quo vadis PD ????

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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shiloh
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da shiloh »

camillobenso ha scritto:A «CHE TEMPO CHE FA»
Veltroni non si ricandiderà in Parlamento
Ospite da Fabio Fazio, l'ex segretario del Pd annuncia il "passo indietro": non correrà il seggio alla Camera


Walter Veltroni
Walter Veltroni fa un passo indietro: ospite da Fabio Fazio a «Che tempo che fa», durante la registrazione della puntata che andrà in onda domenica sera, l'ex Segretario del Pd ed ex sindaco di Roma, ha annunciato che non ha intenzione di ricandidarsi per un seggio alla Camera alle prossime elezioni politiche.

Redazione Online
14 ottobre 2012 | 17:25
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http://www.corriere.it/politica/12_otto ... a4c4.shtml
tranquilli.

da qualche parte si ricicla...magari al parlamento Europeo.
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

shiloh ha scritto:
mariok ha scritto:

Ma la domanda d'obbligo è: c'è da crederci?

...omissis...Che credibilità hanno questi personaggi che ci hanno abituato alle loro regolari piroette?

Non è forse più che prevedibile che dopo le elezioni si tornerà a parlare di "agenda Monti" di allargamento ai moderati ecc. e che i vari Letta, Veltroni, D'Alema, oggi abbastanza silenti perché terrorizzati dalla minaccia Renzi, torneranno a dettare le "loro" condizioni al Bersani re travicello di turno.

Fino a ieri, la sindrome del meno peggio ci ha condizionato tutti grazie a Berlusconi.

Oggi, siccome il caimano sta un po' giù di quota, ecco che spunta il bau-bau Renzi per la sopravvivenza di una corte di "defunti" ormai abilissima nel maneggiare l'arma della paura per qualsiasi ombra di cambiamento.

alle parole di questa fairy band io non credo più.

vediamo cosa mettono per "scritto"...
POLTRONE & FORCHETTE
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Ha ragione Sarubbi, quello di Claudio Cerasa è uno dei migliori pezzi dell’anno sul Pd, perché ha delineato molto bene i contorni delle 5 maggiori famiglie (correnti) del Piddì.

Peccato che abbia tracciato i dalemiani al tramonto e non abbia tracciato il profilo dei pepponiani di Bersani tuttora esistenti come la pasionaria Geloni. Le correnti con Renzi sono diventate 18. Evidentemente le cinque che ha descritto Cerasa sono le principali.

La nuova Dc non fa una grinza.
erding
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da erding »

Da Facebook:
Umberto Caluri

“Chi non partecipa, ha sempre torto”, viene detto spesso, a chi ha deciso di non andare a votare alle prossime elezioni politiche. Io ho scelto di non andare. Se andassi, il richiamo della foresta mi obbligherebbe a votare per il PD. Ecco le ragioni: Come elettore non mi è stato consentito di partecipare all'individuazione dei candidati, dei programmi, delle alleanze. Assisto al balletto macabro delle varie ipotesi di legge elettorale. Hanno in comune alcuni elementi, impedire che dalle urne esca un vincitore certo, ottenere che ci siano solo sconfitti, che i partiti possano riciclare impunemente buona parte di un ceto politico in avanzato stato di putrefazione. Paradossalmente, sarebbe quasi preferibile andare a votare con l'attuale legge elettorale, che almeno a un risultato porterebbe: un vincitore e degli sconfitti. In realtà, nessuno vuol vincere da solo e assumersi da solo la responsabilità della gestione della situazione italiana. E' compr
ensibile. Ma andrebbe detto e non sottinteso. Scommetto che dopo le elezioni, le formazioni che avranno ottenuto i maggiori consensi, si presenteranno col cappello in mano a Monti, per chiedergli di restare, magari con un programma meno lacrime e sangue e con una squadra di governo diversa. Sarebbe il male minore. Il vero vincitore delle elezioni sarà il partito dell'astensione, delle schede bianche e delle nulle. Il Movimento 5 Stelle otterrà consensi, certamente. Altrettanto certamente non sarà in grado di esprimere una qualsivoglia proposta di governo. La forza del prossimo governo risiederà nella debolezza dei partiti che lo sosterranno. Ebbene, è una debolezza che va incrementata, nell'ottica di un (ipotetico) ricambio generazionale, di idee e di metodi. Se i parlamentari risulteranno essere l'espressione di una parte ristretta del corpo elettorale, ne verrà ridotta anche la loro nefasta influenza. L'astensione peserà. Conterà. Molto più di quanto non si pensi.
----------------------------

*Penso sia una opinione piuttosto condivisa, troppo presto per dirlo?

