La Questione Monti
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Re: La Questione Monti
"Non mi candido ...ma mi faccio candidare",
col mio (per ora) inesistente partitino fatto dal "nuovo che avanza" (Casini & Bonanni...)
sostenuto da fieri difensori dei ceti dei più deboli come Montezemolo e Marpionne,
Ichino e Giannino,
Fini e Italo Bocchino,
laico quanto basta per ricevere la standing ovation della CEI e da CL,
Monti non disdegnerebbe di comandare...ma a patto di non mettere il gioco la sua personale reputazione in una democratica battaglia elettorale.
Monti - scusate il francesismo- vorrebbe fare il gay...ma col culo degli altri.
Casini è pronto a dargli il suo.
Fini non ne parliamo.
Anche Ichino è già "in posizione" e gli ha pure scritto "l'agenda" nelle lunghe giornate passate sui banchi del senato...grazie al PD.
Manco si vergogna ,il nostro,di sputare nel piatto dove ha mangiato,ma tant'è:
i bananas ci hanno abituato a sopportare ben di peggio e questa gliela perdoniamo,sollevati nello spirito dalla sua dipartita.
Monti vuole dunque vincere,
ma senza partecipare,
anzi pare proprio che la sua intenzione sia di prendere la guida del carro vincente e vuole pure essere "invitato".
Che lo chieda ai portantini per vocazione alla Casini & C., è comprensibile.
Ma che lo chieda al leader del maggior partito italiano è semplicemente grottesco.
chissà se qualcuno gliel'ha fatto notare...
p.s.
buon cenone a tutti.
col mio (per ora) inesistente partitino fatto dal "nuovo che avanza" (Casini & Bonanni...)
sostenuto da fieri difensori dei ceti dei più deboli come Montezemolo e Marpionne,
Ichino e Giannino,
Fini e Italo Bocchino,
laico quanto basta per ricevere la standing ovation della CEI e da CL,
Monti non disdegnerebbe di comandare...ma a patto di non mettere il gioco la sua personale reputazione in una democratica battaglia elettorale.
Monti - scusate il francesismo- vorrebbe fare il gay...ma col culo degli altri.
Casini è pronto a dargli il suo.
Fini non ne parliamo.
Anche Ichino è già "in posizione" e gli ha pure scritto "l'agenda" nelle lunghe giornate passate sui banchi del senato...grazie al PD.
Manco si vergogna ,il nostro,di sputare nel piatto dove ha mangiato,ma tant'è:
i bananas ci hanno abituato a sopportare ben di peggio e questa gliela perdoniamo,sollevati nello spirito dalla sua dipartita.
Monti vuole dunque vincere,
ma senza partecipare,
anzi pare proprio che la sua intenzione sia di prendere la guida del carro vincente e vuole pure essere "invitato".
Che lo chieda ai portantini per vocazione alla Casini & C., è comprensibile.
Ma che lo chieda al leader del maggior partito italiano è semplicemente grottesco.
chissà se qualcuno gliel'ha fatto notare...
p.s.
buon cenone a tutti.
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Re: La Questione Monti
Lo Stato fa pagare 89 mila euro di Imu
al centro contro la leucemia dei bambini
La struttura d'eccellenza a Padova nata grazie alla generosità dei privati: «Potevamo finanziare un progetto triennale»
Caro Gesù Bambino, perché chi combatte le leucemie dei bambini paga l'Imu?». Se i piccoli in cura alla Città della Speranza di Padova scrivessero questa letterina l'Italia farebbe una figuraccia planetaria. Pare pazzesco ma è così: la «Torre della ricerca» tirata su con le donazioni private di migliaia di cittadini ha dovuto pagare 89.400 euro. Rubati ai laboratori, ai ricercatori, ai progetti scientifici.
Cosa sia la Città della Speranza i lettori del Corriere lo sanno. È un miracolo della generosità di tanti italiani che diciotto anni fa si tassarono per regalare al Policlinico di Padova, cioè al sistema sanitario pubblico che non riusciva a venire a capo di una ristrutturazione sempre più lenta e costosa, un intero padiglione di Oncoematologia pediatrica. Costruito, arredato e messo in funzione nel giro di 365 giorni. Unico ritardo, l'ascensore: otto mesi per il timbro burocratico del collaudo. Diventata via via il cuore pulsante della ricerca italiana del settore, con l'aggiunta di un day-hospital per 5.500 bambini l'anno, un pronto soccorso pediatrico, laboratori, un centro diagnostico, la banca dati nazionale delle leucemie infantili, la Città della Speranza si è lanciata tre anni fa in una nuova impresa. L'edificazione di quella «Torre della ricerca» che con i suoi 17 mila metri quadri di laboratori pronti a ospitare complessivamente 700 «camici bianchi», diventerà la più grande cittadella italiana della scienza. Concentrata soprattutto (i primi ospiti gratuiti saranno ad esempio gli scienziati del «Gaslini» di Genova che studiano il neuroblastoma) sulle malattie infantili. Costruita tutta con donazioni di privati. E messa a disposizione delle strutture pubbliche da cittadini che anche in questi giorni stanno raccogliendo offerte con banchetti allestiti tra i negozi di giocattoli, soldo su soldo, senza ricavare per se stessi neppure il rimborso della benzina.
Ne abbiamo già parlato qualche settimana fa. A proposito della rissa scoppiata intorno al trasferimento nella Torre di Ilaria Capua, che per prima isolò il virus dell'aviaria e mise la sua scoperta a disposizione di tutti i laboratori del mondo rinunciando alle danarose lusinghe delle grandi case farmaceutiche. Un braccio di ferro senza senso: di qua c'è il governatore Luca Zaia deciso a investire soldi regionali per mettere a disposizione della scienziata degli spazi nella Torre, di là le resistenze dell'Istituto zooprofilattico delle tre Venezie, che vorrebbe trattenere la Capua o al massimo lasciarla andar via provvisoriamente in attesa di costruire nuovi laboratori in proprio. Sono mesi che va avanti il braccio di ferro, avvelenato dalle voci maliziose su una guerra intestina dentro la Lega. E si fa sempre più concreto il rischio che la virologa, corteggiata da mezzo mondo e unica italiana inserita dall' Economist tra le persone più influenti del 2013 accanto al nuovo presidente cinese Xi Jinping o al creatore di Twitter Jack Dorsey, finisca per sbattere la porta e andarsene. Tirandosi dietro i migliori del suo staff e gli investimenti che le consentano di far lavorare una settantina di ricercatori. Cecità.
