La Questione Monti
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Re: La Questione Monti
IL PERSONAGGIO
Passera: lista di Monti, occasione persa
Serviva un programma più coraggioso
«Hanno vinto vecchie logiche» Il ministro parteciperà alla campagna elettorale e ha aperto il suo account Twitter
Dopo la riunione di Sion, il convento romano nel quale Monti ha deciso la sua «salita in politica» insieme con Casini e Fini, non aveva detto più nulla. Solo un deluso «non ci sto» in tempo reale durante la riunione. Una rottura dura nei fatti, non nella forma. Oggi Corrado Passera, ministro dello Sviluppo Economico delle Infrastrutture e dei Trasporti, 58 anni appena compiuti, spiega le ragioni della sua scelta. Questa mattina ha aperto (anche lui!) il suo bravo account Twitter e parteciperà al dibattito politico senza candidarsi. Con una sua personale agenda che si discosta non poco da quella Monti. E non è la sola sorpresa di questa conversazione domenicale.
«Si è persa una grande occasione, io credevo al progetto di una lista unica Monti sia alla Camera sia al Senato. C’è un grande mondo che non si riconosce né con la sinistra—soprattutto se condizionata dalle componenti estreme—né con l’antipolitica né con Berlusconi. Avevo dato la mia disponibilità a candidarmi, senza pretese di ruoli presenti o futuri. Fino a poche ore prima di quella riunione del 28 dicembre sembrava tutto fatto. Durante la riunione hanno prevalso le posizioni di Italia Futura, di Montezemolo, di Riccardi, di Casini. Ho preso atto e me ne sono tirato fuori, ma non farò mancare il mio sostegno a Monti». Perché non le piace la soluzione trovata, la politica è fatta, purtroppo, di compromessi, spesso al ribasso? «Non si è creata quella nuova formazione forte e chiara che io auspicavo ma un insieme di liste collegate che certamente faranno un buon lavoro, rimanendo però esposte alle vecchie logiche di corrente». Forse lei si aspettava di avere compiti più importanti, si è sentito un po’ messo in disparte? «Guardi, quella mattina Monti mi aveva chiesto la disponibilità ad assisterlo in un ruolo di coordinamento, ma avevo legato l’accettazione al progetto di lista nuova e unica». E ne ha parlato con Monti dopo la rottura? «Certo, il rapporto personale non è mai venuto meno; mi è stato anche chiesto se volevo entrare in lista, ma ho detto di no». E ha ricevuto offerte anche da altri schieramenti? «Non accetterei mai di candidarmi contro Monti». Tosi e Galan hanno fatto il suo nome come possibile candidato premier della probabile riedizione dell’alleanza fra Pdl e Lega. «Stesso discorso, Berlusconi non lo sento da un pezzo». Siete andati sempre d’accordo lei e il presidente Monti in questi mesi? «Sempre no, ma in una squadra è naturale». E con gli altri ministri? «I rapporti sono stati di leale collaborazione e di grande soddisfazione. Ho avuto problemi solo con la struttura del ministero dell’Economia, mai con Grilli». Diplomatico Passera, troppo diplomatico. Le chiedo una previsione sulle elezioni, come andrà secondo lei? «Sulla base delle proiezioni ad oggi, vincerà bene Bersani, ma servono maggioranze forti per affrontare alla radice i problemi del Paese. Mi auguro una coalizione forte con il raggruppamento di Monti che garantisca la governabilità del Paese almeno in questa fase ancora difficile».
E Monti si è giocato il Quirinale? «Il suo impegno politico
(Ansa)
è un gesto di coraggioso civismo. Ha fatto ciò che era giusto, non quello che forse era per lui personalmente utile. Monti in questo senso è uomo di passione, non un freddo». Lei ritiene però che la «scelta civica» del presidente del Consiglio non sia una soluzione politica all’altezza di ciò che ha rappresentato il suo esecutivo, è così? «È una buona sintesi. Il nostro governo con la maggioranza che l’ha sostenuto ha salvato il Paese dalla bancarotta, dalla perdita di sovranità, non dimentichiamocelo, anche se oggi qualcuno fa finta di non ricordare la montagna di debito pubblico, 2 mila miliardi di euro, che grava sulle nostre teste e quindi alla necessità di non abbandonare la politica del rigore. Monti ha portato forte innovazione nella politica del Paese sia nel metodo che nello stile e oggi fa le sue proposte ai cittadini elettori: considero immorale definire la sua scelta immorale come ha fatto D’Alema e inaccettabili le accuse della Camusso ». D’accordo, ma lei come se la immaginava questa ipotetica lista unica di una nuova formazione di centro, cattolica, liberale ed europeista? «Doveva innanzi tutto essere una cosa nuova, chiara e non legata a strutture preesistenti, con figure di primo piano sia della società che della politica beninteso, in particolare del mondo dell’impresa, delle professioni, dell’economia sociale con una grande attenzione ai temi della famiglia e della solidarietà, che oggi non sono rappresentati come sarebbe giusto che fosse. Avrei voluto un programma in alcuni punti più coraggioso. Una svolta più radicale».
Nemmeno l’Agenda Monti, dunque, la soddisfa? «Mi è dispiaciuto non rivedere richiamato con più forza, anche nei simboli, il concetto di Agenda per l’Italia, anche se sul tema dei contenuti sicuramente si sarebbe potuto lavorare a una piattaforma più completa. Siamo tutti d’accordo che non serve un Monti bis, ma un percorso di lavoro per i prossimi cinque-dieci anni che costruisca anche un modello di società nel quale i cittadini possano riconoscersi. Una società più dinamica, ma anche più coesa e dove il privato profit, il privato non profit e il pubblico condividano le responsabilità dello sviluppo sostenibile». In quali punti ritoccare e migliorare il programma della Scelta Civica di Monti? «Non si può rispondere con poche righe. Deve essere per esempio chiaro l’impegno a non aumentare le tasse, anzi a ridurle. No, quindi, a una nuova patrimoniale. Alleggerire il carico fiscale per le famiglie con redditi bassi e con figli e per le imprese che investono in innovazione e internazionalizzazione e soprattutto che assumono, attraverso un nuovo contratto di inserimento e reinserimento da mettere a punto. La spesa pubblica va ripensata e tagliata con interventi strutturali profondi. Valorizzato lo sconfinato patrimonio pubblico formato da terreni, immobili, partecipazioni, crediti, al fine di trovare le risorse per lo sviluppo e facilitare la riduzione del debito. Ecco un capitolo sul quale il nostro governo non ha avuto il tempo— e forse la determinazione—per portare risultati soddisfacenti».
