Prove di rivolta????
Inviato: 09/11/2014, 23:01
Venerdì botte a Bagnoli.
Sabato:
GLI STATALI SPREMUTI A RENZI: “BASTA! LA PAZIENZA È FINITA”
(Salvatore Cannavò).
09/11/2014 di triskel182

CORTEO A ROMA. CAMUSSO CON MAGLIETTA “ARROGANCE, PROFUMO DI PREMIER”.
Renzi abbiamo perso la pazienza”. Il grido del vigile del fuoco di Roma, che interviene dal palco mentre piazza del Popolo si riempie interamente, viene accolto da un boato. È una delle tante testimonianze in rappresentanza della manifestazione nazionale del pubblico impiego organizzata ieri a Roma da Cgil, Cisl e Uil. “Pubblico6tu”, lo slogan in un corteo che sfila per oltre due ore, un piazza gremita, centomila persone stimate dagli organizzatori (sono di meno, però) e, dunque, ennesima tappa di uno scontro ormai sempre più esacerbato tra i sindacati e il governo di Matteo Renzi. La polarizzazione è riscontrabile in tanti segnali inequivocabili. Innanzitutto, la riuscita della giornata. Quando alle 16 stanno per cominciare i comizi finali, il corteo non è ancora arrivato del tutto.
Lungo il percorso è stato accompagnato da centinaia di palloncini raffiguranti un Renzi formato Pinocchio con la scritta “stai sereno” e, accanto, la sigla della compassata Uil. La presenza di impiegati pubblici è garantita da tutte e tre le sigle, ma si nota la forte presenza della Cisl i cui delegati e dirigenti non esitano a minacciare lo sciopero generale. IL SEGNO PIÙ DISTINTIVO di questa sfida, però, non può che essere esibito dal segretario generale della Cgil, Susanna Ca-musso, che chiuderà la manifestazione insieme a Annamaria Furlan, Cisl, e Carmelo Barbagallo, Uil. Camusso, provocatoriamente, indossa una maglietta rossa con sopra la scritta di un noto profumo, “Arrogance” e lo slogan: “Profumo di premier”. Non può essere più chiaro di così che il dialogo non abita da queste parti. Gli insulti sono tutti per il presidente del Consiglio. Una infermiera di Padova lo apostrofa con rabbia al grido di “Vergognati”. Si susseguono gli interventi del mondo della scuola, della ricerca, a denunciare uno sfacelo continuo, fatto di tagli permanenti e di promesse ripetute . Fino all’intervento di Riccardo Ciofi, vigile del fuoco romano che riassume bene lo stato d’animo della piazza: “Siamo quelli che intervengono quando c’è bisogno di sicurezza, ma siamo senza il rinnovo del contratto da sei anni. La nostra pazienza è finita”, urla tra gli applausi soprattutto quando rivolgendosi al premier, chiede: “Renzi, tu al nostro posto, con 1.200 euro al mese, lo faresti il nostro lavoro?”. Domanda retorica, dalla risposta scontata. La parola ricorrente della giornata è “sciopero generale” nonostante la manifestazione non sia formata dalla sola Cgil. Lo minaccia chiaramente la Uil con Barbagallo – che sta per prendere il posto di Luigi Angeletti e interviene a nome della terza confederazione – lo minaccia anche il segretario della Cisl, Annamaria Furlan anche per effetto della pressione che in tal senso ha esercitato finora il segretario dei dipendenti pubblici, Mauro Faverin, cislino dinamico e forse non del tutto allineato con la nuova segreteria. E torna a riproporlo nel suo intervento Susanna Camusso che osserva compiaciuta la piazza – dove tra i politici si scorge solo Stefano Fassina – ed esibisce per fotografi e telecamere la maglietta anti-renziana. “Il governo la smetta di scaricare le colpe sui lavoratori pubblici” afferma il segretario del Cgil per poi riproporre l’affondo: “Sappia il governo che se non ci saranno risposte, noi proseguiremo non solo con lo sciopero della categoria, ma chiameremo tutti i lavoratori”. NEL CASO DI UNO SCIOPERO generale del pubblico impiego, assai probabile dopo il corteo di ieri, la sua proclamazione non coinciderà con quello della sola Cgil. Cisl e Uil non potrebbero accettare di essere inglobati nell’iniziativa della sigla più rossa. L’approccio di Renzi nei confronti del sindacato sta provocando una nuova modalità nelle relazioni sindacali con una unità a geometrie variabili. Insieme nel pubblico impiego o tra i pensionati, divisi a livello confederale o in categorie come quella dei metalmeccanici . La mancanza di un tavolo centrale di concertazione rende poco rilevante l’unità complessiva che invece viene ormai ricercata a livello di singole vertenze o categorie. Nel pubblico impiego, la questione dirimente è lo sblocco degli aumenti contrattuali o, come nel caso della scuola, il vero e proprio rinnovo dei contratti. La categoria è ferma al 2010, in alcuni settori anche a prima. Una realtà poco tollerabile per stipendi che, in ogni caso, non superano 1.300-1.400 euro. Le richieste della piazza sono quelle di tagliare “sprechi e consulenze” e di investire nei servizi. “Se gli ospedali sono di qualità” spiega un medico precario, “è perché ci sono persone che lavorano”. “I pazienti” spiega l’infermiera veneta, “non si curano da soli”. E invece, continuano i tagli e il disprezzo strisciante verso una categoria bistrattata. “Ho spiegato a mia figlia che lo studio è la prima cosa” spiega la ricercatrice universitaria. “Spero che un giorno non mi dica ‘ma guardati, a che ti è servito?’”. Un modo come un altro per chiedere dignità.
