La vicenda FIAT
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Re: La vicenda FIAT
Marchionne vuole portare la classe operaia1880 -1993
Cento anni di lotte operaie ai primi anni del 900
Questo è il suo obiettivo.
La Fiat era in Fallimento quando l'ha presa in mano lui.
In compenso la famiglia Agnelli i guadagni li portavano all'estero.La figlia di Gianni Agnelli con L'eredità scopri dove si trovarono capitali all'estero.Quindi voleva la sua parte anche di quelli.Lo hanno fatto pure Senatore.
Ciao
Paolo11
Cento anni di lotte operaie ai primi anni del 900
Questo è il suo obiettivo.
La Fiat era in Fallimento quando l'ha presa in mano lui.
In compenso la famiglia Agnelli i guadagni li portavano all'estero.La figlia di Gianni Agnelli con L'eredità scopri dove si trovarono capitali all'estero.Quindi voleva la sua parte anche di quelli.Lo hanno fatto pure Senatore.
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Re: La vicenda FIAT
«Gli Agnelli e l’eredità Guerra per soldi e potere»
Gigi Moncalvo domani a Pavia racconterà le lotte della famiglia
di Donatella Zorzetto
PAVIA
Una storia che supera le generazioni, quasi un romanzo per la capacità che ha di catturare l’attenzione grazie a colpi di scena che vanno al di là dell’immaginazione. Gigi Moncalvo, giornalista e scrittore, ha dedicato alla storia della famiglia Agnelli due anni di ricerche accuratissime. Ne è uscito un libro che ha rischiato di non essere mai pubblicato. Non fosse stato per l’idea, balenata all’autore, di cedere ad un quotidiano alcuni capitoli per scriverne un’anticipazione. Il libro si intitola “I lupi & gli agnelli. Ombre e misteri della famiglia più potente d’Italia” (Vallecchi). Per Moncalvo, che lo presenterà domani alle 18 in S. Maria Gualtieri insieme dell’assessore comunale alla Cultura Gianmarco Centinaio, è una sfida. La prima di una serie.
Tutto è nato da un’iniziativa giudiziaria sull’eredità di Gianni Agnelli?
«Esatto. Tutto è iniziato nel maggio 2007, quando Margherita Agnelli, figlia di Gianni, depositò al Tribunale di Torino una citazione nei confronti di Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens e Siegfried Maron, da lei ritenuti gestori dei beni del padre, per ottenere il rendiconto del patrimonio estero che si supponeva fosse stato occultato alle due legittime eredi. Margherita ha perso la causa in primo grado, e ora si sta svolgendo il processo d’appello».
Ma questo non è il solo processo in corso...
«Ce ne sono altri due in Svizzera. Il primo è stato intentato dalla madre Marella Agnelli contro la figlia Margherita, processo che non ha avuto sentenza; il secondo dalla stessa Margherita contro il suo avvocato Emanuele Gamna, che alla fine le ha dovuto restituire parte della parcella perchè ritenuta dai giudici eccessiva. In più, contro Gamna, la Procura della Repubblica di Milano ha avviato un’inchiesta sulla base di una serie di esposti ricevuti».
Cosa chiede Margherita Agnelli?
«La sua tesi è che a lei e a sua madre sia stata nascosta una parte del denaro che fa parte dell’eredità lasciata da suo padre».
Ci spiega come le è nata la voglia di scrivere questo libro?
«Mi ha colpito il clamore della notizia diffusa nel maggio del 2007: faceva sensazione il fatto che la famiglia Agnelli denunciasse due consulenti del padre e del Family office di Zurigo. Un fatto, questo, che avrebbe potuto rimettere in dubbio l’azionariato della Fiat e tutta la catena di comando. Me ne sono occupato per due anni perchè avevo certezza che la vicenda sarebbe stata trattata dai giornali ma dalla parte degli Agnelli, mentre pensavo che ci fosse un vasto territorio da esplorare sul versante opposto».