Che la ricerca non sia in cima ai pensieri di chi governa l'Italia da tanti anni, però, lo dimostra al di là di ogni dubbio il caso che dicevamo. Cioè l'importo stratosferico dell'Imu imposta alla «Torre» della Città della Speranza. Quando ha letto la cifra, la presidente della Fondazione, Stefania Fochesato, per poco sveniva: 89.400 euro. «È una somma pazzesca, pretesa da persone generose che da anni, magari perché colpiti da un lutto, cercano di supplire privatamente alle carenze delle strutture pubbliche. Che senso ha che lo Stato ci chieda tutti quei soldi, coi quali si potrebbe finanziare un progetto triennale?». «Abbiamo consultato tutti gli esperti e non c'è stato niente da fare. La legge è quella», spiega Franco Masello, che della Città della Speranza è l'anima storica, «Non capisco. Come non riesco a capire perché abbiamo dovuto pagare il 10% di Iva per costruire la struttura e addirittura il 21% per gli arredi e i macchinari. Manco comprassimo delle Maserati! La nostra è una Onlus in senso stretto. Neppure una lira di profitto: finisce tutto e solo nella ricerca».
Ma questo è il punto: l'elenco degli immobili esentati dal pagamento dell'Imu, fornito dal Dipartimento delle finanze nella risoluzione 1/Df del 3 dicembre scorso, si rifà infatti come nel caso dell'Ici alla «lettera i) comma 1, dell'articolo 7 del decreto legislativo 504 del 1992, la quale prevede che l'esenzione si applica agli immobili esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive, nonché delle attività di cui all'articolo 16, lettera a), della legge 20 maggio 1985, n. 222"».
Per capirci: hanno diritto all'esenzione, stando alle denunce giornalistiche, centinaia di società sportive e scuole private e alberghi spacciati per «casa del pellegrino» e altre entità ancora. Ma non i centri di ricerca no-profit nei cui laboratori si combatte, spesso a dispetto della tirchieria dello Stato, la guerra per salvare i cittadini. Si dimenticarono di inserire la parola «ricerca» 27 anni fa. E da allora non hanno mai trovato il tempo di correggere l'errore...
Gian Antonio Stella
...................................................
IL grande tecnico casa e chiesa Monti.
Ciao
Paolo11
al centro contro la leucemia dei bambini
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Caro Gesù Bambino, perché chi combatte le leucemie dei bambini paga l'Imu?». Se i piccoli in cura alla Città della Speranza di Padova scrivessero questa letterina l'Italia farebbe una figuraccia planetaria. Pare pazzesco ma è così: la «Torre della ricerca» tirata su con le donazioni private di migliaia di cittadini ha dovuto pagare 89.400 euro. Rubati ai laboratori, ai ricercatori, ai progetti scientifici.
Cosa sia la Città della Speranza i lettori del Corriere lo sanno. È un miracolo della generosità di tanti italiani che diciotto anni fa si tassarono per regalare al Policlinico di Padova, cioè al sistema sanitario pubblico che non riusciva a venire a capo di una ristrutturazione sempre più lenta e costosa, un intero padiglione di Oncoematologia pediatrica. Costruito, arredato e messo in funzione nel giro di 365 giorni. Unico ritardo, l'ascensore: otto mesi per il timbro burocratico del collaudo. Diventata via via il cuore pulsante della ricerca italiana del settore, con l'aggiunta di un day-hospital per 5.500 bambini l'anno, un pronto soccorso pediatrico, laboratori, un centro diagnostico, la banca dati nazionale delle leucemie infantili, la Città della Speranza si è lanciata tre anni fa in una nuova impresa. L'edificazione di quella «Torre della ricerca» che con i suoi 17 mila metri quadri di laboratori pronti a ospitare complessivamente 700 «camici bianchi», diventerà la più grande cittadella italiana della scienza. Concentrata soprattutto (i primi ospiti gratuiti saranno ad esempio gli scienziati del «Gaslini» di Genova che studiano il neuroblastoma) sulle malattie infantili. Costruita tutta con donazioni di privati. E messa a disposizione delle strutture pubbliche da cittadini che anche in questi giorni stanno raccogliendo offerte con banchetti allestiti tra i negozi di giocattoli, soldo su soldo, senza ricavare per se stessi neppure il rimborso della benzina.
Ne abbiamo già parlato qualche settimana fa. A proposito della rissa scoppiata intorno al trasferimento nella Torre di Ilaria Capua, che per prima isolò il virus dell'aviaria e mise la sua scoperta a disposizione di tutti i laboratori del mondo rinunciando alle danarose lusinghe delle grandi case farmaceutiche. Un braccio di ferro senza senso: di qua c'è il governatore Luca Zaia deciso a investire soldi regionali per mettere a disposizione della scienziata degli spazi nella Torre, di là le resistenze dell'Istituto zooprofilattico delle tre Venezie, che vorrebbe trattenere la Capua o al massimo lasciarla andar via provvisoriamente in attesa di costruire nuovi laboratori in proprio. Sono mesi che va avanti il braccio di ferro, avvelenato dalle voci maliziose su una guerra intestina dentro la Lega. E si fa sempre più concreto il rischio che la virologa, corteggiata da mezzo mondo e unica italiana inserita dall' Economist tra le persone più influenti del 2013 accanto al nuovo presidente cinese Xi Jinping o al creatore di Twitter Jack Dorsey, finisca per sbattere la porta e andarsene. Tirandosi dietro i migliori del suo staff e gli investimenti che le consentano di far lavorare una settantina di ricercatori. Cecità.
