Amadeus ha scritto:Giuro che quando oggi pomeriggio ho letto il titolo della notizia ho immediatamente pensato allo Zione... e ho detto tò che gli hanno pubblicato un articolo sulla stampa nazionale
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Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
Spero che la nuttata non contempli anche questo:lucfig ha scritto:Caro Camillo ti svegli a prima mattina con pensieri molto positivi!
Certo però hai ragione quando dimostri che ancora una risposta non c'è alla domanda: Come se ne viene fuori?
Io avrei un'altra domanda nata dalla cultura partenopea: Quando passa a' nuttata? Perché questa notte è più lunga di quella del polo nord!
Forza Nuova in Emilia Romagna scalza la Lega: “Fuori Rom, banchieri e immigrati”
"Ci stiamo preparando alla guerra civile che travolgerà l'Europa, guardate la Grecia", spiegano i dirigenti forzanovisti riminesi, dopo la manifestazione di sabato, mescolando cavalli di battaglia cari al Carroccio e all'estrema sinistra. In più corrono ai ripari con corsi di autodifesa. L'Anpi: "L'apologia del fascismo in Italia è ancora reato"
di Giovanni Stinco | Emilia Romagna
| 1 ottobre 2012Commenti (581)
Non si preoccupano delle polemiche, anzi probabilmente le cercano. Prima l’annuncio choc del “numero nero” anti immigrati, poi la notizia dei corsi sull’uso del bastone e del coltello, “per tirar su i nostri ragazzi come si deve”. Forza Nuova in Emilia Romagna sta facendo sempre più parlare di sé, e la recente manifestazione di sabato a Rimini non è che l’ennesima dimostrazione della crescita di una forza di estrema destra che punta a piazzare i propri rappresentanti nelle istituzioni. A cominciare dai comuni della Romagna, dove storicamente è più forte il partito guidato dal discusso Roberto Fiore, ex del movimento neofascista di Terza Posizione e, per citare la sua autobiografia, “cattolico, sposato e padre di 11 figli”.
Forti di una serie di sondaggi internet (poco credibili, ma comunque di effetto) che li danno al 5% a livello nazionale, i militanti di Forza Nuova stanno aprendo sezioni in tutta l’Emilia Romagna. L’ultima, questa estate, a Bellaria Igea Marina. Prima ancora a Castel Bolognese. Chiari e d’effetto gli slogan: “Lavoro e casa, prima gli italiani”. Proposta che nel concreto dovrebbe prendere forma con “l’introduzione della preferenza nazionale, cioè la precedenza agli italiani nell’accesso ai servizi sociali”. Temi che ricordano molto quelli della Lega Nord, che sulla questione dell’accesso ai servizi sociali da parte dei migranti ha costruito molto del proprio consenso, anche in una città tradizionalmente rossa come Bologna. “Per ogni immigrato che lavora c’è un italiano disoccupato”, è il testo di un volantino di Forza Nuova Faenza, che in questi giorni sta contestando la risistemazione del campo rom di Pieve Corleto.
Sabato pomeriggio per la manifestazione regionale di Rimini i toni invece erano, se possibile, ancora più duri e espliciti. “Boia chi molla è il grido di battaglia”, “Fuori Rom, banchieri e africani”, e poi l’attacco ai giornalisti, “veri terroristi”. Un repertorio ideologico che spazia dall’attacco agli immigrati (“ma noi non siamo razzisti”) a temi che invece caratterizzano l’estrema sinistra, a cominciare dalla critica alla finanza, ai banchieri e alla tecnocrazia della Bce. E per coloro che li accusano di essere “fascisti e filonazisti”, ecco comparire un manifesto dove militanti dell’Anpi, di Arcigay e della Cgil vengono rappresentati come zombie. “Sono parassiti sociali pagati dai partiti”.
“Certo che facciamo i corsi di autodifesa. I nostri ragazzi si divertono e poi vogliamo che crescano come si deve, avendo bene in mente come si sta al mondo – racconta Raffaello Mariani, coordinatore di Forza Nuova per la Romagna – Noi ci stiamo preparando alla guerra civile che travolgerà l’Europa, guardate cosa sta succedendo in Grecia. Dove credete di vivere voi giornalisti? La crisi non è finita, è solo all’inizio”. “Sì i corsi ci sono – spiega Fiorenzo Consoli, volto “buono” dei forzanuovisti in regione e incaricato di tenere i rapporti con la stampa – Posso però assicurare a tutti che si tratta di normalissime attività come se ne vedono in molte palestre”. Per l’Anpi è proprio questo il problema. “A Rimini la situazione è preoccupante – spiega Ivano Artioli, vicepresidente regionale dell’associazione dei partigiani – Registriamo casi di neofascisti che si ritrovano regolarmente nelle palestre cittadine per esercitarsi nelle tecniche di combattimento. Forza Nuova sta facendo politica usando parole d’ordine violente, e il richiamo continuo alla rivoluzione non ne è che la conferma. Continueremo a chiedere alle istituzioni, ministero Cancellieri compreso, di vietare le loro manifestazioni. L’apologia del fascismo, lo vogliamo sempre ricordare, in questo paese è ancora reato”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... ti/369633/
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Re: Come se ne viene fuori ?
Dunque la situazione si sta evolvendo in questi giorni.
Il PD sta implodendo con questa commedia delle primarie, il PDL è già imploso dopo il Laziogate.
Certamente il PDL si spaccherà con gli ex-aennini che rifonderanno la Fiamma del MSI e col resto che cerca un approdo al centro per salvare la cadrega in Parlamento.
Il PD ci mette di più a scindersi perchè i margheritini sanno che di voti appresso ai loro nomi al centro ne porterebbero pochi e quindi non ci sarebbero poltrone per tutti... il nocciolo duro del vecchio PCI inizia a erodersi anche per motivi anagrafici oltre che per il fatto che una parte (fra cui il sottoscritto) si è stufata della trasformazione in DC della vecchia sinistra e vuole vedere e non solo sentire qualche politica di sinistra e non neo liberista/conservatrice...
Una volta implose queste due realtà che succederà?
La Finanza vuole il Monti bis me sarebbe la fine per l'Italia intesa come società civile...
Allora come ne usciamo?
