Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
Sotto le macerie – 60
Cronaca di un affondamento - 9
Il buio oltre la siepe - 3
Una delle caratteristiche peggiori dell’orchestra sinfonica per soli TROMBONI del maestro Berluscon sur la mer, è quella di dare la responsabilità dei suoi fallimenti agli altri. Questo perché il maestro Berluscon sur la mer, di queste cose detiene il primato nella galassia.
Ma a mezza ruota di distanza ci sta il Piddì.
Nel 2006, dopo essere andati in processione a Canossa da Prodi, lo pregano di abbandonare con sei mesi di anticipo il suo incarico di commissario Ue, per tornare in Italia e dargli una mano. Devono battere Berlusconi a tutti i costi perché l'astinenza da POLTRONE & FORCHETTE si fa sentire. E' peggio di quella della cocaina.
Romano non fa a tempo a mettere piede in Italia, che i segretari dell’Ulivo gli chiedono:
<<Romano, quante tessere hai?>>
- Nessuna,…perché non ho partito, sono solo iscritto all’Ulivo –
<<Allora sappi, caro Romano, che le tessere le abbiamo noi. Tu fai il presidente del Consiglio, ma comandiamo noi>>
Per difendersi da questa prima trappola ordita dai “”suoi””, Romano Prodi è costretto a inventarsi le primarie, per contrapporre ai boiardi dell’Ulivo l’investitura popolare.
Ad una settimana dalla vittoria, quando Romano inizia a formare il suo governo, si presentano Rutelli e Fassino.
Cosa pretendono????
Poltrone, poltrone, poltrone…..e anche forchette.
A Prodi, per poter vincere hanno presentato una sgangherata alleanza, e per mantenerla in piedi e non andare di nuovo ad elezioni anticipate, Prodi a causa delle pressioni di Ds e Margherita è costretto a varare la più numerosa squadra di governo della storia della Repubblica.
Aveva vinto le elezioni anche facendo leva sulla precedente numerosa squadra di governo. Inferiore di molto però della sua.
Un, due, tre, pronti via, e si trova davanti subito il problema dell’amnistia. Alcuni amici del duca conte marchese del Grillo, Max, avevano dei problemucci con la giustizia che volevano evitare.
Occorreva quindi varare rapidamente un decreto legge. Perché tutto filasse liscio occorreva anche il supporto della banda Berlusconi.
Nessun problema, anche loro hanno sempre a magazzino pronti problemi di questo genere.
Capita poi che la responsabilità della caduta del governo Prodi gli specialisti del Piddì la danno puntualmente ad altri. Loro sono solo degli angioletti come si ritiene il maestro Berluscon sur la mer.
Adesso, che i piddini sono in difficoltà, ricominciano con la storia di rigirare la frittata dando la colpa dei propri errori agli altri.
Oggi la sparata di Bersani che sembra un suicidio politico.
Gli risponde subito il Sel. Non se ne parla di togliere la patrimoniale.
Questa volta a chi daranno la colpa????????????
***
Elezioni, Sinistra e libertà a Bersani: “La patrimoniale non è in discussione”
"Non sono Robespierre", ha detto il segretario del Pd in tv facendo dietrofront sulla possibilità di tassare i grandi patrimoni. Rispondono i due coordinatori di Sel. Migliore: "La posizione ufficiale è quella contenuta nella carta di intenti". Fava: "Recuperiamo denaro con la lotta all'evasione". Nessuno stupore, però, per le parole del leader democratico. "Siamo pur sempre in campagna elettorale"
di Public Policy per il Fatto |
18 gennaio 2013Commenti (188)
Non sono Robespierre, dice a Radio24 il leader del Pd Pier Luigi Bersani. Tradotto: il Pd non ha intenzione di fare nessuna patrimoniale.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Il dubbio è che si tratti di un’apertura ai montiani, la certezza è che sono parole, quelle di oggi all’emittente radiofonica del Sole24Ore, che potrebbero pesare (e non poco) sui rapporti con quello che finora è il principale alleato del Pd, ovvero Sel.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Che i ricchi – per usare un vecchio slogan di Rifondazione comunista quando Vendola militava nel Prc – li vorrebbe, metaforicamente, far piangere.
Oggi i maggiorenti del partito guidato da Vendola non hanno certo cambiato idea.
Gennaro Migliore, che di Sel è il coordinatore nazionale, dice che per quanto gli riguarda, “la patrimoniale rimane”.
“Noi la proporremo, siamo convinti che avendola sostenuta anche in altre occasioni, la nostra posizione sarà com’è scritta nella carta d’intenti (siglata da Pd, Sel e Psi, ndr) per la tassazione dei grandi patrimoni”.
Insomma, la distinzione di Bersani tra patrimoni immobiliari e rendite finanziarie non lo convince affatto: “Noi siamo per rendere progressiva sui grandi patrimoni immobiliari l’Imu, per abolirla sui redditi più bassi e per la patrimoniale ordinaria sui grandi attivi finanziari sopra un milione di euro”.
Nessuno stupore, comunque, per le frasi di Bersani: “Vogliamo vederla in un contesto meno giornalistico e più di sostanza”. Come dire: quando ci sarà da decidere Bersani ci ascolterà.
Più cauto Claudio Fava, che dentro Sel è un altro che conta (è coordinatore della segreteria nazionale).
Sulla patrimoniale pensa che sia “un punto dirimente sul quale è bene confrontarsi senza posizioni pregiudiziali o ideologiche”. E aggiunge: “Credo che ci siano anche patrimoni non riconducibili soltanto a beni mobiliari, ma anche a rendite finanziarie, che andrebbero tassate, e credo soprattutto che andrebbe recuperata la parte significativa del reddito dello Stato facendo rientrare i capitali che sono evasi”.
Infatti nella Carta d’intenti al capitolo lavoro c’è scritto: “Il primo passo da compiere è un ridisegno profondo del sistema fiscale che alleggerisca il peso sul lavoro e sull’impresa, attingendo alla rendita dei grandi patrimoni finanziari e immobiliari”.
Presentando la campagna di Sel per le politiche, l’11 gennaio, Vendola disse infatti di sostenere l’ipotesi di una “patrimoniale sugli attivi finanziari”, per “colpire la ricchezza quando diventa speculativa, quando diventa rendita e si sottrae al reinvestimento”.
Nulla di “bolscevico”, ci tenne a precisare: “La tassazione alle transazioni finanziarie e sugli attivi finanziari non è una proposta bolscevica.
Dobbiamo ricostruire il Paese e il sacrificio per la prima volta dovrebbe essere chiamato a farlo quel mondo della ricchezza che e’ stato sempre un mondo esentasse. E’ una ragione economica, non lo dico per una ragione di invidia sociale”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01 ... ne/473568/
Il falco del PPE Juncker ha dichiarato giorni fa che l'unione monetaria non ha dato i risultati sperati, che la crisi durerà per molto tempo ancora. Si è appellato addirittura a Marx proponendo addirittura il salario garantito.
Non è di certo una cosa di piccolo conto la precisazione del falco lussemburghese. Significa che la situazione è gravissima.
Juncker si è anche sbilanciato che facendo sapere che anche i ricchi devono partecipare per uscire dalla crisi.
In Francia Hollande sta spingendo per una tassazione al 75 % dei ricchi, perché se non prede i soldi da quella parte paralizza i mercato interno come ha fatto l'Italia.
Negli Usa anche Obama sta lottando in questo senso.
E in Italia?
In Italia ci stanno gli italiani agli spaghetti con le vongole e il ciocorì-
Loro sono così messi bene che l'europeista Bersani si può permettere di fare marcia indietro. Vaticano SpA ed altri poteri forti non vogliono.
E' bastato un incontro in un convento tre giorni fa tra alle 7,30 del mattino tra l'ex chierichetto e il Professore agli ordine del Vaticano SpA e non solo, per mandare in frantumi la "roccia" piddina.
Si vede proprio che i cittadini elettori non contano un caXXo.
Sembra il finale del film Casablanca, quando il capitano Renault spara ed uccide il maggiore tedesco Strasser, e poi ordina ai suoi uomini: <<FERMATE I SOLITI NOTI>>
Qui è lo stesso. E' successo nel 1992, è successo nel 2011, succederà a breve perché è necessaria un nuova manovra correttiva.
Chi deve pagare???
<<FATE PAGARE IL TUTTO AI SOLITI NOTI>>
Cronaca di un affondamento - 9
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Una delle caratteristiche peggiori dell’orchestra sinfonica per soli TROMBONI del maestro Berluscon sur la mer, è quella di dare la responsabilità dei suoi fallimenti agli altri. Questo perché il maestro Berluscon sur la mer, di queste cose detiene il primato nella galassia.
Ma a mezza ruota di distanza ci sta il Piddì.
Nel 2006, dopo essere andati in processione a Canossa da Prodi, lo pregano di abbandonare con sei mesi di anticipo il suo incarico di commissario Ue, per tornare in Italia e dargli una mano. Devono battere Berlusconi a tutti i costi perché l'astinenza da POLTRONE & FORCHETTE si fa sentire. E' peggio di quella della cocaina.
Romano non fa a tempo a mettere piede in Italia, che i segretari dell’Ulivo gli chiedono:
<<Romano, quante tessere hai?>>
- Nessuna,…perché non ho partito, sono solo iscritto all’Ulivo –
<<Allora sappi, caro Romano, che le tessere le abbiamo noi. Tu fai il presidente del Consiglio, ma comandiamo noi>>
Per difendersi da questa prima trappola ordita dai “”suoi””, Romano Prodi è costretto a inventarsi le primarie, per contrapporre ai boiardi dell’Ulivo l’investitura popolare.
Ad una settimana dalla vittoria, quando Romano inizia a formare il suo governo, si presentano Rutelli e Fassino.
Cosa pretendono????
Poltrone, poltrone, poltrone…..e anche forchette.
A Prodi, per poter vincere hanno presentato una sgangherata alleanza, e per mantenerla in piedi e non andare di nuovo ad elezioni anticipate, Prodi a causa delle pressioni di Ds e Margherita è costretto a varare la più numerosa squadra di governo della storia della Repubblica.
Aveva vinto le elezioni anche facendo leva sulla precedente numerosa squadra di governo. Inferiore di molto però della sua.
Un, due, tre, pronti via, e si trova davanti subito il problema dell’amnistia. Alcuni amici del duca conte marchese del Grillo, Max, avevano dei problemucci con la giustizia che volevano evitare.
Occorreva quindi varare rapidamente un decreto legge. Perché tutto filasse liscio occorreva anche il supporto della banda Berlusconi.
Nessun problema, anche loro hanno sempre a magazzino pronti problemi di questo genere.
Capita poi che la responsabilità della caduta del governo Prodi gli specialisti del Piddì la danno puntualmente ad altri. Loro sono solo degli angioletti come si ritiene il maestro Berluscon sur la mer.
Adesso, che i piddini sono in difficoltà, ricominciano con la storia di rigirare la frittata dando la colpa dei propri errori agli altri.
Oggi la sparata di Bersani che sembra un suicidio politico.
Gli risponde subito il Sel. Non se ne parla di togliere la patrimoniale.
Questa volta a chi daranno la colpa????????????
