Come se ne viene fuori ?
Re: Come se ne viene fuori ?
Monti se la prende coi deboli
di Michele Azzu
I tagli ai disabili e ai non autosufficienti sono il caso più eclatante. Ma tutta l'azione del governo sulle politiche sociali grida vendetta a Dio. Una politica che ci porta verso un Paese non solo più ingiusto, ma anche più povero
(02 novembre 2012)
Per una settimana 70 disabili gravi aderenti al 'comitato 16 novembre' hanno portato avanti uno sciopero della fame per annullare l'azzeramento del fondo non-autosufficienti deciso dal governo. Salvatore Usala, segretario del comitato, è uno di quei 70. Vive a Monserrato, vicino Cagliari, e da otto anni è paralizzato dalla Sla, la sclerosi laterale amiotrofica. Si esprime tramite un computer. Il 31 ottobre sono andati a trovarlo i ministri Fornero e Balduzzi. I ministri hanno chiesto 20 giorni di tempo per produrre atti. Come dice Usala: «Non hanno quantificato le risorse che dal governo arriveranno per le non autosufficienze. Né hanno nascosto che oltre alle colombe, tra i ministri ci sono falchi». Fornero e Balduzzi sarebbero le colombe, i falchi non si sa. Tanto che lo stesso ministro del lavoro, avrebbe pianto per la mancanza di fondi durante il consiglio dei ministri del 31 ottobre. Eppure Elsa Fornero con la Riforma del lavoro ha tagliato anni di tutele sociali, trasformando quattro anni di mobilità in 18 mesi di Aspi. Non importa chi siano i falchi: la linea del governo Monti sulle politiche sociali è la prosecuzione di quella del precedente governo Berlusconi: i cittadini facciano da soli, il welfare resti in mano in mano ai privati e alle famiglie.
I disabili non sono i soli: oltre l'azzeramento del fondo non-autosufficienti - che include gravi disabilità e anziani che hanno bisogno di assistenza - c'è il Fondo nazionale per le politiche sociali. Questo fondo dai 923 milioni del 2008 passa a 44 milioni stanziati per il 2013. Complessivamente i fondi per il sociale passano da 2.526 milioni del 2008 a 1.472 nel 2010, a soli 200 milioni per il 2013. Ci sono i tagli ai trasferimenti indistinti alle amministrazioni municipali, che assieme al Patto di stabilità fanno sì che «i comuni già ci dicono che certi servizi non li possono più dare», come afferma la stessa Fornero.
Ora la stangata della Legge di stabilità: rialzo dell'Iva dal 4 al 10 per cento per le cooperative sociali (che forniscono i servizi nei comuni), tagli alle indennità di accompagnamento dei non-autosufficienti, l'Irpef sugli invalidi di guerra, 600 milioni di tagli alla sanità. Tutti questi interventi sono stati rigettati dalla Commissione affari sociali, ma serve ancora il vaglio della Commissione bilancio. E a breve arriverà anche la riforma dell'Isee, ovvero l'indicatore economico familiare che consente di accedere a prestazioni sociali, libri di testo, borse di studio.
Ci sono famiglie di disabili e non autosufficienti che non ce la fanno a pagare l'assistenza. Ci sono famiglie povere che i comuni non possono più aiutare, c'è il problema degli asili nido, che da Torino a Bologna vengono privatizzati. Enormi costi sociali che corripondono a risparmi per le casse dello stato quasi irrisori, lo 0.46% del Pil. Interventi pesantissimi che ricadranno interamente sulle famiglie e soprattutto sulle donne. Creando un circolo di povertà che si auto alimenta: «La disabilità o non-autosufficienza è fattore determinante di povertà», ci spiega Pietro Vittorio Barbieri, presidente dell'associazione Fish (Federazione Italiana superamento handicap).
LA DISABILITA' COME FATTORE DI POVERTA'
Barbieri il 31 ottobre scorso era in piazza Montecitorio, assieme a tutte le associazioni che hanno dato vita alla manifestazione "Cresce il welfare, cresce l'Italia". Anpas, Auser, Cipal e tantissime altre realtà, pronte a chiedere il ripristino dei fondi per non-autosufficienti e del Fondo nazionale per le politiche sociali. Barbieri presiede l'Associazione Fish, che si occupa di disabili: «Volevamo dare un segnale forte dopo lo sciopero della fame dei 70 disabili», spiega. «I tagli del governo Monti - continua - proseguono le politiche di Tremonti ma un dato è importante: già prima dei tagli l'Eurostat ci piazzava 24esimi per la spesa sociale, su 27 paesi europei». In Italia il "welfare privatistico" è molto diffuso, basti pensare a quanti anziani hanno una badante, quanti disabili vengono assistiti dalla famiglia. «Soprattutto dalle donne, e ora si rischia di tornare agli anni '50», aggiunge Barbieri. Pensare che disabili e anziani non-autosufficienti costituiscono il 5 per cento della popolazione: ben 2 milioni e 800mila persone. «Di questi i non coperti da assistenza statale sono 2 milioni e 600mila».
Il presidente della Fish è egli stesso disabile, e sa bene i rischi a cui va incontro una famiglia che deve assistere da sola un parente non-autosufficiente. «La disabilità e la non autosufficienza sono fattori determinanti della povertà», spiega. I familiari, troppo spesso le donne, sono costrette a abbandonare il lavoro per dedicarsi all'assitenza. «Ma il disabile stesso difficilmente potrà uscire di casa o lavorare. E questa è una ricchezza, una parte di Pil che va perduto». Barbieri ci racconta di due genitori trentenni, a Roma, che hanno dovuto rinunciare al lavoro per assistere il figlio affetto da autismo. «Il rischio vero è quello di un impoverimento pazzesco», insiste Barbieri. Che ricorda quando tutto ebbe inizo, con Tremonti: «Partì una campagna stampa contro i falsi invalidi, gli scrocconi, come li definivano. Furono effettuati controlli straordinari per acchiappare un topolino: su 1 milione e 200mila invalidi italiani vennero trovati 1.500 casi falsi».
I COMUNI NON CE LA FANNO
«Nel momento in cui aumenta il bisogno di fondi i comuni vengono lasciati da soli», parla così Lorenzo Guerini, sindaco di Lodi e presidente dell'Anci, l'associazione dei comuni italiani. Per gli enti locali è davvero difficile: il governo attuale, come il precedente, ha tagliato i trasferimenti indistinti alle amministrazioni municipali, ovvero i soldi che lo Stato versa direttamente ai comuni per finanziare le prestazioni sociali. E poi: «Ora alzano l'Iva alle cooperative sociali, dal 4 al 10 per cento, e saranno i comuni a dover pagare», spiega Guerini. Per il sindaco di Lodi si rischia un corto circuito del sistema: «A Lodi abbiamo cercato di mettere il sociale come prima voce di spesa, tagliando altre voci, ma l'Italia è lunga e non sempre si può fare».
Cosa si perde se un comune non può fornire i servizi sociali? Asili nido e scuole materne, assistenza agli anziani, trasporti speciali per minori e disabili. Gli interventi per le famiglie povere: integrazione delle bollette, contributi al pagamento dell'affitto, sussidi. «Qui a Lodi abbiamo anche 12 appartamenti per le famiglie sfrattate», dice Guerini. «E se un anziano non può permettersi la casa di riposo - continua - il comune integra la sua quota». Le casse dei comuni, già paralizzate dal Patto di stabilità, ora «sono una coperta molto corta». Coinvolgere i privati o le Fondazioni di origine bancaria (solo 80 in tutta Italia ma molto ricche) si può, per il presidente dell'Anci, ma: «I modelli innovativi puoi farli se investi, non senza soldi». Fra le proposte che l'Anci ha presentato questi giorni alla Commissione bilancio c'è un richiamo all'Inps: «La Previdenza Sociale gestisce 41 miliardi al netto di pensioni e ammortizzatori sociali. Ma non vengono destinati a servizi, solo a trasferimenti monetari», conclude Guerini.
ASILI BENE COMUNE
Solo il 26 ottobre il ministro Fornero affermava a Moncalieri che: «Dobbiamo ribellarci al fatto che ogni volta che si parla di riduzione della spesa pubblica la prima voce sono gli asili». Poco lontano, a Torino, c'è il 'Comitato Zerosei' che comprende 250 persone tra genitori, insegnanti e precari delle scuole materne e asili nido. Negli ultimi mesi hanno condotto azioni di protesta, perché su 50 asili comunali nove sono stati affidati a privati. «Nel dicembre 2011 il sindaco Fassino ha violato il patto di stabilità per pagare i debiti del comune», racconta Luca Preti, vicepresidente del comitato. «Come sanzione il comune non può più assumere dipendenti, così gli insegnanti precari non sono stati assunti». Si sono coalizzati, quindi, genitori ed insegnanti, per difendere gli asili "bene comune". Hanno proposto di prendere loro in gestione gli asili tramite una Ipab.
Luca è genitore di due figli, di 2 e 3 anni, e si è mobilitato per loro. Ma non c'é stato nulla da fare, dal settembre 2012 i nove asili sono gestiti da privati scelti con un bando di concorso. «Abbiamo ottenuto qualcosa: le cooperative che gestiscono gli asili hanno dovuto attingere al personale precedente», racconta Luca. Anche se tutti i dipendenti riassunti hanno avuto decurtato lo stipendio. Con l'esternalizzazione degli asili il comune ha risparmiato circa sei milioni di euro. «Ora però c'è la Compagnia di San Paolo che come sponsor ci ha messo quattro milioni e mezzo di euro», spiega Luca. La Compagnia già da Gennaio potrebbe decidere di non rinnovare. «Se si perde la sponsorizzazione le cooperative dovranno fare cassa, ma non si può lucrare sugli asili. Perché l'unico modo sarebbe alzare ancora le rette, tagliare il personale, aumentare il numero dei bambini per classe». E anche qui, come per i disabili e non autosufficienti, a pagare un prezzo altissimo sarebbero le famiglie. Le donne. Il Paese.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio ... 2194224//0
di Michele Azzu
I tagli ai disabili e ai non autosufficienti sono il caso più eclatante. Ma tutta l'azione del governo sulle politiche sociali grida vendetta a Dio. Una politica che ci porta verso un Paese non solo più ingiusto, ma anche più povero
(02 novembre 2012)
Per una settimana 70 disabili gravi aderenti al 'comitato 16 novembre' hanno portato avanti uno sciopero della fame per annullare l'azzeramento del fondo non-autosufficienti deciso dal governo. Salvatore Usala, segretario del comitato, è uno di quei 70. Vive a Monserrato, vicino Cagliari, e da otto anni è paralizzato dalla Sla, la sclerosi laterale amiotrofica. Si esprime tramite un computer. Il 31 ottobre sono andati a trovarlo i ministri Fornero e Balduzzi. I ministri hanno chiesto 20 giorni di tempo per produrre atti. Come dice Usala: «Non hanno quantificato le risorse che dal governo arriveranno per le non autosufficienze. Né hanno nascosto che oltre alle colombe, tra i ministri ci sono falchi». Fornero e Balduzzi sarebbero le colombe, i falchi non si sa. Tanto che lo stesso ministro del lavoro, avrebbe pianto per la mancanza di fondi durante il consiglio dei ministri del 31 ottobre. Eppure Elsa Fornero con la Riforma del lavoro ha tagliato anni di tutele sociali, trasformando quattro anni di mobilità in 18 mesi di Aspi. Non importa chi siano i falchi: la linea del governo Monti sulle politiche sociali è la prosecuzione di quella del precedente governo Berlusconi: i cittadini facciano da soli, il welfare resti in mano in mano ai privati e alle famiglie.
I disabili non sono i soli: oltre l'azzeramento del fondo non-autosufficienti - che include gravi disabilità e anziani che hanno bisogno di assistenza - c'è il Fondo nazionale per le politiche sociali. Questo fondo dai 923 milioni del 2008 passa a 44 milioni stanziati per il 2013. Complessivamente i fondi per il sociale passano da 2.526 milioni del 2008 a 1.472 nel 2010, a soli 200 milioni per il 2013. Ci sono i tagli ai trasferimenti indistinti alle amministrazioni municipali, che assieme al Patto di stabilità fanno sì che «i comuni già ci dicono che certi servizi non li possono più dare», come afferma la stessa Fornero.
Ora la stangata della Legge di stabilità: rialzo dell'Iva dal 4 al 10 per cento per le cooperative sociali (che forniscono i servizi nei comuni), tagli alle indennità di accompagnamento dei non-autosufficienti, l'Irpef sugli invalidi di guerra, 600 milioni di tagli alla sanità. Tutti questi interventi sono stati rigettati dalla Commissione affari sociali, ma serve ancora il vaglio della Commissione bilancio. E a breve arriverà anche la riforma dell'Isee, ovvero l'indicatore economico familiare che consente di accedere a prestazioni sociali, libri di testo, borse di studio.
Ci sono famiglie di disabili e non autosufficienti che non ce la fanno a pagare l'assistenza. Ci sono famiglie povere che i comuni non possono più aiutare, c'è il problema degli asili nido, che da Torino a Bologna vengono privatizzati. Enormi costi sociali che corripondono a risparmi per le casse dello stato quasi irrisori, lo 0.46% del Pil. Interventi pesantissimi che ricadranno interamente sulle famiglie e soprattutto sulle donne. Creando un circolo di povertà che si auto alimenta: «La disabilità o non-autosufficienza è fattore determinante di povertà», ci spiega Pietro Vittorio Barbieri, presidente dell'associazione Fish (Federazione Italiana superamento handicap).
LA DISABILITA' COME FATTORE DI POVERTA'
Barbieri il 31 ottobre scorso era in piazza Montecitorio, assieme a tutte le associazioni che hanno dato vita alla manifestazione "Cresce il welfare, cresce l'Italia". Anpas, Auser, Cipal e tantissime altre realtà, pronte a chiedere il ripristino dei fondi per non-autosufficienti e del Fondo nazionale per le politiche sociali. Barbieri presiede l'Associazione Fish, che si occupa di disabili: «Volevamo dare un segnale forte dopo lo sciopero della fame dei 70 disabili», spiega. «I tagli del governo Monti - continua - proseguono le politiche di Tremonti ma un dato è importante: già prima dei tagli l'Eurostat ci piazzava 24esimi per la spesa sociale, su 27 paesi europei». In Italia il "welfare privatistico" è molto diffuso, basti pensare a quanti anziani hanno una badante, quanti disabili vengono assistiti dalla famiglia. «Soprattutto dalle donne, e ora si rischia di tornare agli anni '50», aggiunge Barbieri. Pensare che disabili e anziani non-autosufficienti costituiscono il 5 per cento della popolazione: ben 2 milioni e 800mila persone. «Di questi i non coperti da assistenza statale sono 2 milioni e 600mila».
Il presidente della Fish è egli stesso disabile, e sa bene i rischi a cui va incontro una famiglia che deve assistere da sola un parente non-autosufficiente. «La disabilità e la non autosufficienza sono fattori determinanti della povertà», spiega. I familiari, troppo spesso le donne, sono costrette a abbandonare il lavoro per dedicarsi all'assitenza. «Ma il disabile stesso difficilmente potrà uscire di casa o lavorare. E questa è una ricchezza, una parte di Pil che va perduto». Barbieri ci racconta di due genitori trentenni, a Roma, che hanno dovuto rinunciare al lavoro per assistere il figlio affetto da autismo. «Il rischio vero è quello di un impoverimento pazzesco», insiste Barbieri. Che ricorda quando tutto ebbe inizo, con Tremonti: «Partì una campagna stampa contro i falsi invalidi, gli scrocconi, come li definivano. Furono effettuati controlli straordinari per acchiappare un topolino: su 1 milione e 200mila invalidi italiani vennero trovati 1.500 casi falsi».