Come riusciamo a cacciare i ladri da Parlamento, regioni, province, comuni ecc. ecc.?
Come riusciamo a rimettere il guinzaglio alla Finanza e ai Banchieri mannari?
Come riusciamo a dare una speranza di futuro ai nostri figli e nipoti?
Il PD sta implodendo con questa commedia delle primarie, il PDL è già imploso dopo il Laziogate.
Certamente il PDL si spaccherà con gli ex-aennini che rifonderanno la Fiamma del MSI e col resto che cerca un approdo al centro per salvare la cadrega in Parlamento.
Il PD ci mette di più a scindersi perchè i margheritini sanno che di voti appresso ai loro nomi al centro ne porterebbero pochi e quindi non ci sarebbero poltrone per tutti... il nocciolo duro del vecchio PCI inizia a erodersi anche per motivi anagrafici oltre che per il fatto che una parte (fra cui il sottoscritto) si è stufata della trasformazione in DC della vecchia sinistra e vuole vedere e non solo sentire qualche politica di sinistra e non neo liberista/conservatrice...
Una volta implose queste due realtà che succederà?
La Finanza vuole il Monti bis me sarebbe la fine per l'Italia intesa come società civile...
Allora come ne usciamo?
Come riusciamo a cacciare i ladri da Parlamento, regioni, province, comuni ecc. ecc.?
Come riusciamo a rimettere il guinzaglio alla Finanza e ai Banchieri mannari?
Come riusciamo a dare una speranza di futuro ai nostri figli e nipoti?
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Re: Come se ne viene fuori ?
Caro Camillo, di notte escono anche i sorci!
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 44
Diario di un disastro annunciato – 3 ottobre 2012 - 1
Piedigrotta story
“E’ con viva e vibrante soddisfazione” che nelle ultime ore leggo diffusamente che il Pdl “non c’è più”, o che è allo sfascio. Però,……l’esperienza insegna che bisogna ascoltare quello che sosteneva il vecchio Trap di Cusano Milanino: “Non dire mai gatto se non ce l’hai nel sacco”.
Per il momento possiamo metterci alla finestra e vedere l’ora tanto attesa.
Scrive oggi Fabrizio d’Esposito su Il Fatto Quotidiano:
COSI’ FINISCE
IL PIDIELLE
TRA RISSE
E RUBERIE
Un partito muore così. Tra manette, ruberie, faide, minacce di scissioni, parlamentari inerti e smarriti.
"Fusse che fusse la vorta bbona", reminescenze da vecchi dinosauri che guardavano Canzonissima in bianco e nero nell’Italia che usciva dal dopoguerra sul finire degli anni ’50 e che aveva ancora la spinta della voglia di vivere e mettere in piedi un mondo migliore, dove il tormentone di Saturnino Manfredi aiutava nel suo piccolo in questa direzione.
Mi trovo quindi allineato all’analisi sopra prodotta da Maucat:
Il PD sta implodendo con questa commedia delle primarie, il PDL è già imploso dopo il Laziogate.
Il rientro della cara salma, dopo un lungo silenzio ben studiato al fine di far dimenticare il passato e le polemiche che la sua presenza inevitabilmente suscitano, è andato in frantumi dagli eventi della storia.
Il Laziogate ha ucciso nella culla i sogni di rivincita del vecchio salmone affumicato. La lettera di Lavitola in giù, gli hanno dato una successiva scoppola tra capo e collo che ha lasciato il segno.
Dalla rossa peperina Lilli Gruber, Gianfranco Fini, vittima delle trame del gran salmone trova il modo di lanciare questo messaggio: “Adesso tutti devono conoscere chi è Silvio Berlusconi”.
A’ Gianfrà, ma che caXXo stai addì? C’hai raggione sulla truffa der cavalier banana, ma poco poco ce stai a ricojonà? C’hai fatto rosolà er fegato per 16 lunghi anni, con le difese d’ufficio assieme ar socio tuo, er Garibaldi dei Mille della Lista civica per L’Italia, perché vi conveniva a stà ner ventre de vacca der magna magna. C’hai mannato in tivvù un sacco de’ vorte l’amico tuo Bocchino a raccontà minchiate a tonnellate solo perché la disciplina der l’alleanza lo richiedeva, er duce non se poteva sputtanà per ovie raggioni,…mentre noi ce lo sapevamo da subito chi fosse er caimano mannaro. E tu fai finta d’arcorgetene solo adesso perché le convenienze so’ cambiate?????
Ma nun ce fate ride tu e Garibaldi,.. campioni mondiali de voltagabbanismo.
Ma poi magistratura e Roberto Rosso (Pdl) fanno il resto l’indagine si allarga a 11 regioni.
E qui esce la certificazione che il Pdl è il Partito dei ladri.
Eppure alla sua nomina, Angelino, il segretario, precario, un poco dromedario, telecomandato dalla cara salma aveva pronunciato “Urbi et Orbi”: “Il mio sarà il partito degli onesti”
Ammazzate,...Angelì,……chissà che sarebbe successo se avessi annunciato che il tuo era un partito dei ladri.
Diario di un disastro annunciato – 3 ottobre 2012 - 1
Piedigrotta story
“E’ con viva e vibrante soddisfazione” che nelle ultime ore leggo diffusamente che il Pdl “non c’è più”, o che è allo sfascio. Però,……l’esperienza insegna che bisogna ascoltare quello che sosteneva il vecchio Trap di Cusano Milanino: “Non dire mai gatto se non ce l’hai nel sacco”.
Per il momento possiamo metterci alla finestra e vedere l’ora tanto attesa.
Scrive oggi Fabrizio d’Esposito su Il Fatto Quotidiano:
COSI’ FINISCE
IL PIDIELLE
TRA RISSE
E RUBERIE
Un partito muore così. Tra manette, ruberie, faide, minacce di scissioni, parlamentari inerti e smarriti.
"Fusse che fusse la vorta bbona", reminescenze da vecchi dinosauri che guardavano Canzonissima in bianco e nero nell’Italia che usciva dal dopoguerra sul finire degli anni ’50 e che aveva ancora la spinta della voglia di vivere e mettere in piedi un mondo migliore, dove il tormentone di Saturnino Manfredi aiutava nel suo piccolo in questa direzione.