Indubbiamente è da tenerne comunque conto...
mariok

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da mariok »

Se i parlamentari risulteranno essere l'espressione di una parte ristretta del corpo elettorale, ne verrà ridotta anche la loro nefasta influenza. L'astensione peserà. Conterà. Molto più di quanto non si pensi.
Fino ad oggi non è stato così. Al di là delle solite frasi di circostanza ad ogni consultazione elettorale sulla preoccupante "disaffezione" verso la politica, nei fatti dell'astensione nessuno se ne è fregato.
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Fa certamente piacere leggere che a sinistra c’è ancora chi ragiona.
Merce rara di questi tempi.

In presa diretta

“Chi non partecipa, ha sempre torto”, viene detto spesso, a chi ha deciso di non andare a votare alle prossime elezioni politiche.

E’ lo stesso ragionamento di chi va al mercato sul tardi quando già stanno smobilitando.

Cerca le mele, e su di un banchetto sono rimaste solo due cassette di mele marce e in avanzato stadio di decomposizione.

Se una cassetta contiene mele marce, e l’altra pure si astiene dal comprarle.

Uno che fa, se le compra lo stesso?

Non mi risulta.

Lo stesso è con il voto.

Non siamo nella fase in cui un partito è meglio dell’altro, qui fanno pressoché schifo quasi tutti quanti.

**
Io ho scelto di non andare. Se andassi, il richiamo della foresta mi obbligherebbe a votare per il PD.
Ecco le ragioni: Come elettore non mi è stato consentito di partecipare all'individuazione dei candidati, dei programmi, delle alleanze. Assisto al balletto macabro delle varie ipotesi di legge elettorale. Hanno in comune alcuni elementi, impedire che dalle urne esca un vincitore certo, ottenere che ci siano solo sconfitti, che i partiti possano riciclare impunemente buona parte di un ceto politico in avanzato stato di putrefazione. Paradossalmente, sarebbe quasi preferibile andare a votare con l'attuale legge elettorale, che almeno a un risultato porterebbe: un vincitore e degli sconfitti.


OK

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In realtà, nessuno vuol vincere da solo e assumersi da solo la responsabilità della gestione della situazione italiana. E' comprensibile. Ma andrebbe detto e non sottinteso.

OK

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Scommetto che dopo le elezioni, le formazioni che avranno ottenuto i maggiori consensi, si presenteranno col cappello in mano a Monti, per chiedergli di restare, magari con un programma meno lacrime e sangue e con una squadra di governo diversa. Sarebbe il male minore.

Ipotesi molto, molto, molto probabilistica.


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Il vero vincitore delle elezioni sarà il partito dell'astensione, delle schede bianche e delle nulle. Il Movimento 5 Stelle otterrà consensi, certamente. Altrettanto certamente non sarà in grado di esprimere una qualsivoglia proposta di governo.

OK

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La forza del prossimo governo risiederà nella debolezza dei partiti che lo sosterranno. Ebbene, è una debolezza che va incrementata, nell'ottica di un (ipotetico) ricambio generazionale, di idee e di metodi.

OK

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Se i parlamentari risulteranno essere l'espressione di una parte ristretta del corpo elettorale, ne verrà ridotta anche la loro nefasta influenza. L'astensione peserà. Conterà. Molto più di quanto non si pensi.

Dopo un paio di battute da “Actor studio” sentiti dai servizi Tv di Peppone a Bettola stamani ho qualche dubbio.

“Speriamo che io me la cavo” è una delle regole del politico professionista.
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Cinquecento firme
per il candidato D’Alema


Pubblicato da: Tommaso Labate il 14 ottobre 2012 alle 12:41

Le prime cinquecento firme, a cui se ne aggiungeranno molte altre, sono già state recapitate sul tavolo di Pier Luigi Bersani. Per la precisione quarantott’ore fa, proprio mentre il segretario del Pd e i suoi scioglievano silenziosamente la riserva su quella che sarà la parola chiave della campagna per le primarie (e cioè «coraggio», che sarà opposto all’«adesso» di Renzi e all’«oppure» vendoliano).

