Come se ne viene fuori ?
Re: Come se ne viene fuori ?
Roma, 30-09-2012
"E' necessario costruire una grande forza popolare, riformatrice e liberale con l'obiettivo di dare consenso elettorale al percorso avviato da Monti". Lo afferma il presidente di Italia Futura, Luca Cordero di Montezemolo, chiarendo, in una intervista al Corriere della Sera e in un colloquio con Repubblica, che si impegnera' "personalmente perche' questo progetto abbia successo" ma "senza rivendicare alcun ruolo o leadership" perche' "il problema italiano e' cambiare, non comandare. Cambiare un sistema, non qualcuno".
Occorre, spiega, "che il Paese prenda atto della disponibilita' del premier a continuare il suo lavoro". E oltre a Monti, "occorre mettere in campo una politica diversa da quelle del passato che ci hanno portato sin qui, in una posizione desolante che l'Italia non merita".
"Spingero' l'associazione - dice il presidente della Ferrari - a dare una mano alla prospettiva di un Monti bis con uomini e donne nuovi. Con idee nuove. Per far nascere una nuova politica". Perche' ormai lo spettacolo che sta dando la politica e' passato "dal cinepanettone all'horror di serie b".
Per questo la prossima legislatura, che deve avere come "grande tema la crescita" (tema dal quale "dall'attuale governo sono venute le maggiori delusioni"), non puo' che essere "costituente, e' impossibile pensare di tornare alla conflittualita' permanente della Seconda Repubblica".
Niente alleanze, poi, ne' con il Pdl ne' con il Pd (ma "dialogo con le persone responsabili"), perche' occorre "dare finalmente un approdo agli elettori liberali, democratici e riformisti" che non si riconoscono nei due principali partiti e non possono essere "condannati a disperdere i loro voto in piccoli partiti" ma in un "grande soggetto che abbia l'ambizione di essere il primo partito".
Renzi? "E' un fatto nuovo - risponde - una bella dimostrazione di democrazia". Quanto all'Udc, "non ho nessun pregiudizio" dice Montezemolo, ma "non credo basti cambiare la cornice o il simbolo, o reclutare due o tre figure della societa' civile, per realizzare operazioni di vero rinnovamento".
Se invece non si pensa a "una 'Udc 2.0', un remake dello stesso film" ma a "contenuti, idee e rinnovamento vero della classe dirigente allora vale assolutamente la pena aprire un dialogo, senza tatticismi" perche' "il tempo in cui si poteva essere per il rigore a Roma e per gli sprechi in Sicilia e' finito".
"E' necessario costruire una grande forza popolare, riformatrice e liberale con l'obiettivo di dare consenso elettorale al percorso avviato da Monti". Lo afferma il presidente di Italia Futura, Luca Cordero di Montezemolo, chiarendo, in una intervista al Corriere della Sera e in un colloquio con Repubblica, che si impegnera' "personalmente perche' questo progetto abbia successo" ma "senza rivendicare alcun ruolo o leadership" perche' "il problema italiano e' cambiare, non comandare. Cambiare un sistema, non qualcuno".
Occorre, spiega, "che il Paese prenda atto della disponibilita' del premier a continuare il suo lavoro". E oltre a Monti, "occorre mettere in campo una politica diversa da quelle del passato che ci hanno portato sin qui, in una posizione desolante che l'Italia non merita".
"Spingero' l'associazione - dice il presidente della Ferrari - a dare una mano alla prospettiva di un Monti bis con uomini e donne nuovi. Con idee nuove. Per far nascere una nuova politica". Perche' ormai lo spettacolo che sta dando la politica e' passato "dal cinepanettone all'horror di serie b".
Per questo la prossima legislatura, che deve avere come "grande tema la crescita" (tema dal quale "dall'attuale governo sono venute le maggiori delusioni"), non puo' che essere "costituente, e' impossibile pensare di tornare alla conflittualita' permanente della Seconda Repubblica".
Niente alleanze, poi, ne' con il Pdl ne' con il Pd (ma "dialogo con le persone responsabili"), perche' occorre "dare finalmente un approdo agli elettori liberali, democratici e riformisti" che non si riconoscono nei due principali partiti e non possono essere "condannati a disperdere i loro voto in piccoli partiti" ma in un "grande soggetto che abbia l'ambizione di essere il primo partito".