Mi trovo quindi allineato all’analisi sopra prodotta da Maucat:
Il PD sta implodendo con questa commedia delle primarie, il PDL è già imploso dopo il Laziogate.
Il rientro della cara salma, dopo un lungo silenzio ben studiato al fine di far dimenticare il passato e le polemiche che la sua presenza inevitabilmente suscitano, è andato in frantumi dagli eventi della storia.
Il Laziogate ha ucciso nella culla i sogni di rivincita del vecchio salmone affumicato. La lettera di Lavitola in giù, gli hanno dato una successiva scoppola tra capo e collo che ha lasciato il segno.
Dalla rossa peperina Lilli Gruber, Gianfranco Fini, vittima delle trame del gran salmone trova il modo di lanciare questo messaggio: “Adesso tutti devono conoscere chi è Silvio Berlusconi”.
A’ Gianfrà, ma che caXXo stai addì? C’hai raggione sulla truffa der cavalier banana, ma poco poco ce stai a ricojonà? C’hai fatto rosolà er fegato per 16 lunghi anni, con le difese d’ufficio assieme ar socio tuo, er Garibaldi dei Mille della Lista civica per L’Italia, perché vi conveniva a stà ner ventre de vacca der magna magna. C’hai mannato in tivvù un sacco de’ vorte l’amico tuo Bocchino a raccontà minchiate a tonnellate solo perché la disciplina der l’alleanza lo richiedeva, er duce non se poteva sputtanà per ovie raggioni,…mentre noi ce lo sapevamo da subito chi fosse er caimano mannaro. E tu fai finta d’arcorgetene solo adesso perché le convenienze so’ cambiate?????
Ma nun ce fate ride tu e Garibaldi,.. campioni mondiali de voltagabbanismo.
Ma poi magistratura e Roberto Rosso (Pdl) fanno il resto l’indagine si allarga a 11 regioni.
E qui esce la certificazione che il Pdl è il Partito dei ladri.
Eppure alla sua nomina, Angelino, il segretario, precario, un poco dromedario, telecomandato dalla cara salma aveva pronunciato “Urbi et Orbi”: “Il mio sarà il partito degli onesti”
Ammazzate,...Angelì,……chissà che sarebbe successo se avessi annunciato che il tuo era un partito dei ladri.
Re: Come se ne viene fuori ?
Già è un pò che parla di " spacchettare" ...la pdl.
se facesse altro tipo di pacchi gli ultimi anni li potrebbe anche passare decentemente alla facciazza nostra .
se facesse altro tipo di pacchi gli ultimi anni li potrebbe anche passare decentemente alla facciazza nostra .
Re: Come se ne viene fuori ?
ROMA (Reuters) - Dopo 23 anni dalla prima apertura in Italia a Cinisello Balsamo, alle porte di Milano, Ikea Italia deve scrivere il suo primo segno meno davanti alla variazione del fatturato annuo, un calo del 2,6%, pari a 1,59 miliardi di euro.
E' la crisi dei consumi durevoli che arriva anche nei 20 negozi italiani della multinazionale svedese dell'arredamento. Ma sono i sette anni già trascorsi invano per aprire il terzo negozio a Roma che preoccupano davvero l'AD italiano Lars Petersson.
La crisi recentissima della Regione Lazio - con lo scandalo della gestione dei fondi del Pdl da parte del capogruppo Franco 'er Batman' Fiorito, arrestato ieri - rischia di allungare ancora il traguardo per posare la prima pietra a Pescaccio, alla periferia Ovest della Capitale.
"Abbiamo una quota di mercato in Italia solo del 7-8%, c'è spazio per crescere, siamo solo all'inizio, dopo 23 anni. Ma per noi, come investitore estero in Italia, non è accettabile lavorare con tempi così lunghi", dice Petersson, che oggi a Roma ha presentato il bilancio 2011-2012, chiuso a fine agosto, e il piano per investire nei prossimi tre anni circa 400 milioni, in gran parte per aprire quattro nuovi negozi (Pisa, poi appunto Roma, Verona, e Cerro Maggiore, tra Milano e Varese).
Ikea ha negozi in tutto il mondo, ma per aprire in Italia ci vuole "il doppio del tempo", dice il manager, raccontando un aneddoto.
"Sono stato amministratore delegato in Giappone sei anni [dal 2005 al 2011], anche lì i tempi sono lunghi, ma tre anni prima dell'apertura del negozio di Fukuoka sapevamo che il 18 febbraio 2012 alle 9.00 avremmo aperto, questo è fondamentale per la pianificazione".
In Italia, dopo poco più di un anno dal suo arrivo, Petersson vede che i 115 milioni di euro stanziati per aprire il terzo store a Roma - "c'è la domanda dei clienti, così ci perdiamo tutti" - stanno lì ad aspettare il doppio binario autorizzativo della Regione, per la licenza a vendere, e del Comune, per il permesso a costruire, che "va avanti senza avere una idea della fine".
E non si tratta di un caso limite. "A Padova, ci abbiamo messo nove anni e dopo sette anni di discussione abbiamo abbandonato il progetto per aprire a Pisa Vecchiano", ricorda l'AD di Ikea Italia. Il caso era stato anche fonte di una polemica a distanza tra il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso - che aveva citato il negozio mancato di Pisa tra gli esempi negativi per i nuovi insediamenti produttivi in Europa - e il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, che difendeva le ragioni di impatto urbanistico poste dal Comune di Vecchiano. .
Ora, proprio per l'efficace ruolo attivo della Regione Toscana - ricorda oggi Petersson - Ikea è riuscita ad aprire in 15 mesi un nuovo negozio a Pisa. "Tra due settimane c'è la posa della prima pietra", grazie a un dimagrimento burocratico con la Regione che si è assunta il ruolo di interlocutore unico affidando il caso del progetto a una persona dedicata.
Ogni anno il gruppo svedese conduce un'indagine con interviste a 500 residenti nell'area servita da ognuno dei suoi negozi, per capire meglio gli stili di vita in casa.
Oggi Ikea in Italia, con 20 punti vendita e 6.243 collaboratori, copre il 60% circa del territorio, ha aperto un negozio in Sicilia, a Catania - "ne vogliamo aprire almeno un altro" - e ancora nessuno in Sardegna.