E non è dato sapere come il leader dei Democratici abbia reagito, scorrendo quel lungo elenco in cui figurano – stando a fonti dalemiane – governatori e consiglieri regionali, presidenti di provincia e consiglieri provinciali, sindaci e consiglieri comunali, probabilmente qualche parlamentare italiano ed europeo, oltre a intellettuali di varia natura, tanti professori universitari e forse qualche artista. Tutti rigorosamente del Mezzogiorno.

Il testo dell’appello quello no, è ancora da definire negli ultimi dettagli. E comunque sarà pronto entro oggi, visto che per domattina i promotori hanno già prenotato uno spazio a pagamento sull’«Unità». Ufficialmente si tratta di «un documento di sostegno a Bersani». Un documento «sul Mezzogiorno». Ma il testo sarà letto da molti – e a ragione – come una prova di forza di Massimo D’Alema. Perché l’appello, con tanto di firme in calce, serve a difendere «il Presidente» – come lo chiamano ancora i suoi – dagli attacchi che gli sono arrivati nel- le ultime settimane da Matteo Renzi, che nel testo è evocato ma non espressamente citato.

E, soprattutto, serve a chiedere al partito, e cioè al Pd, di non rinunciare a una risorsa come il presidente del Copasir. Come a dire, «se non ci pensate voi, lo salviamo noi, il soldato D’Alema».

A qualcuno sembrerà di fare un salto indietro di qualche anno. A quando, pochi mesi dopo le elezioni politiche del 2008, D’Alema decise di sganciarsi dalla maggioranza veltroniana del partito fondando l’associazione Red (Riformisti e democratici) e dotandola sia di cellule su tutto il territorio nazionale che di una televisione satellitare (Red Tv). A quattro anni di distanza da quell’esperienza, insomma, il lìder maximo torna a contarsi. Con l’obiettivo di far intendere a nuora (Renzi) ma soprattutto a suocera (Bersani) qual è il suo peso specifico all’interno dei confini della «ditta» Pd.

Tutto ruota attorno al prossimo giro sulla giostra. E al fatto che Renzi, più volte, abbia messo nero su bianco che «se vinco io D’Alema non sarà candidato». In realtà, come ha scritto l’altro giorno Federico Geremicca sulla «Stampa», attribuendo l’intenzione al diretto interessato, è vero che il presidente del Copasir aveva deciso di non ricandidarsi. Ed è vero che ne aveva parlato con Bersani. Parallelamente, però, l’ex presidente del Consiglio ha cominciato a giocare un’altra partita.

Coltivando la speranza che dal risiko parlamentare venisse fuori una riforma elettorale con le preferenze. Della serie, «se le preferenze ci sono, io mi candido senza alcun paracadute nelle liste bloccate». Un po’ come aveva fatto alle elezioni del 2001, quando ritornò alla Camera da «deputato di Gallipoli» rinunciando appunto al «paracadute» e vincendo l’unica corsa a cui era iscritto: quella nel collegio maggioritario del Mattarellum. Ma adesso che sulla riforma elettorale la sto ria dei Fiorito e degli Zambetti è tornata a mettere a rischio l’adozione delle preferenze («Lo scambio osceno in Lombardia insegna», ha detto Dario Franceschini a Goffredo de Marchis di Repubblica), ecco che D’Alema e i dalemiani tirano fuori dal cilindro un’altra fonte di legittimazione.

L’appello corredato da cinquecento firme. «Nato tutto da un passaparola», è la versione dell’ex parlamentare pugliese Ugo Malagnino, dalemiano di ferro. Passaparola o meno, il motore dell’iniziativa è stato acceso in Puglia. E non si sa quanto c’entri Nicola Latorre, che negli ultimi tempi sembra uscito dall’orbita dei dalemiani della cerchia ristretta.

