancario americano è decisamente maggiore oggi di quanto non lo fosse all’epoca del fallimento di Lehman. La volatilità (il rischio) di una perdita in conto capitale dei prodotti derivati è decisamente molto più elevata rispetto a quella media degli altri prodotti finanziari. E lo abbiamo visto nel picco della crisi, quando il valore di mercato di gran parte dei derivati era pari a zero.
Ma voglio essere buono, e immaginare una crisi legata magari a problemi valutari, oppure un cambio delle normative sul mercato dei derivati con una ipotetica imposizione di un limite massimo di esposizione, che scateni una conseguente ondata di vendite di questi strumenti finanziari (si parla di un fenomeno che si può verificare anche in pochi giorni o settimane), oppure una perdita di valore delle attività sottostanti, come per esempio un rialzo dei tassi di interesse dell’1%. Il valore nozionale dei contratti rimarrebbe probabilmente costante, ma cambierebbe significativamente il loro valore di mercato. Questo produrrebbe una forte oscillazione nei conti economici delle banche, aumentando la rischiosità complessiva del sistema dovuto ad un aumento dell’incertezza: non essendo a conoscenza di ogni singolo contratto è impossibile sapere chi guadagna e chi perde. Per inciso vi ricordate quando Jp Morgan ha perso 6,22 miliardi di dollari per un “banale errore”. E ancora, se una delle prime cinque banche Usa più esposte ai derivati secondo i dati dell’Occ (Jp Morgan, Citigroup, Goldmand Sachs, Bank of America o Morgan Stanley) facesse la fine della Lehman, che cosa succederebbe al sistema finanziario mondiale? Sarebbe la peggiore catastrofe della storia finanziaria.
Spostiamoci in Europa e prendiamo la più grossa banca Europea: Deutsche Bank. L’ammontare dei derivati che si legge nel bilancio 2013 (pag. 101) è di 54,7 trilioni di Euro, che vuol dire 20 volte il Pil tedesco o 5,7 volte il Pil dell’intera Europa. E’ vero che stiamo confrontando due grandezze diverse: un dato economico (Pil) con uno finanziario (derivati). Non esiste nessuna tuttavia nessuna crisi economica capace di ridurre dell’80-90% il Pil di un paese (nemmeno in Grecia è successo). Ma l’esposizione ai derivati può creare danni di diversi trilioni di euro anche in pochi mesi. E questo solo per una banca tedesca.
Non faccio lo iettatore di mestiere, ma i numeri stanno ad indicare che la possibilità che questo avvenga è sempre più concreta.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10 ... a/1154750/
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Re: Economia e finanza, qual'è il futuro dell’umanità???
Quando parliamo di banche è meglio farlo con i dati alla mano (sono quelli pubblici dell’Office of the Controller of the Currency – Occ). E i dati ci dicono che il totale dell’attivo delle prime 25 banche Usa a fine giungo 2014 era di 14,1 trilioni di dollari, mentre il valore nozionale dei prodotti derivati in pancia alle stesse ammontava a 302,2 trilioni di dollari. Di questi il 58.4% erano contratti swaps e il 16.6% contratti forward, tutti Over The Counter, ovvero contratti che non passano dai listini di nessuna borsa e i cui scambi sono organizzati da alcuni attori del mercato (spesso le banche stesse). In altre parole per ogni dollaro di totale attivo, ce ne sono 21,4 di prodotti derivati.
A questo punto ci si domanda :ma cosa ci stanno a fare i governi ?
Per passatempo seguo un po' i listini delle Borse, i giudizi e i commenti degli esperti, è tutto un gran casino.
Perché stanno crollandole borse? chi ha dato il VIA? non c'è nessuna novità rispetto al giorno prima, una voce sulla Grecia che vorrebbe uscire in anticipo dal controllo della troika, lo stepp test delle banche, tutte cose note che fino al giorno prima non facevano crollare i mercati , di botto tutto cambia.
CHI CI GUADAGNA?
A questo punto ci si domanda :ma cosa ci stanno a fare i governi ?
Per passatempo seguo un po' i listini delle Borse, i giudizi e i commenti degli esperti, è tutto un gran casino.
Perché stanno crollandole borse? chi ha dato il VIA? non c'è nessuna novità rispetto al giorno prima, una voce sulla Grecia che vorrebbe uscire in anticipo dal controllo della troika, lo stepp test delle banche, tutte cose note che fino al giorno prima non facevano crollare i mercati , di botto tutto cambia.
CHI CI GUADAGNA?
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Re: Economia e finanza, qual'è il futuro dell’umanità???
Per fermare la caduta è bastato che la FED allontanasse la fine del Quantitative Easing... Lunga vita all'elicottero spargi soldi di Bernanke: gli speculatori sono ormai dipendenti da questa droga e tutto il sistema economico americano crollerebbe se questa venisse a mancare....
E' la vittoria di Wall Street (economia speculativa) su Main Street (economia produttiva)...
E' la vittoria di Wall Street (economia speculativa) su Main Street (economia produttiva)...
Chi c’è in linea
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