(Ansa)
E quali altri aspetti dell’attività dell’esecutivo, secondo lei, potevano essere curati meglio? «Non dimentichiamoci mai la situazione di emergenza e di carenza di risorse nella quale ci siamo trovati. Si deve fare sicuramente di più per i beni culturali e ambientali e a favore del terzo settore in tutte le sue forme; c’è un tessuto fitto e prezioso di economia sociale, di sussidiarietà, che forma un capitale sociale italiano ineguagliabile». Passera dice di apprezzare molto, nell’Agenda Monti, il richiamo alla centralità del ruolo femminile ma sostiene che sulla famiglia l’impegno dev’essere più chiaro e circostanziato: «Si continua a sottovalutare l’enorme pressione che si accumula sulle famiglie a basso e medio reddito. Se una donna che vuole lavorare non riesce a trovare un asilo nido per i figli ogni discorso sull’occupazione appare inutile. Se non garantiamo servizi adeguati agli anziani non possiamo dirci un Paese civile. E lo stesso discorso vale per la scuola a tempo pieno, per la sanità di prossimità». Non soddisfa il ministro dello Sviluppo nemmeno la parte dedicata alla riduzione dei costi diretti e indiretti della politica. Troppo timida. Vaga. «Dobbiamo incidere più in profondità sul costo vivo dell’apparato politico e amministrativo pubblico. Un esempio: un solo livello istituzionale e politico fra i Comuni e lo Stato centrale. Ripensamento totale di tutte le strutture intermedie, non solo le Province. Bilanci consolidati, certificati e confrontabili per ogni entità pubblica. Commissariamento, vero non finto, di ogni ente che non rispetta le regole; riduzione drastica di tutte le assemblee elettive locali e centrali. Si può fare molto, molto di più di quanto non si creda per migliorare il nostro federalismo. Le resistenze incontrate anche dal nostro governo sono state formidabili, veti a tutti i livelli, spesso eravamo circondati da sguardi divertiti e poco indulgenti dei dirigenti pubblici, ma quando si riusciva ad ottenere qualche risultato, l’effetto positivo era perfino contagioso. Nella pubblica amministrazione ci sono tanti talenti e persone fiere di servire lo Stato. Dobbiamo dare loro fiducia con il buon esempio. Le Poste per me sono diventate una specie di metafora dell’Italia che in pochi anni può passare dalle ultime posizioni alle prime in Europa».
Dunque, Passera, quale sarà il suo futuro? «Ho ricominciato daccapo tante volte e sono pronto a rifarlo. Voglio continuare a dare un contributo a questo Paese. Come? Si vedrà, tutto è aperto. Per ora ho tante cose da fare come ministro ». Ordinaria amministrazione. «Eh no, tutt’altro, ci sono decreti da convertire, regolamenti da varare, processi da perfezionare. Dalle infrastrutture all’energia, dalle start up agli aeroporti, gli interventi sono stati numerosi e gli effetti si vedranno già nei prossimi mesi». Non mi faccia l’elenco dei provvedimenti, per carità, ce lo risparmi. «Le dico solo che da vent’anni l’Italia non aveva un piano energetico. Il mercato del gas oggi è più concorrenziale e grazie agli interventi che stiamo realizzando il gas costerà meno anche alle famiglie già dai prossimi mesi». Per ora non si vede, purtroppo. «Siamo riusciti a riordinare gli incentivi, esagerati, per le energie rinnovabili. In media due o tre volte quelli di altri Paesi. Una tassa occulta che si pagava sulle bollette elettriche che abbiamo evitato aumentasse ancora, senza per questo rinunciare a tutti gli obbiettivi europei. La distribuzione di quegli incentivi era stata approvata da quasi tutti i partiti e le resistenze sono state forti. Riordinato i processi sull’assegnazione delle frequenze, eliminato il cosiddetto beauty contest che favoriva il gruppo Berlusconi e altri: diciamo che anche qui non mi sono fatto molte simpatie. Affrontato tante crisi aziendali. Le faccio solo l’esempio della Fincantieri. C’era chi voleva venderla addirittura con dote mentre a mio parere si poteva completare risanamento e rilancio. Si è messo a punto un nuovo piano, stretto un accordo con i sindacati e oggi il gruppo è in grado di fare addirittura acquisizioni all’estero». Che cosa si rammarica di non aver potuto fare in quest’anno abbondante di governo? «Due cose, l’authority dei trasporti rimasta sulla carta, troppe e inaccettabili le pressioni, e gli incentivi all’innovazione per i quali non siamo riusciti a trovare le risorse».
Passera, lei è un cattolico, ha partecipato agli incontri di
(Ansa)
Todi, come giudica il rapporto della Chiesa con la politica? «I cattolici sono un tessuto fondamentale del Paese, ne costituiscono una imprescindibile ossatura identitaria, il loro contributo è sottostimato, ma troppi si sentono talvolta interpreti esclusivi delle gerarchie ecclesiastiche». E se tornasse indietro lo rifarebbe? Accetterebbe di nuovo di lasciare una delle più importanti posizioni del settore privato per un governo tecnico? «Sì lo rifarei, senza alcun dubbio. E ridirei di sì a Monti e a Napolitano anche se non è finita come avrei desiderato». Il suo account Twitter? «@corradopassera, papà di Sofia, Luigi, Luce e Giovanni, marito di Giovanna, amante dell’Italia, ministro della Repubblica». Mi raccomando niente wow o emoticon, però, perché è come andare in bermuda all’inaugurazione di un anno accademico.
f.de.b
7 gennaio 2013 | 18:31
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/politica/13_genn ... a702.shtml
Passera: lista di Monti, occasione persa
Serviva un programma più coraggioso
«Hanno vinto vecchie logiche» Il ministro parteciperà alla campagna elettorale e ha aperto il suo account Twitter
Dopo la riunione di Sion, il convento romano nel quale Monti ha deciso la sua «salita in politica» insieme con Casini e Fini, non aveva detto più nulla. Solo un deluso «non ci sto» in tempo reale durante la riunione. Una rottura dura nei fatti, non nella forma. Oggi Corrado Passera, ministro dello Sviluppo Economico delle Infrastrutture e dei Trasporti, 58 anni appena compiuti, spiega le ragioni della sua scelta. Questa mattina ha aperto (anche lui!) il suo bravo account Twitter e parteciperà al dibattito politico senza candidarsi. Con una sua personale agenda che si discosta non poco da quella Monti. E non è la sola sorpresa di questa conversazione domenicale.
«Si è persa una grande occasione, io credevo al progetto di una lista unica Monti sia alla Camera sia al Senato. C’è un grande mondo che non si riconosce né con la sinistra—soprattutto se condizionata dalle componenti estreme—né con l’antipolitica né con Berlusconi. Avevo dato la mia disponibilità a candidarmi, senza pretese di ruoli presenti o futuri. Fino a poche ore prima di quella riunione del 28 dicembre sembrava tutto fatto. Durante la riunione hanno prevalso le posizioni di Italia Futura, di Montezemolo, di Riccardi, di Casini. Ho preso atto e me ne sono tirato fuori, ma non farò mancare il mio sostegno a Monti». Perché non le piace la soluzione trovata, la politica è fatta, purtroppo, di compromessi, spesso al ribasso? «Non si è creata quella nuova formazione forte e chiara che io auspicavo ma un insieme di liste collegate che certamente faranno un buon lavoro, rimanendo però esposte alle vecchie logiche di corrente». Forse lei si aspettava di avere compiti più importanti, si è sentito un po’ messo in disparte? «Guardi, quella mattina Monti mi aveva chiesto la disponibilità ad assisterlo in un ruolo di coordinamento, ma avevo legato l’accettazione al progetto di lista nuova e unica». E ne ha parlato con Monti dopo la rottura? «Certo, il rapporto personale non è mai venuto meno; mi è stato anche chiesto se volevo entrare in lista, ma ho detto di no». E ha ricevuto offerte anche da altri schieramenti? «Non accetterei mai di candidarmi contro Monti». Tosi e Galan hanno fatto il suo nome come possibile candidato premier della probabile riedizione dell’alleanza fra Pdl e Lega. «Stesso discorso, Berlusconi non lo sento da un pezzo». Siete andati sempre d’accordo lei e il presidente Monti in questi mesi? «Sempre no, ma in una squadra è naturale». E con gli altri ministri? «I rapporti sono stati di leale collaborazione e di grande soddisfazione. Ho avuto problemi solo con la struttura del ministero dell’Economia, mai con Grilli». Diplomatico Passera, troppo diplomatico. Le chiedo una previsione sulle elezioni, come andrà secondo lei? «Sulla base delle proiezioni ad oggi, vincerà bene Bersani, ma servono maggioranze forti per affrontare alla radice i problemi del Paese. Mi auguro una coalizione forte con il raggruppamento di Monti che garantisca la governabilità del Paese almeno in questa fase ancora difficile».
