Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
Idee e leggi per Merlonia
Ma l'avete vista la grande idea delle Start-Up di Passera?
Come aumentare da 36 (come previsto da norme europee) a 48 mesi la precarietà dei lavoratori delle nuove aziende (non quotate) costringerli ad accettare parte dello stipendio in azioni (così se dopo 4 anni l'azienda chiude adopereranno questi pezzi di carta per tappezzare le pareti o per altri usi igienici) senza ovviamente dare uno straccio di garanzia di assunzione indeterminata al termine dei 48 mesi...
Ma l'avete vista la grande idea delle Start-Up di Passera?
Come aumentare da 36 (come previsto da norme europee) a 48 mesi la precarietà dei lavoratori delle nuove aziende (non quotate) costringerli ad accettare parte dello stipendio in azioni (così se dopo 4 anni l'azienda chiude adopereranno questi pezzi di carta per tappezzare le pareti o per altri usi igienici) senza ovviamente dare uno straccio di garanzia di assunzione indeterminata al termine dei 48 mesi...
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 46
Diario di un disastro annunciato – 5 ottobre 2012 - 1
Piedigrotta story - 3
Più che Piedigrotta, questa sta diventando una Piedigrottissima. I fuochi artificiali che rischiarano la “Seconda notte della Repubblica” di un’Italia morente e in ginocchio, con i classici disegni multicolori, rosa (non si può parlare di rosso per la sinistra perché oramai è stroppo sbiadito e annacquato), azzurro Banda Bassotti, e giallo papalino dei Bordelli e dei Carciofini, attirano comunque con il naso all’insù le italiche genti con il becco giallo e il piumaggio nero.
Sorpresinen, sorpresinen.
Quattro conti sbagliati da parte dei vecchi partiti falliti e ultradecotti e tra una settimana, o forse qualcuna di più, il M5S diventerà automaticamente il primo partito d’Italia con tutte le conseguenze del caso.
Addì, 5 ottobre dell’anno domini 2012, la Tv “No non è la Bbc, …è la Rai, ….la Rai tribù..” nel suo contenitore “Agorà”, di prima mattina manda in onda i sondaggi di Weber, presidente di Swg di Trieste.
Partito dei defunti =……25 %
M5S…………………….=…….19,6 %
Banda Bassotti…….=…….15 %
Questo di Weber, è tra i più verosimili sondaggi che vengono pubblicati senza spreco ogni settimana, anche se non corrisponde per nulla all’aria che si respira per strade e contrade d’Italia. A meno che gli italiani siano diventati tutti “ultra bugiardissimi berlusconiani”, perché tra quelli che si dicono profondamente disgustati dalla politica, quelli che un’idea politica ce l’hanno ma non sanno più per chi votare perché sono tutti uguali e quelli che dichiarano che non andranno a votare manco morti, in effetti i consensi attribuiti ai partiti non hanno per niente senso, non corrispondono alla realtà.
Se il dato di sfiducia totale ai partiti è valutato unanimemente al 4 %, già questo mette in evidenza l’incoerenza totale di Merlonia e di chi pubblica i sondaggi. I conti,…e i marchesi non tornano.
Comunque, quello di Weber rimane il sondaggio più accettabile di tutti perché:
- Non è possibile che dopo 15 giorni di certificazione assoluta ed inoppugnabile che il Pdl è la Banda Bassotti, e il capo è il Bassotto che porta davanti in bella evidenza il numero 000-001, possa variare di soli pochi percento da una settimana all’altra. Il 15 % può essere accettabile e forse è anche troppo abbondante.
- Dopo una fase di stallo e ad normale dimagramento fisiologico dovuto ad un successo fondato sull’emotività e allo sconcerto dello spettacolino offerto dalla partitocrazia fallita ed in decomposizione, oltre all’aliquota dovuta alla conseguente guerra naturale dettata dalla fifa dei partiti e dai suoi organ house in seguito alla sua rapida crescita, l’M5S ricomincia a crescere grazie al contributo delle politiche del partito dei defunti, ma soprattutto del partito della Banda Bassotti in avanzato stato putrefattivo.
- Anche i defunti decrescono anche se di pochi zero virgola, e non aumentano come indecentemente riportano compiacenti sondaggi. I defunti producono autentiche porcate e aumentano in percentuale,…….ma che senso ha,…a sinistra sono tutti impazziti? A me non risulta ascoltando la gente normale incazzatissima on the road.
I quotidiani di stamani in edicola, mettono tutti in risalto le difficoltà del partito dei defunti a rischio scissione. Solo le corazzate della Banda Bassotti, oltre ad occuparsi dei fatti e misfatti dell’agenzia di pompe funebri di Peppone Bersani & C, mette in evidenza con soddisfazione che il Bassotto 000-001 ha messo in liquidazione il Pdl.
I motivi per cui il partito dei defunti rischia la scissione sono messi in buona evidenza da alcuni osservatori.
Se questo dovesse accadere, e queste erano voci che correvano l’altro giorno tra le poltrone dei passi perduti della Camera, in cui si paventava che accadesse prima dell’assemblea di sabato 6 ottobre, scindendosi , il Pd non sarebbe più automaticamente il primo partito d’Italia e il suo posto verrebbe preso di conseguenza dal M5S, provocando naturali emicranie in tutto lo stivalone, compreso l’alto Colle.
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Piedigrotta story - 4
Diario di un disastro annunciato – 5 ottobre 2012 - 1
Piedigrotta story - 3
Più che Piedigrotta, questa sta diventando una Piedigrottissima. I fuochi artificiali che rischiarano la “Seconda notte della Repubblica” di un’Italia morente e in ginocchio, con i classici disegni multicolori, rosa (non si può parlare di rosso per la sinistra perché oramai è stroppo sbiadito e annacquato), azzurro Banda Bassotti, e giallo papalino dei Bordelli e dei Carciofini, attirano comunque con il naso all’insù le italiche genti con il becco giallo e il piumaggio nero.
Sorpresinen, sorpresinen.
Quattro conti sbagliati da parte dei vecchi partiti falliti e ultradecotti e tra una settimana, o forse qualcuna di più, il M5S diventerà automaticamente il primo partito d’Italia con tutte le conseguenze del caso.
Addì, 5 ottobre dell’anno domini 2012, la Tv “No non è la Bbc, …è la Rai, ….la Rai tribù..” nel suo contenitore “Agorà”, di prima mattina manda in onda i sondaggi di Weber, presidente di Swg di Trieste.
Partito dei defunti =……25 %
M5S…………………….=…….19,6 %
Banda Bassotti…….=…….15 %
Questo di Weber, è tra i più verosimili sondaggi che vengono pubblicati senza spreco ogni settimana, anche se non corrisponde per nulla all’aria che si respira per strade e contrade d’Italia. A meno che gli italiani siano diventati tutti “ultra bugiardissimi berlusconiani”, perché tra quelli che si dicono profondamente disgustati dalla politica, quelli che un’idea politica ce l’hanno ma non sanno più per chi votare perché sono tutti uguali e quelli che dichiarano che non andranno a votare manco morti, in effetti i consensi attribuiti ai partiti non hanno per niente senso, non corrispondono alla realtà.