I COMUNI NON CE LA FANNO
«Nel momento in cui aumenta il bisogno di fondi i comuni vengono lasciati da soli», parla così Lorenzo Guerini, sindaco di Lodi e presidente dell'Anci, l'associazione dei comuni italiani. Per gli enti locali è davvero difficile: il governo attuale, come il precedente, ha tagliato i trasferimenti indistinti alle amministrazioni municipali, ovvero i soldi che lo Stato versa direttamente ai comuni per finanziare le prestazioni sociali. E poi: «Ora alzano l'Iva alle cooperative sociali, dal 4 al 10 per cento, e saranno i comuni a dover pagare», spiega Guerini. Per il sindaco di Lodi si rischia un corto circuito del sistema: «A Lodi abbiamo cercato di mettere il sociale come prima voce di spesa, tagliando altre voci, ma l'Italia è lunga e non sempre si può fare».
Cosa si perde se un comune non può fornire i servizi sociali? Asili nido e scuole materne, assistenza agli anziani, trasporti speciali per minori e disabili. Gli interventi per le famiglie povere: integrazione delle bollette, contributi al pagamento dell'affitto, sussidi. «Qui a Lodi abbiamo anche 12 appartamenti per le famiglie sfrattate», dice Guerini. «E se un anziano non può permettersi la casa di riposo - continua - il comune integra la sua quota». Le casse dei comuni, già paralizzate dal Patto di stabilità, ora «sono una coperta molto corta». Coinvolgere i privati o le Fondazioni di origine bancaria (solo 80 in tutta Italia ma molto ricche) si può, per il presidente dell'Anci, ma: «I modelli innovativi puoi farli se investi, non senza soldi». Fra le proposte che l'Anci ha presentato questi giorni alla Commissione bilancio c'è un richiamo all'Inps: «La Previdenza Sociale gestisce 41 miliardi al netto di pensioni e ammortizzatori sociali. Ma non vengono destinati a servizi, solo a trasferimenti monetari», conclude Guerini.
ASILI BENE COMUNE
Solo il 26 ottobre il ministro Fornero affermava a Moncalieri che: «Dobbiamo ribellarci al fatto che ogni volta che si parla di riduzione della spesa pubblica la prima voce sono gli asili». Poco lontano, a Torino, c'è il 'Comitato Zerosei' che comprende 250 persone tra genitori, insegnanti e precari delle scuole materne e asili nido. Negli ultimi mesi hanno condotto azioni di protesta, perché su 50 asili comunali nove sono stati affidati a privati. «Nel dicembre 2011 il sindaco Fassino ha violato il patto di stabilità per pagare i debiti del comune», racconta Luca Preti, vicepresidente del comitato. «Come sanzione il comune non può più assumere dipendenti, così gli insegnanti precari non sono stati assunti». Si sono coalizzati, quindi, genitori ed insegnanti, per difendere gli asili "bene comune". Hanno proposto di prendere loro in gestione gli asili tramite una Ipab.
Luca è genitore di due figli, di 2 e 3 anni, e si è mobilitato per loro. Ma non c'é stato nulla da fare, dal settembre 2012 i nove asili sono gestiti da privati scelti con un bando di concorso. «Abbiamo ottenuto qualcosa: le cooperative che gestiscono gli asili hanno dovuto attingere al personale precedente», racconta Luca. Anche se tutti i dipendenti riassunti hanno avuto decurtato lo stipendio. Con l'esternalizzazione degli asili il comune ha risparmiato circa sei milioni di euro. «Ora però c'è la Compagnia di San Paolo che come sponsor ci ha messo quattro milioni e mezzo di euro», spiega Luca. La Compagnia già da Gennaio potrebbe decidere di non rinnovare. «Se si perde la sponsorizzazione le cooperative dovranno fare cassa, ma non si può lucrare sugli asili. Perché l'unico modo sarebbe alzare ancora le rette, tagliare il personale, aumentare il numero dei bambini per classe». E anche qui, come per i disabili e non autosufficienti, a pagare un prezzo altissimo sarebbero le famiglie. Le donne. Il Paese.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Ma di questi tempi abbiamo bisogno del parere di tutti,...soprattutto delle quote rosa quando sono poche come nel nostro forum. A maggior ragione se arriva da una zona delicata come quella che vede il Vesuvio
Come Amalia, sono spaventata dall'avanzata di questo esercito di Brancaleone.
E' vero , quelli che abbiamo avuto finora in molti casi sono ancora peggio. Avrei preferito un po' di pulizia e ripartire da persone serie. Così temo che si arriverà all'immobilismo.
Per cui ho deciso: quando arriverà il momento di votare lo farò per quelli che, al momento, mi sembreranno i più ragionevoli ed equilibrati. Se sbaglierò . avrò sbagliato in buona fede.
Ormai non ho più fiducia nemmeno nella magistratura. Non può un pm chiedere una condanna a 20 mesi mentre un altro giudice assolve "perchè il fatto non sussiste".
Certamente con Berlusconi non si poteva riformare la giustizia perchè lo avrebbe fatto per i suoi sporchi fini. Ma che ci voglia più chiarezza è un'esigenza ormai.
Come Amalia, sono spaventata dall'avanzata di questo esercito di Brancaleone.
E' vero , quelli che abbiamo avuto finora in molti casi sono ancora peggio. Avrei preferito un po' di pulizia e ripartire da persone serie. Così temo che si arriverà all'immobilismo.
Per cui ho deciso: quando arriverà il momento di votare lo farò per quelli che, al momento, mi sembreranno i più ragionevoli ed equilibrati. Se sbaglierò . avrò sbagliato in buona fede.
Ormai non ho più fiducia nemmeno nella magistratura. Non può un pm chiedere una condanna a 20 mesi mentre un altro giudice assolve "perchè il fatto non sussiste".
Certamente con Berlusconi non si poteva riformare la giustizia perchè lo avrebbe fatto per i suoi sporchi fini. Ma che ci voglia più chiarezza è un'esigenza ormai.
Ultima modifica di myriam il 04/11/2012, 20:29, modificato 1 volta in totale.
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Re: Come se ne viene fuori ?
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Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar – 48
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I giorni della follia – 13
Fratelli d’Italia o Fratelli di Taglia??? - All’armi siam sfascisti - 1
Siamo arrivati amorevolmente ai giorni del tutti contro tutti.
1) Le cannonate di Dagospia
1- IL VOTO SI AVVICINA, GRILLO ZOMPA DAPPERTUTTO E SCALFARI AVVERTE L’ITALIA DEMOCRATICA: AIUTO! STA AVANZANDO UNA BANDA DI ‘’DISTURBATI” IN PREDA A ‘’POPULISMO EVERSIVO’’! GRILLO, TRAVAGLIO, INGROIA, DI PIETRO, SANTORO, FLORES D’ARCAIS –
2- PER EU-GENIO QUESTI AL POTERE PEGGIO DI S.B.:
“CHI PUÒ FAREBBE BENE AD ESPATRIARE” –
3- “PERCHÉ MAI ALCUNE TV SI SONO TRASFORMATE IN AMPLIFICATORI DI QUESTO ‘’POPULISMO EVERSIVO’’?
LA RISPOSTA L’HA DATA IL BIZZARRO (EUFEMISMO), FLORES D’ARCAIS:
“RENZI È PESSIMO MA IO LO VOTERÒ” PERCHÉ SE RENZI VINCERÀ IL PD SI SFASCERÀ” -
*
Dopo aver sentito D’Alema più di una mese fa, circa, ad Otto e mezzo in collegamento da New York, scrissi sul forum che per mettere fine a questa oligarchia incancrenita avrei votato Renzi alle primarie.
http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-conte ... jpg?47e3a5
Non mi è mai piaciuto Renzi perché richiama immediatamente in sedicesimo (giudizio personale) tutte le caratteristiche che ho ravvisato a suo tempo in quel furbacchione del Berlusconi prima maniera già visto nel 1993, che da queste parti a chi era di sinistra aveva fatto immediatamente rizzare le orecchie quando scese in campo.
La differenza con il sindaco di Firenze sta solo nel conto in banca, nell’età e nelle amicizie, ma Renzi si muove come il vecchio Silvio e la parlantina che attrae una parte di italiani è dovuta alla sua predisposizione naturale alla comunicazione sciolta, questa volta fiorentina (un classico), identica a quella del vecchio Silvietto, che però dopo quasi vent’anni si è talmente logorata che ora attacca solo per pochi intimi nostalgici del bel tempo che fu.
Ma se per scuotere l’albero e fare cadere a terra le mele troppo mature o guaste bisognava ricorrere a Renzi si poteva anche fare questo sforzo.
Ma poi in questo mese, circa, Renzi ha dimostrato che la medicina era peggio del male.
La scorsa settimana ho letto su IFQ che Paolo Flores d’Arcais, vedeva la stessa cosa per quanto riguarda il Pd.
Dichiarava apertamente di votare Renzi alle primarie per sfasciare il Pd e votare Grillo alle elezioni nazionali.
Matteo Renzi è pessimo, quindi lo voterò
di Paolo Flores d'Arcais | 28 ottobre 2012
Commenti (319)
Il programma di Matteo Renzi è pessimo, il suo stile insopportabile.
Il 25 novembre alle primarie voterò Matteo Renzi, firmando anche il “giuramento” per il centrosinistra alle elezioni di primavera.
Nelle quali invece, hic stantibus rebus, voterò Grillo. Non mi sentirò in contraddizione e meno che mai disonesto.
Infatti. Il programma di Renzi è pessimo: i diritti dei lavoratori, per i quali si batte ormai solo la Fiom, non esistono.
Eppure se si vogliono le primarie, si dovrebbe volere pure il voto dei lavoratori per eleggere i delegati e approvare o respingere gli accordi sindacali.
(Vero, ma è un’ingenuità di Flores, Renzi se ne fotte altamente degli operai. Quando si è schierato tempo addietro con Marpionne contro il mondo del lavoro era il suo reale modo di sentire.
Solo che da buon opportunista ha recentemente dato retta al suo Guru Gori che ha fatto lo stesso ragionamento e calcolo della serva di Flores.
In questo momento Marpionne vale 1, se stesso, e in più vale zero perché non va alle urne a votare per Renzi, mentre gli operai che sono relativamente tanti, fanno certamente la differenza e quindi bisognava recuperarli e portarli dalla parte di Renzi. Questo a costo di andare allo scontro frontale con l’ad della Fiat, come è regolarmente accaduto -ndt)
Ma Renzi è un fan di Marchionne stile curva-sud. Anzi era: ora che ha insultato Firenze fa l’offeso, finché calpesta gli operai va benissimo.
Renzi ciancia di tolleranza zero contro la corruzione, e anzi propone perfino il reato di traffico di influenze (lo fa anche la Severino) e il ripristino del falso in bilancio, ma lascia le pene nel vago, e resta il bonus di tre anni della famigerata legge bipartisan.
Non una parola sull’abrogazione di tutte le leggi ad personam, sulla prescrizione dopo il rinvio a giudizio, su pene effettivamente deterrenti (cioè anni di galera effettivamente scontati) per l’autoriciclaggio, l’evasione fiscale e soprattutto l’intralcio alla giustizia, e sull’eccetera tante volte analiticamente esposto su questo giornale: la lotta alla corruzione resta grida manzoniana.
Eppure le cifre di un solo anno di corruzione, evasione e mafie corrispondono alle manovre “lacrime e sangue” di un’intera legislatura.
Ci sarebbero soldi sia per ridurre il debito pubblico, sia per aumentare il welfare (anziché ucciderlo), sia per ridurre le tasse.
Quanto allo stile, la democrazia avrebbe bisogno di vedere al suo centro il primato dell’argomentazione razionale, una sorta di illuminismo di massa, che faccia da antidoto ai veleni della politica spettacolo con cui la democrazia è stata inquinata fino allo sfinimento e alla degenerazione.
Mentre lo stile di Renzi è media-set puro, un “format” di spettacolo replicato in ogni teatro con scenografie, spezzoni di filmati e un caravanserraglio di effetti speciali e battute ad effetto.
Esattamente come lo spot con cui vendere un’auto o un profumo.
Ma il voto non è una merce, la democrazia non è “consumo” ma cittadinanza attiva.
Perché allora votare questo Berlusconi formato pupo, che per soprammercato vuole turlupinarci parlando (di tanto in tanto) di “sinistra”?
Perché la sua vittoria distruggerebbe il Pd, lo manderebbe letteralmente in pezzi, lo disperderebbe come un sacchetto di coriandoli.
E in questo modo i milioni di elettori animati da volontà di “giustizia e libertà” e dall’intenzione di realizzare la Costituzione (tranne l’articolo 7, da abrogare), elettori che credo siano una decisa maggioranza nel paese, non sarebbero più imbrigliati, congelati, manipolati, usati dalla nomenklatura partitocratica (il Pd, ma anche Idv, Sel e residui rifondazionisti).
Una situazione del genere sarebbe rischiosa, ovviamente. Ne potrebbe scaturire un peggio.
Ma a forza di “male minore” abbiamo un governo Napolitano-Monti che realizza una legge pro-concussori chiamandola “anticorruzione” e una legge-bavaglio che non era riuscita a Berlusconi.
Al ricatto del “rischio peggio” bisogna sottrarsi, perciò.
Solo sulla tabula rasa del fu centro-sinistra potrebbe infatti nascere una forza “giustizia e libertà”, un “partito d’azione” di massa anziché d’élite, propiziato dalla Fiom, dalle testate non allineate, dai movimenti di opinione della società civile in lotta (e da tanti quadri locali del Pd, anch’essi “liberati”).
Quanto alla “immoralità” di sottoscrivere il documento del centrosinistra già programmando lo “spergiuro” di un voto per altra lista (M5S), credo sia venuto il momento di praticare in forma sistematica il cinismo costituzionale.
L’articolo 49 stabilisce che i partiti sono un nostro strumento, quello tramite cui (strumento) i cittadini (soggetto) “concorrono con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.
I partiti hanno rovesciato di fatto questo dettame costituzionale, sono diventati i padroni della politica, e noi i loro strumenti.
Vanno di nuovo strumentalizzati.
Usandoli come taxi (lo teorizzava Enrico Mattei, ma da posizioni di potere, non di cittadinanza) e salendo secondo le nostre esigenze, visto che per la Costituzione i sovrani siamo noi.
Il Fatto Quotidiano, 28 Ottobre 2012
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... ro/396340/
La situazione che muta di giorno in giorno porta dentro di se problematiche gigantesche di una società in completo disfacimento, che una classe politica complice ha consentito che si arrivasse allo sfascio totale senza minimamente reagire.
Gli elementi che potrebbero produrre un’innesco oggi sono veramente tanti e questo potrebbe succedere d’ora in avanti in qualsiasi momento.
La provocazione di Marchionne è di grandi dimensioni, politiche, economiche e sociali. Solo un governo autorevole e un premier autorevole avrebbero dovuto e potuto dare immediatamente lo stop. Ma Monty tace e questo compito spetta a lui e soltanto a lui.
La puntata di ieri sera di “In onda” mette chiaramente in evidenza la solita vecchia strategia del divide et impera. Operai contro operai,….sindacati contro sindacati. Finché funziona.
Il problema che la stragrande maggioranza degli italiani non vede, o fa finta di non vedere per varie ragioni di comodo e opportunismo tutto tricolore(è una vecchia storia che ci caratterizza da troppo tempo in senso negativo), è quello della lotta di classe in corso.
In questa lotta di classe il dogma principale è:
QUESTA CRISI LA DEVONO PAGARE TUTTI AD ECCEZIONE DEI RICCHI.
Piegato a questo dogma il premier Monty, va assieme ai suoi sacerdoti ripetendo da quando si è insediato, che non si possono tassare i ricchi perché se no portano i soldi all’estero.