E Monti si è giocato il Quirinale? «Il suo impegno politico
(Ansa)
è un gesto di coraggioso civismo. Ha fatto ciò che era giusto, non quello che forse era per lui personalmente utile. Monti in questo senso è uomo di passione, non un freddo». Lei ritiene però che la «scelta civica» del presidente del Consiglio non sia una soluzione politica all’altezza di ciò che ha rappresentato il suo esecutivo, è così? «È una buona sintesi. Il nostro governo con la maggioranza che l’ha sostenuto ha salvato il Paese dalla bancarotta, dalla perdita di sovranità, non dimentichiamocelo, anche se oggi qualcuno fa finta di non ricordare la montagna di debito pubblico, 2 mila miliardi di euro, che grava sulle nostre teste e quindi alla necessità di non abbandonare la politica del rigore. Monti ha portato forte innovazione nella politica del Paese sia nel metodo che nello stile e oggi fa le sue proposte ai cittadini elettori: considero immorale definire la sua scelta immorale come ha fatto D’Alema e inaccettabili le accuse della Camusso ». D’accordo, ma lei come se la immaginava questa ipotetica lista unica di una nuova formazione di centro, cattolica, liberale ed europeista? «Doveva innanzi tutto essere una cosa nuova, chiara e non legata a strutture preesistenti, con figure di primo piano sia della società che della politica beninteso, in particolare del mondo dell’impresa, delle professioni, dell’economia sociale con una grande attenzione ai temi della famiglia e della solidarietà, che oggi non sono rappresentati come sarebbe giusto che fosse. Avrei voluto un programma in alcuni punti più coraggioso. Una svolta più radicale».
Nemmeno l’Agenda Monti, dunque, la soddisfa? «Mi è dispiaciuto non rivedere richiamato con più forza, anche nei simboli, il concetto di Agenda per l’Italia, anche se sul tema dei contenuti sicuramente si sarebbe potuto lavorare a una piattaforma più completa. Siamo tutti d’accordo che non serve un Monti bis, ma un percorso di lavoro per i prossimi cinque-dieci anni che costruisca anche un modello di società nel quale i cittadini possano riconoscersi. Una società più dinamica, ma anche più coesa e dove il privato profit, il privato non profit e il pubblico condividano le responsabilità dello sviluppo sostenibile». In quali punti ritoccare e migliorare il programma della Scelta Civica di Monti? «Non si può rispondere con poche righe. Deve essere per esempio chiaro l’impegno a non aumentare le tasse, anzi a ridurle. No, quindi, a una nuova patrimoniale. Alleggerire il carico fiscale per le famiglie con redditi bassi e con figli e per le imprese che investono in innovazione e internazionalizzazione e soprattutto che assumono, attraverso un nuovo contratto di inserimento e reinserimento da mettere a punto. La spesa pubblica va ripensata e tagliata con interventi strutturali profondi. Valorizzato lo sconfinato patrimonio pubblico formato da terreni, immobili, partecipazioni, crediti, al fine di trovare le risorse per lo sviluppo e facilitare la riduzione del debito. Ecco un capitolo sul quale il nostro governo non ha avuto il tempo— e forse la determinazione—per portare risultati soddisfacenti».
(Ansa)
E quali altri aspetti dell’attività dell’esecutivo, secondo lei, potevano essere curati meglio? «Non dimentichiamoci mai la situazione di emergenza e di carenza di risorse nella quale ci siamo trovati. Si deve fare sicuramente di più per i beni culturali e ambientali e a favore del terzo settore in tutte le sue forme; c’è un tessuto fitto e prezioso di economia sociale, di sussidiarietà, che forma un capitale sociale italiano ineguagliabile». Passera dice di apprezzare molto, nell’Agenda Monti, il richiamo alla centralità del ruolo femminile ma sostiene che sulla famiglia l’impegno dev’essere più chiaro e circostanziato: «Si continua a sottovalutare l’enorme pressione che si accumula sulle famiglie a basso e medio reddito. Se una donna che vuole lavorare non riesce a trovare un asilo nido per i figli ogni discorso sull’occupazione appare inutile. Se non garantiamo servizi adeguati agli anziani non possiamo dirci un Paese civile. E lo stesso discorso vale per la scuola a tempo pieno, per la sanità di prossimità». Non soddisfa il ministro dello Sviluppo nemmeno la parte dedicata alla riduzione dei costi diretti e indiretti della politica. Troppo timida. Vaga. «Dobbiamo incidere più in profondità sul costo vivo dell’apparato politico e amministrativo pubblico. Un esempio: un solo livello istituzionale e politico fra i Comuni e lo Stato centrale. Ripensamento totale di tutte le strutture intermedie, non solo le Province. Bilanci consolidati, certificati e confrontabili per ogni entità pubblica. Commissariamento, vero non finto, di ogni ente che non rispetta le regole; riduzione drastica di tutte le assemblee elettive locali e centrali. Si può fare molto, molto di più di quanto non si creda per migliorare il nostro federalismo. Le resistenze incontrate anche dal nostro governo sono state formidabili, veti a tutti i livelli, spesso eravamo circondati da sguardi divertiti e poco indulgenti dei dirigenti pubblici, ma quando si riusciva ad ottenere qualche risultato, l’effetto positivo era perfino contagioso. Nella pubblica amministrazione ci sono tanti talenti e persone fiere di servire lo Stato. Dobbiamo dare loro fiducia con il buon esempio. Le Poste per me sono diventate una specie di metafora dell’Italia che in pochi anni può passare dalle ultime posizioni alle prime in Europa».
Dunque, Passera, quale sarà il suo futuro? «Ho ricominciato daccapo tante volte e sono pronto a rifarlo. Voglio continuare a dare un contributo a questo Paese. Come? Si vedrà, tutto è aperto. Per ora ho tante cose da fare come ministro ». Ordinaria amministrazione. «Eh no, tutt’altro, ci sono decreti da convertire, regolamenti da varare, processi da perfezionare. Dalle infrastrutture all’energia, dalle start up agli aeroporti, gli interventi sono stati numerosi e gli effetti si vedranno già nei prossimi mesi». Non mi faccia l’elenco dei provvedimenti, per carità, ce lo risparmi. «Le dico solo che da vent’anni l’Italia non aveva un piano energetico. Il mercato del gas oggi è più concorrenziale e grazie agli interventi che stiamo realizzando il gas costerà meno anche alle famiglie già dai prossimi mesi». Per ora non si vede, purtroppo. «Siamo riusciti a riordinare gli incentivi, esagerati, per le energie rinnovabili. In media due o tre volte quelli di altri Paesi. Una tassa occulta che si pagava sulle bollette elettriche che abbiamo evitato aumentasse ancora, senza per questo rinunciare a tutti gli obbiettivi europei. La distribuzione di quegli incentivi era stata approvata da quasi tutti i partiti e le resistenze sono state forti. Riordinato i processi sull’assegnazione delle frequenze, eliminato il cosiddetto beauty contest che favoriva il gruppo Berlusconi e altri: diciamo che anche qui non mi sono fatto molte simpatie. Affrontato tante crisi aziendali. Le faccio solo l’esempio della Fincantieri. C’era chi voleva venderla addirittura con dote mentre a mio parere si poteva completare risanamento e rilancio. Si è messo a punto un nuovo piano, stretto un accordo con i sindacati e oggi il gruppo è in grado di fare addirittura acquisizioni all’estero». Che cosa si rammarica di non aver potuto fare in quest’anno abbondante di governo? «Due cose, l’authority dei trasporti rimasta sulla carta, troppe e inaccettabili le pressioni, e gli incentivi all’innovazione per i quali non siamo riusciti a trovare le risorse».
