La truffa della flexsecurity all'italiana.

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mariok

La truffa della flexsecurity all'italiana.

Messaggio da mariok »

La cosiddetta riforma dell'art. 18 è alle battute finali.

Siamo dunque vicini alla conclusione di un lungo periodo di discussioni, talvolta accese, polemiche, lacerazioni, che hanno attraversato in particolar modo il Partito Democratico soprattutto ad opera di coloro che mi permisi di definire, nel vecchio forum, "i liberisti di noantri".

Al di là delle questioni di principio, più o meno condivisibili, intorno all'art. 18 della legge 300, sulle questioni di "civiltà" dei rapporti sociali ed economici ad esso connesse, alla concezione del valore del diritto al lavoro e della sua "monetizzazione", ho sempre sostenuto che in realtà il dibattito e lo scontro tra le posizioni era viziato da una profonda mistificazione e da una chiara mala fede da parte dei sostenitori di improbabili modelli nord-europei.

Per aver affermato che le tesi del prof. Ichino, a prescindere dal giudizio di merito sulle soluzioni prospettate, erano viziate da un'incontestabile dose di mala fede, tendente a prospettare un "paradiso" alternativo esplicitamente ispirato al cosiddetto modello danese (modello più volte richiamato dal professore nei suoi numerosi interventi e documenti), pur nella consapevolezza che per motivi di incompatibilità finanziarie, sociali e culturali con il contesto nostrano, esso era in realtà altamente improbabile e scarsamente credibile, fui minacciato di essere "bannato" dal forum.

Oggi, nel momento della resa dei conti, i termini delle questioni sono più chiari e concreti e gli spazi per le mistificazioni notevolmente più ridotti.

Per parlare in termini semplici di una problematica ostica e complessa, facciamo l'esempio tra ciò che accadrebbe, secondo il modello danese-Ichino ad un lavoratore licenziato per "motivi economici" (quindi non disciplinari o discriminatori) e ciò che è previsto dall'attuale formulazione della riforma Fornero dell'art. 18.

Nel primo caso, a detta di Ichino, al lavoratore spetterebbe:

- un'indennità di preavviso pari almeno a tante mensilità per quanti sono gli anni di anzianità fino ad un massimo di 12;

- un’indennità di licenziamento pari a tanti dodicesimi della retribuzione lorda complessivamente goduta nell’ultimo anno di lavoro, quanti sono gli anni compiuti di anzianità di servizio in azienda oltre i dodici coperti dall'indennità di cui al punto precedente;

- l’erogazione a cura e spese del datore di lavoro di un trattamento complementare per il periodo di disoccupazione effettiva e involontaria, tale che il trattamento complessivo ammonti al 90 per cento dell’ultima retribuzione per il primo anno, all’80 per cento per il secondo e al 70 per cento per il terzo;

- l’erogazione di assistenza intensiva nella ricerca della nuova occupazione, "secondo le migliori tecniche del settore";

- la predisposizione di iniziative di formazione o riqualificazione professionale mirate a sbocchi occupazionali "appropriati in relazione alle capacità del lavoratore".

Quando il lavoratore abbia maturato venti anni di anzianità di servizio e non abbia ancora maturato il diritto al pensionamento di vecchiaia, il licenziamento motivato con esigenze oggettive si presume dettato da intendimento di discriminazione in ragione dell’età, salva prova del giustificato motivo economico, tecnico od organizzativo, della quale il datore di lavoro è onerato in giudizio.

Passando dal "paradiso danese" all'inferno italiano, tutto ciò si riduce, secondo la "riforma Fornero" ad un assegno pari al 70% della retribuzione fino ad un massimo di 1.119 € mensili per la durata di un anno, prorogabile fino a 18 messi per i lavoratori di età superiore ai 55 anni (!).

Solo nel caso in cui il lavoratore intenti causa contro il datore di lavoro e venga riconosciuta l'illeggittimità del licenziamento per assenza di motivi oggettivi, si vedrebbe riconosciuto (forse dopo almeno tre anni di cause) un indennizzo compreso tra le 15 e le 27 mensilità.

Di fronte ad una tale schifezza, una qualunque persona in buona fede, al posto del prof. Ichino prenderebbe le distanze mettendo ben in evidenza che "la sua riforma" nulla ha a che vedere con questa clamorosa truffa contrabbandata per flexsecurity all'amatriciana.

Ed invece, l'esimio professore, mentre il suo partito per bocca del segretario cerca di porre uno stop, si affretta a scrivere sul Corriere del 22 marzo una lettera in cui definisce la riforma "molto imperfetta" ma che "va nella direzione giusta", declassando le voragini sopra evidenziate come "qualche difetto" nell'ambito di un progetto che "tende ad allineare il nostro sistema di protezione del lavoro a quelli dei nostri maggiori partner europei".

Qui evidentemente non siamo in presenza di una contrapposizione tra diverse visioni politiche e culturali, ma alla truffa bella e buona che come tale andrebbe trattata.
shiloh
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Re: La truffa della flexsecurity all'italiana.