In questo modo si è lasciato andare alle peggiori nefandezze, infierendo nello stesso tempo un colpo mortale al cattolicesimo italiano.
Degno di provvedimenti che rasentano l’epopea del nazismo, manca solo che annunci che i disabili di qualsiasi tipo che appesantiscono la spesa pubblica devono essere mandati nei forni crematori, ha suscitato l’indignazione del Direttore de Il Fatto Quotidiano (ed anche la mia), che, stamani, in un raffinato ed educato articolo di fondo indirizzato al premier in merito al cincischiamento nel trovare 300 milioni per i malati di Sla, sbotta con un titolo e una conclusione che recita:
SE MONTI DICESSE:
“TROVATE QUEI SOLDI, caXXo”
Negli ultimi tempi il frasario comune è diventato normalità anche nei quotidiani, che prima usavano i puntini o troncavano le parole con la sola iniziale. Ma quel “caXXo”, oggi ci sta tutto perché rappresenta la rabbia montante che è mastodontica.
E forse più di uno dietro le quinte, fregandosi le mani, vuole così.
Diario di un disastro annunciato – 4 novembre 2012 – 1
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar – 48
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 47
I giorni della follia – 13
Fratelli d’Italia o Fratelli di Taglia??? - All’armi siam sfascisti - 1
Siamo arrivati amorevolmente ai giorni del tutti contro tutti.
1) Le cannonate di Dagospia
1- IL VOTO SI AVVICINA, GRILLO ZOMPA DAPPERTUTTO E SCALFARI AVVERTE L’ITALIA DEMOCRATICA: AIUTO! STA AVANZANDO UNA BANDA DI ‘’DISTURBATI” IN PREDA A ‘’POPULISMO EVERSIVO’’! GRILLO, TRAVAGLIO, INGROIA, DI PIETRO, SANTORO, FLORES D’ARCAIS –
2- PER EU-GENIO QUESTI AL POTERE PEGGIO DI S.B.:
“CHI PUÒ FAREBBE BENE AD ESPATRIARE” –
3- “PERCHÉ MAI ALCUNE TV SI SONO TRASFORMATE IN AMPLIFICATORI DI QUESTO ‘’POPULISMO EVERSIVO’’?
LA RISPOSTA L’HA DATA IL BIZZARRO (EUFEMISMO), FLORES D’ARCAIS:
“RENZI È PESSIMO MA IO LO VOTERÒ” PERCHÉ SE RENZI VINCERÀ IL PD SI SFASCERÀ” -
*
Dopo aver sentito D’Alema più di una mese fa, circa, ad Otto e mezzo in collegamento da New York, scrissi sul forum che per mettere fine a questa oligarchia incancrenita avrei votato Renzi alle primarie.
http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-conte ... jpg?47e3a5
Non mi è mai piaciuto Renzi perché richiama immediatamente in sedicesimo (giudizio personale) tutte le caratteristiche che ho ravvisato a suo tempo in quel furbacchione del Berlusconi prima maniera già visto nel 1993, che da queste parti a chi era di sinistra aveva fatto immediatamente rizzare le orecchie quando scese in campo.
La differenza con il sindaco di Firenze sta solo nel conto in banca, nell’età e nelle amicizie, ma Renzi si muove come il vecchio Silvio e la parlantina che attrae una parte di italiani è dovuta alla sua predisposizione naturale alla comunicazione sciolta, questa volta fiorentina (un classico), identica a quella del vecchio Silvietto, che però dopo quasi vent’anni si è talmente logorata che ora attacca solo per pochi intimi nostalgici del bel tempo che fu.
Ma se per scuotere l’albero e fare cadere a terra le mele troppo mature o guaste bisognava ricorrere a Renzi si poteva anche fare questo sforzo.
Ma poi in questo mese, circa, Renzi ha dimostrato che la medicina era peggio del male.
La scorsa settimana ho letto su IFQ che Paolo Flores d’Arcais, vedeva la stessa cosa per quanto riguarda il Pd.
Dichiarava apertamente di votare Renzi alle primarie per sfasciare il Pd e votare Grillo alle elezioni nazionali.
Matteo Renzi è pessimo, quindi lo voterò
di Paolo Flores d'Arcais | 28 ottobre 2012
Commenti (319)
Il programma di Matteo Renzi è pessimo, il suo stile insopportabile.
Il 25 novembre alle primarie voterò Matteo Renzi, firmando anche il “giuramento” per il centrosinistra alle elezioni di primavera.
Nelle quali invece, hic stantibus rebus, voterò Grillo. Non mi sentirò in contraddizione e meno che mai disonesto.
Infatti. Il programma di Renzi è pessimo: i diritti dei lavoratori, per i quali si batte ormai solo la Fiom, non esistono.
Eppure se si vogliono le primarie, si dovrebbe volere pure il voto dei lavoratori per eleggere i delegati e approvare o respingere gli accordi sindacali.
(Vero, ma è un’ingenuità di Flores, Renzi se ne fotte altamente degli operai. Quando si è schierato tempo addietro con Marpionne contro il mondo del lavoro era il suo reale modo di sentire.
Solo che da buon opportunista ha recentemente dato retta al suo Guru Gori che ha fatto lo stesso ragionamento e calcolo della serva di Flores.
In questo momento Marpionne vale 1, se stesso, e in più vale zero perché non va alle urne a votare per Renzi, mentre gli operai che sono relativamente tanti, fanno certamente la differenza e quindi bisognava recuperarli e portarli dalla parte di Renzi. Questo a costo di andare allo scontro frontale con l’ad della Fiat, come è regolarmente accaduto -ndt)
Ma Renzi è un fan di Marchionne stile curva-sud. Anzi era: ora che ha insultato Firenze fa l’offeso, finché calpesta gli operai va benissimo.
Renzi ciancia di tolleranza zero contro la corruzione, e anzi propone perfino il reato di traffico di influenze (lo fa anche la Severino) e il ripristino del falso in bilancio, ma lascia le pene nel vago, e resta il bonus di tre anni della famigerata legge bipartisan.
Non una parola sull’abrogazione di tutte le leggi ad personam, sulla prescrizione dopo il rinvio a giudizio, su pene effettivamente deterrenti (cioè anni di galera effettivamente scontati) per l’autoriciclaggio, l’evasione fiscale e soprattutto l’intralcio alla giustizia, e sull’eccetera tante volte analiticamente esposto su questo giornale: la lotta alla corruzione resta grida manzoniana.
Eppure le cifre di un solo anno di corruzione, evasione e mafie corrispondono alle manovre “lacrime e sangue” di un’intera legislatura.
Ci sarebbero soldi sia per ridurre il debito pubblico, sia per aumentare il welfare (anziché ucciderlo), sia per ridurre le tasse.
Quanto allo stile, la democrazia avrebbe bisogno di vedere al suo centro il primato dell’argomentazione razionale, una sorta di illuminismo di massa, che faccia da antidoto ai veleni della politica spettacolo con cui la democrazia è stata inquinata fino allo sfinimento e alla degenerazione.
Mentre lo stile di Renzi è media-set puro, un “format” di spettacolo replicato in ogni teatro con scenografie, spezzoni di filmati e un caravanserraglio di effetti speciali e battute ad effetto.
Esattamente come lo spot con cui vendere un’auto o un profumo.
Ma il voto non è una merce, la democrazia non è “consumo” ma cittadinanza attiva.
Perché allora votare questo Berlusconi formato pupo, che per soprammercato vuole turlupinarci parlando (di tanto in tanto) di “sinistra”?
Perché la sua vittoria distruggerebbe il Pd, lo manderebbe letteralmente in pezzi, lo disperderebbe come un sacchetto di coriandoli.
E in questo modo i milioni di elettori animati da volontà di “giustizia e libertà” e dall’intenzione di realizzare la Costituzione (tranne l’articolo 7, da abrogare), elettori che credo siano una decisa maggioranza nel paese, non sarebbero più imbrigliati, congelati, manipolati, usati dalla nomenklatura partitocratica (il Pd, ma anche Idv, Sel e residui rifondazionisti).
Una situazione del genere sarebbe rischiosa, ovviamente. Ne potrebbe scaturire un peggio.
Ma a forza di “male minore” abbiamo un governo Napolitano-Monti che realizza una legge pro-concussori chiamandola “anticorruzione” e una legge-bavaglio che non era riuscita a Berlusconi.
Al ricatto del “rischio peggio” bisogna sottrarsi, perciò.
Solo sulla tabula rasa del fu centro-sinistra potrebbe infatti nascere una forza “giustizia e libertà”, un “partito d’azione” di massa anziché d’élite, propiziato dalla Fiom, dalle testate non allineate, dai movimenti di opinione della società civile in lotta (e da tanti quadri locali del Pd, anch’essi “liberati”).
Quanto alla “immoralità” di sottoscrivere il documento del centrosinistra già programmando lo “spergiuro” di un voto per altra lista (M5S), credo sia venuto il momento di praticare in forma sistematica il cinismo costituzionale.
L’articolo 49 stabilisce che i partiti sono un nostro strumento, quello tramite cui (strumento) i cittadini (soggetto) “concorrono con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.
I partiti hanno rovesciato di fatto questo dettame costituzionale, sono diventati i padroni della politica, e noi i loro strumenti.
Vanno di nuovo strumentalizzati.
Usandoli come taxi (lo teorizzava Enrico Mattei, ma da posizioni di potere, non di cittadinanza) e salendo secondo le nostre esigenze, visto che per la Costituzione i sovrani siamo noi.
Il Fatto Quotidiano, 28 Ottobre 2012
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... ro/396340/
La situazione che muta di giorno in giorno porta dentro di se problematiche gigantesche di una società in completo disfacimento, che una classe politica complice ha consentito che si arrivasse allo sfascio totale senza minimamente reagire.
Gli elementi che potrebbero produrre un’innesco oggi sono veramente tanti e questo potrebbe succedere d’ora in avanti in qualsiasi momento.
La provocazione di Marchionne è di grandi dimensioni, politiche, economiche e sociali. Solo un governo autorevole e un premier autorevole avrebbero dovuto e potuto dare immediatamente lo stop. Ma Monty tace e questo compito spetta a lui e soltanto a lui.
La puntata di ieri sera di “In onda” mette chiaramente in evidenza la solita vecchia strategia del divide et impera. Operai contro operai,….sindacati contro sindacati. Finché funziona.
Il problema che la stragrande maggioranza degli italiani non vede, o fa finta di non vedere per varie ragioni di comodo e opportunismo tutto tricolore(è una vecchia storia che ci caratterizza da troppo tempo in senso negativo), è quello della lotta di classe in corso.
In questa lotta di classe il dogma principale è:
QUESTA CRISI LA DEVONO PAGARE TUTTI AD ECCEZIONE DEI RICCHI.
Piegato a questo dogma il premier Monty, va assieme ai suoi sacerdoti ripetendo da quando si è insediato, che non si possono tassare i ricchi perché se no portano i soldi all’estero.
In questo modo si è lasciato andare alle peggiori nefandezze, infierendo nello stesso tempo un colpo mortale al cattolicesimo italiano.
Degno di provvedimenti che rasentano l’epopea del nazismo, manca solo che annunci che i disabili di qualsiasi tipo che appesantiscono la spesa pubblica devono essere mandati nei forni crematori, ha suscitato l’indignazione del Direttore de Il Fatto Quotidiano (ed anche la mia), che, stamani, in un raffinato ed educato articolo di fondo indirizzato al premier in merito al cincischiamento nel trovare 300 milioni per i malati di Sla, sbotta con un titolo e una conclusione che recita:
SE MONTI DICESSE:
“TROVATE QUEI SOLDI, caXXo”
Negli ultimi tempi il frasario comune è diventato normalità anche nei quotidiani, che prima usavano i puntini o troncavano le parole con la sola iniziale. Ma quel “caXXo”, oggi ci sta tutto perché rappresenta la rabbia montante che è mastodontica.
E forse più di uno dietro le quinte, fregandosi le mani, vuole così.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 114
Diario di un disastro annunciato – 4 novembre 2012 – 2
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar – 49
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 48
I giorni della follia – 14
Fratelli d’Italia o Fratelli di Taglia??? - All’armi siam sfascisti - 2
Prosegue da:
1) Le cannonate di Dagospia
La guerra tra Scalfari e Il Fatto è datata, praticamente sono in conflitto su tutto.
Eugenio Scalfari per La Repubblica
Beppe Grillo e la televisione: questo è il vero fenomeno che va studiato con attenzione perché è da qui che il Movimento 5 Stelle diventa un problema politico del quale le elezioni siciliane hanno dato il primo segnale.
La sera di giovedì scorso Michele Santoro ha dato inizio al suo "Servizio Pubblico" trasmettendo l'attraversamento dello Stretto di Messina del comico leader del populismo e dell'antipolitica dopo due ore di nuoto. Il "Servizio Pubblico" ha dedicato alla nuotata e al comizio effettuato appena toccata terra parecchi minuti e altrettanti e forse più al comizio successivo infarcito di parolacce ("caXXo", "coglioni" e "vaffa" punteggiavano quasi ogni frase).
L'ascolto ha avuto il 10,37 di share pari a 2 milioni e quattrocentomila spettatori; poi lo share è salito al 18 per cento restando tuttavia al terzo posto dopo Canale 5 e RaiUno. Non è moltissimo ma sono comunque cifre significative.
Il fenomeno consiste nel fatto che Grillo non vuole a nessun patto andare in tv e rimbrotta, anzi scomunica, i pochi tra i suoi seguaci che trasgrediscono a quell'ordine.
Non vuole andare in tv perché sarebbe costretto a confrontarsi e a rispondere a domande e non vuole. Vuole soltanto monologare e se un giornalista lo insegue lo copre di contumelie.
Quindi fugge dalla televisione ma le televisioni lo inseguono, lo riprendono, lo trasmettono. La Rete è gremita di video sul Grillo comiziante e monologante registrando milioni e milioni di contatti. Conclusione: Beppe Grillo gode d'una posizione mediatica incomparabilmente superiore a quella di qualunque altro leader politico di oggi e di ieri.
Una posizione che non gli costa nulla, neppure un centesimo, e gli garantisce un ascolto che si ripete fino al prossimo comizio del quale sarà lui a decidere il giorno, l'ora e il luogo. In Sicilia il suo candidato ha avuto il 18 per cento dei voti e il suo Movimento il 14. I sondaggi successivi al voto siciliano lo collocano attorno al 22 per cento. Quale sia il programma del M5S resta un mistero salvo che vuole mandare tutti i politici di qualunque partito a casa o meglio ancora in galera perché «caXXo, hanno rubato tutti, sono tutti ladri». Monti «è un rompicoglioni che affama il popolo ». E «Napolitano gli tiene bordone».
Sul suo "blog" uno dei suoi seguaci ha già costruito la futura architettura politica: al Quirinale Di Pietro, capo del governo e ministro dell'Economia Beppe in persona, De Magistris all'Interno, Ingroia alla Giustizia, Saviano all'Istruzione. Quest'ultimo nome sarebbe una buona idea ma penso che il nostro amico non accetterebbe quella compagnia. Per gli altri c'è da rabbrividire e chi può farebbe bene ad espatriare.
Resta da capire perché mai alcune emittenti televisive si siano trasformate in amplificatori di questo populismo eversivo. Resta la domanda:
perché lo fanno?
La risposta l'ha data una persona che ha un suo ruolo nella cultura italiana anche se ha sempre dato prova di notevole bizzarria (uso un eufemismo) intellettuale: Paolo Flores d'Arcais in un articolo sul Fatto quotidiano di qualche giorno fa intitolato "Matteo Renzi è pessimo ma io lo voterò" racconta le sue intenzioni delle prossime settimane. Nella prima metà dell'articolo dimostra, citando fatti, dichiarazioni e testi, perché Renzi a suo giudizio è quanto di peggio e di più lontano da una sinistra radicale e riformista.
