La vicenda FIAT

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shiloh
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Re: La vicenda FIAT (topic anti marchionne)

Messaggio da shiloh »


Sergio Marchionne ha ricevuto da Fiat nel 2011 per il suo ruolo di amministratore delegato un compenso fisso complessivo 2.450.200 euro.
2.5 milioni di euro per perdere il 9.2% di quota mercato in Europa,il 18,9% in Italia,
chiudere Termini Imerese,Irisbus e New Holland ???

azz...ci riuscivo anch'io...e per molto meno.
shiloh
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Re: La vicenda FIAT (topic anti marchionne)

Messaggio da shiloh »

Più di 12 milioni di euro per il 2011 di Marchionne.

Il numero uno del Lingotto ha ricevuto poco meno di 2,5 milioni di compenso fisso
a cui vanno le stock grant per 4 milioni di azioni ordinarie di Fiat e Fiat Industrial.
Inoltre, il manager italo-canadese dispone di un numero di stock-options pari a 16.920.000.

http://www.repubblica.it/economia/finan ... ef=HRER1-1.

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stavo considerando...supposto uno stipendio lordo di 2400 euro al mese per un operaio FIAT,
con 12 milioni di euro ci paghi 5.000 stipendi...
in pratica tutti gli operai di Mirafiori...che sono appunto circa 5.000.
ma vi pare possibile ???
mariok

Re: La vicenda FIAT (topic anti marchionne)

Messaggio da mariok »

ECONOMIA & LOBBY | di Vittorio Malagutti | 18 marzo 2012 Commenti (89)

Viaggio nel cuore della Volkswagen, la fabbrica di auto che vende auto

Reportage da Wolfsburg, Germania del Nord, ultima factory town d'Europa.
Diversamente dal modello autoritario Fiat, che precipita sui mercati e taglia i posti di lavoro, nel colosso tedesco i manager e gli operai decidono insieme e l’azienda vola

Ciminiere all’orizzonte: quattro, altissime. Le scorgi da lontano, chilometri prima di entrare in città. Comincia da lì il passato che non se ne vuole andare. Catena di montaggio, fabbrica, operai. Un esercito di tute blu: quasi 20 mila. Fine del turno del mattino, eccoli. Escono a migliaia dai cancelli dello stabilimento. Una scena ormai neppure immaginabile dalle nostre parti. Questa è Wolfsburg, Germania del Nord, l’ultima factory town d’Europa. Una città con il marchio Volkswagen, la multinazionale dell’auto più efficiente del mondo, un gigante che l’anno scorso ha macinato ricavi per 159 miliardi di euro, quasi tre volte Fiat-Chrysler, con profitti per 15, 8 miliardi, più che raddoppiati rispetto al 2010. Il cuore e il cervello di questa macchina da soldi, stanno nella cittadina di 120 mila abitanti in Bassa Sassonia dove Hitler nel 1938 decise di costruire il primo nucleo dell’industria automobilistica di Stato. Dalla immensa fabbrica di Wolfsburg escono 800 mila auto all’anno, circa 100 mila più di quanto produce in totale la Fiat nei suoi cinque impianti italiani.

E’ un successone la Volkswagen guidata dall’amministratore delegato Martin Winterkorn, premiato da uno stipendio, da record pure questo, di 17, 5 milioni. Un successo che è quasi un miracolo, perché negli anni scorsi il gruppo tedesco è riuscito a delocalizzare la produzione, dal Messico alla Cina via Slovacchia, senza tagliare un posto di lavoro in Germania. E i lavoratori, quelli dei sei stabilimenti Volkswagen, sono al centro di un sistema di welfare, dentro e fuori la fabbrica, che da noi, per molti aspetti, è ormai un lontano ricordo. Per non parlare degli stipendi. La paga base di un operaio si aggira, al netto di tasse e contributi, sui 2. 700 euro, ma con qualche ora di straordinario è facile arrivare a quota 3 mila. In altre parole, a Wolfsburg il lavoro alla catena di montaggio è pagato all’incirca il doppio rispetto a Mirafiori o nelle altre fabbriche Fiat. Qui in Sassonia, nell’impianto da 51 mila dipendenti compresi gli amministrativi e un esercito di ricercatori, tutto si muove esattamente nella direzione opposta a quella indicata da Sergio Marchionne alla Fiat. È il mondo alla rovescia rispetto al verbo della fabbrica normalizzata e obbediente predicato dal numero uno del Lingotto.

