Come se ne viene fuori ?
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 39
Diario di un disastro annunciato – 30 settembre 2012 - 1
La cronaca politica di questi giorni amari che precedono il disastro, non può essere nulla di diverso dal copione che stanno recitando gli attori della politica italiana, impegnatissimi come non mai affinché la rappresentazione dell’ultimo atto della “La tragicommedia italiana di inizio secolo”, abbia un successo strepitoso.
Purtroppo, piaccia o non piaccia, la responsabilità di questo disastro è di quei 42 milioni di italiani adulti che hanno facoltà di votare.
Citano Joblack ed Amadeus:
….. oggi Fini e Casini spingono per una lista civica "Mille per l'Italia", appoggiata anche da "mont e zemolo".
Joblack
……..Certo che Fini E Casini sono proprio alla canna del gas....attaccati a Monti come naufraghi alla rete dei tonni. ……
Amadeus
Con questi italiani i due ectoplasmi Casini e Fini hanno certamente gioco facile:
Ugo Tognazzi Alberto Sordi - Bertoldo Bertoldino e Cacasenno (parte 1)
http://www.youtube.com/watch?v=YpfBTddC38I
dove il solito mirabolante Albertone nazionale, nei panni del frate che vende le reliquie e la piuma dell’Agnolo Gabriello rappresenta tutto il mondo politico italiano, indistintamente di destra e di sinistra.
Totò: Pasquale
http://www.youtube.com/watch?v=PwYdZ0HFHMk
dove Totò rappresenta gli italiani degli ultimi 50 anni e Pasquale il potere.
Don Camillo benedice il trattore comunista
http://www.youtube.com/watch?v=mBow3jlOeHQ
Peppone e la patria
http://www.youtube.com/watch?v=SrXHKi0e ... re=related
Don Camillo monsignore ma non troppo - Fascisti!! (è un vecchio vizio di famiglia)
http://www.youtube.com/watch?v=-aLesKMv ... re=related
.. I comunisti siamo noi - don Camillo e Peppone
http://www.youtube.com/watch?v=UXiFb_6B ... re=related
Il difetto principale del merlame tricolore, come è diffusamente noto, è la memoria, i politici ne sono perfettamente consapevoli e così hanno buon gioco.
Youtube,com, purtroppo non dispone di documentazione (oppure sono io che sono sufficientemente imbranato nel non saperla cercare) relativa ai ripetuti festeggiamenti della coalizione di destra, FI, An, U Dc, Lega, dopo le vittorie degli ultimi undici anni. Berlusconi, Fini, Casini, Bossi, Buttiglione, che sui palchi italiani saltavano al grido di "chi non salta comunista è"
E’ disponibile solo questo filmato:
Berlusconi salta al grido "chi non salta comunista è"
http://www.youtube.com/watch?v=UeCnihqB6Qs
Gli italiani il passato non se lo ricordano più ed oggi sono qui come dei merli doc ad ascoltare ancora una volta monsignor Casini e Fini che li fanno fessi come se niente fosse.
Fini e Casini, ma anche altri, hanno ridotto la democrazia in macerie. Le parole con loro perdono di significato, vengono completamente svuotate del loro significato. I due politici da museo delle cere di madame Tassauds, rimescolano in continuazione la minestra riscaldata come vogliono loro, perché sono fermamente convinti che gli italiani siano totalmente scemi, e di conseguenza, gli si può raccontare di tutto e di più oltre naturalmente anche il contrario, tanto questi bevono di gusto di tutto ed applaudono entusiasti come i romani accorsi il 10 giugno 1940 a Piazza Venezia ad ascoltare il brigante Musolino.
Fini, dalla Gruber questa settimana, approfittando della freschissima notizia della pubblicazione della lettera di Lavitola alla cara salma, dichiara: <<Bisogna che gli italiani sappiano chi è Silvio Berlusconi>>.
Falso, tremendamente falso. Solo una parte di italiani ha accettato subdolamente per interessi personali di ignorare chi fosse SB.
E una parte di questa era il gruppo politico di An e dei suoi elettori, che per anni sono stati grati al caimano per averli sdoganati. Sapevano come tutti quanti chi fosse in realtà il caimano, ma per convenienza politica hanno messo generosamente il capino sotto la sabbia.
Lo stesso dicasi per Casini, orfano della Dc. Il cacciaballiere lombardo gli stava a pennello per combattere la sinistra che finirà per dimostrarsi una finta sinistra.
Entrambi hanno sempre difeso Berlusconi dalla magistratura; una vittima, ha sempre fastidiosamente ripetuto per convenienza monsignor Casini.
Casini e Fini, da vecchie volpi della prima Repubblica, hanno sempre giocato la partita ritenendo che al momento in cui la salma avesse abbandonato la politica potessero diventare, uno o l'altro, il successore naturale, visto che il caimano si circondava per ovvie ragioni di ciofeche (vedi Angelino). Per tanti anni Fini e Casini si sono tenuti d’occhio perché entrambi aspiravano alla successione al trono.
Una scelta di comodo, perché se si fosse realizzata la successione, avrebbero ereditato una grossa coalizione. Loro come singoli partiti avevano dei limiti di crescita, e di conseguenza U Dc e An non sarebbero mai potuti diventare il partito guida della coalizione di destra.
Per assecondare il caimano, hanno votato tutte le peggiori nefandezze necessarie per la sopravvivenza politica della cara salma.
Convinti che la loro furbizia extralarge, derivante dalla vecchia militanza politica potesse condizionare il cavalier banana, non hanno tenuto conto della storia privata in azienda del ducetto brianzolo.
Banana si è sempre circondato di yesman, chi superava i confini veniva allontanato dall’azienda.
Convinto che la politica potesse essere gestita come un’azienda, Banana, non ha cambiato una sola virgola del suo modus operandi.
Basta vedere in politica quanti collaboratori si è mangiato, che ha usato, li ha spremuti come limoni e poi li ha abbandonati al loro destino.
Berlusconi pretendeva di conseguenza che in virtù della riconoscenza dovutagli, Gianfranco e Pier Ferdinando si comportassero come i devoti yesman di Finivest. Non ha capito che questo non era possibile.
Come a senso inverso, i due Bibì e Bibò della destra non avevano capito cosa pretendeva da loro la cara salma per coesistere.
Durante la crisi dell’autunno inverno del 2007, sia di FI che della coalizione di destra, il caimano pubblicamente si è lamentato della presenza al suo fianco dei due “ectoplasmi” che non gli hanno consentito di fare fino in fondo quello che aveva in mente.
Banana risolve la situazione in un tardo pomeriggio di novembre del 2007 quando sale sul predellino della sua auto in un comizio in Piazza San Babila a Milano e annuncia erga omnes la nascita del Partito delle Libertà.
Monsignor Casini intuisce immediatamente il disegno politico del caimano e si sfila subito. Non ci sta ad esser fatto fuori in quel modo e va all’opposizione.
Casini intuisce che il banana si riprometteva di assorbire l’U Dc e di fare fuori politicamente monsignor Casini, il rompicoglioni “ectoplasma”.
Berlusconi aveva preso in considerazione questa eventualità e malgrado la sceneggiata di rito accetta di buon grado la nuova situazione. Non poteva però rischiare contemporaneamente anche con Fini la stessa manfrina e accetta di conseguenza la fusione di An nel Pdl.
Per Fini si riaprono i giochi, l’amico avversario pretendente al trono si è autoescluso da solo. E’ convinto quindi di potersi giocare con maggiore respiro la partita della successione. Infatti negli anni precedenti si era meritato il soprannome di “Pitone” non per niente.
Ma le cose non vanno come Fini aveva previsto. Anche il caimano intendeva giocare nel tempo la sua partita con An come l’aveva progettata con l’U Dc.
La corda viene tirata fino al maggio del 2010, quando Fini in platea in un convegno Pdl, all’attacco di Berlusconi dal palco, si alza e pronuncia il fatidico: <<Che fai?....Mi cacci??>>.
Il disegno del caimano va in porto e Fini abbandona il campo spaccando An.
Sia Fini che Casini, in base alle loro potenzialità e capacità politica non hanno combinato assolutamente nulla nel dopo Pdl. Hanno cercato di inventarsi un Grande centro, ma il super Confusionando lo scioglie a maggio 2012 e prosegue poi in una di serie sbandamenti sussultori oscillatori, spostandosi verso una alleanza con il democristiano Pd, per poi ritornare a destra quando compare Vendola al fianco di Bersani.
Solo 20 giorni fa, Rutelli bussa al portone del convento del Pd chiedendo asilo perché la Dc voluta da monsignor Casini non si fa più. Anche altri confermano questo indirizzo.
Nella politica italiana allo sfascio totale basta un nonnulla per agitare le alleanze temporanee, smontarle e rimontarne altre.
E’ bastata la dichiarazione di Monty negli Usa, per far resuscitare con la velocità della luce il disegno di rifare la Dc.
L’obiettivo quindi è una Dc guidata dal democristiano Monty.
Subito si agita nel Pd Gentilò il mollacciò, che spinge verso la nuova Dc.
Mitraglietta Mentana gli da una mano pubblicando un sondaggio che da Monty in risalita al 50 % nel gradimento degli italiani.
Weber, riprendendo a fare sondaggi per “Agorà” ridimensiona il dato al 42 %, come alla fine di maggio.
Ma i marpioni naturalmente preferiscono giocare sull’equivoco.
“Bellezza”,… la politica è questa,…………..una fogna maleodorante a cielo aperto.
Diario di un disastro annunciato – 30 settembre 2012 - 1
La cronaca politica di questi giorni amari che precedono il disastro, non può essere nulla di diverso dal copione che stanno recitando gli attori della politica italiana, impegnatissimi come non mai affinché la rappresentazione dell’ultimo atto della “La tragicommedia italiana di inizio secolo”, abbia un successo strepitoso.
Purtroppo, piaccia o non piaccia, la responsabilità di questo disastro è di quei 42 milioni di italiani adulti che hanno facoltà di votare.
