Una pura questione di convenienza.
e smentisce tutti quelli che
(e mi pare che anche tu facessi parte del coro... )
accreditavano la narrativa che Bersande non fosse altro che una vela mezzana manovrata dallo skipper di Gallipoli.
magari Bersande l'ha fattto per puro spirito di sopravvivenza...ma l'ha fatto.
shiloh
Nulla di più vero. E credo anche, per dirla alla Nereo Rocco, che il conte, Nobiluomo, Sua Eccellenza , Max “ El sia “el paron” del barcon……” o per lo meno l’azionista di maggioranza.
Entrato nelle grazie vaticane ha tentato di costruirsi l’atto finale della sua carriera politica svendendo la sinistra in cambio del seggiolone dell’Alto Colle.
Sul finire del 2007 la “Ruota della fortuna” gli scodella su di un piatto d’argento il solito “s carpe diem”.
Il banana è a terra, la coalizione pure, e per reagire s’inventa il partito del predellino. Gianfrà e Pier non corrispondono per niente al modello “Fininvest-Mediaset”, non sono degli yesman puri, hanno il vezzo di pretendere di dire la loro. E a loro, ai due “ectoplasmi”, il banana attribuisce la colpa del suo fallimento politico. Gli hanno legato le mani – sostiene indefessamente - non ha potuto fare quello che il suo genio creativo gli diceva,…porello. Decide quindi di farli fuori ma di tenersi i rispettivi partiti. Pier intuisce il pericolo e porta l’U Dc all’opposizione. Da lì il Duca Conte comprende che è arrivato il momento giusto di giocare le sue carte.
Alle regionali pugliesi del 2010, il Duca Conte schiera il partito verso un alleanza laboratorio con Pier. Il nemico da battere è Vendola. Per due volte scende nella sua terra mettendoci la faccia cercando di battere il governatore uscente per instaurare il laboratorio con Pier. Quel laboratorio doveva servire, secondo i calcoli della “Volpe del Tavoliere” a cementare un’accordo più stretto con il rappresentante italiano dell’Oltretevere da praticarsi soprattutto a livello nazionale.
Io ti consegno un partito interamente democristianizzato e tu in cambio mi dai tutto l’appoggio possibile per il gran salto verso l’Alto Colle.
Tutto fila liscio fino a settembre dell’anno scorso quando Bersande, malgrado il parere contrario dei gerarchi del Piddì si reca a Vasto per la “fuitina” con Vendola e Di Pietro. Come succede in tutte le fuitine, quando Bersande torna a casa, i gerarci gli ammollano così tanti schiaffoni, che della foto di Vasto non oserà mai più parlarne.
Bersande sposa quindi in tutto questo periodo la teoria del Duca Conte Max. Basta riavvolgere il nastro per risentire, papale papale, che la prossima legislatura vedrà l’unione dei “”progressisti”” e dei “”moderati””.
Nel mese di maggio, con i saldi anticipati, nel negozio di scarpe di Via Sebastiano Nasolini, a Piacenza, Bersande a passeggio con la moglie Daniela, vede un bel paio di scarpe inglesi.
<<Vè,..quelle scarpe fanno proprio per me per quando andrò alla Casa Bianca>>.
E da allora PG Bersande non rinuncia al suo investimento. Vuole andare a tutti i costi alla Casa Bianca.
Come ha fatto opportunamente osservare ieri Dagospia, due ex comunisti ai vertici non potrebbero essere facilmente accettati.
Da qui la scelta.
Questa volta è Bersande che coglie l’attimo fuggente. Il ciclone Renzi non investe direttamente lui, ma l’amico boss che mira al Colle.
La storia li ha messi, come spesso accade, uno di fronte all’altro. Il suo amico boss che l’ha voluto alla segreteria perché uomo del clan più presentabile, e il boss in prima persona.
Sul boss cade la scure del regolamento del Piddì, che vuole per i suoi membri parlamentari un tetto massimo a ruolo di 15 anni, salvo indicazione diversa della direzione, dopo regolare domanda di proroga del mandato.
S carpe diem,… se Bersande non approfitta di questa occasione per far fuori il conte Max, quando gli si ripresenta un’occasione simile.
Quelle scarpe all’inglese PG, Peppone Bersani è fortemente determinato a usarle per schiacciare l’erba del prato della Casa Bianca.
Per contro la volpe del Tavoliere non intende finire “innanzi tempo” ai giardinetti a dar da mangiare ai piccioni.