Qui il sindacato è forte, fortissimo. La IG Metall, a cui è iscritto il 95 per cento circa degli operai di Wolfsburg, partecipa a ogni singola scelta aziendale: dalle grandi strategie fino all’assunzione a tempo indeterminato di un giovane apprendista. C’è il consiglio di fabbrica: 65 delegati in rappresentanza di tutti i reparti. E poi, al vertice del gruppo, il sindacato nomina la metà dei 20 membri del consiglio di sorveglianza, l’organo di controllo sulla gestione. Regolazione minuziosa di ogni aspetto della vita aziendale contro deregulation. Condivisione invece di verticismo autoritario. Questa, in breve, è la ricetta della cogestione, la Mitbestimmung che ha fatto grande l’industria tedesca e continua, pur tra mille difficoltà, a produrre profitti e benessere. “Difficile fare confronti con l’Italia”, dice Franco Garippo, sindacalista a Wolfsburg da quasi 30 anni. “Ormai per noi la cogestione è diventato un modo di pensare, più che un modello organizzativo”.

Per questo, conclude Garippo, è “inutile immaginare trapianti parziali o totali del sistema tedesco nella realtà italiana”. Resta un fatto, difficile da smentire. Il modello Volkswagen, quello basato sulla mediazione continua, ha dato fin qui ottimi risultati. Mentre Marchionne si rifiutava di condividere con il sindacato perfino le grandi linee del fantomatico piano di investimenti “Fabbrica Italia”, i vertici del gruppo di Wolfsburg hanno negoziato con la IG Metall una serie di importanti novità contrattuali. Sintetizzando al massimo, si può dire che la scelta dei dipendenti è stata quella di concedere maggiore flessibilità, per esempio su orari e salario, in cambio della tutela assoluta del posto di lavoro.

Una garanzia su tutte: fino al 2014 l’organico dei stabilimenti tedeschi non potrà diminuire. In cambio, ormai da otto anni tutti i nuovi assunti lavorano 35 ore settimanali invece delle 33 degli operai con maggiore anzianità. A Wolfsburg si è tornati a lavorare su tre turni nell’arco delle 24 ore, ma dall’anno scorso è stato introdotto una forma di premio di rendimento (80-100-120 euro al mese) che viene negoziato su base individuale dall’operaio con il suo capo squadra, ovviamente sotto la sorveglianza della consiglio di fabbrica. Dopo molte resistenze il sindacato ha dato via libera all’ingresso in fabbrica di lavoratori a tempo determinato, con salari del 20-30 per cento inferiori a quello dei colleghi assunti in pianta stabile. Questi dipendenti precari, che ormai a Wolfsburg ammontano ad alcune migliaia, sono però formalmente alle dipendenze di una società mista tra enti pubblici e Volkswagen. Funziona molto bene anche l’apprendistato.

Ogni anno 1. 250 giovani delle scuole superiori entrano nei sei stabilimenti tedeschi (600 solo a Wolfsburg) per un periodo di formazione di 36 mesi. Di solito quei contratti si trasformano in assunzioni a tempo indeterminato dopo il via libera di una commissione mista tra sindacati e ufficio del personale. Perché la regola resta sempre e comunque la stessa: tutto viene negoziato, compresi gli investimenti e gli eventuali straordinari. Il risultato è che dopo anni di grande moderazione salariale adesso tira aria di premi. I dipendenti dei sei stabilimenti tedeschi di Volkswagen si sono appena visti riconoscere un bonus di 7. 500 euro, calcolato sulla base dello straordinario aumento dei profitti del gruppo.