"Abbiamo una pazienza lunga, perché la casa in Italia è molto importante e noi stiamo sviluppando una conoscenza sempre più approfondita per essere sempre più vicino ai nostri clienti", risponde Petersson a chi gli chiede se a un certo punto Ikea deciderà di non accettare i tempi della burocrazia italica.
In compenso, spiega sorridendo Petersson nel suo italiano con accento di Malmoe, "abbiamo imparato a progettare anche per i nostri clienti di Bari che preferiscono avere la cucina sulla terrazza per mangiare all'aperto e non sentire la puzza".
Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia
E' la crisi dei consumi durevoli che arriva anche nei 20 negozi italiani della multinazionale svedese dell'arredamento. Ma sono i sette anni già trascorsi invano per aprire il terzo negozio a Roma che preoccupano davvero l'AD italiano Lars Petersson.
La crisi recentissima della Regione Lazio - con lo scandalo della gestione dei fondi del Pdl da parte del capogruppo Franco 'er Batman' Fiorito, arrestato ieri - rischia di allungare ancora il traguardo per posare la prima pietra a Pescaccio, alla periferia Ovest della Capitale.
"Abbiamo una quota di mercato in Italia solo del 7-8%, c'è spazio per crescere, siamo solo all'inizio, dopo 23 anni. Ma per noi, come investitore estero in Italia, non è accettabile lavorare con tempi così lunghi", dice Petersson, che oggi a Roma ha presentato il bilancio 2011-2012, chiuso a fine agosto, e il piano per investire nei prossimi tre anni circa 400 milioni, in gran parte per aprire quattro nuovi negozi (Pisa, poi appunto Roma, Verona, e Cerro Maggiore, tra Milano e Varese).
Ikea ha negozi in tutto il mondo, ma per aprire in Italia ci vuole "il doppio del tempo", dice il manager, raccontando un aneddoto.
"Sono stato amministratore delegato in Giappone sei anni [dal 2005 al 2011], anche lì i tempi sono lunghi, ma tre anni prima dell'apertura del negozio di Fukuoka sapevamo che il 18 febbraio 2012 alle 9.00 avremmo aperto, questo è fondamentale per la pianificazione".
In Italia, dopo poco più di un anno dal suo arrivo, Petersson vede che i 115 milioni di euro stanziati per aprire il terzo store a Roma - "c'è la domanda dei clienti, così ci perdiamo tutti" - stanno lì ad aspettare il doppio binario autorizzativo della Regione, per la licenza a vendere, e del Comune, per il permesso a costruire, che "va avanti senza avere una idea della fine".
E non si tratta di un caso limite. "A Padova, ci abbiamo messo nove anni e dopo sette anni di discussione abbiamo abbandonato il progetto per aprire a Pisa Vecchiano", ricorda l'AD di Ikea Italia. Il caso era stato anche fonte di una polemica a distanza tra il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso - che aveva citato il negozio mancato di Pisa tra gli esempi negativi per i nuovi insediamenti produttivi in Europa - e il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, che difendeva le ragioni di impatto urbanistico poste dal Comune di Vecchiano. .
Ora, proprio per l'efficace ruolo attivo della Regione Toscana - ricorda oggi Petersson - Ikea è riuscita ad aprire in 15 mesi un nuovo negozio a Pisa. "Tra due settimane c'è la posa della prima pietra", grazie a un dimagrimento burocratico con la Regione che si è assunta il ruolo di interlocutore unico affidando il caso del progetto a una persona dedicata.
Ogni anno il gruppo svedese conduce un'indagine con interviste a 500 residenti nell'area servita da ognuno dei suoi negozi, per capire meglio gli stili di vita in casa.
Oggi Ikea in Italia, con 20 punti vendita e 6.243 collaboratori, copre il 60% circa del territorio, ha aperto un negozio in Sicilia, a Catania - "ne vogliamo aprire almeno un altro" - e ancora nessuno in Sardegna.
"Abbiamo una pazienza lunga, perché la casa in Italia è molto importante e noi stiamo sviluppando una conoscenza sempre più approfondita per essere sempre più vicino ai nostri clienti", risponde Petersson a chi gli chiede se a un certo punto Ikea deciderà di non accettare i tempi della burocrazia italica.
In compenso, spiega sorridendo Petersson nel suo italiano con accento di Malmoe, "abbiamo imparato a progettare anche per i nostri clienti di Bari che preferiscono avere la cucina sulla terrazza per mangiare all'aperto e non sentire la puzza".
Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia
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Re: Come se ne viene fuori ?
E' la crisi dei consumi durevoli che arriva anche nei 20 negozi italiani della multinazionale svedese dell'arredamento. Ma sono i sette anni già trascorsi invano per aprire il terzo negozio a Roma che preoccupano davvero l'AD italiano Lars Petersson.
Chissà perché la sora Ggina, la sora Pina, la sora Camilla, sapevano già 4 anni fa che sarebbe finita così?
Chissà perché la sora Ggina, la sora Pina, la sora Camilla, sapevano già 4 anni fa che sarebbe finita così?
Re: Come se ne viene fuori ?
Tasse, chi evade? La classifica: 42% degli avvocati, 40% degli psichiatri
Pubblicato il 3 ottobre 2012 16:57 in Economia
ROMA – Sette italiani su dieci vorrebbero mandare gli evasori fiscali in carcere. Cioè moltissimi avvocati. Sono infatti proprio i legali tra i maggiori evasori in Italia, almeno tra i professionisti. Secondo i dati del terzo rapporto Eures 2012 tra i professionisti la maglia nera va agli avvocati, responsabili di non lasciare la fattura o la ricevuta nel 42,7% dei casi.
Sempre restando in ambito professionale, tra i maggiori evasori ci sono i geometri (40,2%), gli psicologi e gli psichiatri (40%), gli architetti (38,7%), i dietologi (38%), i medici specialisti e i dentisti (34%). Seguono a distanza i veterinari (25,3%), i commercialisti (23,5%) e i notai (19,6%).