Se il dato di sfiducia totale ai partiti è valutato unanimemente al 4 %, già questo mette in evidenza l’incoerenza totale di Merlonia e di chi pubblica i sondaggi. I conti,…e i marchesi non tornano.
Comunque, quello di Weber rimane il sondaggio più accettabile di tutti perché:
- Non è possibile che dopo 15 giorni di certificazione assoluta ed inoppugnabile che il Pdl è la Banda Bassotti, e il capo è il Bassotto che porta davanti in bella evidenza il numero 000-001, possa variare di soli pochi percento da una settimana all’altra. Il 15 % può essere accettabile e forse è anche troppo abbondante.
- Dopo una fase di stallo e ad normale dimagramento fisiologico dovuto ad un successo fondato sull’emotività e allo sconcerto dello spettacolino offerto dalla partitocrazia fallita ed in decomposizione, oltre all’aliquota dovuta alla conseguente guerra naturale dettata dalla fifa dei partiti e dai suoi organ house in seguito alla sua rapida crescita, l’M5S ricomincia a crescere grazie al contributo delle politiche del partito dei defunti, ma soprattutto del partito della Banda Bassotti in avanzato stato putrefattivo.
- Anche i defunti decrescono anche se di pochi zero virgola, e non aumentano come indecentemente riportano compiacenti sondaggi. I defunti producono autentiche porcate e aumentano in percentuale,…….ma che senso ha,…a sinistra sono tutti impazziti? A me non risulta ascoltando la gente normale incazzatissima on the road.
I quotidiani di stamani in edicola, mettono tutti in risalto le difficoltà del partito dei defunti a rischio scissione. Solo le corazzate della Banda Bassotti, oltre ad occuparsi dei fatti e misfatti dell’agenzia di pompe funebri di Peppone Bersani & C, mette in evidenza con soddisfazione che il Bassotto 000-001 ha messo in liquidazione il Pdl.
I motivi per cui il partito dei defunti rischia la scissione sono messi in buona evidenza da alcuni osservatori.
Se questo dovesse accadere, e queste erano voci che correvano l’altro giorno tra le poltrone dei passi perduti della Camera, in cui si paventava che accadesse prima dell’assemblea di sabato 6 ottobre, scindendosi , il Pd non sarebbe più automaticamente il primo partito d’Italia e il suo posto verrebbe preso di conseguenza dal M5S, provocando naturali emicranie in tutto lo stivalone, compreso l’alto Colle.
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Piedigrotta story - 4
Re: Come se ne viene fuori ?
CORTEI IN UNA VENTINA DI CITTA' ITALIANE, TENSIONI E TAFFERUGLI
Studenti: scontri a Milano, Torino e Roma
Almeno 15 identificati nel capoluogo piemontese, una ventina i contusi. Tensioni anche a Pisa. Le proteste in tutta Italia
«Contro crisi e austerità». Tutti in piazza per «difendere la scuola». Torna la protesta degli studenti in una ventina di città italiane. Ed è subito tensione con le forze dell'ordine. Scontri a Torino, dove le forze dell'ordine hanno caricato gli studenti. Almeno una ventina i contusi. Quindici i fermati. Tafferugli anche a Milano. La polizia ha cercato di fermare il corteo diretto verso la Regione Lombardia con una carica. Anche lì almeno una decina i contusi. Disordini a Roma, gli agenti hanno impedito alla manifestazione di continuare per Porta Portese. Tensioni anche a Pisa. Traffico in tilt in diverse città italiane.
Scontri e tensioni per i cortei degli studenti in tutta Italia
SCONTRI- Momenti di grande tensione a Torino dalle dieci di venerdì mattina. Il corteo formato da studenti medi, universitari esponenti dei centri sociali e No Tav, si è diretto prima verso il Miur, dove ha fatto esplodere dei petardi in cortile. Poi ha continuato con un corteo selvaggio per le vie della città. Le forze dell'ordine hanno bloccato la manifestazione. Dopo lanci di uova e vernice gli agenti hanno caricato diverse volte. Quindici ragazzi sono stati fermati per essere identificati in questura. Una ventina i ragazzi che hanno riportato contusioni. Davanti a Palazzo Nuovo è stato fatto un falò e bruciate le fotografie Fornero, Profumo, Monti, Fassino e Cota. Anche a a Milano ci sono stati scontri con la polizia, vicino al Palazzo della Regione. Anche lì una decina le persone ferite. Disordini anche a Roma, dove ci sono stati alcuni minuti di contatto tra gli studenti e le forze dell'ordine. Un liceale del Virgilio è stato fermato per essere identificati.
Studenti in piazza contro il governo
NELLE CITTA'- Proprio nel capoluogo lombardo, due i cortei. Il primo sotto lo slogan Occupy Regione che voleva arrivare davanti alla sede lombarda. « L'altro, partito da piazza Cairoli, ha visto partecipare un migliaio di persone: «No ddl Profumo, fuori banche e aziende dalle scuole, saperi per tutti, privilegi per nessuno». Imbrattate alcune sedi di istituti bancari. A Bologna azione al consolato greco, «in solidarietà agli arrestati antifascisti». Poi petardi e vernice contro la sede di Unicredit. A Pisa gli studenti si sono recati davanti al Comune, si sarebbero registrati momenti di tensione con le forze dell'ordine. Fitto lancio di uova davanti alla Provincia di Napoli. A Massa, subito dopo il corteo, i ragazzi hanno occupato uno stabile. Mentre a Palermo gli studenti hanno bruciato le tessere elettorali e hanno esposto uno striscione: «Nessuna fiducia nella casta!». Traffico bloccato anche a Firenze, mentre a Livorno lancio di uova contro le banche.
LA PROTESTA- La mobilitazione è stata indetta contro le politiche di austerità del governo Monti. Da Catanzaro a Torino. Passando per Modena, Bologna e Napoli. «Dopo anni di tagli non c'è alcuna intenzione di tornare a investire nella scuola pubblica», dicono gli studenti. Che assicurano: «Questa è solo la prima di una serie di mobilitazioni».
Benedetta Argentieri
Elisa Sola
5 ottobre 2012 | 12:43
http://www.corriere.it/cronache/12_otto ... 85d4.shtml
Studenti: scontri a Milano, Torino e Roma
Almeno 15 identificati nel capoluogo piemontese, una ventina i contusi. Tensioni anche a Pisa. Le proteste in tutta Italia
«Contro crisi e austerità». Tutti in piazza per «difendere la scuola». Torna la protesta degli studenti in una ventina di città italiane. Ed è subito tensione con le forze dell'ordine. Scontri a Torino, dove le forze dell'ordine hanno caricato gli studenti. Almeno una ventina i contusi. Quindici i fermati. Tafferugli anche a Milano. La polizia ha cercato di fermare il corteo diretto verso la Regione Lombardia con una carica. Anche lì almeno una decina i contusi. Disordini a Roma, gli agenti hanno impedito alla manifestazione di continuare per Porta Portese. Tensioni anche a Pisa. Traffico in tilt in diverse città italiane.
