quo vadis PD ????

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shiloh
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da shiloh »

Da Parigi ricomincia il sogno di un’Europa libera, pacifica, giusta.

Il Segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani ha preso parte all’iniziativa
"Un nuovo Rinascimento per l'Europa"
organizzata a Parigi dai democratici e dai progressisti europei,
per elaborare insieme una nuova visione politica comune,
alternativa a quella della destra e segnare il percorso
che accompagnerà per i prossimi 18 mesi le campagne elettorali di Francia, Germania e Italia.

http://www.partitodemocratico.it/doc/23 ... giusta.htm
shiloh
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da shiloh »

"Carissime amiche e amici, carissime compagne e compagni, credo di poter dire che tutti noi siamo qui oggi con la stessa speranza e con una stessa volontà.
La speranza
– caro Francois –
è che la tua corsa elettorale si completi tra poche settimane con uno straordinario successo.
Se accadrà
– e noi tutti crediamo che accadrà –
sarà una vittoria per te e per i tuoi elettori.
Per i socialisti francesi e anche per noi, perché sarà la conferma che un’altra strada c’è".


Con questo augurio, rivolto al candidato del Partito Socialdemocratico francese alle prossime elezioni presidenziali, François Hollande,
il Segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani
ha introdotto il suo intervento all’iniziativa
“Un nuovo Rinascimento per l’Europa”,
organizzato a Parigi dai democratici e dai progressisti europei per una nuova visione politica comune alternativa a quella della destra.


http://www.partitodemocratico.it/doc/23 ... giusta.htm
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da shiloh »

Nel corso della discussione è stata definita una dichiarazione comune per la costruzione di un'alternativa politica, economica, sociale ed ecologica nella Ue, elaborata oggi dai leader progressisti riuniti in una manifestazione al Cirque d'Hiver.:

Il documento progressista di Parigi
http://www.partitodemocratico.it/doc/23 ... parigi.htm

Tra gli altri ospiti,
il presidente della Spd Sigmar Gabriel,
il primo ministro belga Elio Di Rupo,
il segretario del Ps francese Martine Aubry,
il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz,
il presidente del Pse Sergei Stanishev
e il leader del gruppo S&D al Parlamento europeo Hannes Swoboda.

http://www.partitodemocratico.it/doc/23 ... giusta.htm
Joblack
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da Joblack »

shiloh ha scritto:Nel corso della discussione è stata definita una dichiarazione comune per la costruzione di un'alternativa politica, economica, sociale ed ecologica nella Ue, elaborata oggi dai leader progressisti riuniti in una manifestazione al Cirque d'Hiver.:

Il documento progressista di Parigi
http://www.partitodemocratico.it/doc/23 ... parigi.htm

Tra gli altri ospiti,
il presidente della Spd Sigmar Gabriel,
il primo ministro belga Elio Di Rupo,
il segretario del Ps francese Martine Aubry,
il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz,
il presidente del Pse Sergei Stanishev
e il leader del gruppo S&D al Parlamento europeo Hannes Swoboda.

http://www.partitodemocratico.it/doc/23 ... giusta.htm
Mi riconosco sul documento progressista di Parigi.

Anche l'intervento di Bersani è condivisibile, tranne nell'appoggio a Monti che non deve essere "senza se e senza ma".

Chi dentro il PD non si riconosce nel documento progressista faccia subito le valigie e se ne vada da Casini ..... non avremo alcun rimpianto!

un saluto
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)

‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da shiloh »

La strategia (e i rischi) di Bersani
tra Vasto, Casini e Hollande


Di Simone Collini
18 marzo 2012


Né la foto di Vasto con Nichi Vendola e Antonio Di Pietro perché il campo è troppo stretto né quella a Palazzo Chigi con Pier Ferdinando Casini e Angelino Alfano scattata col cellulare del leader dell'Udc perché l'inquadratura è troppo larga.
Considerato che ormai le istantanee sono entrate stabilmente nel dibattito politico, è con la foto di Parigi con François Hollande e Sigmar Gabriel che Pier Luigi Bersani vuole andare alla prossima campagna elettorale.
E non a caso il gruppo dirigente del Pd, appena siglata nella capitale francese la piattaforma programmatica comune sulle politiche europee, già si è messo al lavoro per preparare a Roma il 19 e 20 aprile una conferenza internazionale a cui sono stati invitati i vertici di tutti i gruppi parlamentari progressisti presenti a Strasburgo.