Passera, lei è un cattolico, ha partecipato agli incontri di
(Ansa)
Todi, come giudica il rapporto della Chiesa con la politica? «I cattolici sono un tessuto fondamentale del Paese, ne costituiscono una imprescindibile ossatura identitaria, il loro contributo è sottostimato, ma troppi si sentono talvolta interpreti esclusivi delle gerarchie ecclesiastiche». E se tornasse indietro lo rifarebbe? Accetterebbe di nuovo di lasciare una delle più importanti posizioni del settore privato per un governo tecnico? «Sì lo rifarei, senza alcun dubbio. E ridirei di sì a Monti e a Napolitano anche se non è finita come avrei desiderato». Il suo account Twitter? «@corradopassera, papà di Sofia, Luigi, Luce e Giovanni, marito di Giovanna, amante dell’Italia, ministro della Repubblica». Mi raccomando niente wow o emoticon, però, perché è come andare in bermuda all’inaugurazione di un anno accademico.
f.de.b
7 gennaio 2013 | 18:31
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http://www.corriere.it/politica/13_genn ... a702.shtml
Re: La Questione Monti
Beh, una differenza di stile c'è ancora.
Cdm, Enrico Bondi si è dimesso. Dopo le polemiche,
lascia l'incarico di commissario per la spending review
ROMA - Bersani aveva contestato il suo doppio ruolo. Di commissario per la spending review e di selezionatore per le liste centriste, su incarico di Monti. Enrico Bondi ora lascia tutti i suoi incarichi istituzionali, compreso quello di commissario per il disavanzo della Sanità nel Lazio. La questione è stata affrontata in una riunione del Consiglio dei ministri, "appositamente convocata" - come spiega il comunicato di Palazzo Chigi - e presieduta, in assenza di Monti, dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, in quanto componente del governo più anziano.
Bondi è stato sostituito con il ragioniere generale dello Stato, Mario Canzio, per quanto riguarda la razionalizzazione della spesa pubblica per l'acquisto di beni e servizi. E da Filippo Palumbo, attuale capo dipartimento della Programmazione del Servizio sanitario nazionale presso il ministero della Salute, per l'emergenza della Sanità nel Lazio. Questo, almeno, fino all'elezione del nuovo governatore.
(07 gennaio 2013)
http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... -50087227/
Cdm, Enrico Bondi si è dimesso. Dopo le polemiche,
lascia l'incarico di commissario per la spending review
ROMA - Bersani aveva contestato il suo doppio ruolo. Di commissario per la spending review e di selezionatore per le liste centriste, su incarico di Monti. Enrico Bondi ora lascia tutti i suoi incarichi istituzionali, compreso quello di commissario per il disavanzo della Sanità nel Lazio. La questione è stata affrontata in una riunione del Consiglio dei ministri, "appositamente convocata" - come spiega il comunicato di Palazzo Chigi - e presieduta, in assenza di Monti, dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, in quanto componente del governo più anziano.
Bondi è stato sostituito con il ragioniere generale dello Stato, Mario Canzio, per quanto riguarda la razionalizzazione della spesa pubblica per l'acquisto di beni e servizi. E da Filippo Palumbo, attuale capo dipartimento della Programmazione del Servizio sanitario nazionale presso il ministero della Salute, per l'emergenza della Sanità nel Lazio. Questo, almeno, fino all'elezione del nuovo governatore.
(07 gennaio 2013)
http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... -50087227/
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Re: La Questione Monti
«Lista Monti non è buona notizia per l'Italia»
Bersani a Otto e Mezzo fa tre domande a Monti:
«Perché fare un partito personale?
Dove si colloca in Europa, con Orban?
Perché dovremmo zittire le nostre voci?»
http://www.unita.it/italia/bersani-le-m ... i-1.477620
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Re: La Questione Monti
Palazzo Chigi ha prima comunicato sul proprio sito internet,
poi cancellato,
ripubblicato e nuovamente ritirato,
nel giro di poche ore,
13 documenti tematici che volevano descrivere il consuntivo dell’azione di governo.
Complessivamente non è certo il bilancio di un governo tecnico che non ha ansie di rielezione.
Al contrario, l’autovalutazione del Governo ha il sapore di uno spot elettorale di cui non si sentiva certo bisogno.
Raccomandiamo caldamente ai lettori di aprire i singoli dossier,
per capire quale sindrome da autodistruzione abbia colpito il Prof. Monti,
una volta "stimata risorsa della Repubblica",
e ora propagandista di se stesso sempre più accompagnato da elementi impresentabili, come alcuni celebrati direttori di giornaletti di estrema destra, prima embedded al pregiudicato Nichi Grauso, e poi al pregiudicato Berlusconi Silvio.
(sto parlando di Mario Sechi,candidato in lista Monti per chi non avesse capito...)
Ma sembra per fortuna che l'Italia stia iniziando a rinsavire.
Nonostante l'uso immondo dei mezzi di comunicazione controllati per via proprietaria (Berlusconi) o per via politica (Monti) oggi le due coalizioni di centro e di centrodestra sommate insieme (anche se assolutamente non sommabili) non arrivano ai numeri della sola coalizione di centro-sinistra.
poi cancellato,
ripubblicato e nuovamente ritirato,
nel giro di poche ore,
13 documenti tematici che volevano descrivere il consuntivo dell’azione di governo.
Complessivamente non è certo il bilancio di un governo tecnico che non ha ansie di rielezione.
Al contrario, l’autovalutazione del Governo ha il sapore di uno spot elettorale di cui non si sentiva certo bisogno.
Raccomandiamo caldamente ai lettori di aprire i singoli dossier,
per capire quale sindrome da autodistruzione abbia colpito il Prof. Monti,
una volta "stimata risorsa della Repubblica",
e ora propagandista di se stesso sempre più accompagnato da elementi impresentabili, come alcuni celebrati direttori di giornaletti di estrema destra, prima embedded al pregiudicato Nichi Grauso, e poi al pregiudicato Berlusconi Silvio.
(sto parlando di Mario Sechi,candidato in lista Monti per chi non avesse capito...)
Ma sembra per fortuna che l'Italia stia iniziando a rinsavire.
Nonostante l'uso immondo dei mezzi di comunicazione controllati per via proprietaria (Berlusconi) o per via politica (Monti) oggi le due coalizioni di centro e di centrodestra sommate insieme (anche se assolutamente non sommabili) non arrivano ai numeri della sola coalizione di centro-sinistra.
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Re: La Questione Monti
E se l’Italia si scoprisse non più conservatrice?
Dunque le recenti dichiarazioni e gli ultimi atteggiamenti di Monti, nei confronti del panorama politico attuale, sembrano piacere sempre meno agli italiani.
L’ottimo giudizio medio che lo caratterizzava fino alle sue dimissioni (con un consenso soltanto di poco inferiore alla metà degli elettori) sta progressivamente scemando.
Dai dati Ipsos presentati ieri da Pagnoncelli nel corso di Ballarò, risulta che quasi due terzi della popolazione ha reagito in maniera negativa alle sue nuove esternazioni:
è diventato come gli altri, che cercano in tutti i modi il consenso, senza più quel distacco che lo caratterizzava nella sua veste di (supposto) salvatore del paese.
Ed è una considerazione che accomuna ormai la gran parte degli elettorati, fatta ovviamente eccezione dei centristi, benché anche tra loro non ci sia un reale plebiscito nei suoi confronti, rispetto alla considerazione di cui godeva come presidente del consiglio “tecnico”.
Un dato interessante anche ai fini strettamente politico-elettorali, poiché la configurazione che sta assumendo il futuro parlamento ci parla di un senato ancora in bilico, come suggeriva ieri D’Alimonte sul Sole 24 Ore.
