Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la SX?

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camillobenso
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da camillobenso »

SFIDE


La sfida politica


il manifesto 27.12.15
Sinistra (?)
Sì all’unità, anche se l’unità non c’è

Il Prc consulta gli iscritti, tutti (o quasi) contro lo scioglimento e per il nuovo soggetto. Che però è già saltato
Ferrero: «Raddoppiati i militanti al voto». La giovane Forenza: «Il quesito non aveva attinenza con la realtà»

di Daniela Preziosi



Oltre 5mila partecipanti al voto su circa 20mila iscritti dichiarati, oltre il 70 per cento dei sì al quesito proposto dal «comitato politico nazionale» e rimasto graniticamente lo stesso anche mentre a sinistra tutto, o quasi, cambiava. Il referendum interno molto old style di Rifondazione comunista — voto espresso fisicamente in sezione, non ammesso quello telefonico giammai quello attraverso la rete — ha consegnato un regalo di Natale al segretario Paolo Ferrero.

Che infatti è contento: «È la seconda volta che facciamo una consultazione. La prima era sulla partecipazione alla lista L’Altra Europa con Tsipras alle scorse europee. Stavolta abbiamo raddoppiato i partecipanti e abbiamo ribadito a larghissima maggioranza che siamo favorevoli al soggetto unitario della sinistra e contrari allo scioglimento del nostro partito». L’oggetto della consultazione, che è durata le prime due settimane di dicembre e si è chiusa lo scorso 19, era il no allo scioglimento del Prc e il sì alla «costruzione attraverso un processo unitario, partecipato e democratico, del nuovo soggetto della sinistra» che «vedrà una prima tappa positiva nella convocazione dell’assemblea del 15/17 gennaio 2016 convocata sulla base del documento “Noi ci siamo, lanciamo la sfida”».


Ma qui arriva il primo guaio: mentre il Prc organizza il suo referendum, salta il tavolo unitario a cui siedono Sel, ex Pd, Prc, Altra Europa, Act, più alcune personalità come Sergio Cofferati.


Non basta aver raggiunto un accordo sulla fine della coalizione con il Pd quasi ovunque (non a Cagliari, resta aperto il caso delle primarie milanesi). La rottura avviene sulla morte dei partiti di provenienza: Sel ed ex Pd la pretendono, il Prc è contrario. L’assemblea di gennaio viene cancellata. E il documento finisce nell’archivio delle occasioni perse.


Ma la segreteria del Prc non fa una piega: mantiene la consultazione e il testo del quesito così com’è — peraltro per statuto non ha il potere di cambiarlo — facendolo accompagnare dall’avvertenza che se anche l’accordo con le altre forze politiche è saltato, quella resta la linea del partito.


E così va, secondo i dati comunicati in queste ore dal responsabile organizzazione Ezio Locatelli: 462 circoli riuniti finora, 12mila militanti coinvolti, 5185 votanti di cui 3700 sì (il 71,4 per cento) e 1175 no (il 22,7). Mancano all’appello alcune regioni ritardatarie, come Abruzzo e Sardegna, ma il dado è tratto. Il fatto che gli iscritti si siano espressi su un «processo politico» nel frattempo deragliato non preoccupa Ferrero: «L’indirizzo politico del corpo militante del partito è chiaro. Il tema del processo unitario per noi si svolge così.


E consiglio di studiare bene il voto spagnolo, per capire che se Podemos avesse accettato ovunque la proposta di fronte popolare di Izquierda Unida, la sinistra spagnola ne avrebbe guadagnato ancora di più. Qui da noi chi vuole farsi un partito per i fatti suoi, se lo faccia».


Per capire quest’affermazione bisogna addentrarsi nel ginepraio della sinistra (politica) italiana, con tutte le cautele del caso: Ferrero non lo dice ma ce l’ha con chi, secondo la versione del Prc, ha fatto saltare il «tavolo» della «cosa unitaria» pretendendo lo scioglimento dei partiti: leggasi vendoliani ed ex Pd. E ce l’ha anche con i giovani che in seguito hanno promosso un nuovo appello e un nuovo appuntamento, stavolta per febbraio: di nuovo chiedendo ai partiti di «scrivere una nuova storia»: leggasi ’sciogliersi’.


Per il Prc il tema non è e non può essere all’ordine del giorno, spiega il presidente del collegio dei garanti Gianluca Schiavon: «La battuta d’arresto nel processo unitario non deve farci desistere dall’obiettivo di un sinistra unita e ampia. Lo scioglimento del Prc non è a disposizione del gruppo dirigente ma, eventualmente, di una larghissima maggioranza congressuale».
Alla consultazione del Prc c’è anche chi ha detto no. E non per dire sì allo scioglimento del partito ma ’da sinistra’ per diffidenza sul percorso unitario, poi in effetti andato a sbattere. È il caso, fra gli altri, di Eleonora Forenza, giovane ricercatrice e eurodeputata dell’Altra Europa, lista che dopo un anno ha perso la capolista Barbara Spinelli, uscita dal gruppetto italiano per restare nei banchi della sinistra europea.