Per Bersani l’alleanza con i socialisti francesi e i socialdemocratici tedeschi
(ma anche i laburisti inglesi e gli altri partiti progressisti del Belgio e della Scandinavia)
è strategica per più di un motivo, quando finita la fase di transizione guidata dal governo Monti si andrà alle urne.
Stringere un patto con le altre forze di centrosinistra europee vuol dire da un lato cominciare ad impostare fin d'ora per la primavera 2013 una competizione tra progressisti e conservatori

chiudendo così la porta all’ipotesi di una Grosse Koalition in salsa italiana,

caldeggiata fuori ma anche dentro il Pd.
Dall'altro lato, l’esito delle presidenziali d'Oltralpe influenzerà in un senso o nell’altro il tipo di coalizione e anche la candidatura per la premiership alle prossime politiche italiane.

Bersani, che comunque pensa debbano essere le primarie a scegliere il candidato premier,
sa bene che la scommessa ha una posta tanto alta quanto è alto il rischio che l'operazione comporta.

Legare strettamente le vicende nostrane all'esito delle presidenziali francesi e anche ai consensi su cui potrà contare nei prossimi mesi Angela Merkel è chiaramente pericoloso.
Nicolas Sarkozy non ha esitato a mettere in discussione Schengen pur di guadagnare qualche punto nei sondaggi,
e il timore confessato dai socialisti francesi agli italiani arrivati a Parigi è che da qui a maggio giocherà altre carte pericolose per la tenuta dell’Ue.
Puntare su un cambio del vento in Europa è d'obbligo per il Pd, ma se la fine del ciclo conservatore dovesse rivelarsi nei prossimi mesi un'illusione il contraccolpo si farebbe sentire pesantemente anche sulle vicende italiane.
L'Udc soprattutto, ma anche alcuni settori del Pd di provenienza centrista o ex-popolare puntano a un governo di larghe intese anche per la prossima legislatura.
E se l'asse Merkozy dovesse riaffermarsi si farebbe più complicato per i Democratici esprimere il candidato premier.

Casini lo dice chiaramente che lavora per un avvicinamento di Pd e Pdl in vista della prossima campagna elettorale,
ma va letto in questa chiave anche il memorandum firmato proprio in questi giorni da Beppe Fioroni, Marco Follini e una dozzina di esponenti ex-Ppi e della minoranza di Movimento democratico favorevole al “Monti bis”, un documento critico nei confronti del sostegno a Hollande e favorevoli invece a un’intesa con il centrista François Bayrou.

Un aspetto positivo per Bersani è che comunque in questo passaggio non deve fare i conti con resistenze interne di tipo ideologico sul rapporto con i partiti socialisti europei.
Il fatto che la vecchia discussione sull'appartenenza alle famiglie politiche non sia stata sollevata da nessuno dopo che è stato creato a Strasburgo il gruppo dei Socialisti e Democratici consente al leader del Pd un'ampia possibilità di manovra in questa operazione.

Bersani però non vuole rischiare a agli interlocutori francesi e tedeschi ha spiegato che il campo socialista deve allargarsi.
«Arriviamo a questo appuntamento forti della nostra storia e della identità di ciascuno, storie ed identità che non sono mai nemiche del coraggio e dell'innovazione»,
è il messaggio consegnato a Hollande e a Gabriel.
«Noi democratici italiani in questi anni abbiamo innovato molto, abbiamo scelto di superare le antiche appartenenze e di dare vita a un Pd che già adesso, a quattro anni dalla sua nascita, è il primo partito italiano».
Da questo alla possibilità di esprimere il candidato premier alle prossime politiche c'è un percorso che, nel bene o nel male, passa anche per l'Europa.