Un libro difficile...
«Sì. Doveva uscire con la casa editrice Longanesi, ma un intervento di Torino lo fermò. Ad agosto 2009 ci fu una svolta».
Cioè?
«L’Agenzia delle entrate annunciò che era stata avviato un accertamento a carico degli Agnelli. Indagine che si è chiusa di recente con una multa di 80 milioni di euro a carico di Marella Agnelli e di 11 milioni per Margherita. Nel 2009 diedi ad un quotidiano alcuni capitoli per la pubblicazione e il libro si sbloccò».
Dalle sue pagine emergono le due facce di una famiglia tanto potente quanto travagliata...
«Ci sono due aspetti da rilevare. Da una parte la terribile situazione familiare di una figlia, Margherita, che va contro la madre; dall’altra quella dei tre figli di primo letto di Margherita, John, Lapo e Ginevra Elkann, che agiscono contro la madre e i loro cinque fratelli. In più abbiamo John che in pratica segue non sua madre ma le due persone che gli garantiscono il potere, ossia gabetti e Grande Stevens. Il secondo aspetto è politico-sociale: per anni gli italiani hanno pagato alla Fiat attraverso lo Stato miliardi sotto forma di cassa integrazione, rottamazioni, regali come l’Alfa Romeo. Intanto gli Agnelli portavano i soldi li all’estero.
E’ certo?
«Certissimo, perchè nell’accordo siglato a Ginevra risulta che l’eredità lasciata da Agnelli in italia sia di 218 milioni di euro, mentre all’estero il patto firmato tra Margherita e Marella riguarda la consegna alla prima di beni per 1,5 miliardi di euro. Ciò vuol dire che la somma ammontava al doppio. Inoltre Margherita sostiene che ci siano beni per altri 2 miliardi di euro da qualche parte.
Definiamola una strenua lotta tra consaguinei...
«Una lotta colossale tra una figlia che ritiene di essere stata in qualche modo defraudata e un potente meccanismo e apparato guidato da suo figlio e da sua madre. Tra l’altro Marella Agnelli potrebbe averne vantaggio perchè se venisse trovato il presunto patrimonio nascosto potrebbe incassarne la metà. Quindi c’è di tutto: soldi, rancori, affetti, ma soprattutto potere perchè ciò potrebbe rimettere in gioco la governance del gruppo Fiat».
Ma un patrimonio occultato da chi?
«Margherita non lancia accuse, semplicemente ha chiesto il rendiconto dei beni a coloro che riteneva gli amministratori del gigantesco patrimonio di suo padre. Parliamo di 1.400 società».
Si sommano rancori e gelosie di vecchia data...
«Partiamo dal concetto che è difficile avere un padre come Gianni Agnelli, così come per lui è stato difficile farlo. Ci sono vicende che derivano da questa difficoltà di rapporti: non dimentichiamo che Margherita è la sorella di Edoardo, morto suicida. E lei è stata tenuta ai margini della famiglia. Perciò si è arrabbiata, perchè al vertice del potere non c’è un Agnelli ma un Elkann. Poi vanno considerati i rapporti con la madre Marella e i figli John e Lapo: quest’ultimo con la tragedia sfiorata a Torino, e il primo che si è schierato contro la madre Margherita. Partendo da un assunto terribile».
Quale?
«Che i panni sporchi non sono stati lavati in famiglia, ma sui giornali».
Perchè?
«Per mantenere il potere. Anche a costo di compiere gesti estremi».
Ad esempio?
«Margherita in seconde nozze ha sposato un signore che si chiama Serge De Pahlen, che era capo della Fiat in Unione Sovietica. Quando Margherita firmò l’accordo con la madre lo fece per avere pace in famiglia. Ma una settimana dopo, nel marzo 2004, arrivò una lettera di licenziamento per De Pahlen. E da chi era firmata? Dal figliastro John.