Spiega Forenza: «Dopo che è saltato il tavolo del soggetto unitario ho chiesto che la consultazione fosse sospesa perché a quel punto il quesito non aveva più attinenza con la realtà. Non sono stata ascoltata. Per questo ho votato no». E comunque avrebbe votato no in ogni caso: «Non avrei avallato un processo che lasciava aperti troppi nodi e dubbi».
Ultima modifica di camillobenso il 29/12/2015, 3:28, modificato 1 volta in totale.
iospero
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da iospero »

camillobenso ha scritto:SFIDE


La sfida polilitica


il manifesto 27.12.15
Sinistra (?)
Sì all’unità, anche se l’unità non c’è

Il Prc consulta gli iscritti, tutti (o quasi) contro lo scioglimento e per il nuovo soggetto. Che però è già saltato
Ferrero: «Raddoppiati i militanti al voto». La giovane Forenza: «Il quesito non aveva attinenza con la realtà»

di Daniela Preziosi



Oltre 5mila partecipanti al voto su circa 20mila iscritti dichiarati, oltre il 70 per cento dei sì al quesito proposto dal «comitato politico nazionale» e rimasto graniticamente lo stesso anche mentre a sinistra tutto, o quasi, cambiava. Il referendum interno molto old style di Rifondazione comunista — voto espresso fisicamente in sezione, non ammesso quello telefonico giammai quello attraverso la rete — ha consegnato un regalo di Natale al segretario Paolo Ferrero.

Che infatti è contento: «È la seconda volta che facciamo una consultazione. La prima era sulla partecipazione alla lista L’Altra Europa con Tsipras alle scorse europee. Stavolta abbiamo raddoppiato i partecipanti e abbiamo ribadito a larghissima maggioranza che siamo favorevoli al soggetto unitario della sinistra e contrari allo scioglimento del nostro partito». L’oggetto della consultazione, che è durata le prime due settimane di dicembre e si è chiusa lo scorso 19, era il no allo scioglimento del Prc e il sì alla «costruzione attraverso un processo unitario, partecipato e democratico, del nuovo soggetto della sinistra» che «vedrà una prima tappa positiva nella convocazione dell’assemblea del 15/17 gennaio 2016 convocata sulla base del documento “Noi ci siamo, lanciamo la sfida”».


Ma qui arriva il primo guaio: mentre il Prc organizza il suo referendum, salta il tavolo unitario a cui siedono Sel, ex Pd, Prc, Altra Europa, Act, più alcune personalità come Sergio Cofferati.


Non basta aver raggiunto un accordo sulla fine della coalizione con il Pd quasi ovunque (non a Cagliari, resta aperto il caso delle primarie milanesi). La rottura avviene sulla morte dei partiti di provenienza: Sel ed ex Pd la pretendono, il Prc è contrario. L’assemblea di gennaio viene cancellata. E il documento finisce nell’archivio delle occasioni perse.


Ma la segreteria del Prc non fa una piega: mantiene la consultazione e il testo del quesito così com’è — peraltro per statuto non ha il potere di cambiarlo — facendolo accompagnare dall’avvertenza che se anche l’accordo con le altre forze politiche è saltato, quella resta la linea del partito.


E così va, secondo i dati comunicati in queste ore dal responsabile organizzazione Ezio Locatelli: 462 circoli riuniti finora, 12mila militanti coinvolti, 5185 votanti di cui 3700 sì (il 71,4 per cento) e 1175 no (il 22,7). Mancano all’appello alcune regioni ritardatarie, come Abruzzo e Sardegna, ma il dado è tratto. Il fatto che gli iscritti si siano espressi su un «processo politico» nel frattempo deragliato non preoccupa Ferrero: «L’indirizzo politico del corpo militante del partito è chiaro. Il tema del processo unitario per noi si svolge così.


E consiglio di studiare bene il voto spagnolo, per capire che se Podemos avesse accettato ovunque la proposta di fronte popolare di Izquierda Unida, la sinistra spagnola ne avrebbe guadagnato ancora di più. Qui da noi chi vuole farsi un partito per i fatti suoi, se lo faccia».


Per capire quest’affermazione bisogna addentrarsi nel ginepraio della sinistra (politica) italiana, con tutte le cautele del caso: Ferrero non lo dice ma ce l’ha con chi, secondo la versione del Prc, ha fatto saltare il «tavolo» della «cosa unitaria» pretendendo lo scioglimento dei partiti: leggasi vendoliani ed ex Pd. E ce l’ha anche con i giovani che in seguito hanno promosso un nuovo appello e un nuovo appuntamento, stavolta per febbraio: di nuovo chiedendo ai partiti di «scrivere una nuova storia»: leggasi ’sciogliersi’.


Per il Prc il tema non è e non può essere all’ordine del giorno, spiega il presidente del collegio dei garanti Gianluca Schiavon: «La battuta d’arresto nel processo unitario non deve farci desistere dall’obiettivo di un sinistra unita e ampia. Lo scioglimento del Prc non è a disposizione del gruppo dirigente ma, eventualmente, di una larghissima maggioranza congressuale».
Alla consultazione del Prc c’è anche chi ha detto no. E non per dire sì allo scioglimento del partito ma ’da sinistra’ per diffidenza sul percorso unitario, poi in effetti andato a sbattere. È il caso, fra gli altri, di Eleonora Forenza, giovane ricercatrice e eurodeputata dell’Altra Europa, lista che dopo un anno ha perso la capolista Barbara Spinelli, uscita dal gruppetto italiano per restare nei banchi della sinistra europea.