Scontri e tensioni per i cortei degli studenti in tutta Italia
SCONTRI- Momenti di grande tensione a Torino dalle dieci di venerdì mattina. Il corteo formato da studenti medi, universitari esponenti dei centri sociali e No Tav, si è diretto prima verso il Miur, dove ha fatto esplodere dei petardi in cortile. Poi ha continuato con un corteo selvaggio per le vie della città. Le forze dell'ordine hanno bloccato la manifestazione. Dopo lanci di uova e vernice gli agenti hanno caricato diverse volte. Quindici ragazzi sono stati fermati per essere identificati in questura. Una ventina i ragazzi che hanno riportato contusioni. Davanti a Palazzo Nuovo è stato fatto un falò e bruciate le fotografie Fornero, Profumo, Monti, Fassino e Cota. Anche a a Milano ci sono stati scontri con la polizia, vicino al Palazzo della Regione. Anche lì una decina le persone ferite. Disordini anche a Roma, dove ci sono stati alcuni minuti di contatto tra gli studenti e le forze dell'ordine. Un liceale del Virgilio è stato fermato per essere identificati.
Studenti in piazza contro il governo
NELLE CITTA'- Proprio nel capoluogo lombardo, due i cortei. Il primo sotto lo slogan Occupy Regione che voleva arrivare davanti alla sede lombarda. « L'altro, partito da piazza Cairoli, ha visto partecipare un migliaio di persone: «No ddl Profumo, fuori banche e aziende dalle scuole, saperi per tutti, privilegi per nessuno». Imbrattate alcune sedi di istituti bancari. A Bologna azione al consolato greco, «in solidarietà agli arrestati antifascisti». Poi petardi e vernice contro la sede di Unicredit. A Pisa gli studenti si sono recati davanti al Comune, si sarebbero registrati momenti di tensione con le forze dell'ordine. Fitto lancio di uova davanti alla Provincia di Napoli. A Massa, subito dopo il corteo, i ragazzi hanno occupato uno stabile. Mentre a Palermo gli studenti hanno bruciato le tessere elettorali e hanno esposto uno striscione: «Nessuna fiducia nella casta!». Traffico bloccato anche a Firenze, mentre a Livorno lancio di uova contro le banche.
LA PROTESTA- La mobilitazione è stata indetta contro le politiche di austerità del governo Monti. Da Catanzaro a Torino. Passando per Modena, Bologna e Napoli. «Dopo anni di tagli non c'è alcuna intenzione di tornare a investire nella scuola pubblica», dicono gli studenti. Che assicurano: «Questa è solo la prima di una serie di mobilitazioni».
Benedetta Argentieri
Elisa Sola
5 ottobre 2012 | 12:43
http://www.corriere.it/cronache/12_otto ... 85d4.shtml
Re: Come se ne viene fuori ?
La saggezza popolare sconfiggerà
la protervia dei neocafoni
Forse è giunto il momento di una reazione forte al destino di beceraggine che sembra incombere sulla nostra società, fra le proterve cafonate di gruppo e gli acri sghignazzi di massa. Ma tale reazione, sulla cui esigenza esiste un grande emotivo coinvolgimento, non può restare sulla facile riproposizione di sentimenti e valori di legalità, moralità, trasparenza, merito, talento e bene comune; essi ci nobilitano il cuore e le parole, ma li abbiamo usati fin troppo, riducendoli a inerti chiamate alle armi.
Mentre un corpo sociale complesso quale è il nostro ha bisogno, per cambiare, di una più complessa elaborazione di fatti e di interpretazioni.
A tal fine è opportuno cominciare a capire cosa sia avvenuto nella chimica di una società cresciuta negli ultimi decenni in modo mirabolante e che si ritrova spesso marchiata d'infamia, con ondate quasi periodiche di sputtanamento nazionale. Molti indulgono a pensare che potrebbe trattarsi dei gradoni di una infernale discesa verso l'inevitabile disastro antropologico; ma potrebbe trattarsi anche di un processo di ruminazione delle sacche di marginalità che un Paese per secoli povero si porta dentro. Se vale la prima ipotesi, non abbiamo speranza e non ci resta che emigrare; se vale la seconda, vale la pena continuare a ragionare e poi a crescere, socialmente ed economicamente.
In questa meno sconsolante prospettiva è opportuno riguardarle, anche con un po' di memoria visiva, quelle impressive ondate di declassamento della nostra immagine interna e internazionale: come dimenticare i montaggi fra P38 e pasta asciutta che facevano da copertina ai più influenti periodici stranieri; come dimenticare quell'insieme di faccendieri, «nani e ballerine» con cui si incartò e poi si svilì l'entourage e anche il gruppo più dinamico del craxismo; come dimenticare la quota di impuniti e di veline che hanno consumato i successi elettorali del berlusconismo; come dimenticare la quota di ridicola arroganza dei famigli leghisti, fra ampolle padane e lauree albanesi; e come oggi chiudere gli occhi di fronte alle tragicomiche avventure degli ultimi parvenu arrivati alla politica dalle seconde file del Lazio e di altre regioni. Lo sghignazzo indignato e dolente ci ha avvelenato; negli ultimi anni ma, diciamo la verità, nessuna nazione al mondo avrebbe resistito alla forza di delegittimazione morale e di immagine di queste potenti e ravvicinate ondate di sputtanamento.
C'è però da domandarsi quale sia il motore immobile e ricorrente di queste ondate. A guardar bene, si capisce che esse sono legate all'entrata nel gioco politico e del potere pubblico di gruppi a lungo tenuti in condizioni di marginalità minoritaria ma che una volta «sdoganati» si sono accanitamente volti a recuperare il tempo perduto, senza alcun rispetto umano. Un Paese per secoli povero non passa a essere signorilmente borghese solo perché è diventato agiato; deve necessariamente assorbire ondate di parvenu, di ex poveri che vogliono esprimere anche senza stile la propria coazione alla ricchezza. Così un Paese per secoli senza democrazia, senza dialettica culturale e politica, non passa ad avere rapidamente partecipazione e trasparenza civile; deve assorbire i grumi di un passato (di piazza, di covi, o d'alcove) che dal potere era escluso e poi si è sentito autorizzato a goderne.
La sola speranza è allora quella di andare avanti, di continuare a ruminare e metabolizzare i parvenu, senza cadere nella tentazione di vedere tutto in discesa verso il baratro della beceraggine collettiva. Ogni loro ulteriore ondata (se non ne abbiamo esaurito il giacimento) può essere riassorbita; come, a guardar bene, buona parte delle ondate precedenti l'abbiamo riassorbita, anche con un certo successo reale, nella chimica evolutiva del corpo sociale. Per qualcuno tale dinamica può apparire il frutto di una tragica assuefazione al male, per altri può essere un segnale di fiducia in una società che è nel fondo più sana di quanto oggi si sia costretti a raccontare. Anche con il male, come con la povertà, si può andare oltre, se si è fedeli alla lunga deriva del nostro sviluppo, solo che lo si depuri della pericolosa pastura di spesa pubblica con troppo facilità frequentata da tanti vecchi e nuovi villani rifatti.