Il motivo?
«Temeva che la madre mettesse lui a capo della Fiat».
Nel libro lei racconta indiscrezioni che rendono l’idea di quei rapporti avvelenati
«Riporto il dialogo significativo, avvenuto accanto a Lapo in ospedale a Torino al risveglio dal coma. Parlo di quando Margherita venne a sapere per caso che suo figlio john stava per sposare la principessa Borromeo, e il suo nome non compareva tra le partecipazioni. Racconto anche del suo mancato invito al battesimo dei nipotini Oceano e Leone e infine di quando, nel 2010, al matrimonio di Ginevra Elkan a Marrakech, al momento dello scambio del segno della pace, a Margherita nessuno ha toccato la mano. C’è poi una regola tremenda...».
Quale?
«Che le donne non devono assolutamente comandare. L’ha stabilita il nonno. La battaglia di Margherita è contro questo tipo di regola».
Come finirà?
«Andremo avanti all’infinto ma con personaggi che, vista l’età, scompariranno. Quando verrà a mancare Marella la sua eredità per metà dovrà finire alla figlia. E saremo da capo».
..............................
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Paolo11
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Una storia che supera le generazioni, quasi un romanzo per la capacità che ha di catturare l’attenzione grazie a colpi di scena che vanno al di là dell’immaginazione. Gigi Moncalvo, giornalista e scrittore, ha dedicato alla storia della famiglia Agnelli due anni di ricerche accuratissime. Ne è uscito un libro che ha rischiato di non essere mai pubblicato. Non fosse stato per l’idea, balenata all’autore, di cedere ad un quotidiano alcuni capitoli per scriverne un’anticipazione. Il libro si intitola “I lupi & gli agnelli. Ombre e misteri della famiglia più potente d’Italia” (Vallecchi). Per Moncalvo, che lo presenterà domani alle 18 in S. Maria Gualtieri insieme dell’assessore comunale alla Cultura Gianmarco Centinaio, è una sfida. La prima di una serie.
Tutto è nato da un’iniziativa giudiziaria sull’eredità di Gianni Agnelli?
«Esatto. Tutto è iniziato nel maggio 2007, quando Margherita Agnelli, figlia di Gianni, depositò al Tribunale di Torino una citazione nei confronti di Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens e Siegfried Maron, da lei ritenuti gestori dei beni del padre, per ottenere il rendiconto del patrimonio estero che si supponeva fosse stato occultato alle due legittime eredi. Margherita ha perso la causa in primo grado, e ora si sta svolgendo il processo d’appello».
Ma questo non è il solo processo in corso...
«Ce ne sono altri due in Svizzera. Il primo è stato intentato dalla madre Marella Agnelli contro la figlia Margherita, processo che non ha avuto sentenza; il secondo dalla stessa Margherita contro il suo avvocato Emanuele Gamna, che alla fine le ha dovuto restituire parte della parcella perchè ritenuta dai giudici eccessiva. In più, contro Gamna, la Procura della Repubblica di Milano ha avviato un’inchiesta sulla base di una serie di esposti ricevuti».
Cosa chiede Margherita Agnelli?
«La sua tesi è che a lei e a sua madre sia stata nascosta una parte del denaro che fa parte dell’eredità lasciata da suo padre».
Ci spiega come le è nata la voglia di scrivere questo libro?
«Mi ha colpito il clamore della notizia diffusa nel maggio del 2007: faceva sensazione il fatto che la famiglia Agnelli denunciasse due consulenti del padre e del Family office di Zurigo. Un fatto, questo, che avrebbe potuto rimettere in dubbio l’azionariato della Fiat e tutta la catena di comando. Me ne sono occupato per due anni perchè avevo certezza che la vicenda sarebbe stata trattata dai giornali ma dalla parte degli Agnelli, mentre pensavo che ci fosse un vasto territorio da esplorare sul versante opposto».