Citano Joblack ed Amadeus:
….. oggi Fini e Casini spingono per una lista civica "Mille per l'Italia", appoggiata anche da "mont e zemolo".
Joblack
……..Certo che Fini E Casini sono proprio alla canna del gas....attaccati a Monti come naufraghi alla rete dei tonni. ……
Amadeus
Con questi italiani i due ectoplasmi Casini e Fini hanno certamente gioco facile:
Ugo Tognazzi Alberto Sordi - Bertoldo Bertoldino e Cacasenno (parte 1)
http://www.youtube.com/watch?v=YpfBTddC38I
dove il solito mirabolante Albertone nazionale, nei panni del frate che vende le reliquie e la piuma dell’Agnolo Gabriello rappresenta tutto il mondo politico italiano, indistintamente di destra e di sinistra.
Totò: Pasquale
http://www.youtube.com/watch?v=PwYdZ0HFHMk
dove Totò rappresenta gli italiani degli ultimi 50 anni e Pasquale il potere.
Don Camillo benedice il trattore comunista
http://www.youtube.com/watch?v=mBow3jlOeHQ
Peppone e la patria
http://www.youtube.com/watch?v=SrXHKi0e ... re=related
Don Camillo monsignore ma non troppo - Fascisti!! (è un vecchio vizio di famiglia)
http://www.youtube.com/watch?v=-aLesKMv ... re=related
.. I comunisti siamo noi - don Camillo e Peppone
http://www.youtube.com/watch?v=UXiFb_6B ... re=related
Il difetto principale del merlame tricolore, come è diffusamente noto, è la memoria, i politici ne sono perfettamente consapevoli e così hanno buon gioco.
Youtube,com, purtroppo non dispone di documentazione (oppure sono io che sono sufficientemente imbranato nel non saperla cercare) relativa ai ripetuti festeggiamenti della coalizione di destra, FI, An, U Dc, Lega, dopo le vittorie degli ultimi undici anni. Berlusconi, Fini, Casini, Bossi, Buttiglione, che sui palchi italiani saltavano al grido di "chi non salta comunista è"
E’ disponibile solo questo filmato:
Berlusconi salta al grido "chi non salta comunista è"
http://www.youtube.com/watch?v=UeCnihqB6Qs
Gli italiani il passato non se lo ricordano più ed oggi sono qui come dei merli doc ad ascoltare ancora una volta monsignor Casini e Fini che li fanno fessi come se niente fosse.
Fini e Casini, ma anche altri, hanno ridotto la democrazia in macerie. Le parole con loro perdono di significato, vengono completamente svuotate del loro significato. I due politici da museo delle cere di madame Tassauds, rimescolano in continuazione la minestra riscaldata come vogliono loro, perché sono fermamente convinti che gli italiani siano totalmente scemi, e di conseguenza, gli si può raccontare di tutto e di più oltre naturalmente anche il contrario, tanto questi bevono di gusto di tutto ed applaudono entusiasti come i romani accorsi il 10 giugno 1940 a Piazza Venezia ad ascoltare il brigante Musolino.
Fini, dalla Gruber questa settimana, approfittando della freschissima notizia della pubblicazione della lettera di Lavitola alla cara salma, dichiara: <<Bisogna che gli italiani sappiano chi è Silvio Berlusconi>>.
Falso, tremendamente falso. Solo una parte di italiani ha accettato subdolamente per interessi personali di ignorare chi fosse SB.
E una parte di questa era il gruppo politico di An e dei suoi elettori, che per anni sono stati grati al caimano per averli sdoganati. Sapevano come tutti quanti chi fosse in realtà il caimano, ma per convenienza politica hanno messo generosamente il capino sotto la sabbia.
Lo stesso dicasi per Casini, orfano della Dc. Il cacciaballiere lombardo gli stava a pennello per combattere la sinistra che finirà per dimostrarsi una finta sinistra.
Entrambi hanno sempre difeso Berlusconi dalla magistratura; una vittima, ha sempre fastidiosamente ripetuto per convenienza monsignor Casini.
Casini e Fini, da vecchie volpi della prima Repubblica, hanno sempre giocato la partita ritenendo che al momento in cui la salma avesse abbandonato la politica potessero diventare, uno o l'altro, il successore naturale, visto che il caimano si circondava per ovvie ragioni di ciofeche (vedi Angelino). Per tanti anni Fini e Casini si sono tenuti d’occhio perché entrambi aspiravano alla successione al trono.
Una scelta di comodo, perché se si fosse realizzata la successione, avrebbero ereditato una grossa coalizione. Loro come singoli partiti avevano dei limiti di crescita, e di conseguenza U Dc e An non sarebbero mai potuti diventare il partito guida della coalizione di destra.
Per assecondare il caimano, hanno votato tutte le peggiori nefandezze necessarie per la sopravvivenza politica della cara salma.
Convinti che la loro furbizia extralarge, derivante dalla vecchia militanza politica potesse condizionare il cavalier banana, non hanno tenuto conto della storia privata in azienda del ducetto brianzolo.
Banana si è sempre circondato di yesman, chi superava i confini veniva allontanato dall’azienda.
Convinto che la politica potesse essere gestita come un’azienda, Banana, non ha cambiato una sola virgola del suo modus operandi.
Basta vedere in politica quanti collaboratori si è mangiato, che ha usato, li ha spremuti come limoni e poi li ha abbandonati al loro destino.
Berlusconi pretendeva di conseguenza che in virtù della riconoscenza dovutagli, Gianfranco e Pier Ferdinando si comportassero come i devoti yesman di Finivest. Non ha capito che questo non era possibile.
Come a senso inverso, i due Bibì e Bibò della destra non avevano capito cosa pretendeva da loro la cara salma per coesistere.
Durante la crisi dell’autunno inverno del 2007, sia di FI che della coalizione di destra, il caimano pubblicamente si è lamentato della presenza al suo fianco dei due “ectoplasmi” che non gli hanno consentito di fare fino in fondo quello che aveva in mente.
Banana risolve la situazione in un tardo pomeriggio di novembre del 2007 quando sale sul predellino della sua auto in un comizio in Piazza San Babila a Milano e annuncia erga omnes la nascita del Partito delle Libertà.
Monsignor Casini intuisce immediatamente il disegno politico del caimano e si sfila subito. Non ci sta ad esser fatto fuori in quel modo e va all’opposizione.
Casini intuisce che il banana si riprometteva di assorbire l’U Dc e di fare fuori politicamente monsignor Casini, il rompicoglioni “ectoplasma”.
Berlusconi aveva preso in considerazione questa eventualità e malgrado la sceneggiata di rito accetta di buon grado la nuova situazione. Non poteva però rischiare contemporaneamente anche con Fini la stessa manfrina e accetta di conseguenza la fusione di An nel Pdl.
Per Fini si riaprono i giochi, l’amico avversario pretendente al trono si è autoescluso da solo. E’ convinto quindi di potersi giocare con maggiore respiro la partita della successione. Infatti negli anni precedenti si era meritato il soprannome di “Pitone” non per niente.
Ma le cose non vanno come Fini aveva previsto. Anche il caimano intendeva giocare nel tempo la sua partita con An come l’aveva progettata con l’U Dc.
La corda viene tirata fino al maggio del 2010, quando Fini in platea in un convegno Pdl, all’attacco di Berlusconi dal palco, si alza e pronuncia il fatidico: <<Che fai?....Mi cacci??>>.
Il disegno del caimano va in porto e Fini abbandona il campo spaccando An.
Sia Fini che Casini, in base alle loro potenzialità e capacità politica non hanno combinato assolutamente nulla nel dopo Pdl. Hanno cercato di inventarsi un Grande centro, ma il super Confusionando lo scioglie a maggio 2012 e prosegue poi in una di serie sbandamenti sussultori oscillatori, spostandosi verso una alleanza con il democristiano Pd, per poi ritornare a destra quando compare Vendola al fianco di Bersani.
Solo 20 giorni fa, Rutelli bussa al portone del convento del Pd chiedendo asilo perché la Dc voluta da monsignor Casini non si fa più. Anche altri confermano questo indirizzo.
Nella politica italiana allo sfascio totale basta un nonnulla per agitare le alleanze temporanee, smontarle e rimontarne altre.
E’ bastata la dichiarazione di Monty negli Usa, per far resuscitare con la velocità della luce il disegno di rifare la Dc.
L’obiettivo quindi è una Dc guidata dal democristiano Monty.
Subito si agita nel Pd Gentilò il mollacciò, che spinge verso la nuova Dc.
Mitraglietta Mentana gli da una mano pubblicando un sondaggio che da Monty in risalita al 50 % nel gradimento degli italiani.
Weber, riprendendo a fare sondaggi per “Agorà” ridimensiona il dato al 42 %, come alla fine di maggio.
Ma i marpioni naturalmente preferiscono giocare sull’equivoco.
“Bellezza”,… la politica è questa,…………..una fogna maleodorante a cielo aperto.
Re: Come se ne viene fuori ?
Eurocrisi, la Spagna verso l’aiuto esterno. Ma così si contagia l’Italia
Il salvataggio europeo di Madrid potrebbe garantire maggiore stabilità all’unione monetaria, ma i costi “di mercato” che tale operazione implica rischiano di essere scaricati sul nostro paese. I ondi utilizzati per il soccorso europeo sono ovviamente a carico dei contribuenti del Continente, ovvero, in larga parte, delle tre principali economie dell’eurozona: Germania, Francia e Italia.
di Mauro Meggiolaro e Matteo Cavallito | 1 ottobre 2012
Il salvataggio europeo della Spagna potrebbe garantire maggiore stabilità all’unione monetaria, ma i costi “di mercato” che tale operazione implica rischiano di essere scaricati sull’Italia. È questo, ad oggi, il peggiore sospetto che accompagna i giorni più lunghi di Madrid e il suo marasma di recessione, tensione politica e rivolte sociali. Un sospetto particolarmente pressante che rischia di confermare, almeno in parte, quello scenario che da oltre un anno continua a preoccupare analisti e regolatori europei: il temuto effetto contagio. Ma andiamo con ordine.