Proprio in questi giorni sta cominciando la trattativa per il nuovo contratto aziendale. A Wolfsburg, su una parete del quartier generale del sindacato lampeggia un numero, il 6, 5 per cento. Questo è l’aumento in busta paga chiesto dalla IG Metall. L’azienda corre a tutta velocità e i sindacati passano alla cassa. Anche perché non si sa fino a quando potrà durare questa nuova età dell’oro. A metà marzo, in occasione della presentazione del bilancio 2011, il numero uno Winterkorn ha già messo le mani avanti. Per quest’anno, ha detto il manager, non si prevede un nuovo aumento degli utili, che, comunque, restano elevatissimi. Nel 2011 i profitti operativi del gruppo, quelli legati all’attività industriale, hanno raggiunto il 7 per cento dei ricavi. La Fiat, grazie più che altro al traino della Chrysler, arriva a malapena al 4 per cento. Il gruppo tedesco naviga nell’oro e può permettersi di finanziare agevolmente investimenti per oltre il 5 per cento del fatturato. In altre parole il denaro guadagnato non viene accumulato in cassaforte sotto forma di liquidità, come fa Marchionne ormai da anni. Alla Volkswagen le risorse servono invece a finanziare impianti, macchinari e soprattutto lo sviluppo di nuovi modelli. Tanta abbondanza diventa una garanzia per il futuro di Wolfsburg e del suo modello di gestione. Tra meno di due anni, nel 2014, scade la garanzia assoluta per i posti di lavoro. Il sindacato verrà chiamato a una nuova sfida, forse la più dura dal 1993, quando per far fronte a una crisi eccezionale ed evitare il taglio di 30 mila dipendenti si decise di ridurre a 28 ore l’orario di lavoro settimanale. Questa volta la concorrenza arriva dal lavoro a basso costo e iperflessibile così abbondante nel mondo globale. Non solo in Cina o in Sudamerica. A pochi chilometri da Wolfsburg, nei territori che un tempo erano Germania Est, le fabbriche offrono anche meno di 10 euro l’ora. Meno della metà dello stipendio lordo dell’operaio Volkswagen.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03 ... ne/198251/
iospero
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Re: La vicenda FIAT

Messaggio da iospero »

Viaggio nel cuore della Volkswagen, la fabbrica di auto che vende auto

Reportage da Wolfsburg, Germania del Nord, ultima factory town d'Europa. Diversamente dal modello autoritario Fiat, che precipita sui mercati e taglia i posti di lavoro, nel colosso tedesco i manager e gli operai decidono insieme e l’azienda vola.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03 ... ne/198251/
shiloh
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Re: La vicenda FIAT

Messaggio da shiloh »

Più facile vincere a SuperEnalotto
che credere a Marchionne...


È più facile, ma molto più facile, vincere al SuperEnalotto che credere a Sergio Marchionne
quando giura che non ci sono state discriminazioni sindacali nelle assunzioni a Pomigliano.

Del resto, la Fiat assicurava che anche i tre licenziamenti a Melfi fossero giustificati,
mentre invece la sentenza del giudice è stata durissima:

«Misure adottate per liberarsi di sindacalisti».

A Pomigliano, prima ancora dei magistrati, è la matematica che condanna Marchionne.

Nella fabbrica erano occupati poco meno di cinquemila lavoratori prima che la Fiat decidesse di mandare tutti in cassa integrazione.
Di quei cinquemila 700 erano iscritti alla Fiom.
Ora, guarda caso, dei 2060 assunti dalla New.co.
(la nuova società che ha avviato la produzione della Panda)
nessuno, neanche uno, ha la tessera dei metalmeccanici Cgil.

Marchionne nega che la selezione sia avvenuta su basi discrimatorie.
Ma la sua è una sfida al buon senso.
E ancora più alla legge dei grandi numeri.
Quante probabilità ci sono che Marchionne dica la verità?