Tanto che l’altro giorno, incontrando nel Transatlantico del Senato alcuni colleghi, il vicepresidente dei senatori del Pd s’è lasciato sfuggire una confessione amara. «Non so quanto Massimo abbia fatto bene ad attaccare Renzi. Secondo me, così gli fa solo un favore. Ed è inutile consigliargli il contrario». Perché, aggiungeva Latorre, «ormai lo vedo poco e ci parlo ancora meno».

http://pubblicogiornale.it/politica/cin ... to-dalema/
mariok

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da mariok »

Ma ci rendiamo conto a quale livello di ridicolo è arrivato questo paese? Ciò che in un qualunque paese civile è cosa normale che non dovrebbe fare nemmeno notizia, qui diventa un atto di eroismo con annessi inviti al ripensamento.

Il leader Pd: «Resta protagonista»
Letta: «Walter, ripensaci»


14 ottobre 2012

BERSANI: «WALTER RESTERA' PROTAGONISTA»
«La scelta di Veltroni è stata fatta con motivazioni che si possono solo apprezzare. Parlamentare o non parlamentare, Walter resterà un protagonista», afferma il segretario del Pd Pierluigi Bersani.

ENRICO LETTA: «RIPENSACI»
«Son tra quelli che pensano che dovremmo convincere Veltroni a ripensarci» Lo scrive su Twitter il vicesegretario del Pd, Enrico Letta.

GASPARRA, PD DEL LAZIO: «STIMOLO PER LA POLITICA»
«La scelta di Walter Veltroni è senza dubbio un forte stimolo per tutta la politica. Non è una scelta di rinuncia, nè un passo indietro, ma un passo nuovo che viene proprio da colui che, esattamente cinque anni fa, scrisse il primo straordinario capitolo del Partito Democratico». Lo scrive in un comunicato il segretario del Pd Lazio, Enrico Gasbarra. «È un gesto che deve far riflettere il Partito Democratico, ma che coinvolge la politica italiana nella sua complessità. Mi auguro che anche Walter - conclude Gasbarra - voglia fare un supplemento di riflessione prima di rendere definitiva la sua decisione».

http://www.unita.it/italia/letta-twitta ... a-1.455302
mariok

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da mariok »

Il Partito democratico

Ciao Walter, addio Monti

15 ottobre 2012
Sandra Bonsanti
http://www.libertaegiustizia.it/2012/10 ... dio-monti/


Ciao Walter:
non sono stata d’accordo con te in questi ultimi anni su tante cose: sulla tua opposizione morbida a Berlusconi, sulla tua campagna elettorale del 2008, sul tuo non prendere di petto la nomenclatura che rendeva vano ogni tentativo di rinnovare il Pd, sulla tua recente rivendicazione di un primato della politica di Craxi su quella di Berlinguer…
Eppure so bene che c’era bisogno anche di te, nel quadro della politica italiana. Il tuo contributo dalla parte della società civile sarà importante e per questo ti dico benvenuto!
La storia è passata in fretta da quel giorno che raccontai il tuo incontro, con Craxi. Eravate saliti sul camper del segretario socialista, tu e D’Alema. Avevate i capelli castani folti e eravate molto imbarazzati. Ci diceste: come faremo a dirlo alle nostre mogli, stasera?
Molto ci ha uniti in questi anni, la tua amicizia con Giovanni e tutta la famiglia Ferrara. La tua sincera passione civile. Dunque, avanti! Vedrai che non è così male, fuori dall’aula. E c’è tanto da fare. Rimboccati le maniche.