http://www.unita.it/italia/la-strategia ... e-1.392648
mariok

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da mariok »

di Lorenzo De Cicco | 19 marzo 2012

I “rottamatori” preparano la scalata al Pd

I rottamatori non si nascondono più. Quello di sabato prossimo, il 24 marzo, al Circolo Arci Bellezza di Milano, non sarà l’ennesimo convegno per chiedere al partito un ricambio generazionale: il duo Civati-Serracchiani raduna le truppe di “Prossima Italia” con l’obiettivo dichiarato di “dare il via alla campagna elettorale per le elezioni politiche del 2013” e allo stesso tempo “iniziare il percorso che ci porterà al prossimo congresso del Partito Democratico, previsto per la seconda metà dello stesso anno”. La convention si chiamerà “Qualcosa di nuovo” e, spiegano gli organizzatori, sarà “una convocazione generale per gli attivisti che nel tempo hanno lavorato alle cose di Prossima Italia”. Una chiamata alle armi generale in vista dello scontro interno al centrosinistra che, dopo le amministrative della prossima primavera, dovrà iniziare a definire alleanze e candidature per le elezioni del 2013.

“Si entra nell’ultimo anno di questa legislatura che pare portare fuori dalla Seconda Repubblica. In che termini, nessuno lo sa: con quali alleanze, con quale legge elettorale, con quale – magari riformata – forma costituzionale: è tutto un work in progress, diciamo”, si legge nel manifesto del 24 marzo. Le parole d’ordine sono sempre quelle: “candidiamoci tutti, candidiamoci dappertutto”, lo slogan con cui nacque il gruppo di Prossima Italia nel 2010. “Il momento di provarci davvero si avvicina: e di fronte al pericolo – concreto – che ancora una volta gli elettori si trovino di fronte a liste bloccate, a una legge elettorale porcata (vecchia o nuova), all’impossibilità di scegliere democraticamente e liberamente da chi farsi rappresentare nel futuro Parlamento, Prossima Italia si prende l’impegno di provare a porre il problema, almeno quello. Soprattutto, l’impegno di trovare, dove possibile, persone che siano per bene, rappresentative del loro territorio, competenti e presentabili”.

Civati e Serracchiani vogliono giocare d’anticipo rispetto all’ex sodale Matteo Renzi che dopo il Big Bang dello scorso ottobre – quando la “discesa in campo” nazionale del sindaco di Firenze sembrava davvero ad un passo – ha scelto di ripiegare sulla politica cittadina in attesa di vedere quale sarà il quadro politico dopo l’esperienza del governo tecnico (quello sì, un vero big-bang). “Noi intanto vogliamo provare a dare una scossa, a lanciare un sasso nello stagno”, spiega Pippo Civati al fattoquotidiano.it. E Renzi è stato invitato? “Gli arriverà l’invito, come a tutti quelli inseriti nella nostra mailing-list”. La riconciliazione tra rottamatori rimane comunque difficile. La presenza di Civati alla Leopolda aveva fatto pensare ad un riavvicinamento, ma subito dopo l’annuncio ufficiale dell’appuntamento di Milano, dallo staff di Palazzo Vecchio hanno fatto capire che la partecipazione non sarà ricambiata. “A parte le presentazioni del suo libro, Renzi in questo periodo non si muove da Firenze, abbiamo in cantiere tante iniziative per la città. La sua presenza a Milano è da escludere”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03 ... pd/198662/
mariok

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da mariok »

L'art. 22 dello Statuto stabilisce:

Non è ricandidabile da parte del Partito Democratico per la carica di componente del Parlamento nazionale ed europeo chi ha ricoperto detta carica per la durata di tre mandati.

Attualmente, a trovarsi in tale situazione, sono 43 deputati su 206 e 35 Senatori su 112.

Di questi 50 fanno parte del coordinamento nazionale, che è l'organo abilitato a decidere eventuali eccezioni (nella misura max del 10% degli eletti) per documentati motivi, trovandosi in chiaro conflitto di interessi.

Come finirà? Quante e quali saranno le eccezioni?

Ecco l'elenco dei 50, tra i quali spiccano quasi tutti i nomi "eccellenti" del partito.