I settori dove l’evasione fiscale è quasi la norma sono però quelli degli artigiani. I primi in classifica sono i giardinieri, evasori al 67,3%, poi i falegnami (62,8%), gli idraulici (62%), i fabbri (60,2%) i muratori (60,1%), i tappezzieri (57,3%), gli elettricisti (57,1%) e i pavimentisti (56,7%). Si “fermano” al 42,1% gli antennisti.
Dopo i tanti controlli e blitz della Guardia di Finanza sono diminuiti i ristoratori che non fanno lo scontrino. Nei bar gli evasori sono il 17,8%, nei ristoranti e nei pub il 17,2%, nelle rosticcerie il 15,8%. Dati comunque in aumento rispetto agli anni passati.
http://www.blitzquotidiano.it/economia/ ... i-1358089/
Pubblicato il 3 ottobre 2012 16:57 in Economia
ROMA – Sette italiani su dieci vorrebbero mandare gli evasori fiscali in carcere. Cioè moltissimi avvocati. Sono infatti proprio i legali tra i maggiori evasori in Italia, almeno tra i professionisti. Secondo i dati del terzo rapporto Eures 2012 tra i professionisti la maglia nera va agli avvocati, responsabili di non lasciare la fattura o la ricevuta nel 42,7% dei casi.
Sempre restando in ambito professionale, tra i maggiori evasori ci sono i geometri (40,2%), gli psicologi e gli psichiatri (40%), gli architetti (38,7%), i dietologi (38%), i medici specialisti e i dentisti (34%). Seguono a distanza i veterinari (25,3%), i commercialisti (23,5%) e i notai (19,6%).
I settori dove l’evasione fiscale è quasi la norma sono però quelli degli artigiani. I primi in classifica sono i giardinieri, evasori al 67,3%, poi i falegnami (62,8%), gli idraulici (62%), i fabbri (60,2%) i muratori (60,1%), i tappezzieri (57,3%), gli elettricisti (57,1%) e i pavimentisti (56,7%). Si “fermano” al 42,1% gli antennisti.
Dopo i tanti controlli e blitz della Guardia di Finanza sono diminuiti i ristoratori che non fanno lo scontrino. Nei bar gli evasori sono il 17,8%, nei ristoranti e nei pub il 17,2%, nelle rosticcerie il 15,8%. Dati comunque in aumento rispetto agli anni passati.
http://www.blitzquotidiano.it/economia/ ... i-1358089/
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 45
Diario di un disastro annunciato – 4 ottobre 2012 - 1
Piedigrotta story - 2
Mario Sechi a Piazzapulita, fa quattro conti e accertando che Pd e Pdl rispetto alle precedenti elezioni subendo un dimagramento a carattere eccezionale non sono in grado di governare e di conseguenza rispunta il Monty bis.
Tutti i partiti oggi ha grandissime possibilità di recupero solo che avessero l’intenzione e la capacità affrontare i problemi del Paese e non i loro personali.
Certo che dopo quasi vent’anni di questa robaccia bisogna cambiare registro, che certamente non può arrivare dalle vecchie volpi riciclate, come le ha chiamate questa sera Della Valle a Otto e mezzo che vogliono rifare la Dc attraverso l’alleanza Pd-U Dc – Fli –Pisanu.
Berlusconi pronto archiviare Pdl, partito cosi' non funziona piu'
21:58 04 OTT 2012
(AGI) - Roma, 4 ott. - In un partito gia' profondamente scosso da lotte intestine, scandali e perdita di consensi, arriva la conferma che presto bisognera' fare i bagagli e traslocare in un nuovo progetto. Al quale Silvio Berlusconi non ha nascosto ieri sera ai vertici del Pdl di lavorare da tempo. Una conferma che preoccupa alcuni - ex An in testa - ma entusiasma altri. Anche se le incognite sul futuro sono ancora tante e per capire la sorte dei molti esponenti pidiellini bisognera' attendere ancora un po'.
Si', perche' il Cavaliere allo stato maggiore del Pdl non ha offerto ulteriori spiegazioni, non e' sceso nel dettaglio, limitandosi a dire che cosi' com'e' adesso il Pdl non funziona piu'. Quindi, avrebbe spiegato l'ex premier, bisogna cambiare.
Scontato che il cambiamento a cui pensa Berlusconi e' si' rivolto verso il futuro ma con un occhio che guarda anche al passato, a quell'ormai famoso 1994, vale a dire la nascita di Forza Italia. Sara' un caso, ma nelle ultime ore il Cavaliere ha incontrato diversi protagonisti di quel momento storico, come Stefania Prestigiacomo, Antonio Martino, Claudio Scajola e, secondo alcune fonti pidielline, Beppe Pisanu, da tempo in 'contatto' con i centristi.
E proprio Prestigiacomo oggi, in una nota, conferma che e' allo spirito del '94 che Berlusconi guarda con attenzione. Certo, ieri sera, dopo il lungo sfogatoio a cui ha assistito durante il vertice fiume a Palazzo Grazioli, il Cavaliere si e' anche premurato di rassicurare i suoi: nessuno sara' mandato via, avrebbe garantito, non ho intenzione di procedere con nessun repulisti. Non sara' presa l'accetta, non saranno fatti 'tagli lineari', avrebbe ancora spiegato, ma bisogna andare oltre il Pdl, archiviare questa esperienza, perche' solo cosi' il centrodestra potra' avere nuove chance.
Nessuno, pero', deve aspettarsi un annuncio imminente, un 'predellino' a breve, tutto sara' studiato nei minimi dettagli e a tempo debito, perche' - e' la convinzione di Berlusconi - ora e' ancora presto, troppe le questioni ancora in ballo che alimentano una indeterminatezza che sconsiglia annunci e lanci di nuovi progetti. Al momento il timing e' comunque entro dicembre.
C'e' da capire, innanzitutto, quale sara' la nuova legge elettorale e, di conseguenza, quale assetto dare al nuovo progetto e all'area che adesso fara' riferimento: lista civica, nazionale, 'scissione dolce' e poi federazione? Addii traumatici? Molte le opzioni in campo. Una cosa viene spiegato, pero' e' certa: quando scattera' 'lora x', allora tutto sara' preparato con cura, l'annuncio sara' fatto ma non sara' nulla di gia' visto, nulla che potrebbe suonare come la riproposizione di un qualcosa di vecchio stampo.