Che la ricerca non sia in cima ai pensieri di chi governa l'Italia da tanti anni, però, lo dimostra al di là di ogni dubbio il caso che dicevamo. Cioè l'importo stratosferico dell'Imu imposta alla «Torre» della Città della Speranza. Quando ha letto la cifra, la presidente della Fondazione, Stefania Fochesato, per poco sveniva: 89.400 euro. «È una somma pazzesca, pretesa da persone generose che da anni, magari perché colpiti da un lutto, cercano di supplire privatamente alle carenze delle strutture pubbliche. Che senso ha che lo Stato ci chieda tutti quei soldi, coi quali si potrebbe finanziare un progetto triennale?». «Abbiamo consultato tutti gli esperti e non c'è stato niente da fare. La legge è quella», spiega Franco Masello, che della Città della Speranza è l'anima storica, «Non capisco. Come non riesco a capire perché abbiamo dovuto pagare il 10% di Iva per costruire la struttura e addirittura il 21% per gli arredi e i macchinari. Manco comprassimo delle Maserati! La nostra è una Onlus in senso stretto. Neppure una lira di profitto: finisce tutto e solo nella ricerca».
Ma questo è il punto: l'elenco degli immobili esentati dal pagamento dell'Imu, fornito dal Dipartimento delle finanze nella risoluzione 1/Df del 3 dicembre scorso, si rifà infatti come nel caso dell'Ici alla «lettera i) comma 1, dell'articolo 7 del decreto legislativo 504 del 1992, la quale prevede che l'esenzione si applica agli immobili esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive, nonché delle attività di cui all'articolo 16, lettera a), della legge 20 maggio 1985, n. 222"».
Per capirci: hanno diritto all'esenzione, stando alle denunce giornalistiche, centinaia di società sportive e scuole private e alberghi spacciati per «casa del pellegrino» e altre entità ancora. Ma non i centri di ricerca no-profit nei cui laboratori si combatte, spesso a dispetto della tirchieria dello Stato, la guerra per salvare i cittadini. Si dimenticarono di inserire la parola «ricerca» 27 anni fa. E da allora non hanno mai trovato il tempo di correggere l'errore...
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Paolo11
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Re: La Questione Monti
si sulla prolissità hai ragione da vendere, ma pensa alle 25 pagg dell'agenda monti, solo per elencare buoni propositi.mariok ha scritto:Grazie per la segnalazione. Cercherò di leggerlo.Joblack ha scritto:@mariok
ok, sto calmo ...come sempre del resto.
cmq non voglio pregiudicare nessuno e se ci fosse un montiano convinto in questo forum sarebbe interessante sapere da lui dove ha appoggiato o appoggerebbe le misure scritte nell'agenda Monti.
Sul testo sono d'accordo con te .... buone intenzioni e facili promesse.
Invece ho da proporvi un testo, Rapporto Sbilanciamoci! 2013 (Come usare la spesa pubblica per i diritti, la pace, e l'ambiente):
http://www.sbilanciamoci.org/wp-content ... tampa1.pdf
è un programma notevole e frutto di un lavoro collettivo.
Bye
Una prima osservazione però devo anticiparla: quella relativa alla prolissità; 181 pagine sono obbiettivamente troppe, per mantenere desta l'attenzione di chi legge.
Va bene arricchire le analisi con dati, tabelle e disamine approfondite delle politiche fin qui realizzate, ma un'eccessiva ampiezza di tali parti (che potrebbero magari essere raggruppate in opportuni allegati) finisce con il rendere poco intellegibili le proposte alternative.
considero il Rapporto di notevole importanza per tutti coloro che hanno bisogno di una massa di dati macroeconomici sulle punte delle dita, penso alle interviste ai dibattiti TV ed altro che molti esponenti di CS ed altri non posseggono o per ignoranza o superficialità.
A parte lo sviluppo ordinato e completo della proposta socio-economica nel testo sono molto utili i Box (schede informative) che potrebbero come hai suggerito essere enucleate e stampate a parte.
Nelle 181 pagine del Rapporto, impossibile da leggere tutte, ci sono:
-Capitoli entrare con relative grandezze in milioni di euro
-capitoli uscite e relative grandezze in milioni di euro
sia per le entrate come per le uscite vengono spiegati i criteri di calcolo delle cifre mostrate.
Certamente il libro dovrebbe servire ai politici per avere dati a portata di mano, ma sappiamo benissimo che il teatrino dei talk show non si basa sui dati ma sulla percezione che la cosa detta sia in contrasto e risolutiva rispetto alla sentenza contro cui si vuole controbattere per poi strappare l'applauso.
sono solo tecniche comunicative e niente di più.
Da questo punto di vista concordo con Grillo, ma da qui ce ne corre con la scomunica di Favia e la Scalzi.
Anch'io come zio Tom ho scritto alla redazione di Agorá per protestare contro le balle sull IMU raccontate dalla puttan_chè e che nessuno in studio si è sentito di correggere. Ho suggerito alla redazione di ar girare un banner con tutte le info esatte sul tema del dibattito per consentire al telespettatore di capire le castronerie di chi parla .... ma non mi hanno risposto.
Cmq grazie per avere sbirciato il rapporto.
sapete che il fondatore del sito sbilanciamoci.org sará candidato da SEL?
Bel colpo.
Un saluto
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
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Re: La Questione Monti
"Ridurre tasse, più carico sui grandi patrimoni
sì al salario minimo di sostentamento"
Mario Monti
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... ef=HRER2-1
quando queste cose le dice Vendola...i "moderati" chiamano un esorcista.
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Re: La Questione Monti
stavo considerando che il banchiere mannaro,
ligio alla tradizione degli istituti di usura che qualcuno continua a chiamare banche,
per Natale ci ha regalato un'"agenda".
son proprio senza fantasia questi ragionieri...
ligio alla tradizione degli istituti di usura che qualcuno continua a chiamare banche,
per Natale ci ha regalato un'"agenda".
son proprio senza fantasia questi ragionieri...