Agostini Mauro (3 legislature alla Camera e una al Senato)
Bersani Pier Luigi (3 legislature alla Camera)
Bianco Enzo (2 legislature alla Camera e 2 al Senato)
Bindi Rosi (5 legislature alla Camera)
Bressa Gianclaudio (4 legislature alla Camera)
Cabras Antonello (2 legislature alla Camera e 2 al Senato)
Castagnetti Pierluigi (5 legislature alla Camera)
Chiti Vannino (2 legislature alla Camera e 1 al Senato)
D'Alema Massimo (7 legislature alla Camera)
D'Antoni Sergio (3 legislature alla Camera)
Fassino Piero (5 legislature alla Camera)
Finocchiaro Anna (6 legislature alla Camera e 1 al Senato)
Fiornoni Giuseppe (4 legislature alla Camera)
Follini Marco (2 legislature alla Camera e 2 al Senato)
Franceschini Dario (3 legislature alla Camera)

Franco Vittoria (3 legislature al Senato)
Gentiloni Paolo (3 legislature alla Camera)
Giacomelli Antonello (3 legislature alla Camera)
Iannuzzi Tino (3 legislature alla Camera)
Latorre Nicola (3 legislature al Senato)
Letta Enrico (3 legislature alla Camera)

Magistrelli marina (3 legislature Senato)
Maran Alessandro (4 legislature alla Camera)
Marini Franco (4 legislature alla Camera e 2 al Senato)
Marino Mauro (2 legislature alla Camera e 1 al Senato)
Mazzucconi Daniela (2 legislature alla Camera e 1 al Senato)
Melandri Giovanna (5 legislature alla Camera)
Meta Michele (3 legislature alla Camera)
Migliavacca Maurizio (3 legislature alla Camera)
Milana Riccardo (2 legislature alla Camera e 1 al Senato)
Minniti Marco (3 legislature alla Camera)
Papania Antonino (3 legislature al Senato)

Parisi Arturo (4 legislature alla Camera)
Pinotti Roberta (2 legislature alla Camera e 1 al Senato)
Pollastrini Barbara (3 legislature alla Camera)
Realacci Ermete (3 legislature alla Camera)
Santagata Giulio (3 legislature alla Camera)
Sereni Marina (3 legislature alla Camera)
Soro Antonello (5 legislature alla Camera)

Tocci Valter (3 legislature alla Camera)
Tonini Giorgio (3 legislature al Senato)
Turco Livia (6 legislature alla Camera e 1 al Senato)
Veltroni Walter (6 legislature alla Camera)

Ventura Michele (4 legislature alla Camera)
Zanda Luigi (3 legislature al Senato)
Zavoli Sergio (3 legislature al Senato)

Da notare quanti sono coloro che sono già oggi "eccezioni"... non sempre chiaramente motivate.
shiloh
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da shiloh »

Gualtieri: «Provinciali polemiche sul Manifesto di Parigi»
Di Simone Collini
19 marzo 2012

Dice Roberto Gualtieri che dopo la stagione del riformismo nazionale socialdemocratico e la terza via di Blair, a sinistra si può aprire la fase di un nuovo «europeismo progressista»: «Non è vero che il modello sociale europeo è destinato a essere superato. Ma la condizione per il suo rilancio è la costruzione dell’Europa politica». La dichiarazione di Parigi è un primo passo in questa direzione. E l’europarlamentare del Pd, che è tra gli autori del documento sottoscritto sabato da Bersani, Hollande e Gabriel, non esita a parlare di un «evento storico»: «Per la prima volta è emersa l’unità del fronte progressista su un terreno europeista inedito rispetto al tradizionale vocabolario socialdemocratico».

Al documento di Parigi hanno lavorato la Feps e altre fondazioni, però ora bisognerà vedere che uso ne farà la politica, non crede?

«La scommessa della Feps si è rivelata vincente, basta vedere il grande rilievo che l’operazione ha avuto sulla stampa internazionale e la qualità delle presenze. Non aver saputo costruire una piattaforma comune europeista nel decennio passato, quando la sinistra era al governo nella maggioranza dell’Ue, è una delle ragioni che ha portato a questo lungo ciclo conservatore. Ora emerge un programma comune che rende concreta la prospettiva di una svolta in Europa».

In Italia si è discusso soprattutto, dopo che Follini e altri hanno firmato un documento critico, dell’opportunità per il Pd di lavorare con i socialisti e di sostenere Hollande invece del democratico Bayrou: non era prevedibile?

«Sono polemiche provinciali. La notizia non è che il Pd sostiene Hollande, che è piuttosto una banale ovvietà visto che il Pd al parlamento europeo sta con i socialisti francesi e non con il Modem di Bayrou, che peraltro ha una posizione del tutto marginale nelle presidenziali francesi, in cui il confronto è tra Hollande e Sarkozy. Cedere all’ossessione del dibattito interno può portare a sostenere posizioni poco serie e proporre scelte di marginalizzazione, quando invece il Pd ha l’ambizione di essere protagonista nell’operazione che deve portare a una svolta nella politica europea dopo il fallimento del ciclo conservatore».