Fornita questa dimostrazione Flores dice che proprio questa è la ragione per cui darà il suo voto nelle primarie del prossimo 25 novembre a Matteo Renzi: perché se Renzi vincerà il Pd si sfascerà e questo è l'obiettivo desiderato da Flores, il quale alle elezioni (così prosegue il suo articolo) voterà per Grillo. Ma perché? Perché Grillo sfascerà tutto e manderà tutti a casa o in galera, da Napolitano a Bersani ad Alfano a Casini, da Berlusconi a D'Alema a Bossi, fino a Monti, Passera, Fornero, Montezemolo... insomma tutti.
La palingenesi? Esattamente, la palingenesi. E poi? Poi verrà finalmente il partito d'azione, quello vagheggiato dai fratelli Rosselli e da pochi altri. Verrà e sarà un partito di massa. Guidato da lui? Questo Flores non lo dice. E con chi? Ma naturalmente con Travaglio, con Santoro e con tanti altri che hanno in testa disegni così ardimentosi.
A me sembrano alquanto disturbati o bizzarri che dir si voglia, altro non dico.
****
Da il Fatto del 3.11.12
Epistolario
“Quell’instabile di Eugenio”
Pannunzio scrive di Scalfari: “Non ha vere affinità con nessuno, vuole solo arrivare”
di Silvia Truzzi
La sola storia possibile è quella che si ricostruisce da dentro, attraverso la memoria di sé”.
La sera andavamo in via Veneto: tra Mario Pannunzio, Franco Libonati, Sandro De Feo, Ercole Patti, Moravia e Paolo Pavolini, il convitato di pietra era Marcel Proust.
Poi c’era lui, Eugenio Scalfari, che di questo libro datato 1986 è proprio Swann, io narrante di un’età dell’oro che comincia alla fine degli anni Quaranta.
Qualcuno ha notato che curiosamente il memoir scalfariano – il lavoro più famoso, assieme a Razza padrona – manca nella poderosa opera omnia, uscita a settembre per i prestigiosi Meridiani Mondadori.
Frugando tra le pagine leggere leggere – a sfogliarle c’è sempre il timore di romperle – ci s’imbatte in una nota dell’editore che spiega come, nel Meridiano, si è proceduto per sottrazione: risultano, nel testo definitivo, “dolorose esclusioni”.
Tra cui La sera andavamo in via Veneto, di cui però il lettore troverà “ampli stralci nel Racconto autobiografico” che precede la selezione dei testi. Ampi, ma non esaustivi.
Per esempio al rapporto con Mario Pannunzio, intellettuale liberale e fondatore del Mondo, Scalfari dedica nel Meridiano poche righe, peraltro in condominio: “Pannunzio e Arrigo Benedetti furono i miei maestri. A entrambi debbo moltissimo. Con entrambi e in modi diversi ebbi una rottura forte, come avviene tra padri e figli. A tanti anni di distanza ne porto ancora nel cuore l'insegnamento e la memoria”.
Amici, nemici, politica: il carteggio tra il fondatore del Mondo e Valiani
Di quella rottura si trova invece traccia in un epistolario tra Pannunzio e Leo Valiani che in questi giorni l’editore Aragno dà alle stampe: 17 anni di lettere che s’intitolano “Democrazia laica”.
Dentro: la politica, motore per nulla immobile di tutto, gli amici (e i nemici) che attorno al giornale gravitavano, discutevano, (si) dibattevano, fondavano il Partito radicale, organizzavano furiose sessioni di lavoro (i famosi Convegni dell'Eliseo).
In due missive, entrambe dei primi anni Sessanta, Pannunzio racconta la sua frattura con Scalfari a Valiani (azionista, padre costituente, collaboratore del Mondo e de L’Espresso).
I giudizi sono definitivi, le conclusioni sofferte: “Instabile, femmineo, esuberante. Non ha veri legami o affinità ideali e morali con nessuno. Tutto è strumentale, utilitario; tutto deve servire alla sua splendida carriera. Ma ha sempre avuto la sensazione di perdere tempo stando con noi”.
E poi: “Un pasticcione e libertino, politico, economico, che nel campo della sinistra democratica ha portato i sistemi scarfoglieschi e angiolilliani”.
Pannunzio ce l’aveva, e parecchio, con Renato Angiolillo.
Il suo Taccuino in risposta alla provocazione del Tempo contro la “malapianta azionista” e i visi pallidi acidi, moralisti, calvinisti, è ancora oggi celebre.
È l'invettiva contro i “visi rosei”, qualunquisti, indifferenti, pronti a commuoversi se la nazionale di calcio perde, pieni di una comprensione che si scioglie di fronte “a un piatto di spaghetti alle vongole”.
Voilà, il battesimo degli “italiani alle vongole”: espressione carissima al fondatore di Repubblica, che in La sera andavamoinviaVeneto dedica invece molte pagine al discepolato contrastato e all'ultimo strappo con il padre-maestro.
Gli anni Sessanta albeggiano e gli screzi tra il Mondo e il partito radicale, che tante firme del giornale avevano contribuito a far nascere, cominciano a diventare scontri: sulla politica estera e su quella interna, soprattutto in merito ai rapporti con quel Psi che Scalfari avrebbe poi sposato, diventando deputato nel 1968.
Poi scoppia il caso Piccardi (Leopoldo, soprannominato dagli amici del Mondo “Papiniano” per le sembianze solenni).
Renzo De Felice scrive che Piccardi aveva preso parte a un convegno sulla razza, organizzato nel ‘38 in Germania: boom.
Un “fiammifero nel pagliaio”: Il caso Piccardi e la fine del Mondo
Nell'autunno del '61, la rivelazione diventa casus belli e scatena una tempesta all'interno del Partito radicale (di cui Scalfari è vicesegretario): i rapporti tra Eugenio e Mario vanno in frantumi.
“La rottura del '62 non coinvolse soltanto il nostro piccolo partito (...). Mise fine all'amicizia tra Pannunzio e me, o meglio al rapporto padre-figlio che tra noi era cominciato in un pomeriggio del settembre '49, ed era cresciuto rapidamente fino a diventare – almeno per me – uno degli elementi essenziali della mia vita intellettuale e politica.
Nel cupio dissolvi che lo prese (...) ritenne fermamente che, una volta distrutta quella che in gran parte era stata l’opera sua, nessuno avrebbe potuto proseguirla (...).
Dopo la rottura – così credo che pensasse – non ci sarebbe potuto esser altro che una recherche del passato, la memoria volontaria e involontaria celebrate da Proust, via della Colonna Antonina e il caffè Rosati come il cortile di palazzo Guermantes in Faubourg Saint- Honoré”.
E fu la fine del Mondo, nella versione di Scalfari: “Mario troncò consapevolmente tutte queste cose e tutti questi rapporti il giorno in cui s’accorse che ciascuno di essi si stava affrancando dal complesso del padre nei suoi confronti. Forse capì che i figli non sarebbero stati in grado di liberarsi di lui”.
La metafora del padre mutuata dalla psicanalisi – una teoria che per un secolo ha fatto incalcolabili danni spacciandosi per scienza – è una via d’uscita come tante, forse la più semplice.
“La memoria di sé, assunta come fatto centrale dell'esistenza e della sensibilità, crea un problema d'importanza enorme che Proust solleva quasi senza accorgersene (...).
L'immagine che io ho di me stesso, l'immagine che ho degli altri che mi circondano, l'immagine che suppongo che gli altri abbiano di me, l'immagine di sé che gli altri pensano che io abbia di loro.
Basta che vi sia, in uno qualunque di questi specchi, un piccolo mutamento dovuto a un fatto, una parola, un ricordo, che subito quel mutamento si dipana su tutta la galleria degli specchi”.
Così è lo stesso Scalfari, scomodando la Recherche (sempre in La sera andavamo in via Veneto), a illuminare la prospettiva della “madeleine bifronte”: si può essere discepoli di Pannunzio e insieme “reprobi” votati solo alla propria, “splendida”, carriera.
E in qualche modo risponde anche a Roberto D’Agostino che qualche settimana fa – riportando sul suo sito un editoriale domenicale (“Io sono liberale di sinistra per formazione culturale.
Ho votato per molti anni per il partito di Ugo La Malfa. Poi ho votato il Pci di Berlinguer, il Pds, i Ds e il Pd”) – si domandava come mai Scalfari avesse dimenticato il Psi che l’aveva mandato, seppur da indipendente, in Parlamento. Colpa di Proust.
Democrazia laica, Mario Pannunzio, Leo Valiani a cura di Massimo Teodori; Aragno (2 volumi, 30 euro)
Diario di un disastro annunciato – 4 novembre 2012 – 2
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar – 49
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 48
I giorni della follia – 14
Fratelli d’Italia o Fratelli di Taglia??? - All’armi siam sfascisti - 2
Prosegue da:
1) Le cannonate di Dagospia
La guerra tra Scalfari e Il Fatto è datata, praticamente sono in conflitto su tutto.
Eugenio Scalfari per La Repubblica
Beppe Grillo e la televisione: questo è il vero fenomeno che va studiato con attenzione perché è da qui che il Movimento 5 Stelle diventa un problema politico del quale le elezioni siciliane hanno dato il primo segnale.
La sera di giovedì scorso Michele Santoro ha dato inizio al suo "Servizio Pubblico" trasmettendo l'attraversamento dello Stretto di Messina del comico leader del populismo e dell'antipolitica dopo due ore di nuoto. Il "Servizio Pubblico" ha dedicato alla nuotata e al comizio effettuato appena toccata terra parecchi minuti e altrettanti e forse più al comizio successivo infarcito di parolacce ("caXXo", "coglioni" e "vaffa" punteggiavano quasi ogni frase).
L'ascolto ha avuto il 10,37 di share pari a 2 milioni e quattrocentomila spettatori; poi lo share è salito al 18 per cento restando tuttavia al terzo posto dopo Canale 5 e RaiUno. Non è moltissimo ma sono comunque cifre significative.
Il fenomeno consiste nel fatto che Grillo non vuole a nessun patto andare in tv e rimbrotta, anzi scomunica, i pochi tra i suoi seguaci che trasgrediscono a quell'ordine.
Non vuole andare in tv perché sarebbe costretto a confrontarsi e a rispondere a domande e non vuole. Vuole soltanto monologare e se un giornalista lo insegue lo copre di contumelie.
Quindi fugge dalla televisione ma le televisioni lo inseguono, lo riprendono, lo trasmettono. La Rete è gremita di video sul Grillo comiziante e monologante registrando milioni e milioni di contatti. Conclusione: Beppe Grillo gode d'una posizione mediatica incomparabilmente superiore a quella di qualunque altro leader politico di oggi e di ieri.
Una posizione che non gli costa nulla, neppure un centesimo, e gli garantisce un ascolto che si ripete fino al prossimo comizio del quale sarà lui a decidere il giorno, l'ora e il luogo. In Sicilia il suo candidato ha avuto il 18 per cento dei voti e il suo Movimento il 14. I sondaggi successivi al voto siciliano lo collocano attorno al 22 per cento. Quale sia il programma del M5S resta un mistero salvo che vuole mandare tutti i politici di qualunque partito a casa o meglio ancora in galera perché «caXXo, hanno rubato tutti, sono tutti ladri». Monti «è un rompicoglioni che affama il popolo ». E «Napolitano gli tiene bordone».
Sul suo "blog" uno dei suoi seguaci ha già costruito la futura architettura politica: al Quirinale Di Pietro, capo del governo e ministro dell'Economia Beppe in persona, De Magistris all'Interno, Ingroia alla Giustizia, Saviano all'Istruzione. Quest'ultimo nome sarebbe una buona idea ma penso che il nostro amico non accetterebbe quella compagnia. Per gli altri c'è da rabbrividire e chi può farebbe bene ad espatriare.
Resta da capire perché mai alcune emittenti televisive si siano trasformate in amplificatori di questo populismo eversivo. Resta la domanda:
perché lo fanno?
La risposta l'ha data una persona che ha un suo ruolo nella cultura italiana anche se ha sempre dato prova di notevole bizzarria (uso un eufemismo) intellettuale: Paolo Flores d'Arcais in un articolo sul Fatto quotidiano di qualche giorno fa intitolato "Matteo Renzi è pessimo ma io lo voterò" racconta le sue intenzioni delle prossime settimane. Nella prima metà dell'articolo dimostra, citando fatti, dichiarazioni e testi, perché Renzi a suo giudizio è quanto di peggio e di più lontano da una sinistra radicale e riformista.
Fornita questa dimostrazione Flores dice che proprio questa è la ragione per cui darà il suo voto nelle primarie del prossimo 25 novembre a Matteo Renzi: perché se Renzi vincerà il Pd si sfascerà e questo è l'obiettivo desiderato da Flores, il quale alle elezioni (così prosegue il suo articolo) voterà per Grillo. Ma perché? Perché Grillo sfascerà tutto e manderà tutti a casa o in galera, da Napolitano a Bersani ad Alfano a Casini, da Berlusconi a D'Alema a Bossi, fino a Monti, Passera, Fornero, Montezemolo... insomma tutti.
La palingenesi? Esattamente, la palingenesi. E poi? Poi verrà finalmente il partito d'azione, quello vagheggiato dai fratelli Rosselli e da pochi altri. Verrà e sarà un partito di massa. Guidato da lui? Questo Flores non lo dice. E con chi? Ma naturalmente con Travaglio, con Santoro e con tanti altri che hanno in testa disegni così ardimentosi.
A me sembrano alquanto disturbati o bizzarri che dir si voglia, altro non dico.
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Da il Fatto del 3.11.12
Epistolario
“Quell’instabile di Eugenio”
Pannunzio scrive di Scalfari: “Non ha vere affinità con nessuno, vuole solo arrivare”
di Silvia Truzzi
La sola storia possibile è quella che si ricostruisce da dentro, attraverso la memoria di sé”.
La sera andavamo in via Veneto: tra Mario Pannunzio, Franco Libonati, Sandro De Feo, Ercole Patti, Moravia e Paolo Pavolini, il convitato di pietra era Marcel Proust.
Poi c’era lui, Eugenio Scalfari, che di questo libro datato 1986 è proprio Swann, io narrante di un’età dell’oro che comincia alla fine degli anni Quaranta.
Qualcuno ha notato che curiosamente il memoir scalfariano – il lavoro più famoso, assieme a Razza padrona – manca nella poderosa opera omnia, uscita a settembre per i prestigiosi Meridiani Mondadori.
Frugando tra le pagine leggere leggere – a sfogliarle c’è sempre il timore di romperle – ci s’imbatte in una nota dell’editore che spiega come, nel Meridiano, si è proceduto per sottrazione: risultano, nel testo definitivo, “dolorose esclusioni”.
Tra cui La sera andavamo in via Veneto, di cui però il lettore troverà “ampli stralci nel Racconto autobiografico” che precede la selezione dei testi. Ampi, ma non esaustivi.
Per esempio al rapporto con Mario Pannunzio, intellettuale liberale e fondatore del Mondo, Scalfari dedica nel Meridiano poche righe, peraltro in condominio: “Pannunzio e Arrigo Benedetti furono i miei maestri. A entrambi debbo moltissimo. Con entrambi e in modi diversi ebbi una rottura forte, come avviene tra padri e figli. A tanti anni di distanza ne porto ancora nel cuore l'insegnamento e la memoria”.
Amici, nemici, politica: il carteggio tra il fondatore del Mondo e Valiani
Di quella rottura si trova invece traccia in un epistolario tra Pannunzio e Leo Valiani che in questi giorni l’editore Aragno dà alle stampe: 17 anni di lettere che s’intitolano “Democrazia laica”.