Renzi? "E' un fatto nuovo - risponde - una bella dimostrazione di democrazia". Quanto all'Udc, "non ho nessun pregiudizio" dice Montezemolo, ma "non credo basti cambiare la cornice o il simbolo, o reclutare due o tre figure della societa' civile, per realizzare operazioni di vero rinnovamento".
Se invece non si pensa a "una 'Udc 2.0', un remake dello stesso film" ma a "contenuti, idee e rinnovamento vero della classe dirigente allora vale assolutamente la pena aprire un dialogo, senza tatticismi" perche' "il tempo in cui si poteva essere per il rigore a Roma e per gli sprechi in Sicilia e' finito".
Re: Come se ne viene fuori ?
Zingales: “Monti? Non parlatemi di bis. Rottamiamo i banchieri come Bazoli”
Secondo l'economista, bocconiano come il premier e titolare di una cattedra alla Chicago University, il Presidente del Consiglio ha contenuto i danni ma "non ha mandato popolare". Su D'Alema e il centrosinistra: "E' il leader di quella parte politica che sta lì per fare inciuci col mondo delle imprese"
di Giorgio Meletti | 29 settembre 2012
“Mario Monti ha contenuto i danni sull’orlo della bancarotta, ma non parlatemi di bis. Non ha mandato popolare ed è il Bondi della politica: chiamato a salvare un’azienda al collasso, come Enrico Bondi a Montedison e Parmalat, taglia ma non rilancia. E i naufraghi della politica si aggrappano al Monti bis come a una scialuppa”. Luigi Zingales, padovano di 49 anni, bocconiano come Monti, non ha bisogno di pesare le parole. Con quella cattedra di economia alla Chicago University, dove insegnava il padre del neoliberismo Milton Friedman, può dire ciò che vuole. È tornato in Italia per lanciare un libro che nel titolo dice tutto: “Manifesto capitalista – Una rivoluzione liberale contro un’economia corrotta”. E già che c’era, è andato alla Banca d’Italia a insolentire il patriarca dei banchieri italiani, Giovanni Bazoli. La sua voglia di rottamazione parte dal potere economico.
Oltre al presidente di Intesa Sanpaolo, chi deve andare a casa?
Tutta l’oligarchia del capitalismo, vecchia, inadeguata, incapace di riformarsi.
Questa oligarchia distrugge la ricchezza o se ne appropria in modo ingiusto?
Entrambe le cose. Per appropriarsi della ricchezza la distrugge. Molti dicono che il capitalismo di relazione, dove non conta il merito ma vincono i favori tra amici, qualche vantaggio ce l’ha. Non ci credo, ma vorrei discuterne: ho chiesto a Bazoli perché dice che la sua banca cerca l’interesse generale prima del profitto, ma non mi ha voluto rispondere. Il suo culto del profitto non è molto popolare in Italia. Lo so, c’è un’antica cultura anticapitalistica, e quindi diffidenza. Il mio libro in America è intitolato “Un capitalismo per il popolo”, ma qui sarebbe stato tacciato di populismo.
I liberisti sono considerati i teorici dell’ingiustizia.
Certo, se il liberismo è praticato come in Italia hanno ragione. Ma il libero mercato, quello vero, è l’antidoto più efficace contro l’ingiustizia sociale. Quando dico meritocrazia, penso che i primi a negarla sono gli oligarchi del capitalismo. Hanno un sistema di intrecci azionari, patti e accordi, per cui sono tutti legati e nessuno giudica nessuno. Io oggi non licenzio te, tu domani non licenzi mia figlia.
Capitalismo delle figlie, come quelle di Ligresti?
La Fonsai sarà mica andata a rotoli per colpa dei dipendenti?
La figlia di Bazoli che entra nel consiglio di Ubi Banca quando ne esce il padre per incompatibilità, come la spiega ai suoi studenti?
Parto da Alessandro Borgia. È la tradizione cattolica, il potere che si tramanda senza possedere azioni. Episodi del genere dimostrano mancanza di sensibilità, perché il potere corrompe e il potere assoluto corrompe assolutamente, come diceva lord Acton.
Insegnava a Chicago?
No, storico inglese dell’Ottocento, nato a Napoli.
Però è comodo venire qui a sparare a zero con la cattedra a Chicago.