Se la notizia da Parigi non è l’appoggio a Hollande, quale sarebbe allora?

«Che emerge una piattaforma fortemente europeistica nella quale si propone un’Ue più forte e più democratica e misure concrete per coniugare stabilità e crescita. Il documento di Parigi è molto rigoroso sulla disciplina di bilancio ma anche ambizioso sulla costruzione di strumenti per lo sviluppo e l’occupazione, che è quello che non riesce ai conservatori. Più che fare polemiche dovremmo essere orgogliosi: per le standing ovation che hanno accolto i discorsi di D’Alema e Bersani (che ha rivendicato l’originale identità del Pd), e perché dopotutto non è un caso che l’intera operazione rechi il marchio del Pd, visto che è stata promossa non dal Pse ma dalla Feps».

Il Pd sostiene Hollande, che vuole rinegoziare il “Fiscal compact”, e sostiene Monti, che quel trattato di stabilità ha firmato: non c’è una contraddizione?

«A Parigi Hollande ha chiarito che per lui rinegoziare non significa venir meno al rigore e allentare i nuovi vincoli europei alle politiche di bilancio. Ha detto che la Francia non ratificherà il trattato se esso non verrà completato con misure per la crescita e la solidarietà. Mi sembra una posizione non solo perfettamente compatibile con la firma del governo italiano, il quale giustamente dice che la disciplina di bilancio è un valore e allo stesso tempo chiede misure per la crescita, ma utile da punto di vista dell’interesse dell’Italia, che vista la situazione dei mercati non può porre con la stessa forza questo aut aut».

L’esito del voto francese può influire sul percorso del dopo-Monti?

«Costruire un’alleanza vasta dei socialisti e dei democratici, per rinnovare e allargare il fronte progressista europeo è la missione del Pd, al di là delle singole competizioni elettorali».

Se vince Hollande è più facile per il Pd esprimere il candidato premier?

«Non ci sono automatismi, ma è chiaro che la vittoria di Hollande renderebbe più credibile il progetto politico del Pd e rafforzerebbe la sua legittima aspirazione a guidarlo”.

http://www.unita.it/mondo/gualtieri-pro ... i-1.393044
shiloh
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da shiloh »

Follini: «La via di Hollande non è quella del Pd»
Di Simone Collini
19 marzo 2012


Marco Follini è tra i firmatari di un documento critico nei confronti del sostegno del Pd al candidato socialista per le presidenziali francesi. E anche la cosiddetta dichiarazione di Parigi sottoscritta da Bersani insieme allo sfidante di Sarkozy e al segretario della Spd Gabriel convince poco il senatore Pd: «Il nostro partito non è e non può diventare la sezione italiana del Pse. È nato ed è stato costruito su presupposti diversi. Ed è utile che quei presupposti restino punti fermi».

Non li si mette in discussione se si partecipa a una manifestazione e si sostiene un candidato che propone la rinegoziazione del patto di stabilità, non crede?

«Il Fiscal compact non sarà l’undicesimo comandamento, ma quel trattato porta la firma del presidente del Consiglio Monti e condiziona l’agenda del governo che noi sosteniamo in Parlamento con il nostro voto. Fare di quel trattato il bersaglio di una manifestazione non mi sembra una grande trovata».

A Parigi però è stato chiarito che il punto non è cancellare il trattato ma integrarlo con misure per la crescita.

«Questo tema c’è ed è bene che ci sia. In tanti siamo consapevoli che un’Europa votata solo al rigore e alla disciplina di bilancio ha respiro corto e che gettare le basi di un processo di crescita dell’economia è una priorità. Ma ci sono tanti modi di corrispondere a quella priorità».

E quanto detto a Parigi da Bersani, Hollande e gli altri non va bene?

«Non demonizzo le cose dette a Parigi. Penso però che l’orizzonte del Pd sia più largo. Chiudersi nella trincea del socialismo europeo è un errore strategico. È in crisi sia il modello liberista che un’alternativa socialista ritagliata all’interno di quella dialettica. Siamo dentro un passaggio cruciale, e occorre starci con idee innovative. Se la sfida è sulla novità ci siamo. Se è su vecchie appartenenze, la mia idea è e resterà diversa».