La richiesta di accesso al fondo salva Stati da parte della Spagna non è ancora ufficiale, ma il destino è dato ormai ampiamente per scontato. Lo chiedono i mercati, come si dice in questi casi, lo danno per certo, nel parlamento tedesco, anche i “falchi” della maggioranza di governo. “Purtroppo la Spagna alla fine otterrà l’aiuto previsto: l’Esm permetterà l’acquisto di titoli di stato sul mercato primario o secondario”, spiega al Fattoquotidiano.it il parlamentare liberale (FDP) Frank Schäffler, membro del Comitato Finanza del Bundestag, “Naturalmente dovranno essere rispettate precise condizioni, non solo finanziarie. La Spagna dovrebbe seriamente pensare a una ristrutturazione del mercato del lavoro nel suo complesso: la disoccupazione giovanile è ai livelli più alti in Europa”.
Più morbida la posizione del collega di partito Jörg-Uwe Hahn, ministro per gli affari europei del Land Hessen e membro del Bundesrat. “Il salvataggio della Spagna è nell’interesse della Germania. La Spagna è e rimane un partner importante per il nostro paese”, spiega Hahn. “Non penso comunque che il problema sia quando si darà il via al bail-out, ma piuttosto quando si possa fare in modo che abbia anche la massima efficacia. Da questo punto di vista mi fido pienamente dell’intuizione del governo spagnolo”.
Gli aiuti alla Spagna alla fine passeranno, anche se – sempre secondo Schäffler – si tratta di un errore: “Come creditori saremo combattuti tra due esigenze: da una parte c’è la preoccupazione sul modo in cui i nostri soldi saranno usati e dall’altra c’è naturalmente la volontà di aiutare i nostri vicini in difficoltà”. Una difficoltà che è data oggi soprattutto dai costi di finanziamento, coma sottolinea ormai senza esitazione lo stesso Mariano Rajoy. Se la situazione dovesse perdurare, ha ammesso il capo di governo, la richiesta d’intervento sarebbe inevitabile. Ed è proprio a quel punto, suo malgrado, che entrerebbe in gioco l’Italia.
In fondo è tutta una questione di aritmetica. L’intervento esterno nasce per garantire a un Paese la possibilità di finanziarsi a costi inferiori rispetto a quelli imposti dal mercato (ad esempio il 6% accordato agli investitori che acquistano i bonos decennali). Ma i fondi utilizzati per il soccorso europeo sono ovviamente a carico dei contribuenti del Continente, ovvero, in larga parte, delle tre principali economie dell’eurozona: Germania, Francia e Italia.
Il problema, però, è che mentre Berlino e Parigi si finanziano a costi molto bassi, l’Italia affronta ancora interessi molto elevati sulle sue emissioni di debito. E allora ecco che l’operazione rischia di essere penalizzante: se i prestiti salva Spagna fossero concessi, ad esempio, a un interesse del 3% (quello accordato alle banche di Madrid per le quali la Ue ha già accantonato 100 miliardi), l’Italia si troverebbe nella scomoda condizione di dover reperire la liquidità da iniettare nel fondo di salvataggio ad un tasso, quello accordato sui Btp, superiore a quello che verrebbe fatto pagare alla Spagna. In sintesi, Roma si troverebbe quindi ad operare in perdita.
Ma i problemi non finiscono qui. A spaventare l’Italia c’è anche lo spettro del cosiddetto effetto domino. È un vecchio leitmotiv della crisi, una di quelle profezie che rischiano spesso di avverarsi per il solo fatto di essere state pronunciate. Dopo la Grecia tocca all’Irlanda, dopo Dublino tocca a Lisbona, dopo il Portogallo cadrà la Spagna e infine ecco spuntare la previsione dell’Italia. I “mercati” lo affermano da tempo e il sospetto, come si diceva, può spesso bastare. Tradotto: un salvataggio della Spagna che ne decretasse implicitamente il fallimento tecnico (e di fatto un salvataggio equivale proprio a questo) rischierebbe di alimentare un’ondata speculativa contro l’Italia.
A sostenere le ragioni degli speculatori, a quel punto, ci sarebbero le previsioni di un deterioramento dei conti pubblici della Penisola alimentato, a sua volta, da un ragionato rialzo dei rendimenti sui Btp. È l’ipotesi avanzata alcuni giorni fa da David Keeble, strategist del mercato obbligazionario di Credit Agricole. L’intervento sulla Spagna, ha spiegato la scorsa settimana alla Reuters, “potrebbe mettere in moto una pressione sull’Italia”. “Sapendo che il debito spagnolo potrebbe essere acquistato – ha sottolineato – tutti si metterebbero a comprare i titoli della Spagna riducendo la loro esposizione sull’Italia”. In pratica, quindi, sarebbe come tentare di risolvere il problema scaricandolo sulle spalle di un altro Paese dell’area.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... ia/366163/
Il salvataggio europeo di Madrid potrebbe garantire maggiore stabilità all’unione monetaria, ma i costi “di mercato” che tale operazione implica rischiano di essere scaricati sul nostro paese. I ondi utilizzati per il soccorso europeo sono ovviamente a carico dei contribuenti del Continente, ovvero, in larga parte, delle tre principali economie dell’eurozona: Germania, Francia e Italia.
di Mauro Meggiolaro e Matteo Cavallito | 1 ottobre 2012
Il salvataggio europeo della Spagna potrebbe garantire maggiore stabilità all’unione monetaria, ma i costi “di mercato” che tale operazione implica rischiano di essere scaricati sull’Italia. È questo, ad oggi, il peggiore sospetto che accompagna i giorni più lunghi di Madrid e il suo marasma di recessione, tensione politica e rivolte sociali. Un sospetto particolarmente pressante che rischia di confermare, almeno in parte, quello scenario che da oltre un anno continua a preoccupare analisti e regolatori europei: il temuto effetto contagio. Ma andiamo con ordine.
La richiesta di accesso al fondo salva Stati da parte della Spagna non è ancora ufficiale, ma il destino è dato ormai ampiamente per scontato. Lo chiedono i mercati, come si dice in questi casi, lo danno per certo, nel parlamento tedesco, anche i “falchi” della maggioranza di governo. “Purtroppo la Spagna alla fine otterrà l’aiuto previsto: l’Esm permetterà l’acquisto di titoli di stato sul mercato primario o secondario”, spiega al Fattoquotidiano.it il parlamentare liberale (FDP) Frank Schäffler, membro del Comitato Finanza del Bundestag, “Naturalmente dovranno essere rispettate precise condizioni, non solo finanziarie. La Spagna dovrebbe seriamente pensare a una ristrutturazione del mercato del lavoro nel suo complesso: la disoccupazione giovanile è ai livelli più alti in Europa”.
Più morbida la posizione del collega di partito Jörg-Uwe Hahn, ministro per gli affari europei del Land Hessen e membro del Bundesrat. “Il salvataggio della Spagna è nell’interesse della Germania. La Spagna è e rimane un partner importante per il nostro paese”, spiega Hahn. “Non penso comunque che il problema sia quando si darà il via al bail-out, ma piuttosto quando si possa fare in modo che abbia anche la massima efficacia. Da questo punto di vista mi fido pienamente dell’intuizione del governo spagnolo”.
Gli aiuti alla Spagna alla fine passeranno, anche se – sempre secondo Schäffler – si tratta di un errore: “Come creditori saremo combattuti tra due esigenze: da una parte c’è la preoccupazione sul modo in cui i nostri soldi saranno usati e dall’altra c’è naturalmente la volontà di aiutare i nostri vicini in difficoltà”. Una difficoltà che è data oggi soprattutto dai costi di finanziamento, coma sottolinea ormai senza esitazione lo stesso Mariano Rajoy. Se la situazione dovesse perdurare, ha ammesso il capo di governo, la richiesta d’intervento sarebbe inevitabile. Ed è proprio a quel punto, suo malgrado, che entrerebbe in gioco l’Italia.
In fondo è tutta una questione di aritmetica. L’intervento esterno nasce per garantire a un Paese la possibilità di finanziarsi a costi inferiori rispetto a quelli imposti dal mercato (ad esempio il 6% accordato agli investitori che acquistano i bonos decennali). Ma i fondi utilizzati per il soccorso europeo sono ovviamente a carico dei contribuenti del Continente, ovvero, in larga parte, delle tre principali economie dell’eurozona: Germania, Francia e Italia.
Il problema, però, è che mentre Berlino e Parigi si finanziano a costi molto bassi, l’Italia affronta ancora interessi molto elevati sulle sue emissioni di debito. E allora ecco che l’operazione rischia di essere penalizzante: se i prestiti salva Spagna fossero concessi, ad esempio, a un interesse del 3% (quello accordato alle banche di Madrid per le quali la Ue ha già accantonato 100 miliardi), l’Italia si troverebbe nella scomoda condizione di dover reperire la liquidità da iniettare nel fondo di salvataggio ad un tasso, quello accordato sui Btp, superiore a quello che verrebbe fatto pagare alla Spagna. In sintesi, Roma si troverebbe quindi ad operare in perdita.
Ma i problemi non finiscono qui. A spaventare l’Italia c’è anche lo spettro del cosiddetto effetto domino. È un vecchio leitmotiv della crisi, una di quelle profezie che rischiano spesso di avverarsi per il solo fatto di essere state pronunciate. Dopo la Grecia tocca all’Irlanda, dopo Dublino tocca a Lisbona, dopo il Portogallo cadrà la Spagna e infine ecco spuntare la previsione dell’Italia. I “mercati” lo affermano da tempo e il sospetto, come si diceva, può spesso bastare. Tradotto: un salvataggio della Spagna che ne decretasse implicitamente il fallimento tecnico (e di fatto un salvataggio equivale proprio a questo) rischierebbe di alimentare un’ondata speculativa contro l’Italia.
