Dopo gli anni 70 da tabù è diventato un fenomeno consumistico anche quello, grazie anche alle televisioni del peggiore.camillobenso ha scritto: In quegli anni la morale cattolica era ancora dominante. Saranno proprio quegli anni della contestazione che modificheranno i costumi e la morale cattolica costretta ad arretrare.
La vita sessuale era ancora un tabù, e il veder un questore parlare in un’aula universitaria, proponendo quello che a “Perma” chiamano ancora in dialetto “scoper”, piuttosto che partecipare all’azione di protesta di massa, era per l’epoca un fatto di notevole peso.
Il Potere democristiano rinunciava ad un tabù di sempre, pur di evitare di essere contestato.
Continua.
Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
Non solo si chiedono dei prestiti ma molte volte, specie alla famiglia d'origine, il mantenimento vero e proprio.camillobenso ha scritto: IN AUMENTO I LAVORI INFORMALI, E I PRESTITI DA PARENTI E AMICI
Rapporto Eurispes: oltre la metà degli italiani non è più in grado di sostenere la famiglia
Il 73,4% degli italiani nel corso del 2012 ha constatato una diminuzione del proprio potere d'acquisto
E' un vero e proprio grido d'allarme sullo stato di salute economico degli italiani quello che arriva dall'ultimo rapporto Eurispes.
LAVORO - Il 53,5% dei nostri connazionali afferma infatti di non essere più in grado di sostenere adeguatamente il proprio nucleo familiare (37,1% poco, 16,4% per niente).
Quasi i due terzi dei lavoratori (61,3%) affermano che l'attuale occupazione non permette loro di sostenere spese importanti quali l'accensione di un mutuo, o l'acquisto di un'automobile (22,2% per niente, 39,1% poco).
La famiglia d'origine resta rifugio e fonte di sostentamento per quasi il 30% dei lavoratori (chiede abbastanza aiuto alla famiglia il 19,6%, molto aiuto l'8,6%).
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Re: Come se ne viene fuori ?
Avete sentito l'ultima "genialata" di Tremonti: Mettere il TFR in busta paga!
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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Re: Come se ne viene fuori ?
lucfig ha scritto:Avete sentito l'ultima "genialata" di Tremonti: Mettere il TFR in busta paga!
Caro lucfig,
in cosa individui nella proposta tremontiana la “genialata”???
^^^^^^^^^^^^^^^
TFR
Trattamento di fine rapporto
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Per trattamento di fine rapporto, in acronimo TFR, chiamato anche liquidazione, o buonuscita, si intende una porzione di retribuzione al lavoratore subordinato differita alla cessazione del rapporto di lavoro, effettuata da parte del datore di lavoro.
Definizione [modifica]
Il TFR viene erogato in tutti i casi di cessazione del rapporto di lavoro, qualunque ne sia la ragione: licenziamentoindividuale e collettivo, dimissioni, ecc. La legge riconosce ai lavoratori subordinati il diritto di percepire un trattamento di fine rapporto, ai sensi dell'articolo 2120 del Codice Civile, rubricato Disciplina del trattamento di fine rapporto il quale stabilisce che:
• Garanzia del TFR: «In ogni caso di cessazione del rapporto di lavoro subordinato, il prestatore di lavoro ha diritto ad un trattamento di fine rapporto. Tale trattamento si calcola sommando per ciascun anno di servizio una quota pari e comunque non superiore all'importo della retribuzione dovuta per l'anno stesso divisa per 13,5. La quota è proporzionalmente ridotta per le frazioni di anno, computandosi come mese intero le frazioni di mese uguali o superiori a 15 giorni»
• Rivalutazione del TFR (4° e 5° comma): «è incrementato, su base composta, al 31 dicembre di ogni anno, con applicazione di un tasso costituito dall'1,5 per cento in misura fissa e dal 75 per cento dell'aumento dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati, accertato dall'ISTAT, rispetto al mese di dicembre dell'anno precedente»;
• Anticipazione del TFR: «Il prestatore di lavoro, con almeno otto anni di servizio presso lo stesso datore di lavoro, può chiedere, in costanza di rapporto di lavoro, una anticipazione non superiore al 70 per cento sul trattamento cui avrebbe diritto nel caso di cessazione del rapporto alla data della richiesta.