Come è ormai noto agli assidui lettori di Europa, basterebbe al centrodestra vincere in soltanto due regioni popolose (Sicilia e Veneto, ad esempio) per mettere in discussione una maggioranza solida del centrosinistra in quel ramo del parlamento.
E se ci ritrovassimo, la sera del 25 febbraio, dinanzi ad una situazione di precaria stabilità, i casi possibili saranno soltanto due:
o si torna al voto dopo pochi mesi, oppure si forma un’alleanza duratura con il centro montiano.
Ecco perché sono importanti, se si vuole considerare questa seconda ipotesi, i buoni rapporti quantomeno tra Pd e la lista Monti.
E se l’ultimo premier comincia a trovare parecchie contrarietà (quasi l’ottanta per cento) tra gli stessi elettori del partito di Bersani, diventerà molto difficile far digerire loro una sacra alleanza nel nome del risanamento italiano.
L’altro dato interessante che proviene dalla trasmissione di ieri sera condotta da Floris riguarda le stime di voto, che confermano la buona tenuta del centrosinistra di Pd e Sel (attorno al 40 per cento dei consensi) e la battaglia sempre più ravvicinata tra centrodestra e centro.
Il distacco a favore della formazione che fa capo a Berlusconi si è ristretto al 6-7 per cento circa, nei confronti del raggruppamento montiano (23 a 17).
Sostanzialmente stabile il Movimento 5 Stelle di Grillo (intorno al 12) e in lieve incremento la coalizione che fa riferimento ad Ingroia (data oggi nei pressi del 6), che le permetterebbe di entrare in parlamento, sia alla camera che in qualche regione (Sicilia e Campania, ad esempio) anche al senato.
Cosa c’è di significativamente inedito in queste intenzioni di voto?
Qualcosa che negli ultimi decenni in Italia non si era mai visto:
se accorpiamo infatti i partiti di area di sinistra o di centrosinistra (Pd e Sel, con le liste vicine ad Ingroia), otteniamo una somma di dichiarazioni di voto intorno al 45 per cento dell’elettorato italiano;
accorpando, allo stesso modo, quelle di area di centro e centrodestra (Berlusconi più Monti, tanto per semplificare) la quota che queste raggiungono pare notevolmente inferiore, prossime al 40 per cento dei voti.
Anche senza tener conto dei simpatizzanti del Movimento 5 Stelle (che pur dichiarano un’anima maggiormente di sinistra che di destra),
il nostro paese sembra oggi lontano dal profilo di soltanto pochi anni orsono.
Berlusconi insiste ancora, in questo periodo, nel dichiarare che la vittoria di Bersani scaturirebbe dal mancato accordo tra le forze moderate e che, si fosse unito a Monti, avrebbe potuto sconfiggere la sinistra, perché l’Italia è in fondo un paese conservatore.
Gli ultimi dati ci informano al contrario della presenza forse di una piccola rivoluzione, di una possibile svolta che potrebbe cambiare il volto antico del paese.
Vedremo…
http://www.europaquotidiano.it/dettagli ... servatrice
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Re: La Questione Monti
Ho fatto una riflessione su Monti.Per quale motivo non ha dimezzato i parlamentari?
Per quale motivo non si è fatta una nuova legge elettorale?
E altre cose come le provincie ecc.........
Ora mi è chiaro il motivo.Voleva scendere in politica.
Se non avesse avuto in mente questo.
Allora si potevano dimezzare i parlamentari , e le cose citate sopra.
Almeno io ragiono così,se fossi stato al suo posto.
MI avete dato l'incarico dal presidente della repubblica per governare, visto che non eravate capaci di farlo voi.
Allora quelle cose le avrei fatte sia con il consenso dei partiti oppure avrei detto.E' stato bello arrangiatevi.
Invece lui aveva già il suo progetto in testa.
Credo perdendo la fiducia che Napolitano gli aveva dato,facendolo pure senatore.
Quindi ci ritroviamo con quasi mille parlamentari da pagare fra le due camere,e tutti i problemi sul tappeto.
Bravo Monti 10+
Ciao
Paolo11
Per quale motivo non si è fatta una nuova legge elettorale?
E altre cose come le provincie ecc.........
Ora mi è chiaro il motivo.Voleva scendere in politica.
Se non avesse avuto in mente questo.
Allora si potevano dimezzare i parlamentari , e le cose citate sopra.
Almeno io ragiono così,se fossi stato al suo posto.
MI avete dato l'incarico dal presidente della repubblica per governare, visto che non eravate capaci di farlo voi.
Allora quelle cose le avrei fatte sia con il consenso dei partiti oppure avrei detto.E' stato bello arrangiatevi.
Invece lui aveva già il suo progetto in testa.
Credo perdendo la fiducia che Napolitano gli aveva dato,facendolo pure senatore.
Quindi ci ritroviamo con quasi mille parlamentari da pagare fra le due camere,e tutti i problemi sul tappeto.
Bravo Monti 10+
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Paolo11
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Re: La Questione Monti
Ma quei geni del PD non capiscono che se uno vota PD è perché piace il programma del PD altrimenti voterebbe la Lista Monti?
Ecco perché non voterò il PD ... perché sono idioti!
da Repubblica.it
Pd a Monti: "Dopo vittoria, collaboriamo"
Tensione Psi, Nencini: "Così facciamo da soli"
Enrico Letta, annuncia che in caso di vittoria il Partito democratico chiederà al centro di sostenere Bersani. Poi risponde alle critiche sulle liste: "Patti rispettati". Ma il segretario socialista ribadisce: "Non c'è una rappresentanza equilibrata nei territori". Tensione in Sardegna: il presidente del gruppo nel Consiglio regionale annuncia le dimissioni: "Ignorato il risultato delle primarie"
di MARCO BRACCONI
ROMA - "Dopo le elezioni, se vinceremo chiederemo ai montiani, al centro, di sostenere il governo Bersani". Il vicesegretario del Pd, Enrico Letta, risponde alle polemiche esplose sulle liste del Pd e ribadisce: "Il Pd e la coalizione di centrosinistra vuole vincere le elezioni, dopo guarderemo al risultato in Parlamento e valuteremo le scelte da fare sulle alleanze, ma il nostro primo interlocutore sarà sicuramente la lista Monti a partire dal governo Bersani". Poi, rispondendo a domande sulle proteste intorno alle liste, il vicesegretario ha detto: "Non bisogna scambiare singole delusioni personali per fatti politici. Le nostre sono liste larghe e articolate - ha sottolineato il vicesegretario - e i candidati esterni indicano che il Pd vuole rappresentare largamente la società italiana mettendo insieme mondo economico e culturale, non c'è settarismo, c'è voglia di essere inclusivi". Rivolgendosi in particolare al segretario del Psi, Riccardo Nencini, che ha convocato d'urgenza la segreteria nazionale e i segretari regionali del partito, Letta ha risposto: "Non capisco il senso della protesta di Nencini. C'erano dei patti e sono stati rispettati - ha detto Letta - le nostre sono liste aperte e sarà una buona alleanza''. Anche sull'esclusione di Reggi nessun blitz: "Tutte le scelte sono state fatte di comune accordo e tengono conto del risultato delle primarie. Credo che nessuno possa accusare queste scelte di partigianeria è molto importante il rapporto tra Bersani e Renzi che faranno campagna elettorale in tandem".
La protesta del Psi. "Noi non facciamo gli ospiti in casa di nessuno. L'ipotesi di una lista Pd-Psi, nel nome del socialismo europeo, era supportata da un orizzonte politico condiviso e da una rappresentanza equilibrata nei territori. Se vengono meno questi presupposti, e non per colpa nostra, ognuno per conto proprio", aveva affermato il segretario del Psi, che ha convocato una riunione d'urgenza per decidere se iniziare la raccolta firme per presentare le liste. Secondo quanto si apprende, il partito guidato da Nencini aveva stretto un accordo con il Pd che prevedeva - spiegano dal Psi - una decina di parlamentari eletti. Viceversa, dalla composizione delle liste, i posti riservati alla quota socialista sarebbero soltanto tre. Per questo Nencini e il Psi starebbero valutando l'ipotesi - non agile, né facile, dicono ancora al partito - di presentare le firme.
