La Questione Monti
Re: La Questione Monti
Chi eventualmente dovesse votare per Monti è meritevole del massimo rispetto, anche su questo forum.
"Quel poveraccio che abbiamo lasciato solo ad abbaiare..." era insopportabile, non per le idee che esprimeva, ma per il modo arrogante e prevaricante con cui lo faceva.
Spero che non si verifichino anche qui, sotto traccia, fenomeni analoghi.
"Quel poveraccio che abbiamo lasciato solo ad abbaiare..." era insopportabile, non per le idee che esprimeva, ma per il modo arrogante e prevaricante con cui lo faceva.
Spero che non si verifichino anche qui, sotto traccia, fenomeni analoghi.
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Re: La Questione Monti
certamente,mariok ha scritto:Chi eventualmente dovesse votare per Monti è meritevole del massimo rispetto, anche su questo forum.
"Quel poveraccio che abbiamo lasciato solo ad abbaiare..." era insopportabile, non per le idee che esprimeva, ma per il modo arrogante e prevaricante con cui lo faceva.
Spero che non si verifichino anche qui, sotto traccia, fenomeni analoghi.
ci mancherebbe,ma....
@mariok caro,
qui la cosa è diversa...
quello voterà Monti ,cioè una lista AVVERSA a IBC...sventolando la bandiera del PD.
in guerra un gesto del genere è punito con la corte marziale...
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Re: La Questione Monti
Non ha tutti torti D'Agostino quando rileva:
- PIÙ CHE UNA LISTA, IL MOVIMENTO DI MONTI È UNA HOLDING DA QUOTARE IN BORSA
E' un'ulteriore conferma delle due destre rase al suolo che tentano di risalire la china in tutti i modi e i mezzi possibili.
Negli ultimi 14 mesi, i membri del potere forte confindustriale che aveva confidato col tamponamento del Berlusconi con il loden, e del tentativo di Casini di rifare la vecchia Dc aggregando il Partito democristiano del centro "sinistro"non andato in porto in questa fase, ha costretto l'imprenditoria italiana a scendere direttamente in campo.
Non era mai successo prima.
1918-1944 - Hanno affidato il compito a Benito Mussolini
1945-1992 - Hanno affidato il compito alla Dc
1994-2011 - Hanno affidato il compito a Silvio Berlusconi
2011-2012 - Hanno affidato il compito a Berlusconi con il loden
Anche Berlusconi, in una drammatica mattinata ad Hardcore della primavera del 1993, viene convinto dal suo amico e protettore, San Bettino martire, in procinto di fuggire verso la sponda Nordafricana, di scendere in campo direttamente per difendere i suoi interessi.
"Riguardo all'indebitamento, risulta, dal tradizionale rapporto con cui Mediobanca analizza ogni anno le dieci
maggiori aziende italiane, che le aziende del gruppo Berlusconi avevano nel 1992 7.140 miliardi di lire di
debiti (4.475 finanziari e 2.665 commerciali), mentre il loro capitale netto ammontava a 1.053 miliardi.
Essendo questa una situazione ad alto rischio di bancarotta, peggiorata dal fatto che nel 1993 gli introiti
pubblicitari televisivi registrarono una crescita pari a zero (dopo molti anni di aumenti elevati e ininterrotti), le banche creditrici cominciarono in quel periodo a richiedere il saldo dei conti."
Oltre all'impossibilità di impedire alla GdF di Via Fabio Filzi di entrare nelle sue aziende per effettuare quelle verifiche, che il CAF (Craxi, Andreotti, Forlani) erano riusciti a sbarrare per oltre 10 anni, generosamente ricompensati dagli assegni del banana.
"SCELTA CIVICA SPA"
- PIÙ CHE UNA LISTA, IL MOVIMENTO DI MONTI È UNA HOLDING DA QUOTARE IN BORSA
- PER ESSERE CANDIDATO O HAI UN'AZIENDA DI FAMIGLIA O SEI MANAGER DI UNA MULTINAZIONALE: BOMBASSEI,
CALENDA,
GREGORIO GITTI,
LUCIANO CIMMINO,
SALVATORE MATARRESE,
DOMENICO MENORELLO
- E CHI NON CORRE IN PRIMA PERSONA, HA COMPRATO UNA “QUOTA SOCIETARIA” CON LE SOTTOSCRIZIONI. DA TRONCHETTI A MERLONI…
Francesco De Dominicis per "Libero"
Luca Cordero di Montezemolo alla fine non si è candidato. Scelta di opportunità, quella del presidente della Ferrari, rimasto fuori dalla lista «Scelta civica» guidata dal premier Mario Monti.
L'accusa di conflitto di interessi - per il legame col mondo Fiat e pure per la sua partecipazione nella Ntv del treno Italo, di cui è fondatore - sarebbe stata servita sul piatto d'argento e Montezemolo ha preferito fare un passo indietro.
I conflitti di interesse, però, non mancano nella lista Monti che sembrano avere maggior peso rispetto alla sbandierata società civile.
L'operazione è lunga.
E per trovare il primo conflitto si può cominciare proprio dai legami con la galassia Fiat: uno lo ha ricordato ieri Oscar Giannino.
Il leader di Fare per fermare il declino in un tweet ha puntato il dito contro Alberto Bombassei, patron della Brembo e candidato alla Camera nella circoscrizione Lombardia 2.
Il suo colosso produce freni per autovetture ed è uno dei principali «fornitori» della casa automobilistica torinese.
Proprio in Piemonte è in corsa, con la lista del professore, Paolo Vitelli capo del colosso degli yacht Azimut Benetti.
Dalle auto alla nautica, dunque.
Poi ci sono le banche.
In Lombardia, numero 2 in lista dopo Bombassei, c'è Gregorio Gitti.
In una lettera a Dagospia ha detto, assai infastidito, che non gli piace l'etichetta di «genero» di Giovanni Bazoli, presidente di banca IntesaSanpaolo.
Tuttavia è un fatto e non una menzogna.
L'elenco degli imprenditori in corsa con il premier è lunghissimo.
In Campania c'è, a esempio, Luciano Cimmino, amministratore delegato e proprietario del gruppo Carpisa-Yamamay (borse, valigie e abbigliamento intimo).
In una delle liste per Montecitorio presentate nel Lazio c'è anche un «rappresentante» dell'elettronica: bisogna arrivare alla posizione numero 10 del «Lazio 2» per trovare Monica Lucarelli, manager della Ised (società romana che realizza software per la pubblica amministrazione, in particolare per il comparto sanità).
Il movimento Italia Futura, fondato dall'ex presidente di Confindustria, ha piazzato in un posto «sicuro», Carlo Calenda, ex assistente di Montezemolo e già vicedirettore dell'Interporto di Nola (il gruppo di Punzo, socio di Montezemolo e Diego Della Valle in Ntv).
Altra posizione blindata e seggio garantito, in Campania in quota Italia Futura, per Angelo D'Agostino dell'Ance, l'associazione dei costruttori.
Terreno in cui è fin troppo facile, poi, tirare in ballo Pierferdinando Casini (leader Udc).
Uno dei principali artefici della coalizione costruita attorno a Monti, infatti, non è presente in alcun consiglio di amministrazione, ma non è un mistero che sia il marito di Azzurra Caltagirone, figlia di Francesco Gaetano.
Che è uno degli imprenditori più importanti del Paese, con interessi e intrecci che spaziano dall'editoria all'edilizia, dalla finanza alle assicurazioni.
Salvatore Matarrese, figlio di Michele (uno dei più importanti imprenditori meridionali attivo in diversi settori), è invece in lista in Puglia.
Il comparto dei trasporti è rappresentato da Domenico Menorello (corre in Veneto) vicepresidente di Veneto Strade spa.
Oltre alle candidature, ci sono i sostenitori. Pochi giorni fa il Corriere della sera ha pubblicato un lista di imprenditori che appoggiano e finanziano la campagna elettorale di Monti.
Nell'elenco pubblicato dal quotidiano di via Solferino compaiono
Marco Tronchetti Provera (Pirelli),
Diego Della Valle (Tod's),
Fabrizio Di Amato (Tecnimont),
Sergio Dompè (farmaceutica),
Lupo Rattazzi, famiglia Agnelli (Exor),
Alberto Galassi (ad di Piaggio Aero),
Flavio Repetto (gruppo Elah Dufour),
Francesco Merloni (termosanitari),
Claudio de Eccher (Rizzani de Eccher, ponti e metropolitane),
Carlo D'Asaro Biondo (Google, presidente Europa Sud e Africa, country manager per l'Italia),
l'imprenditore Paolo Fassa,
Pietro Salini (costruzioni),
Benito Benedini (ex presidente Assolombarda).
Per la prima volta, in 140 anni, il potere confidustriale non ha più rappresentanti da teleguidare ed è costretto a scendere in presa diretta come ai tempi della costituzione del Regno d'Italia nel 1961.
- PIÙ CHE UNA LISTA, IL MOVIMENTO DI MONTI È UNA HOLDING DA QUOTARE IN BORSA
E' un'ulteriore conferma delle due destre rase al suolo che tentano di risalire la china in tutti i modi e i mezzi possibili.
Negli ultimi 14 mesi, i membri del potere forte confindustriale che aveva confidato col tamponamento del Berlusconi con il loden, e del tentativo di Casini di rifare la vecchia Dc aggregando il Partito democristiano del centro "sinistro"non andato in porto in questa fase, ha costretto l'imprenditoria italiana a scendere direttamente in campo.
Non era mai successo prima.
1918-1944 - Hanno affidato il compito a Benito Mussolini
1945-1992 - Hanno affidato il compito alla Dc
1994-2011 - Hanno affidato il compito a Silvio Berlusconi
2011-2012 - Hanno affidato il compito a Berlusconi con il loden
Anche Berlusconi, in una drammatica mattinata ad Hardcore della primavera del 1993, viene convinto dal suo amico e protettore, San Bettino martire, in procinto di fuggire verso la sponda Nordafricana, di scendere in campo direttamente per difendere i suoi interessi.
"Riguardo all'indebitamento, risulta, dal tradizionale rapporto con cui Mediobanca analizza ogni anno le dieci
maggiori aziende italiane, che le aziende del gruppo Berlusconi avevano nel 1992 7.140 miliardi di lire di
debiti (4.475 finanziari e 2.665 commerciali), mentre il loro capitale netto ammontava a 1.053 miliardi.
Essendo questa una situazione ad alto rischio di bancarotta, peggiorata dal fatto che nel 1993 gli introiti
pubblicitari televisivi registrarono una crescita pari a zero (dopo molti anni di aumenti elevati e ininterrotti), le banche creditrici cominciarono in quel periodo a richiedere il saldo dei conti."
Oltre all'impossibilità di impedire alla GdF di Via Fabio Filzi di entrare nelle sue aziende per effettuare quelle verifiche, che il CAF (Craxi, Andreotti, Forlani) erano riusciti a sbarrare per oltre 10 anni, generosamente ricompensati dagli assegni del banana.
"SCELTA CIVICA SPA"
- PIÙ CHE UNA LISTA, IL MOVIMENTO DI MONTI È UNA HOLDING DA QUOTARE IN BORSA
- PER ESSERE CANDIDATO O HAI UN'AZIENDA DI FAMIGLIA O SEI MANAGER DI UNA MULTINAZIONALE: BOMBASSEI,
CALENDA,
GREGORIO GITTI,
LUCIANO CIMMINO,
SALVATORE MATARRESE,
DOMENICO MENORELLO
- E CHI NON CORRE IN PRIMA PERSONA, HA COMPRATO UNA “QUOTA SOCIETARIA” CON LE SOTTOSCRIZIONI. DA TRONCHETTI A MERLONI…
Francesco De Dominicis per "Libero"
Luca Cordero di Montezemolo alla fine non si è candidato. Scelta di opportunità, quella del presidente della Ferrari, rimasto fuori dalla lista «Scelta civica» guidata dal premier Mario Monti.
L'accusa di conflitto di interessi - per il legame col mondo Fiat e pure per la sua partecipazione nella Ntv del treno Italo, di cui è fondatore - sarebbe stata servita sul piatto d'argento e Montezemolo ha preferito fare un passo indietro.
I conflitti di interesse, però, non mancano nella lista Monti che sembrano avere maggior peso rispetto alla sbandierata società civile.
L'operazione è lunga.
E per trovare il primo conflitto si può cominciare proprio dai legami con la galassia Fiat: uno lo ha ricordato ieri Oscar Giannino.