Le richieste sono soddisfatte annualmente entro i limiti del 10 per cento degli aventi titolo, di cui al precedente comma, e comunque del 4 per cento del numero totale dei dipendenti.
La richiesta deve essere giustificata dalla necessità di:
a. eventuali spese sanitarie per terapie e interventi straordinari riconosciuti dalle competenti strutture pubbliche;
b. acquisto della prima casa di abitazione per sé o per i figli, documentato da contratto preliminare (compromesso) o atto notarile di compravendita.
L'anticipazione può essere ottenuta una sola volta nel corso del rapporto di lavoro e viene detratta, a tutti gli effetti dal trattamento di fine rapporto.
Nell'ipotesi di cui all'art. 2122 la stessa anticipazione è detratta dall'indennità prevista dalla norma medesima. Condizioni di miglior favore possono essere previste dai contratti collettivi o da patti individuali.
I contratti collettivi possono altresì stabilire criteri di priorità per l'accoglimento delle richieste di anticipazione». Altri riferimenti successivi per l'anticipazione del TFR sono: L. 29.05.1982, n. 297 - Art. 7, c. 1, L. 8.03.2000, n. 53 - Sent. Corte Costituzionale 18.03.1991, n. 142 - Sent. Corte di Cassazione 11.04.1990, n. 3046 - C.M. Lav. 29.11.2000, n. 85.
b. Tale trattamento, come si accennava, rappresenta un vero e proprio compenso differito al momento della cessazione del rapporto di lavoro, al fine di favorire al lavoratore il superamento delle difficoltà economiche connesse con il venir meno della retribuzione. Ci sono altre forme di "compenso" per la cessazione del rapporto di lavoro, come la "buonuscita" o il "golden handshake" degli americani. È parte integrante del salario lordo, ma non disponibile immediatamente: si tratta di un salario differito, del quale è proprietario il singolo lavoratore, che il datore di lavoro trattiene e di cui è responsabile, con il compito di reinvestirlo all'interno dell'azienda. Se l'azienda fallisce o è inadempiente al momento della liquidazione (interruzione del rapporto di lavoro) oppure di una richiesta di anticipo, l'INPS garantisce per il soggetto privato e paga la somma dovuta. Non esiste analoga garanzia per i contributi pensionistici e i salari arretrati.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Monti è l'uomo per tutte le stagioni? Sia con il PD senza vendola e GGIL.Nel PDL non vuole Silvio.La lega non vuole Monti.Quindi caro Monti devi calar le braghe anche tù.
Ciao
Paolo11
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Paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?
Noi continuiamo a ragionare politicamente come se TUTTI in Italia avessero lo stesso nostro senso civico.Monti è l'uomo per tutte le stagioni? Sia con il PD senza vendola e GGIL.Nel PDL non vuole Silvio.La lega non vuole Monti.Quindi caro Monti devi calar le braghe anche tù.
Per cui Monti dovrebbe allearsi cn IBC perche` e` la cosa piu` giusta dal punto di vista CIVICO.
Ma cosi` non e`.
I destri hanno una visione del mondo antropologicamente differente dalla nostra.
Per cui il loro senso civico non e` lo stesso nostro.
Non e` che ne hanno di meno, e` che ne hanno un altro.
Dato quindi che non c'e` una base valoriale condivisa l'UNICO modo per ragionare con loro
e` sulla base dei rapporti di forza.
Per questo e` assolutamente necessario che non si disperdano le forze.
Per questo occorre il voto disgiunto al Senato.
E PER QUESTO OCCORRE CHE IBC FACCIA CAMPAGNA ELETTORALE.