A sostenere le ragioni degli speculatori, a quel punto, ci sarebbero le previsioni di un deterioramento dei conti pubblici della Penisola alimentato, a sua volta, da un ragionato rialzo dei rendimenti sui Btp. È l’ipotesi avanzata alcuni giorni fa da David Keeble, strategist del mercato obbligazionario di Credit Agricole. L’intervento sulla Spagna, ha spiegato la scorsa settimana alla Reuters, “potrebbe mettere in moto una pressione sull’Italia”. “Sapendo che il debito spagnolo potrebbe essere acquistato – ha sottolineato – tutti si metterebbero a comprare i titoli della Spagna riducendo la loro esposizione sull’Italia”. In pratica, quindi, sarebbe come tentare di risolvere il problema scaricandolo sulle spalle di un altro Paese dell’area.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... ia/366163/
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- Iscritto il: 21/02/2012, 22:55
Re: Come se ne viene fuori ?
Legge anticorruzione, decideranno 100 parlamentari tra condannati e indagati
di Marco Travaglio -
Siccome ormai indignarsi è una moda trendy, già immaginiamo gli alti lai e gli stracciar di vesti che seguiranno alla puntata di stasera di Report con la carrellata dei condannati, imputati, indagati e prescritti del Parlamento italiano: 100 in tutto. Le “quote marron” formano un poderoso esercito di onorevoli e senatori che ammonta ormai ben oltre uno su dieci del totale: un tasso di devianza che non trova riscontri nemmeno nelle più degradate periferie metropolitane. Con un’aggravante, messa bene in luce da Report: questi galantuomini sono portatori insani del più smaccato eppur invisibile conflitto d’interessi. Dovrebbero votare leggi più severe contro la corruzione, la concussione, il falso in bilancio, la truffa, il peculato, l’abuso d’ufficio, il finanziamento illecito, l’associazione per delinquere, ma non vogliono né possono farlo, dovendo rispondere di quei reati nelle procure, nei tribunali, nelle corti d’appello, in Cassazione o addirittura (21 di loro) sono già stati condannati in via definitiva.
Poi naturalmente ci sono gli avvocati che li seguono in Parlamento, quasi tutti infilati nelle commissioni giustizia a legiferare a vantaggio dei clienti che li han fatti eleggere grazie al Porcellum. Infine c’è chi è incensurato solo perché non l’hanno ancora scoperto e agisce di conseguenza. Solo così si spiega la produzione industriale di leggi-vergogna, ad castam, contro la giustizia e a favore dei ladri con colletto bianco e guanti gialli (un centinaio di norme negli ultimi 15 anni), il blocco della ratifica delle convenzioni internazionali contro la corruzione e financo del risibile pacchetto anti-tangenti racimolato dalla ministra Paola Severino. Ma nel Palazzo sono in pochi ad aver il diritto a indignarsi. In qualche cassetto del Senato riposa in pace dal 2007 la proposta di legge di iniziativa popolare su cui Beppe Grillo, al V-Day di Bologna, aveva raccolto 300 mila firme per rendere ineleggibili almeno i condannati. Et pour cause.
Tutti i maggiori partiti, in questi anni, hanno portato in Parlamento inquisiti e condannati, sottraendoli alla giustizia o per solidarietà di casta o perché ricattati (o mi fai eleggere o parlo di te): dal Pdl all’Udc, che vantano il record mondiale di “quote marron”, al Pd, che s’è accontentato di metterne in lista qualcuno in meno. Abbiamo persino la seconda carica dello Stato, il presidente del Senato Renato Schifani, indagato a Palermo per mafia. E fino a dieci mesi fa il premier Silvio Berlusconi era imputato di corruzione giudiziaria, concussione, prostituzione minorile, frode fiscale, appropriazione indebita e falso in bilancio: eppure il presidente Napolitano, al momento di dargli l’incarico nel 2008, non fece una piega. Così come quando nominò vari inquisiti come ministri e sottosegretari. E pensare che nel 1992 Oscar Luigi Scalfaro rifiutò di incaricare Bettino Craxi perché avrebbe potuto essere (ma ancora non lo era) inquisito da Mani Pulite dopo l’arresto di Mario Chiesa. E nel ’94 rifiutò di nominare ministro della Giustizia Cesare Previti non perché fosse indagato (ancora non lo era), ma perché era l’avvocato del premier, dunque in conflitto d’interessi. Altri tempi, altri presidenti.
1994, LISTE PULITE
Nel 1994 era ancora aperta la piaga di Tangentopoli, che aveva stracciato tutti i primati di inquisiti in Parlamento dall’Unità d’Italia: solo nel primo anno dell’inchiesta Mani Pulite, dal febbraio ’92 al febbraio ’93, le Camere elette nel 1992 avevano ricevuto ben 540 richieste di autorizzazione a procedere (allora necessaria per poter inquisire un eletto) nei confronti di quasi altrettanti deputati e senatori: 107 per corruzione, 89 per concussione, 46 per ricettazione, 116 per illecito finanziamento, 108 per abuso. Il totale aveva raggiunto quota 619 il 15 novembre 1993, quando – per recuperare un po’ di credibilità – il Parlamento abolì l’autorizzazione a procedere per le indagini.
Oggi pare incredibile, ma Berlusconi fece firmare agli aspiranti candidati di Forza Italia una dichiarazione scritta e giurata che recitava: “Dichiaro: 1) di non avere carichi pendenti; 2) di non avere ricevuto avvisi di garanzia; 3) di non essere stato e di non essere sottoposto a misure di prevenzione e di non essere a conoscenza dell’esistenza a mio carico di procedimenti in corso”.E analogo impegno pretesero dai propri candidati la neonata Alleanza nazionale, i Progressisti e il Ppi-Patto Segni. Infatti gli unici partiti con i vertici indagati furono la Lega Nord (con Bossi coinvolto nella maxi-tangente Enimont) e il Pds (con il segretario Achille Occhetto e il vicesegretario Massimo D’Alema inquisiti a Roma, assieme al tesoriere Marcello Stefanini, perché denunciati da Craxi e in seguito archiviati).
1996, LE PRIME MACCHIE
La legislatura dell’Ulivo, nata dalle elezioni del 1996 vinte da Romano Prodi, inizia sull’onda dello scandalo “toghe sporche”, scoperchiato grazie alle rivelazioni di Stefania Ariosto: Berlusconi, già imputato per corruzione della Guardia di finanza, per i falsi in bilancio All Iberian e per i finanziamenti illeciti a Craxi, è indagato insieme a Previti per corruzione giudiziaria (casi Sme e Monda-dori). Anche Antonio Di Pietro è imputato a Brescia in varie inchieste nate dalle denunce di molti suoi imputati: per questo non si candida (verrà prosciolto solo a campagna elettorale inoltrata e sarà nominato da Prodi ministro tecnico dei Lavori pubblici). Il Cavaliere invece sì e porta in Parlamento il suo coindagato Previti ; il suo coimputato Massimo Maria Berruti (favoreggiamento nel processo Gdf); e persino Marcello Dell’Utri, che nel ’94 ha preferito restare in azienda, ma nel ’95 è stato arrestato a Torino per frode fiscale e false fatture nell’indagine Publitalia (sarà poi condannato in via definitiva a 2 anni e mezzo), ed è pure indagato a Palermo per mafia. “Ho deciso di candidare Berruti per salvarlo dalla persecuzione dei giudici”, annuncia B.
A Milano la Lega Nord affigge manifesti con i volti di Dell’Utri e Berruti: “Votateci, se no ci arrestano”. Così, diversamente dal 1994, nelle liste del Polo e dell’Ulivo figurano indagati e addirittura condannati (uno definitivo, Vittorio Sgarbi, per truffa allo Stato, in particolare al ministero dei Beni culturali: infatti viene subito nominato sottosegretario ai Beni culturali). Nell’Ulivo sono inquisiti Prodi (a Roma, per abuso d’ufficio nell’affare Cirio, poi chiuso col proscioglimento dinanzi al gip); D’Alema e Occhetto (indagati a Venezia per finanziamento illecito dal pm Nordio, inchiesta poi finita nel nulla); Ciriaco De Mita (vecchi processi di Tangentopoli poi chiusi con assoluzioni e prescrizioni); e Giorgio La Malfa (condannato per Enimont). Condannato, sempre per Enimont, anche Bossi, ora imputato per istigazione a delinquere. Ma si tratta ancora di eccezioni, qualitativamente decisive, ma statisticamente marginali.
2001, ARRIVANO LE CAVALLETTE
Le elezioni del 2001, che non a caso segnano il ritorno trionfale del Caimano, portano in Parlamento l’invasione delle cavallette. Un’orda trasversale di condannati, imputati, inquisiti e prescritti: una novantina in tutto, quasi un eletto su 10. Pressoché tutti candidati in collegi sicuri. Nel centrodestra, oltre alle conferme di B., Previti, Dell’Utri, Bossi, La Malfa, Berruti e Sgarbi, si aggiungono i neo-indagati Gaspare Giudice, Giuseppe Firrarello, Aldo Brancher, Giampiero Cantoni, Romano Comincioli; e i pregiudicati di ritorno Antonio Del Pennino, Egidio Sterpa, Alfredo Vito e Gianstefano Frigerio. Quest’ultimo lo arrestano il primo giorno di legislatura: deve scontare 6 anni e 8 mesi. Otterrà l’affidamento al servizio sociale e deciderà di scontarlo a Montecitorio, indicando come “attività socialmente utile” quella di parlamentare e trasformando così la Camera in una comunità di recupero per devianti. Per non esser da meno, anche il centrosinistra porta due pregiudicati: Enzo Carra e Auguste Rollandin. Più una serie di indagati e imputati.
2006, CONDANNATI E NOMINATI
Nel 2006, anno del ritorno di Prodi, si vota per la prima volta col Porcellum: le segreterie dei partiti si nominano i parlamentari più graditi. Condannati e inquisiti in primis. Solo tre liste aderiscono alla campagna di Beppe Grillo “Parlamento pulito”: Idv (che entra per la prima volta in Parlamento), Verdi e Pdci. Pier Ferdinando Casini promette: “A parte Cuffaro, in Sicilia non ricandideremo nessun inquisito”. Poi candida, oltre a Totò Cuffaro (imputato per favoreggiamento alla mafia), Giuseppe Drago, ex presidente della Regione, condannato in primo grado per peculato e abuso per aver svuotato la cassa dei fondi riservati (230 milioni di lire); Calogero Mannino, imputato a Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa (sarà poi assolto); e Francesco Saverio Romano, indagato per lo stesso reato (anche lui poi assolto).