Il leader di Fare per fermare il declino in un tweet ha puntato il dito contro Alberto Bombassei, patron della Brembo e candidato alla Camera nella circoscrizione Lombardia 2.
Il suo colosso produce freni per autovetture ed è uno dei principali «fornitori» della casa automobilistica torinese.
Proprio in Piemonte è in corsa, con la lista del professore, Paolo Vitelli capo del colosso degli yacht Azimut Benetti.
Dalle auto alla nautica, dunque.
Poi ci sono le banche.
In Lombardia, numero 2 in lista dopo Bombassei, c'è Gregorio Gitti.
In una lettera a Dagospia ha detto, assai infastidito, che non gli piace l'etichetta di «genero» di Giovanni Bazoli, presidente di banca IntesaSanpaolo.
Tuttavia è un fatto e non una menzogna.
L'elenco degli imprenditori in corsa con il premier è lunghissimo.
In Campania c'è, a esempio, Luciano Cimmino, amministratore delegato e proprietario del gruppo Carpisa-Yamamay (borse, valigie e abbigliamento intimo).
In una delle liste per Montecitorio presentate nel Lazio c'è anche un «rappresentante» dell'elettronica: bisogna arrivare alla posizione numero 10 del «Lazio 2» per trovare Monica Lucarelli, manager della Ised (società romana che realizza software per la pubblica amministrazione, in particolare per il comparto sanità).
Il movimento Italia Futura, fondato dall'ex presidente di Confindustria, ha piazzato in un posto «sicuro», Carlo Calenda, ex assistente di Montezemolo e già vicedirettore dell'Interporto di Nola (il gruppo di Punzo, socio di Montezemolo e Diego Della Valle in Ntv).
Altra posizione blindata e seggio garantito, in Campania in quota Italia Futura, per Angelo D'Agostino dell'Ance, l'associazione dei costruttori.
Terreno in cui è fin troppo facile, poi, tirare in ballo Pierferdinando Casini (leader Udc).
Uno dei principali artefici della coalizione costruita attorno a Monti, infatti, non è presente in alcun consiglio di amministrazione, ma non è un mistero che sia il marito di Azzurra Caltagirone, figlia di Francesco Gaetano.
Che è uno degli imprenditori più importanti del Paese, con interessi e intrecci che spaziano dall'editoria all'edilizia, dalla finanza alle assicurazioni.
Salvatore Matarrese, figlio di Michele (uno dei più importanti imprenditori meridionali attivo in diversi settori), è invece in lista in Puglia.
Il comparto dei trasporti è rappresentato da Domenico Menorello (corre in Veneto) vicepresidente di Veneto Strade spa.
Oltre alle candidature, ci sono i sostenitori. Pochi giorni fa il Corriere della sera ha pubblicato un lista di imprenditori che appoggiano e finanziano la campagna elettorale di Monti.
Nell'elenco pubblicato dal quotidiano di via Solferino compaiono
Marco Tronchetti Provera (Pirelli),
Diego Della Valle (Tod's),
Fabrizio Di Amato (Tecnimont),
Sergio Dompè (farmaceutica),
Lupo Rattazzi, famiglia Agnelli (Exor),
Alberto Galassi (ad di Piaggio Aero),
Flavio Repetto (gruppo Elah Dufour),
Francesco Merloni (termosanitari),
Claudio de Eccher (Rizzani de Eccher, ponti e metropolitane),
Carlo D'Asaro Biondo (Google, presidente Europa Sud e Africa, country manager per l'Italia),
l'imprenditore Paolo Fassa,
Pietro Salini (costruzioni),
Benito Benedini (ex presidente Assolombarda).
Per la prima volta, in 140 anni, il potere confidustriale non ha più rappresentanti da teleguidare ed è costretto a scendere in presa diretta come ai tempi della costituzione del Regno d'Italia nel 1961.
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Re: La Questione Monti
Quando il lupo per vincere a tutti costi non resiste più a travestirsi da agnello, e trascende nel peggiore dei modi.
Albertini attacca Vendola, è bufera: "Articolo 18, roba da anni di piombo"
Il leader di Sel contro l’ex sindaco: Monti distanze
Albertini attacca Vendola, è bufera "Articolo 18, roba da anni di piombo"
Il Giorno - 12 ore fa
Milano, 23 gennaio 2013 - «Vendola firma il referendum per ritornare all'articolo 18 degli Anni di Piombo». L'espressione utilizzata ieri mattina da Gabriele .
E' tornato il lupo di quando:
Ha ricoperto numerose cariche in Confindustria e in Assolombarda dove è stato vicepresidente, oltre a essere stato presidente della Piccola Industria di Federmeccanica.
Per anni è stato alla corte di Re Silvio e adesso sale sul nuovo carro, come da tradizione tricolore.
In questi mesi ha cercato di fare il simpatico imitando i suoi ex colleghi, Tremonti, Maroni, La Russa.
Ma il vecchio lupo che sente l'odore della battaglia è riemerso.
Albertini attacca Vendola, è bufera: "Articolo 18, roba da anni di piombo"
Il leader di Sel contro l’ex sindaco: Monti distanze
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Il Giorno - 12 ore fa
Milano, 23 gennaio 2013 - «Vendola firma il referendum per ritornare all'articolo 18 degli Anni di Piombo». L'espressione utilizzata ieri mattina da Gabriele .
E' tornato il lupo di quando:
Ha ricoperto numerose cariche in Confindustria e in Assolombarda dove è stato vicepresidente, oltre a essere stato presidente della Piccola Industria di Federmeccanica.
Per anni è stato alla corte di Re Silvio e adesso sale sul nuovo carro, come da tradizione tricolore.
In questi mesi ha cercato di fare il simpatico imitando i suoi ex colleghi, Tremonti, Maroni, La Russa.
Ma il vecchio lupo che sente l'odore della battaglia è riemerso.
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Re: La Questione Monti
Adesso vedremo la vera faccia del PD.Dopo le elezioni se si accorda con Monti.
Se si può ancora chiamare partito di centrosinistra.Visto la pletora di industriali che ha imbarcato.
Ciao
Paolo11
Se si può ancora chiamare partito di centrosinistra.Visto la pletora di industriali che ha imbarcato.
Ciao
Paolo11
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Re: La Questione Monti
paolo11 ha scritto:Adesso vedremo la vera faccia del PD.Dopo le elezioni se si accorda con Monti.
Se si può ancora chiamare partito di centrosinistra.Visto la pletora di industriali che ha imbarcato.
Ciao
Paolo11
La faccia del Pd, caro paolo, esiste già.
Sono in tantissimi ad non accorgersi della mutazione genetica degli ex Pci, Pds, Ds.
E' chiara l'attenzione prima di Casini e poi di Monti. Ok all'accordo con la nuova Democrazia cristiana rappresentata dal Pd.
Il certificato per avere il via libera per unirsi alla democrazia cristiana di destra esiste già da tempo.
Mi sembra più che chiaro che Confindustria non possa accordarsi con gli ultimi scampoli di sinistra rappresentati dal Sel.
Loro sono in campo per ripristinare la politica liberista di sempre.
Il mondo del lavoro operaio da anni non è rappresentato dal Pd che ha scelto l'elettorato che una volta era della Dc.
Poi, con uno come questo, non è possibile che sia ancora di sinistra: http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-conte ... jpg?47e3a5
Monti:coalizione tra riformatori, destra e sinistra superate
http://video.sky.it/news/politica/monti ... 146050.vid
Il messaggio che invia ai merloni giganti boccaloni è che esiste solo il centro.
Politica vecchia di 65 anni.
Lui il sasso lo lancia, come tutti,......dipende poi chi abbocca a queste fesserie.
Glielo hanno già spiegato una decina di giorni fa, queste sono teorie della destra.
Infatti, di imbroglio in imbroglio si fanno chiamare di centro. Una categoria, quella della politica di centro, che non esiste in questa fase.
Come d'imbroglio in imbroglio i suoi spin doctors gli hanno suggerito di definirsi non più moderati ma "riformisti".
Gli inganni verso chi non capisce sono sempre dietro l'angolo.
Lui si è definito un rivoluzionario. D'ora in poi lo chiamerò : Che Guevara.
Non sanno più cosa inventarsi per fottere la gente.
*****
Monti: io sono un rivoluzionario non un democristiano | | | Il Cittadino ...
http://www.ilcittadino.it/.../AB984B3B- ... democr...7 giorni fa – Monti: io sono un rivoluzionario non un democristiano. (ANSA) - "Non sono democristiano, ma mi ritengo un rivoluzionario". Così Mario Monti a ...
Monti: io sono un rivoluzionario non un democristiano - Leggo
http://www.leggo.it/flashnews.php?file= ... 11468.txt7 giorni fa – Monti: io sono un rivoluzionario non un democristiano. (ANSA) - ROMA, 16 GEN - ''Non sono democristiano, ma mi ritengo un rivoluzionario''.
Monti: io sono un rivoluzionario non un democristiano - Il Gazzettino ...
http://www.ilgazzettino.it/ANSAviewnews ... A/2013...7 giorni fa – Monti: io sono un rivoluzionario non un democristiano. (ANSA) - ROMA, 16 GEN - ''Non sono democristiano, ma mi ritengo un rivoluzionario''.
Monti "rivoluzionario" replica a Berlusconi, "italiani non sono matti"
http://www.agi.it/.../201301162153-ipp- ... io_rep...7 giorni fa – Mario Monti e' un 'rivoluzionario', salito in politica 'per unire gli italiani ... Io sono contro la struttura tradizionale, appesantita dei partiti che sono ...
Microsatira, Monti: «Io sono un rivoluzionario». Equitalia o...
microsatira.tumblr.com/.../monti-io-sono-un-rivoluzionario-equitalia-...6 giorni fa – Monti: «Io sono un rivoluzionario». Equitalia o muerte.
Monti agguerrito su Sky: «sono un rivoluzionario»
http://www.you-ng.it/.../6208-monti-agg ... luzion...7 giorni fa – Monti agguerrito su Sky: «sono un rivoluzionario» Scritto da Nicolò ... di distanza dalla politica tradizionale; lui, però, è per l'antipolitica, io no».
Monti: io sono un rivoluzionario non un democristiano - Le News ...
http://www.giornaledibrescia.it/.../mon ... n...'Crisi finanziaria e' finita, non quella sociale e produttiva'
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Re: La Questione Monti
ZINGALES & SARAVALLE: “GIANNINO È L’UNICO VOTO UTILE. MONTI ABBANDONERÀ LA LISTA CIVICA CHE RESTERÀ IN MANO A FINI, CASINI E MONTEZEMOLO”…
Questo lo aveva già fatto intendere dalla Gruber.
Se non ottiene Palazzo Chigi, torna alla Bocconi dopo aver tirato la volata in Parlamento a FINI, CASINI E MONTEZEMOLO.
E' le stesso parere di Luca Ricolfi di 3 giorni fa, Casini e Fini non sarebbero mai riusciti ad entrare in Parlamento.
FERMARE IL CENTRINO
- LA CAMPAGNA DI GIANNINO È SPARITA DAI GIORNALI: “MONTI MI HA CHIAMATO E MI HA DETTO CHE MONTEZEMOLO NON MI VOLEVA. CHIEDE CONCORRENZA NEI TRENI MA NON IN POLITICA. SONO PIENI DI CANDIDATI IN CONFLITTO D'INTERESSI. E DIETRO MONTI C’È L’OMBRA PESANTE DELLA FIAT”
- LUCHINO NON AMA OSCAR PERCHÉ FU GHOSTWRITER DELLA MARCEGAGLIA
- ZINGALES & SARAVALLE: “FERMARE IL CENTRINO - LA CAMPAGNA DI GIANNINO È SPARITA DAI GIORNALI: “MONTI MI HA CHIAMATO E MI HA DETTO CHE MONTEZEMOLO NON MI VOLEVA. CHIEDE CONCORRENZA NEI TRENI MA NON IN POLITICA. SONO PIENI DI CANDIDATI IN CONFLITTO D'INTERESSI. E DIETRO MONTI C’È L’OMBRA PESANTE DELLA FIAT” - LUCHINO NON AMA OSCAR PERCHÉ FU GHOSTWRITER DELLA MARCEGAGLIA - ZINGALES & SARAVALLE: “GIANNINO È L’UNICO VOTO UTILE. MONTI ABBANDONERÀ LA LISTA CIVICA CHE RESTERÀ IN MANO A FINI, CASINI E MONTEZEMOLO”……
1 - ELEZIONI: GIANNINO, MONTEZEMOLO NON MI HA VOLUTO
(ANSA) - Monti "mi ha chiamato e mi ha detto che alcuni non mi volevano; Montezemolo. Ho avuto l'impressione, e l'ho anche detto al presidente del Consiglio quando l'ho incontrato, che chi vuole la concorrenza sui treni non la vuole nella concorrenza politica e ho anche aggiunto che chi è a busta paga di Montezemolo e sceglie candidati ha conflitto d'interessi".