ORA.
NON l'ULTIMA SETTIMANA.
Ciao.
soloo42000
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Re: Come se ne viene fuori ?
«Gli italiani stessi forse non se ne rendono conto, .........ma il loro è un Paese chiave per tutto l’Occidente – per certi versi ne definisce l’anima -.......... e il collasso visibilmente in corso è una tragedia che pagheremo tutti, ...............nei decenni e forse nei secoli» Bill Emmott, ex direttore dell’Economist, opinionista de La Stampa.
Sotto le macerie – 96
Cronaca di un affondamento - 46
I giorni della follia che precedono il disastro…….ovvero, l’ultima fase della dittatura delle tdc – 24
La guerra…23 giorni all'alba - 10
Il guru di Monti ha cambiato strategia. Fino al 14 di gennaio, la strategia dei montiani era:
Sfida sulla premiership. Casini a Bersani: non basta vincere solo alla Camera
Monti ai suoi: io saprò distinguere tra Pd e Pdl
ALBERTO D’ARGENIO
ROMA — Il nuovo schema dei montiani.
Campagna elettorale senza attacchi a Bersani.
Ma provando a separare il leader del Pd dai suoi compagni di viaggio meno graditi al Professore.
Vendola, prima di tutto.
E i massimalisti del Partito democratico.
Quelli che Monti e i suoi chiamano «conservatori di sinistra».
****
Poi la situazione è mutata. Il caso Mps entra a far parte della lotta politica.
Il guru cambia strategia.
Non più le ali estreme ma lo stesso Bersani.
Monti dichiara che ci sono responsabilità del Pd ne caso Mps.
**
Ieri battibecco Bersani – Monti.
Monti: Via i partiti dalle banche
Ribatte Bersani : Via i banchieri dai partiti
Poi sempre ieri Monti alza il tiro : Associa il Pd al Pci, come un berluscone qualsiasi (che non sarebbe mai arrivato a tanto, fdp sì, ma non fino a quel punto da passare per imbecilli) porta la nascita del Pd al 1921, ingenerando l’associazione di idee Pd = komunisti.
Ma questo non basta.
Il guru ha capito l’estrema debolezza di Bersani.
Bersani e Dalemoni che rivendicano da troppo tempo la necessità di allearsi con la destra ultraliberista per poter governare.
Dopo il caso Mps, il caso Regione Lombardia è il cacio sui maccheroni.
Il guru sta cercando di far capire ai suoi clienti che adesso occorre attaccare con la massima potenza di fuoco sul Piddì cercando di ridimensionarlo il più possibile.
In questo modo le pretese piddine diminuiranno e si alzeranno quelle della destra ultraliberista montiana.
Oggi hanno alzato nuovamente il tiro,…………..è guerra totale, tanto sanno che Bersani non reagirà mai contro di loro nei modi opportuni perché rappresentano in questo momento l’unica via di scampo verso le poltrone:
Monti e gli F-35: decise D'Alema, d'accordo anche Berlusconi e Prodi
Il premier e il caso dei caccia: «Il mio governo l'unico a tagliarne il numero»
CACCIA F35 - In un altro momento rispondendo alle domande dei giornalisti di «Presadiretta» per la puntata che andrà in onda sulla Rai alle 21.30 il premier uscente interviene anche sulla polemica relativa ai caccia F35 acquistati dall'Italia: «È utile qui ricordare che l'Italia ha aderito al programma F35 nel 1999 con il governo D'Alema, ha confermato la partecipazione con il secondo governo Berlusconi nel 2002 e poi ci sono stati ulteriori passi fatti dal governo Prodi e nel febbraio del 2009 dal governo Berlusconi. Il nostro governo è stato l'unico a ridurre il numero degli F35 da 131 a 90...».
Monti ha poi ricordato che l'acquisto dei 90 F35 rappresenterà un risparmio a medio e lungo termine «perchè i 90 F35 andranno a sostituire gli oltre 250 velivoli ora in uso.