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Re: La Questione Monti
scusatemi se mi auto cito,Joblack ha scritto:Da quello che ho capito, nella intervista di monti a "in mezzora" egli mira ad aggregare intorno alla sua "agenda" sia forze del volontariato cattolico, sia i partiti di centro ed i movimenti civici, ma anche pezzi moderati dei due grandi partiti Pdl e Pd per far raggiungere quella massa critica che potrebbe consentirgli di vincere ed andare al monti-bis.
se ci pensiamo esistono solo 5 raggruppamenti che si contendono un 20% per cui chi tra questi raggiunge il 25 .. 30 per cento può vincere, mi riferisco evidentemene alla camera.
Lega-PDL
UCD-FLI-ITALIA FUTURA-LISTA MONTI
PD-SEL
M5S
Liste di Destra
Liste di Sinistra
Il Pd si sente sicuro di vincere ma io non sarei così sicuro.
La partita è aperta.
un cordiale saluto
da repubbblica di oggi:
Monti vuole la lista unica , un sondaggio lo vede al 20%
riepilogando
PDL-Lega al 25%
Lista Monti al 20%
M5S al 15%
PD-SEL al 30%
Liste di Destra al 5%
Liste di Sinistra al 5%
io penso che purtroppo la partita è tra pdl-lega e PD-Sel visto che il distacco è esiguo ... solo 5 punti.
secondo me Monti toglie voti al Pd visto che bersani è attaccabile per l'alleanza con Sel.
sono sicuro che ci faremo male da soli, visto anche quello che sta succedendo alla destra radicale .... divisi su tutto.
un saluto
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
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Re: La Questione Monti
PDL+Lega al 25% ? credo sia solo una minima probabilità.
La Lega non vuole Berlusconi candidato premier e propone Savini o Tremonti
Berlusconi vuole se stesso
In Lombardia Maroni non dovrebbe farcela .
Possibile che dopo 10 anni di PDL+Lega con tutti quei disastri riescano ancora a imbrogliare il 25% degli elettori?
La Lega non vuole Berlusconi candidato premier e propone Savini o Tremonti
Berlusconi vuole se stesso
In Lombardia Maroni non dovrebbe farcela .
Possibile che dopo 10 anni di PDL+Lega con tutti quei disastri riescano ancora a imbrogliare il 25% degli elettori?
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Re: La Questione Monti
E possibili si (anche se spero fortemente che non avvenga) In Italia niente può più sorprenderci.iospero ha scritto:PDL+Lega al 25% ? credo sia solo una minima probabilità.
La Lega non vuole Berlusconi candidato premier e propone Savini o Tremonti
Berlusconi vuole se stesso
In Lombardia Maroni non dovrebbe farcela .
Possibile che dopo 10 anni di PDL+Lega con tutti quei disastri riescano ancora a imbrogliare il 25% degli elettori?
Gli italiani votano più contro che per ...purtroppo.
un saluto erding
Re: La Questione Monti
Moderatamente europeo
di BARBARA SPINELLI
Ancora non è chiaro cosa significhi, nelle parole di Monti, il centrismo radicale proposto come Agenda di una futura unità nazionale: un ordine nuovo, addirittura, dove le classiche divisioni fra destra e sinistra sfumerebbero. Non è chiaro cosa significhi in particolare per l'Europa: presentata come suo punto più forte. Punto forte, ma stranamente sfuggente.
Centrista, sì, ma radicale non tanto. Lo stesso titolo dell'Agenda tradisce l'assenza di un pensiero che si prefigga di curare alle radici i mali presenti. "Cambiare l'Italia, riformare l'Europa" promette cambi drastici negli Stati ma in Europa una diplomazia graduale, senza voli alti, senza i radicalismi prospettati in patria. Se Monti avesse voluto davvero volare alto, ed esser veramente progressista come annunciato domenica in conferenza stampa, avrebbe dato all'Agenda un titolo meno anfibio, più trascinante: non riformare, ma "cambiare l'Europa per cambiare l'Italia".
La formula prescelta è in profonda contraddizione con l'analisi cupa di una crisi che ha spinto e spinge l'Italia e tanti paesi su quello che troppo frequentemente, troppo ossessivamente, vien chiamato orlo del baratro. Una crisi che continua a esser vista come somma di politiche nazionali indisciplinate; mai come crisi - bivio necessario, presa di coscienza autocritica - del sistema Europa, moneta compresa. È come se contemplando un mosaico l'occhio fissasse un unico tassello, senza vedere l'insieme del disegno. I problemi che abbiamo, questo dice l'Agenda, ciascuno ha da risolverli a casa dentro un contenitore - l'Unione - che essenzialmente funziona e al massimo va corretto qui e lì.
L'Agenda propone qualcosa di ardito, è vero: il prossimo Parlamento europeo dovrà avere un "ruolo costituente". Dunque c'è del guasto, nel Trattato di Lisbona: siamo sprovvisti di una Costituzione sovranazionale. Ma resta nella nebbia quel che debba essere la Costituzione a venire, e drammatica è l'assenza di analisi sul perché il Trattato vigente non sia all'altezza delle odierne difficoltà e del divario apertosi fra Nord e Sud Europa. Più precisamente, manca il riconoscimento che stiamo vivendo una crisi economica, politica, sociale dell'Unione intera (una crisi sistemica), che non si supera limitandosi a far bene, ciascuno per proprio conto, "i compiti a casa" come prescrive l'ortodossia tedesca. Nella storia americana, Alexander Hamilton ebbe a un certo punto questa presa di coscienza: decise che il potere sovranazionale si sarebbe fatto carico dei singoli debiti, e fece nascere dalla Confederazione di Stati semi-sovrani una Federazione, dotata di risorse tali da garantire, solidalmente, una più vera unità. È il momento Hamilton - non centrista-moderato ma radicale - che non si scorge né a Bruxelles, né nell'Agenda Monti.