ZINGALES E GIANNINO
Lo dice Oscar Giannino, leader di "Fare per Fermare il Declino" a Rtl 102,5. "Ad esempio - spiega - in Liguria è capolista un titolare fondatore della prima emittente televisiva in Liguria. C'é solo per Berlusconi il conflitto d'interessi? E poi dopo che lo si combatte per tanti anni si scelgono lo stesso tipo di candidati? Monti mi ha detto che avrebbero adottato avrebbero adottato un criterio strettissimo, invito tutti a vedere quale è questo criterio: nessun criterio. Dopo che saranno eletti, uno gli chiederà: vuoi fare qualche cosa?".
2 - MONTI: GIANNINO, DIETRO C'E' PESANTE ORMA DELLA FIAT
(ANSA) - "C'é una pesante orma del problema Fiat irrisolta nella decisione di Monti di candidarsi in quel modo, di affidarsi al presidente della Ferrari, di fare una manifestazione a Bergamo dalla Brembo che è un grandissimo fornitore Fiat. Conosco troppo bene le vicende italiane per non vedere l'orma di un enorme conflitto di interesse". Lo dice Oscar Giannino, leader di "Fare per Fermare il Declino" a Rtl 102,5.
MONTI RICCARDI MONTEZEMOLO
"L'orma FIAT-Marchionne-Obama credo sia molto forte e ne sono preoccupato. Credete davvero che il Presidente del Consiglio sia andato a Menfi a dire 'Da qui riparte la FIAT nuova' e solo dieci giorni dopo abbiamo appreso che ci sono due anni di cassa integrazione, due anni di cassa integrazione per uno stabilimento così non si chiedono e ottengono in sei ore. Lo sapeva perfettamente", conclude.
3 - FERMARE IL DECLINO: "IL VERO VOTO UTILE È PER IL CAMBIAMENTO"
Lettera di Alberto Saravalle e Luigi Zingales a "Linkiesta"
FIAT MARCHIONNE MONTI
Alberto Saravalle è presidente dello studio Bonelli Erede Pappalardo e professore di Diritto dell'Ue a Padova
Luigi Zingales è professore di Entrepreneurship and Finance alla Booth School of Business dell'Università di Chicago
Caro Direttore,
Ci rivolgiamo ai lettori al suo giornale - che leggiamo e apprezziamo - perché crediamo che in questa campagna elettorale si trovino di fronte a una scelta difficile. Ci riferiamo a quella borghesia colta e illuminata che, dopo un ventennio di Berlusconismo, trascorso tra mal di pancia e mugugni, si era illusa di poter voltare pagina per intraprendere un nuovo percorso di ricostruzione civile e crescita. A loro vogliamo spiegare i nostri principi nella convinzione che nel nostro programma e nella nostra coerenza risieda il vero voto utile. E non quello che tradizionalmente è espressione del compromesso.
I dodici mesi del governo Monti non hanno realizzato molte delle attese: dal tecnocrate che diceva di non avere ambizioni politiche ci si aspettavano riforme più efficaci (in particolare del lavoro), la fine del tradizionale e ormai superato metodo di concertazione, l'avvio di un piano di dismissioni del patrimonio pubblico, l'adozione del piano di Francesco Giavazzi sull'abolizione dei sussidi quasi assistenziali alle imprese e un primo taglio deciso ai costi della politica.
Riconosciamo certamente a Monti l'essere riuscito a ridare credibilità al nostro Paese sulla scena internazionale e a ricondurre il dibattito politico sui contenuti concreti, ma non basta più. E purtroppo il rinnovamento della classe politica intanto si è inceppato.
Molti avevano confidato in un successo di Matteo Renzi alle primarie del Pd che avrebbe svecchiato la classe dirigente e rivisitato in chiave più moderna e liberale le tradizionali politiche di sinistra. Altri speravano che un candidato credibile potesse prendere la guida del centro-destra e ricostruire un partito di stampo europeo. Ma il risveglio è stato brusco.
Da un lato la vecchia guardia del Partito democratico non solo ha sbaragliato Renzi ma anche messo fuori gioco, nelle primarie per le candidature, la maggior parte dei suoi sostenitori. Dall'altro, contrariamente a tutte le previsioni, l'intramontabile Berlusconi è ritornato in campo, ha aggregato Lega, Comunione e Liberazione e altri improbabili alleati, ed è riuscito a dimezzare in poche settimane la forbice che lo separava da Bersani.
In questo scenario preoccupante, qualcuno aveva visto nella "salita" in politica di Monti una possibile ancora di salvezza. Il neonato raggruppamento montiano, però, ha subito mostrato i suoi limiti, rivelando un lato inedito del premier e attirandogli più che condivisibili critiche per gli alleati della vecchia politica che compongono lo schieramento. L'aplomb da statista sobrio, con una visione internazionale, ha lasciato il passo al consumato politico che fa promesse generiche, troppo spesso cambia posizione (dall'Imu al redditometro, dalla patrimoniale ai diritti civili dei gay) e si muove alla ricerca della benedizione del Vaticano.
Certo Monti continua giustamente a godere di una stima diffusa, ma le truppe che si è scelto, per tradizione e storia personale, sono tutt'altro che inclini ai cambiamenti di passo che la situazione richiede. Che succederà se poi Monti sarà eletto Presidente della Repubblica o nel 2014 sarà chiamato a succedere a Van Rompuy alla Presidenza del Consiglio dell'Ue? Che ne sarà a quel punto di Scelta Civica? La leadership, anche di diritto, resterà in mano a Casini, Fini e Montezemolo con i quali certamente non si potranno fare le incisive riforme di cui l'Italia necessita. Per questo il nuovo raggruppamento non convince. E l'ancora elevato numero degli indecisi a poche settimane dal voto lo dimostra.
E allora? Quale alternativa per chi è consapevole di quanto sia pericolosa l'alleanza Berlusconi-Lega (che ha già portato l'Italia sull'orlo del baratro) e, al tempo stesso, non è convinto dal Pd di Bersani (perché pensa che il paese non abbia bisogno di un usato sicuro, ma di un nuovo motore per far partire la crescita)?
Una risposta, che noi crediamo convincente e credibile è offerta dalla lista Fare per Fermare il Declino, guidata da Oscar Giannino. C'è un programma concreto, pubblicato da mesi con tanto di schede di approfondimento e proposte da attuare nei 100 giorni, e di cui molti poi si sono appropriati: la riduzione del debito pubblico, la vendita del patrimonio dello Stato (a partire dai beni immobili) e la parallela riduzione del cuneo fiscale e dell'Irap, la riforma della macchina della giustizia cominciando dagli interventi per accorciarne i tempi, specializzare i giudici, modificare le norme sulla prescrizione e intervenire sulla indecorosa situazione delle carceri, la disciplina dei conflitti di interesse, ecc.
L'elenco è molto dettagliato. Puntuale. Ma quello che conta è che c'è un'idea di base di rinnovamento della classe politica e amministrativa (anche i grand commis di Stato devono lasciare il campo a nuovi volti). C'è la credibilità intellettuale e il rigore morale delle persone che hanno elaborato il progetto e che lo stanno propagandando in Italia.
C'è soprattutto un'idea per porre fine alla stagnazione in cui versa il paese da troppo tempo: concorrenza, meritocrazia, liberalizzazioni non sono mere parole d'ordine di un iperliberismo accademico, ma strumenti per promuovere in Italia quella mobilità sociale che sola può portare a superare il crescente stato di emarginazione in cui vivono giovani, donne, precari.
Insomma, perché arrendersi ancora una volta e votare controvoglia in nome del cosiddetto "voto utile"? I sondaggi ci dicono che Fare agli inizi dell'anno era già circa al 2,5 per cento. Nonostante la grande stampa lo ignori, il passaparola si estende contagiosamente perché Giannino parla alla gente, non ai soliti noti. E alla gente piace l'idea di un partito "libero", senza azionisti di riferimento. E' una grande opportunità per dare una vera svolta a questo paese. Basta un po' di coraggio per renderlo possibile. Se non lo facciamo ora, poi non potremo ancora una volta lamentarci e recriminare. In fin dei conti il vero voto utile è quello che da un segnale di cambiamento.
Questo lo aveva già fatto intendere dalla Gruber.
Se non ottiene Palazzo Chigi, torna alla Bocconi dopo aver tirato la volata in Parlamento a FINI, CASINI E MONTEZEMOLO.
E' le stesso parere di Luca Ricolfi di 3 giorni fa, Casini e Fini non sarebbero mai riusciti ad entrare in Parlamento.
FERMARE IL CENTRINO
- LA CAMPAGNA DI GIANNINO È SPARITA DAI GIORNALI: “MONTI MI HA CHIAMATO E MI HA DETTO CHE MONTEZEMOLO NON MI VOLEVA. CHIEDE CONCORRENZA NEI TRENI MA NON IN POLITICA. SONO PIENI DI CANDIDATI IN CONFLITTO D'INTERESSI. E DIETRO MONTI C’È L’OMBRA PESANTE DELLA FIAT”
- LUCHINO NON AMA OSCAR PERCHÉ FU GHOSTWRITER DELLA MARCEGAGLIA
- ZINGALES & SARAVALLE: “FERMARE IL CENTRINO - LA CAMPAGNA DI GIANNINO È SPARITA DAI GIORNALI: “MONTI MI HA CHIAMATO E MI HA DETTO CHE MONTEZEMOLO NON MI VOLEVA. CHIEDE CONCORRENZA NEI TRENI MA NON IN POLITICA. SONO PIENI DI CANDIDATI IN CONFLITTO D'INTERESSI. E DIETRO MONTI C’È L’OMBRA PESANTE DELLA FIAT” - LUCHINO NON AMA OSCAR PERCHÉ FU GHOSTWRITER DELLA MARCEGAGLIA - ZINGALES & SARAVALLE: “GIANNINO È L’UNICO VOTO UTILE. MONTI ABBANDONERÀ LA LISTA CIVICA CHE RESTERÀ IN MANO A FINI, CASINI E MONTEZEMOLO”……
1 - ELEZIONI: GIANNINO, MONTEZEMOLO NON MI HA VOLUTO
(ANSA) - Monti "mi ha chiamato e mi ha detto che alcuni non mi volevano; Montezemolo. Ho avuto l'impressione, e l'ho anche detto al presidente del Consiglio quando l'ho incontrato, che chi vuole la concorrenza sui treni non la vuole nella concorrenza politica e ho anche aggiunto che chi è a busta paga di Montezemolo e sceglie candidati ha conflitto d'interessi".
ZINGALES E GIANNINO
Lo dice Oscar Giannino, leader di "Fare per Fermare il Declino" a Rtl 102,5. "Ad esempio - spiega - in Liguria è capolista un titolare fondatore della prima emittente televisiva in Liguria. C'é solo per Berlusconi il conflitto d'interessi? E poi dopo che lo si combatte per tanti anni si scelgono lo stesso tipo di candidati? Monti mi ha detto che avrebbero adottato avrebbero adottato un criterio strettissimo, invito tutti a vedere quale è questo criterio: nessun criterio. Dopo che saranno eletti, uno gli chiederà: vuoi fare qualche cosa?".
2 - MONTI: GIANNINO, DIETRO C'E' PESANTE ORMA DELLA FIAT
(ANSA) - "C'é una pesante orma del problema Fiat irrisolta nella decisione di Monti di candidarsi in quel modo, di affidarsi al presidente della Ferrari, di fare una manifestazione a Bergamo dalla Brembo che è un grandissimo fornitore Fiat. Conosco troppo bene le vicende italiane per non vedere l'orma di un enorme conflitto di interesse". Lo dice Oscar Giannino, leader di "Fare per Fermare il Declino" a Rtl 102,5.