Tensione in Sardegna. Polemiche anche in Sardegna dove il presidente del gruppo del Partito democratico nel Consiglio regionale, Giampaolo Diana, ha annunciato le proprie dimissioni in segno di protesta contro le decisioni della Direzione nazionale sulla composizione delle liste per le elezioni politiche alla Camera e al Senato: "Nelle prossime ore comunicherò al Gruppo consiliare le mie dimissioni da capogruppo Pd - ha detto -. Il voto delle primarie non è stato rispettato e credo che la Sardegna debba cercare, anche in queste ore di modificare quella decisione". Da Roma sono stati infatti indicati alcuni nomi nella lista sarda e in questo schema resterebbero fuori dalla possibilità di ottenere un seggio nell'isola altri aspiranti che avevano superato la prova delle primarie.
Emilia Romagna, Richetti: "Errore escludere Reggi". Non meno aspri i toni in Emilia Romagna. Matteo Richetti, a L'aria che tira su La7, lancia il primo affondo renziano sull'esclusione dalle liste pd dell'ex sindaco di piacenza e coordinatore della campagna elettorale alle primarie di Matteo Renzi. "Un errore madornale". Per il candidato alla Camera e braccio destro del sindaco di Firenze, premiato alle primarie modenesi con oltre 9.000 Voti, "non aver messo Reggi nelle liste è un errore madornale. Non si capisce perché un partito che ha puntato tanto sulle primarie ne mortifica poi uno dei protagonisti". A Richetti, che poco prima aveva anche criticato il ripescaggio di alcuni parlamentari uscenti, che "non hanno fatto le primarie e poi rientrano in lista grazie alla sintonia politica con alcuni leader", viene poi chiesto se a suo parere si tratti di una vendetta. "Questo non lo so- risponde l'ex presidente dell'assemblea legislativa dell'Emilia Romagna-. Roberto ha condotto una campagna decisa e aspra a favore di Renzi, ma ha fatto il sindaco di Piacenza per due volte in virtù della sua capacità amministrativa". In una città, ricorda il renziano, che spesso aveva visto in sella amministrazioni di centrodestra. E il terremoto Pd scuote anche il renziano Salvatore Vassallo, politologo a Bologna che è a un passo dall'addio. Pur avendo detto 'no' ad una candidatura in posizione sicura nella lista Monti, Vassallo ha annunciato a Rainews che non parteciperà alla campagna elettorale. "Noi abbiamo contribuito a costituire tra il 2007 e il 2008 un partito che doveva essere molto diverso da quelli che precedevano. Un partito aperto, plurale, capace di parlare a parti della società italiana che non si erano riconosciute in passato nei partiti della sinistra tradizionali. Oggi questo non mi pare che sia in campo", afferma Vassallo.
Vendola: "Naturali fibrillazioni su liste". "La democrazia non produce tossine, produce naturalmente fibrillazione e tensioni perché quando si fa una gara chiunque partecipi vuole vincerla", ha dichiarato il
governatore della Regione Puglia e leader di Sel, Nichi Vendola, commentando le liste ufficializzate dal Pd. "Le tossine appartengono a coloro che vivono la politica chiusi dentro al palazzo, dentro i sistemi di potere o che decidono il futuro dell'Italia nei salotti buoni dove conta soltanto l'élite", ha concluso il governatore.
Ecco perché non voterò il PD ... perché sono idioti!
da Repubblica.it
Pd a Monti: "Dopo vittoria, collaboriamo"
Tensione Psi, Nencini: "Così facciamo da soli"
Enrico Letta, annuncia che in caso di vittoria il Partito democratico chiederà al centro di sostenere Bersani. Poi risponde alle critiche sulle liste: "Patti rispettati". Ma il segretario socialista ribadisce: "Non c'è una rappresentanza equilibrata nei territori". Tensione in Sardegna: il presidente del gruppo nel Consiglio regionale annuncia le dimissioni: "Ignorato il risultato delle primarie"
di MARCO BRACCONI
ROMA - "Dopo le elezioni, se vinceremo chiederemo ai montiani, al centro, di sostenere il governo Bersani". Il vicesegretario del Pd, Enrico Letta, risponde alle polemiche esplose sulle liste del Pd e ribadisce: "Il Pd e la coalizione di centrosinistra vuole vincere le elezioni, dopo guarderemo al risultato in Parlamento e valuteremo le scelte da fare sulle alleanze, ma il nostro primo interlocutore sarà sicuramente la lista Monti a partire dal governo Bersani". Poi, rispondendo a domande sulle proteste intorno alle liste, il vicesegretario ha detto: "Non bisogna scambiare singole delusioni personali per fatti politici. Le nostre sono liste larghe e articolate - ha sottolineato il vicesegretario - e i candidati esterni indicano che il Pd vuole rappresentare largamente la società italiana mettendo insieme mondo economico e culturale, non c'è settarismo, c'è voglia di essere inclusivi". Rivolgendosi in particolare al segretario del Psi, Riccardo Nencini, che ha convocato d'urgenza la segreteria nazionale e i segretari regionali del partito, Letta ha risposto: "Non capisco il senso della protesta di Nencini. C'erano dei patti e sono stati rispettati - ha detto Letta - le nostre sono liste aperte e sarà una buona alleanza''. Anche sull'esclusione di Reggi nessun blitz: "Tutte le scelte sono state fatte di comune accordo e tengono conto del risultato delle primarie. Credo che nessuno possa accusare queste scelte di partigianeria è molto importante il rapporto tra Bersani e Renzi che faranno campagna elettorale in tandem".
La protesta del Psi. "Noi non facciamo gli ospiti in casa di nessuno. L'ipotesi di una lista Pd-Psi, nel nome del socialismo europeo, era supportata da un orizzonte politico condiviso e da una rappresentanza equilibrata nei territori. Se vengono meno questi presupposti, e non per colpa nostra, ognuno per conto proprio", aveva affermato il segretario del Psi, che ha convocato una riunione d'urgenza per decidere se iniziare la raccolta firme per presentare le liste. Secondo quanto si apprende, il partito guidato da Nencini aveva stretto un accordo con il Pd che prevedeva - spiegano dal Psi - una decina di parlamentari eletti. Viceversa, dalla composizione delle liste, i posti riservati alla quota socialista sarebbero soltanto tre. Per questo Nencini e il Psi starebbero valutando l'ipotesi - non agile, né facile, dicono ancora al partito - di presentare le firme.
Tensione in Sardegna. Polemiche anche in Sardegna dove il presidente del gruppo del Partito democratico nel Consiglio regionale, Giampaolo Diana, ha annunciato le proprie dimissioni in segno di protesta contro le decisioni della Direzione nazionale sulla composizione delle liste per le elezioni politiche alla Camera e al Senato: "Nelle prossime ore comunicherò al Gruppo consiliare le mie dimissioni da capogruppo Pd - ha detto -. Il voto delle primarie non è stato rispettato e credo che la Sardegna debba cercare, anche in queste ore di modificare quella decisione". Da Roma sono stati infatti indicati alcuni nomi nella lista sarda e in questo schema resterebbero fuori dalla possibilità di ottenere un seggio nell'isola altri aspiranti che avevano superato la prova delle primarie.