Ovvero quanto probabilità ci sono di selezionare in una ipotetica urna di cinquemila palline
- delle quali 700 rosse e le restanti bianche -
2060 palline tutte bianche senza mai toccarne una rossa?


Il calcolo sfugge persino alla possibilità di un computer di dimensioni casalinghe.
I matematici definiscono questa probabilità con una cifra non superiore a 10 elevato alla -200.
Vuol dire che su base percentuale la probabilità si aggira intorno a 0, 0 ...(duecento volte zero) 1.

Un numero così piccolo che può considerarsi una certezza assoluta:
la discriminazione è matematicamente provata.
Basti pensare che la probabilità di fare sei al SuperEnalotto è calcolata intorno a 10 elevato alla -9:
in concreto c’è una possibilità su 622milioni di fare sei al SuperEnalotto,
mentre invece la verità di Marchionne vale una possibilità su un numero con 200 cifre.

E pensare che il Cnr ha appena calcolato che esiste una probabilità su 40mila che un asteroide colpisca la Terra entro il 2036
e ne produca la distruzione.

Quanti asteriodi devono cadere perché Marchionne abbia ragione?
Diversi miliardi...

http://www.unita.it/italia/piu-facile-v ... e-1.394682
mariok

Re: La vicenda FIAT

Messaggio da mariok »

A me piacerebbe sapere cosa hanno da dire i vari Fassina, Veltroni, Chiamparino (ah già adesso fa il banchiere) che inneggiavano al nuovo modello del capitalismo avanzato. Se non sbaglio fu Fassino a definirlo una specie di compagno...
mariok

Re: La vicenda FIAT

Messaggio da mariok »

Archivio cartaceo | di Vittorio Malagutti | 25 marzo 2012

Modello tedesco: un operaio della Volkswagen guadagna il doppio di un collega della Fiat

A confronto le buste paga erogate dai due grandi gruppi automobilistici: 2600 euro netti contro 1.400. Il lavoratore italiano prende di meno, paga più tasse e si ritrova welfare e servizi più scadenti. Eppure i bilanci della casa di Wolfsburg battono alla grande quelli del concorrente torinese. Intanto Marchionne chiede nuovi sacrifici e aiuti all'Europa

Marta Cevasco e Jurgen Schmitt sono due operai metalmeccanici. Hanno quasi la stessa età: 52 anni la signora italiana e 50 il suo collega tedesco, un’anzianità di servizio simile, entrambi tengono famiglia (coniuge e un figlio) e fanno più o meno lo stesso lavoro non specializzato. Qual è la differenza tra i due colleghi? Semplice: lo stipendio. Jurgen guadagna molto di più. A fine mese l’operaia italiana arriva a 1.436 euro, quasi la metà rispetto al metalmeccanico tedesco, che porta a casa una retribuzione 2.685 euro. A conti fatti, Marta e Jurgen sono divisi da 1. 250 euro. Chiamatelo, se volete, lo spread del lavoro. E anche qui, come succede per la finanza pubblica, vince la Germania. O meglio vince Volkswagen e perde Fiat, perché i due operai che abbiamo scelto per questo confronto sono dipendenti delle due più importanti aziende automobilistiche dei rispettivi Paesi. Jurgen passa le sue giornate alla catena di montaggio dello stabilimento di Wolfsburg. Marta invece lavora in una fabbrica del gruppo del Lingotto.

I nomi sono di fantasia, ma le buste paga, pubblicate in questa pagina, sono reali. E i numeri suonano come la conferma della superiorità del modello tedesco. Un sistema che garantisce retribuzioni più elevate. Ma non solo. Anche in Germania, ancora più che in Italia, lo stipendio è falcidiato da pesanti prelievi sotto forma di tasse, e, soprattutto, contributi previdenziali e assicurativi. In cambio, però, questa montagna di soldi contribuisce a finanziare un welfare che nonostante i tagli degli anni scorsi (a cominciare dalle riforme varate tra il 1998 e il 2004 dal cancelliere socialdemocratico Gerhard Schroeder) rimane ancora uno dei più efficienti d’Europa. Dalle nostre parti, invece, i contributi restano alti, ma il welfare si sta squagliando.