Dentro: la politica, motore per nulla immobile di tutto, gli amici (e i nemici) che attorno al giornale gravitavano, discutevano, (si) dibattevano, fondavano il Partito radicale, organizzavano furiose sessioni di lavoro (i famosi Convegni dell'Eliseo).
In due missive, entrambe dei primi anni Sessanta, Pannunzio racconta la sua frattura con Scalfari a Valiani (azionista, padre costituente, collaboratore del Mondo e de L’Espresso).
I giudizi sono definitivi, le conclusioni sofferte: “Instabile, femmineo, esuberante. Non ha veri legami o affinità ideali e morali con nessuno. Tutto è strumentale, utilitario; tutto deve servire alla sua splendida carriera. Ma ha sempre avuto la sensazione di perdere tempo stando con noi”.
E poi: “Un pasticcione e libertino, politico, economico, che nel campo della sinistra democratica ha portato i sistemi scarfoglieschi e angiolilliani”.
Pannunzio ce l’aveva, e parecchio, con Renato Angiolillo.
Il suo Taccuino in risposta alla provocazione del Tempo contro la “malapianta azionista” e i visi pallidi acidi, moralisti, calvinisti, è ancora oggi celebre.
È l'invettiva contro i “visi rosei”, qualunquisti, indifferenti, pronti a commuoversi se la nazionale di calcio perde, pieni di una comprensione che si scioglie di fronte “a un piatto di spaghetti alle vongole”.
Voilà, il battesimo degli “italiani alle vongole”: espressione carissima al fondatore di Repubblica, che in La sera andavamoinviaVeneto dedica invece molte pagine al discepolato contrastato e all'ultimo strappo con il padre-maestro.
Gli anni Sessanta albeggiano e gli screzi tra il Mondo e il partito radicale, che tante firme del giornale avevano contribuito a far nascere, cominciano a diventare scontri: sulla politica estera e su quella interna, soprattutto in merito ai rapporti con quel Psi che Scalfari avrebbe poi sposato, diventando deputato nel 1968.
Poi scoppia il caso Piccardi (Leopoldo, soprannominato dagli amici del Mondo “Papiniano” per le sembianze solenni).
Renzo De Felice scrive che Piccardi aveva preso parte a un convegno sulla razza, organizzato nel ‘38 in Germania: boom.
Un “fiammifero nel pagliaio”: Il caso Piccardi e la fine del Mondo
Nell'autunno del '61, la rivelazione diventa casus belli e scatena una tempesta all'interno del Partito radicale (di cui Scalfari è vicesegretario): i rapporti tra Eugenio e Mario vanno in frantumi.
“La rottura del '62 non coinvolse soltanto il nostro piccolo partito (...). Mise fine all'amicizia tra Pannunzio e me, o meglio al rapporto padre-figlio che tra noi era cominciato in un pomeriggio del settembre '49, ed era cresciuto rapidamente fino a diventare – almeno per me – uno degli elementi essenziali della mia vita intellettuale e politica.
Nel cupio dissolvi che lo prese (...) ritenne fermamente che, una volta distrutta quella che in gran parte era stata l’opera sua, nessuno avrebbe potuto proseguirla (...).
Dopo la rottura – così credo che pensasse – non ci sarebbe potuto esser altro che una recherche del passato, la memoria volontaria e involontaria celebrate da Proust, via della Colonna Antonina e il caffè Rosati come il cortile di palazzo Guermantes in Faubourg Saint- Honoré”.
E fu la fine del Mondo, nella versione di Scalfari: “Mario troncò consapevolmente tutte queste cose e tutti questi rapporti il giorno in cui s’accorse che ciascuno di essi si stava affrancando dal complesso del padre nei suoi confronti. Forse capì che i figli non sarebbero stati in grado di liberarsi di lui”.
La metafora del padre mutuata dalla psicanalisi – una teoria che per un secolo ha fatto incalcolabili danni spacciandosi per scienza – è una via d’uscita come tante, forse la più semplice.
“La memoria di sé, assunta come fatto centrale dell'esistenza e della sensibilità, crea un problema d'importanza enorme che Proust solleva quasi senza accorgersene (...).
L'immagine che io ho di me stesso, l'immagine che ho degli altri che mi circondano, l'immagine che suppongo che gli altri abbiano di me, l'immagine di sé che gli altri pensano che io abbia di loro.
Basta che vi sia, in uno qualunque di questi specchi, un piccolo mutamento dovuto a un fatto, una parola, un ricordo, che subito quel mutamento si dipana su tutta la galleria degli specchi”.
Così è lo stesso Scalfari, scomodando la Recherche (sempre in La sera andavamo in via Veneto), a illuminare la prospettiva della “madeleine bifronte”: si può essere discepoli di Pannunzio e insieme “reprobi” votati solo alla propria, “splendida”, carriera.
E in qualche modo risponde anche a Roberto D’Agostino che qualche settimana fa – riportando sul suo sito un editoriale domenicale (“Io sono liberale di sinistra per formazione culturale.
Ho votato per molti anni per il partito di Ugo La Malfa. Poi ho votato il Pci di Berlinguer, il Pds, i Ds e il Pd”) – si domandava come mai Scalfari avesse dimenticato il Psi che l’aveva mandato, seppur da indipendente, in Parlamento. Colpa di Proust.
Democrazia laica, Mario Pannunzio, Leo Valiani a cura di Massimo Teodori; Aragno (2 volumi, 30 euro)
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 115
Diario di un disastro annunciato – 4 novembre 2012 – 3
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar – 50
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 49
I giorni della follia – 15
Fratelli d’Italia o Fratelli di Taglia??? - All’armi siam sfascisti - 3
2) Le cannonate tra Grillo e Renzi
La Vox populi che alle 22,40 contava 1342 interventi, è troppo lunga da riportare.
Quello che si riscontra da tempo è un continuo fuoco incrociato tra grillini e Pd in genere e in parti minori con il Pdl.
I toni ricordano gli scontri verbali tra destra e sinistra negli anni del dopoguerra e anche oltre. In Piazza del Duomo a Milano, per tantissimi anni, davanti alla Galleria Vittorio Emanuele II, si formavano nel tardo pomeriggio capannelli in cui lo scontro politico era piuttosto feroce.
I toni di ora scambiati attraverso la rete ricordano pari pari quegli scontri tra le varie fazioni.
La rete da una parte svolge la funzione di "sfogatoio", ma la divergenza di opinioni crea nuove tensioni, nuove separazioni, nuovi insulti incrociati.
C'è da chiedersi cosa succederebbe se quelle tensioni si scaricassero in piazza.
Il recinto dei vecchi dinosauri del piddì, deve ringraziare indirettamente Grillo.
La Bindi si affretterà ad inoltrare la domanda di proroga.
**
Grillo: “Renzi in giro, Firenze nei debiti”. Replica: “Nuota, ma non sa di economia”
Il leader del Movimento 5 Stelle sul suo blog: "Da quando è in campagna elettorale per le primarie non si è mai presentato in Consiglio comunale". Il portavoce del sindaco: "E' una bugia, anzi: è una balla galattica"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 4 novembre 2012Commenti (1314)
“Il fantasma di un ex sindaco si aggira in una Firenze strangolata dai debiti: è Matteo Renzi“. Beppe Grillo va all’attacco del sindaco di Firenze, impegnato nella sua campagna per vincere le primarie del Pd.
Quest’ultimo, tuttavia, risponde a stretto giro a muso duro: “Nuoti bene, ma di economia non capisci nulla”.
(Se è per l'economia,...allora sono in due a non capir nulla -ndt)
Per dire il vero la stessa critica a Renzi qualche settimana fa era arrivata da Massimo D’Alema, dal segretario del Pd Pierluigi Bersani, e dal sindaco di Genova Marco Doria, che aveva criticato il collega dicendo che gli sembrava che non avesse più voglia di fare il sindaco.
L’attacco di Grillo: “E’ alto tradimento del sindaco nei confronti agli elettori”
Da una parte, quindi, sul blog del leader del M5S c’è la foto di Renzi e l’ha scritta ‘Chi l’ha visto’: ”Trovo immorale che un sindaco rimetta il suo mandato per altri incarichi da lui considerati più importanti. E’ alto tradimento nei confronti degli elettori usati come un trampolino di lancio”. L’attacco di Grillo è frontale: ”Un caso di arrampicatore politico. La legge dovrebbe proibirlo o, in mancanza di una legge, almeno l’etica personale. Il fantasma di un ex sindaco si aggira in una Firenze strangolata dai debiti: è Matteo Renzi”.
“Da quando Renzi è in campagna elettorale per le primarie non si è mai presentato in Consiglio Comunale.
In precedenza, nella stragrande maggioranza dei casi, l’ebetino di Firenze è rimasto in Consiglio per un massimo di 30 – 45 minuti a fare la sua conferenzina per poi andarsene senza neppure ascoltare i consiglieri comunali”.
“Ecco i dati del Grande Assenteista – elenca Grillo – dal suo insediamento in Palazzo Vecchio fino al 10 ottobre 2012: 2009: su 17 sedute, assente 5; 2010: su 48 sedute, assente 26 volte, presente 22; 2011: su 44 sedute assente 2, presente 23; 2012: su 39 sedute assente 25.
Dall’inizio delle primarie, dal 13 settembre 2012, non è MAI stato presente in Consiglio”.
“Forse il motivo per cui Renzi non si fa più vedere – sottolinea – sono i debiti verso i fornitori che hanno eseguito lavori per il Comune, debiti pari a 98 milioni di euro.
I fornitori, infatti, vorrebbero incontrarlo di persona. Undici milioni circa sono di spesa corrente che andavano pagati a 90 giorni con ritardi ancora contenuti, 30 milioni sono di spesa in conto capitale (opere pubbliche) con ritardi che risalgono fino a giugno 2011.
Per questi debiti sono stati emessi mandati di pagamento senza essere onorati. Per i restanti 56 milioni il Comune ha regolarmente validato le fatture senza saldarle perché mancano i soldi e si sforerebbe (?) il Patto di Stabilità.
Di questi tempi un’attesa eccessiva è fatale per qualsiasi impresa, ma non per Renzi. 40 milioni euro sono stati spesi per rifacimenti e abbellimenti di strade e piazze di cui lui va tanto fiero nei salotti televisivi (grazie al portafoglio dei cittadini…).
Intanto a Palazzo Vecchio sta arrivando una miriade di Decreti Ingiuntivi mentre Renzi si atteggia a Premier e prepara la Grande Fuga in Parlamento“.
Renzi: “O Grillo non capisce di nuoto o non capisce di economia. Il fatto è che nuota bene”
Renzi prende la tastiera e risponde con Twitter: “Per dire che Firenze affoga nei debiti bisogna non capire nulla di nuoto oppure non capire nulla di economia. Beppe Grillo nuota bene”.
“Evidentemente si danno il cambio- aggiunge Renzi – Oggi tocca a Beppe Grillo attaccarmi. Nel merito l’assessore al bilancio risponderà a minuti con tutti i dati economici della città. E il mio staff comunicherà tutti gli incontri cui ho partecipato in città in questo periodo”.
Il più veloce a dare manforte al sindaco è il portavoce di Renzi, Marco Agnoletti: “Il signor Grillo parla, ma non sa quello che dice – scrive – Accusare Matteo Renzi di essere un ‘fantasma’ o ‘ex sindaco’ è una bugia, anzi direi che è proprio una balla galattica”.
”Segnaliamo comunque al signor Grillo – prosegue Agnoletti – il quale si presenta come un grande conoscitore della Rete, che molte delle attività svolte dal sindaco Renzi nelle ultime settimane sono riportate e dunque facilmente consultabili sia sul sito web matteorenzi.it, sia su avisoaperto.it.
Come ogni amministratore, il sindaco Renzi ha partecipato a riunioni della giunta comunale ed ha fatto incontri con i tecnici e i dirigenti del Comune su tutta una serie di progetti che l’amministrazione sta portando avanti.
Oltre a questo – aggiunge Agnoletti – c’è una lunga serie di impegni pubblici, durante i quali il sindaco ha avuto modo di incontrare molti cittadini (e farsi vedere a quanto pare da tutti tranne che dal signor Grillo)”.
“Per fare una cortesia al signor Beppe Grillo (che quando si tratta di Firenze sembra non saper utilizzare le potenzialità di internet) – afferma ancora Agnoletti - riportiamo qui di seguito una sintesi, brevissima, estratta dal sito web matteorenzi, in cui si capisce molto bene cosa ha fatto il sindaco, quanto meno sul fronte degli impegni pubblici”.
Segue la lista di tutti gli appuntamenti in cui Renzi è stato presente fino al 3 novembre. ”Tutte occasioni – conclude Agnoletti – in cui moltissimi fiorentini hanno incontrato il loro sindaco. Per il signor Grillo sono state evidentemente solo visioni di un fantasma”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/11 ... ti/402902/
NB
Il berlusconismo di Renzi è formidabile.
LE PRIMARIE DEL PD
1 commento
Renzi infiamma Catania
di Francesco Bianco
3 novembre 2012 - Dribblando i giornalisti, Matteo Renzi, è arrivato al Teatro Brancati di Catania.Con quasi due ore di ritardo, il sindaco di Firenze e leader dei ‘rottamatori’ nel piccolo teatro stracolmo di simpatizzanti, ha tenuto il suo discorso sottolineando come “le primarie siano un referendum sul futuro. Queste è un Paese che spende più per le colpe dei padri che per assistere i nonni. Quando diciamo adesso, diciamo che c’è una generazione di giovani che i problemi li vuole risolvere”.
^^^
Alla domanda di Giuseppe Giustolisi de IFQ, sulle elezioni sull’Isola, Renzi risponde: “Non mi hanno chiamato”
Forse è ancora in tempo ad iscriversi alla primarie del Pdl che in questo momento vincerebbe sicuramente.
Il sindaco di Firenze che gira con il suo camper senza le insegne del Pd, adesso ci racconta che non è stato chiamato.
Ma per chi ci prende per tutti scemi?
C’era bisogno che lo chiamassero per dare un apporto alla campagna elettorale del Pd oppure pensava che era preferibile un tonfo di Bersani?
Un pò pochini i voti è stato il suo commento. Mission compiuta, forse con il suo apporto potevano essere di più. Ma pur di vincere s’è inventato la scusa che non è stato invitato.
Non vincerà le primarie a meno di un miracolo perché i sondaggi danno Bersani in progressione su Renzi.
E questo sarebbe dovuto diventare premier????
Via la Volpe del Tavoliere dentro la Volpe delle ‘Ascine???
Siamo proprio conciati da sbatter via.
Diario di un disastro annunciato – 4 novembre 2012 – 3
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar – 50
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 49
I giorni della follia – 15
Fratelli d’Italia o Fratelli di Taglia??? - All’armi siam sfascisti - 3
2) Le cannonate tra Grillo e Renzi
La Vox populi che alle 22,40 contava 1342 interventi, è troppo lunga da riportare.
Quello che si riscontra da tempo è un continuo fuoco incrociato tra grillini e Pd in genere e in parti minori con il Pdl.
I toni ricordano gli scontri verbali tra destra e sinistra negli anni del dopoguerra e anche oltre. In Piazza del Duomo a Milano, per tantissimi anni, davanti alla Galleria Vittorio Emanuele II, si formavano nel tardo pomeriggio capannelli in cui lo scontro politico era piuttosto feroce.
I toni di ora scambiati attraverso la rete ricordano pari pari quegli scontri tra le varie fazioni.
La rete da una parte svolge la funzione di "sfogatoio", ma la divergenza di opinioni crea nuove tensioni, nuove separazioni, nuovi insulti incrociati.