Emilia Romagna, Richetti: "Errore escludere Reggi". Non meno aspri i toni in Emilia Romagna. Matteo Richetti, a L'aria che tira su La7, lancia il primo affondo renziano sull'esclusione dalle liste pd dell'ex sindaco di piacenza e coordinatore della campagna elettorale alle primarie di Matteo Renzi. "Un errore madornale". Per il candidato alla Camera e braccio destro del sindaco di Firenze, premiato alle primarie modenesi con oltre 9.000 Voti, "non aver messo Reggi nelle liste è un errore madornale. Non si capisce perché un partito che ha puntato tanto sulle primarie ne mortifica poi uno dei protagonisti". A Richetti, che poco prima aveva anche criticato il ripescaggio di alcuni parlamentari uscenti, che "non hanno fatto le primarie e poi rientrano in lista grazie alla sintonia politica con alcuni leader", viene poi chiesto se a suo parere si tratti di una vendetta. "Questo non lo so- risponde l'ex presidente dell'assemblea legislativa dell'Emilia Romagna-. Roberto ha condotto una campagna decisa e aspra a favore di Renzi, ma ha fatto il sindaco di Piacenza per due volte in virtù della sua capacità amministrativa". In una città, ricorda il renziano, che spesso aveva visto in sella amministrazioni di centrodestra. E il terremoto Pd scuote anche il renziano Salvatore Vassallo, politologo a Bologna che è a un passo dall'addio. Pur avendo detto 'no' ad una candidatura in posizione sicura nella lista Monti, Vassallo ha annunciato a Rainews che non parteciperà alla campagna elettorale. "Noi abbiamo contribuito a costituire tra il 2007 e il 2008 un partito che doveva essere molto diverso da quelli che precedevano. Un partito aperto, plurale, capace di parlare a parti della società italiana che non si erano riconosciute in passato nei partiti della sinistra tradizionali. Oggi questo non mi pare che sia in campo", afferma Vassallo.
Vendola: "Naturali fibrillazioni su liste". "La democrazia non produce tossine, produce naturalmente fibrillazione e tensioni perché quando si fa una gara chiunque partecipi vuole vincerla", ha dichiarato il
governatore della Regione Puglia e leader di Sel, Nichi Vendola, commentando le liste ufficializzate dal Pd. "Le tossine appartengono a coloro che vivono la politica chiusi dentro al palazzo, dentro i sistemi di potere o che decidono il futuro dell'Italia nei salotti buoni dove conta soltanto l'élite", ha concluso il governatore.
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Re: La Questione Monti
lucfig ha scritto:Ma quei geni del PD non capiscono che se uno vota PD è perché piace il programma del PD altrimenti voterebbe la Lista Monti?
Ecco perché non voterò il PD ... perché sono idioti!
da Repubblica.it
Pd a Monti: "Dopo vittoria, collaboriamo"
Tensione Psi, Nencini: "Così facciamo da soli"
Enrico Letta, annuncia che in caso di vittoria il Partito democratico chiederà al centro di sostenere Bersani. Poi risponde alle critiche sulle liste: "Patti rispettati". Ma il segretario socialista ribadisce: "Non c'è una rappresentanza equilibrata nei territori". Tensione in Sardegna: il presidente del gruppo nel Consiglio regionale annuncia le dimissioni: "Ignorato il risultato delle primarie"
di MARCO BRACCONI
ROMA - "Dopo le elezioni, se vinceremo chiederemo ai montiani, al centro, di sostenere il governo Bersani". Il vicesegretario del Pd, Enrico Letta, risponde alle polemiche esplose sulle liste del Pd e ribadisce: "Il Pd e la coalizione di centrosinistra vuole vincere le elezioni, dopo guarderemo al risultato in Parlamento e valuteremo le scelte da fare sulle alleanze, ma il nostro primo interlocutore sarà sicuramente la lista Monti a partire dal governo Bersani". Poi, rispondendo a domande sulle proteste intorno alle liste, il vicesegretario ha detto: "Non bisogna scambiare singole delusioni personali per fatti politici. Le nostre sono liste larghe e articolate - ha sottolineato il vicesegretario - e i candidati esterni indicano che il Pd vuole rappresentare largamente la società italiana mettendo insieme mondo economico e culturale, non c'è settarismo, c'è voglia di essere inclusivi". Rivolgendosi in particolare al segretario del Psi, Riccardo Nencini, che ha convocato d'urgenza la segreteria nazionale e i segretari regionali del partito, Letta ha risposto: "Non capisco il senso della protesta di Nencini. C'erano dei patti e sono stati rispettati - ha detto Letta - le nostre sono liste aperte e sarà una buona alleanza''. Anche sull'esclusione di Reggi nessun blitz: "Tutte le scelte sono state fatte di comune accordo e tengono conto del risultato delle primarie. Credo che nessuno possa accusare queste scelte di partigianeria è molto importante il rapporto tra Bersani e Renzi che faranno campagna elettorale in tandem".
La protesta del Psi. "Noi non facciamo gli ospiti in casa di nessuno. L'ipotesi di una lista Pd-Psi, nel nome del socialismo europeo, era supportata da un orizzonte politico condiviso e da una rappresentanza equilibrata nei territori. Se vengono meno questi presupposti, e non per colpa nostra, ognuno per conto proprio", aveva affermato il segretario del Psi, che ha convocato una riunione d'urgenza per decidere se iniziare la raccolta firme per presentare le liste. Secondo quanto si apprende, il partito guidato da Nencini aveva stretto un accordo con il Pd che prevedeva - spiegano dal Psi - una decina di parlamentari eletti. Viceversa, dalla composizione delle liste, i posti riservati alla quota socialista sarebbero soltanto tre. Per questo Nencini e il Psi starebbero valutando l'ipotesi - non agile, né facile, dicono ancora al partito - di presentare le firme.
Tensione in Sardegna. Polemiche anche in Sardegna dove il presidente del gruppo del Partito democratico nel Consiglio regionale, Giampaolo Diana, ha annunciato le proprie dimissioni in segno di protesta contro le decisioni della Direzione nazionale sulla composizione delle liste per le elezioni politiche alla Camera e al Senato: "Nelle prossime ore comunicherò al Gruppo consiliare le mie dimissioni da capogruppo Pd - ha detto -. Il voto delle primarie non è stato rispettato e credo che la Sardegna debba cercare, anche in queste ore di modificare quella decisione". Da Roma sono stati infatti indicati alcuni nomi nella lista sarda e in questo schema resterebbero fuori dalla possibilità di ottenere un seggio nell'isola altri aspiranti che avevano superato la prova delle primarie.
Emilia Romagna, Richetti: "Errore escludere Reggi". Non meno aspri i toni in Emilia Romagna. Matteo Richetti, a L'aria che tira su La7, lancia il primo affondo renziano sull'esclusione dalle liste pd dell'ex sindaco di piacenza e coordinatore della campagna elettorale alle primarie di Matteo Renzi. "Un errore madornale". Per il candidato alla Camera e braccio destro del sindaco di Firenze, premiato alle primarie modenesi con oltre 9.000 Voti, "non aver messo Reggi nelle liste è un errore madornale. Non si capisce perché un partito che ha puntato tanto sulle primarie ne mortifica poi uno dei protagonisti". A Richetti, che poco prima aveva anche criticato il ripescaggio di alcuni parlamentari uscenti, che "non hanno fatto le primarie e poi rientrano in lista grazie alla sintonia politica con alcuni leader", viene poi chiesto se a suo parere si tratti di una vendetta. "Questo non lo so- risponde l'ex presidente dell'assemblea legislativa dell'Emilia Romagna-. Roberto ha condotto una campagna decisa e aspra a favore di Renzi, ma ha fatto il sindaco di Piacenza per due volte in virtù della sua capacità amministrativa". In una città, ricorda il renziano, che spesso aveva visto in sella amministrazioni di centrodestra. E il terremoto Pd scuote anche il renziano Salvatore Vassallo, politologo a Bologna che è a un passo dall'addio. Pur avendo detto 'no' ad una candidatura in posizione sicura nella lista Monti, Vassallo ha annunciato a Rainews che non parteciperà alla campagna elettorale. "Noi abbiamo contribuito a costituire tra il 2007 e il 2008 un partito che doveva essere molto diverso da quelli che precedevano. Un partito aperto, plurale, capace di parlare a parti della società italiana che non si erano riconosciute in passato nei partiti della sinistra tradizionali. Oggi questo non mi pare che sia in campo", afferma Vassallo.