Spiega Forenza: «Dopo che è saltato il tavolo del soggetto unitario ho chiesto che la consultazione fosse sospesa perché a quel punto il quesito non aveva più attinenza con la realtà. Non sono stata ascoltata. Per questo ho votato no». E comunque avrebbe votato no in ogni caso: «Non avrei avallato un processo che lasciava aperti troppi nodi e dubbi».
Che ci siano delle difficoltà mi sembra quasi normale, si tratta di trovare una soluzione transitoria
che permetta di mantenere le vecchie strutture di appartenenza fin tanto che il nuovo soggetto riesca a camminare da solo. Se tutti concordano di fare una piattaforma unitaria dove tutti possono partecipare e dalla quale poi devono derivare le nomine ai vari livelli ricordando che alla fine la maggioranza decide,
pian piano le vecchie strutture dovrebbero allentare la presenza per arrivare poi a sciogliersi.

camillobenso
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

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iospero ha scritto:
camillobenso ha scritto:SFIDE


La sfida politica


il manifesto 27.12.15
Sinistra (?)
Sì all’unità, anche se l’unità non c’è

Il Prc consulta gli iscritti, tutti (o quasi) contro lo scioglimento e per il nuovo soggetto. Che però è già saltato
Ferrero: «Raddoppiati i militanti al voto». La giovane Forenza: «Il quesito non aveva attinenza con la realtà»

di Daniela Preziosi



Oltre 5mila partecipanti al voto su circa 20mila iscritti dichiarati, oltre il 70 per cento dei sì al quesito proposto dal «comitato politico nazionale» e rimasto graniticamente lo stesso anche mentre a sinistra tutto, o quasi, cambiava. Il referendum interno molto old style di Rifondazione comunista — voto espresso fisicamente in sezione, non ammesso quello telefonico giammai quello attraverso la rete — ha consegnato un regalo di Natale al segretario Paolo Ferrero.

Che infatti è contento: «È la seconda volta che facciamo una consultazione. La prima era sulla partecipazione alla lista L’Altra Europa con Tsipras alle scorse europee. Stavolta abbiamo raddoppiato i partecipanti e abbiamo ribadito a larghissima maggioranza che siamo favorevoli al soggetto unitario della sinistra e contrari allo scioglimento del nostro partito». L’oggetto della consultazione, che è durata le prime due settimane di dicembre e si è chiusa lo scorso 19, era il no allo scioglimento del Prc e il sì alla «costruzione attraverso un processo unitario, partecipato e democratico, del nuovo soggetto della sinistra» che «vedrà una prima tappa positiva nella convocazione dell’assemblea del 15/17 gennaio 2016 convocata sulla base del documento “Noi ci siamo, lanciamo la sfida”».


Ma qui arriva il primo guaio: mentre il Prc organizza il suo referendum, salta il tavolo unitario a cui siedono Sel, ex Pd, Prc, Altra Europa, Act, più alcune personalità come Sergio Cofferati.


Non basta aver raggiunto un accordo sulla fine della coalizione con il Pd quasi ovunque (non a Cagliari, resta aperto il caso delle primarie milanesi). La rottura avviene sulla morte dei partiti di provenienza: Sel ed ex Pd la pretendono, il Prc è contrario. L’assemblea di gennaio viene cancellata. E il documento finisce nell’archivio delle occasioni perse.


Ma la segreteria del Prc non fa una piega: mantiene la consultazione e il testo del quesito così com’è — peraltro per statuto non ha il potere di cambiarlo — facendolo accompagnare dall’avvertenza che se anche l’accordo con le altre forze politiche è saltato, quella resta la linea del partito.


E così va, secondo i dati comunicati in queste ore dal responsabile organizzazione Ezio Locatelli: 462 circoli riuniti finora, 12mila militanti coinvolti, 5185 votanti di cui 3700 sì (il 71,4 per cento) e 1175 no (il 22,7). Mancano all’appello alcune regioni ritardatarie, come Abruzzo e Sardegna, ma il dado è tratto. Il fatto che gli iscritti si siano espressi su un «processo politico» nel frattempo deragliato non preoccupa Ferrero: «L’indirizzo politico del corpo militante del partito è chiaro. Il tema del processo unitario per noi si svolge così.


E consiglio di studiare bene il voto spagnolo, per capire che se Podemos avesse accettato ovunque la proposta di fronte popolare di Izquierda Unida, la sinistra spagnola ne avrebbe guadagnato ancora di più. Qui da noi chi vuole farsi un partito per i fatti suoi, se lo faccia».


Per capire quest’affermazione bisogna addentrarsi nel ginepraio della sinistra (politica) italiana, con tutte le cautele del caso: Ferrero non lo dice ma ce l’ha con chi, secondo la versione del Prc, ha fatto saltare il «tavolo» della «cosa unitaria» pretendendo lo scioglimento dei partiti: leggasi vendoliani ed ex Pd. E ce l’ha anche con i giovani che in seguito hanno promosso un nuovo appello e un nuovo appuntamento, stavolta per febbraio: di nuovo chiedendo ai partiti di «scrivere una nuova storia»: leggasi ’sciogliersi’.