Giuseppe De Rita
5 ottobre 2012 | 8:58
© RIPRODUZIONE RISERVATA
la protervia dei neocafoni
Forse è giunto il momento di una reazione forte al destino di beceraggine che sembra incombere sulla nostra società, fra le proterve cafonate di gruppo e gli acri sghignazzi di massa. Ma tale reazione, sulla cui esigenza esiste un grande emotivo coinvolgimento, non può restare sulla facile riproposizione di sentimenti e valori di legalità, moralità, trasparenza, merito, talento e bene comune; essi ci nobilitano il cuore e le parole, ma li abbiamo usati fin troppo, riducendoli a inerti chiamate alle armi.
Mentre un corpo sociale complesso quale è il nostro ha bisogno, per cambiare, di una più complessa elaborazione di fatti e di interpretazioni.
A tal fine è opportuno cominciare a capire cosa sia avvenuto nella chimica di una società cresciuta negli ultimi decenni in modo mirabolante e che si ritrova spesso marchiata d'infamia, con ondate quasi periodiche di sputtanamento nazionale. Molti indulgono a pensare che potrebbe trattarsi dei gradoni di una infernale discesa verso l'inevitabile disastro antropologico; ma potrebbe trattarsi anche di un processo di ruminazione delle sacche di marginalità che un Paese per secoli povero si porta dentro. Se vale la prima ipotesi, non abbiamo speranza e non ci resta che emigrare; se vale la seconda, vale la pena continuare a ragionare e poi a crescere, socialmente ed economicamente.
In questa meno sconsolante prospettiva è opportuno riguardarle, anche con un po' di memoria visiva, quelle impressive ondate di declassamento della nostra immagine interna e internazionale: come dimenticare i montaggi fra P38 e pasta asciutta che facevano da copertina ai più influenti periodici stranieri; come dimenticare quell'insieme di faccendieri, «nani e ballerine» con cui si incartò e poi si svilì l'entourage e anche il gruppo più dinamico del craxismo; come dimenticare la quota di impuniti e di veline che hanno consumato i successi elettorali del berlusconismo; come dimenticare la quota di ridicola arroganza dei famigli leghisti, fra ampolle padane e lauree albanesi; e come oggi chiudere gli occhi di fronte alle tragicomiche avventure degli ultimi parvenu arrivati alla politica dalle seconde file del Lazio e di altre regioni. Lo sghignazzo indignato e dolente ci ha avvelenato; negli ultimi anni ma, diciamo la verità, nessuna nazione al mondo avrebbe resistito alla forza di delegittimazione morale e di immagine di queste potenti e ravvicinate ondate di sputtanamento.
C'è però da domandarsi quale sia il motore immobile e ricorrente di queste ondate. A guardar bene, si capisce che esse sono legate all'entrata nel gioco politico e del potere pubblico di gruppi a lungo tenuti in condizioni di marginalità minoritaria ma che una volta «sdoganati» si sono accanitamente volti a recuperare il tempo perduto, senza alcun rispetto umano. Un Paese per secoli povero non passa a essere signorilmente borghese solo perché è diventato agiato; deve necessariamente assorbire ondate di parvenu, di ex poveri che vogliono esprimere anche senza stile la propria coazione alla ricchezza. Così un Paese per secoli senza democrazia, senza dialettica culturale e politica, non passa ad avere rapidamente partecipazione e trasparenza civile; deve assorbire i grumi di un passato (di piazza, di covi, o d'alcove) che dal potere era escluso e poi si è sentito autorizzato a goderne.
La sola speranza è allora quella di andare avanti, di continuare a ruminare e metabolizzare i parvenu, senza cadere nella tentazione di vedere tutto in discesa verso il baratro della beceraggine collettiva. Ogni loro ulteriore ondata (se non ne abbiamo esaurito il giacimento) può essere riassorbita; come, a guardar bene, buona parte delle ondate precedenti l'abbiamo riassorbita, anche con un certo successo reale, nella chimica evolutiva del corpo sociale. Per qualcuno tale dinamica può apparire il frutto di una tragica assuefazione al male, per altri può essere un segnale di fiducia in una società che è nel fondo più sana di quanto oggi si sia costretti a raccontare. Anche con il male, come con la povertà, si può andare oltre, se si è fedeli alla lunga deriva del nostro sviluppo, solo che lo si depuri della pericolosa pastura di spesa pubblica con troppo facilità frequentata da tanti vecchi e nuovi villani rifatti.
Giuseppe De Rita
5 ottobre 2012 | 8:58
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 47
Diario di un disastro annunciato – 5 ottobre 2012 - 2
Piedigrotta story - 4
Lasciate ogni speranza o voi che entrate…………
Tommaso Giuntella del Comitato per Bersani alla prima domanda della Gruber:
<<I provvedimenti sulle primarie sono restrittive per Renzi?>>
Risponde:
<<Assolutamente NOO……….>>>
Ecchellà.
Esordisce per la prima volta in Tv e si dimostra già marcio fino al midollo, come il resto della fauna politica del partito dei defunti.
Mentire, mentire, mentire, è la regola prima del “Manuale del politico di successo”
Di fronte alla diffusione del cancro che ha colpito la politica italiana, e nel caso specifico il partito dei defunti, un cancro che ha colpito tutti i tessuti, compresi quelli che potevano essere ritenuti ancora sani del settore giovanile, NON C'E' PIU' NULLA DA FARE..
Il ritenere scemi gli italiani che lo ascoltavano era la peggiore operazione di comunicazione che il giovane Giuntella potesse fare, soprattutto nell’attimo di esordio con il pubblico televisivo italiano.
Lo sanno anche i sassi che i provvedimenti intrapresi quando i dati cominciavano apparire pericolosi per Bersani, sono messi in campo per frenare l’avanzata di Renzi.
Negarlo è da Tafazzi imbecilli.
In momenti tragici come questi, cantare il demi demi del “speriamo che io me la cavo”, davanti a mega pirlate galattiche di questo livello da suburra, equivale a porre il timbro “NON IDONEO” sulla copertina del fascicolo “PARTITO DEI DEFUNTI”.
Prima si sfascia il PD portandosi a questo punto nel fondo del pozzo anche i giovani se sono di questo tipo, meglio è per la sinistra e per l’intero Paese che deve uscire dall’impasse dell’impiego diffuso della menzogna come pratica ordinaria della politica.
Diario di un disastro annunciato – 5 ottobre 2012 - 2
Piedigrotta story - 4
Lasciate ogni speranza o voi che entrate…………
Tommaso Giuntella del Comitato per Bersani alla prima domanda della Gruber:
<<I provvedimenti sulle primarie sono restrittive per Renzi?>>
Risponde:
<<Assolutamente NOO……….>>>
Ecchellà.
Esordisce per la prima volta in Tv e si dimostra già marcio fino al midollo, come il resto della fauna politica del partito dei defunti.
Mentire, mentire, mentire, è la regola prima del “Manuale del politico di successo”
Di fronte alla diffusione del cancro che ha colpito la politica italiana, e nel caso specifico il partito dei defunti, un cancro che ha colpito tutti i tessuti, compresi quelli che potevano essere ritenuti ancora sani del settore giovanile, NON C'E' PIU' NULLA DA FARE..