C'è da chiedersi cosa succederebbe se quelle tensioni si scaricassero in piazza.
Il recinto dei vecchi dinosauri del piddì, deve ringraziare indirettamente Grillo.
La Bindi si affretterà ad inoltrare la domanda di proroga.
**
Grillo: “Renzi in giro, Firenze nei debiti”. Replica: “Nuota, ma non sa di economia”
Il leader del Movimento 5 Stelle sul suo blog: "Da quando è in campagna elettorale per le primarie non si è mai presentato in Consiglio comunale". Il portavoce del sindaco: "E' una bugia, anzi: è una balla galattica"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 4 novembre 2012Commenti (1314)
“Il fantasma di un ex sindaco si aggira in una Firenze strangolata dai debiti: è Matteo Renzi“. Beppe Grillo va all’attacco del sindaco di Firenze, impegnato nella sua campagna per vincere le primarie del Pd.
Quest’ultimo, tuttavia, risponde a stretto giro a muso duro: “Nuoti bene, ma di economia non capisci nulla”.
(Se è per l'economia,...allora sono in due a non capir nulla -ndt)
Per dire il vero la stessa critica a Renzi qualche settimana fa era arrivata da Massimo D’Alema, dal segretario del Pd Pierluigi Bersani, e dal sindaco di Genova Marco Doria, che aveva criticato il collega dicendo che gli sembrava che non avesse più voglia di fare il sindaco.
L’attacco di Grillo: “E’ alto tradimento del sindaco nei confronti agli elettori”
Da una parte, quindi, sul blog del leader del M5S c’è la foto di Renzi e l’ha scritta ‘Chi l’ha visto’: ”Trovo immorale che un sindaco rimetta il suo mandato per altri incarichi da lui considerati più importanti. E’ alto tradimento nei confronti degli elettori usati come un trampolino di lancio”. L’attacco di Grillo è frontale: ”Un caso di arrampicatore politico. La legge dovrebbe proibirlo o, in mancanza di una legge, almeno l’etica personale. Il fantasma di un ex sindaco si aggira in una Firenze strangolata dai debiti: è Matteo Renzi”.
“Da quando Renzi è in campagna elettorale per le primarie non si è mai presentato in Consiglio Comunale.
In precedenza, nella stragrande maggioranza dei casi, l’ebetino di Firenze è rimasto in Consiglio per un massimo di 30 – 45 minuti a fare la sua conferenzina per poi andarsene senza neppure ascoltare i consiglieri comunali”.
“Ecco i dati del Grande Assenteista – elenca Grillo – dal suo insediamento in Palazzo Vecchio fino al 10 ottobre 2012: 2009: su 17 sedute, assente 5; 2010: su 48 sedute, assente 26 volte, presente 22; 2011: su 44 sedute assente 2, presente 23; 2012: su 39 sedute assente 25.
Dall’inizio delle primarie, dal 13 settembre 2012, non è MAI stato presente in Consiglio”.
“Forse il motivo per cui Renzi non si fa più vedere – sottolinea – sono i debiti verso i fornitori che hanno eseguito lavori per il Comune, debiti pari a 98 milioni di euro.
I fornitori, infatti, vorrebbero incontrarlo di persona. Undici milioni circa sono di spesa corrente che andavano pagati a 90 giorni con ritardi ancora contenuti, 30 milioni sono di spesa in conto capitale (opere pubbliche) con ritardi che risalgono fino a giugno 2011.
Per questi debiti sono stati emessi mandati di pagamento senza essere onorati. Per i restanti 56 milioni il Comune ha regolarmente validato le fatture senza saldarle perché mancano i soldi e si sforerebbe (?) il Patto di Stabilità.
Di questi tempi un’attesa eccessiva è fatale per qualsiasi impresa, ma non per Renzi. 40 milioni euro sono stati spesi per rifacimenti e abbellimenti di strade e piazze di cui lui va tanto fiero nei salotti televisivi (grazie al portafoglio dei cittadini…).
Intanto a Palazzo Vecchio sta arrivando una miriade di Decreti Ingiuntivi mentre Renzi si atteggia a Premier e prepara la Grande Fuga in Parlamento“.
Renzi: “O Grillo non capisce di nuoto o non capisce di economia. Il fatto è che nuota bene”
Renzi prende la tastiera e risponde con Twitter: “Per dire che Firenze affoga nei debiti bisogna non capire nulla di nuoto oppure non capire nulla di economia. Beppe Grillo nuota bene”.
“Evidentemente si danno il cambio- aggiunge Renzi – Oggi tocca a Beppe Grillo attaccarmi. Nel merito l’assessore al bilancio risponderà a minuti con tutti i dati economici della città. E il mio staff comunicherà tutti gli incontri cui ho partecipato in città in questo periodo”.
Il più veloce a dare manforte al sindaco è il portavoce di Renzi, Marco Agnoletti: “Il signor Grillo parla, ma non sa quello che dice – scrive – Accusare Matteo Renzi di essere un ‘fantasma’ o ‘ex sindaco’ è una bugia, anzi direi che è proprio una balla galattica”.
”Segnaliamo comunque al signor Grillo – prosegue Agnoletti – il quale si presenta come un grande conoscitore della Rete, che molte delle attività svolte dal sindaco Renzi nelle ultime settimane sono riportate e dunque facilmente consultabili sia sul sito web matteorenzi.it, sia su avisoaperto.it.
Come ogni amministratore, il sindaco Renzi ha partecipato a riunioni della giunta comunale ed ha fatto incontri con i tecnici e i dirigenti del Comune su tutta una serie di progetti che l’amministrazione sta portando avanti.
Oltre a questo – aggiunge Agnoletti – c’è una lunga serie di impegni pubblici, durante i quali il sindaco ha avuto modo di incontrare molti cittadini (e farsi vedere a quanto pare da tutti tranne che dal signor Grillo)”.
“Per fare una cortesia al signor Beppe Grillo (che quando si tratta di Firenze sembra non saper utilizzare le potenzialità di internet) – afferma ancora Agnoletti - riportiamo qui di seguito una sintesi, brevissima, estratta dal sito web matteorenzi, in cui si capisce molto bene cosa ha fatto il sindaco, quanto meno sul fronte degli impegni pubblici”.
Segue la lista di tutti gli appuntamenti in cui Renzi è stato presente fino al 3 novembre. ”Tutte occasioni – conclude Agnoletti – in cui moltissimi fiorentini hanno incontrato il loro sindaco. Per il signor Grillo sono state evidentemente solo visioni di un fantasma”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/11 ... ti/402902/
NB
Il berlusconismo di Renzi è formidabile.
LE PRIMARIE DEL PD
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Renzi infiamma Catania
di Francesco Bianco
3 novembre 2012 - Dribblando i giornalisti, Matteo Renzi, è arrivato al Teatro Brancati di Catania.Con quasi due ore di ritardo, il sindaco di Firenze e leader dei ‘rottamatori’ nel piccolo teatro stracolmo di simpatizzanti, ha tenuto il suo discorso sottolineando come “le primarie siano un referendum sul futuro. Queste è un Paese che spende più per le colpe dei padri che per assistere i nonni. Quando diciamo adesso, diciamo che c’è una generazione di giovani che i problemi li vuole risolvere”.
^^^
Alla domanda di Giuseppe Giustolisi de IFQ, sulle elezioni sull’Isola, Renzi risponde: “Non mi hanno chiamato”
Forse è ancora in tempo ad iscriversi alla primarie del Pdl che in questo momento vincerebbe sicuramente.
Il sindaco di Firenze che gira con il suo camper senza le insegne del Pd, adesso ci racconta che non è stato chiamato.
Ma per chi ci prende per tutti scemi?
C’era bisogno che lo chiamassero per dare un apporto alla campagna elettorale del Pd oppure pensava che era preferibile un tonfo di Bersani?
Un pò pochini i voti è stato il suo commento. Mission compiuta, forse con il suo apporto potevano essere di più. Ma pur di vincere s’è inventato la scusa che non è stato invitato.
Non vincerà le primarie a meno di un miracolo perché i sondaggi danno Bersani in progressione su Renzi.
E questo sarebbe dovuto diventare premier????
Via la Volpe del Tavoliere dentro la Volpe delle ‘Ascine???
Siamo proprio conciati da sbatter via.
Ultima modifica di camillobenso il 05/11/2012, 9:24, modificato 2 volte in totale.
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Re: Come se ne viene fuori ?
L'Ultimo tango a Parigi - 1
Da La Repubblica del 3.11.12
Casini riapre le porte al Pd “Patto possibile come in Sicilia se rompe con gli estremisti”
E al Pdl: appelli patetici. Voto in febbraio? Buonsenso
intervista di Carmelo Lopapa
ROMA — Al voto anche a febbraio, se sarà necessario per fare economia. Ma con una nuova legge elettorale, altrimenti tutto il sistema politico sarà travolto dall’antipolitica.
Pier Ferdinando Casini si dice pronto a rilanciare l’asse col Pd che in Sicilia ha portato a un insperato successo.
A patto che il partito di Bersani si liberi dagli «estremismi ». Per il Ppe italiano invocato da Alfano e i suoi, tanto più dopo il «penoso»
Berlusconi di Lesmo, siamo fuori tempo massimo.
Quando sarà approvata la legge di stabilità si sarà esaurita la mission del governo Monti, presidente Casini? Voto anticipato a febbraio, magari in election day con le regionali?
«Non sono interessato al dibattito, non è un affare di stato. Un mese prima o un mese dopo non cambia molto. Rispetterò in ogni caso la decisione, che spetta al presidente della Repubblica. È una valutazione di buon senso, che tiene conto delle difficoltà finanziarie e del periodo di crisi, non può diventare la disfida di Barletta».
Dice che nell’eventuale anticipo non c’entra il panico da perdita dei consensi dei partiti? L’antipolitica avanza.
«Quel problema esiste, ma non lo risolviamo certo con un mese in più di tempo».
Forse lo risolvereste intanto con l’approvazione della riforma elettorale.
«Sarebbe un harakiri della politica se non restituissimo voce ai cittadini. Il fenomeno Grillo verrebbe moltiplicato se espropriassimo ancora gli elettori della possibilità di scegliere i loro rappresentanti».
Siamo a ridosso della campagna elettorale ma della Lista per l’Italia non si hanno se non vaghe coordinate. Ce la farete?
«L’importante è che ci siano simbolo e nome all’atto dello scioglimento delle Camere. E posso assicurare che ci saranno. Sarà la lista che vedrà insieme tutti coloro che credono nella convergenza tra società civile e buona politica, nel segno della continuità del governo Monti. Non sarà il restyling dell’Udc».
Il professore resta vostro candidato naturale nonostante Bersani la pensi diversamente?
«Monti ha cambiato il linguaggio della politica in Italia. Ha compiuto scelte dolorose, sfidando l’impopolarità, ha messo al bando la demagogia e i populismi e riportato il Paese al centro della politica internazionale. Lo dico fin d’ora: migliore sarà il risultato della Lista per l’Italia all’indomani del voto, più probabile sarà la permanenza di Monti a Palazzo Chigi».
E con Monti premier sarebbe più facile sarebbe l’approdo di Casini al Quirinale?
«La presidenza della Repubblica non può finire nel tritacarne di una contrattazione partitica, solo chi ha poco senso delle istituzioni può pensarlo. Prendo atto di una cosa, tuttavia: qualcuno mi vorrebbe rottamare, altri in corsa per il Colle. Potrei rispondere che mi ritengo ancora troppo giovane, sia per l’una che per l’altra soluzione».
Ha letto del Berlusconi che da Malindi cambia di nuovo idea sul governo Monti? Continua a non piacergli.
«Il Pdl è nel Ppe dove milito anche io. Ma che quel partito ha governato male e la conseguenza è la crisi profonda in cui versa. Non basteranno colpi da teatro o predellini per risollevarlo».
Invocano ancora il dialogo con voi.
«Io non voglio chiudere il dialogo, ma c’è ormai una doppia anima nel Pdl. Quella di Berlusconi e quella di Alfano, che pur coi limiti visibili sta cercando di dare una impronta di maggiore serietà al partito. Io preferisco dialogare con chi, come me e Bersani, ha impostato la politica del governo Monti.
Ad ogni modo, noi non possiamo pagare le contraddizioni di un Pdl che compie un passo avanti e due indietro. Gli appelli che ci vengono rivolti li trovo ridicoli, patetici, dopo anni di attacchi in cui non hanno mai smesso di darci per morti».
Che impressione le ha fatto il Berlusconi di Lesmo?
«Un’impressione francamente penosa. Una caricatura di vent’anni fa. Lui ha lasciato il governo compiendo una scelta responsabile, dolorosa. Ma ogni epilogo dovrebbe avere i requisiti della dignità e del decoro. A Lesmo abbiamo assistito a scene da decadenza dannunziana».
Siete reduci dal successo in Sicilia al fianco del Pd. È stata la prova generale in vista delle politiche?
«Un Udc rinnovato in quella regione ha avuto quasi gli stessi punti percentuali di Pdl e Pd. Premesso questo, è stata un’esperienza molto interessante. L’incontro tra moderati e progressisti è possibile, ma deve essere fatto in piena chiarezza e serietà».
Insomma, tra voi e loro c’è di mezzo Vendola, per altro rinfrancato dall’assoluzione.
«Sono garantista per tutti e sono lieto che sia stato assolto, per la Puglia tutta e per lui: le accuse erano alquanto singolari. Ma il problema non è personale, è politico. Io chiedo al Pd come sia possibile un’alleanza con chi ha sostenuto il referendum sull’art. 18, la battaglia al fianco dei No tav, con chi ha attaccato Monti e il suo governo. Ricordo agli amici del Pd che in Europa la sinistra ha governato bene, così Schroder in Germania come Blair in Inghilterra, dopo aver messo al bando gli estremi del sindacalismo e della politica».
Montezemolo adesso sembra davvero a un passo dall’impegno in politica.
«Porte aperte al dialogo. Ascolteremo con attenzione la loro proposta politica. Ma aggiungo: per fare cose insieme bisogna avere rispetto reciproco. Noi lo abbiamo dimostrato nei confronti di tutti. Adesso confidiamo di trovare altrettanto rispetto da parte loro».
Avverte una emergenza Grillo? Non sarà il caso di costruire una coalizione ampia già prima del voto per fronteggiare l’antipolitica?
«Rispetteremo la lettera e lo spirito della nuova legge elettorale. Ma ho molti dubbi che le ammucchiate confuse ed eterogenee servano a contrastare Grillo. Piuttosto rischiano di aiutarlo. Per noi questi mesi non sono stati una parentesi da archiviare per ritornare ai vecchi giochi, per ripresentarsi come se nulla fosse con le vecchie coalizioni. Sono quelle che hanno degradato la politica e ci hanno portato fin qui».
Da La Repubblica del 3.11.12
Casini riapre le porte al Pd “Patto possibile come in Sicilia se rompe con gli estremisti”
E al Pdl: appelli patetici. Voto in febbraio? Buonsenso
intervista di Carmelo Lopapa
ROMA — Al voto anche a febbraio, se sarà necessario per fare economia. Ma con una nuova legge elettorale, altrimenti tutto il sistema politico sarà travolto dall’antipolitica.
Pier Ferdinando Casini si dice pronto a rilanciare l’asse col Pd che in Sicilia ha portato a un insperato successo.
A patto che il partito di Bersani si liberi dagli «estremismi ». Per il Ppe italiano invocato da Alfano e i suoi, tanto più dopo il «penoso»
Berlusconi di Lesmo, siamo fuori tempo massimo.
Quando sarà approvata la legge di stabilità si sarà esaurita la mission del governo Monti, presidente Casini? Voto anticipato a febbraio, magari in election day con le regionali?