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Elezioni, Sinistra e libertà a Bersani: “La patrimoniale non è in discussione”
"Non sono Robespierre", ha detto il segretario del Pd in tv facendo dietrofront sulla possibilità di tassare i grandi patrimoni. Rispondono i due coordinatori di Sel. Migliore: "La posizione ufficiale è quella contenuta nella carta di intenti". Fava: "Recuperiamo denaro con la lotta all'evasione". Nessuno stupore, però, per le parole del leader democratico. "Siamo pur sempre in campagna elettorale"
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18 gennaio 2013Commenti (188)
Non sono Robespierre, dice a Radio24 il leader del Pd Pier Luigi Bersani. Tradotto: il Pd non ha intenzione di fare nessuna patrimoniale.
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Il dubbio è che si tratti di un’apertura ai montiani, la certezza è che sono parole, quelle di oggi all’emittente radiofonica del Sole24Ore, che potrebbero pesare (e non poco) sui rapporti con quello che finora è il principale alleato del Pd, ovvero Sel.
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Che i ricchi – per usare un vecchio slogan di Rifondazione comunista quando Vendola militava nel Prc – li vorrebbe, metaforicamente, far piangere.
Oggi i maggiorenti del partito guidato da Vendola non hanno certo cambiato idea.
Gennaro Migliore, che di Sel è il coordinatore nazionale, dice che per quanto gli riguarda, “la patrimoniale rimane”.
“Noi la proporremo, siamo convinti che avendola sostenuta anche in altre occasioni, la nostra posizione sarà com’è scritta nella carta d’intenti (siglata da Pd, Sel e Psi, ndr) per la tassazione dei grandi patrimoni”.
Insomma, la distinzione di Bersani tra patrimoni immobiliari e rendite finanziarie non lo convince affatto: “Noi siamo per rendere progressiva sui grandi patrimoni immobiliari l’Imu, per abolirla sui redditi più bassi e per la patrimoniale ordinaria sui grandi attivi finanziari sopra un milione di euro”.
Nessuno stupore, comunque, per le frasi di Bersani: “Vogliamo vederla in un contesto meno giornalistico e più di sostanza”. Come dire: quando ci sarà da decidere Bersani ci ascolterà.
Più cauto Claudio Fava, che dentro Sel è un altro che conta (è coordinatore della segreteria nazionale).
Sulla patrimoniale pensa che sia “un punto dirimente sul quale è bene confrontarsi senza posizioni pregiudiziali o ideologiche”. E aggiunge: “Credo che ci siano anche patrimoni non riconducibili soltanto a beni mobiliari, ma anche a rendite finanziarie, che andrebbero tassate, e credo soprattutto che andrebbe recuperata la parte significativa del reddito dello Stato facendo rientrare i capitali che sono evasi”.
Infatti nella Carta d’intenti al capitolo lavoro c’è scritto: “Il primo passo da compiere è un ridisegno profondo del sistema fiscale che alleggerisca il peso sul lavoro e sull’impresa, attingendo alla rendita dei grandi patrimoni finanziari e immobiliari”.
Presentando la campagna di Sel per le politiche, l’11 gennaio, Vendola disse infatti di sostenere l’ipotesi di una “patrimoniale sugli attivi finanziari”, per “colpire la ricchezza quando diventa speculativa, quando diventa rendita e si sottrae al reinvestimento”.
Nulla di “bolscevico”, ci tenne a precisare: “La tassazione alle transazioni finanziarie e sugli attivi finanziari non è una proposta bolscevica.
Dobbiamo ricostruire il Paese e il sacrificio per la prima volta dovrebbe essere chiamato a farlo quel mondo della ricchezza che e’ stato sempre un mondo esentasse. E’ una ragione economica, non lo dico per una ragione di invidia sociale”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01 ... ne/473568/
Il falco del PPE Juncker ha dichiarato giorni fa che l'unione monetaria non ha dato i risultati sperati, che la crisi durerà per molto tempo ancora. Si è appellato addirittura a Marx proponendo addirittura il salario garantito.
Non è di certo una cosa di piccolo conto la precisazione del falco lussemburghese. Significa che la situazione è gravissima.
Juncker si è anche sbilanciato che facendo sapere che anche i ricchi devono partecipare per uscire dalla crisi.
In Francia Hollande sta spingendo per una tassazione al 75 % dei ricchi, perché se non prede i soldi da quella parte paralizza i mercato interno come ha fatto l'Italia.
Negli Usa anche Obama sta lottando in questo senso.
E in Italia?
In Italia ci stanno gli italiani agli spaghetti con le vongole e il ciocorì-
Loro sono così messi bene che l'europeista Bersani si può permettere di fare marcia indietro. Vaticano SpA ed altri poteri forti non vogliono.
E' bastato un incontro in un convento tre giorni fa tra alle 7,30 del mattino tra l'ex chierichetto e il Professore agli ordine del Vaticano SpA e non solo, per mandare in frantumi la "roccia" piddina.
Si vede proprio che i cittadini elettori non contano un caXXo.
Sembra il finale del film Casablanca, quando il capitano Renault spara ed uccide il maggiore tedesco Strasser, e poi ordina ai suoi uomini: <<FERMATE I SOLITI NOTI>>
Qui è lo stesso. E' successo nel 1992, è successo nel 2011, succederà a breve perché è necessaria un nuova manovra correttiva.
Chi deve pagare???
<<FATE PAGARE IL TUTTO AI SOLITI NOTI>>
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Re: Come se ne viene fuori ?
Sotto le macerie – 61
Cronaca di un affondamento - 10
Il buio oltre la siepe - 4
Tg3 – Ore 19,00
Bankitalia vede nero per tutto il 2013
Juncker nove giorni fa ha dichiarato di vedere nero per qualche anno.
Nel Paese dei merli Monti da 7 mesi vede la luce in fondo al tunnel e Bersani ci ripensa sulla patrimoniale.
MA SIETE PROPRIO SICURI CHE IL CABARETTISTA SIA SOLO BERLUSCON SUR LA MER??????????????
Cronaca di un affondamento - 10
Il buio oltre la siepe - 4
Tg3 – Ore 19,00
Bankitalia vede nero per tutto il 2013
Juncker nove giorni fa ha dichiarato di vedere nero per qualche anno.
Nel Paese dei merli Monti da 7 mesi vede la luce in fondo al tunnel e Bersani ci ripensa sulla patrimoniale.
MA SIETE PROPRIO SICURI CHE IL CABARETTISTA SIA SOLO BERLUSCON SUR LA MER??????????????
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Re: Come se ne viene fuori ?
Sotto le macerie – 62
Cronaca di un affondamento - 11
Il buio oltre la siepe - 5
La sinistra svenduta per i giochi di potere. Nel 2006, l’arrivista duca conte marchese del Grillo, Max, no ce l’aveva fatta.
Scrive Sara Nicoli :
Persino Emma Bonino è una candidata “evergreen”, se non fosse che il Vaticano la osteggia in modo tanto evidente da sbarrarle qualsiasi progressione verso il Colle.
Mentre lui, il duca conte, questa volta è piazzato, bene, per quel posto si è venduto la sinistra del Pd.
Quirinale, la corsa parte dopo il voto. Il Grande gioco da Amato a D’Alema
Bisognerà aspettare l'elezione dei presidenti di Camera e Senato per capire davvero l'aria che tira sulla successione di Napolitano, in "scadenza" il 15 maggio. Tra gli altri nomi in corsa, Prodi e Bonino, osteggiata però dal Vaticano
di Sara Nicoli
| 17 gennaio 2013Commenti (607)
E’ una di quelle partite su cui nessuno scommette volentieri. Negli anni, infatti, la successione al Quirinale è sempre stata una questione talmente delicata e intrecciata con gli equilibri politici (e non solo) del momento da rendere qualsiasi vaticinio un imprudente salto nel vuoto. Stavolta, poi, la congiuntura che porterà un nuovo inquilino al Colle è un calcolo che si potrà fare a tavolino solo dopo che sarà uscito dalle urne il nuovo assetto politico del Paese. Ammesso che ne esca uno chiaro. E questa già sarebbe una scommessa non da poco.
I veri giochi, comunque, cominceranno non prima del 15 aprile, a un mese esatto dalla scadenza naturale del settennato di “re” Giorgio Napolitano (15 maggio 2013).
Per quell’epoca saranno già stati nominati i nuovi presidenti delle Camere e da come saranno state divise quelle poltrone, sarà più facile intuire l’orientamento delle forze politiche rispetto all’identikit del nuovo Presidente della Repubblica.
Si dice – ma le leggende politiche, talvolta, sono più fragili di quelle metropolitane – che dopo un “comunista” come Napolitano, alla Presidenza della Repubblica debba salire un cattolico, in virtù di una sorta di tradizione d’alternanza che fino ad oggi è stata osservata.
Sussurrano, poi, alcuni adepti che circolano frenetici in queste ore di compilazione delle liste tra Palazzo Grazioli e via dell’Umiltà, che il vero candidato al Quirinale di Silvio Berlusconi sarebbe Massimo D’Alema.
Inutile dire che il presidente del Copasir a quella carica ci aspiri parecchio.
La memoria, in questi casi, è d’aiuto per ricordare come il nome di D’Alema circolasse anche per il precedente settennato, quello cioè che si chiude il prossimo 15 maggio, ma qualcosa andò storto.
Nel maggio del 2006 Fausto Bertinotti s’impuntò per fare il presidente della Camera (e non il ministro del Lavoro, come avrebbe voluto Prodi) e a quel punto, nel giro di pochi giorni, l’astro dell’uomo che legittimò Berlusconi attraverso la Bicamerale s’eclissò, e cominciò a sorgere quello di Giorgio Napolitano.
Esiste poi anche una teoria della continguità o perlomeno affinità politica (da dimostrare) tra presidente del Consiglio e della Repubblica: al punto che, nel caso di «Palazzo Pigi», ovvero di un risultato elettorale che porti Bersani a diventarne l’inquilino, il nome d’elezione per il Quirinale sembrerebbe esser quello di Romano Prodi.
Un altro Professore. Che, a sentire i soliti bene informati, starebbe aspettando da anni nell’ombra della sua figura di “nonno” e di inviato dell’Onu per raggiungere l’ambita poltrona. Ma la congiuntura astrale che dovrebbe garantire il risultato (Bersani premier-Prodi al Colle) non è poi così immediata e assoluta come si vocifera. Altre e più importanti forze cosmiche (economiche e internazionali) congiurano perché le due più importanti cariche politiche italiane siano nelle mani di uomini di centrosinistra.
L’ombra di una certa Europa, in questo caso, si staglia sinistra a togliere luce alla figura di Prodi. Che è sì gradito a Bruxelles, ma meno, molto meno a quegli ambienti finanziari e bancari che stavolta, in questa partita, entreranno a gamba tesa. Non è infatti un caso se Berlusconi, nei giorni scorsi, abbia buttato dentro il calderone delle chiacchiere con cui si sta rimestando la prossima pozione quirinalizia, il nome di Mario Draghi.
Maliziosamente, però, il Cavaliere l’ha fatto per bruciarlo. Nessuno l’ha preso sul serio, salvo il banchiere centrale europeo che ha fatto smentire a tambur battente: nel tentativo di accreditarsi come «europeista» – avendo il fiato sul collo del Ppe che all’ultimo vertice gli ha decisamente preferito come leader di riferimento in Italia Mario Monti – Berlusconi ha gettato un’ombra sulla stabilità di un’istituzione strategica per l’Europa come la Bce.
Una mossa davvero poco prudente.
In verità, nei mesi scorsi perfino nel centrosinistra era circolato quel nome. Del resto, chi non vorrebbe Mario Draghi presidente della Repubblica? E’ solo che poi quel nome era rimasto attaccato agli spifferi di Palazzo, nella doppia consapevolezza che non si poteva gettare ombre sull’euro, né trattare la Bce come una qualsiasi “carica di passaggio” verso sponde alle quali Draghi, semmai, potrebbe pensare solo nel 2020.