Vediamo un po’ più nel dettaglio il caso tedesco. Jurgen parte da una paga base di poco superiore a 3 mila euro e con alcune ore di straordinario notturno arriva a superare un compenso mensile lordo di 3. 700 euro. Le trattenute previdenziali e assicurative sfiorano i 700 euro, di cui 336 per la pensione e 267 euro di cassa malattia. Se si considera che l’imponibile ammonta a 3. 380 euro circa, i contributi pesano per il 20 per cento circa. Marta invece paga circa 170 euro per la pensione. Poi però ci sono circa 18 euro per il fondo previdenziale integrativo e altri 16 euro sono destinati all’assicurazione sanitaria supplementare. Alla fine questi contributi assorbono l’ 11 per cento di un imponibile pari a circa 1. 800 euro, contro il 20 per cento di Jurgen. Poi ci sono le tasse, che pesano sullo stipendio per meno del 10 per cento (9,89 per cento) nel caso dell’operaio Vw. Le ritenute fiscali della dipendente Fiat, al netto delle detrazioni, valgono invece il 13 per cento circa dell’imponibile. Morale: per Marta meno stipendio e più tasse. Peggio ancora: anche se le imposte sono maggiori, l’operaia italiana riceve servizi meno efficienti rispetto al collega di Wolfsburg.

Va detto che anche in Germania la situazione può cambiare, anche di molto, da un’azienda a un’altra. E spesso anche tra i reparti della medesima fabbrica. Alla Volkswagen di di Wolfsburg abbondano, anche se restano comunque in netta minoranza, i lavoratori part time e a tempo determinato, con retribuzioni anche del 20-30 per cento inferiori a quella dei loro colleghi (qui il reportage di Vittorio Malagutti da Wolfsburg). Jurgen e Marta però fanno parte entrambi della stessa categoria di, per così dire, privilegiati: gli assunti a tempo indeterminato. Resta il fatto che nel regno di Sergio Marchionne l’operaio se la passa molto peggio rispetto al collega delle fabbriche tedesche della Volkswagen. Il capo del Lingotto però chiede ancora di più. Chiede nuovi sacrifici e maggiore flessibilità. Solo così Fiat tornerà grande, dice.

Il gruppo di Wolfsburg si muove diversamente. Negli ultimi anni ha spostato una parte importante della produzione in aree del mondo a basso costo del lavoro (Cina, Slovacchia, Messico), ma quasi la metà dei suoi 500 mila dipendenti vivono comunque in Germania e di questi la gran parte percepisce stipendi ben più elevati rispetto a quelli della Fiat. Eppure Volkswagen, anche al netto delle partite straordinarie, vanta profitti ben più elevati del concorrente italiano. Non sarà che l’arma vincente dei tedeschi sono i prodotti, pensati e realizzati grazie a imponenti investimenti in ricerca e sviluppo? Marchionne su questo punto resta un po’ vago. In compenso, da buon liberista all’italiana, continua a chiedere all’Europa interventi straordinari, con soldi pubblici, per ridurre la sovracapacità produttiva in Europa. Da Wolfsburg rispondono: noi non ne abbiamo bisogno.
Da Il Fatto Quotidiano del 25 marzo 2012
iospero
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Re: La vicenda FIAT

Messaggio da iospero »

Marchionne ha bisogno di qualche corso di aggiornamento, nel confronto con la Volkswagen
viene bocciato.
shiloh
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Re: La vicenda FIAT

Messaggio da shiloh »

«Fiat antisindacale»:

Il Tribunale del Lavoro di Bologna ha accolto il ricorso per comportamento antisindacale presentato dalla Fiom contro l'azienda metalmeccanica Magneti Marelli,
del gruppo Fiat,
per non aver riconosciuto i rappresentanti delle tute blu in fabbrica.