Ah sì, anche perché siamo provinciali. Uno arriva dall’America e tutti stanno a sentirlo.
E i colleghi italiani non la chiamano mai per dirle beato te che puoi parlare?
Gli economisti no, ma molti manager e imprenditori mi dicono che tacciono per paura.
Paura fa rima con omertà.
Nelle scuole americane ai miei figli insegnano a battersi contro l’ingiustizia, ad avere fiducia in se stessi, a credere che tu puoi fare la differenza. Qui ti insegnano che è tutto inutile, e l’omertà è un obbligo morale.
Battersi per la legalità è roba da rompiscatole.
Sì, e mi ribello. Le regole sono essenziali per l’economia. Non c’è liberismo senza legalità. Il mio libro parte da Enrico Berlinguer, che ha sollevato la questione morale. La sinistra è stata l’unica parte politica a battersi contro le porcherie. Mentre la borghesia, per paura dei comunisti, ha difeso l’illegalità.
Ma allora c’è il Pd già pronto. Perché il movimento “Fermare il declino”?
Per rompere il legame tra sinistra anticapitalista e sinistra liberale. Se Matteo Renzi vince le primarie sto con lui, naturalmente a patto che cacci gente come D’Alema.
Ma D’Alema è un vecchio tifoso del liberismo…
No, è il leader di quella parte del Pd che sta lì per fare inciuci con il mondo delle imprese.
Marchionne che definisce “folklore locale” la sentenza sulla discriminazione a Pomigliano, come sta nella classifica liberismo-legalità?
Se ha detto questo dell’applicazione di una legge europea ha sbagliato. Si sta esagerando. I sindacati hanno abusato della giustizia troppo tutelante, ma non si può dare sempre la colpa a chi lavora. All’economia italiana fanno più male gli oligarchi che mantengono il loro potere in un sistema senza regole.
Ma lei che ci fa in America, l’ha scelto o non l’hanno voluta alla Bocconi?
A Chicago mi pagavano e mi facevano fare ricerca. In Italia avrei dovuto chiedere soldi ai miei. Lei che avrebbe fatto?
Ma adesso che viene a fare? Ci sarà qualcuno che le chiede che vuole, no?
Vengo a cercare qualcuno con cui discutere del futuro del Paese: se un popolo non è in grado di mettere in galera i corrotti non saprà neppure scegliere le tecnologie su cui investire.
da Il Fatto Quotidiano del 29 settembre 2012
Secondo l'economista, bocconiano come il premier e titolare di una cattedra alla Chicago University, il Presidente del Consiglio ha contenuto i danni ma "non ha mandato popolare". Su D'Alema e il centrosinistra: "E' il leader di quella parte politica che sta lì per fare inciuci col mondo delle imprese"
di Giorgio Meletti | 29 settembre 2012
“Mario Monti ha contenuto i danni sull’orlo della bancarotta, ma non parlatemi di bis. Non ha mandato popolare ed è il Bondi della politica: chiamato a salvare un’azienda al collasso, come Enrico Bondi a Montedison e Parmalat, taglia ma non rilancia. E i naufraghi della politica si aggrappano al Monti bis come a una scialuppa”. Luigi Zingales, padovano di 49 anni, bocconiano come Monti, non ha bisogno di pesare le parole. Con quella cattedra di economia alla Chicago University, dove insegnava il padre del neoliberismo Milton Friedman, può dire ciò che vuole. È tornato in Italia per lanciare un libro che nel titolo dice tutto: “Manifesto capitalista – Una rivoluzione liberale contro un’economia corrotta”. E già che c’era, è andato alla Banca d’Italia a insolentire il patriarca dei banchieri italiani, Giovanni Bazoli. La sua voglia di rottamazione parte dal potere economico.
Oltre al presidente di Intesa Sanpaolo, chi deve andare a casa?
Tutta l’oligarchia del capitalismo, vecchia, inadeguata, incapace di riformarsi.
Questa oligarchia distrugge la ricchezza o se ne appropria in modo ingiusto?