Il ritenere scemi gli italiani che lo ascoltavano era la peggiore operazione di comunicazione che il giovane Giuntella potesse fare, soprattutto nell’attimo di esordio con il pubblico televisivo italiano.
Lo sanno anche i sassi che i provvedimenti intrapresi quando i dati cominciavano apparire pericolosi per Bersani, sono messi in campo per frenare l’avanzata di Renzi.
Negarlo è da Tafazzi imbecilli.
In momenti tragici come questi, cantare il demi demi del “speriamo che io me la cavo”, davanti a mega pirlate galattiche di questo livello da suburra, equivale a porre il timbro “NON IDONEO” sulla copertina del fascicolo “PARTITO DEI DEFUNTI”.
Prima si sfascia il PD portandosi a questo punto nel fondo del pozzo anche i giovani se sono di questo tipo, meglio è per la sinistra e per l’intero Paese che deve uscire dall’impasse dell’impiego diffuso della menzogna come pratica ordinaria della politica.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 48
Diario di un disastro annunciato – 5 ottobre 2012 - 3
Piedigrotta story - 5
Ha scritto stamani Fabrizio d’Esposito su IFQ:
IL PD TREMA PER LA SCISSIONE
(Fabrizio d’Esposito)
05/10/2012 di triskel182
Più di uno psicodramma. Un incubo. Dalla vittoria annunciata alle prossime politiche all’auto distruzione del Pd.
La guerra tra Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi sulle regole delle primarie ha un retro pensiero che divora la scena della decisiva assemblea di domani.
Questo, secondo un autorevole parlamentare vicino al segretario:
“Renzi vuole un pretesto per andare via? Mi auguro di noma temo di sì”.
A spaventare la maggioranza bersaniana del Pd è un’eventuale scissione del sindaco di Firenze. Per l’oligarchia democrat la questione non è più derubricata a fantapolitica.
Il camper di “Adesso” sta girando l’Italia senza simbolo di partito e una lista civica nazionale di Renzi sarebbe già stata testata tra il 10 e il 15 per cento.
Quanto e più di Grillo. Del resto lo stesso rottamatore lo ha ribadito ieri a Prato:
“Noi possiamo dire meglio le stesse cose di Grillo”.
Matteo Renzi sta facendo perdere la testa al Pd e non vuole più fermarsi. Guerra vera, come conferma il messaggino telefonico che ieri mattina il sindaco di Firenze avrebbe inviato al segretario del “suo” partito:
“Il nostro accordo finisce qui”.
Niente più fair play. La partita è a tutto campo e i colpi bassi non sono più esclusi.
A complicare il quadro già caotico del centrosinistra e delle primarie di coalizione si è aggiunto ieri il mezzo sì di Antonio Di Pietro a competere. Dipende dal programma e dal tipo di alleanza, premette il leader dell’Italia dei valori. Con lui, i “grandi” della sfida per la candidatura a premier salirebbero a quattro: Bersani, Renzi, Vendola e Di Pietro, con l’aggiunta dei “piccoli” Civati, Puppato, Gozi, Tabacci, Spini. Oggi, però, in vista dell’assemblea di domani, il pericolo numero uno di Bersani resta Renzi.
Il rottamatore avanza come un rullo compressore e la ricerca di un compromesso sulle regole non è scontata.
Sempre ieri a Prato, il sindaco di Firenze ha spiegato la sua linea:
“Sì all’albo e al doppio turno ma no alla pre-registrazione. Così vogliono portare a votare solo le truppe cammellate perché hanno paura. Impedire a chi ieri ha votato Berlusconi di poter votare alle primarie del Pd è un capolavoro del tafazzismo. Fermatevi, stiamo sfiorando il ridicolo”.
Renzi ha anche rinnovato la sua promessa di non fondare un altro partito in caso di sconfitta. Se le sue parole sono credibili, allora i timori dei bersaniani mischiano veleni e bugie.
In ogni caso, lo psicodramma da incubo è autentico. Ed è per questo che nella convulsa giornata di ieri l’ex segretario Walter Veltroni ha avuto un colloquio di oltre un’ora con Bersani. In più, una trentina di parlamentari veltroniani hanno firmato un appello pro-Renzi per le primarie aperte, senza restrizioni. Tra questi: Mario Adinolfi, Paolo Gentiloni, Roberto Giachetti, Pietro Ichino, Enrico Morando, Ermete Realacci, Giorgio Tonini, Salvatore Vassallo e Stefano Ceccanti.“Walter” mediatore per conto di “Matteo”? Veltroni vorrebbe che Bersani e Renzi si parlassero,e non è escluso che dopo l’sms i due si siano sentiti per telefono. Il punto però è un altro, a sentire i bersaniani distretta osservanza:
“Davvero crediamo che Walter possa fare presa su Matteo? Qua bisogna capire una volta per tutte che Renzi non guarda in faccia più nessuno”.
Una rivoluzione copernicana che fa tremare gli oligarchi del Pd. Ieri, in difesa del segretario, parecchi esponenti democrat hanno usato toni durissimi contro Renzi. Due esempi, tra i tanti. Daniele Marantelli:
“Renzi è un ipocrita, a Firenze l’albo c’era. Cosa c’è dietro questa opacità? Solo il desiderio di salvare quei commercialisti che hanno paura di perdere i loro clienti andando a votare ai gazebo del centro sinistra?”.
Oriano Giovanelli:
“La pazienza ha un limite. Il Pd non è un giocattolo da far sfasciare a un bambino viziato”.
Tra le prime file, Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd a Palazzo Madama, ha definito “bizzarro” Renzi. Poi:
“Se il segretario avesse voluto restare fedele allo Statuto che prevede la sua candidatura automatica in caso di coalizione, avrebbe potuto farlo”.
La modifica allo Statuto dovrebbe avvenire oggi, salvo sorprese. Poi l’assemblea, circa mille persone, affiderà allo stesso segretario il mandato per studiare le regole delle primarie con gli alleati. Renzi non ci sarà. Domani, con il suo camper, sarà in Puglia.
Da Il Fatto Quotidiano del 05/10/2012.
Diario di un disastro annunciato – 5 ottobre 2012 - 3
Piedigrotta story - 5
Ha scritto stamani Fabrizio d’Esposito su IFQ:
IL PD TREMA PER LA SCISSIONE
(Fabrizio d’Esposito)
05/10/2012 di triskel182
Più di uno psicodramma. Un incubo. Dalla vittoria annunciata alle prossime politiche all’auto distruzione del Pd.
La guerra tra Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi sulle regole delle primarie ha un retro pensiero che divora la scena della decisiva assemblea di domani.
Questo, secondo un autorevole parlamentare vicino al segretario:
“Renzi vuole un pretesto per andare via? Mi auguro di noma temo di sì”.
A spaventare la maggioranza bersaniana del Pd è un’eventuale scissione del sindaco di Firenze. Per l’oligarchia democrat la questione non è più derubricata a fantapolitica.
Il camper di “Adesso” sta girando l’Italia senza simbolo di partito e una lista civica nazionale di Renzi sarebbe già stata testata tra il 10 e il 15 per cento.