Ma detto questo, l’insistenza con la quale gira attorno all’ambita elezione Silvio Berlusconi non è il migliore dei segnali. L’altroieri, quando il capo del Pdl aveva semplicemente detto “avrei in mente un nome al quale la sinistra non potrebbe dir di no”, e mentre tutti pensavano si trattasse di Gianni Letta, da Palazzo Grazioli veniva fatto filtrare il nome di Giuliano Amato.
Del “dottor Sottile” tutto s’immagina di sapere. E’ un socialista, ma anche un cattolico, il che non lo esime da avere anche ottimi rapporti con la massoneria.
E’ uno sportivo, un fine giurista ma anche un ferrato economista, presiede la Treccani, continua a far lezione all’Università e dal punto di vista politico, negli anni il suo profilo è stato quello del distillato del valore dell’equidistanza.
Presidente del Consiglio del governo di centrosinistra nel 2000-2001, sottosegretario alla presidenza di Bettino Craxi, Giuliano Amato è stato spesso rappresentato come l’Etabeta, il cartone tutto testa e dal corpo mingherlino in grado di mettere d’accordo l’arco costituzionale.
Come Monti, non ha truppe, non ha voti, non ha nessuna dote da portare, se non la propria autorevolezza.
Anche Amato, come D’Alema, ha avuto uno sponsor d’eccezione per l’ascesa al Quirinale. Carlo Azeglio Ciampi preparò la salita del suo erede Napolitano con intelligenza.
Nella distrazione generale lo nominò senatore a vita. In pochi colsero il segnale, salvo poi ricordarsene quando la stessa mossa la fece Napolitano con Monti.
Anche lì, l’investitura era chiara, è stato poi Monti a tradire le aspettative. Che poi, a ben guardare, chissà quanto sarebbero state rispettate.
Anche qui, la storia politica aiuta parecchio a capire quanto siano fragili i giochi per la delicata nomina di Capo dello Stato.
Dopo Ciampi e mentre Massimo d’Alema entrava Papa in Conclave, il cardinale Giorgio Napolitano veniva chiamato al soglio di Einaudi.
Di Amato nessuna traccia.
Ora, forse, i tempi son più maturi. Amato è un uomo di garanzia per Berlusconi, dati i trascorsi craxofoni.
Premier del centrosinistra, unisce l’Italia con la sua storia personale: nativo di Torino, ha vissuto a Lucca, famiglia paterna di origine siciliana.
Il nonno era di Agrigento. Non è un caso se Giorgio Napolitano lo abbia messo lì, in cima al comitato per le celebrazioni dell’Unità d’Italia. Circa la sua capacità di interpretare la Costituzione in maniera ortodossa quanto moderna, val la pena ricordare che nella vita è Costituzionalista e docente di Tecnica Legislativa.
Amato, dunque? Può darsi. Ma i candidati presunti e in pectore cadono poi sempre come birilli l’uno dopo l’altro. I partiti, in genere, si presentano con candidati di bandiera, e già circolano i nomi di Gianni Letta e Anna Finocchiaro.
Persino Emma Bonino è una candidata “evergreen”, se non fosse che il Vaticano la osteggia in modo tanto evidente da sbarrarle qualsiasi progressione verso il Colle.
Insomma, per capire chi davvero abbia possibilità di finire nel palazzo che fu del Papa Re e poi del Re e infine di “Re Giorgio”, bisognerà attendere almeno che tutte le caselle istituzionali siano state occupate. Solo a quel punto le danze per il Colle si apriranno davvero.
Di certo, chi ha capito di essere stato depennato dall’elenco degli aspiranti è stato Mario Monti.
Il Professore esclude, ogni volta che glielo si chiede, una sua qualche ambizione quirinalizia: «Non ho voluto concorrere per quella carica - ha detto nei giorni scorsi – perché la ritengo non tanto rilevante per il destino dell’Italia».
Aggiungendo poi subito che per carità, quanto a questo «Napolitano è un’eccezione», il presidente del Consiglio ha fatto una mezza gaffe, ma quel che voleva dire è che le sorti e le compatibilità delle finanze pubbliche non si governano dal Colle.
E nemmeno la stabilità dell’Italia nel consesso europeo e nell’euro. Però, se davvero quell’Alta poltrona contasse così poco, come sostiene un amareggiato Monti, perché la coda per raggiungerla è sempre così lunga?
http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-conte ... jpg?47e3a5
Cronaca di un affondamento - 11
Il buio oltre la siepe - 5
La sinistra svenduta per i giochi di potere. Nel 2006, l’arrivista duca conte marchese del Grillo, Max, no ce l’aveva fatta.
Scrive Sara Nicoli :
Persino Emma Bonino è una candidata “evergreen”, se non fosse che il Vaticano la osteggia in modo tanto evidente da sbarrarle qualsiasi progressione verso il Colle.
Mentre lui, il duca conte, questa volta è piazzato, bene, per quel posto si è venduto la sinistra del Pd.
Quirinale, la corsa parte dopo il voto. Il Grande gioco da Amato a D’Alema
Bisognerà aspettare l'elezione dei presidenti di Camera e Senato per capire davvero l'aria che tira sulla successione di Napolitano, in "scadenza" il 15 maggio. Tra gli altri nomi in corsa, Prodi e Bonino, osteggiata però dal Vaticano
di Sara Nicoli
| 17 gennaio 2013Commenti (607)
E’ una di quelle partite su cui nessuno scommette volentieri. Negli anni, infatti, la successione al Quirinale è sempre stata una questione talmente delicata e intrecciata con gli equilibri politici (e non solo) del momento da rendere qualsiasi vaticinio un imprudente salto nel vuoto. Stavolta, poi, la congiuntura che porterà un nuovo inquilino al Colle è un calcolo che si potrà fare a tavolino solo dopo che sarà uscito dalle urne il nuovo assetto politico del Paese. Ammesso che ne esca uno chiaro. E questa già sarebbe una scommessa non da poco.
I veri giochi, comunque, cominceranno non prima del 15 aprile, a un mese esatto dalla scadenza naturale del settennato di “re” Giorgio Napolitano (15 maggio 2013).
Per quell’epoca saranno già stati nominati i nuovi presidenti delle Camere e da come saranno state divise quelle poltrone, sarà più facile intuire l’orientamento delle forze politiche rispetto all’identikit del nuovo Presidente della Repubblica.
Si dice – ma le leggende politiche, talvolta, sono più fragili di quelle metropolitane – che dopo un “comunista” come Napolitano, alla Presidenza della Repubblica debba salire un cattolico, in virtù di una sorta di tradizione d’alternanza che fino ad oggi è stata osservata.
Sussurrano, poi, alcuni adepti che circolano frenetici in queste ore di compilazione delle liste tra Palazzo Grazioli e via dell’Umiltà, che il vero candidato al Quirinale di Silvio Berlusconi sarebbe Massimo D’Alema.
Inutile dire che il presidente del Copasir a quella carica ci aspiri parecchio.
La memoria, in questi casi, è d’aiuto per ricordare come il nome di D’Alema circolasse anche per il precedente settennato, quello cioè che si chiude il prossimo 15 maggio, ma qualcosa andò storto.
Nel maggio del 2006 Fausto Bertinotti s’impuntò per fare il presidente della Camera (e non il ministro del Lavoro, come avrebbe voluto Prodi) e a quel punto, nel giro di pochi giorni, l’astro dell’uomo che legittimò Berlusconi attraverso la Bicamerale s’eclissò, e cominciò a sorgere quello di Giorgio Napolitano.
Esiste poi anche una teoria della continguità o perlomeno affinità politica (da dimostrare) tra presidente del Consiglio e della Repubblica: al punto che, nel caso di «Palazzo Pigi», ovvero di un risultato elettorale che porti Bersani a diventarne l’inquilino, il nome d’elezione per il Quirinale sembrerebbe esser quello di Romano Prodi.
Un altro Professore. Che, a sentire i soliti bene informati, starebbe aspettando da anni nell’ombra della sua figura di “nonno” e di inviato dell’Onu per raggiungere l’ambita poltrona. Ma la congiuntura astrale che dovrebbe garantire il risultato (Bersani premier-Prodi al Colle) non è poi così immediata e assoluta come si vocifera. Altre e più importanti forze cosmiche (economiche e internazionali) congiurano perché le due più importanti cariche politiche italiane siano nelle mani di uomini di centrosinistra.
L’ombra di una certa Europa, in questo caso, si staglia sinistra a togliere luce alla figura di Prodi. Che è sì gradito a Bruxelles, ma meno, molto meno a quegli ambienti finanziari e bancari che stavolta, in questa partita, entreranno a gamba tesa. Non è infatti un caso se Berlusconi, nei giorni scorsi, abbia buttato dentro il calderone delle chiacchiere con cui si sta rimestando la prossima pozione quirinalizia, il nome di Mario Draghi.
Maliziosamente, però, il Cavaliere l’ha fatto per bruciarlo. Nessuno l’ha preso sul serio, salvo il banchiere centrale europeo che ha fatto smentire a tambur battente: nel tentativo di accreditarsi come «europeista» – avendo il fiato sul collo del Ppe che all’ultimo vertice gli ha decisamente preferito come leader di riferimento in Italia Mario Monti – Berlusconi ha gettato un’ombra sulla stabilità di un’istituzione strategica per l’Europa come la Bce.
Una mossa davvero poco prudente.
In verità, nei mesi scorsi perfino nel centrosinistra era circolato quel nome. Del resto, chi non vorrebbe Mario Draghi presidente della Repubblica? E’ solo che poi quel nome era rimasto attaccato agli spifferi di Palazzo, nella doppia consapevolezza che non si poteva gettare ombre sull’euro, né trattare la Bce come una qualsiasi “carica di passaggio” verso sponde alle quali Draghi, semmai, potrebbe pensare solo nel 2020.
Ma detto questo, l’insistenza con la quale gira attorno all’ambita elezione Silvio Berlusconi non è il migliore dei segnali. L’altroieri, quando il capo del Pdl aveva semplicemente detto “avrei in mente un nome al quale la sinistra non potrebbe dir di no”, e mentre tutti pensavano si trattasse di Gianni Letta, da Palazzo Grazioli veniva fatto filtrare il nome di Giuliano Amato.
Del “dottor Sottile” tutto s’immagina di sapere. E’ un socialista, ma anche un cattolico, il che non lo esime da avere anche ottimi rapporti con la massoneria.
E’ uno sportivo, un fine giurista ma anche un ferrato economista, presiede la Treccani, continua a far lezione all’Università e dal punto di vista politico, negli anni il suo profilo è stato quello del distillato del valore dell’equidistanza.
Presidente del Consiglio del governo di centrosinistra nel 2000-2001, sottosegretario alla presidenza di Bettino Craxi, Giuliano Amato è stato spesso rappresentato come l’Etabeta, il cartone tutto testa e dal corpo mingherlino in grado di mettere d’accordo l’arco costituzionale.
Come Monti, non ha truppe, non ha voti, non ha nessuna dote da portare, se non la propria autorevolezza.
Anche Amato, come D’Alema, ha avuto uno sponsor d’eccezione per l’ascesa al Quirinale. Carlo Azeglio Ciampi preparò la salita del suo erede Napolitano con intelligenza.