Così anche nella XV legislatura le quote marron sfiorano il 10% del Parlamento: la solita novantina di personaggi nei guai con la giustizia. Svettano ben 21 pregiudicati: Berruti (FI, favoreggiamento), Biondi (FI, evasione fiscale poi depenalizzata), Bossi (Ln, finanziamento illecito e istigazione a delinquere), Cantoni (FI, corruzione e bancarotta); Carra (Dl, falsa testimonianza), Cirino Pomicino (Nuova Dc, corruzione e finanziamento illecito), De Angelis (An, banda armata e associazione sovversiva), D’Elia (Rosa nel pugno, banda armata e concorso in omicidio), Dell’Utri (FI, false fatture, falso in bilancio, frode fiscale), Del Pennino (FI, finanziamento illecito), Daniele Farina (Prc, fabbricazione, detenzione e porto abusivo di ordigni esplosivi, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali gravi e inosservanza degli ordini dell’autorità), Jannuzzi (FI, diffamazione aggravata); La Malfa (FI, illecito finanziamento), Maroni (Ln, resistenza a pubblico ufficiale ); Mauro (FI, diffamazione aggravata); Nania (An, lesioni volontarie personali); Previti (FI, corruzione giudiziaria, poi dichiarato interdetto dai pubblici uffici e decaduto); Sterpa (FI, finanziamento illecito); Tomassini (FI, falso in atto pubblico); Visco (Ds, abuso edilizio); Alfredo Vito (FI, corruzione). Alcuni fanno carriera. D’Elia diventa segretario della presidenza della Camera. Farina vicepresidente della commissione Giustizia. Pomicino e Vito entrano in Antimafia.
2008, LA CARICA DEI 126
Nel 2008 B. torna al governo per la terza volta. Stabile la percentuale di quote marron: una novantina di clienti di procure e tribunali, che nel corso della legislatura saliranno a 126. I pregiudicati, all’inizio, sono 19. Ai soliti Berruti, Bossi, Cantoni, Carra, De Angelis, Dell’Utri, La Malfa, Maroni, Nania, Sciascia, Tomassini, si aggiungono alcune pregevoli new entry: Giulio Camber (Pdl, millantato credito), Giuseppe Ciarrapico (Pdl, ricettazione fallimentare, bancarotta fraudolenta, sfruttamento del lavoro minorile, truffa pluriaggravata), Renato Farina (Pdl, favoreggiamento in sequestro di persona), Antonio Papania (Pd, abuso d’ufficio), Giuseppe Naro (Udc, abuso d’ufficio) e Salvatore Sciascia (Pdl, corruzione). Anche nel governo siede una folta rappresentanza di quote marron, con 10 elementi di spicco: il premier B. (imputato di una variopinta serie di delitti); i ministri Maroni (pregiudicato: Interni), Bossi (pregiudicato: Riforme istituzionali), Matteoli (imputato per favoreggiamento: Infrastrutture), Fitto (imputato per corruzione, finanziamento illecito, turbativa d’asta e interesse privato: Affari regionali), Calderoli (ricettazione, poi prosciolto: Semplificazione), cui si aggiungeranno Brancher (imputato di ricettazione e appropriazione indebita: Devolution) e Romano (indagato per mafia e poi assolto: Agricoltura); e i sottosegretari Gianni Letta (indagato per abuso d’ufficio, truffa e turbativa d’asta, poi in parte prosciolto) e Cosentino (indagato per concorso esterno in camorra). Tutte nomine che portano la firma del presidente Napolitano. Lo stesso presidente che non fa un plissé quando viene indagato per frode fiscale Corrado Passera, superministro dello Sviluppo economico e di tante altre cose, e viene rinviato a giudizio per truffa Adelfio Elio Cardinale, sottosegretario alla Salute. Lo stesso presidente che ora cade dal pero. Si meraviglia perché il Parlamento non approva la legge anticorruzione. E s’indigna per gli ultimi “fenomeni di corruzione vergognosi e inimmaginabili”. Roba da non credere, eh?
da Il Fatto Quotidiano
Tratto da: Legge anticorruzione, decideranno 100 parlamentari tra condannati e indagati | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z2828cp43B
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!
di Marco Travaglio -
Siccome ormai indignarsi è una moda trendy, già immaginiamo gli alti lai e gli stracciar di vesti che seguiranno alla puntata di stasera di Report con la carrellata dei condannati, imputati, indagati e prescritti del Parlamento italiano: 100 in tutto. Le “quote marron” formano un poderoso esercito di onorevoli e senatori che ammonta ormai ben oltre uno su dieci del totale: un tasso di devianza che non trova riscontri nemmeno nelle più degradate periferie metropolitane. Con un’aggravante, messa bene in luce da Report: questi galantuomini sono portatori insani del più smaccato eppur invisibile conflitto d’interessi. Dovrebbero votare leggi più severe contro la corruzione, la concussione, il falso in bilancio, la truffa, il peculato, l’abuso d’ufficio, il finanziamento illecito, l’associazione per delinquere, ma non vogliono né possono farlo, dovendo rispondere di quei reati nelle procure, nei tribunali, nelle corti d’appello, in Cassazione o addirittura (21 di loro) sono già stati condannati in via definitiva.
Poi naturalmente ci sono gli avvocati che li seguono in Parlamento, quasi tutti infilati nelle commissioni giustizia a legiferare a vantaggio dei clienti che li han fatti eleggere grazie al Porcellum. Infine c’è chi è incensurato solo perché non l’hanno ancora scoperto e agisce di conseguenza. Solo così si spiega la produzione industriale di leggi-vergogna, ad castam, contro la giustizia e a favore dei ladri con colletto bianco e guanti gialli (un centinaio di norme negli ultimi 15 anni), il blocco della ratifica delle convenzioni internazionali contro la corruzione e financo del risibile pacchetto anti-tangenti racimolato dalla ministra Paola Severino. Ma nel Palazzo sono in pochi ad aver il diritto a indignarsi. In qualche cassetto del Senato riposa in pace dal 2007 la proposta di legge di iniziativa popolare su cui Beppe Grillo, al V-Day di Bologna, aveva raccolto 300 mila firme per rendere ineleggibili almeno i condannati. Et pour cause.
Tutti i maggiori partiti, in questi anni, hanno portato in Parlamento inquisiti e condannati, sottraendoli alla giustizia o per solidarietà di casta o perché ricattati (o mi fai eleggere o parlo di te): dal Pdl all’Udc, che vantano il record mondiale di “quote marron”, al Pd, che s’è accontentato di metterne in lista qualcuno in meno. Abbiamo persino la seconda carica dello Stato, il presidente del Senato Renato Schifani, indagato a Palermo per mafia. E fino a dieci mesi fa il premier Silvio Berlusconi era imputato di corruzione giudiziaria, concussione, prostituzione minorile, frode fiscale, appropriazione indebita e falso in bilancio: eppure il presidente Napolitano, al momento di dargli l’incarico nel 2008, non fece una piega. Così come quando nominò vari inquisiti come ministri e sottosegretari. E pensare che nel 1992 Oscar Luigi Scalfaro rifiutò di incaricare Bettino Craxi perché avrebbe potuto essere (ma ancora non lo era) inquisito da Mani Pulite dopo l’arresto di Mario Chiesa. E nel ’94 rifiutò di nominare ministro della Giustizia Cesare Previti non perché fosse indagato (ancora non lo era), ma perché era l’avvocato del premier, dunque in conflitto d’interessi. Altri tempi, altri presidenti.
1994, LISTE PULITE
Nel 1994 era ancora aperta la piaga di Tangentopoli, che aveva stracciato tutti i primati di inquisiti in Parlamento dall’Unità d’Italia: solo nel primo anno dell’inchiesta Mani Pulite, dal febbraio ’92 al febbraio ’93, le Camere elette nel 1992 avevano ricevuto ben 540 richieste di autorizzazione a procedere (allora necessaria per poter inquisire un eletto) nei confronti di quasi altrettanti deputati e senatori: 107 per corruzione, 89 per concussione, 46 per ricettazione, 116 per illecito finanziamento, 108 per abuso. Il totale aveva raggiunto quota 619 il 15 novembre 1993, quando – per recuperare un po’ di credibilità – il Parlamento abolì l’autorizzazione a procedere per le indagini.
Oggi pare incredibile, ma Berlusconi fece firmare agli aspiranti candidati di Forza Italia una dichiarazione scritta e giurata che recitava: “Dichiaro: 1) di non avere carichi pendenti; 2) di non avere ricevuto avvisi di garanzia; 3) di non essere stato e di non essere sottoposto a misure di prevenzione e di non essere a conoscenza dell’esistenza a mio carico di procedimenti in corso”.E analogo impegno pretesero dai propri candidati la neonata Alleanza nazionale, i Progressisti e il Ppi-Patto Segni. Infatti gli unici partiti con i vertici indagati furono la Lega Nord (con Bossi coinvolto nella maxi-tangente Enimont) e il Pds (con il segretario Achille Occhetto e il vicesegretario Massimo D’Alema inquisiti a Roma, assieme al tesoriere Marcello Stefanini, perché denunciati da Craxi e in seguito archiviati).