Un libro difficile...
«Sì. Doveva uscire con la casa editrice Longanesi, ma un intervento di Torino lo fermò. Ad agosto 2009 ci fu una svolta».
Cioè?
«L’Agenzia delle entrate annunciò che era stata avviato un accertamento a carico degli Agnelli. Indagine che si è chiusa di recente con una multa di 80 milioni di euro a carico di Marella Agnelli e di 11 milioni per Margherita. Nel 2009 diedi ad un quotidiano alcuni capitoli per la pubblicazione e il libro si sbloccò».
Dalle sue pagine emergono le due facce di una famiglia tanto potente quanto travagliata...
«Ci sono due aspetti da rilevare. Da una parte la terribile situazione familiare di una figlia, Margherita, che va contro la madre; dall’altra quella dei tre figli di primo letto di Margherita, John, Lapo e Ginevra Elkann, che agiscono contro la madre e i loro cinque fratelli. In più abbiamo John che in pratica segue non sua madre ma le due persone che gli garantiscono il potere, ossia gabetti e Grande Stevens. Il secondo aspetto è politico-sociale: per anni gli italiani hanno pagato alla Fiat attraverso lo Stato miliardi sotto forma di cassa integrazione, rottamazioni, regali come l’Alfa Romeo. Intanto gli Agnelli portavano i soldi li all’estero.
E’ certo?
«Certissimo, perchè nell’accordo siglato a Ginevra risulta che l’eredità lasciata da Agnelli in italia sia di 218 milioni di euro, mentre all’estero il patto firmato tra Margherita e Marella riguarda la consegna alla prima di beni per 1,5 miliardi di euro. Ciò vuol dire che la somma ammontava al doppio. Inoltre Margherita sostiene che ci siano beni per altri 2 miliardi di euro da qualche parte.
Definiamola una strenua lotta tra consaguinei...
«Una lotta colossale tra una figlia che ritiene di essere stata in qualche modo defraudata e un potente meccanismo e apparato guidato da suo figlio e da sua madre. Tra l’altro Marella Agnelli potrebbe averne vantaggio perchè se venisse trovato il presunto patrimonio nascosto potrebbe incassarne la metà. Quindi c’è di tutto: soldi, rancori, affetti, ma soprattutto potere perchè ciò potrebbe rimettere in gioco la governance del gruppo Fiat».
Ma un patrimonio occultato da chi?
«Margherita non lancia accuse, semplicemente ha chiesto il rendiconto dei beni a coloro che riteneva gli amministratori del gigantesco patrimonio di suo padre. Parliamo di 1.400 società».
Si sommano rancori e gelosie di vecchia data...
«Partiamo dal concetto che è difficile avere un padre come Gianni Agnelli, così come per lui è stato difficile farlo. Ci sono vicende che derivano da questa difficoltà di rapporti: non dimentichiamo che Margherita è la sorella di Edoardo, morto suicida. E lei è stata tenuta ai margini della famiglia. Perciò si è arrabbiata, perchè al vertice del potere non c’è un Agnelli ma un Elkann. Poi vanno considerati i rapporti con la madre Marella e i figli John e Lapo: quest’ultimo con la tragedia sfiorata a Torino, e il primo che si è schierato contro la madre Margherita. Partendo da un assunto terribile».
Quale?
«Che i panni sporchi non sono stati lavati in famiglia, ma sui giornali».
Perchè?
«Per mantenere il potere. Anche a costo di compiere gesti estremi».
Ad esempio?
«Margherita in seconde nozze ha sposato un signore che si chiama Serge De Pahlen, che era capo della Fiat in Unione Sovietica. Quando Margherita firmò l’accordo con la madre lo fece per avere pace in famiglia. Ma una settimana dopo, nel marzo 2004, arrivò una lettera di licenziamento per De Pahlen. E da chi era firmata? Dal figliastro John.
Il motivo?