Addio monti…
Sono passati due mesi e mezzo e la strategia è davvero cambiata, rivoluzionata.
Resta invece la stessa quella carta d’intenti che a luglio portava la scritta Pd e ora invece non ha contrassegni di partito.
Resta tutto ma cambia tutto. A luglio la carta era scritta per esser accolta e sottoscritta (forse) anche da Casini e Buttiglione e i loro. La formula era: “I democratici e i progressisti s’impegnano altresì a promuovere un “patto di legislatura” con forze liberali, moderate e di Centro, d’ispirazione costituzionale ed europeista, sulla base di una responsabilità comune di fronte al passaggio storico, unico ed eccezionale, che l’Italia e l’Europa dovranno affrontare nei prossimi anni”. Ma queste righe conclusive sono scomparse, insieme al riferimento diretto a Monti che era contenuto nel capitolo “Visione” che apriva la prima carta: “Il nostro posto è in Europa. Lì dove Mario Monti ha avuto l’autorevolezza di riportarci dopo una decadenza che l’Italia non meritava”.
Resta l’Europa, scompare Monti.
Un cosetta non da poco.
Tanto che ci si potrebbe chiedere se è davvero normale che un partito si dichiari, nella sua carta d’identità, pronto ad andare col Centro a luglio e invece pronto ad andare a sinistra in ottobre.
Bisogna però convincerci che niente è normale, di questi tempi. E dunque possono accadere due cose abbastanza strane: la prima che si cambi alleanza così in fretta. E la seconda, mi duole dirlo, che gli altri due della coalizione, Vendola e Nencini, accettino pari pari un testo che andava bene a Casini e ora va bene a loro, con minimi ritocchi.
Tanto più che invece sia la prima che la seconda stesura della carta prevedono regole di ingaggio, diciamo pure un patto di ferro, che per cortesia viene chiamato “impegno” che rivela il terrore di finire come il governo Prodi (maggioranza risicata e ognuno per i fatti suoi sui provvedimenti più importanti) ma che potrebbe apparire addirittura poco costituzionale, se si ricorda che ogni parlamentare rappresenta in parlamento non il governo che sostiene ma “la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.
Ma la carta impone che chi non fosse d’accordo dovrà per forza adeguarsi perché i singoli saranno vincolati a votare secondo una votazione a maggioranza qualificata che avverrà all’interno dei “gruppi parlamentari convocati in seduta congiunta”.
Altro che “impegno” o “regole” di coalizione, questo sembra un vero e proprio giuramento di fedeltà.
Evidentemente in politica più che la Costituzione vale la regola che fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio
Un’altra piccola novità è quella che riguarda la riforma della Costituzione. Nella prima versione si diceva: “Daremo vita a un meccanismo riformatore che dia finalmente concretezza e certezza di tempi alla funzione costituente della prossima legislatura”. Qualcuno aveva osato criticare il “meccanismo” : a quale diavoleria si riferivano? Ed ecco che è sostituito da un più tranquillo “percorso riformatore”. Resta purtroppo la oscura definizione di “legislatura costituente” che apre gli scenari inquietanti di accordi e intese a scapito di un impianto costituzionale che ha retto alle prove più dure. Se a mettere mano alla Costituzione saranno quei geni che hanno riscritto il titolo V c’è da stare poco allegri.
Tra queste danze poco rassicuranti e l’addio a Monti ( a cui sono personalmente grata per averci liberato di Berlusconi) il futuro appare davvero spaventoso. Non può bastare a rassicurarci una carta d’intenti così vaga che va bene per tutte le stagioni e per tutte le coalizioni. Una carta che non dice mai dove si prenderebbero i fondi per fare cose che si sa non si potranno fare per molti anni ancora. Una carta, una coalizione che sono così fragili da richiedere in partenza patti di ferro. Non basta sbandierare le primarie: che sono aperte soltanto per chi ha con sé l’organizzazione del partito o altre organizzazioni da tempo al lavoro: le “regole” imposte, comprese la firme e i pochi giorni per raccoglierle, gridano vendetta.
Lo spazio per la critica, capisco, si fa sempre più stretto. Ma non possiamo fin d’ora tapparci anche la bocca.
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

1- ALTRO CHE TUTTI ROTTAMATI, AI PIANI ALTI DEL PD SI GIOCA LA PARTITA DELLE POLTRONE! -

2- PERCHÉ IL MAGO DALEMIX NON MOLLA DI UN PASSO SULLA CANDIDATURA? PERCHÉ PUNTA ALLA POLTRONISSIMA DEL QUIRINALE, E CI PUÒ ARRIVARE SOLO DAL PARLAMENTO -

3- PERCHÉ BERSANI L’HA SPEDITO AI GIARDINETTI? PER GUADAGNARE PALAZZO CHIGI DEVE SVENTARE IL “COLLE COI BAFFI”: DUE EX COMUNISTI AL COMANDO NON SONO AMMESSI -