1996, LE PRIME MACCHIE
La legislatura dell’Ulivo, nata dalle elezioni del 1996 vinte da Romano Prodi, inizia sull’onda dello scandalo “toghe sporche”, scoperchiato grazie alle rivelazioni di Stefania Ariosto: Berlusconi, già imputato per corruzione della Guardia di finanza, per i falsi in bilancio All Iberian e per i finanziamenti illeciti a Craxi, è indagato insieme a Previti per corruzione giudiziaria (casi Sme e Monda-dori). Anche Antonio Di Pietro è imputato a Brescia in varie inchieste nate dalle denunce di molti suoi imputati: per questo non si candida (verrà prosciolto solo a campagna elettorale inoltrata e sarà nominato da Prodi ministro tecnico dei Lavori pubblici). Il Cavaliere invece sì e porta in Parlamento il suo coindagato Previti ; il suo coimputato Massimo Maria Berruti (favoreggiamento nel processo Gdf); e persino Marcello Dell’Utri, che nel ’94 ha preferito restare in azienda, ma nel ’95 è stato arrestato a Torino per frode fiscale e false fatture nell’indagine Publitalia (sarà poi condannato in via definitiva a 2 anni e mezzo), ed è pure indagato a Palermo per mafia. “Ho deciso di candidare Berruti per salvarlo dalla persecuzione dei giudici”, annuncia B.
A Milano la Lega Nord affigge manifesti con i volti di Dell’Utri e Berruti: “Votateci, se no ci arrestano”. Così, diversamente dal 1994, nelle liste del Polo e dell’Ulivo figurano indagati e addirittura condannati (uno definitivo, Vittorio Sgarbi, per truffa allo Stato, in particolare al ministero dei Beni culturali: infatti viene subito nominato sottosegretario ai Beni culturali). Nell’Ulivo sono inquisiti Prodi (a Roma, per abuso d’ufficio nell’affare Cirio, poi chiuso col proscioglimento dinanzi al gip); D’Alema e Occhetto (indagati a Venezia per finanziamento illecito dal pm Nordio, inchiesta poi finita nel nulla); Ciriaco De Mita (vecchi processi di Tangentopoli poi chiusi con assoluzioni e prescrizioni); e Giorgio La Malfa (condannato per Enimont). Condannato, sempre per Enimont, anche Bossi, ora imputato per istigazione a delinquere. Ma si tratta ancora di eccezioni, qualitativamente decisive, ma statisticamente marginali.
2001, ARRIVANO LE CAVALLETTE
Le elezioni del 2001, che non a caso segnano il ritorno trionfale del Caimano, portano in Parlamento l’invasione delle cavallette. Un’orda trasversale di condannati, imputati, inquisiti e prescritti: una novantina in tutto, quasi un eletto su 10. Pressoché tutti candidati in collegi sicuri. Nel centrodestra, oltre alle conferme di B., Previti, Dell’Utri, Bossi, La Malfa, Berruti e Sgarbi, si aggiungono i neo-indagati Gaspare Giudice, Giuseppe Firrarello, Aldo Brancher, Giampiero Cantoni, Romano Comincioli; e i pregiudicati di ritorno Antonio Del Pennino, Egidio Sterpa, Alfredo Vito e Gianstefano Frigerio. Quest’ultimo lo arrestano il primo giorno di legislatura: deve scontare 6 anni e 8 mesi. Otterrà l’affidamento al servizio sociale e deciderà di scontarlo a Montecitorio, indicando come “attività socialmente utile” quella di parlamentare e trasformando così la Camera in una comunità di recupero per devianti. Per non esser da meno, anche il centrosinistra porta due pregiudicati: Enzo Carra e Auguste Rollandin. Più una serie di indagati e imputati.
2006, CONDANNATI E NOMINATI
Nel 2006, anno del ritorno di Prodi, si vota per la prima volta col Porcellum: le segreterie dei partiti si nominano i parlamentari più graditi. Condannati e inquisiti in primis. Solo tre liste aderiscono alla campagna di Beppe Grillo “Parlamento pulito”: Idv (che entra per la prima volta in Parlamento), Verdi e Pdci. Pier Ferdinando Casini promette: “A parte Cuffaro, in Sicilia non ricandideremo nessun inquisito”. Poi candida, oltre a Totò Cuffaro (imputato per favoreggiamento alla mafia), Giuseppe Drago, ex presidente della Regione, condannato in primo grado per peculato e abuso per aver svuotato la cassa dei fondi riservati (230 milioni di lire); Calogero Mannino, imputato a Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa (sarà poi assolto); e Francesco Saverio Romano, indagato per lo stesso reato (anche lui poi assolto).
Così anche nella XV legislatura le quote marron sfiorano il 10% del Parlamento: la solita novantina di personaggi nei guai con la giustizia. Svettano ben 21 pregiudicati: Berruti (FI, favoreggiamento), Biondi (FI, evasione fiscale poi depenalizzata), Bossi (Ln, finanziamento illecito e istigazione a delinquere), Cantoni (FI, corruzione e bancarotta); Carra (Dl, falsa testimonianza), Cirino Pomicino (Nuova Dc, corruzione e finanziamento illecito), De Angelis (An, banda armata e associazione sovversiva), D’Elia (Rosa nel pugno, banda armata e concorso in omicidio), Dell’Utri (FI, false fatture, falso in bilancio, frode fiscale), Del Pennino (FI, finanziamento illecito), Daniele Farina (Prc, fabbricazione, detenzione e porto abusivo di ordigni esplosivi, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali gravi e inosservanza degli ordini dell’autorità), Jannuzzi (FI, diffamazione aggravata); La Malfa (FI, illecito finanziamento), Maroni (Ln, resistenza a pubblico ufficiale ); Mauro (FI, diffamazione aggravata); Nania (An, lesioni volontarie personali); Previti (FI, corruzione giudiziaria, poi dichiarato interdetto dai pubblici uffici e decaduto); Sterpa (FI, finanziamento illecito); Tomassini (FI, falso in atto pubblico); Visco (Ds, abuso edilizio); Alfredo Vito (FI, corruzione). Alcuni fanno carriera. D’Elia diventa segretario della presidenza della Camera. Farina vicepresidente della commissione Giustizia. Pomicino e Vito entrano in Antimafia.
2008, LA CARICA DEI 126
Nel 2008 B. torna al governo per la terza volta. Stabile la percentuale di quote marron: una novantina di clienti di procure e tribunali, che nel corso della legislatura saliranno a 126. I pregiudicati, all’inizio, sono 19. Ai soliti Berruti, Bossi, Cantoni, Carra, De Angelis, Dell’Utri, La Malfa, Maroni, Nania, Sciascia, Tomassini, si aggiungono alcune pregevoli new entry: Giulio Camber (Pdl, millantato credito), Giuseppe Ciarrapico (Pdl, ricettazione fallimentare, bancarotta fraudolenta, sfruttamento del lavoro minorile, truffa pluriaggravata), Renato Farina (Pdl, favoreggiamento in sequestro di persona), Antonio Papania (Pd, abuso d’ufficio), Giuseppe Naro (Udc, abuso d’ufficio) e Salvatore Sciascia (Pdl, corruzione). Anche nel governo siede una folta rappresentanza di quote marron, con 10 elementi di spicco: il premier B. (imputato di una variopinta serie di delitti); i ministri Maroni (pregiudicato: Interni), Bossi (pregiudicato: Riforme istituzionali), Matteoli (imputato per favoreggiamento: Infrastrutture), Fitto (imputato per corruzione, finanziamento illecito, turbativa d’asta e interesse privato: Affari regionali), Calderoli (ricettazione, poi prosciolto: Semplificazione), cui si aggiungeranno Brancher (imputato di ricettazione e appropriazione indebita: Devolution) e Romano (indagato per mafia e poi assolto: Agricoltura); e i sottosegretari Gianni Letta (indagato per abuso d’ufficio, truffa e turbativa d’asta, poi in parte prosciolto) e Cosentino (indagato per concorso esterno in camorra). Tutte nomine che portano la firma del presidente Napolitano. Lo stesso presidente che non fa un plissé quando viene indagato per frode fiscale Corrado Passera, superministro dello Sviluppo economico e di tante altre cose, e viene rinviato a giudizio per truffa Adelfio Elio Cardinale, sottosegretario alla Salute. Lo stesso presidente che ora cade dal pero. Si meraviglia perché il Parlamento non approva la legge anticorruzione. E s’indigna per gli ultimi “fenomeni di corruzione vergognosi e inimmaginabili”. Roba da non credere, eh?
da Il Fatto Quotidiano
Tratto da: Legge anticorruzione, decideranno 100 parlamentari tra condannati e indagati | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z2828cp43B
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!
Re: Come se ne viene fuori ?
LeG Roma
In piazza contro la corruzione
1 ottobre 2012 - Nessun Commento »
Massimo Marnetto
Piove, ma facciamo lo stesso volantinaggio per l’approvazione della legge anti-corruzione, lanciando frasi col megafono al riparo della pensilina di una banca. Si fermano in tanti a firmare e commentare l’”Appello civile” destinato al Senato, per sbloccare la legge. Ma soprattutto a manifestare la propria indignazione.
“Io sono ingegnere edile – fa una giovane – e quando mi sono iscritta questa laurea era sinonimo di una buona occupazione. Oggi invece sono precaria e lo stipendio arriva a singhiozzo quando l’azienda riceve i soldi dai committenti pubblici. Siamo in mano agli stessi corrotti che trovano i milioni per ville e ostriche, ma non per pagare i fornitori. Dove devo firmare?”
“Ma allora qualcuno che protesta c’è! – si sfoga una signora da sotto l’ombrello piazzandosi davanti al mio altoparlante – Ci hanno educato alla sopportazione e all’opportunismo: è questa la nostra tara culturale. Così si pensa che sia meglio rassegnarsi alle cose che non vanno, magari guadagnandoci pure, piuttosto che cambiarle. La colpa è nostra. I partiti si adeguano al nostro opportunismo, selezionando chi sa gestire meglio gli opportunisti”.
http://www.libertaegiustizia.it/2012/10 ... orruzione/
In piazza contro la corruzione
1 ottobre 2012 - Nessun Commento »
Massimo Marnetto
Piove, ma facciamo lo stesso volantinaggio per l’approvazione della legge anti-corruzione, lanciando frasi col megafono al riparo della pensilina di una banca. Si fermano in tanti a firmare e commentare l’”Appello civile” destinato al Senato, per sbloccare la legge. Ma soprattutto a manifestare la propria indignazione.