Nella distrazione generale lo nominò senatore a vita. In pochi colsero il segnale, salvo poi ricordarsene quando la stessa mossa la fece Napolitano con Monti.
Anche lì, l’investitura era chiara, è stato poi Monti a tradire le aspettative. Che poi, a ben guardare, chissà quanto sarebbero state rispettate.
Anche qui, la storia politica aiuta parecchio a capire quanto siano fragili i giochi per la delicata nomina di Capo dello Stato.
Dopo Ciampi e mentre Massimo d’Alema entrava Papa in Conclave, il cardinale Giorgio Napolitano veniva chiamato al soglio di Einaudi.
Di Amato nessuna traccia.
Ora, forse, i tempi son più maturi. Amato è un uomo di garanzia per Berlusconi, dati i trascorsi craxofoni.
Premier del centrosinistra, unisce l’Italia con la sua storia personale: nativo di Torino, ha vissuto a Lucca, famiglia paterna di origine siciliana.
Il nonno era di Agrigento. Non è un caso se Giorgio Napolitano lo abbia messo lì, in cima al comitato per le celebrazioni dell’Unità d’Italia. Circa la sua capacità di interpretare la Costituzione in maniera ortodossa quanto moderna, val la pena ricordare che nella vita è Costituzionalista e docente di Tecnica Legislativa.
Amato, dunque? Può darsi. Ma i candidati presunti e in pectore cadono poi sempre come birilli l’uno dopo l’altro. I partiti, in genere, si presentano con candidati di bandiera, e già circolano i nomi di Gianni Letta e Anna Finocchiaro.
Persino Emma Bonino è una candidata “evergreen”, se non fosse che il Vaticano la osteggia in modo tanto evidente da sbarrarle qualsiasi progressione verso il Colle.
Insomma, per capire chi davvero abbia possibilità di finire nel palazzo che fu del Papa Re e poi del Re e infine di “Re Giorgio”, bisognerà attendere almeno che tutte le caselle istituzionali siano state occupate. Solo a quel punto le danze per il Colle si apriranno davvero.
Di certo, chi ha capito di essere stato depennato dall’elenco degli aspiranti è stato Mario Monti.
Il Professore esclude, ogni volta che glielo si chiede, una sua qualche ambizione quirinalizia: «Non ho voluto concorrere per quella carica - ha detto nei giorni scorsi – perché la ritengo non tanto rilevante per il destino dell’Italia».
Aggiungendo poi subito che per carità, quanto a questo «Napolitano è un’eccezione», il presidente del Consiglio ha fatto una mezza gaffe, ma quel che voleva dire è che le sorti e le compatibilità delle finanze pubbliche non si governano dal Colle.
E nemmeno la stabilità dell’Italia nel consesso europeo e nell’euro. Però, se davvero quell’Alta poltrona contasse così poco, come sostiene un amareggiato Monti, perché la coda per raggiungerla è sempre così lunga?
http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-conte ... jpg?47e3a5
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Re: Come se ne viene fuori ?
Sotto le macerie – 61
Cronaca di un affondamento - 10
Chi bara? -1
Vendola, Bersani, Casini o Monti?
Vendola: «Con Monti intesa
su riforme possibile, alleanza no»
Il leader di Sel: «Se Monti corregge le sue controriforme possibile un compromesso sulle riforme. Ma un'alleanza con il centro è fantascienza». Bersani e Vendola: «Ripartiamo dai gazebo» di S. Collini
«Se Monti fa autocritica e corregge alcune delle sue controriforme è un fatto positivo. Con Monti si può costruire un compromesso importante».
Lo ha detto Nichi Vendola, Sinistra Ecologia e Libertà, al Sorpasso a Sky Tg24 sulle future alleanze.
In seguito, dopo il diffondersi della notizia, ha precisato in una nota: «Invito tutti a vedere il video con intervista a Sky. Dico: alleanza con il centro per governo è fantascienza. Con Monti possibile compromesso e legislatura costituente su riforme Stato».
«Noi non siamo di fronte a giuramenti davanti a Dio - ha chiarito - e dobbiamo dare delle risposte in un momento drammatico.
A fronte di un'Italia che non solo paga il prezzo dell'ubricatura berlusconiana ma anche dei provvedimenti del governo Monti».
Poi ha detto ancora: «Monti ha detto che la famiglia è composta da un uomo e una donna perché è un conservatore».
«Nel programma del centro sinistra - ha concluso il leader di Sel - c'è il riconoscimento delle coppie di fatto, passo necessario per diventare europei.
Questa carenza dell'Italia è uno scandalo.
Il passo ulteriore è una legge contro l'omofobia perché l'omofobia uccide.
Sogno una Chiesa capace di accogliere e capire piuttosto che di giudicare».
http://www.unita.it/italia/vendola-se-f ... i-1.479540
Vox populi dell’Unità
Arnaldo Mariani • Istituto tecnico industriale
PUR DI STARE SEDUTO SU UNA POLTRONA, SEI DISPOSTO A TUTTO!!! E PENSARE CHE UNA VOLTA ERI DELL'AREA COMUNISTA..................
Bruno Benzi • Top Commentator
Arnaldo Mariani,voi comunisti puri sempre settari che cantano bandiera rossa.
Ermanno Verzella • Top Commentator • Translator and Interpreter presso Libero professionista
E tu Bruno ubbidiente anticomunista e antioperaio, troverai certamente posto nel PD, che piu' che chiamarsi partito democratico, dovrebbe chiamarsi partito DEMOc r i s t i a n o !
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Oibò, ci sta qualcuno che se ne è accorto che il Pd è un partito democristiano a tutti gli effetti. Chissà quanto tempo passerà ancora prima che se ne renda conto l’intera Penisola
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Matteo Menichino • Top Commentator • Gradisca d'Isonzo
benzi...vai a cantare faccetta nera benzi...vai a cantare faccetta nera
Marco Angelo Del Bufalo • Top Commentator • La Sapienza Roma
Vendola è il peggio del peggio della sinistra. Poeta anticomunista non vuole prendersi le responsabilità delle sue scelte: governare col partito neoliberista del PD- Chi ha abrogato lo Statuto dei Lavoratori? Il PD insieme a Berlusconi e Monti. Cosa fa Vendola? Partecipa al referendum per il ripristino dell'articolo 18 ma sta in una coalizione con coloro che l'hanno abrogato. Dice di avere simpatia per le lotte degli studenti ma accetta la legge di stabilità e la parità di bilancio nel programma. Per le primarie fa una campagna elettorale, per fortuna fallita, in cui si dipinge come la nuova sinistra, il nuovo che avanza. Vendola non è altro che il nuovo anticomunismo, il nuovo opportunismo che avanza, è come Veltroni se non peggio. Con lui e i suoi nessuna alleanza. Né ora né dopo le elezioni. Se lo tenga il PD che di nuovisti e carrieristi è pieno
Aurelia del Vecchio • Top Commentator • Pensionata presso Ilva Italsider di Bagnoli Napoli
Vendola sembra Berlusconi: ogni volta che fa una dichiarazione c'é subito pronta la smentita. Nel senso che dice una cosa e poi se la rimangia, aggiustando il tiro in direzione Mario Monti. Vi ricordate la foto di Vasto, le sue minacce al PD, nel caso non si stringesse l'alleanza con Di Pietro? Prima l'enunciazione, poi la smentita. Niente alleanze con Monti, ha tuonato Vendola, affermando di quanto SEL sia alternativa al montismo, adesso c'é l'apertura a Monti sulle riforme. Quali riforme? Forse l'abolizione totale dello Statuto dei Lavoratori, l'eliminazione graduale del Welfare, la privatizzazione della scuola e della Sanità, più flessibilità in uscita del mondo del lavoro, più precariato e quanto altro. Visto l'andazzo del professore, le riforme condivisibili con lui sono sempre quelle a perdere per i ceti meno abbienti. La prossima giravolta di Vendola sancirà l'alleanza piena con Monti, Casini e Fini.
Cronaca di un affondamento - 10
Chi bara? -1
Vendola, Bersani, Casini o Monti?
Vendola: «Con Monti intesa
su riforme possibile, alleanza no»
Il leader di Sel: «Se Monti corregge le sue controriforme possibile un compromesso sulle riforme. Ma un'alleanza con il centro è fantascienza». Bersani e Vendola: «Ripartiamo dai gazebo» di S. Collini
«Se Monti fa autocritica e corregge alcune delle sue controriforme è un fatto positivo. Con Monti si può costruire un compromesso importante».
Lo ha detto Nichi Vendola, Sinistra Ecologia e Libertà, al Sorpasso a Sky Tg24 sulle future alleanze.
In seguito, dopo il diffondersi della notizia, ha precisato in una nota: «Invito tutti a vedere il video con intervista a Sky. Dico: alleanza con il centro per governo è fantascienza. Con Monti possibile compromesso e legislatura costituente su riforme Stato».
«Noi non siamo di fronte a giuramenti davanti a Dio - ha chiarito - e dobbiamo dare delle risposte in un momento drammatico.
A fronte di un'Italia che non solo paga il prezzo dell'ubricatura berlusconiana ma anche dei provvedimenti del governo Monti».
Poi ha detto ancora: «Monti ha detto che la famiglia è composta da un uomo e una donna perché è un conservatore».
«Nel programma del centro sinistra - ha concluso il leader di Sel - c'è il riconoscimento delle coppie di fatto, passo necessario per diventare europei.
Questa carenza dell'Italia è uno scandalo.
Il passo ulteriore è una legge contro l'omofobia perché l'omofobia uccide.
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Vendola sembra Berlusconi: ogni volta che fa una dichiarazione c'é subito pronta la smentita. Nel senso che dice una cosa e poi se la rimangia, aggiustando il tiro in direzione Mario Monti. Vi ricordate la foto di Vasto, le sue minacce al PD, nel caso non si stringesse l'alleanza con Di Pietro? Prima l'enunciazione, poi la smentita. Niente alleanze con Monti, ha tuonato Vendola, affermando di quanto SEL sia alternativa al montismo, adesso c'é l'apertura a Monti sulle riforme. Quali riforme? Forse l'abolizione totale dello Statuto dei Lavoratori, l'eliminazione graduale del Welfare, la privatizzazione della scuola e della Sanità, più flessibilità in uscita del mondo del lavoro, più precariato e quanto altro. Visto l'andazzo del professore, le riforme condivisibili con lui sono sempre quelle a perdere per i ceti meno abbienti. La prossima giravolta di Vendola sancirà l'alleanza piena con Monti, Casini e Fini.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Sotto le macerie – 62
Cronaca di un affondamento - 11
Chi bara? -2
Casini: «Da fantascienza io
con Vendola al governo» | VIDEO
Il leader dell'Udc: «Pensare a un governo con ministri io e Vendola è fantascienza». E sul Pd dice che non c'è «nessun patto con Bersani»: VIDEO
19 gennaio 2013 «Le subordinate le discuteremo il giorno dopo le elezioni, perché noi vogliamo vincere. Pensare a un governo con un ministro come me e uno di fianco come Vendola mi sembra un film di fantascienza». Lo ha detto il leader Udc Pier Ferdinando Casini, nel corso di un'intervista concessa all'emittente toscana Italia 7, che andrà in onda questa sera alle 20.
«Noi - ha aggiunto Casini - balliamo da soli. Vogliamo vincere queste elezioni e non ci sono al momento alcune subordinate».
E su un presunto accordo con il Pd: «Non c'è il patto, non c'è la crostata, perché di solito si parla di patti della crostata.
C'è una chiarezza cristallina del presidente Monti e di tutti noi.