Per il Prc il tema non è e non può essere all’ordine del giorno, spiega il presidente del collegio dei garanti Gianluca Schiavon: «La battuta d’arresto nel processo unitario non deve farci desistere dall’obiettivo di un sinistra unita e ampia. Lo scioglimento del Prc non è a disposizione del gruppo dirigente ma, eventualmente, di una larghissima maggioranza congressuale».
Alla consultazione del Prc c’è anche chi ha detto no. E non per dire sì allo scioglimento del partito ma ’da sinistra’ per diffidenza sul percorso unitario, poi in effetti andato a sbattere. È il caso, fra gli altri, di Eleonora Forenza, giovane ricercatrice e eurodeputata dell’Altra Europa, lista che dopo un anno ha perso la capolista Barbara Spinelli, uscita dal gruppetto italiano per restare nei banchi della sinistra europea.


Spiega Forenza: «Dopo che è saltato il tavolo del soggetto unitario ho chiesto che la consultazione fosse sospesa perché a quel punto il quesito non aveva più attinenza con la realtà. Non sono stata ascoltata. Per questo ho votato no». E comunque avrebbe votato no in ogni caso: «Non avrei avallato un processo che lasciava aperti troppi nodi e dubbi».
Che ci siano delle difficoltà mi sembra quasi normale, si tratta di trovare una soluzione transitoria
che permetta di mantenere le vecchie strutture di appartenenza fin tanto che il nuovo soggetto riesca a camminare da solo. Se tutti concordano di fare una piattaforma unitaria dove tutti possono partecipare e dalla quale poi devono derivare le nomine ai vari livelli ricordando che alla fine la maggioranza decide,
pian piano le vecchie strutture dovrebbero allentare la presenza per arrivare poi a sciogliersi.


Ai tempi di Ulivo.it questo tipo di problemi era già stato affrontato. E devo ammettere che Arlecchino (Gianni) aveva visto giusto.

Bisogna passare prima attraverso una Federazione di partiti.

In questo caso basta solo chiamarla Federazione della sinistra.

Una fase transitoria dove ogni partito mantiene la propria organizzazione, visto che nello Stivalone c'è la malattia del "comando io".


Qui poi si misura la capacità dei singoli di capire e fare la politica, non l'assalto alle poltrone come l'assalto alla diligenza.

Fare politica a sinistra, se ci sono ancora i sinistri e non sono diventati sinistrati, significa operare per il bene comune, non dimenticando quanto ha segnalato erding di non trascurare i valori usciti dalla Rivoluzione franzosa.

Per vedere se questa federazione sta in piedi è necessario misurarsi con tutte le problematiche della società italiana che sono infinite.

Se la Federazione tiene ed è in grado di acquisire consenso nella società italiana, che molti stimano di centro destra, allora possono pensare ad un organizzazione unitaria.

A me sembra che stiano operando alla rovescia. Secondo i vecchi schemi delle poltrone.
camillobenso
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Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da camillobenso »

Oggi su LIBRE si occupano di un intervento di Aldo Giannuli che ha partecipato ad un'incontro di Sinistra italiana.

La strada da fare è lunga e piena di difficoltà.



Troppe tasse, niente lavoro. Fassina e soci non lo sanno?


Scritto il 29/12/15 • LIBRE nella Categoria: idee



Nei giorni scorsi mi è capitato di assistere, presso il Concetto Marchesi, all’affollatissimo incontro con Alfredo D’Attorre che presentava Sinistra italiana. Sala gremita e molto interesse, però devo dire di non aver ricevuto una gran buona impressione della nuova formazione politica, che tanto nuova non mi pare. A cominciare dallo stile: un oratore ufficiale che parla per oltre un’ora di fila, magari punteggiando con numerosi “ed avviandomi alle conclusioni”, “un’ultimissima considerazione” (dopo di che sproloquia per altri 15 minuti, peraltro continuando a non dir nulla). E’ l’insopportabile cifra stilistica del classico dirigente che ammaestra le masse (che non ascolta mai). Roba vista troppe volte. E peggio ancora se poi infila una serie di castronerie che rivelano che non conosce le cose di cui parla. E passi per la solita tirata onirica su “un altro euro ed un’altra Ue” (non si può proibire a nessuno di sognare), ma che, nel 2015, qualcuno dica che “occorre battersi perché vengano respinte le direttive europee in contrasto con la Costituzione che deve prevalere”, ignorando: a. che ci sono dei trattati che stabiliscono esattamente il contrario; b. che sin dal 1984 si è formata una costante giurisprudenza costituzionale di segno contrario, che si può anche non condividere, ma che per ora fa testo. E magari, dopo 30 anni, ci si può anche informare.
Ma quello che mi ha peggio impressionato sono stati i silenzi: non ho sentito né la parola “Etruria” né quella “fisco”. C’è stato, sì, un rapidissimo passaggio sulla questione delle banche, ma quanto di più generico e superficiale si possa immaginare. Sinistra Italiana ha decentemente votato la mozione di sfiducia contro la Boschi presentata dal M5S, ma non mi pare di aver sentito alcuna particolare enfasi nella denuncia delle malefatte di quella banca e dei suoi protettori politici. C’è da chiedersi quale sarebbe stato il comportamento se, al posto della Boschi, ci fosse stato Berlusconi o la Carfagna o la Gelmini. Ma il punto più dolente è quello del fisco, semplicemente ignorato da D’Attorre che si è profuso in (genericissime) indicazioni sulla battaglia per l’occupazione. Giustissimo; ma, ci fosse stato tempo per il dibattito (reso invece impossibile dal fatto che l’augusto dirigente ha terminato la sua alluvionale esternazione alle otto meno un quarto) gli avrei chiesto “Ma come si fa a produrre più occupazione con questa pressione fiscale?”.
Senza una ripresa dei consumi non può esserci alcuna ripresa occupazionale e, se la tasche della gente sono prosciugate dal fisco, come pensate che i consumi possano risalire? Quanto alle aziende, strette nella morsa dei tassi da usura praticati dalle banche e pressione del fisco, è così strano che chiudano a raffica, mettendo centinaia di migliaia di persone in mezzo ad una strada? Ma la sinistra è convinta che la lotta contro l’eccessivo prelievo fiscale sia una parolaccia, una cosa da lasciare alla destra. E se Renzi accenna a qualche demagogica promessa di tagli alle tasse, lo si attacca non perché le sue sono promesse da marinaio, ma perché bisogna battersi per mantenere le tasse sulla casa in nome della lotta ai “ricchi”. E ovviamente, senza che ci sia alcuna azione per colpire le rendite finanziarie. Penoso, francamente penoso. E le premesse per l’ennesima sconfitta di questa sinistra da salotto e da terrazza romana sono già tutte presenti. E’ solo l’ennesima replica di un film visto troppe volte. Auguri!
(Aldo Giannuli, “Sinistra Italiana, il fisco e una minestra riscaldata”, dal blog di Giannuli del 23 dicembre 2015).
pancho
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da pancho »