Si', perche' nel progetto berlusconiano non c'e' la creazione di un partito tradizionale, bensi' di un qualcosa di snello, aperto alla societa' civile e caratterizzato da volti nuovi. Da qui anche l'ipotesi che a guidarlo non sia Berlusconi in persona, bensi' una personalita' esterna, slegata dal mondo politico di oggi.
Insomma, riferisce chi ha partecipato ieri al vertice notturno, anche se le varie questioni - compreso il destino della Regione Lazio e del Campidoglio - restano ancora tutte aperte e ci si e' riaggiornati per metterle a punto, quello che e' certo e' che il cavaliere del Pdl a breve non ne vorra' piu' sentir parlare: basta, bisogna cambiare, prendere atto - e' il ragionamento - che cosi' non va piu', azzeriamo tutto e ripartiamo, e' l'input lanciato dall'ex premier. (AGI) .
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Il pentito Grado: Dell’Utri “cucchiaio” di tutte le famiglie di Cosa nostra
La testimonianza del collaboratore di giustizia al nuovo processo per concorso esterno: il senatore e Mangano sarebbero stati i tramiti per l'investimento di Cosa nostra nei cantieri di Silvio Berlusconi a Milano. "La 'ndrangheta minacciò il Cavaliere, intervenne il boss Teresi"
di Giuseppe Pipitone | 3 ottobre 2012
Commenti (124)
“Marcello Dell’Utri? Era il cucchiaio per tutte le pentole, quindi vicino a tutte le famiglie di Cosa Nostra, soprattutto la mia”. Parola di Gaetano Grado, storico capomafia della famiglia di Santa Maria di Gesù, braccio destro di Stefano Bontadee oggi collaboratore di giustizia. L’ombra lunga del denaro di Cosa Nostra è tornata a fare capolino sui rapporti finanziari tra Milano e Palermo negli anni ’70. Un rapporto saldo quello che si sarebbe strutturato sull’asse Sicilia-Lombardia, che secondo il collaboratore di giustizia Grado, condurrebbe direttamente a cospicui investimenti fatti dagli uomini più vicini a Bontade nei cantieri che Silvio Berlusconi mise in piedi negli anni ‘70. Il 30 agosto scorso, Grado è infatti tornato a deporre davanti ai magistrati della Procura nazionale antimafia raccontando particolari inediti sui rapporti che le cosche palermitane avrebbero instaurato con Marcello Dell’ Utri grazie all’intercessione diVittorio Mangano, lo stalliere di Arcore legato alla famiglia mafiosa di Porta Nuova, considerato dallo stesso senatore del Pdl come “un eroe” .
Le parole del padrino di Santa Maria di Gesù hanno suscitato l’interesse del sostituto procuratore generale di Palermo Luigi Patronaggio, che stamattina ha chiesto di acquisire il verbale di Grado agli atti del processo d’appello che vede imputato Dell’Utri per concorso esterno a Cosa Nostra.Dopo la sentenza di rinvio della Cassazione, adesso la procura palermitana è impegnata a dimostrare che il senatore del Pdl continuò ad avere rapporti con la mafia anche nel periodo tra il 1978 e il 1982, ovvero quando lasciò Silvio Berlusconi per andare a lavorare per conto dell’imprenditore Filippo Alberto Rapisarda. E proprio a quel periodo appartengono i racconti inediti di Grado. Che comincia la sua deposizione dai primi anni ’70, quando Mangano, non ancora stalliere, era soltanto il suo autista. “Tra il ‘72-‘73 ero senza patente – spiega il collaboratore di giustizia – e mi facevo accompagnare da Vittorio Mangano, che mi fu presentato da Giovanni lo Cascio, che era un uomo d’onore”.
Grado sarebbe stato testimone dell’offerta di lavoro ad Arcore che Dell’Utri fece a Mangano. “Una volta eravamo io, Mangano e Cinà (Gaetano Cinà, coimputato di Dell’Utri deceduto nel 2006) e Dell’Utri ci riferì che Berlusconi cercava uno stalliere. Io guardai Cinà e dissi che era ‘pane’”. Grado spiega che all’epoca aveva “interesse che Mangano lavorasse lì perché avevamo necessità di investire denaro a Milano” . Nel racconto del pentito quegli investimenti si sarebbero realizzati in fretta. “ Un giorno – spiega sempre Grado – Mangano disse che Teresi, mio fratello Nino (Nino Grado, assassinato dai corleonesi nel 1983 ndr) e Bontade investivano denaro proveniente dal traffico di stupefacente. Mangano mi disse che lui stesso aveva fatto diversi viaggi consegnando denaro personalmente a Dell’Utri”.
Quei viaggi lo stalliere dell’ex premier li faceva “in macchina, dove aveva un nascondiglio nel portabagagli. I soldi – spiega sempre Grado – erano portati a Dell’Utri che poi li investiva a Milano 1 e Milano 2”. Il collaboratore di giustizia spende qualche parola anche su Dell’Utri, che “ era amico di Mangano, Teresi e Bontade”, mentre lui non aveva “voluto mai frequentarlo perche faceva traffici che a me non interessavano”. Quindi racconta di una cena avvenuta tra il 1975 e il 1981 al ristorante Ai quattro Mori vicino ad Arcore. “Dell’Utri e Mangano si davano del tu – ricorda Grado – e giunti al caffè si misero a parlare di investimenti di proventi di droga attraverso consegne di denaro che Mangano portava a Milano”.
Secondo il racconto del collaboratore di giustizia, Cosa Nostra si sarebbe spesa anche per proteggere Berlusconi, che tra il 1978 e il 1981 avrebbe ricevuto minacce dalla ‘ndrangheta. “Un giorno a casa di Bontade arrivò Mimmo Teresi e disse che erano arrivate telefonate minatorie a Berlusconi da parte dei calabresi. Teresi andò da Mazzaferro (capo di una cosca di ‘ndranghetisti molto attiva in Lombardia negli anni ottanta, ndr) e poi disse che era tutto a posto e Berlusconi non venne più minacciato”. Secondo Grado, il boss Teresi “si interessò per salvaguardare i rapporti e i loro investimenti”.