«Temeva che la madre mettesse lui a capo della Fiat».
Nel libro lei racconta indiscrezioni che rendono l’idea di quei rapporti avvelenati
«Riporto il dialogo significativo, avvenuto accanto a Lapo in ospedale a Torino al risveglio dal coma. Parlo di quando Margherita venne a sapere per caso che suo figlio john stava per sposare la principessa Borromeo, e il suo nome non compareva tra le partecipazioni. Racconto anche del suo mancato invito al battesimo dei nipotini Oceano e Leone e infine di quando, nel 2010, al matrimonio di Ginevra Elkan a Marrakech, al momento dello scambio del segno della pace, a Margherita nessuno ha toccato la mano. C’è poi una regola tremenda...».
Quale?
«Che le donne non devono assolutamente comandare. L’ha stabilita il nonno. La battaglia di Margherita è contro questo tipo di regola».
Come finirà?
«Andremo avanti all’infinto ma con personaggi che, vista l’età, scompariranno. Quando verrà a mancare Marella la sua eredità per metà dovrà finire alla figlia. E saremo da capo».
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Re: La vicenda FIAT
>>compresi quelli del PD che li lasciano lì a danneggiare l'immagine del partito
Gia`.
Ma che potrai mai aspettarti da un partito cosi`?
Posso persino capire che non si condividano alcuni "mezzi" usati dalla FIOM.
Ogni partito laburista/socialdemocratico ha sempre avuto i suoi problemi con le frange piu` estreme del sindacato.
Ma solo il PD e` arrivato all'estremo politico, da movimento progressista, di accettare il liberismo selvaggio
come norma contribuendo al tempo stesso a perseguitare la minoranza sindacale rumorosa che fa proseliti
fra la sua stessa base.
Pazzesco.
Semplicemente pazzesco.
E io dovrei votare questi stolti irresponsabili?
Che adesso si dividono pure su un pupazzo come Renzi?
Ci manca solo che si scaglino contro Obama preferendo "il moderato Romney", e poi siamo a posto.
Bah.
soloo42000
Gia`.
Ma che potrai mai aspettarti da un partito cosi`?
Posso persino capire che non si condividano alcuni "mezzi" usati dalla FIOM.
Ogni partito laburista/socialdemocratico ha sempre avuto i suoi problemi con le frange piu` estreme del sindacato.
Ma solo il PD e` arrivato all'estremo politico, da movimento progressista, di accettare il liberismo selvaggio
come norma contribuendo al tempo stesso a perseguitare la minoranza sindacale rumorosa che fa proseliti
fra la sua stessa base.
Pazzesco.
Semplicemente pazzesco.
E io dovrei votare questi stolti irresponsabili?
Che adesso si dividono pure su un pupazzo come Renzi?
Ci manca solo che si scaglino contro Obama preferendo "il moderato Romney", e poi siamo a posto.
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Re: La vicenda FIAT
Su TG com24 scorreva la notizia di Bersani e Renzi parliamoci.
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Re: La vicenda FIAT
http://www.repubblica.it/economia/2012/ ... ef=HREC1-3
Poi se lo chiami sfruttatore si arrabbia, capito?
Poi se lo chiami sfruttatore si arrabbia, capito?
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: La vicenda FIAT
qualcuno lo dica a Cialtronne...
Piech (VW): estendere anche in Italia piano assunzioni.
Pubblicato il domenica, 11 novembre 2012 da Cesare Damiano .
Ferdinand Piech, presidente del consiglio di sorveglianza della Volkswagen,
ha rilasciato un’intervista al domenicale Bild am Sonntag, dove ha annunciato di voler estendere anche all’Italia il programma di assunzioni,
già varato in Spagna e Portogallo, dedicato ai giovani laureati italiani disoccupati,
ai quali intende offrire prospettive di lavoro.