Noi chiediamo agli italiani un voto per continuare sulla strada della serietà, non con promesse, perché ne abbiamo già avute abbastanza, ma con impegni seri partendo da ciò che si è fatto», ha detto ancora il leader dell'Udc.
http://www.unita.it/italia/casini-da-fa ... o-1.479546
****
Ci vorrebbe qualcuno che gliele faccia ingoiare queste balle dopo le elezioni a questo fratello minore di Berlusconi.
Cronaca di un affondamento - 11
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Casini: «Da fantascienza io
con Vendola al governo» | VIDEO
Il leader dell'Udc: «Pensare a un governo con ministri io e Vendola è fantascienza». E sul Pd dice che non c'è «nessun patto con Bersani»: VIDEO
19 gennaio 2013 «Le subordinate le discuteremo il giorno dopo le elezioni, perché noi vogliamo vincere. Pensare a un governo con un ministro come me e uno di fianco come Vendola mi sembra un film di fantascienza». Lo ha detto il leader Udc Pier Ferdinando Casini, nel corso di un'intervista concessa all'emittente toscana Italia 7, che andrà in onda questa sera alle 20.
«Noi - ha aggiunto Casini - balliamo da soli. Vogliamo vincere queste elezioni e non ci sono al momento alcune subordinate».
E su un presunto accordo con il Pd: «Non c'è il patto, non c'è la crostata, perché di solito si parla di patti della crostata.
C'è una chiarezza cristallina del presidente Monti e di tutti noi.
Noi chiediamo agli italiani un voto per continuare sulla strada della serietà, non con promesse, perché ne abbiamo già avute abbastanza, ma con impegni seri partendo da ciò che si è fatto», ha detto ancora il leader dell'Udc.
http://www.unita.it/italia/casini-da-fa ... o-1.479546
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Ci vorrebbe qualcuno che gliele faccia ingoiare queste balle dopo le elezioni a questo fratello minore di Berlusconi.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Sotto le macerie - 1
Cronaca di un affondamento - 14
La truffa forever -1
L’informazione, o meglio, la disinformazione dell’epoca, ci raccontò che in materia di derivati, l’Italia era messa piuttosto bene rispetto al resto dell’Europa. Il governo Berlusconi si mise a disposizione per risolvere il problema e le cronache ci raccontarono che l’intervento dello Stato non fu necessario perché le banche italiane erano in grado di risolvere il problema per conto loro. Erano a basso contenuto di derivati.
Invece, in Germania, che è stata la nazione dell’Ue che deteneva nelle sue banche la maggior quantità di derivati, per evitare lo spettro degli anni 1929 – 1933 che ha generato il nazismo, il governo tedesco decise di intervenire massicciamente per sostenere le banche. Ma i crucchi, anche se rimangono sempre crucchi, sono decisamente più intelligenti, preveggenti, onesti, e nazionalisti più di noi.
Noi non è che non ci arriviamo su certe cose, anzi, ma è solo che siamo di gran lunga più banditi ed fdp di loro.
Infatti, conoscendo l’effetto collaterale del disastro finanziario, i tedeschi sono intervenuti altrettanto massicciamente nei confronti dell’economia produttiva.
Risultato? Che la Germania in questi ultimi 4 anni e 4 mesi, è la nazione messa meglio dell’Ue.
Di fronte al perdurare della crisi internazionale, adesso anche la Germania comincia a risentirne malgrado gli sforzi fatti, perché le sue esportazioni in ambito Ue sono calate.
E non può essere diversamente perché l’Italia è il miglior cliente tedesco, per il momento. La crisi italiana si riverbera, pertanto, inevitabilmente sull’economia tedesca.
Con la notizia principale di prima pagina de Il Fatto Quotidiano di stamani, riusciamo forse a comprendere il mistero della sparizione della seconda tranche che Mario Draghi aveva destinato alle banche italiane nel febbraio 2012.
Dal Corriere economia.it
LA CRISI, IL CREDITO
Dalla Bce altri 530 miliardi a tasso agevolato alle banche europee Ai gruppi italiani ne vanno 139
Mario Draghi, da buon italiano, non si era dimenticato del suo Paese, e nel dicembre 2011 aveva erogato con tasso agevolato la prima tranche di 116 miliardi di euro con la motivazione:
Fondi destinati alle banche italiane al fine di risolvere i propri problemi interni con i derivati.
Mario Draghi, fuori dall’Italia ha assorbito la mentalità tedesca e con l’intenzione di copiare l’operato tedesco di 4 anni prima, destina al suo Paese la seconda tranche di 139 miliardi alle banche italiane con la seguente motivazione:
Fondi destinati alle imprese e alle famiglie italiane.
E qui si verifica un nuovo caso come quello del 1948, quando il Tesoro americano invia al Tesoro italiano 26 milioni di dollari come pagamento dell’ultima tranche dovuta ai militari italiani prigionieri che hanno prestato la loro opera a favore del governo Usa. Quei soldi sono spariti tutti e i soldati italiani e i loro eredi di non hanno mai visto l’ombra del becco di un quattrino.
La stessa cosa è successa con la seconda tranche Draghi.
Le imprese e le famiglie italiane anche in questo caso non hanno visto un becco d’un quattrino.
L’economia italiana è rasa al suolo.
Secondo l’ultimo dato della CGIA di Mestre, chiudono in media 1000 aziende al giorno di tutte le dimensioni. Non abbiamo i nuovi dati del dopo pagamento Imu che ha avuto come effetto collaterale di riscontare un calo delle vendite del 20%, sotto Natale, ad eccezione degli alimentari. Questo in economia si traduce con un incremento delle aziende che chiudono, della cassa integrazione e della disoccupazione.
L’Unità oggi scrive:
’Unità 21.1.13
Sono oltre 8 milioni gli italiani che vivono al di sotto della soglia di povertà
Quanto peserà sulle elezioni il disagio sociale
di Carlo Buttaroni
presidente Tecnè
Il Fatto Quotidiano non ha ancora messo sul suo sito la seguente notizia, uno scoop bomba in quanto sono venuti in possesso della lettera che Vendola ha scritto a Monti in data 14 marzo 2012. Una notizia che se non pubblicata, trascriverla ci vorrà tempo e pazienza:
DERIVATI, LA GRANDE ABBUFFATA
Le perdite valgono l’Iva e l’Imu
“CaroMonti,
ferma le banche”
LA LETTERA RISERVATA DI VENDOLA AL PREMIER. I SEGRETI MAI SVELATI
DELL’ACCORDO CON CUI LA PUGLIA HA RINEGOZIATO IL DEBITO CON
MERRYLL LYNCH. CON LA CLAUSOLA: VIETATO RIVELARE PUBBLICAMENTE
LE CONDIZIONI. PER EVITARE, FORSE, CHE FACCIANO LO STESSO:
REGIONI E COMUNI HANNO SOTTOSCRITTO 193 MILIARDI DI DERIVATI.
di Filippo Barone
‘’ Grazie alle
Inchieste di Bari,
l’istituto finanziario
deve restituire 870
milioni, eliminare
i ‘titoli tossici’ e pagare
le spese legali.
Inoltre deve sobbarcarsi
Un risarcimento
di 200 milioni.
La politica non può essere svolta a colpi di propaganda e di pubblicità progresso. La politica è il fare che segue le promesse.
Il salvatore titolato della Patria, ha fatto delle scelte. Ha scelto di salvare le banche e non le imprese italiane. Il 41% delle famiglie italiane non raggiunge la fine del mese. L’Unità di oggi, tramite il presidente di Tecnè ci fa sapere che gli italiani SOTTO la soglia di povertà sono 8 milioni.
Un gran bel risultato nella scelta salomonica.
PS. Devo una risposta a shiloh su di un tema di una certa importanza, da lui sollevato in altro 3D. La sto preparando. Ma postando questa notizia, mi sono accorto che il rilievo fatto al forum, circa il silenzio su certi temi, trova ulteriore conferma nell’assenza di precisazioni rispetto ai due post precedenti questo, Chi bara – 1 e Chi bara – 2.
Beninteso, non è che esiste l’obbligo di rispondere o commentare i miei post.
Ma quello che ho notato è la ““timidezza”” nei confronti di certe tematiche. Mentre non esiste in altre.
Immagino che a parte il solito shiloh che ha il dente avvelenato nei confronti del banchiere mannaro, che si spinge spesso e volentieri come un incursore della marina nel vecchio forum a “bastoner” Arlecchino, primogenito e granitico difensore del banchiere mannaro, il resto del forum sia d’accordo con le scelte di Monti.
Cronaca di un affondamento - 14
La truffa forever -1
L’informazione, o meglio, la disinformazione dell’epoca, ci raccontò che in materia di derivati, l’Italia era messa piuttosto bene rispetto al resto dell’Europa. Il governo Berlusconi si mise a disposizione per risolvere il problema e le cronache ci raccontarono che l’intervento dello Stato non fu necessario perché le banche italiane erano in grado di risolvere il problema per conto loro. Erano a basso contenuto di derivati.
Invece, in Germania, che è stata la nazione dell’Ue che deteneva nelle sue banche la maggior quantità di derivati, per evitare lo spettro degli anni 1929 – 1933 che ha generato il nazismo, il governo tedesco decise di intervenire massicciamente per sostenere le banche. Ma i crucchi, anche se rimangono sempre crucchi, sono decisamente più intelligenti, preveggenti, onesti, e nazionalisti più di noi.
Noi non è che non ci arriviamo su certe cose, anzi, ma è solo che siamo di gran lunga più banditi ed fdp di loro.
Infatti, conoscendo l’effetto collaterale del disastro finanziario, i tedeschi sono intervenuti altrettanto massicciamente nei confronti dell’economia produttiva.
Risultato? Che la Germania in questi ultimi 4 anni e 4 mesi, è la nazione messa meglio dell’Ue.
Di fronte al perdurare della crisi internazionale, adesso anche la Germania comincia a risentirne malgrado gli sforzi fatti, perché le sue esportazioni in ambito Ue sono calate.
E non può essere diversamente perché l’Italia è il miglior cliente tedesco, per il momento. La crisi italiana si riverbera, pertanto, inevitabilmente sull’economia tedesca.
Con la notizia principale di prima pagina de Il Fatto Quotidiano di stamani, riusciamo forse a comprendere il mistero della sparizione della seconda tranche che Mario Draghi aveva destinato alle banche italiane nel febbraio 2012.
Dal Corriere economia.it
LA CRISI, IL CREDITO
Dalla Bce altri 530 miliardi a tasso agevolato alle banche europee Ai gruppi italiani ne vanno 139
Mario Draghi, da buon italiano, non si era dimenticato del suo Paese, e nel dicembre 2011 aveva erogato con tasso agevolato la prima tranche di 116 miliardi di euro con la motivazione:
Fondi destinati alle banche italiane al fine di risolvere i propri problemi interni con i derivati.
Mario Draghi, fuori dall’Italia ha assorbito la mentalità tedesca e con l’intenzione di copiare l’operato tedesco di 4 anni prima, destina al suo Paese la seconda tranche di 139 miliardi alle banche italiane con la seguente motivazione:
Fondi destinati alle imprese e alle famiglie italiane.
E qui si verifica un nuovo caso come quello del 1948, quando il Tesoro americano invia al Tesoro italiano 26 milioni di dollari come pagamento dell’ultima tranche dovuta ai militari italiani prigionieri che hanno prestato la loro opera a favore del governo Usa. Quei soldi sono spariti tutti e i soldati italiani e i loro eredi di non hanno mai visto l’ombra del becco di un quattrino.