Quanto e più di Grillo. Del resto lo stesso rottamatore lo ha ribadito ieri a Prato:
“Noi possiamo dire meglio le stesse cose di Grillo”.
Matteo Renzi sta facendo perdere la testa al Pd e non vuole più fermarsi. Guerra vera, come conferma il messaggino telefonico che ieri mattina il sindaco di Firenze avrebbe inviato al segretario del “suo” partito:
“Il nostro accordo finisce qui”.
Niente più fair play. La partita è a tutto campo e i colpi bassi non sono più esclusi.
A complicare il quadro già caotico del centrosinistra e delle primarie di coalizione si è aggiunto ieri il mezzo sì di Antonio Di Pietro a competere. Dipende dal programma e dal tipo di alleanza, premette il leader dell’Italia dei valori. Con lui, i “grandi” della sfida per la candidatura a premier salirebbero a quattro: Bersani, Renzi, Vendola e Di Pietro, con l’aggiunta dei “piccoli” Civati, Puppato, Gozi, Tabacci, Spini. Oggi, però, in vista dell’assemblea di domani, il pericolo numero uno di Bersani resta Renzi.
Il rottamatore avanza come un rullo compressore e la ricerca di un compromesso sulle regole non è scontata.
Sempre ieri a Prato, il sindaco di Firenze ha spiegato la sua linea:
“Sì all’albo e al doppio turno ma no alla pre-registrazione. Così vogliono portare a votare solo le truppe cammellate perché hanno paura. Impedire a chi ieri ha votato Berlusconi di poter votare alle primarie del Pd è un capolavoro del tafazzismo. Fermatevi, stiamo sfiorando il ridicolo”.
Renzi ha anche rinnovato la sua promessa di non fondare un altro partito in caso di sconfitta. Se le sue parole sono credibili, allora i timori dei bersaniani mischiano veleni e bugie.
In ogni caso, lo psicodramma da incubo è autentico. Ed è per questo che nella convulsa giornata di ieri l’ex segretario Walter Veltroni ha avuto un colloquio di oltre un’ora con Bersani. In più, una trentina di parlamentari veltroniani hanno firmato un appello pro-Renzi per le primarie aperte, senza restrizioni. Tra questi: Mario Adinolfi, Paolo Gentiloni, Roberto Giachetti, Pietro Ichino, Enrico Morando, Ermete Realacci, Giorgio Tonini, Salvatore Vassallo e Stefano Ceccanti.“Walter” mediatore per conto di “Matteo”? Veltroni vorrebbe che Bersani e Renzi si parlassero,e non è escluso che dopo l’sms i due si siano sentiti per telefono. Il punto però è un altro, a sentire i bersaniani distretta osservanza:
“Davvero crediamo che Walter possa fare presa su Matteo? Qua bisogna capire una volta per tutte che Renzi non guarda in faccia più nessuno”.
Una rivoluzione copernicana che fa tremare gli oligarchi del Pd. Ieri, in difesa del segretario, parecchi esponenti democrat hanno usato toni durissimi contro Renzi. Due esempi, tra i tanti. Daniele Marantelli:
“Renzi è un ipocrita, a Firenze l’albo c’era. Cosa c’è dietro questa opacità? Solo il desiderio di salvare quei commercialisti che hanno paura di perdere i loro clienti andando a votare ai gazebo del centro sinistra?”.
Oriano Giovanelli:
“La pazienza ha un limite. Il Pd non è un giocattolo da far sfasciare a un bambino viziato”.
Tra le prime file, Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd a Palazzo Madama, ha definito “bizzarro” Renzi. Poi:
“Se il segretario avesse voluto restare fedele allo Statuto che prevede la sua candidatura automatica in caso di coalizione, avrebbe potuto farlo”.
La modifica allo Statuto dovrebbe avvenire oggi, salvo sorprese. Poi l’assemblea, circa mille persone, affiderà allo stesso segretario il mandato per studiare le regole delle primarie con gli alleati. Renzi non ci sarà. Domani, con il suo camper, sarà in Puglia.
Da Il Fatto Quotidiano del 05/10/2012.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 49
Diario di un disastro annunciato – 5 ottobre 2012 - 4
Piedigrotta story - 6
Ha scritto stamani Tommaso Labbate su Pubblico, il nuovo giornale di Luca Telese:
http://tweb.interno.it/pressreview/newWinPDF.php
Il patto dei tagliolini Renzi «interlocutore» per i centristi
Pubblicato da: Tommaso Labate il 05 ottobre 2012 alle 01:31
«Dobbiamo guardare con attenzione alle mosse di Renzi. Perché lui, dentro il Pd, può diventare il nostro vero interlocutore». La condividono tutti e tre, l’analisi. E lo fanno prima che, sul tavolo di casa Montezemolo, venga servito il piatto forte della serata.
E cioè i tagliolini fatti a mano, che vengono proposti agli ospiti prima dell’insalata e del gelato. È il 29 settembre. Sabato scorso. Ora di cena. E seduti attorno al tavolo della residenza romana del presidente della Ferrari ci sono, oltre al padrone di casa, Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini. All’attuale presidente della Camera l’invito viene esteso ventiquattr’ore prima, dopo che «Luchino» e «Pier» hanno passato metà pomeriggio al telefono per decidere come coordinarsi in vista dell’appuntamento di Arezzo.
Dove la domenica successiva, nel corso dell’assemblea dei Mille convocata proprio dal partito di «Gianfranco», ci sarebbe stato il varo del progetto della «grande lista per l’Italia» che, nello scacchiere elettorale, si posizionerà al centro con un obiettivo chiaro e definito. Riportare Mario Monti a Palazzo Chigi dopo le elezioni della primavera del 2013.
Quando i tre si incontrano a casa Montezemolo – attorno al trittico composto dai tagliolini, dall’insalata e dal gelato – all’assemblea di Arezzo mancano ormai poche ore. Casini, che un mese prima aveva stretto i bulloni di un accordo post-elettorale con Bersani, manifesta agli altri due tutte le sue perplessità su Pier Luigi e il suo Pd. «Se continuano a rimanere agganciati a Vendola, allora non “reggeranno” più», dice il leader dell’Udc.
Gli altri due annuiscono. Montezemolo, dalla sua, inserisce un nuovo elemento del dibattito, lo stesso che avrebbe poi annunciato pubblicamente con l’intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo del “Corriere della Sera”: «Io ho deciso che non mi candido. Ma sono con voi nel progetto per l’Italia che ci deve portare al Monti bis».
È a quel punto che, sulla scena, fa il suo ingresso un convitato di pietra. Sicuramente, va detto, inconsapevole. E cioè. Matteo Renzi, il sindaco di Firenze già impegnato nella campagna per le primarie, in cui sfiderà proprio Bersani. Nell’analisi del tridente Casini-Fini-Montezemolo, a onor del vero, non c’è trucco e non c’è inganno.
