Carte bloccate, tensioni Vaticano-Bankitalia
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Carte bloccate, tensioni Vaticano-Bankitalia
Carte bloccate, tensioni Vaticano-Bankitalia
Apsa e Ragioneria: "Nessuno ci ha avvertito". Ora si cerca l'intesa con una banca extra Ue. Dopo lo stop alla Deutsche Bank funzionano ancora i pagamenti web ma solo fino al 15
di ORAZIO LA ROCCA e VALENTINA CONTE
CITTA' DEL VATICANO - Sconcerto, sorpresa e lamentele. In Vaticano non è per niente piaciuto l'improvviso blocco dell'uso di bancomat e carte di credito negli esercizi commerciali - Musei compresi - deciso a partire dal primo gennaio 2013 all'interno della mura pontificie. Oltretevere nessuno sapeva nulla, almeno fino a quando, martedì scorso, all'apertura degli uffici dopo la pausa festiva di Capodanno è stata diffusa via mail la nota con cui i dipendenti (anche se non tutti) venivano informati dell'interruzione del servizio, ad eccezione delle carte emesse dallo Ior, la banca vaticana.
"Non sappiamo nulla, nessuno ci ha avvertito e non riusciamo a capire nemmeno il perché sia stato preso un provvedimento tanto drastico", ripetono quasi in coro le amministrazioni più importanti, come l'Apsa (patrimonio), i Musei, i Pontifici consigli. Ma tra i più delusi e contraddetti sono apparsi i dirigenti della Ragioneria dello Stato, caduti letteralmente dalle nuvole. Un autentico giallo, perché una delle due note emesse sul blocco delle carte recava proprio la firma della Ragioneria. Eppure nessuno lì è stato in grado di fornire spiegazioni plausibili né indicare quando sarà ripristinato il servizio, usato ogni giorno in Vaticano non solo dai circa 2 mila
dipendenti, ma dalle migliaia di pellegrini e turisti che varcano le mura per visitare la basilica, la Cappella Sistina e i Musei. Per non parlare di quanti vanno a fare la spesa o si recano in farmacia.
Ma i vertici, quelli sì, non potevano non sapere. A partire dalla Segreteria di Stato. Informata, sin dal 6 dicembre, del rifiuto della Banca d'Italia di autorizzare Deutsche Bank Italia (soggetto vigilato da Palazzo Koch) ad operare in Vaticano. E irritati a tal punto da tenere l'informazione riservata fino all'anno nuovo, per poi sollevare la questione in modo ufficiale ed eclatante. Il braccio del colosso tedesco in realtà gestisce sin dal 1997 i Pos del Papa. Ovvero le macchinette dove strisciare le carte, 30-50 al massimo, tra pompe di benzina, supermercato, magazzino abbigliamento, tabacchi ed elettronica, poste e farmacia. Durante un'ispezione di routine nel 2010, Bankitalia scopre che Deutsche Bank assicura i flussi di pagamento elettronici all'ombra del Cupolone, priva però dell'autorizzazione che il Testo unico bancario (1993) impone a tutti gli istituti di credito italiani per operare in Stati extracomunitari, come il Vaticano, ma senza stabilirvi succursali. Così quando Deutsche Bank nel 2012 ne fa richiesta, viene bocciata da Via Nazionale. Come sarebbero state bocciate Unicredit, Intesa, Mps e tutte le banche italiane. Perché in Vaticano "mancano i presupposti giuridici", fanno sapere da Palazzo Koch. Il Vaticano non ha cioè una legislazione bancaria e finanziaria "adeguata", né un sistema di vigilanza "prudenziale", comprese le norme antiriciclaggio sempre più stringenti a cui la Santa Sede ancora non si attiene pienamente. Deficit di trasparenza, assenza di reciprocità per il controllo e il flusso di informazioni, dunque.
"L'interruzione sarà di breve durata", minimizza padre Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana. Anche perché "sono in corso contatti con diversi provider". Il Vaticano ha in effetti avviato colloqui importanti con colossi bancari stranieri - americani e svizzeri, in primis - per limitare danni e disagi. Tutto più semplice, intanto, su Internet. Fino a ieri, acquistare online con la carta di credito un biglietto per visitare i Musei Vaticani era possibile. Lo sarà, però, solo fino al 15 gennaio.