Vendola: "Naturali fibrillazioni su liste". "La democrazia non produce tossine, produce naturalmente fibrillazione e tensioni perché quando si fa una gara chiunque partecipi vuole vincerla", ha dichiarato il
governatore della Regione Puglia e leader di Sel, Nichi Vendola, commentando le liste ufficializzate dal Pd. "Le tossine appartengono a coloro che vivono la politica chiusi dentro al palazzo, dentro i sistemi di potere o che decidono il futuro dell'Italia nei salotti buoni dove conta soltanto l'élite", ha concluso il governatore.
http://www.youtube.com/watch?v=CF4S3FFRygo
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Re: La Questione Monti
http://www.huffingtonpost.it/2013/01/09 ... _ref=italy
MOSSA OSTILE CONTRO BERSANI
Elezioni 2013, Mario Monti apre la campagna contro Pier Luigi Bersani.
In Lombardia scaglia Albertini capolista al Senato.
"Monti ormai ha messo in conto la competition, o meglio la sfida aperta col Pd, rifiutando ogni ipotesi di mediazione sulla Lombardia".
Chi ha parlato col premier racconta che nelle ultime ore si è consumato lo strappo vero tra Mario Monti e Pierluigi Bersani.
Che passa dalla Lombardia.
Dove Gabriele Albertini sarà capolista al Senato.
È più di una tentazione.
E l'operazione la sta seguendo direttamente Monti.
L'ex sindaco di Milano sarà candidato a palazzo Madama a capo della lista Monti, ma senza rinunciare alla sua corsa per il Pirellone. Mossa che ha fatto scattare l'allarme rosso nel quartier generale democrat: "Così favorisce Berlusconi". Sondaggi alla mano, l'effetto Monti sulla Lombardia renderebbe più difficile per il centrosinistra la conquista della maggioranza Senato, favorendo un quadro di ingovernabilità. Mai si è registrata tanta tensione tra i piani alti del Pd e il Professore. Bersani aveva fatto sapere che la candidatura di Albertini al Senato equivale per una dichiarazione di guerra: "Se è così, la nostra reazione sarà durissima" trapela dal quartier generale bersaniano.
Monti lo sa, lo ha messo in conto. Come testimonia la sua gestione della partita lombarda. Già, perché la scelta non è stata indolore neanche con i suoi. In molti, a partire dall'ex ministro Riccardi gli avevano consigliato una sorta di equidistanza tra Ambrosoli e Albertini. Per Riccardi, che ha ottimi rapporti sia con Pier Luigi Bersani sia con Giorgio Napolitano, non conveniva puntare troppo su Albertini, che a questo punto ha tutto l'interesse ad aprire le porte anche a pezzi di Pdl in fuga dall'asse Pdl-Lega. E soprattutto sarebbe stato percepito come una rottura col centrosinistra. Per Monti invece non è questo il momento della trattiva. Semmai, è il ragionamento, prima ci si conta e poi si tratta.
Ecco che l'operazione Lombarda nelle ultime ore sta assumendo i contorni della battaglia decisiva. Tra Monti e il Pd. Perché non solo Albertini sarà candidato nella lista Monti al Senato. Ma Monti sarà al suo fianco nella corsa al Pirellone. Tanto che è cambiato l'assetto delle liste che lo sostengono. Con l'obiettivo di politicizzare lo scontro. La lista di Albertini per la regione si chiamerà "Con Albertini per la Lombardia" con il chiaro intento di comunicare il doppio filo che la lega alla lista "Con Monti per l'Italia". E non è un caso che anche in Lombardia la lista dovrebbe essere unica e assorbire tutti i contenitori di appoggio ad Albertini.
In questo quadro si capisce l'accelerazione di questi giorni sulla composizione delle liste montiane al Senato. Quella della Lombardia è praticamente fatta. Almeno nel gruppo di testa. Oltre ad Albertini ci sarà Mario Mauro, che stamattina ha annunciato le sue dimissioni da capogruppo del Pdl in Europa, e il suo abbandono del Pdl. E che è già al lavoro per coinvolgere altri europarlamentari nella sua iniziativa. L'applauso con cui tutti i parlamentari lo hanno salutato stamattina fa capire come abbia molto seguito tra gli eletti italiani nel Ppe. Più di un parlamentare non esclude che la prossima tappa possa essere la creazione di un gruppo montiano, all'interno del Ppe, con la benedizione di Martes. Sempre nelle liste lombarde sicuro anche Benedetto della Vedova, molto stimato dal Professore. E, ovviamente, Pietro Ichino.
http://www.huffingtonpost.it/2013/01/09 ... _ref=italy
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Re: La Questione Monti
Ma quei geni del PD non capiscono che se uno vota PD è perché piace il programma del PD altrimenti voterebbe la Lista Monti?
lucfig
****
Il problema, caro lucfig, non sono quei geni del Pd che non capiscono.
Loro capiscono benissimo, sono i milioni di super super merli che li votano che non capiscono.
Per sette anni sono andati avanti così tanto bene fottendo e rifottendo milioni di super super merli a cui per un certo tempo ho fatto parte anch’io, non perché credevo alle loro balle, ma solo perché non vincesse colui che regolarmente e puntualmente ci ha portati davanti all’Isola del Giglio.
Loro ci tentano. Il loro motto è : FINCHE’ CI SONO MERLI CE’ SPERANZA.
L’ambaradan funziona da sempre così.
Il Pdl è sceso al 18 % in media di oggi dal:
----Voti-----------Pecentuale----Seggi
13.629.464------- 37,38--------- 272
Alla Camera nel 2008
Più della metà dei merli bucanieri non ci crede più, hanno dovuto sbattere il muso contro il tram per capire,......che da queste parti dicesi "tranvata".
Fino a quando il merlame piddino non prenderà la sua regolare tranvata non potrà mai capire.
Il mondo funziona così.
Oggi il Pd viene valutato in media al 33 %.
E vuoi che i furbi non si freghino le mani alla vista di tanti fessi??????????????
lucfig
****
Il problema, caro lucfig, non sono quei geni del Pd che non capiscono.
Loro capiscono benissimo, sono i milioni di super super merli che li votano che non capiscono.
Per sette anni sono andati avanti così tanto bene fottendo e rifottendo milioni di super super merli a cui per un certo tempo ho fatto parte anch’io, non perché credevo alle loro balle, ma solo perché non vincesse colui che regolarmente e puntualmente ci ha portati davanti all’Isola del Giglio.
Loro ci tentano. Il loro motto è : FINCHE’ CI SONO MERLI CE’ SPERANZA.
L’ambaradan funziona da sempre così.
Il Pdl è sceso al 18 % in media di oggi dal:
----Voti-----------Pecentuale----Seggi
13.629.464------- 37,38--------- 272
Alla Camera nel 2008
Più della metà dei merli bucanieri non ci crede più, hanno dovuto sbattere il muso contro il tram per capire,......che da queste parti dicesi "tranvata".
Fino a quando il merlame piddino non prenderà la sua regolare tranvata non potrà mai capire.
Il mondo funziona così.
Oggi il Pd viene valutato in media al 33 %.
E vuoi che i furbi non si freghino le mani alla vista di tanti fessi??????????????
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