Infatti nessuno dei tre, durante la cena di sabato scorso, tira fuori argomenti come il possibile sostegno attivo alla corsa di «Matteo» o l’invio di improbabili truppe cammellate (e mascherate) ai gazebo del centrosinistra. Nulla di tutto questo. Ma il ragionamento che fa da filo conduttore tra Renzi e la lista per il Monti bis c’è. Ed è persino semplice: «Renzi può diventare un nostro interlocutore. È con lui che dovremo discutere, tra due mesi».
Il sindaco di Firenze probabilmente non sa di essere oggetto delle attenzioni del tridente montiano. E probabilmente la cena a base di tagliolini di sabato scorso non arriva neanche alle orecchie del segretario del Pd. Ma una cosa è certa. Dopo sabato, il termometro dei rapporti tra Casini e Bersani scenderà fino ad arrivare al gelo. Perché il leader dell’Udc dice pubblicamente di «inorridire» rispetto all’ipotesi di un «governo Bersani-Vendola». E perché il numero uno dei Democratici gli risponde per le rime citando l’epoca in cui il centrosinistra «portava l’Italia nell’euro e lui, Casini, inorridiva insieme a Berlusconi».
Ovviamente, tra le mille variabili da cui dipendono modi e forme del lancio della lista montiana, ce n’è una decisiva: la riforma elettorale. Casini sembra leggermente fiducioso: «Il mare mi pare piuttosto mosso. Speriamo che non affondi la barca», ha detto il leader dell’Udc ieri, a margine di un convegno in cui ha scambiato quattro chiacchiere con Gianni Letta, Maurizio Gasparri ed Enrico Letta.
Nello stesso momento, Pier Luigi Bersani era da un’altra parte. E il suo telefonino gli aveva recapitato un sms di Renzi, furibondo per il cambio delle regole rispetto alle primarie precedenti. «L’accordo per me finisce qui». Firmato, «Matteo».
Da Pubblico del 5 ottobre 2012
Diario di un disastro annunciato – 5 ottobre 2012 - 4
Piedigrotta story - 6
Ha scritto stamani Tommaso Labbate su Pubblico, il nuovo giornale di Luca Telese:
http://tweb.interno.it/pressreview/newWinPDF.php
Il patto dei tagliolini Renzi «interlocutore» per i centristi
Pubblicato da: Tommaso Labate il 05 ottobre 2012 alle 01:31
«Dobbiamo guardare con attenzione alle mosse di Renzi. Perché lui, dentro il Pd, può diventare il nostro vero interlocutore». La condividono tutti e tre, l’analisi. E lo fanno prima che, sul tavolo di casa Montezemolo, venga servito il piatto forte della serata.
E cioè i tagliolini fatti a mano, che vengono proposti agli ospiti prima dell’insalata e del gelato. È il 29 settembre. Sabato scorso. Ora di cena. E seduti attorno al tavolo della residenza romana del presidente della Ferrari ci sono, oltre al padrone di casa, Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini. All’attuale presidente della Camera l’invito viene esteso ventiquattr’ore prima, dopo che «Luchino» e «Pier» hanno passato metà pomeriggio al telefono per decidere come coordinarsi in vista dell’appuntamento di Arezzo.
Dove la domenica successiva, nel corso dell’assemblea dei Mille convocata proprio dal partito di «Gianfranco», ci sarebbe stato il varo del progetto della «grande lista per l’Italia» che, nello scacchiere elettorale, si posizionerà al centro con un obiettivo chiaro e definito. Riportare Mario Monti a Palazzo Chigi dopo le elezioni della primavera del 2013.
Quando i tre si incontrano a casa Montezemolo – attorno al trittico composto dai tagliolini, dall’insalata e dal gelato – all’assemblea di Arezzo mancano ormai poche ore. Casini, che un mese prima aveva stretto i bulloni di un accordo post-elettorale con Bersani, manifesta agli altri due tutte le sue perplessità su Pier Luigi e il suo Pd. «Se continuano a rimanere agganciati a Vendola, allora non “reggeranno” più», dice il leader dell’Udc.
Gli altri due annuiscono. Montezemolo, dalla sua, inserisce un nuovo elemento del dibattito, lo stesso che avrebbe poi annunciato pubblicamente con l’intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo del “Corriere della Sera”: «Io ho deciso che non mi candido. Ma sono con voi nel progetto per l’Italia che ci deve portare al Monti bis».
È a quel punto che, sulla scena, fa il suo ingresso un convitato di pietra. Sicuramente, va detto, inconsapevole. E cioè. Matteo Renzi, il sindaco di Firenze già impegnato nella campagna per le primarie, in cui sfiderà proprio Bersani. Nell’analisi del tridente Casini-Fini-Montezemolo, a onor del vero, non c’è trucco e non c’è inganno.
Infatti nessuno dei tre, durante la cena di sabato scorso, tira fuori argomenti come il possibile sostegno attivo alla corsa di «Matteo» o l’invio di improbabili truppe cammellate (e mascherate) ai gazebo del centrosinistra. Nulla di tutto questo. Ma il ragionamento che fa da filo conduttore tra Renzi e la lista per il Monti bis c’è. Ed è persino semplice: «Renzi può diventare un nostro interlocutore. È con lui che dovremo discutere, tra due mesi».
Il sindaco di Firenze probabilmente non sa di essere oggetto delle attenzioni del tridente montiano. E probabilmente la cena a base di tagliolini di sabato scorso non arriva neanche alle orecchie del segretario del Pd. Ma una cosa è certa. Dopo sabato, il termometro dei rapporti tra Casini e Bersani scenderà fino ad arrivare al gelo. Perché il leader dell’Udc dice pubblicamente di «inorridire» rispetto all’ipotesi di un «governo Bersani-Vendola». E perché il numero uno dei Democratici gli risponde per le rime citando l’epoca in cui il centrosinistra «portava l’Italia nell’euro e lui, Casini, inorridiva insieme a Berlusconi».
Ovviamente, tra le mille variabili da cui dipendono modi e forme del lancio della lista montiana, ce n’è una decisiva: la riforma elettorale. Casini sembra leggermente fiducioso: «Il mare mi pare piuttosto mosso. Speriamo che non affondi la barca», ha detto il leader dell’Udc ieri, a margine di un convegno in cui ha scambiato quattro chiacchiere con Gianni Letta, Maurizio Gasparri ed Enrico Letta.
Nello stesso momento, Pier Luigi Bersani era da un’altra parte. E il suo telefonino gli aveva recapitato un sms di Renzi, furibondo per il cambio delle regole rispetto alle primarie precedenti. «L’accordo per me finisce qui». Firmato, «Matteo».
Da Pubblico del 5 ottobre 2012
Ultima modifica di camillobenso il 06/10/2012, 18:46, modificato 1 volta in totale.
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- Iscritto il: 08/03/2012, 23:18
Re: Benvenuti sul vostro forum
serve una RIVOLUZIONE CULTURALE
aprirsi con la testa a ALBA ARANCIONI ( Pisapia, De Magistris) GRILLINI dissidenti e no, società civile
sul forum SEL questo forum ad esempio è conosciuto, e qualche elettore lo abbiamo.
ma anche a mio avviso ad IDV a SEL che è molto divisa .
ci vogliono dei compagni che si impegnano PROGETTUALMENTE ad aprirsi nei forum ed blogger.
su ALBA forse è stato fatto ma ci vuole spessore progettuale.
infine oltre alla PIAZZA che deve essere COMBATTIVA ED ISTANTANEA urgono compagni che si impegnano piu in ANALISI POLITICA che deve essere storica e sociologica.