Entrambe le cose. Per appropriarsi della ricchezza la distrugge. Molti dicono che il capitalismo di relazione, dove non conta il merito ma vincono i favori tra amici, qualche vantaggio ce l’ha. Non ci credo, ma vorrei discuterne: ho chiesto a Bazoli perché dice che la sua banca cerca l’interesse generale prima del profitto, ma non mi ha voluto rispondere. Il suo culto del profitto non è molto popolare in Italia. Lo so, c’è un’antica cultura anticapitalistica, e quindi diffidenza. Il mio libro in America è intitolato “Un capitalismo per il popolo”, ma qui sarebbe stato tacciato di populismo.
I liberisti sono considerati i teorici dell’ingiustizia.
Certo, se il liberismo è praticato come in Italia hanno ragione. Ma il libero mercato, quello vero, è l’antidoto più efficace contro l’ingiustizia sociale. Quando dico meritocrazia, penso che i primi a negarla sono gli oligarchi del capitalismo. Hanno un sistema di intrecci azionari, patti e accordi, per cui sono tutti legati e nessuno giudica nessuno. Io oggi non licenzio te, tu domani non licenzi mia figlia.
Capitalismo delle figlie, come quelle di Ligresti?
La Fonsai sarà mica andata a rotoli per colpa dei dipendenti?
La figlia di Bazoli che entra nel consiglio di Ubi Banca quando ne esce il padre per incompatibilità, come la spiega ai suoi studenti?
Parto da Alessandro Borgia. È la tradizione cattolica, il potere che si tramanda senza possedere azioni. Episodi del genere dimostrano mancanza di sensibilità, perché il potere corrompe e il potere assoluto corrompe assolutamente, come diceva lord Acton.
Insegnava a Chicago?
No, storico inglese dell’Ottocento, nato a Napoli.
Però è comodo venire qui a sparare a zero con la cattedra a Chicago.
Ah sì, anche perché siamo provinciali. Uno arriva dall’America e tutti stanno a sentirlo.
E i colleghi italiani non la chiamano mai per dirle beato te che puoi parlare?
Gli economisti no, ma molti manager e imprenditori mi dicono che tacciono per paura.
Paura fa rima con omertà.
Nelle scuole americane ai miei figli insegnano a battersi contro l’ingiustizia, ad avere fiducia in se stessi, a credere che tu puoi fare la differenza. Qui ti insegnano che è tutto inutile, e l’omertà è un obbligo morale.
Battersi per la legalità è roba da rompiscatole.
Sì, e mi ribello. Le regole sono essenziali per l’economia. Non c’è liberismo senza legalità. Il mio libro parte da Enrico Berlinguer, che ha sollevato la questione morale. La sinistra è stata l’unica parte politica a battersi contro le porcherie. Mentre la borghesia, per paura dei comunisti, ha difeso l’illegalità.
Ma allora c’è il Pd già pronto. Perché il movimento “Fermare il declino”?
Per rompere il legame tra sinistra anticapitalista e sinistra liberale. Se Matteo Renzi vince le primarie sto con lui, naturalmente a patto che cacci gente come D’Alema.
Ma D’Alema è un vecchio tifoso del liberismo…
No, è il leader di quella parte del Pd che sta lì per fare inciuci con il mondo delle imprese.
Marchionne che definisce “folklore locale” la sentenza sulla discriminazione a Pomigliano, come sta nella classifica liberismo-legalità?
Se ha detto questo dell’applicazione di una legge europea ha sbagliato. Si sta esagerando. I sindacati hanno abusato della giustizia troppo tutelante, ma non si può dare sempre la colpa a chi lavora. All’economia italiana fanno più male gli oligarchi che mantengono il loro potere in un sistema senza regole.
Ma lei che ci fa in America, l’ha scelto o non l’hanno voluta alla Bocconi?
A Chicago mi pagavano e mi facevano fare ricerca. In Italia avrei dovuto chiedere soldi ai miei. Lei che avrebbe fatto?
Ma adesso che viene a fare? Ci sarà qualcuno che le chiede che vuole, no?
Vengo a cercare qualcuno con cui discutere del futuro del Paese: se un popolo non è in grado di mettere in galera i corrotti non saprà neppure scegliere le tecnologie su cui investire.
da Il Fatto Quotidiano del 29 settembre 2012
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Re: Come se ne viene fuori ?
Amici forumisti,
la destra "buona" (si fa per dire) si sta dando da fare. Dopo il movimento bocconiano ma non montiano di Oscar Giannino e Zingales, oggi Fini e Casini spingono per una lista civica "Mille per l'Italia", appoggiata anche da "mont e zemolo".