“Io sono ingegnere edile – fa una giovane – e quando mi sono iscritta questa laurea era sinonimo di una buona occupazione. Oggi invece sono precaria e lo stipendio arriva a singhiozzo quando l’azienda riceve i soldi dai committenti pubblici. Siamo in mano agli stessi corrotti che trovano i milioni per ville e ostriche, ma non per pagare i fornitori. Dove devo firmare?”
“Ma allora qualcuno che protesta c’è! – si sfoga una signora da sotto l’ombrello piazzandosi davanti al mio altoparlante – Ci hanno educato alla sopportazione e all’opportunismo: è questa la nostra tara culturale. Così si pensa che sia meglio rassegnarsi alle cose che non vanno, magari guadagnandoci pure, piuttosto che cambiarle. La colpa è nostra. I partiti si adeguano al nostro opportunismo, selezionando chi sa gestire meglio gli opportunisti”.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 40
Diario di un disastro annunciato – 1 ottobre 2012 - 1
La guerra per bande - 1
Quella che è in corso in questa fase politica all’interno dello stivalone è l’eterna guerra per bande composte da bucanieri, puttane, soprattutto quelle con il pisello, banditi da strada, banditi legati alle cosche di mafia, camorra, ‘ndrangheta, truffatori professionisti, opportunisti di ogni risma, che in questo marasma ci sguazzano perché riflette la loro natura. Nel grande buiolone a forma di stivale si sentono a casa loro, nel loro humus.
Monty, in visita al tempio del capitalismo pensa solo a se stesso, al governo che sta guidando, e di poter tirare a campare in un modo o nell’altro. Di conseguenza cerca di rassicurare i mercati specificando che non intende candidarsi alle politiche, ma se occorre si renderà disponibile.
Monty conosce benissimo la composizione dello spread, in balia degli andamenti nazionali, europei ed internazionali.
Spagna e Grecia ritornano in piazza perché le soluzioni adottate dai rispettivi governi sono deboli e hanno una durata limitatissima nel tempo, dove ad un tempo di relativa calma che nasconde macrocarenze strutturali tornano di nuovo ad affacciarsi le eterne problematiche di fondo mai risolte. Il premier italiano conosce molto bene la preoccupazione sostanziale dei mercati, perché continuano a vedere sul palco della politica tricolore soltanto nani e ballerine,….. forse più escort che ballerine. Altro che la Minetti in passerella quasi biotta con passo sculettante, che rispetto a queste ballerine con il pisello oltre ad essere decisamente inguardabili sono oltremodo pericolose, e che può sembrare decisamente più santa di Santa Maria Goretti, perché nani e ballerine dopo aver fatto affondare il Paese sgomitano come forsennati per far parte della ricostruzione di POLTRONE & FORCHETTE.
Non rimane quindi altro modo da parte di Monty che rassicurare i mercati e il capitalismo d’oltre Atlantico per evitarsi ulteriori guai in questi giorni e queste settimane, quando gli eventi di Spagna e Grecia rischiano di compromettere la sua mollacciona politica.
Lo ha fatto rilevare la stampa nazionale la scorsa settimana, l’Unità ci fatto un pezzo su un comunicato orientato in questa direzione di Palazzo Chigi, lo ha ribadito ulteriormente la buona Passera sul palco della Lega, “l’intenzione primaria di Monty era quella di rassicurare i mercati.
Com’era del tutto evidente e prevedibile, in concomitanza della convention di Arezzo occorreva rilanciare la nuova politica dei super zombies, sostenuta dai poteri forti.
Hanno quindi approfittato della performance ammericana di Monty, per rilanciare la politica del nuovo partito popolare, rimarcata da una smunta Perina stamani ad Agorà.
L’allarme generale delle truppe Full Monty, hanno agitato di conseguenza anche le truppe cammellate del piddì guidate questa volta da Gentilò il mollacciò.
Ci vuole un “nuovo partito popolare” sostiene la Perina scimmiottando la dirigenza della nuova Lista per l’Italia, la nuova lista della spesa nata alla convention dei Mille ad Arezzo, per mano di Garibaldi (Casini) e Nino Bixio (Fini), con l’appoggio esterno di Mazzini (Montezemolo), di Cavour (poteri forti) e questa volta anche del papato.
Dicono da queste parti:
Dal Dialetto milanese...
Nà lavàda e nà sùgàda,
la par n'anca duperàda
Ovvero...
Una lavata e un'asciugata,
non sembra neanche usata
Comprendete da soli a cosa si riferisce senza il bisogno di farvi il disegnino.
Lo stesso è quello che stanno facendo Garibaldi e Bixio. Da soli non riescono ad andare da nessuna parte e quindi per ririciclarsi sodomizzando gli italiani di destra si sono inventati la nuova formula della Lista per l’Italia.
Il tasso di sputtanamento è al top, la credibilità sta a zero e quindi per la battaglia del ririciclaggio hanno bisogno un volto dietro a cui nascondersi.
Per il momento quello di Full Monty, che stanno mettendo su tutti gli altari come il top del top che circola oggi nel buiolone.
Cara Perina,… ma dove si è visto mai che un grande partito popolare possa guardare osannante ai poteri forti?
Non è che le serate eleganti di Hardcore, sono diventate un’esigenza dei Mille per praticare il solito bunga bunga ai merli italiani?? Uno sport nazionale che sta soppiantando il calcio???
Diario di un disastro annunciato – 1 ottobre 2012 - 1
La guerra per bande - 1
Quella che è in corso in questa fase politica all’interno dello stivalone è l’eterna guerra per bande composte da bucanieri, puttane, soprattutto quelle con il pisello, banditi da strada, banditi legati alle cosche di mafia, camorra, ‘ndrangheta, truffatori professionisti, opportunisti di ogni risma, che in questo marasma ci sguazzano perché riflette la loro natura. Nel grande buiolone a forma di stivale si sentono a casa loro, nel loro humus.
Monty, in visita al tempio del capitalismo pensa solo a se stesso, al governo che sta guidando, e di poter tirare a campare in un modo o nell’altro. Di conseguenza cerca di rassicurare i mercati specificando che non intende candidarsi alle politiche, ma se occorre si renderà disponibile.
Monty conosce benissimo la composizione dello spread, in balia degli andamenti nazionali, europei ed internazionali.
Spagna e Grecia ritornano in piazza perché le soluzioni adottate dai rispettivi governi sono deboli e hanno una durata limitatissima nel tempo, dove ad un tempo di relativa calma che nasconde macrocarenze strutturali tornano di nuovo ad affacciarsi le eterne problematiche di fondo mai risolte. Il premier italiano conosce molto bene la preoccupazione sostanziale dei mercati, perché continuano a vedere sul palco della politica tricolore soltanto nani e ballerine,….. forse più escort che ballerine. Altro che la Minetti in passerella quasi biotta con passo sculettante, che rispetto a queste ballerine con il pisello oltre ad essere decisamente inguardabili sono oltremodo pericolose, e che può sembrare decisamente più santa di Santa Maria Goretti, perché nani e ballerine dopo aver fatto affondare il Paese sgomitano come forsennati per far parte della ricostruzione di POLTRONE & FORCHETTE.
Non rimane quindi altro modo da parte di Monty che rassicurare i mercati e il capitalismo d’oltre Atlantico per evitarsi ulteriori guai in questi giorni e queste settimane, quando gli eventi di Spagna e Grecia rischiano di compromettere la sua mollacciona politica.
Lo ha fatto rilevare la stampa nazionale la scorsa settimana, l’Unità ci fatto un pezzo su un comunicato orientato in questa direzione di Palazzo Chigi, lo ha ribadito ulteriormente la buona Passera sul palco della Lega, “l’intenzione primaria di Monty era quella di rassicurare i mercati.
Com’era del tutto evidente e prevedibile, in concomitanza della convention di Arezzo occorreva rilanciare la nuova politica dei super zombies, sostenuta dai poteri forti.
Hanno quindi approfittato della performance ammericana di Monty, per rilanciare la politica del nuovo partito popolare, rimarcata da una smunta Perina stamani ad Agorà.
L’allarme generale delle truppe Full Monty, hanno agitato di conseguenza anche le truppe cammellate del piddì guidate questa volta da Gentilò il mollacciò.
Ci vuole un “nuovo partito popolare” sostiene la Perina scimmiottando la dirigenza della nuova Lista per l’Italia, la nuova lista della spesa nata alla convention dei Mille ad Arezzo, per mano di Garibaldi (Casini) e Nino Bixio (Fini), con l’appoggio esterno di Mazzini (Montezemolo), di Cavour (poteri forti) e questa volta anche del papato.
Dicono da queste parti:
Dal Dialetto milanese...
Nà lavàda e nà sùgàda,
la par n'anca duperàda
Ovvero...
Una lavata e un'asciugata,
non sembra neanche usata
Comprendete da soli a cosa si riferisce senza il bisogno di farvi il disegnino.
Lo stesso è quello che stanno facendo Garibaldi e Bixio. Da soli non riescono ad andare da nessuna parte e quindi per ririciclarsi sodomizzando gli italiani di destra si sono inventati la nuova formula della Lista per l’Italia.
Il tasso di sputtanamento è al top, la credibilità sta a zero e quindi per la battaglia del ririciclaggio hanno bisogno un volto dietro a cui nascondersi.
Per il momento quello di Full Monty, che stanno mettendo su tutti gli altari come il top del top che circola oggi nel buiolone.
Cara Perina,… ma dove si è visto mai che un grande partito popolare possa guardare osannante ai poteri forti?
Non è che le serate eleganti di Hardcore, sono diventate un’esigenza dei Mille per praticare il solito bunga bunga ai merli italiani?? Uno sport nazionale che sta soppiantando il calcio???
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 41
Diario di un disastro annunciato – 1 ottobre 2012 - 2
Possiamo dire che la politica varia di ora in ora.