La CRISI DELLA POLITICA come vediamo è impressionante.
e vi una crisi ancora piu evidente dei forum è questo potrebbe essere una opportunità.
aprirsi con la testa a ALBA ARANCIONI ( Pisapia, De Magistris) GRILLINI dissidenti e no, società civile
sul forum SEL questo forum ad esempio è conosciuto, e qualche elettore lo abbiamo.
ma anche a mio avviso ad IDV a SEL che è molto divisa .
ci vogliono dei compagni che si impegnano PROGETTUALMENTE ad aprirsi nei forum ed blogger.
su ALBA forse è stato fatto ma ci vuole spessore progettuale.
infine oltre alla PIAZZA che deve essere COMBATTIVA ED ISTANTANEA urgono compagni che si impegnano piu in ANALISI POLITICA che deve essere storica e sociologica.
La CRISI DELLA POLITICA come vediamo è impressionante.
e vi una crisi ancora piu evidente dei forum è questo potrebbe essere una opportunità.
Re: Come se ne viene fuori ?
Se dovesse essere ciò che resta del movimento Arancione, ci sarebbe da stare poco allegri
ELEZIONI, DE MAGISTRIS LANCIA SUOI QUATTRO FEDELISSIMI
Trattative per candidare nel Pd o in Sel esponenti del movimento“arancione”: Palmieri, Lucarelli, D'Angelo e il fratello Claudio
Napoli - La voce circola con insistenza da alcuni giorni, anche se le primarie nel centrosinistra e il decreto salva-Comuni hanno richiamato la massima attenzione a Palazzo S.Giacomo: il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, sta lavorando per candidare alle prossime elezioni politiche quattro suoi fedelissimi. Secondo indiscrezioni raccolte dal VELINO, il Movimento Arancione che l'ex pm sta per lanciare ufficialmente a livello nazionale non presenterà una propria lista al Parlamento ma tenterà di piazzare alcuni fedelissimi del sindaco nel Pd o in Sel. Operazione difficile, destinata a trovare resistenza innanzitutto nei relativi partiti ovviamente, ma i primi passi sono stati compiuti segretamente già da alcune settimane. Si vocifera della discesa in campo di quattro assessori della giunta comunale: Annamaria Palmieri, Alberto Lucarelli, Sergio D'Angelo e Tommaso Sodano. Possibilmente in quest'ordine. Alcuni rumors riferiscono anche dell'idea di puntare sul fratello del sindaco, Claudio, o sul capostaff ex Verdi Alessandro Nardi sempre in quota “arancione” nel Partito democratico se dovesse vincere Bersani alle primarie. L'area popolare dei democratici e i vendoliani non sembrano gradire tali ipotesi. Di sicuro, de Magistris ha l'ambizione di pesare a livello nazionale col suo portato di voti e credibilità nel mondo della sinistra radicale.
(ilVelino/AGV)
(rep/cp) 05 Ottobre 2012 15:46
ELEZIONI, DE MAGISTRIS LANCIA SUOI QUATTRO FEDELISSIMI
Trattative per candidare nel Pd o in Sel esponenti del movimento“arancione”: Palmieri, Lucarelli, D'Angelo e il fratello Claudio
Napoli - La voce circola con insistenza da alcuni giorni, anche se le primarie nel centrosinistra e il decreto salva-Comuni hanno richiamato la massima attenzione a Palazzo S.Giacomo: il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, sta lavorando per candidare alle prossime elezioni politiche quattro suoi fedelissimi. Secondo indiscrezioni raccolte dal VELINO, il Movimento Arancione che l'ex pm sta per lanciare ufficialmente a livello nazionale non presenterà una propria lista al Parlamento ma tenterà di piazzare alcuni fedelissimi del sindaco nel Pd o in Sel. Operazione difficile, destinata a trovare resistenza innanzitutto nei relativi partiti ovviamente, ma i primi passi sono stati compiuti segretamente già da alcune settimane. Si vocifera della discesa in campo di quattro assessori della giunta comunale: Annamaria Palmieri, Alberto Lucarelli, Sergio D'Angelo e Tommaso Sodano. Possibilmente in quest'ordine. Alcuni rumors riferiscono anche dell'idea di puntare sul fratello del sindaco, Claudio, o sul capostaff ex Verdi Alessandro Nardi sempre in quota “arancione” nel Partito democratico se dovesse vincere Bersani alle primarie. L'area popolare dei democratici e i vendoliani non sembrano gradire tali ipotesi. Di sicuro, de Magistris ha l'ambizione di pesare a livello nazionale col suo portato di voti e credibilità nel mondo della sinistra radicale.
(ilVelino/AGV)
(rep/cp) 05 Ottobre 2012 15:46
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- Iscritto il: 22/02/2012, 14:30
Re: Come se ne viene fuori ?
.................................mariok ha scritto:Se dovesse essere ciò che resta del movimento Arancione, ci sarebbe da stare poco allegri
ELEZIONI, DE MAGISTRIS LANCIA SUOI QUATTRO FEDELISSIMI
Trattative per candidare nel Pd o in Sel esponenti del movimento“arancione”: Palmieri, Lucarelli, D'Angelo e il fratello Claudio
Napoli - La voce circola con insistenza da alcuni giorni, anche se le primarie nel centrosinistra e il decreto salva-Comuni hanno richiamato la massima attenzione a Palazzo S.Giacomo: il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, sta lavorando per candidare alle prossime elezioni politiche quattro suoi fedelissimi. Secondo indiscrezioni raccolte dal VELINO, il Movimento Arancione che l'ex pm sta per lanciare ufficialmente a livello nazionale non presenterà una propria lista al Parlamento ma tenterà di piazzare alcuni fedelissimi del sindaco nel Pd o in Sel. Operazione difficile, destinata a trovare resistenza innanzitutto nei relativi partiti ovviamente, ma i primi passi sono stati compiuti segretamente già da alcune settimane. Si vocifera della discesa in campo di quattro assessori della giunta comunale: Annamaria Palmieri, Alberto Lucarelli, Sergio D'Angelo e Tommaso Sodano. Possibilmente in quest'ordine. Alcuni rumors riferiscono anche dell'idea di puntare sul fratello del sindaco, Claudio, o sul capostaff ex Verdi Alessandro Nardi sempre in quota “arancione” nel Partito democratico se dovesse vincere Bersani alle primarie. L'area popolare dei democratici e i vendoliani non sembrano gradire tali ipotesi. Di sicuro, de Magistris ha l'ambizione di pesare a livello nazionale col suo portato di voti e credibilità nel mondo della sinistra radicale.
(ilVelino/AGV)
(rep/cp) 05 Ottobre 2012 15:46
Spero non sia vero del fratello.Ormai siamo stanchi della parentopoli.
Ciao
Paolo11
Chi c’è in linea
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