“Sapere che il colosso di Wolfsburg guardi ai giovani e alle giovani italiani per offrire loro opportunità di crescita e di occupazione, è un ottimo segnale.
Si riconosce ai nostri giovani competenza e merito in un settore che vive di futuro e di innovazione ma che vede nell’Italia una tradizione e una competenza che non ha pari – dice Cesare Damiano,
Presidente dell’Associazione Lavoro&Welfare.
Lo seguono i giovani dell’Associazione :
“La notizia che si possa ancora contare in aziende virtuose come la Volkswagen,
che vedono nei giovani italiani una risorsa preziosa sulla quale investire, è per noi una boccata di ossigeno.
Sapere – proseguono – che il suo Presidente abbia a cuore la disoccupazione di alcuni Paesi europei, così come la competitività delle imprese europee, è un segnale ancora più significativo.
Ci piacerebbe che anche in Italia si creassero delle situazioni come queste e quindi che la politica aiutasse il sistema industriale e,
più in generale il sistema di imprese, a puntare sull’innovazione, sulla conoscenza e sulla competenza.”
http://cesaredamiano.wordpress.com/2012 ... ssunzioni/
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Re: La vicenda FIAT
Recuperi
Nanni Moretti - Aprile - D'Alema dì qualcosa di Sinistra
http://www.youtube.com/watch?v=zOVg4qwrugU
Dall’Unità 13.11.12
D’Alema: «Solo una mente malata può licenziare i 19»
Ieri l’ex premier a Pomigliano. Affollata assemblea alla sede del Pd
Per la prima volta dopo il referendum del 2010 si sono confrontati i segretari dei sindacati divisi da quel voto
di Massimo Franchi
«Solo una mente malata può aver pensato che per attuare la sentenza della Corte d'Appello di Roma si dovevano licenziare altri lavoratori per assumere quelli discriminati». Da Pomigliano Massimo D’Alema attacca Sergio Marchionne. A quasi due anni e mezzo dal traumatico referendum che divise in due i lavoratori della fabbrica e il mondo sindacale (un referendum in cui lo stesso D’Alema sostenne che «la priorità è la difesa del lavoro» e il salvataggio di «una realtà produttiva»), l’ex premier è tornato nella cittadina campana e ha incontrato i lavoratori dello stabilimento che produce la Panda. Proprio ieri sono tornati al lavoro i 2.146 riassunti della newco Fabbrica Italia Pomigliano dopo lo stop per la cassa integrazione (che tornerà comunque dal 26 novembre al 9 dicembre).
Un piccolo miracolo la visita di Massimo D’Alema a Pomigliano l’ha prodotto. Nella sala strapiena della ex Casa del Popolo, ora sede del Pd, invitato dal giovanissimo segretario cittadino Michele Tufano, per la prima volta dai giorni del referendum che ha diviso la città, in un incontro pubblico non televisivo sono tornati a confrontarsi i sindacalisti di parti avverse. Se nei giorni scorsi la sede della Uilm è stata oggetto di due diversi attacchi (sabato scorso durante la manifestazione di studenti e Cobas è stata imbrattata di scritte con spray rosso), ieri pomeriggio sono intervenuti il segretario Uilm della Campania Giovanni Sgambati, il responsabile Mezzogiorno della Fiom Massimo Brancato e il segretario della Cisl Napoli Giampiero Tibaldi. Le posizioni sono ancora lontanissime, ma già il fatto di essersi confrontati con rispetto è un passo avanti rispetto al clima di grande tensione che si vive in città.