La stessa cosa è successa con la seconda tranche Draghi.
Le imprese e le famiglie italiane anche in questo caso non hanno visto un becco d’un quattrino.
L’economia italiana è rasa al suolo.
Secondo l’ultimo dato della CGIA di Mestre, chiudono in media 1000 aziende al giorno di tutte le dimensioni. Non abbiamo i nuovi dati del dopo pagamento Imu che ha avuto come effetto collaterale di riscontare un calo delle vendite del 20%, sotto Natale, ad eccezione degli alimentari. Questo in economia si traduce con un incremento delle aziende che chiudono, della cassa integrazione e della disoccupazione.
L’Unità oggi scrive:
’Unità 21.1.13
Sono oltre 8 milioni gli italiani che vivono al di sotto della soglia di povertà
Quanto peserà sulle elezioni il disagio sociale
di Carlo Buttaroni
presidente Tecnè
Il Fatto Quotidiano non ha ancora messo sul suo sito la seguente notizia, uno scoop bomba in quanto sono venuti in possesso della lettera che Vendola ha scritto a Monti in data 14 marzo 2012. Una notizia che se non pubblicata, trascriverla ci vorrà tempo e pazienza:
DERIVATI, LA GRANDE ABBUFFATA
Le perdite valgono l’Iva e l’Imu
“CaroMonti,
ferma le banche”
LA LETTERA RISERVATA DI VENDOLA AL PREMIER. I SEGRETI MAI SVELATI
DELL’ACCORDO CON CUI LA PUGLIA HA RINEGOZIATO IL DEBITO CON
MERRYLL LYNCH. CON LA CLAUSOLA: VIETATO RIVELARE PUBBLICAMENTE
LE CONDIZIONI. PER EVITARE, FORSE, CHE FACCIANO LO STESSO:
REGIONI E COMUNI HANNO SOTTOSCRITTO 193 MILIARDI DI DERIVATI.
di Filippo Barone
‘’ Grazie alle
Inchieste di Bari,
l’istituto finanziario
deve restituire 870
milioni, eliminare
i ‘titoli tossici’ e pagare
le spese legali.
Inoltre deve sobbarcarsi
Un risarcimento
di 200 milioni.
La politica non può essere svolta a colpi di propaganda e di pubblicità progresso. La politica è il fare che segue le promesse.
Il salvatore titolato della Patria, ha fatto delle scelte. Ha scelto di salvare le banche e non le imprese italiane. Il 41% delle famiglie italiane non raggiunge la fine del mese. L’Unità di oggi, tramite il presidente di Tecnè ci fa sapere che gli italiani SOTTO la soglia di povertà sono 8 milioni.
Un gran bel risultato nella scelta salomonica.
PS. Devo una risposta a shiloh su di un tema di una certa importanza, da lui sollevato in altro 3D. La sto preparando. Ma postando questa notizia, mi sono accorto che il rilievo fatto al forum, circa il silenzio su certi temi, trova ulteriore conferma nell’assenza di precisazioni rispetto ai due post precedenti questo, Chi bara – 1 e Chi bara – 2.
Beninteso, non è che esiste l’obbligo di rispondere o commentare i miei post.
Ma quello che ho notato è la ““timidezza”” nei confronti di certe tematiche. Mentre non esiste in altre.
Immagino che a parte il solito shiloh che ha il dente avvelenato nei confronti del banchiere mannaro, che si spinge spesso e volentieri come un incursore della marina nel vecchio forum a “bastoner” Arlecchino, primogenito e granitico difensore del banchiere mannaro, il resto del forum sia d’accordo con le scelte di Monti.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Sotto le macerie - 68
Cronaca di un affondamento - 17
La truffa forever -2
DERIVATI, LA GRANDE ABBUFFATA DELLE BANCHE (Filippo Barone).
21/01/2013 di triskel182
“Caro Monti, ferma le banche”.
LA LETTERA RISERVATA DI VENDOLA AL PREMIER. I SEGRETI MAI SVELATI DELL’ACCORDO CON CUI LA PUGLIA HA RINEGOZIATO IL DEBITO CON MERRILL LYNCH. CON LA CLAUSOLA: VIETATO RIVELARE PUBBLICAMENTE LE CONDIZIONI. PER EVITARE, FORSE, CHE ALTRI FACCIANO LO STESSO: REGIONI E COMUNI HANNO SOTTOSCRITTO 193 MILIARDI DI DERIVATI.
Basta coi derivati. La Regione Puglia di Nichi Vendola ci è riuscita, addirittura contro la banca di affari Merril Lynch.
Anche se la storia non è nota, per ragioni che vedremo, e anche se ne è stato informato il presidente del Consiglio, Mario Monti.
Nella lettera riservata (in possesso del Fatto), con cui Nichi Vendola invita il premier a ingaggiare una battaglia contro le banche internazionali per salvare i conti pubblici non ci sono teorie astratte, ma una ricetta concreta che ha salvato la Regione Puglia e i suoi conti pubblici dal disastro.
Un colpo da un miliardo di euro, uno dei più clamorosi contro il numero uno della finanza globale, messo a segno dall’ente regionale, che è riuscito a rinegoziare i contratti sottoscritti dal predecessore Raffaele Fitto, grazie all’attivo sostegno delle inchieste giudiziarie.
Una mattina a Londra.
A mettere in moto la storia, infatti, sono i pm Antonio Laudati e Francesco Bretone di Bari che mettono sotto accusa Merrill Lynch per dei contratti sottoscritti con la Regione Puglia.
La principale banca d’affari del mondo è attiva in oltre 40 paesi e fa parte oggi di Bank of America.
Ma la procura non si fa impressionare: sequestra i trasferimenti in denaro provenienti dalla Regione e chiede il rinvio a giudizio di funzionari e rappresentanti della banca.
L’accusa è di truffa aggravata: “Violazione degli obblighi di comportarsi con diligenza, correttezza e professionalità nonché di informare compiutamente il cliente sulle operazioni finanziarie proposte”.
L’affare sottoscritto era un derivato, un contratto costruito per risparmiare sugli interessi pagati per un altro contratto, in questo caso un mutuo con la Cassa depositi e prestiti.
Ma lo stesso derivato prevedeva costi a vantaggio della banca maggiori dello sconto promesso e in più dava alla banca la possibilità di usare i soldi della Regione per fare investimenti rischiosi.
Sotto il peso dell’indagine e dopo due anni di trattative, la banca è stata costretta a scendere a patti.
L’ultima trattativa, quella che potrebbe cambiare la vita degli Enti locali italiani, viene intavolata a Londra in una gelida mattina del 9 febbraio 2012.
La sparuta delegazione pugliese raggiunge i piani alti di uno dei più influenti grattacieli della City.
Tra scintillanti insegne e vetrate a panorama mozzafiato, all’enorme tavolo siedono da un lato i due rappresentanti della Regione con il loro avvocato e due consulenti tecnici, mentre dall’altro si presenta un plotone di una ventina di consulenti e legali in abito blu.
Oltre al notaio, dotato di fogli con tanto di ago e filo per cucirli solennemente a mano.
Alla fine arriva il sigillo sul primo accordo in Europa che vede un ente locale spuntarla su un gigante finanziario per un contratto in strumenti derivati.
La banca deve garantire la restituzione degli 870 milioni di euro sottoscritti dalla Regione, eliminare i “titoli tossici” dal proprio paniere (bond greci, portoghesi e africani e altri titoli “bislacchi”) e pagare le spese legali.
Inoltre deve sottoscrivere una sorta di risarcimento.
Le formule utilizzate nell’accordo sono “contributo ai costi di negoziazione”, “trasferimento di parte dei vantaggi percepiti”, rinuncia a “diritti residuali”, ma in pratica significano che la banca si accolla come onere ulteriore, diversi dei rischi che prima gravavano sul bilancio pugliese, per una cifra stimabile in oltre 200 milioni di euro.
A questi – spiega una fonte che chiede l’anonimato – si aggiunge una somma in contanti di oltre una decina di milioni di euro.
Insomma, vittoria. Ma da godersi in silenzio: sul piatto della bilancia, infatti, c’è la sottoscrizione di una clausola di riservatezza, il“punto 6” in cui è scritto che “le parti si impegnano a mantenere strettamente riservato il contenuto del presente accordo di transazione e relativi allegati”.
Vendola non ne può parlare, nessuno deve saperlo, altrimenti il rischio che si faccia la fila per ottenere la rinegoziazione di contratti analoghi è troppo forte.
Questa è la prima volta che questa vicenda viene svelata.
Merrill Lynch, infatti, preferisce non commentare un accordo chiuso “positivamente e con reciproca soddisfazione”.
Poche parole anche dall’avvocato della Regione, Ugo Patroni Griffi: “Diciamo che la banca ha dovuto rinunciare a diversi diritti e fare numerose concessioni”.
Il trofeo, un paio di tomi di una sessantina di pagine con le clausole dell’accordo, resta chiuso in cassaforte.
A dominare la battaglia, c’è un’arma segreta, il “calcolo delle probabilità”: numeri messi a disposizione della Regione dal consulente Nicola Benini di Ifa Consulting.
“Sono le armi delle officine finanziarie delle banche”.
Ogni scommessa ha una probabilità e un prezzo, noi calcoliamo quel prezzo”. Ciliegina sulla torta, a 48 ore dall’accordo arriva la notizia del fallimento tecnico della Grecia: la Puglia ha appena salvato mezzo miliardo di euro.
La lettera indirizzata al Professore
Forte di questa vittoria, Nichi Vendola scrive a Mario Monti.
Gran parte delle tre pagine destinate al presidente del Consiglio costituiscono un pesante atto di accusa nei confronti degli ultimi governi e dei loro rapporti con le lobby bancarie.
A partire da una bozza Consob del 2009 redatta per accrescere la qualità della trasparenza, rimasta però lettera morta, per passare a un regolamento del ministero dell’Economia che avrebbe permesso ai clienti delle banche di ottenere informazioni sulla probabilità di perdita dei prodotti finanziari sottoscritti.
“La mobilitazione delle lobby finanziarie – denuncia il governatore – ha esercitato con successo ogni possibile pressione sugli organi istituzionali per evitare l’emanazione di quello schema di regolamento”.
Provvedimenti affossati sia durante il governo Berlusconi che durante quello Monti.
Dopo le accuse, la proposta: “Mutuare dai mercati finanziari le metodologie probabilistiche di misurazione e rappresentazione dei rischi; metodologie che la stessa industria finanziaria adopera quotidianamente nel suo business ma che non intende spontaneamente condividere quando si interfaccia con operatori inesperti”.
Da Monti e dai suoi collaboratori, interpellati ieri dal Fatto, nessun commento.
Percorso analogo, mille chilometri più a nord, viene avviato dal pm Alfredo Robledo che mette al setaccio i contratti sottoscritti dal comune di Milano a partire dal 2005.
La sentenza è di qualche mese fa: sei mesi di carcere per gli uomini che hanno piazzato i derivati al Comune di Milano.
Alle misure detentive, si aggiungono sanzioni per Deutsche Bank, Depfa, Ubs e Jp Morgan con una confisca di 90 milioni euro.
Anche in questo caso l’asso nella manica del Tribunale si rivela l’analisi probabilistica messa a disposizione del perito del Tribunale, il bocconiano Francesco Corielli.