1) Come raccontano i Tg della sera, Monty oggi ha fatto mezza marcia indietro. Titola il Corriere della Sera: «Lasceremo il governo ad altri»
«Spero di lasciare ad altri il governo del Paese, un po' meno rassegnato e un po' più rasserenato». Parole e pensieri del premier Mario Monti, che ha concluso così il suo intervento al Forum della Cooperazione Internazionale. Un parziale dietrofront dopo l'apertura a un-reincarico ventilata nel suo viaggio americano.
IL PRESSING MODERATO - Forse un modo per gettare acqua sul fuoco dopo l'intervista di Luca Cordero di Montezemolo al Corriere della Sera, che ha esplicitato la volontà della fondazione che dirige - Italia Futura - di appoggiare l'ipotesi di un secondo mandato a Monti. Tesi condivisa anche da tutta l'area moderata - che spazia dall'Udc di Casini al Fli di Fini - che si sono detti concordi a una lista civica per l'Italia con l'attuale premier a fungere da salvatore della patria, mettendo in sicurezza i conti pubblici per i prossimi cinque anni.
*
Mossa opportuna per poter continuare a galleggiare, altrimenti A e B, potrebbero creare problemi all’esecutivo.
Ovviamente questa dichiarazione non sarà piaciuta a Garibaldi, Nino Bixio e Mazzini.
2) In serata però nuovo appiglio per i Mille.
Mentana presenta il sondaggio in cui hanno chiesto chi vogliono come premier. ( in %):
Monty……..19
Renzi……….13
Bersani…….11
I Mille con Gentilò spingeranno nuovamente per la Dc.
Nuove difficoltà per il Piddi, con “Il sorpasso” di Gianburrasca.
PS. Il M5S cresce sensibilmente dopo “regionopoli” confermando che il partito di Grillo è l’ultima stazione prima del limbo del non voto. Cresce quando vanno male gli altri.
Diario di un disastro annunciato – 1 ottobre 2012 - 2
Possiamo dire che la politica varia di ora in ora.
1) Come raccontano i Tg della sera, Monty oggi ha fatto mezza marcia indietro. Titola il Corriere della Sera: «Lasceremo il governo ad altri»
«Spero di lasciare ad altri il governo del Paese, un po' meno rassegnato e un po' più rasserenato». Parole e pensieri del premier Mario Monti, che ha concluso così il suo intervento al Forum della Cooperazione Internazionale. Un parziale dietrofront dopo l'apertura a un-reincarico ventilata nel suo viaggio americano.
IL PRESSING MODERATO - Forse un modo per gettare acqua sul fuoco dopo l'intervista di Luca Cordero di Montezemolo al Corriere della Sera, che ha esplicitato la volontà della fondazione che dirige - Italia Futura - di appoggiare l'ipotesi di un secondo mandato a Monti. Tesi condivisa anche da tutta l'area moderata - che spazia dall'Udc di Casini al Fli di Fini - che si sono detti concordi a una lista civica per l'Italia con l'attuale premier a fungere da salvatore della patria, mettendo in sicurezza i conti pubblici per i prossimi cinque anni.
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Mossa opportuna per poter continuare a galleggiare, altrimenti A e B, potrebbero creare problemi all’esecutivo.
Ovviamente questa dichiarazione non sarà piaciuta a Garibaldi, Nino Bixio e Mazzini.
2) In serata però nuovo appiglio per i Mille.
Mentana presenta il sondaggio in cui hanno chiesto chi vogliono come premier. ( in %):
Monty……..19
Renzi……….13
Bersani…….11
I Mille con Gentilò spingeranno nuovamente per la Dc.
Nuove difficoltà per il Piddi, con “Il sorpasso” di Gianburrasca.
PS. Il M5S cresce sensibilmente dopo “regionopoli” confermando che il partito di Grillo è l’ultima stazione prima del limbo del non voto. Cresce quando vanno male gli altri.
Ultima modifica di camillobenso il 01/10/2012, 22:15, modificato 1 volta in totale.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Pubblicità
Naso chiuso, raffreddore, bronchite???
Supposte “Il centro,….riformista, liberale”…
Dellai & C
Mal di denti, nevralgia del trigemino???
Supposte “Il centro,….riformista, liberale”…
Dellai & C
Ritardi mestruali???
Supposte “Il centro,….riformista, liberale”…
Dellai & C
Lussazioni???
Supposte “Il centro,….riformista, liberale”…
Dellai & C
Cattiva digestione???
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Ritardi mestruali???
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Lussazioni???
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 41
Diario di un disastro annunciato – 2 ottobre 2012 - 1
Tra disperazione e rassegnazione
La settimana scorsa un giovane imprenditore commentando una settimana di “regionopoli” è sbottato nel solito : <<Bastaaaa,…non se può più con questi,….cacciamoli,……tutti a casa>>
E all’osservazione che per mandarli a casa, visto che sono una rarità di cozze tutta particolare dove per mandarle a casa devi rimuovere anche lo scoglio a cui sono attaccate,…rincalza:
<<Ma se si deve passare un periodo difficile passiamoci alla svelta, perché non se ne può più di questa lunga attesa che qualcosa cambi!!!!>>
Ma anche nel settore senior le cose non mutano, anzi, questi sono ancora più incazzati.
Ieri “M” sbotta per primo:
<<Non può più andare avanti con questa rassegnazione,…….qualche cosa bisogna pur fare prima che ci schiaccino tutti quanti!!!!!>>
Ma oltre al solito tour romano attorno ai palazzi del potere con i forconi, un classico della presa della Bastiglia, non spunta altro.
Sono tutti anziani, sopravvivono a pillole non è che possono fare molto. Sono molto delusi dei giovani che pensano a tutt’altro, perché un piatto di minestra ce l’hanno e qualche euro in tasca per campare pure perché arriva dai famigli.
Conclude il solito filosofo: << E’ sempre andata così, …..adesso le cose vanno male ma poi cambierà, le cose poi sono sempre cambiate>>
Vero, ma il filosofo che la guerra se l’è cuccata tutta perché è nato prima di Silvietto, si dimentica di dire quanto è durato quel transitorio e cosa è successo nel frattempo. Certo che prima o poi si uscirà da questa situazione, ma bisognerebbe dire anche come e quanto tempo ci vorrà.
Dalle ultime notizie della stampa a “regionopoli” si sta affiancando “provinciopoli”. E’ il segno che il tumore ha colpito tutti i tessuti del corpo Italia. Non basta filosofeggiare, bisogna capire qual è l’intervento chirurgico per uscirne.
Ritorna la domanda iniziale di questo 3D, Come se ne viene fuori ?, a cui non riusciamo dare risposta.
Diario di un disastro annunciato – 2 ottobre 2012 - 1
Tra disperazione e rassegnazione
La settimana scorsa un giovane imprenditore commentando una settimana di “regionopoli” è sbottato nel solito : <<Bastaaaa,…non se può più con questi,….cacciamoli,……tutti a casa>>
E all’osservazione che per mandarli a casa, visto che sono una rarità di cozze tutta particolare dove per mandarle a casa devi rimuovere anche lo scoglio a cui sono attaccate,…rincalza:
<<Ma se si deve passare un periodo difficile passiamoci alla svelta, perché non se ne può più di questa lunga attesa che qualcosa cambi!!!!>>
Ma anche nel settore senior le cose non mutano, anzi, questi sono ancora più incazzati.
Ieri “M” sbotta per primo:
<<Non può più andare avanti con questa rassegnazione,…….qualche cosa bisogna pur fare prima che ci schiaccino tutti quanti!!!!!>>
Ma oltre al solito tour romano attorno ai palazzi del potere con i forconi, un classico della presa della Bastiglia, non spunta altro.
Sono tutti anziani, sopravvivono a pillole non è che possono fare molto. Sono molto delusi dei giovani che pensano a tutt’altro, perché un piatto di minestra ce l’hanno e qualche euro in tasca per campare pure perché arriva dai famigli.
Conclude il solito filosofo: << E’ sempre andata così, …..adesso le cose vanno male ma poi cambierà, le cose poi sono sempre cambiate>>
Vero, ma il filosofo che la guerra se l’è cuccata tutta perché è nato prima di Silvietto, si dimentica di dire quanto è durato quel transitorio e cosa è successo nel frattempo. Certo che prima o poi si uscirà da questa situazione, ma bisognerebbe dire anche come e quanto tempo ci vorrà.
Dalle ultime notizie della stampa a “regionopoli” si sta affiancando “provinciopoli”. E’ il segno che il tumore ha colpito tutti i tessuti del corpo Italia. Non basta filosofeggiare, bisogna capire qual è l’intervento chirurgico per uscirne.
Ritorna la domanda iniziale di questo 3D, Come se ne viene fuori ?, a cui non riusciamo dare risposta.
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- Iscritto il: 22/02/2012, 10:21
Re: Come se ne viene fuori ?
Caro Camillo ti svegli a prima mattina con pensieri molto positivi!
Certo però hai ragione quando dimostri che ancora una risposta non c'è alla domanda: Come se ne viene fuori?
Io avrei un'altra domanda nata dalla cultura partenopea: Quando passa a' nuttata? Perché questa notte è più lunga di quella del polo nord!
Certo però hai ragione quando dimostri che ancora una risposta non c'è alla domanda: Come se ne viene fuori?
Io avrei un'altra domanda nata dalla cultura partenopea: Quando passa a' nuttata? Perché questa notte è più lunga di quella del polo nord!
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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Re: Come se ne viene fuori ?
a' nuttata ... passa con l'omicidio del tiranno .... questo è quello che ci insegna la storia.lucfig ha scritto:Caro Camillo ti svegli a prima mattina con pensieri molto positivi!
Certo però hai ragione quando dimostri che ancora una risposta non c'è alla domanda: Come se ne viene fuori?
Io avrei un'altra domanda nata dalla cultura partenopea: Quando passa a' nuttata? Perché questa notte è più lunga di quella del polo nord!
Dato il mio pacifismo e la cultura della non violenza ... omicidio ... si declina come scomparsa dalla vita politica del noto personaggio ....chi è?
A voi l'indovinello.
Bye
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
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