MONTI RICCARDI MONTEZEMOLO
"L'orma FIAT-Marchionne-Obama credo sia molto forte e ne sono preoccupato. Credete davvero che il Presidente del Consiglio sia andato a Menfi a dire 'Da qui riparte la FIAT nuova' e solo dieci giorni dopo abbiamo appreso che ci sono due anni di cassa integrazione, due anni di cassa integrazione per uno stabilimento così non si chiedono e ottengono in sei ore. Lo sapeva perfettamente", conclude.
3 - FERMARE IL DECLINO: "IL VERO VOTO UTILE È PER IL CAMBIAMENTO"
Lettera di Alberto Saravalle e Luigi Zingales a "Linkiesta"
FIAT MARCHIONNE MONTI
Alberto Saravalle è presidente dello studio Bonelli Erede Pappalardo e professore di Diritto dell'Ue a Padova
Luigi Zingales è professore di Entrepreneurship and Finance alla Booth School of Business dell'Università di Chicago
Caro Direttore,
Ci rivolgiamo ai lettori al suo giornale - che leggiamo e apprezziamo - perché crediamo che in questa campagna elettorale si trovino di fronte a una scelta difficile. Ci riferiamo a quella borghesia colta e illuminata che, dopo un ventennio di Berlusconismo, trascorso tra mal di pancia e mugugni, si era illusa di poter voltare pagina per intraprendere un nuovo percorso di ricostruzione civile e crescita. A loro vogliamo spiegare i nostri principi nella convinzione che nel nostro programma e nella nostra coerenza risieda il vero voto utile. E non quello che tradizionalmente è espressione del compromesso.
I dodici mesi del governo Monti non hanno realizzato molte delle attese: dal tecnocrate che diceva di non avere ambizioni politiche ci si aspettavano riforme più efficaci (in particolare del lavoro), la fine del tradizionale e ormai superato metodo di concertazione, l'avvio di un piano di dismissioni del patrimonio pubblico, l'adozione del piano di Francesco Giavazzi sull'abolizione dei sussidi quasi assistenziali alle imprese e un primo taglio deciso ai costi della politica.
Riconosciamo certamente a Monti l'essere riuscito a ridare credibilità al nostro Paese sulla scena internazionale e a ricondurre il dibattito politico sui contenuti concreti, ma non basta più. E purtroppo il rinnovamento della classe politica intanto si è inceppato.
Molti avevano confidato in un successo di Matteo Renzi alle primarie del Pd che avrebbe svecchiato la classe dirigente e rivisitato in chiave più moderna e liberale le tradizionali politiche di sinistra. Altri speravano che un candidato credibile potesse prendere la guida del centro-destra e ricostruire un partito di stampo europeo. Ma il risveglio è stato brusco.
Da un lato la vecchia guardia del Partito democratico non solo ha sbaragliato Renzi ma anche messo fuori gioco, nelle primarie per le candidature, la maggior parte dei suoi sostenitori. Dall'altro, contrariamente a tutte le previsioni, l'intramontabile Berlusconi è ritornato in campo, ha aggregato Lega, Comunione e Liberazione e altri improbabili alleati, ed è riuscito a dimezzare in poche settimane la forbice che lo separava da Bersani.
In questo scenario preoccupante, qualcuno aveva visto nella "salita" in politica di Monti una possibile ancora di salvezza. Il neonato raggruppamento montiano, però, ha subito mostrato i suoi limiti, rivelando un lato inedito del premier e attirandogli più che condivisibili critiche per gli alleati della vecchia politica che compongono lo schieramento. L'aplomb da statista sobrio, con una visione internazionale, ha lasciato il passo al consumato politico che fa promesse generiche, troppo spesso cambia posizione (dall'Imu al redditometro, dalla patrimoniale ai diritti civili dei gay) e si muove alla ricerca della benedizione del Vaticano.
Certo Monti continua giustamente a godere di una stima diffusa, ma le truppe che si è scelto, per tradizione e storia personale, sono tutt'altro che inclini ai cambiamenti di passo che la situazione richiede. Che succederà se poi Monti sarà eletto Presidente della Repubblica o nel 2014 sarà chiamato a succedere a Van Rompuy alla Presidenza del Consiglio dell'Ue? Che ne sarà a quel punto di Scelta Civica? La leadership, anche di diritto, resterà in mano a Casini, Fini e Montezemolo con i quali certamente non si potranno fare le incisive riforme di cui l'Italia necessita. Per questo il nuovo raggruppamento non convince. E l'ancora elevato numero degli indecisi a poche settimane dal voto lo dimostra.
E allora? Quale alternativa per chi è consapevole di quanto sia pericolosa l'alleanza Berlusconi-Lega (che ha già portato l'Italia sull'orlo del baratro) e, al tempo stesso, non è convinto dal Pd di Bersani (perché pensa che il paese non abbia bisogno di un usato sicuro, ma di un nuovo motore per far partire la crescita)?
Una risposta, che noi crediamo convincente e credibile è offerta dalla lista Fare per Fermare il Declino, guidata da Oscar Giannino. C'è un programma concreto, pubblicato da mesi con tanto di schede di approfondimento e proposte da attuare nei 100 giorni, e di cui molti poi si sono appropriati: la riduzione del debito pubblico, la vendita del patrimonio dello Stato (a partire dai beni immobili) e la parallela riduzione del cuneo fiscale e dell'Irap, la riforma della macchina della giustizia cominciando dagli interventi per accorciarne i tempi, specializzare i giudici, modificare le norme sulla prescrizione e intervenire sulla indecorosa situazione delle carceri, la disciplina dei conflitti di interesse, ecc.
L'elenco è molto dettagliato. Puntuale. Ma quello che conta è che c'è un'idea di base di rinnovamento della classe politica e amministrativa (anche i grand commis di Stato devono lasciare il campo a nuovi volti). C'è la credibilità intellettuale e il rigore morale delle persone che hanno elaborato il progetto e che lo stanno propagandando in Italia.
C'è soprattutto un'idea per porre fine alla stagnazione in cui versa il paese da troppo tempo: concorrenza, meritocrazia, liberalizzazioni non sono mere parole d'ordine di un iperliberismo accademico, ma strumenti per promuovere in Italia quella mobilità sociale che sola può portare a superare il crescente stato di emarginazione in cui vivono giovani, donne, precari.
Insomma, perché arrendersi ancora una volta e votare controvoglia in nome del cosiddetto "voto utile"? I sondaggi ci dicono che Fare agli inizi dell'anno era già circa al 2,5 per cento. Nonostante la grande stampa lo ignori, il passaparola si estende contagiosamente perché Giannino parla alla gente, non ai soliti noti. E alla gente piace l'idea di un partito "libero", senza azionisti di riferimento. E' una grande opportunità per dare una vera svolta a questo paese. Basta un po' di coraggio per renderlo possibile. Se non lo facciamo ora, poi non potremo ancora una volta lamentarci e recriminare. In fin dei conti il vero voto utile è quello che da un segnale di cambiamento.
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Re: La Questione Monti
Questi sarebbero i "moderati", capito, mentre invece SEL e CGIL sono gli "estremi"..."Articolo 18, roba da anni di piombo"
E quest'"idea" trova casa nel PD...
Roba da chiodi.
Ambrosoli, se ha le palle e vuole vincere, adesso deve fare come fece Pisapia quando
fu attaccato in modo violento da Moratti.
Deve voltargli le spalle a Albertini.
Persona non piu` degna neanche di uno sguardo.
Figuriamoci di un dialogo o di una stretta di mano...
soloo42000
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Re: La Questione Monti
Scandalo MPS e Nomura
Non credo che Mussari e gli alti dirigenti di MPS non capissero che stavano giocando con il fuoco. Cmq credo che una operazione così rischiosa non possa avvenire senza che la fondazione e quindi i politici non ne sapessero niente.
Bisogna indagare di + anche se spaventa il PD.
Non arriverei alla commissione di inchiesta parlamentare come invocato ad arte dal PDL.
Basta lasciar fare la GdF e la procura.
Bye
Non credo che Mussari e gli alti dirigenti di MPS non capissero che stavano giocando con il fuoco. Cmq credo che una operazione così rischiosa non possa avvenire senza che la fondazione e quindi i politici non ne sapessero niente.
Bisogna indagare di + anche se spaventa il PD.
Non arriverei alla commissione di inchiesta parlamentare come invocato ad arte dal PDL.
Basta lasciar fare la GdF e la procura.
Bye
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
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Re: La Questione Monti
Scusate è lunga, ma ...ne vale la pena.
Lettera aperta a Mario Monti.
-Stefano Davidson -
Questa mia inizia subito con un problema non di poco conto, mi chiedo infatti quale dovrebbe essere la prima parola con cui partire.
In tutta sincerità, considerato il suo agire (e la minuscola in “suo” non è casuale) faccio fatica a pensare ad un “Egregio” poiché le qualità espresse da questa parola, che significa nobile o insigne, non le ritrovo affatto né nel suo modo di concepire l’etica, né la morale e tantomeno trovo qualcosa che possa essere così definito nel suo operato.
“Caro”, mi permetta ma non potrei utilizzarlo nemmeno sotto tortura, salvo che non ci si voglia rifare all’accezione del termine in senso avverbiale di “costoso” “di alto prezzo” dato quel che effettivamente la sua presenza al governo (e anche in questo caso la “g” minuscola è d’obbligo) è costata agli italiani in tutti i sensi.
“Gentile” mi parrebbe altrettanto una presa in giro, poiché salvo nei modi affettati, assolutamente costruiti e sostanzialmente freddi dovunque e comunque, non si può certo trovare traccia di gentilezza in lei, direi piuttosto l’opposto “indifferente” “duro”, quando poi non tocca i suoi picchi di presunzione e autocelebrazione narcisistica.
“Spettabile”, che a prima vista mi parrebbe buono, visto che solitamente si rivolge a un ente, e lei proprio quello mi pare essere, a un secondo e più attento esame è assolutamente impossibile da utilizzare, visto e considerato che altro non è che l’ abbreviazione di rispettabile.
Perché vede Monti, personalmente non solo non la rispetto, ma la disprezzo per quanto ha fatto al mio Paese (che sarebbe anche il suo ma mi pare non abbia mai dimostrato di amarlo nemmeno minimamente. Addirittura le ferie in Engadina, suvvia!!!) senza la minima remora, sapendo perfettamente cosa stava facendo e, nonostante ciò, continuando a farlo, considerando i suoi concittadini (perché questo all’anagrafe purtroppo risultiamo essere) solo carne da macello per gli interessi suoi e di chi ovviamente e palesemente le tira i fili.
La rispettabilità la si acquisisce con i propri comportamenti, con il proprio agire, dettato da etica e morale (per lei “queste sconosciute”), e nel corso della sua brillante carriera, tra un cocktail al Club Bilderberg, un pranzo all’Aspen Institute e un brunch alla Trilaterale, lei sicuramente non l’ha acquisita. O meglio, sicuramente sarà considerato rispettabile, ma solo tra i membri della sua specie che con quelli della mia, e di quella della maggior parte della popolazione mondiale non hanno nulla a che vedere.
“Illustre”, ovvero l’aggettivo con cui qualificare chi gode di grande fama e notorietà per i suoi meriti e il suo valore penso proprio che sia nuovamente da evitare poiché, a parte lo scempio del suo Paese appena perpetrato, ricordo che alla fine degli anni ottanta lei era già lì, tra i politici a giocare a fare il “tecnico” e che fece parte dello staff dell’allora ministro del bilancio Paolo Cirino Pomicino. Tra il 1989 e il 1992, infatti, fu proprio lei tra i principali artefici dell’exploit dell’allora Ministero del Bilancio che causò l’esplosione del debito pubblico italiano portandolo dal 97,6 al 110,3%. In soldoni portandolo da 553 miliardi, 140 milioni e 900 mila euro attualizzati ad oggi, ai 799 miliardi, 500 milioni e 700 mila euro del giugno 1992.
La differenza assoluta fu un incremento di 246 miliardi, 359 milioni e 800 mila euro. In termini percentuali la crescita del debito pubblico sotto i saggi consigli di Monti fu del 44,53% in tre anni, ed è fra i record assoluti della storia della Repubblica italiana.
Nel suo curriculum ufficiale (Università Bocconi, UE) e nemmeno sul sito Internet del Senato, v’è alcuna traccia di questa collaborazione (e tra l’altro fu membro di tre commissioni di rilievo, quella sul debito pubblico, quella sulla spesa pubblica e nel comitato scientifico della programmazione economica!). Sa spiegare come mai? Una dimenticanza di quegli sbadati dei suoi curatori d’immagine? Quelli che le consigliano una pettinatina sempre prima di andare in onda?