Solo che dopo la guerra di mafia gli investimenti fatti dai boss palermitani rischiavano di andare perduti. Totò Riina, a capo della fazione dei corleonesi, voleva impadronirsi del denaro investito a Milano dalle famiglie sconfitte. Mangano, secondo Grado, fu uno dei primi a passare dalla parte dei vincitori, ed è per questo che lo stesso Grado ha raccontato di essersi attivato per farlo assassinare da tale Bruno Rossi, un presunto killer della camorra oggi collaboratore di giustizia, che interrogato dai pm ha confermato la versione dell’ex braccio destro di Bontade. In seguito il progetto assassino sull’asse mafia – camorra non andò mai in porto.
Il pg Patronaggio, stamattina, ha chiesto di sentire sia Grado che Rossi durante il processo contro Dell’Utri, mettendo a disposizione delle parti i verbali dei due collaboratori di giustizia. Il presidente della corte Raimondo Lo Forti ha aggiornato il dibattimento al 17 ottobre, data in cui verrà ascoltato come teste il banchiere Giovanni Scilabra, che ha raccontato di aver ricevuto da parte di Dell’Utri e di Vito Ciancimino alcune richieste di prestito per Silvio Berlusconi negli anni ’80.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... ni/371580/
Diario di un disastro annunciato – 4 ottobre 2012 - 1
Piedigrotta story - 2
Mario Sechi a Piazzapulita, fa quattro conti e accertando che Pd e Pdl rispetto alle precedenti elezioni subendo un dimagramento a carattere eccezionale non sono in grado di governare e di conseguenza rispunta il Monty bis.
Tutti i partiti oggi ha grandissime possibilità di recupero solo che avessero l’intenzione e la capacità affrontare i problemi del Paese e non i loro personali.
Certo che dopo quasi vent’anni di questa robaccia bisogna cambiare registro, che certamente non può arrivare dalle vecchie volpi riciclate, come le ha chiamate questa sera Della Valle a Otto e mezzo che vogliono rifare la Dc attraverso l’alleanza Pd-U Dc – Fli –Pisanu.
Berlusconi pronto archiviare Pdl, partito cosi' non funziona piu'
21:58 04 OTT 2012
(AGI) - Roma, 4 ott. - In un partito gia' profondamente scosso da lotte intestine, scandali e perdita di consensi, arriva la conferma che presto bisognera' fare i bagagli e traslocare in un nuovo progetto. Al quale Silvio Berlusconi non ha nascosto ieri sera ai vertici del Pdl di lavorare da tempo. Una conferma che preoccupa alcuni - ex An in testa - ma entusiasma altri. Anche se le incognite sul futuro sono ancora tante e per capire la sorte dei molti esponenti pidiellini bisognera' attendere ancora un po'.
Si', perche' il Cavaliere allo stato maggiore del Pdl non ha offerto ulteriori spiegazioni, non e' sceso nel dettaglio, limitandosi a dire che cosi' com'e' adesso il Pdl non funziona piu'. Quindi, avrebbe spiegato l'ex premier, bisogna cambiare.
Scontato che il cambiamento a cui pensa Berlusconi e' si' rivolto verso il futuro ma con un occhio che guarda anche al passato, a quell'ormai famoso 1994, vale a dire la nascita di Forza Italia. Sara' un caso, ma nelle ultime ore il Cavaliere ha incontrato diversi protagonisti di quel momento storico, come Stefania Prestigiacomo, Antonio Martino, Claudio Scajola e, secondo alcune fonti pidielline, Beppe Pisanu, da tempo in 'contatto' con i centristi.
E proprio Prestigiacomo oggi, in una nota, conferma che e' allo spirito del '94 che Berlusconi guarda con attenzione. Certo, ieri sera, dopo il lungo sfogatoio a cui ha assistito durante il vertice fiume a Palazzo Grazioli, il Cavaliere si e' anche premurato di rassicurare i suoi: nessuno sara' mandato via, avrebbe garantito, non ho intenzione di procedere con nessun repulisti. Non sara' presa l'accetta, non saranno fatti 'tagli lineari', avrebbe ancora spiegato, ma bisogna andare oltre il Pdl, archiviare questa esperienza, perche' solo cosi' il centrodestra potra' avere nuove chance.
Nessuno, pero', deve aspettarsi un annuncio imminente, un 'predellino' a breve, tutto sara' studiato nei minimi dettagli e a tempo debito, perche' - e' la convinzione di Berlusconi - ora e' ancora presto, troppe le questioni ancora in ballo che alimentano una indeterminatezza che sconsiglia annunci e lanci di nuovi progetti. Al momento il timing e' comunque entro dicembre.
C'e' da capire, innanzitutto, quale sara' la nuova legge elettorale e, di conseguenza, quale assetto dare al nuovo progetto e all'area che adesso fara' riferimento: lista civica, nazionale, 'scissione dolce' e poi federazione? Addii traumatici? Molte le opzioni in campo. Una cosa viene spiegato, pero' e' certa: quando scattera' 'lora x', allora tutto sara' preparato con cura, l'annuncio sara' fatto ma non sara' nulla di gia' visto, nulla che potrebbe suonare come la riproposizione di un qualcosa di vecchio stampo.
Si', perche' nel progetto berlusconiano non c'e' la creazione di un partito tradizionale, bensi' di un qualcosa di snello, aperto alla societa' civile e caratterizzato da volti nuovi. Da qui anche l'ipotesi che a guidarlo non sia Berlusconi in persona, bensi' una personalita' esterna, slegata dal mondo politico di oggi.
Insomma, riferisce chi ha partecipato ieri al vertice notturno, anche se le varie questioni - compreso il destino della Regione Lazio e del Campidoglio - restano ancora tutte aperte e ci si e' riaggiornati per metterle a punto, quello che e' certo e' che il cavaliere del Pdl a breve non ne vorra' piu' sentir parlare: basta, bisogna cambiare, prendere atto - e' il ragionamento - che cosi' non va piu', azzeriamo tutto e ripartiamo, e' l'input lanciato dall'ex premier. (AGI) .