Messaggio da shiloh »

mariok ha scritto:
...Qui evidentemente non siamo in presenza di una contrapposizione tra diverse visioni politiche e culturali, ma alla truffa bella e buona che come tale andrebbe trattata.

il reato di falso in bilancio è già stato depenalizzato dai bananas,di cui Ichino...forse incosciamente, fa sicuramente parte.
;)

apparte la battuta:
davvero una bella riflessione la tua.
complimenti per la lucidità e la razionalità di esposizione.
ergo,
mi permetto quindi di metterne una copia anche nell'argomento art.18.
perchè non vorrei che andasse a finire nel dimenticatoio...

aloha.
Ultima modifica di shiloh il 23/03/2012, 11:07, modificato 1 volta in totale.
peanuts
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Iscritto il: 21/02/2012, 22:29

Re: La truffa della flexsecurity all'italiana.

Messaggio da peanuts »

Io vorrei capire esattamente cosa fa Bersani se la lasciano com'è.
Se Bersani dice "se non cambia non la votiamo" i vari neoliberisti (infiltrati) del Pd dovranno uscire allo scoperto, voteranno a favore e poi saranno costretti ad andarsene.
A quel punto:
- nel Pd resta chi può attrarre il voto della sinistra che non ci sta a subire
- quegli altri se ne andranno col terzo pollo e alle elezioni poi vedremo chi la spunterà

Ma Bersani, che fa?
Io vorrei un concetto chiaro che non si presti a interpretazioni.
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
Joblack
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Iscritto il: 21/02/2012, 22:08

Re: La truffa della flexsecurity all'italiana.

Messaggio da Joblack »

Oggi Monti ha prospettato la sua indisponibilità a modificare (introdurre il reintegro) il licenziamento per motivi economici.

Per cui essendo Monti a rappresentare il governo tutto, allora a questa rigidità bisogna rispondere con la sfiducia.

E' chiaro che la sfiducia metterà in chiara evidenza chi sono i franchi tiratori dentro il PD.

Meglio!

Sapremo in anticipo che questi deputati e senatori andranno via!

Non ci sono margini di trattative, nemmeno in parlamento.

E' giusto che il governo Monti se ne vada per questo importante motivo sociale, cioè quello di discriminare il diritto del lavoratore a favore del datore di lavoro.

Si vada a nuove elezioni, anche con la legge attuale, questo parlamento è ormai delegittimato.

un saluto
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)

‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
mariok

Re: La truffa della flexsecurity all'italiana.

Messaggio da mariok »

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di Marco Politi | 9 aprile 2012

Precari, svelato l’inganno

Non è una svolta. Per milioni di giovani precari è un inganno. Perché i piccoli passi in avanti, i timidi correttivi – depurati dalle proclamazioni buoniste su apprendistato e lavoro a tempo indeterminato – non riducono la piaga dei contratti atipici e lasciano ampi spazi allo sfruttamento creativo delle aziende.

Partiamo dai fatti. Per un ventennio le aziende hanno stravolto la flessibilità disegnata dalla legge Biagi. Spremendo milioni di giovani (e ormai non più giovani) in ruoli di pari lavoro e impari retribuzione rispetto ai dipendenti a tempo indeterminato “della scrivania accanto”: con peggiori compensi, peggiori tutele previdenziali, orari peggiori, zero diritti e spesso ampliamento non retribuito di mansioni. Quattro milioni di precari (dati 2011, Associazione Artigiani e Piccole Medie Imprese del Veneto) attendevano un immediato salto di qualità per compensi e tutele.

Succede invece che i precari delle finte partite Iva, ingaggiati in modo chiaramente subordinato, con una postazione in azienda, non sono immessi in organico, ma dovranno attendere 12 mesi per vedersi riconosciuti co.co.co.: il tempo utile alle aziende per “buttarli fuori”, secondo lo spirito di Emma Marcegaglia che all’idea di uno stop agli abusi minaccia minore occupazione.

Autorizzare tre apprendisti per due dipendenti a tempo indeterminato è una presa in giro: un invito a fabbricare altro lavoro precario. E ancora, prevedere 36 mesi di contratti successivi a tempo determinato per un precario, che (dopo tre anni meno un giorno!) potrà essere tranquillamente sostituito da un altro precario, è una beffa. Dal progetto sembra sparito il tetto ai licenziamenti individuali per “motivi oggettivi”. Così verranno aggirate le norme sui licenziamenti collettivi.

In tutta la vicenda il governo si è comportato come se dovesse mediare equidistante tra sindacati e imprenditori, invece di agire perché la sorte dei giovani in ingresso lavoro venisse subito migliorata. Un esempio? Sancire che dopo 36 mesi ogni prestazione continuata (in quanto tale) sia necessariamente coperta da un contratto a tempo indeterminato.

Intanto Monti dichiara ai quattro venti che il reintegro per licenziamenti economici ingiusti resterà “improbabile”. Felice notizia per i cinquantenni che saranno rottamati con vista sull’(irraggiungibile) pensione a sessantasette anni. Si era tanto parlato del triste divario tra protetti e non garantiti. Ora finalmente è ristabilita l’eguaglianza. Insicurezza spalmata per tutti.

Il Fatto Quotidiano, 8 Aprile 2012
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