camillobenso ha scritto:Oggi su LIBRE si occupano di un intervento di Aldo Giannuli che ha partecipato ad un'incontro di Sinistra italiana.
La strada da fare è lunga e piena di difficoltà.

Troppe tasse, niente lavoro. Fassina e soci non lo sanno?


Scritto il 29/12/15 • LIBRE nella Categoria: idee

Nei giorni scorsi mi è capitato di assistere, presso il Concetto Marchesi, all’affollatissimo incontro con Alfredo D’Attorre che presentava Sinistra italiana. Sala gremita e molto interesse, però devo dire di non aver ricevuto una gran buona impressione della nuova formazione politica, che tanto nuova non mi pare. A cominciare dallo stile: un oratore ufficiale che parla per oltre un’ora di fila, magari punteggiando con numerosi “ed avviandomi alle conclusioni”, “un’ultimissima considerazione” (dopo di che sproloquia per altri 15 minuti, peraltro continuando a non dir nulla). E’ l’insopportabile cifra stilistica del classico dirigente che ammaestra le masse (che non ascolta mai). Roba vista troppe volte. E peggio ancora se poi infila una serie di castronerie che rivelano che non conosce le cose di cui parla. E passi per la solita tirata onirica su “un altro euro ed un’altra Ue” (non si può proibire a nessuno di sognare), ma che, nel 2015, qualcuno dica che “occorre battersi perché vengano respinte le direttive europee in contrasto con la Costituzione che deve prevalere”, ignorando: a. che ci sono dei trattati che stabiliscono esattamente il contrario; b. che sin dal 1984 si è formata una costante giurisprudenza costituzionale di segno contrario, che si può anche non condividere, ma che per ora fa testo. E magari, dopo 30 anni, ci si può anche informare.
Ma quello che mi ha peggio impressionato sono stati i silenzi: non ho sentito né la parola “Etruria” né quella “fisco”. C’è stato, sì, un rapidissimo passaggio sulla questione delle banche, ma quanto di più generico e superficiale si possa immaginare. Sinistra Italiana ha decentemente votato la mozione di sfiducia contro la Boschi presentata dal M5S, ma non mi pare di aver sentito alcuna particolare enfasi nella denuncia delle malefatte di quella banca e dei suoi protettori politici. C’è da chiedersi quale sarebbe stato il comportamento se, al posto della Boschi, ci fosse stato Berlusconi o la Carfagna o la Gelmini. Ma il punto più dolente è quello del fisco, semplicemente ignorato da D’Attorre che si è profuso in (genericissime) indicazioni sulla battaglia per l’occupazione. Giustissimo; ma, ci fosse stato tempo per il dibattito (reso invece impossibile dal fatto che l’augusto dirigente ha terminato la sua alluvionale esternazione alle otto meno un quarto) gli avrei chiesto “Ma come si fa a produrre più occupazione con questa pressione fiscale?”.
Senza una ripresa dei consumi non può esserci alcuna ripresa occupazionale e, se la tasche della gente sono prosciugate dal fisco, come pensate che i consumi possano risalire? Quanto alle aziende, strette nella morsa dei tassi da usura praticati dalle banche e pressione del fisco, è così strano che chiudano a raffica, mettendo centinaia di migliaia di persone in mezzo ad una strada? Ma la sinistra è convinta che la lotta contro l’eccessivo prelievo fiscale sia una parolaccia, una cosa da lasciare alla destra. E se Renzi accenna a qualche demagogica promessa di tagli alle tasse, lo si attacca non perché le sue sono promesse da marinaio, ma perché bisogna battersi per mantenere le tasse sulla casa in nome della lotta ai “ricchi”. E ovviamente, senza che ci sia alcuna azione per colpire le rendite finanziarie. Penoso, francamente penoso. E le premesse per l’ennesima sconfitta di questa sinistra da salotto e da terrazza romana sono già tutte presenti. E’ solo l’ennesima replica di un film visto troppe volte. Auguri!
(Aldo Giannuli, “Sinistra Italiana, il fisco e una minestra riscaldata”, dal blog di Giannuli del 23 dicembre 2015).
Purtroppo quanto descritto è l'amara realtà .