Questo metterebbe definitivamente fuori il PDL e B. the beast, ma non sarà capace di vincere se non si spacca anche il PD del povero Bersani. Già, i montiani dentro il PD di governo sono in tanti a partire da Gentiloni, ma non so cosa ne pensano i militanti del PD ... scusa dimenticavo, non contano nulla.
Se il PD finalmente di spacca ... si spera che quello che rimane non sia né montiano né neoliberista, allora noi di sinistra ci possiamo riavvicinare ... ma pretendiamo la democrazia diretta .... niente strutture verticistiche.
Vedrem
la destra "buona" (si fa per dire) si sta dando da fare. Dopo il movimento bocconiano ma non montiano di Oscar Giannino e Zingales, oggi Fini e Casini spingono per una lista civica "Mille per l'Italia", appoggiata anche da "mont e zemolo".
Questo metterebbe definitivamente fuori il PDL e B. the beast, ma non sarà capace di vincere se non si spacca anche il PD del povero Bersani. Già, i montiani dentro il PD di governo sono in tanti a partire da Gentiloni, ma non so cosa ne pensano i militanti del PD ... scusa dimenticavo, non contano nulla.
Se il PD finalmente di spacca ... si spera che quello che rimane non sia né montiano né neoliberista, allora noi di sinistra ci possiamo riavvicinare ... ma pretendiamo la democrazia diretta .... niente strutture verticistiche.
Vedrem
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
Re: Come se ne viene fuori ?
Certo che Fini E Casini sono proprio alla canna del gas....attaccati a Monti come naufraghi alla rete dei tonni.
E Luca Cordero come se li scrolla di dosso dopo che stanno praticamente facendo in tutti i modi campagna elettorale pro Monti ? Giù le mani zombie l'ho visto prima io !!!
E Luca Cordero come se li scrolla di dosso dopo che stanno praticamente facendo in tutti i modi campagna elettorale pro Monti ? Giù le mani zombie l'ho visto prima io !!!
Re: Come se ne viene fuori ?
Fini e Casini dicono sì a Monti bis ma Bersani e Alfano non ci stanno ( Adnkronos)
... ci stanno, ci stanno, tranqui.
Galleggiare con Monti o affondare a sinistra ( Il Giornale, V.Feltri )
1) quale sinistra? 2) quale destra ? basta guardare il toto nomine che si vocifera per la Regione Lazio per farsi una vaga idea del campionario ....
Se Monti si tira indietro pure dal "contributo" il paese è fottuto ( scusatemi ma io continuo a non vedere discontinuità , anzi se è possibile ora il campionario è peggiorato ) e se Monti si circonda di questi cadaveri il paese è fottuto.
... ci stanno, ci stanno, tranqui.
Galleggiare con Monti o affondare a sinistra ( Il Giornale, V.Feltri )
1) quale sinistra? 2) quale destra ? basta guardare il toto nomine che si vocifera per la Regione Lazio per farsi una vaga idea del campionario ....
Se Monti si tira indietro pure dal "contributo" il paese è fottuto ( scusatemi ma io continuo a non vedere discontinuità , anzi se è possibile ora il campionario è peggiorato ) e se Monti si circonda di questi cadaveri il paese è fottuto.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Mi sembra di aver letto che i montiani del PD vorrebbero Monti ,ma non accodandosi agli altri, bensì con un PD vincente alle elezioni in modo da essere loro a dirigere il tutto.
Certo di questo passo una coalizione UDC+PD perderebbe voti sia nell'UDC che nel PD e farebbe fatica ad arrivare al 25%.
Sarebbe interessante vedere un sondaggio
-Lista per Monti
_ SEL+IDV+verdi+altri di sinistra
- 5 Stelle
- LegaN
-PDL
Certo di questo passo una coalizione UDC+PD perderebbe voti sia nell'UDC che nel PD e farebbe fatica ad arrivare al 25%.
Sarebbe interessante vedere un sondaggio
-Lista per Monti
_ SEL+IDV+verdi+altri di sinistra
- 5 Stelle
- LegaN
-PDL
Re: Come se ne viene fuori ?
si formerà un blocco al centro che imporrà monti come premier e il pd se lo dovrà accollare pur di fare un governo, è meglio che non fanno tanto i delicati
Re: Come se ne viene fuori ?