«SERVE L’UNITÀ SINDACALE»
E proprio all’unità sindacale D’Alema ha dedicato un passaggio del suo intervento. «Auspico che si ritrovi perché le sfide cui si va incontro, richiedono l’unità sindacale e dei lavoratori per incalzare l’azienda in attesa della scadenza di luglio della cassa integrazione per i lavoratori dello stabilimento Fiat». Tornando ai giorni del referendum, D’Alema ha detto: «Sia chi ha firmato l’accordo, sia chi non l’ha fatto, ha agito in buona fede, nell'interesse dei lavoratori», ma «solo uniti si può affrontare il futuro pieno di sfide». Per il futuro «la Fiat deve dire cosa vuole fare: non si può interferire con gli investimenti di un'azienda privata, ma il Lingotto ha un debito di riconoscenza verso questo Paese». , mentre sulla situazione industriale del Sud, D’Alema ha rilanciato: «Quanto si investe nel Mezzogiorno è un tema essenziale, abbiamo un apparato industriale da salvare. O c’è capacità di promuovere nuovi investimenti, non solo pubblici e non solo nei settori industriali oppure i dati della disoccupazione saliranno e dovremo cercare solo di difenderci».
Il deputato del Pd è il primo politico sceso a Pomigliano. «Non sono qui per le primarie ma per i lavoratori. Ho già incontrato i lavoratori della Fincantieri, dell'Irisbus ha aggiunto è da quando faccio politica che incontro i lavoratori. Per me ha concluso è una cosa normale».
Domani invece a Pomigliano è prevista la manifestazione della Fiom in occasione dello sciopero generale nell’ambito della protesta del sindacato europeo. Diversa, ma non in contrapposizione con quella fissata in precedenza a Napoli con la segretaria conferale Elena Lattuada, davanti allo stabilimento Giambattista Vico si ritroveranno Maurizio Landini, Nichi Vendola, Antonio Di Pietro, Stefano Fassina e il professor Stefano Rodotà, che dopo il corteo, parlerà dal palco in piazza Primavera, nel centro città.
Nanni Moretti - Aprile - D'Alema dì qualcosa di Sinistra
http://www.youtube.com/watch?v=zOVg4qwrugU
Dall’Unità 13.11.12
D’Alema: «Solo una mente malata può licenziare i 19»
Ieri l’ex premier a Pomigliano. Affollata assemblea alla sede del Pd
Per la prima volta dopo il referendum del 2010 si sono confrontati i segretari dei sindacati divisi da quel voto
di Massimo Franchi
«Solo una mente malata può aver pensato che per attuare la sentenza della Corte d'Appello di Roma si dovevano licenziare altri lavoratori per assumere quelli discriminati». Da Pomigliano Massimo D’Alema attacca Sergio Marchionne. A quasi due anni e mezzo dal traumatico referendum che divise in due i lavoratori della fabbrica e il mondo sindacale (un referendum in cui lo stesso D’Alema sostenne che «la priorità è la difesa del lavoro» e il salvataggio di «una realtà produttiva»), l’ex premier è tornato nella cittadina campana e ha incontrato i lavoratori dello stabilimento che produce la Panda. Proprio ieri sono tornati al lavoro i 2.146 riassunti della newco Fabbrica Italia Pomigliano dopo lo stop per la cassa integrazione (che tornerà comunque dal 26 novembre al 9 dicembre).
Un piccolo miracolo la visita di Massimo D’Alema a Pomigliano l’ha prodotto. Nella sala strapiena della ex Casa del Popolo, ora sede del Pd, invitato dal giovanissimo segretario cittadino Michele Tufano, per la prima volta dai giorni del referendum che ha diviso la città, in un incontro pubblico non televisivo sono tornati a confrontarsi i sindacalisti di parti avverse. Se nei giorni scorsi la sede della Uilm è stata oggetto di due diversi attacchi (sabato scorso durante la manifestazione di studenti e Cobas è stata imbrattata di scritte con spray rosso), ieri pomeriggio sono intervenuti il segretario Uilm della Campania Giovanni Sgambati, il responsabile Mezzogiorno della Fiom Massimo Brancato e il segretario della Cisl Napoli Giampiero Tibaldi. Le posizioni sono ancora lontanissime, ma già il fatto di essersi confrontati con rispetto è un passo avanti rispetto al clima di grande tensione che si vive in città.