O forse la rispettabilità l’ha ottenuta nel 1999 quando è stato costretto, nella sua qualità di Commissario europeo sotto la presidenza Santer, a dare le dimissioni “per l’accertata responsabilità collegiale dei Commissari nei casi di frode, cattiva gestione e nepotismo” messi in luce dal Collegio di periti nominato appositamente dal Parlamento Europeo. Si ricorda la relazione di 140 pagine fatta dai Saggi (Andrè Middelhoek presidente, Inga Brit Ahlenius, Juan Antonio Carrillo-Salcedo, Pierre Lelong e Walter Van Gerven componenti) al Parlamento che, nonostante la prudenza del linguaggio ufficiale, avrebbe fatto paura anche ad Andreotti? Immagino ricordi che in quella relazione si parla (tengo il verbo al presente indicativo perché è ancora agli atti) infatti dell’assoluta mancanza di controllo nella “rete di favoritismi nell’amministrazione”, di “ausiliari esterni” e di “agenti temporanei”, di “minibilanci espressamente vietati dalle procedure amministrative”, di “numerosissimi esterni fuori bilancio, ben noti all’interno della Commissione con il soprannome di sottomarini”, che operano con “contratti fittizi”, dietro “raccomandazioni e favoritismi”; di abusi che hanno comportato, con il sistema dei “sottomarini” l’erogazione non controllata di oltre 7.000 miliardi nell’ambito dell’Ufficio Europeo per gli Aiuti umanitari d’Emergenza (miliardi usciti dalle nostre tasche, naturalmente, e che dovevano andare, ma non ci sono arrivati se non in minima parte, ai bambini della Bosnia e del Ruanda che morivano di fame).
E questo c’è nel suo curriculum?
O forse c’è solo il salvagente che le fu lanciato dalla successiva Commissione, con presidente Romano Prodi, che le riconsegnò il posto di Commissario?
Cosa c’è di strano dirà lei del resto sono cose che succedono abitualmente nell’onestissimo ambito delle nostre istituzioni politiche. I semplici cittadini vanno sotto processo per gli ammanchi, o come minimo perdono l’incarico, lei no viene richiamato, salvato, richiamato, nominato Presidente del Consiglio… mah!
L’unico aggettivo che mi verrebbe in mente sarebbe “Banch.” (ovviamente da “Banchiere”, anche se lei effettivamente non lo è direttamente. Ma, suvvia, in fondo con un papà direttore di banca ed essendo pure nipote del banchiere pubblico Raffaele Mattioli, non sarebbe nemmeno così strano se venisse definito così. Se poi ci aggiungiamo i suoi trascorsi Goldman & Sachs, e quelli del figliuolo Giovanni che è stato addirittura vicepresidente della Morgan Stanley, alla quale tra l’altro il 3 Gennaio 2012 ha fatto incassare un diluvio di quattrini, per la precisione 2 miliardi e 567 milioni di euro, dalle casse del Tesoro (nostro) senza che il governo italiano da lei presieduto (ad avviso di molti, me compreso, incostituzionalmente e proditoriamente) abbia mai fornito alcuna spiegazione, e senza che i media (i soliti carissimi, collusissimi media) abbiano mai indagato, né chiesto alcunché, né sulla gestione delle operazioni in derivati da parte del Tesoro, né sul motivo per il quale tra tanti creditori si sia scelto di onorare il debito proprio con la Banca d’affari di cui suo figlio era stato vicepresidente.) Ma “Banch” non si può usare, pare non esista ancora come possibile appellativo, forse lo introdurrà Mario Draghi da qui a poco.
Capisce quindi perché già l’inizio di questa lettera per me sia così ostico?
Alla fine però in qualche modo si dovrà pure iniziare, e allora propendo per un asettico (come lei)
“all’attenzione di Mario Monti.”
Non mi chieda però di mettere “cortese attenzione” perché della sua cortesia nella lettura non può interessarmene di meno e, soprattutto, non mi chieda si mettere Sig. davanti al suo nome perché “signori”, un’altra volta, bisogna dimostrare di esserlo “sul campo”, nella vita quotidiana, e lei mi pare che di signorilità ne abbia ben poca. Perché dico questo? Mah, magari perché subito dopo aver varato la sua perla incostituzionale chiamata Imu sulla prima casa lei, come ci ricorda Franco Bechis, si è regalato una splendida proprietà sul lago Maggiore. Così mentre i suoi connazionali sceglievano come tirare la cinghia volenti o nolenti, lei insieme alla sua famiglia decideva di mettere mano al portafoglio. Il 24 marzo scorso infatti davanti al notaio Renato Giacosa di Milano ha acquistato intestandola ovviamente ai figli Giovanni Emilio Paolo e Federica Maria e riservandone l’usufrutto a sua moglie Elsa Antonioli la metà di una bella tenuta che la sua famiglia già da tempo abitava nei week end e nei periodi di vacanza a Lesa, sul lago Maggiore. Due ville separate e un villino di dependance, più un bell’appezzamento di terreno: circa tre ettari e mezzo di bosco ceduo e altri tre ettari e mezzo classificati come «vigneto». La tenuta oltretutto apparteneva alla famiglia di suo suoceri, che la lasciò in eredità alle due figlie: Elsa e Donata Beatrice, di cinque anni più giovane. È stata tenuta in comproprietà per lunghi anni, ma abitata di fatto dalla sua famiglia che gli stessi abitanti di Lesa conoscono da tempo e vedono ogni tanto la domenica a messa (mi raccomando teniamoci buono il clero, affamiamo una nazione ma l’ostia consacrata guai a negarsela!) quando sono da quelle parti.
Purtroppo con la stangata Imu da lei introdotta, per sua cognata Donata Beatrice si è fatto troppo oneroso mantenere il 50% della proprietà di un complesso immobiliare per altro non abitato dalla stessa se non saltuariamente. Così ha chiesto e ottenuto di vendere la sua quota ai comproprietari. Lei considerato che era già pieno di case e uffici a lei intestati sia a Milano che a Varese, ha scelto così di dividere in parti uguali il 50% appena acquistato fra i suoi due figli, riservando ad Elsa (e quindi di fatto a lei stesso) l’usufrutto. La sua signora aveva per altro fatto accenno alla sua quota di proprietà della casa ereditata dalla famiglia nella dichiarazione di redditi e patrimonio recentemente depositata insieme a lei in Parlamento. Con grande sobrietà di linguaggio la signora Elsa l’aveva definita così: «Il 50% di casa di campagna con giardino a Lesa (Novara)».
La casa è certo di campagna, perché è subito alle spalle del Lago Maggiore, le cui rive si vedono bene dalla tenuta. Ma non è esattamente una casetta: le due ville hanno rispettivamente 14,5 e 10 vani (con la sua riforma del catasto sapremo anche i metri quadri effettivi). La dependance classificata come abitazione in villino ha invece 3,5 vani. I quasi sette ettari fra bosco e vigneto classificati al catasto sembrano a dire il vero qualcosina in più di un giardino. Complessivamente la tenuta dei Monti è forse meno prestigiosa, ma non è molto più piccola di quella che a mezzo chilometro di distanza si è scelto nel 2009 sulle rive del lago (nella parallela strada del Sempione) l’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
La cosa divertente (per lei, ovviamente, solo per lei) è che la rendita catastale sul semplice appartamento di sua figlia Federica a Milano Fiera è superiore a quella – modesta – dell’intera nuova tenuta Monti sul lago Maggiore. Roba da matti eh?
Vede Monti, con i propri concittadini costretti a vendersi le case, i gioielli di famiglia, a chiudere le imprese a causa della sua operazione “austerità” non mi pare sia stato molto da “signore” un comportamento del genere, forse da “signorotto” o magari da “feudatario”. E non cito altri episodi per puro spirito di carità, cosa a lei assolutamente sconosciuta.
Per cui come detto:
all’attenzione di Mario Monti
quattro domandine semplici semplici, senza entrare in argomenti che puzzano di zolfo quali massonerie, skulls and bones, Bilderberg, NWO e altre cose da “maledetti complottisti”:
A) mi piacerebbe molto che spiegasse agli italiani come lei possa ritenere di aver risollevato le sorti del Paese e lo sbandieri in campagna elettorale quando i dati ufficiali parlano di:
1) Calo abissale della produzione industriale da – 4,05 a – 5,07 (- 1,2)
2) calo vertiginoso del pil da – 0,51 a – 2,56 (- 2,05)
3) crollo dei consumi della famiglie da – 1,59 a -3,69 (-2,10)
4) calo delle retribuzioni da 1,48 a 1,38 (- 0,10)
5) diminuzione dei mutui erogati per l’acquisto di prime case da -31,30 a -50 (- 18,70)
6) diminuzione dei prestiti alle famiglie da 618,49 mld a 610,2 mld
7) diminuzione dei prestiti alle aziende. Da 894 mld a 875,9 mld
8) Aumento esponenziale della disoccupazione dal 9,30 al 10,80 (+ 1.50)
9) Aumento clamoroso (soprattutto vista la “politica del rigore” che neanche Evaristo Beccalossi avrebbe gestito così) del debito pubblico da 1.916.401.800.000 a 2.023.306.874.412 (nel momento in cui scrivo)
10) Rapporto debito pubblico su Pil che si avvia a toccare il massimo storico del 127,5% ( il record resisteva dal 1995!) con una crescita dell’1,3 per cento in più rispetto al trimestre scorso e il 7,4 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2011
Qualcuno credeva che il “cacciaballe” per eccellenza fosse solo il Cavaliere ma ora dovrà ricredersi e cominciare a stilare delle classifiche (io no, per la verità, sapevo perfettamente delle sue doti da fuoriclasse in questo settore, del resto come dimenticare il ritorno trionfante da Bruxelles a Luglio scorso, le dichiarazioni e i fatti subito susseguenti?)
B) Quando ha ratificato il MES ed il Fiscal Compact, assieme ai suoi complici in parlamento, come mai NON ha minimamente considerato che queste trappole che ci porteranno ad anni e anni di debiti nei confronti di chi vorrà imporceli, erano invece da rigettare poiché in netta violazione della Costituzione Europea? Già, questo poiché, come ha sottolineato l’eminente giurista Giuseppe Guarino, il Trattato sulla stabilità è in realtà, giuridicamente un accordo di diritto internazionale tra stati. Quindi non ha per l’Unione europea forza di diritto costituzionale pari a quella dei precedenti trattati. Questa soluzione è quindi stata usata come uno stratagemma per aggirare il fatto che non avevano la possibilità di riformare il Trattato dell’Unione europea, per l’opposizione della Gran Bretagna e della Bulgaria.
Ora, la vera sostanza del trattato sulla stabilità sta nell’articolo 3 nel comma A, dove dice: “la posizione delle pubbliche amministrazioni è in pareggio o in avanzo”.Che rappresenta il principio che poi è stato (indebitamente ndr) recepito nella nostra Costituzione.
Però, proprio in base a questo, se leggiamo l’articolo 2 del trattato sulla stabilità ci accorgiamo che esso dice: “il presente trattato si applica conformemente ai trattati su cui si fonda l’Unione e il diritto dell’Unione europea. La stessa cosa la ribadisce pure nel comma successivo, che dice: il presente trattato si applica nella misura in cui è compatibile con i trattati e il diritto europeo”. Caso forse unico: lo stesso concetto è ripetuto due volte.
Ma qui nasce un enorme problema di compatibilità poiché il succitato Trattato sull’Unione altro non sarebbe che il Trattato di Lisbona, del 2009, che recepisce letteralmente il Trattato di Maastricht.
E cosa dice questo rispetto alle politiche di bilancio?
Fissa i famosi parametri del 3% nei deficit di bilancio e del 60% nel debito pubblico.
QUINDI FISSARE UN OBBLIGO DI PAREGGIO O ATTIVO IN BILANCIO, CHE VUOL DIRE DEFICIT ZERO, È CONTRARIO ALLE DISPOSIZIONI E AL DETTATO DEL TRATTATO DELL’UNIONE.
Quindi non si può e non si deve applicare. “Ex ore tuo”, come dicono i giuristi, cioè in base a ciò che il trattato sulla stabilità stesso dice, quando dice che si applica solo in quanto conforme ai Trattati dell’Unione.
E ciò sarebbe già sufficiente per buttare questo delirio di un Fiscal Compact in un cestino.