Da Il Fatto Quotidiano del 09/11/2014.
Sabato:
GLI STATALI SPREMUTI A RENZI: “BASTA! LA PAZIENZA È FINITA”
(Salvatore Cannavò).
09/11/2014 di triskel182

CORTEO A ROMA. CAMUSSO CON MAGLIETTA “ARROGANCE, PROFUMO DI PREMIER”.
Renzi abbiamo perso la pazienza”. Il grido del vigile del fuoco di Roma, che interviene dal palco mentre piazza del Popolo si riempie interamente, viene accolto da un boato. È una delle tante testimonianze in rappresentanza della manifestazione nazionale del pubblico impiego organizzata ieri a Roma da Cgil, Cisl e Uil. “Pubblico6tu”, lo slogan in un corteo che sfila per oltre due ore, un piazza gremita, centomila persone stimate dagli organizzatori (sono di meno, però) e, dunque, ennesima tappa di uno scontro ormai sempre più esacerbato tra i sindacati e il governo di Matteo Renzi. La polarizzazione è riscontrabile in tanti segnali inequivocabili. Innanzitutto, la riuscita della giornata. Quando alle 16 stanno per cominciare i comizi finali, il corteo non è ancora arrivato del tutto.
Lungo il percorso è stato accompagnato da centinaia di palloncini raffiguranti un Renzi formato Pinocchio con la scritta “stai sereno” e, accanto, la sigla della compassata Uil. La presenza di impiegati pubblici è garantita da tutte e tre le sigle, ma si nota la forte presenza della Cisl i cui delegati e dirigenti non esitano a minacciare lo sciopero generale. IL SEGNO PIÙ DISTINTIVO di questa sfida, però, non può che essere esibito dal segretario generale della Cgil, Susanna Ca-musso, che chiuderà la manifestazione insieme a Annamaria Furlan, Cisl, e Carmelo Barbagallo, Uil. Camusso, provocatoriamente, indossa una maglietta rossa con sopra la scritta di un noto profumo, “Arrogance” e lo slogan: “Profumo di premier”. Non può essere più chiaro di così che il dialogo non abita da queste parti. Gli insulti sono tutti per il presidente del Consiglio. Una infermiera di Padova lo apostrofa con rabbia al grido di “Vergognati”. Si susseguono gli interventi del mondo della scuola, della ricerca, a denunciare uno sfacelo continuo, fatto di tagli permanenti e di promesse ripetute . Fino all’intervento di Riccardo Ciofi, vigile del fuoco romano che riassume bene lo stato d’animo della piazza: “Siamo quelli che intervengono quando c’è bisogno di sicurezza, ma siamo senza il rinnovo del contratto da sei anni. La nostra pazienza è finita”, urla tra gli applausi soprattutto quando rivolgendosi al premier, chiede: “Renzi, tu al nostro posto, con 1.200 euro al mese, lo faresti il nostro lavoro?”. Domanda retorica, dalla risposta scontata. La parola ricorrente della giornata è “sciopero generale” nonostante la manifestazione non sia formata dalla sola Cgil. Lo minaccia chiaramente la Uil con Barbagallo – che sta per prendere il posto di Luigi Angeletti e interviene a nome della terza confederazione – lo minaccia anche il segretario della Cisl, Annamaria Furlan anche per effetto della pressione che in tal senso ha esercitato finora il segretario dei dipendenti pubblici, Mauro Faverin, cislino dinamico e forse non del tutto allineato con la nuova segreteria. E torna a riproporlo nel suo intervento Susanna Camusso che osserva compiaciuta la piazza – dove tra i politici si scorge solo Stefano Fassina – ed esibisce per fotografi e telecamere la maglietta anti-renziana. “Il governo la smetta di scaricare le colpe sui lavoratori pubblici” afferma il segretario del Cgil per poi riproporre l’affondo: “Sappia il governo che se non ci saranno risposte, noi proseguiremo non solo con lo sciopero della categoria, ma chiameremo tutti i lavoratori”. NEL CASO DI UNO SCIOPERO generale del pubblico impiego, assai probabile dopo il corteo di ieri, la sua proclamazione non coinciderà con quello della sola Cgil. Cisl e Uil non potrebbero accettare di essere inglobati nell’iniziativa della sigla più rossa. L’approccio di Renzi nei confronti del sindacato sta provocando una nuova modalità nelle relazioni sindacali con una unità a geometrie variabili. Insieme nel pubblico impiego o tra i pensionati, divisi a livello confederale o in categorie come quella dei metalmeccanici . La mancanza di un tavolo centrale di concertazione rende poco rilevante l’unità complessiva che invece viene ormai ricercata a livello di singole vertenze o categorie. Nel pubblico impiego, la questione dirimente è lo sblocco degli aumenti contrattuali o, come nel caso della scuola, il vero e proprio rinnovo dei contratti. La categoria è ferma al 2010, in alcuni settori anche a prima. Una realtà poco tollerabile per stipendi che, in ogni caso, non superano 1.300-1.400 euro. Le richieste della piazza sono quelle di tagliare “sprechi e consulenze” e di investire nei servizi. “Se gli ospedali sono di qualità” spiega un medico precario, “è perché ci sono persone che lavorano”. “I pazienti” spiega l’infermiera veneta, “non si curano da soli”. E invece, continuano i tagli e il disprezzo strisciante verso una categoria bistrattata. “Ho spiegato a mia figlia che lo studio è la prima cosa” spiega la ricercatrice universitaria. “Spero che un giorno non mi dica ‘ma guardati, a che ti è servito?’”. Un modo come un altro per chiedere dignità.
Da Il Fatto Quotidiano del 09/11/2014.