4- PERCHÉ VELTRONI SE N’È ANDATO NEL TEMPO DI UN SPOT PUBBLICITARIO (AL SUO LIBRO)? HA MESSO GLI OCCHI SU UNA POLTRONA EUROPEA, DA SOFFIARE AL SOLITO D’ALEMA -

5- LA LUNGA MARCIA DEI “FIGLI” DI BERLINGUER: COOPTATI AL POTERE 40 ANNI FA, D’ALEMA, VELTRONI, BERSANI, FASSINO, VENDOLA, FINOCCHIARO NON L’HANNO PIÙ LASCIATO - -



1 - BERSANI VS. D'ALEMA: BAFFINO VUOLE IL SEGGIO PERCHE' PUNTA AL QUIRINALE, CULATELLO VUOLE FARLO FUORI PER ENTRARE A PALAZZO CHIGI
Perché Massimo D'Alema non arretra di un passo sulla sua candidatura, a costo di passare per il notabile attaccato alla poltrona? E perché Culatello Bersani lo manda così a cuor leggero ai giardinetti, mettendo a rischio l'appoggio dell'apparato diessino (fedelmente dalemiano da sempre) alla sua corsa per le primarie? Ecco le voci che circolano nei palazzi romani per spiegare queste mosse che possono sembrare politicamente incomprensibili.

D'Alema vuole tornare a tutti i costi in Parlamento per un motivo molto semplice: l'obiettivo del mago Dalemix è il Colle più alto della politica italiana, la presidenza della Repubblica. Per arrivarci, però, serve un seggio, che vale bene la mobilitazione delle centinaia di firme dei maggiorenti meridionali apparse domenica sull'Unità. E perché Culatello oggi l'ha mandato a farsi benedire con così tanta facilità?

Perché il segretario punta alla presidenza del Consiglio, è risaputo. Ma chiaramente è impossibile che due ex comunisti possano stare al comando, uno al Quirinale e uno a Palazzo Chigi. E allora, che lo scontro fratricida abbia inizio. Anzi, è già iniziato... Il terzo incomodo, Mario Monti, è pronto a occupare la poltrona, delle due, che rimane libera.

2 - VELTRONI PUNTA A UNA POLTRONA UE O A UN SUPER-MINISTERO NEL MONTI BIS...
Scrive Maria Teresa Meli per "Il Corriere della Sera": ‘'Chi lo conosce bene dice che Veltroni ha amato molto il suo lavoro di sindaco, ma che ormai considera chiusa quella partita, a qualsiasi condizione. Piuttosto, l'ex segretario del Partito democratico pensa ad altro. I "suoi" azzardano una previsione: nel caso di un Monti bis, questa volta politico, Veltroni potrebbe andare al governo, in un ministero che accorpi i Beni culturali e la Comunicazione.

Ma questo suo insistere quasi quotidianamente sui temi della legalità e della criminalità organizzata suggerisce un'altra ipotesi: un incarico internazionale in questo campo. Se così fosse, per l'ennesima volta i destini di Walter Veltroni e Massimo D'Alema tornerebbero a incrociarsi. Anche al presidente del Copasir, infatti, piacerebbe lasciare la ribalta italiana, magari per la poltrona di commissario''.

3- PD: D'ALEMA, NON DECIDE BERSANI MA PARTITO...
(ANSA) - "Non decide Bersani ma il partito. Questo prevede lo statuto". Massimo D'Alema torna così sulla sua candidatura ma glissa sulla domanda se chiederà al pd una deroga al limite dei tre mandati.

4- LA LUNGA MARCIA DEI FIGLI DI BERLINGUER, INVECCHIATI AL COMANDO...
Fabio Martini per "La Stampa"

A cose fatte, si potrebbe dimostrare che una certa tendenza alla «gerontocrazia» nella sinistra italiana ebbe la sua origine una quarantina di anni fa: nei primi anni Settanta.
La base del Pci non era convinta della politica del compromesso storico e, per favorire quella svolta, il suo artefice Enrico Berlinguer promosse un profondo rinnovamento della classe dirigente intermedia, il più profondo nella storia della sinistra italiana.