Unici impegni concreti sono il pareggio di bilancio e la riduzione del debito pubblico in Italia: dunque la nuda applicazione del Fiscal compact, del Patto di bilancio del marzo 2012, corredato fortunatamente da un reddito di sostentamento minimo e forme di patrimoniale. Certo, fare l'Europa è anche questo. Certo: è giunta l'ora di dire che la crescita di ieri non tornerà tale e quale ma dovrà mutare, in un'economia-mondo non più dominata dai vecchi paesi industrializzati. Quel che si nasconde, tuttavia, è che non esistono solo due linee: da una parte Monti, dall'altra i populismi antieuropei. Esistono due europeismi: quello conservatore dell'Agenda, e quello di chi vuol rifondare l'Unione, e perfino rivoluzionarla. Tra i sostenitori di tale linea ci sono i federalisti, i Verdi tedeschi che chiedono gli Stati Uniti d'Europa, molti parlamentari europei. Ma ci sono anche quelle sinistre (il primo fu Papandreou in Grecia, e il Syriza di Tsipras dice cose simili) secondo le quali le austerità sono socialmente sostenibili a condizione che l'Europa cambi volto drasticamente, e divenga il sovrano garante di un'unità federale, decisa a schivare il destino centrifugo della Confederazione jugoslava.
I fautori della Federazione (parola evitata da Monti) non si concentrano solo sulle istituzioni. Hanno uno sguardo ben diverso sulla crisi, su come cambia la vita dei cittadini. Hanno una visione più tragica, meno liberista-tecnocratica: non saranno il Fiscal compact e il rigore a sormontare i mali dell'ineguaglianza, della povertà, della disoccupazione, ma una crescita ripensata da capo, e la consapevolezza che le diseguaglianze crescenti sono la stoffa della crisi. L'Agenda è fedele al più ortodosso liberismo: tutto viene ancora una volta affidato al mercato, e l'assunto da cui si parte è che finanze sane vuol dire crescita, occupazione, Europa forte: non subito forse, ma di sicuro. Immutato, si ripete il vizio d'origine dell'Euro. Quanto all'Italia, ci si limita a dire che il rispetto riguadagnato in Europa dipenderà dalla sua credibilità, dalla sua capacità di convincere gli altri partner. Convincere di che? Non lo si dice.
L'idea alternativa a quella di Monti è di suddividere i compiti, visto che gli Stati, impoveriti, non possono stimolare sviluppo e uguaglianza. Se a questi tocca stringere la cinghia, che sia l'Unione a assumersi il compito di riavviare la crescita, di predisporre il New Deal concepito da Roosevelt per fronteggiare la crisi degli anni '30, o la Great Society proposta negli anni '60 da Johnson "per eliminare povertà e ingiustizia razziale". L'idea di un New Deal europeo circola dall'inizio della crisi greca, ma non sembra attrarre Monti. È un progetto preciso: aumentare le risorse del bilancio dell'Unione a sostegno di piani europei nella ricerca, nelle infrastrutture, nell'energia, nella tutela ambientale, nelle spese militari. Non mancano i calcoli, accurati, dei vasti risparmi ottenibili se le spese dei singoli Stati verranno accomunate.
Per tale svolta occorre tuttavia che il bilancio dell'Unione non sia striminzito come oggi (l'1% del pil. Nel bilancio Usa la quota è del 23). Che aumenti alla grande, grazie all'istituzione di due tasse, trasferite direttamente dal contribuente alle casse dell'Unione: la tassa sulle transazioni finanziarie e quella sull'emissione di diossido di carbonio. La carbon tax (gettito previsto: 50 miliardi di euro) segnalerebbe finalmente la volontà di far fronte a un disastro climatico già in corso, non ipotetico. Cosa ne pensa Monti? Sappiamo che vuol tassare le transazioni finanziarie, ma gli eventuali introiti già sono accaparrati dal Tesoro nazionale.
Perché l'Agenda vola così basso? Perché Monti è europeo, ma moderatamente. Perché, scrive Marco D'Eramo nel suo Breve lessico dell'ideologia italiana, la moderazione del centrista "è quella che modera le altrui aspettative e l'altrui livello di vita. Modera la nostra fiducia nel futuro" (Moderato sarà lei, Marco Bascetta e Marco D'Eramo, Manifestolibri 2008). E perché la sua dottrina dell'union sacrée è la fuga patriottico-centrista dalle contrapposizioni anche aspre che sono il lievito della democrazia dell'alternanza.
L'unione sacra che Monti preconizza da anni idoleggia l'unanimità: proprio quel che sempre in Europa produce accordi minimalisti. Non è un inevitabile espediente (come nella Germania citata dal Premier) ma il finale e migliore dei mondi possibili. Di qui la sua ostilità alla divisione destra-sinistra: un'avversione che come oggetto ha la divisione stessa, la pacifica lotta fra idee alternative. È significativa l'assenza di due vocaboli, nell'Agenda. Manca la parola democrazia (tranne un riferimento alle primavere arabe e alle riforme europee "democraticamente decise e controllate") e manca la laicità: separazione non meno cruciale in Italia.
Diceva Raymond Aron di Giscard d'Estaing, l'ispettore delle Finanze divenuto Presidente nel '74: "Quest'uomo non sa che la storia è tragica". Qualcosa di simile accade a Monti, e un esempio è il modo in cui pensa di risolvere la questione Vendola, espellendolo dall'union sacrée perché le sue idee "nobili in passato, sono perniciose oggi". Quel che il Premier non sa, è che Vendola impersona la questione sociale che fa ritorno in Occidente, assieme alla questione dei diritti e di un'altra Europa. Quel che pare ignorare, è che pernicioso non è Vendola. È il malessere che egli denuncia. Della sua voce abbiamo massimo bisogno.
Non sono semplicemente idee, quelle bollate come perniciose. Sono il vissuto reale in Grecia, Italia, Spagna. Roosevelt lo capì: e aumentò ancor più le spese federali, investì enormemente sulla cultura, la scuola, la lotta alla povertà, l'assistenza sanitaria. Non c'è leader in Europa che possegga, oggi, quella volontà di guardare nelle pieghe del proprio continente e correggersi. Non sapere che la storia è tragica, oggi, è privare di catarsi e l'Italia, e l'Europa.