«SERVE L’UNITÀ SINDACALE»
E proprio all’unità sindacale D’Alema ha dedicato un passaggio del suo intervento. «Auspico che si ritrovi perché le sfide cui si va incontro, richiedono l’unità sindacale e dei lavoratori per incalzare l’azienda in attesa della scadenza di luglio della cassa integrazione per i lavoratori dello stabilimento Fiat». Tornando ai giorni del referendum, D’Alema ha detto: «Sia chi ha firmato l’accordo, sia chi non l’ha fatto, ha agito in buona fede, nell'interesse dei lavoratori», ma «solo uniti si può affrontare il futuro pieno di sfide». Per il futuro «la Fiat deve dire cosa vuole fare: non si può interferire con gli investimenti di un'azienda privata, ma il Lingotto ha un debito di riconoscenza verso questo Paese». , mentre sulla situazione industriale del Sud, D’Alema ha rilanciato: «Quanto si investe nel Mezzogiorno è un tema essenziale, abbiamo un apparato industriale da salvare. O c’è capacità di promuovere nuovi investimenti, non solo pubblici e non solo nei settori industriali oppure i dati della disoccupazione saliranno e dovremo cercare solo di difenderci».
Il deputato del Pd è il primo politico sceso a Pomigliano. «Non sono qui per le primarie ma per i lavoratori. Ho già incontrato i lavoratori della Fincantieri, dell'Irisbus ha aggiunto è da quando faccio politica che incontro i lavoratori. Per me ha concluso è una cosa normale».
Domani invece a Pomigliano è prevista la manifestazione della Fiom in occasione dello sciopero generale nell’ambito della protesta del sindacato europeo. Diversa, ma non in contrapposizione con quella fissata in precedenza a Napoli con la segretaria conferale Elena Lattuada, davanti allo stabilimento Giambattista Vico si ritroveranno Maurizio Landini, Nichi Vendola, Antonio Di Pietro, Stefano Fassina e il professor Stefano Rodotà, che dopo il corteo, parlerà dal palco in piazza Primavera, nel centro città.
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Re: La vicenda FIAT
FIAT: a Mirafiori vince il sì con il 54%. Decisivo voto degli impiegati.La famosa votazione.
Come è noto da sempre gli impiegati di una industria sono sempre stati dalla parte del Titolare o del direttore dove vi sono.
Anche loro sono sempre stati una piccola casta, oggi pagano le conseguenze come gli operai.
Ciao
Paolo11
Come è noto da sempre gli impiegati di una industria sono sempre stati dalla parte del Titolare o del direttore dove vi sono.
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Re: La vicenda FIAT
c'è chi promette investimenti e non li fa (Cialtronne)
e chi invece non li promette...ma li fa:
e chi invece non li promette...ma li fa:
vendiamo la FIAT a VW...prima che sia troppo tardi.
Volkswagen sfida la crisi dell'auto.
Investimenti per 50 mld in tre anni.
Il colosso tedesco ha annunciato il più grande e più costoso piano di sviluppo della sua storia a cui si aggiungono 10 miliardi di spese previste in Cina.
Progetto applaudito anche dal potente sindacato IgMetall.
http://www.repubblica.it/economia/2012/ ... f=HREC1-10
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Re: La vicenda FIAT
Fiat Industrial dice addio all'Italia.
In Olanda benefici per gli Agnelli.
Dopo il via libera alla fusione con Cnh il colosso del Lingotto si traferisce nei Paesi Bassi a caccia di agevolazioni fiscali e societarie nell'interesse degli azionisti di maggioranza.
Via libera all'operazione dal comitato di indipendenti.
http://www.repubblica.it/economia/finan ... ef=HREC1-6
una vergogna.
davvero,
a questo punto la FIAT dovrebbe essere sottoposta a sequestro di Stato.
Chi c’è in linea
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