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Il pentito Grado: Dell’Utri “cucchiaio” di tutte le famiglie di Cosa nostra
La testimonianza del collaboratore di giustizia al nuovo processo per concorso esterno: il senatore e Mangano sarebbero stati i tramiti per l'investimento di Cosa nostra nei cantieri di Silvio Berlusconi a Milano. "La 'ndrangheta minacciò il Cavaliere, intervenne il boss Teresi"
di Giuseppe Pipitone | 3 ottobre 2012
Commenti (124)
“Marcello Dell’Utri? Era il cucchiaio per tutte le pentole, quindi vicino a tutte le famiglie di Cosa Nostra, soprattutto la mia”. Parola di Gaetano Grado, storico capomafia della famiglia di Santa Maria di Gesù, braccio destro di Stefano Bontadee oggi collaboratore di giustizia. L’ombra lunga del denaro di Cosa Nostra è tornata a fare capolino sui rapporti finanziari tra Milano e Palermo negli anni ’70. Un rapporto saldo quello che si sarebbe strutturato sull’asse Sicilia-Lombardia, che secondo il collaboratore di giustizia Grado, condurrebbe direttamente a cospicui investimenti fatti dagli uomini più vicini a Bontade nei cantieri che Silvio Berlusconi mise in piedi negli anni ‘70. Il 30 agosto scorso, Grado è infatti tornato a deporre davanti ai magistrati della Procura nazionale antimafia raccontando particolari inediti sui rapporti che le cosche palermitane avrebbero instaurato con Marcello Dell’ Utri grazie all’intercessione diVittorio Mangano, lo stalliere di Arcore legato alla famiglia mafiosa di Porta Nuova, considerato dallo stesso senatore del Pdl come “un eroe” .
Le parole del padrino di Santa Maria di Gesù hanno suscitato l’interesse del sostituto procuratore generale di Palermo Luigi Patronaggio, che stamattina ha chiesto di acquisire il verbale di Grado agli atti del processo d’appello che vede imputato Dell’Utri per concorso esterno a Cosa Nostra.Dopo la sentenza di rinvio della Cassazione, adesso la procura palermitana è impegnata a dimostrare che il senatore del Pdl continuò ad avere rapporti con la mafia anche nel periodo tra il 1978 e il 1982, ovvero quando lasciò Silvio Berlusconi per andare a lavorare per conto dell’imprenditore Filippo Alberto Rapisarda. E proprio a quel periodo appartengono i racconti inediti di Grado. Che comincia la sua deposizione dai primi anni ’70, quando Mangano, non ancora stalliere, era soltanto il suo autista. “Tra il ‘72-‘73 ero senza patente – spiega il collaboratore di giustizia – e mi facevo accompagnare da Vittorio Mangano, che mi fu presentato da Giovanni lo Cascio, che era un uomo d’onore”.
Grado sarebbe stato testimone dell’offerta di lavoro ad Arcore che Dell’Utri fece a Mangano. “Una volta eravamo io, Mangano e Cinà (Gaetano Cinà, coimputato di Dell’Utri deceduto nel 2006) e Dell’Utri ci riferì che Berlusconi cercava uno stalliere. Io guardai Cinà e dissi che era ‘pane’”. Grado spiega che all’epoca aveva “interesse che Mangano lavorasse lì perché avevamo necessità di investire denaro a Milano” . Nel racconto del pentito quegli investimenti si sarebbero realizzati in fretta. “ Un giorno – spiega sempre Grado – Mangano disse che Teresi, mio fratello Nino (Nino Grado, assassinato dai corleonesi nel 1983 ndr) e Bontade investivano denaro proveniente dal traffico di stupefacente. Mangano mi disse che lui stesso aveva fatto diversi viaggi consegnando denaro personalmente a Dell’Utri”.
Quei viaggi lo stalliere dell’ex premier li faceva “in macchina, dove aveva un nascondiglio nel portabagagli. I soldi – spiega sempre Grado – erano portati a Dell’Utri che poi li investiva a Milano 1 e Milano 2”. Il collaboratore di giustizia spende qualche parola anche su Dell’Utri, che “ era amico di Mangano, Teresi e Bontade”, mentre lui non aveva “voluto mai frequentarlo perche faceva traffici che a me non interessavano”. Quindi racconta di una cena avvenuta tra il 1975 e il 1981 al ristorante Ai quattro Mori vicino ad Arcore. “Dell’Utri e Mangano si davano del tu – ricorda Grado – e giunti al caffè si misero a parlare di investimenti di proventi di droga attraverso consegne di denaro che Mangano portava a Milano”.
Secondo il racconto del collaboratore di giustizia, Cosa Nostra si sarebbe spesa anche per proteggere Berlusconi, che tra il 1978 e il 1981 avrebbe ricevuto minacce dalla ‘ndrangheta. “Un giorno a casa di Bontade arrivò Mimmo Teresi e disse che erano arrivate telefonate minatorie a Berlusconi da parte dei calabresi. Teresi andò da Mazzaferro (capo di una cosca di ‘ndranghetisti molto attiva in Lombardia negli anni ottanta, ndr) e poi disse che era tutto a posto e Berlusconi non venne più minacciato”. Secondo Grado, il boss Teresi “si interessò per salvaguardare i rapporti e i loro investimenti”.
Solo che dopo la guerra di mafia gli investimenti fatti dai boss palermitani rischiavano di andare perduti. Totò Riina, a capo della fazione dei corleonesi, voleva impadronirsi del denaro investito a Milano dalle famiglie sconfitte. Mangano, secondo Grado, fu uno dei primi a passare dalla parte dei vincitori, ed è per questo che lo stesso Grado ha raccontato di essersi attivato per farlo assassinare da tale Bruno Rossi, un presunto killer della camorra oggi collaboratore di giustizia, che interrogato dai pm ha confermato la versione dell’ex braccio destro di Bontade. In seguito il progetto assassino sull’asse mafia – camorra non andò mai in porto.
Il pg Patronaggio, stamattina, ha chiesto di sentire sia Grado che Rossi durante il processo contro Dell’Utri, mettendo a disposizione delle parti i verbali dei due collaboratori di giustizia. Il presidente della corte Raimondo Lo Forti ha aggiornato il dibattimento al 17 ottobre, data in cui verrà ascoltato come teste il banchiere Giovanni Scilabra, che ha raccontato di aver ricevuto da parte di Dell’Utri e di Vito Ciancimino alcune richieste di prestito per Silvio Berlusconi negli anni ’80.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... ni/371580/
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