(27 dicembre 2012) ©
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... ref=HREA-1
di BARBARA SPINELLI
Ancora non è chiaro cosa significhi, nelle parole di Monti, il centrismo radicale proposto come Agenda di una futura unità nazionale: un ordine nuovo, addirittura, dove le classiche divisioni fra destra e sinistra sfumerebbero. Non è chiaro cosa significhi in particolare per l'Europa: presentata come suo punto più forte. Punto forte, ma stranamente sfuggente.
Centrista, sì, ma radicale non tanto. Lo stesso titolo dell'Agenda tradisce l'assenza di un pensiero che si prefigga di curare alle radici i mali presenti. "Cambiare l'Italia, riformare l'Europa" promette cambi drastici negli Stati ma in Europa una diplomazia graduale, senza voli alti, senza i radicalismi prospettati in patria. Se Monti avesse voluto davvero volare alto, ed esser veramente progressista come annunciato domenica in conferenza stampa, avrebbe dato all'Agenda un titolo meno anfibio, più trascinante: non riformare, ma "cambiare l'Europa per cambiare l'Italia".
La formula prescelta è in profonda contraddizione con l'analisi cupa di una crisi che ha spinto e spinge l'Italia e tanti paesi su quello che troppo frequentemente, troppo ossessivamente, vien chiamato orlo del baratro. Una crisi che continua a esser vista come somma di politiche nazionali indisciplinate; mai come crisi - bivio necessario, presa di coscienza autocritica - del sistema Europa, moneta compresa. È come se contemplando un mosaico l'occhio fissasse un unico tassello, senza vedere l'insieme del disegno. I problemi che abbiamo, questo dice l'Agenda, ciascuno ha da risolverli a casa dentro un contenitore - l'Unione - che essenzialmente funziona e al massimo va corretto qui e lì.
L'Agenda propone qualcosa di ardito, è vero: il prossimo Parlamento europeo dovrà avere un "ruolo costituente". Dunque c'è del guasto, nel Trattato di Lisbona: siamo sprovvisti di una Costituzione sovranazionale. Ma resta nella nebbia quel che debba essere la Costituzione a venire, e drammatica è l'assenza di analisi sul perché il Trattato vigente non sia all'altezza delle odierne difficoltà e del divario apertosi fra Nord e Sud Europa. Più precisamente, manca il riconoscimento che stiamo vivendo una crisi economica, politica, sociale dell'Unione intera (una crisi sistemica), che non si supera limitandosi a far bene, ciascuno per proprio conto, "i compiti a casa" come prescrive l'ortodossia tedesca. Nella storia americana, Alexander Hamilton ebbe a un certo punto questa presa di coscienza: decise che il potere sovranazionale si sarebbe fatto carico dei singoli debiti, e fece nascere dalla Confederazione di Stati semi-sovrani una Federazione, dotata di risorse tali da garantire, solidalmente, una più vera unità. È il momento Hamilton - non centrista-moderato ma radicale - che non si scorge né a Bruxelles, né nell'Agenda Monti.
Unici impegni concreti sono il pareggio di bilancio e la riduzione del debito pubblico in Italia: dunque la nuda applicazione del Fiscal compact, del Patto di bilancio del marzo 2012, corredato fortunatamente da un reddito di sostentamento minimo e forme di patrimoniale. Certo, fare l'Europa è anche questo. Certo: è giunta l'ora di dire che la crescita di ieri non tornerà tale e quale ma dovrà mutare, in un'economia-mondo non più dominata dai vecchi paesi industrializzati. Quel che si nasconde, tuttavia, è che non esistono solo due linee: da una parte Monti, dall'altra i populismi antieuropei. Esistono due europeismi: quello conservatore dell'Agenda, e quello di chi vuol rifondare l'Unione, e perfino rivoluzionarla. Tra i sostenitori di tale linea ci sono i federalisti, i Verdi tedeschi che chiedono gli Stati Uniti d'Europa, molti parlamentari europei. Ma ci sono anche quelle sinistre (il primo fu Papandreou in Grecia, e il Syriza di Tsipras dice cose simili) secondo le quali le austerità sono socialmente sostenibili a condizione che l'Europa cambi volto drasticamente, e divenga il sovrano garante di un'unità federale, decisa a schivare il destino centrifugo della Confederazione jugoslava.
I fautori della Federazione (parola evitata da Monti) non si concentrano solo sulle istituzioni. Hanno uno sguardo ben diverso sulla crisi, su come cambia la vita dei cittadini. Hanno una visione più tragica, meno liberista-tecnocratica: non saranno il Fiscal compact e il rigore a sormontare i mali dell'ineguaglianza, della povertà, della disoccupazione, ma una crescita ripensata da capo, e la consapevolezza che le diseguaglianze crescenti sono la stoffa della crisi. L'Agenda è fedele al più ortodosso liberismo: tutto viene ancora una volta affidato al mercato, e l'assunto da cui si parte è che finanze sane vuol dire crescita, occupazione, Europa forte: non subito forse, ma di sicuro. Immutato, si ripete il vizio d'origine dell'Euro. Quanto all'Italia, ci si limita a dire che il rispetto riguadagnato in Europa dipenderà dalla sua credibilità, dalla sua capacità di convincere gli altri partner. Convincere di che? Non lo si dice.
L'idea alternativa a quella di Monti è di suddividere i compiti, visto che gli Stati, impoveriti, non possono stimolare sviluppo e uguaglianza. Se a questi tocca stringere la cinghia, che sia l'Unione a assumersi il compito di riavviare la crescita, di predisporre il New Deal concepito da Roosevelt per fronteggiare la crisi degli anni '30, o la Great Society proposta negli anni '60 da Johnson "per eliminare povertà e ingiustizia razziale". L'idea di un New Deal europeo circola dall'inizio della crisi greca, ma non sembra attrarre Monti. È un progetto preciso: aumentare le risorse del bilancio dell'Unione a sostegno di piani europei nella ricerca, nelle infrastrutture, nell'energia, nella tutela ambientale, nelle spese militari. Non mancano i calcoli, accurati, dei vasti risparmi ottenibili se le spese dei singoli Stati verranno accomunate.