Non mi fido di coloro che per anni son rimasti nel PD è solo quando si son visti messi da parte se ne sono usciti.

O erano considerati incompetenti o per tutto questo tempo si son tenuti strette le loro poltrone pur non condividevano la linea renziana xche non sapevano dove andare.

Ma costoro non hanno un lavoro all'infuori di quello politico?

Era così difficile capire come sarebbe andata con questo PD?

Se me ne sono subito uscito io, l'ultimo dei comuni mortali, non potevano capirlo anche costoro?

È ora sarebbero quelli che vorrebbero rifondare una vera Sinistra in Italia?

Non voglio apparire come il solito bastian contrario a cui non va bene mai niente .
Pensateci bene anche voi se questo potrà mai essere la maniera per ricostruire una vera sinistra italiana.


un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
camillobenso
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da camillobenso »

La sinistra italiana è morta a Padova l'11 giugno 1984.

Allora qualcuno sostenne: "Morto un papa sene fa un altro".

Ovviamente non avevano capito una mazza.

Enrico Berlinguer non era un papa come gli altri.

Solo il passare del tempo poteva rendere la vista a quei ciechi.

Sono passati più di trentun'anni, e solo ora i seguaci di San Tommaso possono constatare che la sinistra è stata messa fuori gioco per mancanza di uomini all'altezza della situazione.

Quando acquisisci la stima del tuo peggior nemico vuol dire che in quell'accumulo di carne c'è della stoffa.

Ed è quello che è avvenuto nella fase finale dell'avventura di Enrico Berlinguer.

Conquistare la stima di Giorgio Almirante.

Poi con l'avvento dei poltronieri, la sinistra si è via via esaurita.

Non solo da oggi si è ripresentata una situazione favorevole, ma essendo affacendati nella lotta di potere e poltrone non si sono accorti della condizione favorevole da sfruttare.


Corriere 29.12.15
il neoliberismo è in crisi di risultati e di idee
Il diffuso senso di abbandono e di insicurezza nella società dei consumi pesa più delle diseguaglianze
Così le emergenze internazionali generano tensioni che possono venire strumentalizzate da una destra alla deriva

di Mauro Magatti


Gli assetti sociali, politici e istituzionali dei Paesi avanzati sono sotto pressione.

È evidente che siamo entrati in un nuovo secolo: ne saremo all’altezza?

In una società sommersa dai beni materiali e avvolta dal flusso continuo della comunicazione non è più la disuguaglianza a strutturare il conflitto sociale.

Almeno apparentemente, a prevalere è piuttosto la questione della sicurezza e persino della integrità fisica: i singoli individui, inseriti in reti sociali sempre più piccole e fragili, si sentono esposti a tutto: alla violenza — dal terrorismo alla delinquenza spicciola — all’inquinamento, alle sofisticazioni alimentari, alle scorribande finanziarie.

Vulnerabili e soli in una situazione di grande instabilità: come si fa a non essere arrabbiati?


In realtà, l’intensità di questo sentimento di abbandono ricalca in modo piuttosto preciso la curva delle disuguaglianze sociali.


I ceti più abbienti e più istruiti avvertono solo debolmente questi rischi.

Sia perché ne sono obiettivamente protetti; sia perché hanno più strumenti culturali a disposizione per leggere quanto sta avvenendo.

Sono invece soprattutto i ceti popolari — verso cui convergono quote sempre più ampie del ceto medio impoverito — a esserne interessati.


Le conseguenze sui sistemi politici, già evidenti da molti anni, esplodono oggi di fronte alle bombe dei terroristi e ai rischi di guerra.

Con il risultato che in questa fase storica (e non è la prima volta!) la protesta sociale viene monopolizzata da partiti di una nuova destra.


Si guardi lo stato delle principali democrazie: dappertutto si vedranno partiti istituzionali — indifferentemente di centrodestra o di centrosinistra a seconda di contingenti situazioni nazionali — il cui obiettivo è cercare di salvare il salvabile.

Sempre più spesso con un’alleanza di governo che mette insieme quello che rimane dei partiti tradizionali per mantenere la governabilità (scenario nel quale da tempo si trovano Germania e Italia e verso cui tendono le recenti elezioni in Francia e Spagna).


Tutto attorno — quasi fisicamente — ai palazzi del potere si organizzano i gruppi che crescono sfruttando il malcontento.

Tra i quali prevale un immaginario legato all’idea di ordine e di pulizia.

Non solo in Ungheria e in Polonia, ma persino in Svezia, a crescere sono i partiti che si richiamano a questi principi.

Di fatto, dal Front national alla Lega fino all’America di Trump: nessun Paese, in questo momento, ne è immune.


Sono ormai anni che tale dinamica si è innescata.


E per quanto si possa dire che gli anticorpi democratici sono forti, il cerchio sembra stringersi sempre di più.


Anche perché, a causa delle persistenti instabilità, la base sociale che sostiene l’ordine sociale neoliberale tende a restringersi.

Stretti come siamo tra le difficoltà interne e gli attacchi esterni.


La protesta va nella direzione di una società che vuole chiudersi.

Quasi il ritorno di un pendolo: dopo la stagione dell’individualismo spinto, l’apertura viene vista come il fattore che radicalizza i problemi sociali.


Nei fatti, la capacità di attrazione del pensiero neoliberista si è enormemente ridotta rispetto ai tempi di Reagan e della Thatcher.