Cioè che si debba sostenere Bayrou, quando i sondaggi dicono che la partita si gioca tra Hollande e Sarkozy?

«Io diffido sempre di scelte istruite all’interno dei sondaggi. Le campagne elettorali sono importanti perché aprono a scenari nuovi. Hollande, a leggere il suo programma, si è caratterizzato come il candidato di una sinistra che tassa di più e spende di più. E non può essere questo il riferimento programmatico di un partito come il Pd. Detto questo, la scelta è dei francesi. Capisco che la campagna si sta internazionalizzando, ma non credo che l’Italia possa essere il luogo in cui Ppe a destra e Pse a sinistra si propongono come stelle polari di un bipolarismo che si sta spegnendo anche nelle nostre contrade».

Lo dirà perché c’è un esecutivo sostenuto da forze storicamente alternative, ma Bersani sostiene che si tratta di un governo di emergenza e che poi si tornerà al confronto politico.

«Non si può chiudere questo governo dentro una parentesi. Tutti diciamo che dopo Monti nulla sarà più come prima. Vuol dire che abbiamo fatto punto e a capo rispetto alle strategie dei mesi passati».

Cioè dice che nel 2013 non ci sarà uno schieramento di centrosinistra contro uno di centrodestra?

«Sono cartelli elettorali che abbiamo ampiamente superato, noi e gli altri. La crisi di rapporto tra Pdl e Lega è profonda. E noi non possiamo certo immaginare, dopo Monti, di allearci con le forze che hanno fatto opposizione al governo che noi abbiamo sostenuto».

Se in Francia vincessero i socialisti e in Germania si archiviasse definitivamente l’ipotesi della Grosse Koalition, sarebbe complicato fare in Italia un nuovo governo di larghe intese, non crede?

«Ogni paese dà sue risposte alla sua storia e alle sue difficoltà. Trarre la nostra politica meccanicamente dai modelli degli altri paesi è un’operazione troppo schematica. E poi ricordiamoci, in Francia c’è una tradizione repubblicana che impone di mettere al bando le forze più estremiste e in Germania, guarda caso, i socialdemocratici ad un certo punto hanno preferito governare con la Cdu piuttosto che allearsi con la sinistra. Non lo dico per segnalare modelli da imitare, ma per provare che ogni paese ha diritto a interpretare a modo suo la storia che sta vivendo”.

http://www.unita.it/mondo/follini-la-vi ... d-1.393046
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da shiloh »


Follini said:

Cioè che si debba sostenere Bayrou, quando i sondaggi dicono che la partita si gioca tra Hollande e Sarkozy?

«Io diffido sempre di scelte istruite all’interno dei sondaggi.
Le campagne elettorali sono importanti perché aprono a scenari nuovi.

Hollande, a leggere il suo programma, si è caratterizzato come il candidato di una sinistra che tassa di più e spende di più.

E non può essere questo il riferimento programmatico di un partito come il Pd.
Detto questo, la scelta è dei francesi.

Capisco che la campagna si sta internazionalizzando, ma non credo che l’Italia possa essere il luogo in cui Ppe a destra e Pse a sinistra si propongono come stelle polari di un bipolarismo che si sta spegnendo anche nelle nostre contrade».
Prime stupidate in serie:

-d’accordo diffidare dei sondaggi, ma quando i sondaggi dicono che Hollande ha più del doppio del consenso di Bayrou…anche il più cojone-one dei Pierazzurri dovrebbe arrendersi all’evidenza.

-Follini non ha letto il programma di Hollande:
Infatti il “tassare di più” è riferito alle classi sociali a reddito più elevato e con quei soldi ricavati Hollande spenderà di più…ma per il sociale ,ad esempio per ridare la pensione a 60 anni con 40 anni di contribuzione con cui anche Sarkozy aveva anticipato la macelleria sociale Fornero.
e questo può e deve senz’altro essere “il riferimento programmatico di un partito come il Pd”...altro che balle.

-In Italia è il PDL che è iscritto al PPE:

http://www.pdlaltoadige.it/index.php?op ... &Itemid=80
Viene di conseguenza che il PD non può farne parte…
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