Una massiccia cooptazione che coinvolse tanti giovani (Massimo D'Alema fu collocato alla guida della Fgci, pur non essendone neppure iscritto) e negli anni successivi portò in prima linea una intera generazione, da Walter Veltroni a Pier Luigi Bersani, da Piero Fassino a Nichi Vendola. E una volta conquistata la prima linea, la generazione del compromesso storico non l'ha più lasciata: il gruppo che guida oggi il Pd (ma anche Sel) è lo stesso che è stato reclutato 40 anni orsono. Condannando il partito della sinistra italiana ad un destino unico al mondo: altrove «i nomi dei partiti tendono a conservarsi, mentre i nomi dei dirigenti cambiano», da noi «lo stesso partito continua a cambiar nome, i nomi dei dirigenti restano gli stessi».

E proprio al ceto politico più longevo dell'Occidente è dedicato un libro in uscita per Donzelli, "A vita", scritto da Antonio Funiciello, 36 anni, napoletano, direttore di "Libertà Eguale", cresciuto nell'ambiente "migliorista" della sua città, quello che ha i suoi progenitori in Giorgio Amendola e Giorgio Napolitano.


Libro ambizioso, perché, oltre ad approfondire la ricerca sul Dna del gruppo dirigente del Pd, Funiciello contrappone le virtù di una «cooptazione meritocratica» ed efficace (quella del Pci di Berlinguer, ma anche quella dell'attuale Labour Party inglese), ai vizi di una «cooptazione fidelizzante»: quella che negli ultimi 20 anni ha finito per premiare giovani "abatini" e conformisti, contribuendo a mantenere al potere quelli della generazione precedente.

Esemplare, tra tutte, la parabola di Massimo D'Alema, iniziata in anni nei quali nel Pci «il criterio di merito non prevaricava gli altri ma era decisamente considerato».
Nel 1975, per la guida della Fgci, l'uscente Renzo Imbeni è chiamato ad indicare - come usava allora - il suo successore. E' Amos Cecchi, che però è contrario al compromesso storico. Pregiudizio inammissibile per Berlinguer, che indirizza la scelta su D'Alema, che sposa subito la linea dei "grandi" e lancia anche per i giovani la proposta di un «movimento unitario».

Il capo dei giovani Dc Marco Follini manda al congresso Fgci il suo vice. Pure lui ha un nome che si farà: Pier Ferdinando Casini. Dalla tribuna Pier dirà no a D'Alema, il compromessino storico non si può fare. Era il 1978 e quel no giovanile è la prova che «il balletto tra D'Alema e Casini va avanti da 34 (trentaquattro) anni».

Sul primo numero periodico della Fgci si fa vivo anche il giovanissimo segretario del circolo di Terlizzi, di nome Nichi Vendola. Chiosa l'autore: «Il volenteroso figiciotto invia anche una orribile poesia sulla Resistenza, la cui prima parte sarà pubblicata, mentre la seconda - grazie al cielo - non vedrà mai la luce». Scrive Funiciello: «Si può cambiare mille volte nella vita» ma tra i 25 e i 35 anni si consolida «il modo d'essere» che resta per tutta la vita».

E gli ex ragazzi della generazione Berlinguer hanno introiettato una volta per sempre «la vecchia strategia togliattiana, poi berlingueriana dell'incontro tra (post) comunisti e (post) democristiani», al tempo stesso «sentendosi diversi» dai loro coetanei per effetto della nuova svolta nel frattempo intervenuta, ma soprattutto - ed è la tesi più originale e più forte - sono incapaci di scelte: «La linea d'ombra del comunismo attendeva di essere attraversata» e invece quella linea «non attende più di essere attraversata e attraversa loro: il comunismo, senza avvertire i giovani del compromesso, perde la guerra fredda».

E ancora: quando si apre la successione a Berlinguer, i giovani - D'Alema in testa - scartando altre scelte, si pronunciano per il «vecchio» Alessandro Natta, scelta nobile ma che accelererà la fine del Pci. Sentenzia Funiciello: «Diventare adulti per necessità e non per scelta è il peccato originale della generazione del compromesso storico: questo peccato ammorba ogni loro aspirazione e condanna i figli di ieri a vedersi riconosciuta la patente di padri grazie ad un lasciapassare che ha consegnato loro un messo della storia, in busta chiusa»
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