La sentenza depositata questa mattina in Cancelleria ed emessa dal Giudice del Lavoro, Carlo Sorgi,
«dichiara l'antisindacalità del comportamento della società Magneti Marelli
consistita nell'avere negato l'efficacia e legittimità delle nomine dei dirigenti della Rappresentanza sindacale aziendale Fiom
e tutte le conseguenti prerogative sindacali derivanti da tali nomine
e intima alla società convenuta di riconoscere i nominativi forniti da Fiom quali Rsa».

http://www.unita.it/italia/la-fiat-e-an ... a-1.395679
-----------------------------------------------------

ma dico io,
ma sto Marpionne,
che ogni anno perde quote di mercato in doppia cifra,
invece di dedicarsi a:

"nuovi modelli contrattuali"

sarebbe mica meglio che si dedicasse a:

"nuovi modelli automobilistici" ???
shiloh
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Re: La vicenda FIAT

Messaggio da shiloh »

per la serie,

"gli incapaci a casa..."

trasmettiamo:

"nulla si crea e nulla si distrugge,ma tutto si trasforma...per fortuna"

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La Porsche sbarca in Puglia.

è suo l'autodromo di Nardò.

Il gruppo tedesco ha acquistato uno dei "proving ground" più attivi in Europa,
la struttura creata nel '75 dalla Fiat e cresciuta poi anche grazie ai finanziamenti della Regione.
Un circuito attrezzato utilizzato per i test dalle principali case automobilistiche, disponibile tutto l'anno, 7 giorni su 7.

Centrobanca, la corporate e investment bank del gruppo Ubi banca cui fa capo il Nardò Technical center, ha ceduto al gruppo Porsche il 100% del capitale della struttura che conta oltre 75 km di piste che riproducono le curve di alcuni dei più noti circuiti del mondo, oltre a percorsi off-road e di test, centri prova per le omologazioni, 16.000 metri quadri di officine su 700 ettari complessivi.

Una struttura creata nel 1975 dalla Fiat che l'ha ceduta nel 1999, dalle caratteristiche uniche, disponibile tutto l'anno, teatro in passato di numerosi record.

Tra le caratteristiche principali l'anello circolare della lunghezza di 12,5 km e la moderna pista di handling di 6,2 km, realizzata nel 2008 con un investimento a cui ha contribuito in maniera significativa la regione Puglia in base a un contratto di programma.

Tra i clienti del centro di Nardò, i principali gruppi automobilistici italiani ed europei tra cui la stessa Porsche, ma anche Mercedes Benz, Audi, Lamborghini, Volkswagen, BMW, Aston Martin, Jaguar e Land Rover.

"Centrobanca ha portato avanti con determinazione lo sviluppo di Nardò Technical center assicurando solidità finanziaria all'azienda e, con il management, ne ha rafforzato l'offerta di servizi specializzati per l'industria automobilistica europea" afferma Massimo Capuano, amministratore delegato di centrobanca, che aggiunge "l'operazione con cui usciamo dal capitale è il compimento di un ciclo naturale, per la banca e per la Sgr, che dopo la valorizzazione anche a beneficio del territorio, si chiude con la cessione dell'impresa a un gruppo industriale di altissimo standing" .

"Siamo particolarmente soddisfatti per questo importante investimento
- ha detto la vicepresidente della Regione Puglia e assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone -

non solo perchè il Gruppo automobilistico di Stoccarda è una delle più importanti realtà del settore, ma soprattutto perchè a Nardò il Gruppo intende fare ricerca.

A Nardò una delle piste infatti è stata realizzata nel 2008 grazie al finanziamento regionale di 3,9 milioni di euro (per un investimento totale di 8,3 milioni).

Adesso il subentro di Porsche nella gestione offrirà più servizi e l'utilizzo degli impianti di Nardò per tutto l'anno e per sette giorni alla settimana, con un positivo impatto anche sull'occupazione".

http://bari.repubblica.it/cronaca/2012/ ... -33126031/
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