Ma c’è dell’altro e riguarda nientepopodimeno che il diritto europeo, l’altra fonte di diritto nominata nel Trattato di stabilità. Si riferisce cioè ai regolamenti europei che sarebbero l’equivalente delle leggi ordinarie, che hanno comunque forza giuridica inferiore ai trattati.
Ça va sans dire anche a questo riguardo c’è un’evidente incompatibilità. Poiché l’ultimo atto legislativo esistente e a cui fa riferimento, lo stesso Trattato di stabilità è il regolamento 1175 del 16 novembre 2011. Ora se si analizza il comma 8 della premessa si legge che: “vista l’esperienza acquisita e gli errori commessi nei primi dieci anni.” Il che significa che questo regolamento sostituisce un regolamento anteriore, quello n. 1466 del 1997. E anche in quel caso, un’altra volta surrettiziamente – illegittimamente si potrebbe dire, perché in violazione con il Trattato – si era introdotta la stessa prescrizione sul bilancio in pareggio o in attivo. Cioè fu applicata una forzatura che si impose allora ai Paesi in difficoltà con il rispetto dei parametri, che erano in attesa dello scrutinio per l’ingresso nell’euro, in programma per il giugno del 1998.
Poi però per “magia” visti gli errori, come dice quella premessa – che va tradotto come: visti i problemi di stagnazione che stava producendo – con il regolamento del 2011 quel riferimento al pareggio e all’attivo di bilancio vennero eliminati.
DUNQUE, ANCORA UNA VOLTA, QUEL PAREGGIO DI BILANCIO È INCOMPATIBILE, ANCHE CON IL DIRITTO EUROPEO IN VIGORE. UNA SECONDA RAGIONE PER CESTINARLO!!! PERCHE’ LEI NON LO HA FATTO SANTIDDIO??? (Non c’è bisogno di rispondere, lo sappiamo perfettamente.)
C) Sarei curioso di sapere come mai lei oltre che ignorare la celebre frase di Winston Churchill (che sicuramente era mooolto più statista di lei) “Una nazione che si tassa nella speranza di diventare prospera e’ come un uomo in piedi in un secchio che cerca di sollevarsi tirando il manico!”
ha avuto il coraggio di definire “affascinanti” i 13 mesi del suo governo (g minuscola), vorrei capire cosa c’era di AFFASCINANTE nello sguardo di chi perdeva il lavoro per colpa di una politica suicida, VOLUTAMENTE SUICIDA, criticata dai massimi economisti del pianeta, compresa una larga schiera di premi nobel per l’economia (Robert Solow Nobel per l’economia nel 1987, «per i suoi contributi alla teoria della crescita economica», Amartya Sen Nobel per l’economia nel 1998, per aver messo in discussione per primo la classica economia del benessere, introducendovi un fattore fino ad allora inspiegabilmente ignorato: quello umano, Eric Maskin 2007 Nobel per l’economia per i contributi alla teoria sull’allocazione delle risorse in ambiente incerto, Gary Becker Nobel per l’economia nel 1992, per aver esteso il dominio dell’analisi microeconomica a un ampio raggio di comportamenti e interazioni , Jospeh Stiglitz Nobel nel 2001 per il suo contributo alla teoria delle “asimmetrie informative” e Paul Krugman Nobel per l’economia nel 2008 per la sua analisi degli andamenti commerciali e del posizionamento dell’attività economica ) i quali da sempre hanno sostenuto ad esempio che:
A) tutta questa austerità è la negazione della crescita. Serve invece un programma di stimolo.
B) Pensare di risolvere il problema con l’austerity è un miraggio: questa crisi non è un problema statale e pensarla come tale riflette una debolezza di pensiero
C) Ciò che stiamo soffrendo è la conseguenza di risposte inadeguate alla crisi. Il miglior modo di tagliare il deficit è di avere crescita economica
D) La politica di austerità è stata introdotta in Europa troppo presto. Prima bisogna stimolare la crescita, poi pensare all’equilibrio di bilancio
E) La politica dell’austerity è stata un fallimento: non solo non ha risolto la crisi dell’Eurozona, ma ha minato la partecipazione dei cittadini creando disaffezione verso la politica e le istituzioni
F) Pur venendo dalla scuola di Chicago ed essendo un sostenitore della responsabilità fiscale, mi rendo conto che a questo punto è chiaro che la ripresa non può venire con i tagli. La crescita va messa prima dell’austerità
G) Nessuna grande economia si è rialzata da una crisi con un piano di austerity: sarebbe un disastro sia per l’Europa che per gli Stati Uniti
H) Io non sono un socialista. Non ho nulla contro i soldi, tantomeno odio i ricchi. Voglio solo che paghino più tasse del ceto medio.
Ai quali lei dall’alto della sua presunzione non ha mai voluto dare ascolto nemmeno per un secondo.
(Non c’è bisogno che risponda, lo sappiamo tutti come ragiona il suo cervello da economista burocrate servo dei servi del denaro)
C) Considerata la sua reazione decisamente bellicosa con minaccia di querele a destra e a manca nei confronti di chi l’ha pubblicamente insultata sul web, dopo che lei ha avuto la splendida idea (complimenti si serve di veri geni della comunicazione!) di aprire un profilo Facebook, le chiedo: ma è più grave ricevere un insulto (per altro a mio avviso più che meritato visto il suo operato sopradescritto) o una denuncia penale?
Già, perché la sua reazione a delle semplici parole mi pare esagerata considerando che non ne ha avuta nessuna nei confronti delle centinaia di persone che l’hanno denunciata a varie Procure della Repubblica per la violazione degli artt.
241 c.p. attentato contro l’integrità, l’indipendenza o l’unità dello Stato;
270 c.p. associazioni sovversive;
283 c.p. attentato contro la Costituzione dello Stato;
287 c.p. usurpazione di potere politico;
289 c.p. attentato contro gli organi costituzionali;
294 c.p. attentato contro i diritti politici del cittadino;
304 c.p. cospirazione politica mediante accordo;
305 c.p. cospirazione politica mediante associazione.
con le aggravanti qui di seguito specificate:
1) che il costrutto criminoso di cui si parla è interamente volto al profitto di oligarchie private il cui preciso interesse è di distruggere le conquiste democratiche, nel senso dei poteri sovrani di popoli e Stati, scaturite da oltre sue secoli di progresso umanistico e sociale in Europa. Tali oligarchie sono identificabili nei poteri Neomercantili industriali in particolare di Francia e Germania, nell’industria della speculazione finanziaria degli Hedge Funds europei e statunitensi, nei Vulture Funds europei e statunitensi, nelle maggiori banche d’investimento internazionali, nelle agenzie di Rating, nelle multinazionali dei servizi europee e statunitensi, negli investitori cosiddetti ‘nuovi rentiers’ che speculano sulla privatizzazione dei servizi essenziali per i cittadini et al.
2) che il costrutto criminoso di cui si parla ha portato e sta portando a un preordinato impoverimento di milioni di famiglie, secondo le politiche oligarchiche cosiddette della Spirale della Deflazione Economica Imposta, meglio note ai cittadini come Politiche di Austerità. Tali politiche sono denunciate ai massimi livelli dell’accademia e persino dalla massima stampa finanziaria come veri suicidi economici, le cui conseguenze sono inenarrabili sofferenze umane di disoccupazione, sottoccupazione, scardinamento sociale delle nazioni, deterioramento della salute, aumento del crimine, dei conflitti sociali, quindi deterioramento della democrazia costituzionale. I destini di milioni di esseri umani vengono così artatamente e criminosamente consegnati a un futuro di servitù per l’esclusivo profitto di oligarchie predatrici, configurandosi ciò in un vero e proprio crimine sociale di proporzioni storiche.
Che ci sia forse il timore di entrare in un’aula di tribunale con gente che presenta carte e documenti ufficiali come prove mentre tutta la stampa registra, scrive e riprende? Mah?
D) Un ultima domanda un po’ leziosa, ma che mi incuriosisce perché mette in risalto l’effettiva mancanza di cultura (salvo forse quella economica, quella dei numerini, quella che ha portato come massimo sviluppo nella conoscenza umana all’esplosione dei derivati, degli Hedge fund e quant’altro, quella dei soldi virtuali sganciati da ogni normale giustificazione materiale nella loro esistenza, quella dei bit che trasmettono “nulla” da banca a banca che come per magia si trasforma in denaro): quando ebbe l’ardire di definirsi “statista” (in Russia l’estate del 2012 per la precisione), e scomodò persino De Gasperi esclamando compiaciuto che: “un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni” era al corrente (ma ne dubito, visto che la sua cultura probabilmente di umanistico ha la stessa percentuale che lei ha di umano) che la frase non è del nostro primo Presidente del Consiglio, bensì del politico americano James Freeman Clarke (1810– 1888) “A politician thinks of the next election; a statesman of the next generation. A politician looks for the success of his party; a statesman for that of the country”, “Daily Gazette”, 1870 ?
In conclusione, io capisco che a lei dei libri di Storia non gliene può interessare di meno, e che la storia la scrivono i vincitori e quindi, se riuscirete nel vostro intento tutto ciò “sparirà come lacrime nella pioggia”, anzi: “sparirà come le lacrime di chi ha perso un marito o un figlio suicida a causa della crisi, da lei forzata ai massimi livelli, assorbite dall’aridità dei cuori come il suo e di quelli come lei”, ma sappia che comunque ciò che ha fatto e sta facendo sarà tramandato, magari solo oralmente, e la gente lo ricorderà, ah se lo ricorderà! Credo che questo fatto sarà la sua più grande sconfitta, considerato il suo narcisismo e la sua necessità di credersi qualcuno quando altro non è (e nel suo intimo lo sa benissimo) che un burattino servo della peggior specie di umanità che da sempre abita il nostro pianeta. Per noi comunque sappia che sarà sempre e solo un traditore dell’Italia, sarà colui che ha permesso l’affondamento del nostro Paese senza muovere un dito anzi, spingendo la testa dei suoi compatrioti sott’acqua ogni volta che cercavano di prendere aria.
Sarà ricordato come il Kapò della Repubblica italiana, come quello che ha innalzato alle frontiere del nostro paese cancelli di ferro con la scritta:
“Sparmaßnahmen macht frei” (“L’austerità economica rende liberi”)
Contento lei!
Saluti
Stefano Davidson
http://www.informarexresistere.fr/2013/ ... z2Iyir3IMC
Lettera aperta a Mario Monti.
-Stefano Davidson -
Questa mia inizia subito con un problema non di poco conto, mi chiedo infatti quale dovrebbe essere la prima parola con cui partire.
In tutta sincerità, considerato il suo agire (e la minuscola in “suo” non è casuale) faccio fatica a pensare ad un “Egregio” poiché le qualità espresse da questa parola, che significa nobile o insigne, non le ritrovo affatto né nel suo modo di concepire l’etica, né la morale e tantomeno trovo qualcosa che possa essere così definito nel suo operato.
“Caro”, mi permetta ma non potrei utilizzarlo nemmeno sotto tortura, salvo che non ci si voglia rifare all’accezione del termine in senso avverbiale di “costoso” “di alto prezzo” dato quel che effettivamente la sua presenza al governo (e anche in questo caso la “g” minuscola è d’obbligo) è costata agli italiani in tutti i sensi.
“Gentile” mi parrebbe altrettanto una presa in giro, poiché salvo nei modi affettati, assolutamente costruiti e sostanzialmente freddi dovunque e comunque, non si può certo trovare traccia di gentilezza in lei, direi piuttosto l’opposto “indifferente” “duro”, quando poi non tocca i suoi picchi di presunzione e autocelebrazione narcisistica.
“Spettabile”, che a prima vista mi parrebbe buono, visto che solitamente si rivolge a un ente, e lei proprio quello mi pare essere, a un secondo e più attento esame è assolutamente impossibile da utilizzare, visto e considerato che altro non è che l’ abbreviazione di rispettabile.
Perché vede Monti, personalmente non solo non la rispetto, ma la disprezzo per quanto ha fatto al mio Paese (che sarebbe anche il suo ma mi pare non abbia mai dimostrato di amarlo nemmeno minimamente. Addirittura le ferie in Engadina, suvvia!!!) senza la minima remora, sapendo perfettamente cosa stava facendo e, nonostante ciò, continuando a farlo, considerando i suoi concittadini (perché questo all’anagrafe purtroppo risultiamo essere) solo carne da macello per gli interessi suoi e di chi ovviamente e palesemente le tira i fili.