Anche perché, da molti punti di vista, è proprio il liberismo selvaggio una delle cause della situazione nella quale ci troviamo.


A difendere i resti di quella dottrina rimane solo un establishment — economico, istituzionale, culturale — tendenzialmente impaurito e privo di idee, che fatica a capire quello che sta accadendo: e cioè che il progetto dell’ultima parte del secolo — che si immaginava un individualismo sempre più spinto associato a un cosmopolitismo astratto — non funziona più.


Ancora dominate dall’etica individualistica e consumistica (che ovviamente rimane prevalente anche negli stessi ceti che protestano), le élite ostinatamente sembrano non saper riconoscere — e ancor meno interpretare — il bisogno diffuso di più legame sociale.


Letta con i parametri di chi è più forte e che trae dalla apertura numerosi vantaggi, la protesta è stata negata per anni in nome di un modello che ha fatto della mobilità, dell’innovazione, dell’efficienza, dell’eccellenza i soli punti di riferimento.

Senza considerare che esso riguarda e avvantaggia, in realtà, solo una minoranza.


In questo gioco, l’acuirsi delle tensioni internazionali, con i conseguenti flussi migratori, rischia di innescare una spirale pericolosa.

In mancanza di un’idea di futuro — e di risposte adeguate all’oggi — dilaga la paura di perdere quel poco che si ha.

Tanto più per i tanti per i quali non sembra più possibile darsi un positivo orizzonte di vita.

Un’ombra che avvolge tanto la popolazione anziana quanto quella giovanile.

Attenzione però: a essere regressive sono le risposte prospettate, non la domanda che sale dalla società. Forse qui sta il punto, che continua a essere rimosso: una volta che la storia ci ha costretti a lasciare alle spalle il neoliberismo, quale modello di crescita capace di combinare la proiezione al cambiamento con il bisogno di radicamento è possibile immaginare?


È nella difficoltà a rispondere a questa domanda che si misura l’inadeguatezza dell’offerta politica di questi anni.

Per colmare il divario che si è accumulato tra la vita delle persone e i modelli teorici di riferimento, occorre aggiornare al più presto le nostre mappe cognitive e concettuali.

Reintegrando il bisogno di sicurezza nella cornice della nostra vita sociale.

Nell’idea stessa di crescita. Abbiamo poco tempo.


Ma la risposta giusta può nascere solo se si ascolta e si risponde alla domanda che sale dal profondo delle nostre società.
iospero
Messaggi: 2444
Iscritto il: 24/02/2012, 18:16

Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da iospero »

Uomini all'altezza delle situazioni

manca un laeder ....

o abbiamo bisogno che nella sinistra si faccia sentire la voce dei cittadini, di quelli che non sono laeder, ma vogliono partecipare , essere informati , manifestare il loro parere, le loro preoccupazioni.
Nel nuovo soggetto politico TUTTI , ripeto TUTTI concordano che :

Il Soggetto politico che vogliamo sarà:
DEMOCRATICO, sia nel suo funzionamento interno (una testa un voto regola guida, strumenti e momenti di partecipazione diretta e online, pratiche di co-decisione tra rappresentanti istituzionali e cittadini, costruzione dal basso del programma politico) sia perché deve essere il punto di riferimento e di azione di tutte/i i democratici italiani
DI TUTTE E TUTTI, perché deve essere il luogo in cui tutte/i coloro che si contrappongono alle politiche neoliberiste, alla distruzione dell’ambiente e dei beni comuni, alla svalutazione del lavoro, alla crescente xenofobia, alle guerre, all’attacco alla democrazia possono ritrovarsi e organizzarsi in un corpo collettivo capace di superare antiche divisioni nell’apertura e nel coinvolgimento delle straordinarie risorse fuori dal circuito tradizionale della politica.
ALTERNATIVO e AUTONOMO rispetto alle culture politiche prevalenti d’impronta neoliberista che ci condannano al declino sociale e culturale, di cui oggi il PD tende ad assumere il ruolo di principale propulsore e diffusore.
INNOVATIVO sia nelle forme sia per la rottura con il quadro politico precedente, così come sta avvenendo in molti paesi europei. Differente dal sistema politico corrotto e subalterno di cui siamo avversari.
EUROPEO in quanto parte di una sinistra europea dichiaratamente antiliberista, che, con crescente forza e nuove forme, sta lottando per cambiare un quadro europeo insostenibile.



Speriamo che alle parole seguano i fatti e per questo io sollecito i vari comitati di base a prendere l'iniziativa, a incontrarsi, ad unire le loro piattaforme e a lasciare ai vertici lo sbrigo delle formalità per non perdere ciò che può ancora servire.
aaaa42
Messaggi: 822
Iscritto il: 08/03/2012, 23:18

Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da aaaa42 »

questa lettera indirizzata RISORGIMENTO SOCIALISTA nasce dal forte dibattito che è in corso su facebook.
e imposrtante che tutti i compagni di questo forum possano dire la loro influenzando il dibattitto in corso.