Al Comune la sentenza non frutterà nulla, visto che è sceso a patti prima, mentre portano a casa 50 milioni di euro i rappresentanti dell’Adusbef, che hanno resistito e che quel calcolo delle probabilità lo vorrebbero ovunque: “Per forza – spiega l’avvocato Antonio Tanza, vicepresidente dell’Adusbef – lo Swap, il tipo di contratto firmato dal Comune, si basa sempre su probabilità, come alla roulette. Almeno la scommessa deve essere equa e conosciuta da entrambi”.
Da Il Fatto Quotidiano del 21/01/2013
Cronaca di un affondamento - 17
La truffa forever -2
DERIVATI, LA GRANDE ABBUFFATA DELLE BANCHE (Filippo Barone).
21/01/2013 di triskel182
“Caro Monti, ferma le banche”.
LA LETTERA RISERVATA DI VENDOLA AL PREMIER. I SEGRETI MAI SVELATI DELL’ACCORDO CON CUI LA PUGLIA HA RINEGOZIATO IL DEBITO CON MERRILL LYNCH. CON LA CLAUSOLA: VIETATO RIVELARE PUBBLICAMENTE LE CONDIZIONI. PER EVITARE, FORSE, CHE ALTRI FACCIANO LO STESSO: REGIONI E COMUNI HANNO SOTTOSCRITTO 193 MILIARDI DI DERIVATI.
Basta coi derivati. La Regione Puglia di Nichi Vendola ci è riuscita, addirittura contro la banca di affari Merril Lynch.
Anche se la storia non è nota, per ragioni che vedremo, e anche se ne è stato informato il presidente del Consiglio, Mario Monti.
Nella lettera riservata (in possesso del Fatto), con cui Nichi Vendola invita il premier a ingaggiare una battaglia contro le banche internazionali per salvare i conti pubblici non ci sono teorie astratte, ma una ricetta concreta che ha salvato la Regione Puglia e i suoi conti pubblici dal disastro.
Un colpo da un miliardo di euro, uno dei più clamorosi contro il numero uno della finanza globale, messo a segno dall’ente regionale, che è riuscito a rinegoziare i contratti sottoscritti dal predecessore Raffaele Fitto, grazie all’attivo sostegno delle inchieste giudiziarie.
Una mattina a Londra.
A mettere in moto la storia, infatti, sono i pm Antonio Laudati e Francesco Bretone di Bari che mettono sotto accusa Merrill Lynch per dei contratti sottoscritti con la Regione Puglia.
La principale banca d’affari del mondo è attiva in oltre 40 paesi e fa parte oggi di Bank of America.
Ma la procura non si fa impressionare: sequestra i trasferimenti in denaro provenienti dalla Regione e chiede il rinvio a giudizio di funzionari e rappresentanti della banca.
L’accusa è di truffa aggravata: “Violazione degli obblighi di comportarsi con diligenza, correttezza e professionalità nonché di informare compiutamente il cliente sulle operazioni finanziarie proposte”.
L’affare sottoscritto era un derivato, un contratto costruito per risparmiare sugli interessi pagati per un altro contratto, in questo caso un mutuo con la Cassa depositi e prestiti.
Ma lo stesso derivato prevedeva costi a vantaggio della banca maggiori dello sconto promesso e in più dava alla banca la possibilità di usare i soldi della Regione per fare investimenti rischiosi.
Sotto il peso dell’indagine e dopo due anni di trattative, la banca è stata costretta a scendere a patti.
L’ultima trattativa, quella che potrebbe cambiare la vita degli Enti locali italiani, viene intavolata a Londra in una gelida mattina del 9 febbraio 2012.
La sparuta delegazione pugliese raggiunge i piani alti di uno dei più influenti grattacieli della City.
Tra scintillanti insegne e vetrate a panorama mozzafiato, all’enorme tavolo siedono da un lato i due rappresentanti della Regione con il loro avvocato e due consulenti tecnici, mentre dall’altro si presenta un plotone di una ventina di consulenti e legali in abito blu.
Oltre al notaio, dotato di fogli con tanto di ago e filo per cucirli solennemente a mano.
Alla fine arriva il sigillo sul primo accordo in Europa che vede un ente locale spuntarla su un gigante finanziario per un contratto in strumenti derivati.
La banca deve garantire la restituzione degli 870 milioni di euro sottoscritti dalla Regione, eliminare i “titoli tossici” dal proprio paniere (bond greci, portoghesi e africani e altri titoli “bislacchi”) e pagare le spese legali.
Inoltre deve sottoscrivere una sorta di risarcimento.
Le formule utilizzate nell’accordo sono “contributo ai costi di negoziazione”, “trasferimento di parte dei vantaggi percepiti”, rinuncia a “diritti residuali”, ma in pratica significano che la banca si accolla come onere ulteriore, diversi dei rischi che prima gravavano sul bilancio pugliese, per una cifra stimabile in oltre 200 milioni di euro.
A questi – spiega una fonte che chiede l’anonimato – si aggiunge una somma in contanti di oltre una decina di milioni di euro.
Insomma, vittoria. Ma da godersi in silenzio: sul piatto della bilancia, infatti, c’è la sottoscrizione di una clausola di riservatezza, il“punto 6” in cui è scritto che “le parti si impegnano a mantenere strettamente riservato il contenuto del presente accordo di transazione e relativi allegati”.
Vendola non ne può parlare, nessuno deve saperlo, altrimenti il rischio che si faccia la fila per ottenere la rinegoziazione di contratti analoghi è troppo forte.
Questa è la prima volta che questa vicenda viene svelata.
Merrill Lynch, infatti, preferisce non commentare un accordo chiuso “positivamente e con reciproca soddisfazione”.
Poche parole anche dall’avvocato della Regione, Ugo Patroni Griffi: “Diciamo che la banca ha dovuto rinunciare a diversi diritti e fare numerose concessioni”.
Il trofeo, un paio di tomi di una sessantina di pagine con le clausole dell’accordo, resta chiuso in cassaforte.
A dominare la battaglia, c’è un’arma segreta, il “calcolo delle probabilità”: numeri messi a disposizione della Regione dal consulente Nicola Benini di Ifa Consulting.
“Sono le armi delle officine finanziarie delle banche”.
Ogni scommessa ha una probabilità e un prezzo, noi calcoliamo quel prezzo”. Ciliegina sulla torta, a 48 ore dall’accordo arriva la notizia del fallimento tecnico della Grecia: la Puglia ha appena salvato mezzo miliardo di euro.
La lettera indirizzata al Professore
Forte di questa vittoria, Nichi Vendola scrive a Mario Monti.
Gran parte delle tre pagine destinate al presidente del Consiglio costituiscono un pesante atto di accusa nei confronti degli ultimi governi e dei loro rapporti con le lobby bancarie.
A partire da una bozza Consob del 2009 redatta per accrescere la qualità della trasparenza, rimasta però lettera morta, per passare a un regolamento del ministero dell’Economia che avrebbe permesso ai clienti delle banche di ottenere informazioni sulla probabilità di perdita dei prodotti finanziari sottoscritti.
“La mobilitazione delle lobby finanziarie – denuncia il governatore – ha esercitato con successo ogni possibile pressione sugli organi istituzionali per evitare l’emanazione di quello schema di regolamento”.
Provvedimenti affossati sia durante il governo Berlusconi che durante quello Monti.
Dopo le accuse, la proposta: “Mutuare dai mercati finanziari le metodologie probabilistiche di misurazione e rappresentazione dei rischi; metodologie che la stessa industria finanziaria adopera quotidianamente nel suo business ma che non intende spontaneamente condividere quando si interfaccia con operatori inesperti”.
Da Monti e dai suoi collaboratori, interpellati ieri dal Fatto, nessun commento.
Percorso analogo, mille chilometri più a nord, viene avviato dal pm Alfredo Robledo che mette al setaccio i contratti sottoscritti dal comune di Milano a partire dal 2005.
La sentenza è di qualche mese fa: sei mesi di carcere per gli uomini che hanno piazzato i derivati al Comune di Milano.
Alle misure detentive, si aggiungono sanzioni per Deutsche Bank, Depfa, Ubs e Jp Morgan con una confisca di 90 milioni euro.
Anche in questo caso l’asso nella manica del Tribunale si rivela l’analisi probabilistica messa a disposizione del perito del Tribunale, il bocconiano Francesco Corielli.
Al Comune la sentenza non frutterà nulla, visto che è sceso a patti prima, mentre portano a casa 50 milioni di euro i rappresentanti dell’Adusbef, che hanno resistito e che quel calcolo delle probabilità lo vorrebbero ovunque: “Per forza – spiega l’avvocato Antonio Tanza, vicepresidente dell’Adusbef – lo Swap, il tipo di contratto firmato dal Comune, si basa sempre su probabilità, come alla roulette. Almeno la scommessa deve essere equa e conosciuta da entrambi”.
Da Il Fatto Quotidiano del 21/01/2013
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Re: Come se ne viene fuori ?
Sotto le macerie – 71
Cronaca di un affondamento - 20
I giorni della follia che precedono il disastro…….ovvero, l’ultima fase della dittatura delle teste di caXXo - 1
http://www.youtube.com/watch?v=dvchSoJ_SYY
http://www.youtube.com/watch?v=fPWU8hy0McY
Se dal punto di vista liberale è più che giusto concedere il beneficio del dubbio ad un tuo avversario, oppure, anche ad un tuo nemico, da questa sera, dopo la visione della parte centrale della puntata di Ballarò, anche l’ultimo baluardo di comprensione è caduto.
Uno spettacolo di indecenza inaudita ai massimi livelli.
A sorpresa, con affermazioni che ti fanno mancare il fiato come nel transitorio in cui la terra compie all’improvviso una rotazione di 180 gradi e i due poli invertono la loro posizione dopo qualche miliardo d’anni, le parole di Cesare Romiti, il vecchio falco di casa Fiat.
Cesare Romiti, classe 1923, 90 anni il 24 giugno prossimo, è l’esponente pubblico che ha le idee più chiare di tutti sulla situazione attuale e su cosa bisogna fare.
Non a caso, eccetto alcuni punti, Susanna Camusso è sulla stessa linea e anche Vendola è costretto ad ammettere la validità delle tesi sostenute dal vecchio dirigente.
Sentire che Romiti è disponibile a fare il testimonial della Camusso, è sconvolgente per chi ha vissuto le vicende della seconda metà del novecento.
Drammatiche invece le posizioni delle due destre rase al suolo che cercano di risorgere ad ogni costo e con ogni mezzo, rappresentate da Angelino Alfano, un por fieu (un povero figliolo) costretto a presentare la faccia per sostenere le bizzarie del suo padrone, e Mario Sechi, mastino di ventura che solo pochi mesi fa sedeva su quelle poltrone difendendo le posizione del capo dei bucanieri/cavalletta di Hardcore.
Passerella completamente inutile di autentiche teste di caXXo in cerca di visibilità, nella fase acuta della crisi, nel giorno in cui ci informano che 100 mila aziende hanno chiuso i battenti nel corso del 2012.
Cose da caricarli tutti sui vagoni piombati e spedirli in Siberia a – 40 gradi e raccogliere le margherite.
Camusso e Vendola, hanno mostrato però i soliti limiti della sinistra, in cui non sono in grado di affermare che per poter ripartire occorre un grandissima pulizia nella zona della corruzione e della criminalità politica e di quella organizzata, altrimenti i sacrifici e le possibilità di ripartenza sono totalmente inutili.
Non si può riempire un secchio dove i banditi hanno sfondato il fondo e aspettano sotto con il sacco aperto.