«Non sono interessato al dibattito, non è un affare di stato. Un mese prima o un mese dopo non cambia molto. Rispetterò in ogni caso la decisione, che spetta al presidente della Repubblica. È una valutazione di buon senso, che tiene conto delle difficoltà finanziarie e del periodo di crisi, non può diventare la disfida di Barletta».
Dice che nell’eventuale anticipo non c’entra il panico da perdita dei consensi dei partiti? L’antipolitica avanza.
«Quel problema esiste, ma non lo risolviamo certo con un mese in più di tempo».
Forse lo risolvereste intanto con l’approvazione della riforma elettorale.
«Sarebbe un harakiri della politica se non restituissimo voce ai cittadini. Il fenomeno Grillo verrebbe moltiplicato se espropriassimo ancora gli elettori della possibilità di scegliere i loro rappresentanti».
Siamo a ridosso della campagna elettorale ma della Lista per l’Italia non si hanno se non vaghe coordinate. Ce la farete?
«L’importante è che ci siano simbolo e nome all’atto dello scioglimento delle Camere. E posso assicurare che ci saranno. Sarà la lista che vedrà insieme tutti coloro che credono nella convergenza tra società civile e buona politica, nel segno della continuità del governo Monti. Non sarà il restyling dell’Udc».
Il professore resta vostro candidato naturale nonostante Bersani la pensi diversamente?
«Monti ha cambiato il linguaggio della politica in Italia. Ha compiuto scelte dolorose, sfidando l’impopolarità, ha messo al bando la demagogia e i populismi e riportato il Paese al centro della politica internazionale. Lo dico fin d’ora: migliore sarà il risultato della Lista per l’Italia all’indomani del voto, più probabile sarà la permanenza di Monti a Palazzo Chigi».
E con Monti premier sarebbe più facile sarebbe l’approdo di Casini al Quirinale?
«La presidenza della Repubblica non può finire nel tritacarne di una contrattazione partitica, solo chi ha poco senso delle istituzioni può pensarlo. Prendo atto di una cosa, tuttavia: qualcuno mi vorrebbe rottamare, altri in corsa per il Colle. Potrei rispondere che mi ritengo ancora troppo giovane, sia per l’una che per l’altra soluzione».
Ha letto del Berlusconi che da Malindi cambia di nuovo idea sul governo Monti? Continua a non piacergli.
«Il Pdl è nel Ppe dove milito anche io. Ma che quel partito ha governato male e la conseguenza è la crisi profonda in cui versa. Non basteranno colpi da teatro o predellini per risollevarlo».
Invocano ancora il dialogo con voi.
«Io non voglio chiudere il dialogo, ma c’è ormai una doppia anima nel Pdl. Quella di Berlusconi e quella di Alfano, che pur coi limiti visibili sta cercando di dare una impronta di maggiore serietà al partito. Io preferisco dialogare con chi, come me e Bersani, ha impostato la politica del governo Monti.
Ad ogni modo, noi non possiamo pagare le contraddizioni di un Pdl che compie un passo avanti e due indietro. Gli appelli che ci vengono rivolti li trovo ridicoli, patetici, dopo anni di attacchi in cui non hanno mai smesso di darci per morti».
Che impressione le ha fatto il Berlusconi di Lesmo?
«Un’impressione francamente penosa. Una caricatura di vent’anni fa. Lui ha lasciato il governo compiendo una scelta responsabile, dolorosa. Ma ogni epilogo dovrebbe avere i requisiti della dignità e del decoro. A Lesmo abbiamo assistito a scene da decadenza dannunziana».
Siete reduci dal successo in Sicilia al fianco del Pd. È stata la prova generale in vista delle politiche?
«Un Udc rinnovato in quella regione ha avuto quasi gli stessi punti percentuali di Pdl e Pd. Premesso questo, è stata un’esperienza molto interessante. L’incontro tra moderati e progressisti è possibile, ma deve essere fatto in piena chiarezza e serietà».
Insomma, tra voi e loro c’è di mezzo Vendola, per altro rinfrancato dall’assoluzione.
«Sono garantista per tutti e sono lieto che sia stato assolto, per la Puglia tutta e per lui: le accuse erano alquanto singolari. Ma il problema non è personale, è politico. Io chiedo al Pd come sia possibile un’alleanza con chi ha sostenuto il referendum sull’art. 18, la battaglia al fianco dei No tav, con chi ha attaccato Monti e il suo governo. Ricordo agli amici del Pd che in Europa la sinistra ha governato bene, così Schroder in Germania come Blair in Inghilterra, dopo aver messo al bando gli estremi del sindacalismo e della politica».
Montezemolo adesso sembra davvero a un passo dall’impegno in politica.
«Porte aperte al dialogo. Ascolteremo con attenzione la loro proposta politica. Ma aggiungo: per fare cose insieme bisogna avere rispetto reciproco. Noi lo abbiamo dimostrato nei confronti di tutti. Adesso confidiamo di trovare altrettanto rispetto da parte loro».
Avverte una emergenza Grillo? Non sarà il caso di costruire una coalizione ampia già prima del voto per fronteggiare l’antipolitica?
«Rispetteremo la lettera e lo spirito della nuova legge elettorale. Ma ho molti dubbi che le ammucchiate confuse ed eterogenee servano a contrastare Grillo. Piuttosto rischiano di aiutarlo. Per noi questi mesi non sono stati una parentesi da archiviare per ritornare ai vecchi giochi, per ripresentarsi come se nulla fosse con le vecchie coalizioni. Sono quelle che hanno degradato la politica e ci hanno portato fin qui».
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Re: Come se ne viene fuori ?
>>Ricordo agli amici del Pd che in Europa la sinistra ha governato bene, così Schroder in Germania come Blair in Inghilterra, dopo aver messo al bando gli estremi del sindacalismo e della politica.
Bisogna ricordare all'"amico" Casini che, pur essendo vero che la sinistra in Europa non e` massimalista, tuttavia:
1. la "sinistra in Europa" non e` liberista
2. e` contigua al sindacato
3. non e` clericale
4. non fomenta lo scontro interno fra i sindacati
5. non asseconda politcihe tese a infiammare il confronto sindacati-imprese
Ovvero e` tutto il contrario delle cosiddette "politiche moderate"
inaugurate da Berlusconi/Tremonti/Brunetta/Sacconi.
E poi proseguite da Monti/Fornero con l'appoggio del PD.
Dunque la domanda vera a Casini e`:
"a quando una messa al bando definitiva degli estremismi liberisti di questi ultimi decenni?",
"a quando una proposizione politica liberale REALMENTE moderata e compatibile col mondo progressista?".
Ciao.
soloo42000
Bisogna ricordare all'"amico" Casini che, pur essendo vero che la sinistra in Europa non e` massimalista, tuttavia:
1. la "sinistra in Europa" non e` liberista
2. e` contigua al sindacato
3. non e` clericale
4. non fomenta lo scontro interno fra i sindacati
5. non asseconda politcihe tese a infiammare il confronto sindacati-imprese
Ovvero e` tutto il contrario delle cosiddette "politiche moderate"
inaugurate da Berlusconi/Tremonti/Brunetta/Sacconi.
E poi proseguite da Monti/Fornero con l'appoggio del PD.
Dunque la domanda vera a Casini e`:
"a quando una messa al bando definitiva degli estremismi liberisti di questi ultimi decenni?",
"a quando una proposizione politica liberale REALMENTE moderata e compatibile col mondo progressista?".
Ciao.
soloo42000
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 116
Diario di un disastro annunciato – 5 novembre 2012 – 1
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar – 51
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 50
I giorni della follia – 16
Fratelli d’Italia o Fratelli di Taglia??? - All’armi siam sfascisti - 4
LA BANDA LARGA
Da “Ma mi faccia il piacere”
Di Marco Travaglio
IFQ – 5-11-2012
L’arma segreta.
“Bersani: Contro Grillo serve l’U Dc”
(La Repubblica, 30-10).
Per molto meno scatta il reato di minacce.
PS. Il merlo d’oro, sostitutivo del tapiro d’oro, oggi va ex equo a Vendola e ai sellini, e a quel 30 % del 50 % dei votanti, piddini “FINALMENTE OMOLOGATI DEMOCRISTIANI DOC”
Diario di un disastro annunciato – 5 novembre 2012 – 1
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LA BANDA LARGA
Da “Ma mi faccia il piacere”
Di Marco Travaglio
IFQ – 5-11-2012
L’arma segreta.
“Bersani: Contro Grillo serve l’U Dc”
(La Repubblica, 30-10).
Per molto meno scatta il reato di minacce.
PS. Il merlo d’oro, sostitutivo del tapiro d’oro, oggi va ex equo a Vendola e ai sellini, e a quel 30 % del 50 % dei votanti, piddini “FINALMENTE OMOLOGATI DEMOCRISTIANI DOC”
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 117
Diario di un disastro annunciato – 6 novembre 2012 – 1
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar – 52
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 51
I giorni della follia – 17
Fratelli d’Italia o Fratelli di Taglia??? - All’armi siam sfascisti - 5
Tutti fanno finta di niente.
Non ricordo da quanto tempo non sento un esponente della sinistra parlare di mafia. Bersande poi non parliamone.
Figuriamoci Casini, il paladino dell’antimafia.
Con la mafia bisogna convivere, come diceva il ministro Lunardi???
A conti fatti da quello che vediamo e sentiamo direi di si.
E il grande ROTTAMATORE??????
Sarà un mio difetto, ma ho sentito solo che intende ROTTAMARE i dinosauri del Piddì ma mai la Mafia SpA.
Mi sono perso qualcosa????
Elezioni Sicilia, parla il pentito Mutolo: “Messaggio della mafia per Pdl e Udc”
Il collaboratore di giustizia dà la sua lettura della vittoria di Rosario Crocetta: "Ho paura che ci sarà una stagione più violenta di quella del ‘92-‘93. L’unica speranza è il neo presidente: se riesce veramente a fare pulizia, può darsi che l'Isola si salvi", Sull'astensionismo dei detenuti dice: "Quelli che non hanno votato sono controllati da Cosa nostra che spera in una reazione dei politici"
di Silvia Truzzi | 4 novembre 2012
Commenti (256)
Cosa nostra è stata cosa sua: “Mi chiamo Gaspare Mutolo, sono nato a Palermo il 5 febbraio 1940, nel quartiere di Pallavicino e sono cresciuto tra i vicoli di Mondello e Partanna. Sono un collaboratore di giustizia.
Voglio raccontare la mafia, di cui ho fatto parte, combinato nel 1973, fino al 15 agosto del 1991″.
È l’incipit di un libro di memorie – “La mafia dentro” – che Mutolo sta ultimando insieme alla scrittrice Anna Vinci.
Le Regionali in Sicilia, il pentito Mutolo le legge così: “Se la mafia voleva, faceva andare a votare e mettere in minoranza a Crocetta, un uomo onesto che ha sempre lottato alla mafia.
Ma ha lasciato che vincesse, per mandare un messaggio a Pdl e Udc.
I boss si sono sentiti traditi”.
Mutolo, da cosa si sono sentiti traditi i mafiosi?
Dalle promesse non mantenute. I loro beni sono stati, in parte, confiscati.
I padrini sono da vent’anni dentro, gli uomini più importanti al carcere duro: mi spiego?
Crocetta ostacolerà la mafia: non è un controsenso?
No, perché Crocetta non se la prenderà solo con le coppole storte, ma anche con i referenti politici.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Io ho paura che ci sarà una stagione più violenta di quella del ‘92-‘93.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
L’unica speranza è Crocetta: se riesce veramente a fare pulizia, può darsi che la Sicilia si salvi.
La mafia si sta organizzando?
[b]Questo silenzio – che non succedono cose, che non ci sono omicidi – era una direttiva di Provenzano, poco prima di essere arrestato: stare sette anni senza fare rumore.[/b]
Se lo Stato non riesce a dare una svolta, molti personaggi importanti che stanno a Roma, avranno cose da temere: avevano garantito che per i siciliani sarebbe andata diversamente.
Se torniamo indietro, sappiamo perfettamente che la mafia si muove sempre per un interesse vitale.
Il primo segnale c’era stato nell’87, quando la mafia smise di votare per la Democrazia cristiana e scelse i socialisti: nell’84 era nato il maxi-processo, e dopo tre anni erano ancora tutti dentro.
Quello era un messaggio alla Dc che perdeva tempo, diceva ai boss di avere pazienza.
Lei se lo ricorda?
Alle famiglie, sia quelle di sangue che quelle di mafia, ci comandarono di votare Psi.
Io ero nel carcere all’Ucciardone per il maxi-processo.
Venne da me Peppe Leggio e mi disse: “Gaspare tu dici alla tua famiglia che vota per i socialisti”.
(La storia del voto ai socialisti è nota da almeno 5 lustri)
A lui sicuramente glielo aveva detto qualche personaggio più importante.
Poi è caduta la Prima Repubblica.
Visto che sono collaboratore di giustizia, ho potuto ascoltare un’intercettazione ambientale, in cui si sentivano parlare alcuni boss riuniti in un’albergo dei Graviano.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Ancora non era nata Forza Italia che già parlavano di sostenerla: cercavano i nuovi referenti, dopo la fine della diccì.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Perché dice che la situazione oggi è preoccupante?
La mafia in Sicilia è in condizioni di pilotare ancora – ma veramente – il voto, con le buone o con le maniere sue.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Cosa nostra sa bene a che livello è la collusione con la politica, quindi secondo me i mafiosi hanno permesso di vincere a Crocetta per dire ai signori politici che stanno a Roma: guardate che questo a noi ci ha sempre combattuto, ma ora cercherà di combattere anche a voi.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Loro parlano così. La morte di Enzo Fragalà, avvocato e deputato del Pdl ucciso a bastonate nel 2010, secondo me è stato uno degli ultimi omicidi della mafia, ed è stato l’ennesimo avvertimento.
Questa delle regionali è un’avvisaglia per le elezioni nazionali. I politici cambiano partito, ma gli uomini sono sempre gli stessi.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
E quando si voterà per il nuovo governo e per le Camere, se non ci saranno provvedimenti favorevoli ai boss, come - mi ripeto, ma è molto importante – è stato promesso vent’anni fa, si avvierà una stagione ancora più violenta. ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Ha votato solo lo 0,6 per cento dei detenuti. In tutte le carceri siciliane.
Lirio Abbate ha scritto sull’Espresso : “All’istituto di pena di Pagliarelli di Palermo dove si trovano rinchiusi i mafiosi, su 1.300 detenuti solo uno si è presentato al seggio elettorale, ed è in custodia cautelare per reati che non sono di mafia”.
Che significato ha l’astensione dei detenuti?
È un sintomo coerente con la mia lettura.
L’ordine è stato categorico, evidentemente.
Quelli che non hanno votato sono controllati dalla mafia.
E ora la mafia spera che i politici hanno una reazione.
I voti della mafia sono stati fermi, per adesso .
Vede, così a lungo i mafiosi non ci sono stati mai dentro, soprattutto con questo regime duro del 41-bis.
Per loro è una cosa inaccettabile.
Dell’Utri, Schifani, Berlusconi sono ancora nei posti chiave: i pezzi da novanta vogliono mandare un messaggio.
Prova ne sia che c’è ancora il processo sulla trattativa e sappiamo quali sono le richieste della mafia.
Come funzionava il voto di scambio, finché lei era mafioso?
Ci sono quelli che fanno i grandi affari, che sono il perno di tutto.
Hanno detto a Milano che la ‘ndrangheta ha venduto i voti a quell’assessore: ma quelle sono sciocchezze, regalini.
Le cose importanti, che importano a tutte le mafie, sono i grandi appalti, i business veri, i soldi che possono arrivare.
Mafia e politica si sono sempre sostenute a vicenda, perché avevano interessi comuni.