le candidature SAREBBERO già definite a Roma, Milano e Torino.
il problema non sono i nomi assolutamente validi preparati ed esperti.
il problema e chi ha definito queste candodature?
la questione non sono i nomi
bologna sta lavorando con un metodo di lavoro completamente DIVERSO.
la lettera :
---------------------------------------------------------------------------

ai compagni di RISORGIMENTO SOCIALISTA

condivido il lavoro ENORME che avete fatto.
io seguo di piu la rete e cerco di dare un contributo virtuale.
i motivi sono oggettivi e soggettivi.
grazie alla rete il lavoro di RISORGIMENTO SOCIALISTA e diventato il
lavoro politico uno dei piu importante a sinistra.
ora a mio avviso e necessario cambiare passo.

il famoso salto di qualità

il problema non è appoggiare i tre candidati cosa che io condivido a parte la mia preferenza per galloni a roma.

il problema e molto piu grande ed immenso
mettere in piede la podemos italiana e questa si chiama COALIZIONE SOCIALE.
e quindi a mio avviso un riferimenso importante e landini.
quindi mi aspetto anche da parte vostra un ATTACCO FRONTALE per metterlo
nel campo come riferimento sociale piu che politico.

i socialisti sono libertari e devono avere un carattere.

all interno di coalizione sociale c è spazio per tutti ( rifondazione
civati e tanti altri)
il problema e l EGEMONIA CULTURALE.
deve essere socialista e mi sembra che siamo tutti sulla buona strada.

che fare ?

1) strategia consiliare costruire i consigli di gestione del
territorio ( uso soviet e solo per marketing politico ).
2) utilizzare le banche dati dei soggetti sociali ( disoccupati,
insegnati impiegati statali, micro commercianti e microartigiani,
professionisti partita iva con redditi minimi, infermieri e medici,
operai manovali, operai specializati)
all' interno di COALIZIONI SOCIALI dobbiamo attivare con BANCHE DATI
questi processi.
il riferimento e all' METODOLOGIA DELL' INCHIESTA SOCIALE.( vedi Panzieri e i quaderni rossi)
3) il progetto politico richiede conoscenza della scienza politica per
questo ci vuole un personale politico, ma la COSCIENZA POLITICA deve
essere DENTRO i processi e i sogetti sociali.

AVANTI !!!!!
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da camillobenso »

aaaa42 ha scritto:questa lettera indirizzata RISORGIMENTO SOCIALISTA nasce dal forte dibattito che è in corso su facebook.
e imposrtante che tutti i compagni di questo forum possano dire la loro influenzando il dibattitto in corso.

le candidature SAREBBERO già definite a Roma, Milano e Torino.
il problema non sono i nomi assolutamente validi preparati ed esperti.
il problema e chi ha definito queste candodature?
la questione non sono i nomi
bologna sta lavorando con un metodo di lavoro completamente DIVERSO.
la lettera :
---------------------------------------------------------------------------

ai compagni di RISORGIMENTO SOCIALISTA

condivido il lavoro ENORME che avete fatto.
io seguo di piu la rete e cerco di dare un contributo virtuale.
i motivi sono oggettivi e soggettivi.
grazie alla rete il lavoro di RISORGIMENTO SOCIALISTA e diventato il
lavoro politico uno dei piu importante a sinistra.
ora a mio avviso e necessario cambiare passo.

il famoso salto di qualità

il problema non è appoggiare i tre candidati cosa che io condivido a parte la mia preferenza per galloni a roma.

il problema e molto piu grande ed immenso
mettere in piede la podemos italiana e questa si chiama COALIZIONE SOCIALE.
e quindi a mio avviso un riferimenso importante e landini.
quindi mi aspetto anche da parte vostra un ATTACCO FRONTALE per metterlo
nel campo come riferimento sociale piu che politico.

i socialisti sono libertari e devono avere un carattere.

all interno di coalizione sociale c è spazio per tutti ( rifondazione
civati e tanti altri)
il problema e l EGEMONIA CULTURALE.
deve essere socialista e mi sembra che siamo tutti sulla buona strada.

che fare ?

1) strategia consiliare costruire i consigli di gestione del
territorio ( uso soviet e solo per marketing politico ).
2) utilizzare le banche dati dei soggetti sociali ( disoccupati,
insegnati impiegati statali, micro commercianti e microartigiani,
professionisti partita iva con redditi minimi, infermieri e medici,
operai manovali, operai specializati)
all' interno di COALIZIONI SOCIALI dobbiamo attivare con BANCHE DATI
questi processi.
il riferimento e all' METODOLOGIA DELL' INCHIESTA SOCIALE.( vedi Panzieri e i quaderni rossi)
3) il progetto politico richiede conoscenza della scienza politica per
questo ci vuole un personale politico, ma la COSCIENZA POLITICA deve
essere DENTRO i processi e i sogetti sociali.

AVANTI !!!!!

E su questo come vi comporterete????

JP Morgan all’Eurozona: “Sbarazzatevi delle costituzioni antifasciste”
http://www.wallstreetitalia.co...

18 giugno 2013, di Redazione Wall Street Italia


Lascerete che La Qualunque e J.P. Morgan abbiano la meglio?
aaaa42
Messaggi: 822
Iscritto il: 08/03/2012, 23:18

Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da aaaa42 »

scusa erede conte Camillo il tuo impegno e fondamentale per questo forum ma non credi che dobbiamo essere più propositivi ?
e ovvio quello che pensiamo sull impero finanziario sui poteri forti .
la questione e l ACCUMULO DELLE FORZE per combattere l impero finanziario.
attualmente la sinistra e al 4% e l astensione al 60% .
cerchiamo di capire vista la situazione da dove partire.
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