Cronaca di un affondamento - 20
I giorni della follia che precedono il disastro…….ovvero, l’ultima fase della dittatura delle teste di caXXo - 1
http://www.youtube.com/watch?v=dvchSoJ_SYY
http://www.youtube.com/watch?v=fPWU8hy0McY
Se dal punto di vista liberale è più che giusto concedere il beneficio del dubbio ad un tuo avversario, oppure, anche ad un tuo nemico, da questa sera, dopo la visione della parte centrale della puntata di Ballarò, anche l’ultimo baluardo di comprensione è caduto.
Uno spettacolo di indecenza inaudita ai massimi livelli.
A sorpresa, con affermazioni che ti fanno mancare il fiato come nel transitorio in cui la terra compie all’improvviso una rotazione di 180 gradi e i due poli invertono la loro posizione dopo qualche miliardo d’anni, le parole di Cesare Romiti, il vecchio falco di casa Fiat.
Cesare Romiti, classe 1923, 90 anni il 24 giugno prossimo, è l’esponente pubblico che ha le idee più chiare di tutti sulla situazione attuale e su cosa bisogna fare.
Non a caso, eccetto alcuni punti, Susanna Camusso è sulla stessa linea e anche Vendola è costretto ad ammettere la validità delle tesi sostenute dal vecchio dirigente.
Sentire che Romiti è disponibile a fare il testimonial della Camusso, è sconvolgente per chi ha vissuto le vicende della seconda metà del novecento.
Drammatiche invece le posizioni delle due destre rase al suolo che cercano di risorgere ad ogni costo e con ogni mezzo, rappresentate da Angelino Alfano, un por fieu (un povero figliolo) costretto a presentare la faccia per sostenere le bizzarie del suo padrone, e Mario Sechi, mastino di ventura che solo pochi mesi fa sedeva su quelle poltrone difendendo le posizione del capo dei bucanieri/cavalletta di Hardcore.
Passerella completamente inutile di autentiche teste di caXXo in cerca di visibilità, nella fase acuta della crisi, nel giorno in cui ci informano che 100 mila aziende hanno chiuso i battenti nel corso del 2012.
Cose da caricarli tutti sui vagoni piombati e spedirli in Siberia a – 40 gradi e raccogliere le margherite.
Camusso e Vendola, hanno mostrato però i soliti limiti della sinistra, in cui non sono in grado di affermare che per poter ripartire occorre un grandissima pulizia nella zona della corruzione e della criminalità politica e di quella organizzata, altrimenti i sacrifici e le possibilità di ripartenza sono totalmente inutili.
Non si può riempire un secchio dove i banditi hanno sfondato il fondo e aspettano sotto con il sacco aperto.
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Come se ne viene fuori ?
Sotto le macerie - 70
Cronaca di un affondamento – 19
http://www.youtube.com/watch?v=dvchSoJ_SYY
http://www.youtube.com/watch?v=fPWU8hy0McY
Tragicomico nel Paese dei Campanelli - 1
http://www.youtube.com/watch?v=LaNQlzyN1P4
22 gennaio 2013
1) I tifosi del Partito Democristiano sono appassionati di questo passaggio del tenente Kessler:
>>…dalla volontà del popolo tedesco e del genio militare del nostro Fuhrer <<
http://www.youtube.com/watch?v=O4DtwPi4jAA
Infatti, in queste ore stanno magnificando la volontà del popolo piddino e del genio militare del loro Fuhrer.
>Siamo stati noi ad iniziare con le liste pulite.
Col cavolo….la versione corretta dovrebbe essere:
>Siamo stati noi ad iniziare con le liste pulite, messi con le spalle al muro da Il Fatto Quotidiano e dall’iniziativa di Franca Rame,
che in solo 8 ore aveva raccolto 10mila firme affinché i democristiani facessero pulizia nelle loro file.
Tanto è vero che la volontà piddina era stata così espressa dal suo “badrone”.
il Fatto 16.1.13
D’Alema: “Crisafulli? È bravo”
di Wanda Marra
Crisafulli? Ha fatto le primarie, ha vinto, è bravo, è giusto che ci sia.
E querelerà il Fatto e vincerà”. Non si può dire che Massimo D’Alema sia uno che non ci mette la faccia.
Ieri alla presentazione del libro intervista con Peppino Caldarola, Controcorrente, c’era una claque di affezionati.
Tra loro, lo stesso Crisafulli. “Era qui? No, non ci ho parlato”.
In effetti, è stato poco, è andato via prima della fine. Ma la scelta di presenziare è significativa: un modo di ribadire un’appartenenza.
D’Alema, dal canto suo, nel libro mentre parla degli “arancioni” dice: il centrosinistra deve parlare agli elettori che chiedono “rinnovamento e rigenerazione della politica.
Il qualunquismo e il giustizialismo sono estranei alla nostra cultura e alla nostra civiltà, non credo debbano esserci cedimenti”.
Con buona pace di patti e desistenze.
Una delle (tante) prese di posizione lapidarie del pamphlet.
Che, chiarisce ieri il Lìder Maximo, “è un libro di battaglia politica. Mica le mie memorie.
Con la rinuncia alla candidatura ho fatto la mossa del cavallo: mi sono riposizionato e mi sono riconquistato il diritto di parola”.
E Crisafulli ha dato retta alle minacce annunciate dal duca conte:
Pd, Crisafulli contro il Fatto Quotidiano
"Escluso dalle liste, ora mi risarciscano"
Il senatore Pd "non ricandidabile" per decisione della Commissione di garanzia querela il nostro giornale. "Ho chiesto 2 milioni di euro - dichiara alla Zanzara (Radio24) -, hanno l'obiettivo di indebolire il Partito democratico"
La commissione di Berlinguer succube del Fatto?
E’ po’ difficile non essere convinti che i politici non considerino gli elettori merli scemi.
2) Carlo Rossella riserva per gli impresentabili l’extra territorialità per il capo.
Ma Nick O’ mericano non la pensa così. Perché lui, Nick; va fuori delle liste e Berlu no?
Per anni ci hai protetti e adesso ci cacci?
Difficile dargli torto.
Dai partiti politici si tace completamente su questo fatto. Perché non sono in grado di dire al banana, che anche lui è un’impresentabile?
^^^^^^^^^^^^^
21 gennaio 2013
1) Il Financial Times riporta un articolo in cui l’editorialista Munchau sostiene che Monti non è
idoneo a guidare l’Italia.
Il Professore si arrabbia e promette la controreplica.
A Schettino non daranno mai più il comando di una nave, mentre il Professore è in corsa per continuare l’opera finale di affondamento. Non prima però di aver tosato per benino le pecore.
2) Il duca conte marchese del Grillo, Max, appresa la notizia non si lascia scappare l’attimo fuggente.
Pensando di salvare la prossima poltrona da ministro, dichiara:
>>Ho grande stima di Monti, abbiamo sostenuto il suo governo,
ma sono d'accordo con il Financial Times quando dice che Monti non è l'uomo adatto a guidare il Paese,
che oggi ha bisogno di politica, di qualcuno che condivida i sentimenti dei cittadini".
Lo ha detto Massimo D'Alema, ospite di Sky Tg24.
Cronaca di un affondamento – 19
http://www.youtube.com/watch?v=dvchSoJ_SYY
http://www.youtube.com/watch?v=fPWU8hy0McY
Tragicomico nel Paese dei Campanelli - 1
http://www.youtube.com/watch?v=LaNQlzyN1P4
22 gennaio 2013
1) I tifosi del Partito Democristiano sono appassionati di questo passaggio del tenente Kessler:
>>…dalla volontà del popolo tedesco e del genio militare del nostro Fuhrer <<
http://www.youtube.com/watch?v=O4DtwPi4jAA
Infatti, in queste ore stanno magnificando la volontà del popolo piddino e del genio militare del loro Fuhrer.
>Siamo stati noi ad iniziare con le liste pulite.
Col cavolo….la versione corretta dovrebbe essere:
>Siamo stati noi ad iniziare con le liste pulite, messi con le spalle al muro da Il Fatto Quotidiano e dall’iniziativa di Franca Rame,
che in solo 8 ore aveva raccolto 10mila firme affinché i democristiani facessero pulizia nelle loro file.
Tanto è vero che la volontà piddina era stata così espressa dal suo “badrone”.
il Fatto 16.1.13
D’Alema: “Crisafulli? È bravo”
di Wanda Marra
Crisafulli? Ha fatto le primarie, ha vinto, è bravo, è giusto che ci sia.
E querelerà il Fatto e vincerà”. Non si può dire che Massimo D’Alema sia uno che non ci mette la faccia.
Ieri alla presentazione del libro intervista con Peppino Caldarola, Controcorrente, c’era una claque di affezionati.
Tra loro, lo stesso Crisafulli. “Era qui? No, non ci ho parlato”.
In effetti, è stato poco, è andato via prima della fine. Ma la scelta di presenziare è significativa: un modo di ribadire un’appartenenza.
D’Alema, dal canto suo, nel libro mentre parla degli “arancioni” dice: il centrosinistra deve parlare agli elettori che chiedono “rinnovamento e rigenerazione della politica.
Il qualunquismo e il giustizialismo sono estranei alla nostra cultura e alla nostra civiltà, non credo debbano esserci cedimenti”.
Con buona pace di patti e desistenze.
Una delle (tante) prese di posizione lapidarie del pamphlet.
Che, chiarisce ieri il Lìder Maximo, “è un libro di battaglia politica. Mica le mie memorie.
Con la rinuncia alla candidatura ho fatto la mossa del cavallo: mi sono riposizionato e mi sono riconquistato il diritto di parola”.
E Crisafulli ha dato retta alle minacce annunciate dal duca conte:
Pd, Crisafulli contro il Fatto Quotidiano
"Escluso dalle liste, ora mi risarciscano"
Il senatore Pd "non ricandidabile" per decisione della Commissione di garanzia querela il nostro giornale. "Ho chiesto 2 milioni di euro - dichiara alla Zanzara (Radio24) -, hanno l'obiettivo di indebolire il Partito democratico"
La commissione di Berlinguer succube del Fatto?
E’ po’ difficile non essere convinti che i politici non considerino gli elettori merli scemi.
2) Carlo Rossella riserva per gli impresentabili l’extra territorialità per il capo.
Ma Nick O’ mericano non la pensa così. Perché lui, Nick; va fuori delle liste e Berlu no?
Per anni ci hai protetti e adesso ci cacci?
Difficile dargli torto.
Dai partiti politici si tace completamente su questo fatto. Perché non sono in grado di dire al banana, che anche lui è un’impresentabile?
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21 gennaio 2013
1) Il Financial Times riporta un articolo in cui l’editorialista Munchau sostiene che Monti non è
idoneo a guidare l’Italia.
Il Professore si arrabbia e promette la controreplica.
A Schettino non daranno mai più il comando di una nave, mentre il Professore è in corsa per continuare l’opera finale di affondamento. Non prima però di aver tosato per benino le pecore.
2) Il duca conte marchese del Grillo, Max, appresa la notizia non si lascia scappare l’attimo fuggente.
Pensando di salvare la prossima poltrona da ministro, dichiara:
>>Ho grande stima di Monti, abbiamo sostenuto il suo governo,
ma sono d'accordo con il Financial Times quando dice che Monti non è l'uomo adatto a guidare il Paese,
che oggi ha bisogno di politica, di qualcuno che condivida i sentimenti dei cittadini".
Lo ha detto Massimo D'Alema, ospite di Sky Tg24.
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