Lei aveva rapporti con i politici?
Mi trovavo ad andare da qualche politico, come Ernesto Di Fresco o l’onorevole Matta, amicissimo di Lima e Ciancimino.
Ci andavo perché volevo segnalare una persona che m’interessava, per un concorso all’università o in ospedale.
In queste occasioni, loro parlavano anche di politici, carabinieri o magistrati che davano disturbo.
Ma attenzione: non è che dicevano “sparategli”.
Di Fresco mi fece il nome di Dalla Chiesa, che andava dagli studenti a parlare di mafia e faceva i controlli nelle autoscuole, perché non venisse concesso il foglio rosa ai mafiosi.
Più che lamentele, erano consigli.
da Il Fatto Quotidiano del 4 novembre 2012
****
In tutta risposta dal partito dei defunti arriva:
Bersani: «Basta fuoco amico»
E a Vendola dice: «Alleanze per l'Italia»
Il segretario Pd: «Le alleanze servono per affrontare i problemi del Paese». Il leader di Sel: «Archiviare l'Agenda Monti ma Bersani e Renzi sono ambigui».
Dopo aver dichiarato a Repubblica : Per fermare Grillo serve l’U Dc.
Diario di un disastro annunciato – 6 novembre 2012 – 1
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar – 52
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 51
I giorni della follia – 17
Fratelli d’Italia o Fratelli di Taglia??? - All’armi siam sfascisti - 5
Tutti fanno finta di niente.
Non ricordo da quanto tempo non sento un esponente della sinistra parlare di mafia. Bersande poi non parliamone.
Figuriamoci Casini, il paladino dell’antimafia.
Con la mafia bisogna convivere, come diceva il ministro Lunardi???
A conti fatti da quello che vediamo e sentiamo direi di si.
E il grande ROTTAMATORE??????
Sarà un mio difetto, ma ho sentito solo che intende ROTTAMARE i dinosauri del Piddì ma mai la Mafia SpA.
Mi sono perso qualcosa????
Elezioni Sicilia, parla il pentito Mutolo: “Messaggio della mafia per Pdl e Udc”
Il collaboratore di giustizia dà la sua lettura della vittoria di Rosario Crocetta: "Ho paura che ci sarà una stagione più violenta di quella del ‘92-‘93. L’unica speranza è il neo presidente: se riesce veramente a fare pulizia, può darsi che l'Isola si salvi", Sull'astensionismo dei detenuti dice: "Quelli che non hanno votato sono controllati da Cosa nostra che spera in una reazione dei politici"
di Silvia Truzzi | 4 novembre 2012
Commenti (256)
Cosa nostra è stata cosa sua: “Mi chiamo Gaspare Mutolo, sono nato a Palermo il 5 febbraio 1940, nel quartiere di Pallavicino e sono cresciuto tra i vicoli di Mondello e Partanna. Sono un collaboratore di giustizia.
Voglio raccontare la mafia, di cui ho fatto parte, combinato nel 1973, fino al 15 agosto del 1991″.
È l’incipit di un libro di memorie – “La mafia dentro” – che Mutolo sta ultimando insieme alla scrittrice Anna Vinci.
Le Regionali in Sicilia, il pentito Mutolo le legge così: “Se la mafia voleva, faceva andare a votare e mettere in minoranza a Crocetta, un uomo onesto che ha sempre lottato alla mafia.
Ma ha lasciato che vincesse, per mandare un messaggio a Pdl e Udc.
I boss si sono sentiti traditi”.
Mutolo, da cosa si sono sentiti traditi i mafiosi?
Dalle promesse non mantenute. I loro beni sono stati, in parte, confiscati.
I padrini sono da vent’anni dentro, gli uomini più importanti al carcere duro: mi spiego?
Crocetta ostacolerà la mafia: non è un controsenso?
No, perché Crocetta non se la prenderà solo con le coppole storte, ma anche con i referenti politici.
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Io ho paura che ci sarà una stagione più violenta di quella del ‘92-‘93.
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L’unica speranza è Crocetta: se riesce veramente a fare pulizia, può darsi che la Sicilia si salvi.
La mafia si sta organizzando?
[b]Questo silenzio – che non succedono cose, che non ci sono omicidi – era una direttiva di Provenzano, poco prima di essere arrestato: stare sette anni senza fare rumore.[/b]
Se lo Stato non riesce a dare una svolta, molti personaggi importanti che stanno a Roma, avranno cose da temere: avevano garantito che per i siciliani sarebbe andata diversamente.
Se torniamo indietro, sappiamo perfettamente che la mafia si muove sempre per un interesse vitale.
Il primo segnale c’era stato nell’87, quando la mafia smise di votare per la Democrazia cristiana e scelse i socialisti: nell’84 era nato il maxi-processo, e dopo tre anni erano ancora tutti dentro.
Quello era un messaggio alla Dc che perdeva tempo, diceva ai boss di avere pazienza.
Lei se lo ricorda?
Alle famiglie, sia quelle di sangue che quelle di mafia, ci comandarono di votare Psi.
Io ero nel carcere all’Ucciardone per il maxi-processo.
Venne da me Peppe Leggio e mi disse: “Gaspare tu dici alla tua famiglia che vota per i socialisti”.
(La storia del voto ai socialisti è nota da almeno 5 lustri)
A lui sicuramente glielo aveva detto qualche personaggio più importante.
Poi è caduta la Prima Repubblica.
Visto che sono collaboratore di giustizia, ho potuto ascoltare un’intercettazione ambientale, in cui si sentivano parlare alcuni boss riuniti in un’albergo dei Graviano.
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Ancora non era nata Forza Italia che già parlavano di sostenerla: cercavano i nuovi referenti, dopo la fine della diccì.
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Perché dice che la situazione oggi è preoccupante?
La mafia in Sicilia è in condizioni di pilotare ancora – ma veramente – il voto, con le buone o con le maniere sue.
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Cosa nostra sa bene a che livello è la collusione con la politica, quindi secondo me i mafiosi hanno permesso di vincere a Crocetta per dire ai signori politici che stanno a Roma: guardate che questo a noi ci ha sempre combattuto, ma ora cercherà di combattere anche a voi.
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Loro parlano così. La morte di Enzo Fragalà, avvocato e deputato del Pdl ucciso a bastonate nel 2010, secondo me è stato uno degli ultimi omicidi della mafia, ed è stato l’ennesimo avvertimento.
Questa delle regionali è un’avvisaglia per le elezioni nazionali. I politici cambiano partito, ma gli uomini sono sempre gli stessi.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
E quando si voterà per il nuovo governo e per le Camere, se non ci saranno provvedimenti favorevoli ai boss, come - mi ripeto, ma è molto importante – è stato promesso vent’anni fa, si avvierà una stagione ancora più violenta. ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Ha votato solo lo 0,6 per cento dei detenuti. In tutte le carceri siciliane.
Lirio Abbate ha scritto sull’Espresso : “All’istituto di pena di Pagliarelli di Palermo dove si trovano rinchiusi i mafiosi, su 1.300 detenuti solo uno si è presentato al seggio elettorale, ed è in custodia cautelare per reati che non sono di mafia”.
Che significato ha l’astensione dei detenuti?
È un sintomo coerente con la mia lettura.
L’ordine è stato categorico, evidentemente.
Quelli che non hanno votato sono controllati dalla mafia.
E ora la mafia spera che i politici hanno una reazione.
I voti della mafia sono stati fermi, per adesso .
Vede, così a lungo i mafiosi non ci sono stati mai dentro, soprattutto con questo regime duro del 41-bis.
Per loro è una cosa inaccettabile.
Dell’Utri, Schifani, Berlusconi sono ancora nei posti chiave: i pezzi da novanta vogliono mandare un messaggio.
Prova ne sia che c’è ancora il processo sulla trattativa e sappiamo quali sono le richieste della mafia.
Come funzionava il voto di scambio, finché lei era mafioso?
Ci sono quelli che fanno i grandi affari, che sono il perno di tutto.
Hanno detto a Milano che la ‘ndrangheta ha venduto i voti a quell’assessore: ma quelle sono sciocchezze, regalini.
Le cose importanti, che importano a tutte le mafie, sono i grandi appalti, i business veri, i soldi che possono arrivare.
Mafia e politica si sono sempre sostenute a vicenda, perché avevano interessi comuni.
Lei aveva rapporti con i politici?
Mi trovavo ad andare da qualche politico, come Ernesto Di Fresco o l’onorevole Matta, amicissimo di Lima e Ciancimino.
Ci andavo perché volevo segnalare una persona che m’interessava, per un concorso all’università o in ospedale.
In queste occasioni, loro parlavano anche di politici, carabinieri o magistrati che davano disturbo.
Ma attenzione: non è che dicevano “sparategli”.
Di Fresco mi fece il nome di Dalla Chiesa, che andava dagli studenti a parlare di mafia e faceva i controlli nelle autoscuole, perché non venisse concesso il foglio rosa ai mafiosi.
Più che lamentele, erano consigli.
da Il Fatto Quotidiano del 4 novembre 2012
****
In tutta risposta dal partito dei defunti arriva:
Bersani: «Basta fuoco amico»
E a Vendola dice: «Alleanze per l'Italia»
Il segretario Pd: «Le alleanze servono per affrontare i problemi del Paese». Il leader di Sel: «Archiviare l'Agenda Monti ma Bersani e Renzi sono ambigui».
Dopo aver dichiarato a Repubblica : Per fermare Grillo serve l’U Dc.
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Come se ne viene fuori ?
Vivere in Italia - 1
Ha scritto Amà (Amadeus) il : Inviato: 03/11/2012, 14:46
Mah Zio...
difficile dividere come sulla lavagna a scuola, tracciando una riga, buoni/ cattivi.
sono le 50 sfumature di grig)io che ci fregano.
in momenti così difficili e confusi però io non riesco a dimenticare che nel '94 spuntò dal mondo civile , non partitico, un tizio che diceva di voler rivoluzionare il paese , che la politica faceva schifo, che i partiti erano uno schifo... etc...
fare lo stesso errore ora sarebbe imperdonabile ( sempre un demagogo populista è )
è per avere un sistema di partiti ( e non una dittatura) che sono morti negli anni '40 tutti quei giovani di cui spesso parli nei tuoi post e , per quanto mi riguarda, se buttassimo tutto dalla finestra faremmo loro un torto peggiore rispetto a innescare una rivoluzione capitanata da soggetti il cui fine è poco noto e che non si sa veramente dove ci porteranno.
anche se lentamente è iniziato un percorso per escludere i malfattori dai partiti e le necessit delle famiglie sono più chiare ora che negli anni passati.
chiudo con altro detto siciliano: " ciù scuru i menzannotti nun pò fari" .
Quei giovani, e non giovani, che hanno ci lasciato al pelle tra l’8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945 ignoravano prevalentemente due cose:
- La mafia
- I poteri forti
Quando la seconda guerra mondiale finisce, in Italia continua un’altra guerra, la guerra di mafia. Per rendersene conto basta dare un occhiata al seguente elenco dei caduti per mafia:
http://progettolegalita.it/it/prodotti_ ... _mafia.php
“Chi non conosce la storia è costretto a riviverla” sta scritto all’ingresso del campo di sterminio di Auschwitz……..
“Chi non conosce la storia è costretto a riviverla” è stata una frase ripetuta più volte da Primo Levi, (Torino, 31 luglio 1919 – Torino, 11 aprile 1987) scrittore, partigiano, chimico e poeta italiano, autore di racconti,memorie, poesie e romanzi.
Partigiano antifascista, nel 1943 venne catturato dai nazifascisti e quindi, nel febbraio dell'anno successivo, deportato nel campo di concentramento di Auschwitz in quanto ebreo.
“Chi non conosce la storia è costretto a riviverla” campeggia nella premessa del libro “La storia del Terzo Reich” di William Shirer.
Ma da noi, nel Bel Paese, non solo non conosciamo la storia ma anche quello che chi scorre davanti in tempo reale preferiamo non vederlo scegliendo l’indifferenza, per poi dolerci di quello che accade, preferendo questo adattamento di una poesia di Martin Niemöller
Quando i nazisti sono venuti a prendere gli zingari
ho taciuto
anzi, ero contento
perchè rubacchiavano
Quando sono venuti a prendere gli ebrei
ho taciuto
perchè non ero ebreo
e mi stavano anche antipatici
Quando sono venuti a prendere gli omosessuali
ho taciuto
e ne fui sollevato...
perchè mi erano fastidiosi
Quando sono venuti a prendere i comunisti
ho taciuto
non ero certo un comunista!
E quando sono venuti a prendere...
me
non c'era rimasto
nessuno
che potesse protestare...
Ha scritto Amà (Amadeus) il : Inviato: 03/11/2012, 14:46
Mah Zio...
difficile dividere come sulla lavagna a scuola, tracciando una riga, buoni/ cattivi.
sono le 50 sfumature di grig)io che ci fregano.
in momenti così difficili e confusi però io non riesco a dimenticare che nel '94 spuntò dal mondo civile , non partitico, un tizio che diceva di voler rivoluzionare il paese , che la politica faceva schifo, che i partiti erano uno schifo... etc...
fare lo stesso errore ora sarebbe imperdonabile ( sempre un demagogo populista è )
è per avere un sistema di partiti ( e non una dittatura) che sono morti negli anni '40 tutti quei giovani di cui spesso parli nei tuoi post e , per quanto mi riguarda, se buttassimo tutto dalla finestra faremmo loro un torto peggiore rispetto a innescare una rivoluzione capitanata da soggetti il cui fine è poco noto e che non si sa veramente dove ci porteranno.
anche se lentamente è iniziato un percorso per escludere i malfattori dai partiti e le necessit delle famiglie sono più chiare ora che negli anni passati.
chiudo con altro detto siciliano: " ciù scuru i menzannotti nun pò fari" .
Quei giovani, e non giovani, che hanno ci lasciato al pelle tra l’8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945 ignoravano prevalentemente due cose:
- La mafia
- I poteri forti
Quando la seconda guerra mondiale finisce, in Italia continua un’altra guerra, la guerra di mafia. Per rendersene conto basta dare un occhiata al seguente elenco dei caduti per mafia:
http://progettolegalita.it/it/prodotti_ ... _mafia.php
“Chi non conosce la storia è costretto a riviverla” sta scritto all’ingresso del campo di sterminio di Auschwitz……..
“Chi non conosce la storia è costretto a riviverla” è stata una frase ripetuta più volte da Primo Levi, (Torino, 31 luglio 1919 – Torino, 11 aprile 1987) scrittore, partigiano, chimico e poeta italiano, autore di racconti,memorie, poesie e romanzi.
Partigiano antifascista, nel 1943 venne catturato dai nazifascisti e quindi, nel febbraio dell'anno successivo, deportato nel campo di concentramento di Auschwitz in quanto ebreo.
“Chi non conosce la storia è costretto a riviverla” campeggia nella premessa del libro “La storia del Terzo Reich” di William Shirer.
Ma da noi, nel Bel Paese, non solo non conosciamo la storia ma anche quello che chi scorre davanti in tempo reale preferiamo non vederlo scegliendo l’indifferenza, per poi dolerci di quello che accade, preferendo questo adattamento di una poesia di Martin Niemöller
Quando i nazisti sono venuti a prendere gli zingari
ho taciuto
anzi, ero contento
perchè rubacchiavano
Quando sono venuti a prendere gli ebrei
ho taciuto
perchè non ero ebreo
e mi stavano anche antipatici
Quando sono venuti a prendere gli omosessuali
ho taciuto
e ne fui sollevato...
perchè mi erano fastidiosi
Quando sono venuti a prendere i comunisti
ho taciuto
non ero certo un comunista!
E quando sono venuti a prendere...
me
non c'era rimasto
nessuno
che potesse protestare...
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