A me sembra che chi è stato preso per il naso da dentro e da fuori il PD sia il povero Bersande.
Tuttavia credo che un Monti che diventi la bandiera dei Fini, Casini e qualche altro vecchio arneso, non avrà i consensi che gli riconoscono oggi i sondaggi.
Sarà interessante vedere come il prof. se è furbo, come è in realtà, si smarcherà da questo abbraccio mortale.
Tuttavia credo che un Monti che diventi la bandiera dei Fini, Casini e qualche altro vecchio arneso, non avrà i consensi che gli riconoscono oggi i sondaggi.
Sarà interessante vedere come il prof. se è furbo, come è in realtà, si smarcherà da questo abbraccio mortale.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Mica tanto. Anche montesemola si sta unendo al carro.mariok ha scritto:A me sembra che chi è stato preso per il naso da dentro e da fuori il PD sia il povero Bersande.
Tuttavia credo che un Monti che diventi la bandiera dei Fini, Casini e qualche altro vecchio arneso, non avrà i consensi che gli riconoscono oggi i sondaggi.
Sarà interessante vedere come il prof. se è furbo, come è in realtà, si smarcherà da questo abbraccio mortale.
montesemola significa imprenditoria, confindustria.
Stanno unendo le forze per creare un governo monti che continui a farci a pezzi.
E l'alternativa non è il pd.
Quindi ripeto che mi auguro che Di Pietro, Ferrero eccetera parlino con Grillo garantendo la fine dei rimborsi elettorali e via dicendo. Che trovino un accordo,non vedo altra strada.
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
Robert Harris, "Archangel"
Re: Come se ne viene fuori ?
Che strani movimenti!
A Firenze grandi manovre per l’alleanza Giannino-Renzi. Il giornalista: “Auguro a Matteo di vincere”
Pubblicato il 30 settembre 2012 da Carlandrea Poli
Avrà pure perso per strada Bill Clinton a causa del clamore mediatico, che all’ultimo minuto ha fatto desistere l’ex presidente degli Stati Uniti dall’incontrare – nel corso della sua tappa in Italia – il sindaco di Firenze, ma questo pomeriggio Matteo Renzi ha incassato un incoraggiamento pubblico di Oscar Giannino.
“L’unica vera novità della politica è lui – ha esordito il giornalista economico, leader del movimento Fermare il Declino –. Renzi sta avendo il merito di porre all’interno del suo partito la richiesta di nuovi meccanismi di selezione per avere volti nuovi”.
Queste parole sono state pronunciate poco fa all’hotel Baglioni a Firenze, nel corso della prima riunione regionale del movimento degli anti-declinisti. È stato il pubblico a incalzare Giannino a prendere una posizione sulle possibile alleanze del nuovo movimento. “Andare o no con Renzi?” è questo il dilemma per i sostenitori e Giannino ha fatto intendere chiaramente quale sarà la sua strategia d’avvicinamento per le elezioni politiche.
Oscar Giannino e alla sua destra l'economista renziano Alessandro Petretto
“Con Renzi marceremo divisi per colpire uniti – ha spiegato –. Gli auguro di fare il migliore risultato possibile alle primarie e nel caso in cui l’assemblea del Pd dovesse attenersi alle stesse regole adottate per aprire la consultazione agli elettori come con Prodi allora ci sarà un trauma positivo. Sarebbe l’unica cosa buona che muterebbe il quadro delle scelte”.
Probabilmente non siamo di fronte ancora ad un endorsement, ma a dicembre potrebbe perfezionarsi l’alleanza. Si è dato tre mesi di tempo, in effetti, Giannino per decidere se e con chi presentare una lista elettorale per le politiche del 2013, verificando la “possibilità di essere la gamba di un governo che faccia pulizia”. Un concetto espresso con un lessico differente dal candidato Pd, però convergente con un’idea di rottamazione dei politici della seconda repubblica. Compreso Mario Monti: “Ha ripristinato la credibilità dell’Italia sui mercati, ma anche la sua politica economica ha basato il risanamento per l’80% su un aumento delle tasse”.