La rispettabilità la si acquisisce con i propri comportamenti, con il proprio agire, dettato da etica e morale (per lei “queste sconosciute”), e nel corso della sua brillante carriera, tra un cocktail al Club Bilderberg, un pranzo all’Aspen Institute e un brunch alla Trilaterale, lei sicuramente non l’ha acquisita. O meglio, sicuramente sarà considerato rispettabile, ma solo tra i membri della sua specie che con quelli della mia, e di quella della maggior parte della popolazione mondiale non hanno nulla a che vedere.
“Illustre”, ovvero l’aggettivo con cui qualificare chi gode di grande fama e notorietà per i suoi meriti e il suo valore penso proprio che sia nuovamente da evitare poiché, a parte lo scempio del suo Paese appena perpetrato, ricordo che alla fine degli anni ottanta lei era già lì, tra i politici a giocare a fare il “tecnico” e che fece parte dello staff dell’allora ministro del bilancio Paolo Cirino Pomicino. Tra il 1989 e il 1992, infatti, fu proprio lei tra i principali artefici dell’exploit dell’allora Ministero del Bilancio che causò l’esplosione del debito pubblico italiano portandolo dal 97,6 al 110,3%. In soldoni portandolo da 553 miliardi, 140 milioni e 900 mila euro attualizzati ad oggi, ai 799 miliardi, 500 milioni e 700 mila euro del giugno 1992.
La differenza assoluta fu un incremento di 246 miliardi, 359 milioni e 800 mila euro. In termini percentuali la crescita del debito pubblico sotto i saggi consigli di Monti fu del 44,53% in tre anni, ed è fra i record assoluti della storia della Repubblica italiana.
Nel suo curriculum ufficiale (Università Bocconi, UE) e nemmeno sul sito Internet del Senato, v’è alcuna traccia di questa collaborazione (e tra l’altro fu membro di tre commissioni di rilievo, quella sul debito pubblico, quella sulla spesa pubblica e nel comitato scientifico della programmazione economica!). Sa spiegare come mai? Una dimenticanza di quegli sbadati dei suoi curatori d’immagine? Quelli che le consigliano una pettinatina sempre prima di andare in onda?
O forse la rispettabilità l’ha ottenuta nel 1999 quando è stato costretto, nella sua qualità di Commissario europeo sotto la presidenza Santer, a dare le dimissioni “per l’accertata responsabilità collegiale dei Commissari nei casi di frode, cattiva gestione e nepotismo” messi in luce dal Collegio di periti nominato appositamente dal Parlamento Europeo. Si ricorda la relazione di 140 pagine fatta dai Saggi (Andrè Middelhoek presidente, Inga Brit Ahlenius, Juan Antonio Carrillo-Salcedo, Pierre Lelong e Walter Van Gerven componenti) al Parlamento che, nonostante la prudenza del linguaggio ufficiale, avrebbe fatto paura anche ad Andreotti? Immagino ricordi che in quella relazione si parla (tengo il verbo al presente indicativo perché è ancora agli atti) infatti dell’assoluta mancanza di controllo nella “rete di favoritismi nell’amministrazione”, di “ausiliari esterni” e di “agenti temporanei”, di “minibilanci espressamente vietati dalle procedure amministrative”, di “numerosissimi esterni fuori bilancio, ben noti all’interno della Commissione con il soprannome di sottomarini”, che operano con “contratti fittizi”, dietro “raccomandazioni e favoritismi”; di abusi che hanno comportato, con il sistema dei “sottomarini” l’erogazione non controllata di oltre 7.000 miliardi nell’ambito dell’Ufficio Europeo per gli Aiuti umanitari d’Emergenza (miliardi usciti dalle nostre tasche, naturalmente, e che dovevano andare, ma non ci sono arrivati se non in minima parte, ai bambini della Bosnia e del Ruanda che morivano di fame).
E questo c’è nel suo curriculum?
O forse c’è solo il salvagente che le fu lanciato dalla successiva Commissione, con presidente Romano Prodi, che le riconsegnò il posto di Commissario?
Cosa c’è di strano dirà lei del resto sono cose che succedono abitualmente nell’onestissimo ambito delle nostre istituzioni politiche. I semplici cittadini vanno sotto processo per gli ammanchi, o come minimo perdono l’incarico, lei no viene richiamato, salvato, richiamato, nominato Presidente del Consiglio… mah!
L’unico aggettivo che mi verrebbe in mente sarebbe “Banch.” (ovviamente da “Banchiere”, anche se lei effettivamente non lo è direttamente. Ma, suvvia, in fondo con un papà direttore di banca ed essendo pure nipote del banchiere pubblico Raffaele Mattioli, non sarebbe nemmeno così strano se venisse definito così. Se poi ci aggiungiamo i suoi trascorsi Goldman & Sachs, e quelli del figliuolo Giovanni che è stato addirittura vicepresidente della Morgan Stanley, alla quale tra l’altro il 3 Gennaio 2012 ha fatto incassare un diluvio di quattrini, per la precisione 2 miliardi e 567 milioni di euro, dalle casse del Tesoro (nostro) senza che il governo italiano da lei presieduto (ad avviso di molti, me compreso, incostituzionalmente e proditoriamente) abbia mai fornito alcuna spiegazione, e senza che i media (i soliti carissimi, collusissimi media) abbiano mai indagato, né chiesto alcunché, né sulla gestione delle operazioni in derivati da parte del Tesoro, né sul motivo per il quale tra tanti creditori si sia scelto di onorare il debito proprio con la Banca d’affari di cui suo figlio era stato vicepresidente.) Ma “Banch” non si può usare, pare non esista ancora come possibile appellativo, forse lo introdurrà Mario Draghi da qui a poco.
Capisce quindi perché già l’inizio di questa lettera per me sia così ostico?
Alla fine però in qualche modo si dovrà pure iniziare, e allora propendo per un asettico (come lei)
“all’attenzione di Mario Monti.”
Non mi chieda però di mettere “cortese attenzione” perché della sua cortesia nella lettura non può interessarmene di meno e, soprattutto, non mi chieda si mettere Sig. davanti al suo nome perché “signori”, un’altra volta, bisogna dimostrare di esserlo “sul campo”, nella vita quotidiana, e lei mi pare che di signorilità ne abbia ben poca. Perché dico questo? Mah, magari perché subito dopo aver varato la sua perla incostituzionale chiamata Imu sulla prima casa lei, come ci ricorda Franco Bechis, si è regalato una splendida proprietà sul lago Maggiore. Così mentre i suoi connazionali sceglievano come tirare la cinghia volenti o nolenti, lei insieme alla sua famiglia decideva di mettere mano al portafoglio. Il 24 marzo scorso infatti davanti al notaio Renato Giacosa di Milano ha acquistato intestandola ovviamente ai figli Giovanni Emilio Paolo e Federica Maria e riservandone l’usufrutto a sua moglie Elsa Antonioli la metà di una bella tenuta che la sua famiglia già da tempo abitava nei week end e nei periodi di vacanza a Lesa, sul lago Maggiore. Due ville separate e un villino di dependance, più un bell’appezzamento di terreno: circa tre ettari e mezzo di bosco ceduo e altri tre ettari e mezzo classificati come «vigneto». La tenuta oltretutto apparteneva alla famiglia di suo suoceri, che la lasciò in eredità alle due figlie: Elsa e Donata Beatrice, di cinque anni più giovane. È stata tenuta in comproprietà per lunghi anni, ma abitata di fatto dalla sua famiglia che gli stessi abitanti di Lesa conoscono da tempo e vedono ogni tanto la domenica a messa (mi raccomando teniamoci buono il clero, affamiamo una nazione ma l’ostia consacrata guai a negarsela!) quando sono da quelle parti.
Purtroppo con la stangata Imu da lei introdotta, per sua cognata Donata Beatrice si è fatto troppo oneroso mantenere il 50% della proprietà di un complesso immobiliare per altro non abitato dalla stessa se non saltuariamente. Così ha chiesto e ottenuto di vendere la sua quota ai comproprietari. Lei considerato che era già pieno di case e uffici a lei intestati sia a Milano che a Varese, ha scelto così di dividere in parti uguali il 50% appena acquistato fra i suoi due figli, riservando ad Elsa (e quindi di fatto a lei stesso) l’usufrutto. La sua signora aveva per altro fatto accenno alla sua quota di proprietà della casa ereditata dalla famiglia nella dichiarazione di redditi e patrimonio recentemente depositata insieme a lei in Parlamento. Con grande sobrietà di linguaggio la signora Elsa l’aveva definita così: «Il 50% di casa di campagna con giardino a Lesa (Novara)».
La casa è certo di campagna, perché è subito alle spalle del Lago Maggiore, le cui rive si vedono bene dalla tenuta. Ma non è esattamente una casetta: le due ville hanno rispettivamente 14,5 e 10 vani (con la sua riforma del catasto sapremo anche i metri quadri effettivi). La dependance classificata come abitazione in villino ha invece 3,5 vani. I quasi sette ettari fra bosco e vigneto classificati al catasto sembrano a dire il vero qualcosina in più di un giardino. Complessivamente la tenuta dei Monti è forse meno prestigiosa, ma non è molto più piccola di quella che a mezzo chilometro di distanza si è scelto nel 2009 sulle rive del lago (nella parallela strada del Sempione) l’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
La cosa divertente (per lei, ovviamente, solo per lei) è che la rendita catastale sul semplice appartamento di sua figlia Federica a Milano Fiera è superiore a quella – modesta – dell’intera nuova tenuta Monti sul lago Maggiore. Roba da matti eh?
Vede Monti, con i propri concittadini costretti a vendersi le case, i gioielli di famiglia, a chiudere le imprese a causa della sua operazione “austerità” non mi pare sia stato molto da “signore” un comportamento del genere, forse da “signorotto” o magari da “feudatario”. E non cito altri episodi per puro spirito di carità, cosa a lei assolutamente sconosciuta.
Per cui come detto:
all’attenzione di Mario Monti
quattro domandine semplici semplici, senza entrare in argomenti che puzzano di zolfo quali massonerie, skulls and bones, Bilderberg, NWO e altre cose da “maledetti complottisti”:
A) mi piacerebbe molto che spiegasse agli italiani come lei possa ritenere di aver risollevato le sorti del Paese e lo sbandieri in campagna elettorale quando i dati ufficiali parlano di:
1) Calo abissale della produzione industriale da – 4,05 a – 5,07 (- 1,2)
2) calo vertiginoso del pil da – 0,51 a – 2,56 (- 2,05)
3) crollo dei consumi della famiglie da – 1,59 a -3,69 (-2,10)
4) calo delle retribuzioni da 1,48 a 1,38 (- 0,10)
5) diminuzione dei mutui erogati per l’acquisto di prime case da -31,30 a -50 (- 18,70)
6) diminuzione dei prestiti alle famiglie da 618,49 mld a 610,2 mld
7) diminuzione dei prestiti alle aziende. Da 894 mld a 875,9 mld
8) Aumento esponenziale della disoccupazione dal 9,30 al 10,80 (+ 1.50)
9) Aumento clamoroso (soprattutto vista la “politica del rigore” che neanche Evaristo Beccalossi avrebbe gestito così) del debito pubblico da 1.916.401.800.000 a 2.023.306.874.412 (nel momento in cui scrivo)
10) Rapporto debito pubblico su Pil che si avvia a toccare il massimo storico del 127,5% ( il record resisteva dal 1995!) con una crescita dell’1,3 per cento in più rispetto al trimestre scorso e il 7,4 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2011
Qualcuno credeva che il “cacciaballe” per eccellenza fosse solo il Cavaliere ma ora dovrà ricredersi e cominciare a stilare delle classifiche (io no, per la verità, sapevo perfettamente delle sue doti da fuoriclasse in questo settore, del resto come dimenticare il ritorno trionfante da Bruxelles a Luglio scorso, le dichiarazioni e i fatti subito susseguenti?)
B) Quando ha ratificato il MES ed il Fiscal Compact, assieme ai suoi complici in parlamento, come mai NON ha minimamente considerato che queste trappole che ci porteranno ad anni e anni di debiti nei confronti di chi vorrà imporceli, erano invece da rigettare poiché in netta violazione della Costituzione Europea? Già, questo poiché, come ha sottolineato l’eminente giurista Giuseppe Guarino, il Trattato sulla stabilità è in realtà, giuridicamente un accordo di diritto internazionale tra stati. Quindi non ha per l’Unione europea forza di diritto costituzionale pari a quella dei precedenti trattati. Questa soluzione è quindi stata usata come uno stratagemma per aggirare il fatto che non avevano la possibilità di riformare il Trattato dell’Unione europea, per l’opposizione della Gran Bretagna e della Bulgaria.