Per tale svolta occorre tuttavia che il bilancio dell'Unione non sia striminzito come oggi (l'1% del pil. Nel bilancio Usa la quota è del 23). Che aumenti alla grande, grazie all'istituzione di due tasse, trasferite direttamente dal contribuente alle casse dell'Unione: la tassa sulle transazioni finanziarie e quella sull'emissione di diossido di carbonio. La carbon tax (gettito previsto: 50 miliardi di euro) segnalerebbe finalmente la volontà di far fronte a un disastro climatico già in corso, non ipotetico. Cosa ne pensa Monti? Sappiamo che vuol tassare le transazioni finanziarie, ma gli eventuali introiti già sono accaparrati dal Tesoro nazionale.
Perché l'Agenda vola così basso? Perché Monti è europeo, ma moderatamente. Perché, scrive Marco D'Eramo nel suo Breve lessico dell'ideologia italiana, la moderazione del centrista "è quella che modera le altrui aspettative e l'altrui livello di vita. Modera la nostra fiducia nel futuro" (Moderato sarà lei, Marco Bascetta e Marco D'Eramo, Manifestolibri 2008). E perché la sua dottrina dell'union sacrée è la fuga patriottico-centrista dalle contrapposizioni anche aspre che sono il lievito della democrazia dell'alternanza.
L'unione sacra che Monti preconizza da anni idoleggia l'unanimità: proprio quel che sempre in Europa produce accordi minimalisti. Non è un inevitabile espediente (come nella Germania citata dal Premier) ma il finale e migliore dei mondi possibili. Di qui la sua ostilità alla divisione destra-sinistra: un'avversione che come oggetto ha la divisione stessa, la pacifica lotta fra idee alternative. È significativa l'assenza di due vocaboli, nell'Agenda. Manca la parola democrazia (tranne un riferimento alle primavere arabe e alle riforme europee "democraticamente decise e controllate") e manca la laicità: separazione non meno cruciale in Italia.
Diceva Raymond Aron di Giscard d'Estaing, l'ispettore delle Finanze divenuto Presidente nel '74: "Quest'uomo non sa che la storia è tragica". Qualcosa di simile accade a Monti, e un esempio è il modo in cui pensa di risolvere la questione Vendola, espellendolo dall'union sacrée perché le sue idee "nobili in passato, sono perniciose oggi". Quel che il Premier non sa, è che Vendola impersona la questione sociale che fa ritorno in Occidente, assieme alla questione dei diritti e di un'altra Europa. Quel che pare ignorare, è che pernicioso non è Vendola. È il malessere che egli denuncia. Della sua voce abbiamo massimo bisogno.
Non sono semplicemente idee, quelle bollate come perniciose. Sono il vissuto reale in Grecia, Italia, Spagna. Roosevelt lo capì: e aumentò ancor più le spese federali, investì enormemente sulla cultura, la scuola, la lotta alla povertà, l'assistenza sanitaria. Non c'è leader in Europa che possegga, oggi, quella volontà di guardare nelle pieghe del proprio continente e correggersi. Non sapere che la storia è tragica, oggi, è privare di catarsi e l'Italia, e l'Europa.
(27 dicembre 2012) ©
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... ref=HREA-1
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Re: La Questione Monti
Joblack ha scritto:scusatemi se mi auto cito,Joblack ha scritto:Da quello che ho capito, nella intervista di monti a "in mezzora" egli mira ad aggregare intorno alla sua "agenda" sia forze del volontariato cattolico, sia i partiti di centro ed i movimenti civici, ma anche pezzi moderati dei due grandi partiti Pdl e Pd per far raggiungere quella massa critica che potrebbe consentirgli di vincere ed andare al monti-bis.
se ci pensiamo esistono solo 5 raggruppamenti che si contendono un 20% per cui chi tra questi raggiunge il 25 .. 30 per cento può vincere, mi riferisco evidentemene alla camera.
Lega-PDL
UCD-FLI-ITALIA FUTURA-LISTA MONTI
PD-SEL
M5S
Liste di Destra
Liste di Sinistra
Il Pd si sente sicuro di vincere ma io non sarei così sicuro.
La partita è aperta.
un cordiale saluto
da repubbblica di oggi:
Monti vuole la lista unica , un sondaggio lo vede al 20%
riepilogando
PDL-Lega al 25%
Lista Monti al 20%
M5S al 15%
PD-SEL al 30%
Liste di Destra al 5%
Liste di Sinistra al 5%
io penso che purtroppo la partita è tra pdl-lega e PD-Sel visto che il distacco è esiguo ... solo 5 punti.
secondo me Monti toglie voti al Pd visto che bersani è attaccabile per l'alleanza con Sel.
sono sicuro che ci faremo male da soli, visto anche quello che sta succedendo alla destra radicale .... divisi su tutto.
un saluto
La lista del farmacista:
PDL-Lega al 25%
1) Il piazzista Sciagura, nella sua allucinante ossessione, ieri ha offerto alla Lega la vicepresidenza del Consiglio dei ministri. Sciagura ha sempre comprato e venduto tutto nella vita, ha una visione mercantile della vita e quindi non deve stupire più di tanto.
2) I barbari sognanti a livello nazionale non intendono più allearsi col Sciagura perché il loro elettorato non li capirebbe e di conseguenza non li voterebbe.
A livello nazionale non hanno più interessi, il loro ciclo, compreso quello sbaffatorio di POLTRONE & FORCHETTE è finito.
Sanno che al massimo potrebbero inglobare La Destra di Storace, al 3 %, ma anche in questo remoto caso non possono vincere. Ergo, i forchettoni sognanti in questa tornata elettorale non sono interessati a Roma ladrona.
Il sindaco Tosi, candidato premier per la Lega Nord che corre in conto proprio, guida coloro che non vogliono più l’alleanza col Sciagura.
Se corrono separatamente potrebbero realizzare:
- Pdl…………..= 20 %
- Lega Nord = 5 %
Se dovessero correre uniti, non oltre il 22 %
Lista Monti al 20%
M5S al 15%
PD-SEL al 30%
In via teorica il Pd potrebbe prendere un 33 % e il Sel un 5 %. Totale 38 %
Però ha tutta una partita in salita da giocare.