(04 gennaio 2013)© Riproduzione riservata
http://www.repubblica.it/economia/2013/ ... -49890814/
iao
Paolo11
Apsa e Ragioneria: "Nessuno ci ha avvertito". Ora si cerca l'intesa con una banca extra Ue. Dopo lo stop alla Deutsche Bank funzionano ancora i pagamenti web ma solo fino al 15
di ORAZIO LA ROCCA e VALENTINA CONTE
CITTA' DEL VATICANO - Sconcerto, sorpresa e lamentele. In Vaticano non è per niente piaciuto l'improvviso blocco dell'uso di bancomat e carte di credito negli esercizi commerciali - Musei compresi - deciso a partire dal primo gennaio 2013 all'interno della mura pontificie. Oltretevere nessuno sapeva nulla, almeno fino a quando, martedì scorso, all'apertura degli uffici dopo la pausa festiva di Capodanno è stata diffusa via mail la nota con cui i dipendenti (anche se non tutti) venivano informati dell'interruzione del servizio, ad eccezione delle carte emesse dallo Ior, la banca vaticana.
"Non sappiamo nulla, nessuno ci ha avvertito e non riusciamo a capire nemmeno il perché sia stato preso un provvedimento tanto drastico", ripetono quasi in coro le amministrazioni più importanti, come l'Apsa (patrimonio), i Musei, i Pontifici consigli. Ma tra i più delusi e contraddetti sono apparsi i dirigenti della Ragioneria dello Stato, caduti letteralmente dalle nuvole. Un autentico giallo, perché una delle due note emesse sul blocco delle carte recava proprio la firma della Ragioneria. Eppure nessuno lì è stato in grado di fornire spiegazioni plausibili né indicare quando sarà ripristinato il servizio, usato ogni giorno in Vaticano non solo dai circa 2 mila
dipendenti, ma dalle migliaia di pellegrini e turisti che varcano le mura per visitare la basilica, la Cappella Sistina e i Musei. Per non parlare di quanti vanno a fare la spesa o si recano in farmacia.
Ma i vertici, quelli sì, non potevano non sapere. A partire dalla Segreteria di Stato. Informata, sin dal 6 dicembre, del rifiuto della Banca d'Italia di autorizzare Deutsche Bank Italia (soggetto vigilato da Palazzo Koch) ad operare in Vaticano. E irritati a tal punto da tenere l'informazione riservata fino all'anno nuovo, per poi sollevare la questione in modo ufficiale ed eclatante. Il braccio del colosso tedesco in realtà gestisce sin dal 1997 i Pos del Papa. Ovvero le macchinette dove strisciare le carte, 30-50 al massimo, tra pompe di benzina, supermercato, magazzino abbigliamento, tabacchi ed elettronica, poste e farmacia. Durante un'ispezione di routine nel 2010, Bankitalia scopre che Deutsche Bank assicura i flussi di pagamento elettronici all'ombra del Cupolone, priva però dell'autorizzazione che il Testo unico bancario (1993) impone a tutti gli istituti di credito italiani per operare in Stati extracomunitari, come il Vaticano, ma senza stabilirvi succursali. Così quando Deutsche Bank nel 2012 ne fa richiesta, viene bocciata da Via Nazionale. Come sarebbero state bocciate Unicredit, Intesa, Mps e tutte le banche italiane. Perché in Vaticano "mancano i presupposti giuridici", fanno sapere da Palazzo Koch. Il Vaticano non ha cioè una legislazione bancaria e finanziaria "adeguata", né un sistema di vigilanza "prudenziale", comprese le norme antiriciclaggio sempre più stringenti a cui la Santa Sede ancora non si attiene pienamente. Deficit di trasparenza, assenza di reciprocità per il controllo e il flusso di informazioni, dunque.
"L'interruzione sarà di breve durata", minimizza padre Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana. Anche perché "sono in corso contatti con diversi provider". Il Vaticano ha in effetti avviato colloqui importanti con colossi bancari stranieri - americani e svizzeri, in primis - per limitare danni e disagi. Tutto più semplice, intanto, su Internet. Fino a ieri, acquistare online con la carta di credito un biglietto per visitare i Musei Vaticani era possibile. Lo sarà, però, solo fino al 15 gennaio.
(04 gennaio 2013)© Riproduzione riservata
http://www.repubblica.it/economia/2013/ ... -49890814/
iao
Paolo11
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