Ora, la vera sostanza del trattato sulla stabilità sta nell’articolo 3 nel comma A, dove dice: “la posizione delle pubbliche amministrazioni è in pareggio o in avanzo”.Che rappresenta il principio che poi è stato (indebitamente ndr) recepito nella nostra Costituzione.
Però, proprio in base a questo, se leggiamo l’articolo 2 del trattato sulla stabilità ci accorgiamo che esso dice: “il presente trattato si applica conformemente ai trattati su cui si fonda l’Unione e il diritto dell’Unione europea. La stessa cosa la ribadisce pure nel comma successivo, che dice: il presente trattato si applica nella misura in cui è compatibile con i trattati e il diritto europeo”. Caso forse unico: lo stesso concetto è ripetuto due volte.
Ma qui nasce un enorme problema di compatibilità poiché il succitato Trattato sull’Unione altro non sarebbe che il Trattato di Lisbona, del 2009, che recepisce letteralmente il Trattato di Maastricht.
E cosa dice questo rispetto alle politiche di bilancio?
Fissa i famosi parametri del 3% nei deficit di bilancio e del 60% nel debito pubblico.
QUINDI FISSARE UN OBBLIGO DI PAREGGIO O ATTIVO IN BILANCIO, CHE VUOL DIRE DEFICIT ZERO, È CONTRARIO ALLE DISPOSIZIONI E AL DETTATO DEL TRATTATO DELL’UNIONE.
Quindi non si può e non si deve applicare. “Ex ore tuo”, come dicono i giuristi, cioè in base a ciò che il trattato sulla stabilità stesso dice, quando dice che si applica solo in quanto conforme ai Trattati dell’Unione.
E ciò sarebbe già sufficiente per buttare questo delirio di un Fiscal Compact in un cestino.
Ma c’è dell’altro e riguarda nientepopodimeno che il diritto europeo, l’altra fonte di diritto nominata nel Trattato di stabilità. Si riferisce cioè ai regolamenti europei che sarebbero l’equivalente delle leggi ordinarie, che hanno comunque forza giuridica inferiore ai trattati.
Ça va sans dire anche a questo riguardo c’è un’evidente incompatibilità. Poiché l’ultimo atto legislativo esistente e a cui fa riferimento, lo stesso Trattato di stabilità è il regolamento 1175 del 16 novembre 2011. Ora se si analizza il comma 8 della premessa si legge che: “vista l’esperienza acquisita e gli errori commessi nei primi dieci anni.” Il che significa che questo regolamento sostituisce un regolamento anteriore, quello n. 1466 del 1997. E anche in quel caso, un’altra volta surrettiziamente – illegittimamente si potrebbe dire, perché in violazione con il Trattato – si era introdotta la stessa prescrizione sul bilancio in pareggio o in attivo. Cioè fu applicata una forzatura che si impose allora ai Paesi in difficoltà con il rispetto dei parametri, che erano in attesa dello scrutinio per l’ingresso nell’euro, in programma per il giugno del 1998.
Poi però per “magia” visti gli errori, come dice quella premessa – che va tradotto come: visti i problemi di stagnazione che stava producendo – con il regolamento del 2011 quel riferimento al pareggio e all’attivo di bilancio vennero eliminati.
DUNQUE, ANCORA UNA VOLTA, QUEL PAREGGIO DI BILANCIO È INCOMPATIBILE, ANCHE CON IL DIRITTO EUROPEO IN VIGORE. UNA SECONDA RAGIONE PER CESTINARLO!!! PERCHE’ LEI NON LO HA FATTO SANTIDDIO??? (Non c’è bisogno di rispondere, lo sappiamo perfettamente.)
C) Sarei curioso di sapere come mai lei oltre che ignorare la celebre frase di Winston Churchill (che sicuramente era mooolto più statista di lei) “Una nazione che si tassa nella speranza di diventare prospera e’ come un uomo in piedi in un secchio che cerca di sollevarsi tirando il manico!”
ha avuto il coraggio di definire “affascinanti” i 13 mesi del suo governo (g minuscola), vorrei capire cosa c’era di AFFASCINANTE nello sguardo di chi perdeva il lavoro per colpa di una politica suicida, VOLUTAMENTE SUICIDA, criticata dai massimi economisti del pianeta, compresa una larga schiera di premi nobel per l’economia (Robert Solow Nobel per l’economia nel 1987, «per i suoi contributi alla teoria della crescita economica», Amartya Sen Nobel per l’economia nel 1998, per aver messo in discussione per primo la classica economia del benessere, introducendovi un fattore fino ad allora inspiegabilmente ignorato: quello umano, Eric Maskin 2007 Nobel per l’economia per i contributi alla teoria sull’allocazione delle risorse in ambiente incerto, Gary Becker Nobel per l’economia nel 1992, per aver esteso il dominio dell’analisi microeconomica a un ampio raggio di comportamenti e interazioni , Jospeh Stiglitz Nobel nel 2001 per il suo contributo alla teoria delle “asimmetrie informative” e Paul Krugman Nobel per l’economia nel 2008 per la sua analisi degli andamenti commerciali e del posizionamento dell’attività economica ) i quali da sempre hanno sostenuto ad esempio che:
A) tutta questa austerità è la negazione della crescita. Serve invece un programma di stimolo.
B) Pensare di risolvere il problema con l’austerity è un miraggio: questa crisi non è un problema statale e pensarla come tale riflette una debolezza di pensiero
C) Ciò che stiamo soffrendo è la conseguenza di risposte inadeguate alla crisi. Il miglior modo di tagliare il deficit è di avere crescita economica
D) La politica di austerità è stata introdotta in Europa troppo presto. Prima bisogna stimolare la crescita, poi pensare all’equilibrio di bilancio
E) La politica dell’austerity è stata un fallimento: non solo non ha risolto la crisi dell’Eurozona, ma ha minato la partecipazione dei cittadini creando disaffezione verso la politica e le istituzioni
F) Pur venendo dalla scuola di Chicago ed essendo un sostenitore della responsabilità fiscale, mi rendo conto che a questo punto è chiaro che la ripresa non può venire con i tagli. La crescita va messa prima dell’austerità
G) Nessuna grande economia si è rialzata da una crisi con un piano di austerity: sarebbe un disastro sia per l’Europa che per gli Stati Uniti
H) Io non sono un socialista. Non ho nulla contro i soldi, tantomeno odio i ricchi. Voglio solo che paghino più tasse del ceto medio.
Ai quali lei dall’alto della sua presunzione non ha mai voluto dare ascolto nemmeno per un secondo.
(Non c’è bisogno che risponda, lo sappiamo tutti come ragiona il suo cervello da economista burocrate servo dei servi del denaro)
C) Considerata la sua reazione decisamente bellicosa con minaccia di querele a destra e a manca nei confronti di chi l’ha pubblicamente insultata sul web, dopo che lei ha avuto la splendida idea (complimenti si serve di veri geni della comunicazione!) di aprire un profilo Facebook, le chiedo: ma è più grave ricevere un insulto (per altro a mio avviso più che meritato visto il suo operato sopradescritto) o una denuncia penale?
Già, perché la sua reazione a delle semplici parole mi pare esagerata considerando che non ne ha avuta nessuna nei confronti delle centinaia di persone che l’hanno denunciata a varie Procure della Repubblica per la violazione degli artt.
241 c.p. attentato contro l’integrità, l’indipendenza o l’unità dello Stato;
270 c.p. associazioni sovversive;
283 c.p. attentato contro la Costituzione dello Stato;
287 c.p. usurpazione di potere politico;
289 c.p. attentato contro gli organi costituzionali;
294 c.p. attentato contro i diritti politici del cittadino;
304 c.p. cospirazione politica mediante accordo;
305 c.p. cospirazione politica mediante associazione.
con le aggravanti qui di seguito specificate:
1) che il costrutto criminoso di cui si parla è interamente volto al profitto di oligarchie private il cui preciso interesse è di distruggere le conquiste democratiche, nel senso dei poteri sovrani di popoli e Stati, scaturite da oltre sue secoli di progresso umanistico e sociale in Europa. Tali oligarchie sono identificabili nei poteri Neomercantili industriali in particolare di Francia e Germania, nell’industria della speculazione finanziaria degli Hedge Funds europei e statunitensi, nei Vulture Funds europei e statunitensi, nelle maggiori banche d’investimento internazionali, nelle agenzie di Rating, nelle multinazionali dei servizi europee e statunitensi, negli investitori cosiddetti ‘nuovi rentiers’ che speculano sulla privatizzazione dei servizi essenziali per i cittadini et al.
2) che il costrutto criminoso di cui si parla ha portato e sta portando a un preordinato impoverimento di milioni di famiglie, secondo le politiche oligarchiche cosiddette della Spirale della Deflazione Economica Imposta, meglio note ai cittadini come Politiche di Austerità. Tali politiche sono denunciate ai massimi livelli dell’accademia e persino dalla massima stampa finanziaria come veri suicidi economici, le cui conseguenze sono inenarrabili sofferenze umane di disoccupazione, sottoccupazione, scardinamento sociale delle nazioni, deterioramento della salute, aumento del crimine, dei conflitti sociali, quindi deterioramento della democrazia costituzionale. I destini di milioni di esseri umani vengono così artatamente e criminosamente consegnati a un futuro di servitù per l’esclusivo profitto di oligarchie predatrici, configurandosi ciò in un vero e proprio crimine sociale di proporzioni storiche.
Che ci sia forse il timore di entrare in un’aula di tribunale con gente che presenta carte e documenti ufficiali come prove mentre tutta la stampa registra, scrive e riprende? Mah?
D) Un ultima domanda un po’ leziosa, ma che mi incuriosisce perché mette in risalto l’effettiva mancanza di cultura (salvo forse quella economica, quella dei numerini, quella che ha portato come massimo sviluppo nella conoscenza umana all’esplosione dei derivati, degli Hedge fund e quant’altro, quella dei soldi virtuali sganciati da ogni normale giustificazione materiale nella loro esistenza, quella dei bit che trasmettono “nulla” da banca a banca che come per magia si trasforma in denaro): quando ebbe l’ardire di definirsi “statista” (in Russia l’estate del 2012 per la precisione), e scomodò persino De Gasperi esclamando compiaciuto che: “un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni” era al corrente (ma ne dubito, visto che la sua cultura probabilmente di umanistico ha la stessa percentuale che lei ha di umano) che la frase non è del nostro primo Presidente del Consiglio, bensì del politico americano James Freeman Clarke (1810– 1888) “A politician thinks of the next election; a statesman of the next generation. A politician looks for the success of his party; a statesman for that of the country”, “Daily Gazette”, 1870 ?
In conclusione, io capisco che a lei dei libri di Storia non gliene può interessare di meno, e che la storia la scrivono i vincitori e quindi, se riuscirete nel vostro intento tutto ciò “sparirà come lacrime nella pioggia”, anzi: “sparirà come le lacrime di chi ha perso un marito o un figlio suicida a causa della crisi, da lei forzata ai massimi livelli, assorbite dall’aridità dei cuori come il suo e di quelli come lei”, ma sappia che comunque ciò che ha fatto e sta facendo sarà tramandato, magari solo oralmente, e la gente lo ricorderà, ah se lo ricorderà! Credo che questo fatto sarà la sua più grande sconfitta, considerato il suo narcisismo e la sua necessità di credersi qualcuno quando altro non è (e nel suo intimo lo sa benissimo) che un burattino servo della peggior specie di umanità che da sempre abita il nostro pianeta. Per noi comunque sappia che sarà sempre e solo un traditore dell’Italia, sarà colui che ha permesso l’affondamento del nostro Paese senza muovere un dito anzi, spingendo la testa dei suoi compatrioti sott’acqua ogni volta che cercavano di prendere aria.
Sarà ricordato come il Kapò della Repubblica italiana, come quello che ha innalzato alle frontiere del nostro paese cancelli di ferro con la scritta:
“Sparmaßnahmen macht frei” (“L’austerità economica rende liberi”)
Contento lei!
Saluti
Stefano Davidson
http://www.informarexresistere.fr/2013/ ... z2Iyir3IMC
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