Una visione che allontanerebbe Fermare il Declino da Italia Futura alla luce dell’intervista apparsa stamane sul Corriere della Sera di Luca Cordero di Montezemolo, favorevole ad un Monti bis nella prossima legislatura. Di sicuro i ponti sono stati rotti col Terzo Polo. Sferzante il giudizio dedicato a Casini: “Se si rendesse minimamente conto di quello che sta succedendo non toglierebbe il suo nome dal simbolo, ma proprio il simbolo della scena politica”.
Il segnale migliore del sodalizio che sta per nascere fra Giannino e Renzi, comunque, lo si è colto da un banale colpo d’occhio. Alla destra del giornalista economico al tavolo dei relatori è spiccata la presenza di Alessandro Petretto, economista e assessore al bilancio del Comune di Firenze. È toccato proprio a quest’ultimo illustrare i guasti del sistema del Welfare e le ricette per renderlo sostenibile.
http://www.termometropolitico.it/23554_ ... ncere.html
A Firenze grandi manovre per l’alleanza Giannino-Renzi. Il giornalista: “Auguro a Matteo di vincere”
Pubblicato il 30 settembre 2012 da Carlandrea Poli
Avrà pure perso per strada Bill Clinton a causa del clamore mediatico, che all’ultimo minuto ha fatto desistere l’ex presidente degli Stati Uniti dall’incontrare – nel corso della sua tappa in Italia – il sindaco di Firenze, ma questo pomeriggio Matteo Renzi ha incassato un incoraggiamento pubblico di Oscar Giannino.
“L’unica vera novità della politica è lui – ha esordito il giornalista economico, leader del movimento Fermare il Declino –. Renzi sta avendo il merito di porre all’interno del suo partito la richiesta di nuovi meccanismi di selezione per avere volti nuovi”.
Queste parole sono state pronunciate poco fa all’hotel Baglioni a Firenze, nel corso della prima riunione regionale del movimento degli anti-declinisti. È stato il pubblico a incalzare Giannino a prendere una posizione sulle possibile alleanze del nuovo movimento. “Andare o no con Renzi?” è questo il dilemma per i sostenitori e Giannino ha fatto intendere chiaramente quale sarà la sua strategia d’avvicinamento per le elezioni politiche.
Oscar Giannino e alla sua destra l'economista renziano Alessandro Petretto
“Con Renzi marceremo divisi per colpire uniti – ha spiegato –. Gli auguro di fare il migliore risultato possibile alle primarie e nel caso in cui l’assemblea del Pd dovesse attenersi alle stesse regole adottate per aprire la consultazione agli elettori come con Prodi allora ci sarà un trauma positivo. Sarebbe l’unica cosa buona che muterebbe il quadro delle scelte”.
Probabilmente non siamo di fronte ancora ad un endorsement, ma a dicembre potrebbe perfezionarsi l’alleanza. Si è dato tre mesi di tempo, in effetti, Giannino per decidere se e con chi presentare una lista elettorale per le politiche del 2013, verificando la “possibilità di essere la gamba di un governo che faccia pulizia”. Un concetto espresso con un lessico differente dal candidato Pd, però convergente con un’idea di rottamazione dei politici della seconda repubblica. Compreso Mario Monti: “Ha ripristinato la credibilità dell’Italia sui mercati, ma anche la sua politica economica ha basato il risanamento per l’80% su un aumento delle tasse”.
Una visione che allontanerebbe Fermare il Declino da Italia Futura alla luce dell’intervista apparsa stamane sul Corriere della Sera di Luca Cordero di Montezemolo, favorevole ad un Monti bis nella prossima legislatura. Di sicuro i ponti sono stati rotti col Terzo Polo. Sferzante il giudizio dedicato a Casini: “Se si rendesse minimamente conto di quello che sta succedendo non toglierebbe il suo nome dal simbolo, ma proprio il simbolo della scena politica”.
Il segnale migliore del sodalizio che sta per nascere fra Giannino e Renzi, comunque, lo si è colto da un banale colpo d’occhio. Alla destra del giornalista economico al tavolo dei relatori è spiccata la presenza di Alessandro Petretto, economista e assessore al bilancio del Comune di Firenze. È toccato proprio a quest’ultimo illustrare i guasti del sistema del Welfare e le ricette per renderlo sostenibile.
http://www.termometropolitico.it/23554_ ... ncere.html
Chi c’è in linea
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