Rimangono una serie di equivoci di fondo da chiarire:
1) Monti ha dichiarato che Vendola è fuori dalla sua agenda. Da parte sua, Vendola non ha mai dichiarato di volerne far parte.
Spetta quindi a Bersande chiarire l’arcano, e deve farlo anche in fretta.
2) L’alleanza al Senato, Pd+Sel, da tutti gli indicatori e dai vari commenti sulla stampa quotidiana, per via della modalità del voto differente dalla Camera, ad oggi non ha la maggioranza. Il voto è su base regionale.
2a) Ergo, ci vogliono altri voti per passare anche al Senato. Bersande, su sollecitazione della maggioranza delle 27 tribù piddine ha puntato fino a pochi giorni fa su monsignor Casini, proprietario dell’U Dc. I voti mancanti per il Senato Bersande tende ad averli da monsignore.
2b) Anche monsignor Casini non vuole “estremisti” come Vendola, ovviamente calorosamente ricambiato.
2c) Per quanto riguarda un chiarimento Bersande – Vendola, a questo punto sembra ulteriormente non più rinviabile, visto che i due attori hanno tirato la corda troppo a lungo, ci sono diverse scuole di pensiero:
- Bersande, in un modo o nell’altro tergiverserà fino all’ultimo senza dare una risposta precisa a Vendola, altrimenti gli scoppia in mano l’ambaradan. In sostanza prenderà per i fondelli Vendola. Non è detto che alla fine ci riesca.
- Bersande abbandona Vendola al suo destino.
In questo caso non è detto che la base di sinistra del Piddì possa dargli ancora quel consenso che gli sta dando ora.
Ovvio che in questo caso si aprirebbe uno scenario nuovo, una delle opzioni che ha in mente Monti. Il Monti bis da lui guidato con l’alleanza col Pd. I numeri, in questo caso, potrebbe averli sia al Senato che alla Camera”.
Questa soluzione manda all’aria il difficile accordo raggiunto tra le 27 tribù nei mesi scorsi sulla spartizione delle poltrone nel prossimo esecutivo. Accordo tenuto in piedi anche nell’intesa di respingere l’assalto di Renzi. (Fioroni ha dichiarato di aver fatto alle primarie una campagna elettorale per Bersande,….”Pancia a terra”).
Le tribù intendono ancora difendere quell’accordo che prevede Bersande a Palazzo Chigi, magari con qualche ritocchino per tenere buono il Renzino che qualcuno vede a fianco di Ichino.
Bersande ha comprato in una svendita dei mesi scorsi un bel paio di scarpe a Piacenza, che intende indossare per l’occasione quando verrà invitato alla Casa Bianca.
I suoi viaggi all’estero diplomatici del dopo incoronazione, per rassicurare tutti quanti rientrano in questo quadro.
Con la discesa di Monti in campo i disegni del nuovo arredamento di poltrone e le nuove forchette di pacca non servirebbero più.
Bersande ci ha già fatto l’acquolina in bocca per la poltrona di Palazzo Chigi. Fare il gregario di Monti, pur avendo la maggioranza relativa, …..vè, non gli và proprio giù. La bottega dove smacchia i giaguari ha già un nuovo acquirente. Sarebbe faticoso restituirgli la caparra. Lui vuole fare altro da grande. Vuole fare il premier. Oh ragatzi!!! Dalla pompa di benzina di Bettola, a posare i piedi nel prato della Casa Bianca non è mica come bere una Coca cola,…vè.
Ma questa ipotesi non fa dormire solo lui. Non ha fatto dormire anche il duca conte Max, che in un’intervista al Corriere aveva intimato l’alt al professore, in coppia con il Sciagura.
Se Monti ridiventa primo ministro potrebbe escludere il conte dal suo esecutivo.
C’è da chiedersi quindi, che se si chiariscono i giochi prima delle elezioni, e se in questo caso l’elettorato del Pd sia ancora intenzionato a dargli il consenso attuale.
Molti elettori del Pd, hanno smoccolato non poco per il pagamento dell’Imu. Non basta dare solo la colpa al Sciagura che aveva tolto l’Ici. Terminator 123 i soldi li poteva trovare altrove ma non l’ha voluto fare.
C’è l’area CGIL con la Camusso che boccia sonoramente “L’agendina Monti”. Come molti a destra e a sinistra.
C’è una truffa colossale in corso negli ultimi anni in merito al centro.
De Gasperi sostenne che la Dc era un partito di centro che guardava a sinistra.
I suoi eredi hanno fatto ben altro. Il Vaticano SpA non guardava di certo a sinistra,…….ma dall’altra parte.
Casini è sempre stato di destra. Dal 1994 al 2007 ha sempre sostenuto i governi di destra di Berlusconi.
Visto che però è un piazzista ha sempre venduto l’U Dc come partito di centro. La solita bufala per non spaventare gli ingenui.
Là dove l’U Dc si è alleata con il Pd, è perché è il Pd che si è spostato a destra. Non il contrario.
Gli specializzati in truffa della comunicazione, chiamano impropriamente “moderati” i bucanieri di Casini. Sciagura, uno dei massimi specialisti esistenti nella truffa in comunicazione anche lui chiama “moderati” i suoi bucanieri d’assalto della Tortuga.
Quelli di Casini, Fini, e Montezemolo, non sono né moderati né di centro, sono di destra che intendono differenziarsi dalla destra dei berluscones.
“Chiedo a Monti di guidare i moderati,…e io faccio un passo indietro”. Il bufaliere numero uno, il più grande maestro della truffa in comunicazione usa impropriamente anche lui il termine “moderati” per i suoi bucanieri.
Basta vedere la recente denuncia fatta dalla GdF al Pirellone. Quelli erano piragna bucanieri in concorso con i barbari sognanti che si erano abbassati a rubare merendine e lecca lecca. Altro che moderati!!!!!
Liste di Destra al 5%
Se si considerano di destra anche i radicali.
Liste di Sinistra al 5%
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