Questo comporterà un deciso contenimento dei costi di manutenzione e di esercizio, si spenderà meno e si avrà un significativo miglioramento di qualità ed efficienza operativa».
Il presidente del Consiglio ha aggiunto, sempre nelle anticipazioni diffuse dalla trasmissione, che «la partecipazione al programma F35 è giustificato da ragioni strategiche, industriali e di efficienza economica», «assicurando la coerenza con gli indirizzi strategici decisi in sede Nato e in sede Unione Europea».
Redazione Online2 febbraio 2013 | 21:46© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/politica/13_febb ... 64e3.shtml
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I giorni della follia che precedono il disastro…….ovvero, l’ultima fase della dittatura delle tdc – 24
La guerra…23 giorni all'alba - 10
Il guru di Monti ha cambiato strategia. Fino al 14 di gennaio, la strategia dei montiani era:
Sfida sulla premiership. Casini a Bersani: non basta vincere solo alla Camera
Monti ai suoi: io saprò distinguere tra Pd e Pdl
ALBERTO D’ARGENIO
ROMA — Il nuovo schema dei montiani.
Campagna elettorale senza attacchi a Bersani.
Ma provando a separare il leader del Pd dai suoi compagni di viaggio meno graditi al Professore.
Vendola, prima di tutto.
E i massimalisti del Partito democratico.
Quelli che Monti e i suoi chiamano «conservatori di sinistra».
****
Poi la situazione è mutata. Il caso Mps entra a far parte della lotta politica.
Il guru cambia strategia.
Non più le ali estreme ma lo stesso Bersani.
Monti dichiara che ci sono responsabilità del Pd ne caso Mps.
**
Ieri battibecco Bersani – Monti.
Monti: Via i partiti dalle banche
Ribatte Bersani : Via i banchieri dai partiti
Poi sempre ieri Monti alza il tiro : Associa il Pd al Pci, come un berluscone qualsiasi (che non sarebbe mai arrivato a tanto, fdp sì, ma non fino a quel punto da passare per imbecilli) porta la nascita del Pd al 1921, ingenerando l’associazione di idee Pd = komunisti.
Ma questo non basta.
Il guru ha capito l’estrema debolezza di Bersani.
Bersani e Dalemoni che rivendicano da troppo tempo la necessità di allearsi con la destra ultraliberista per poter governare.
Dopo il caso Mps, il caso Regione Lombardia è il cacio sui maccheroni.
Il guru sta cercando di far capire ai suoi clienti che adesso occorre attaccare con la massima potenza di fuoco sul Piddì cercando di ridimensionarlo il più possibile.
In questo modo le pretese piddine diminuiranno e si alzeranno quelle della destra ultraliberista montiana.
Oggi hanno alzato nuovamente il tiro,…………..è guerra totale, tanto sanno che Bersani non reagirà mai contro di loro nei modi opportuni perché rappresentano in questo momento l’unica via di scampo verso le poltrone:
Monti e gli F-35: decise D'Alema, d'accordo anche Berlusconi e Prodi
Il premier e il caso dei caccia: «Il mio governo l'unico a tagliarne il numero»
CACCIA F35 - In un altro momento rispondendo alle domande dei giornalisti di «Presadiretta» per la puntata che andrà in onda sulla Rai alle 21.30 il premier uscente interviene anche sulla polemica relativa ai caccia F35 acquistati dall'Italia: «È utile qui ricordare che l'Italia ha aderito al programma F35 nel 1999 con il governo D'Alema, ha confermato la partecipazione con il secondo governo Berlusconi nel 2002 e poi ci sono stati ulteriori passi fatti dal governo Prodi e nel febbraio del 2009 dal governo Berlusconi. Il nostro governo è stato l'unico a ridurre il numero degli F35 da 131 a 90...».
Monti ha poi ricordato che l'acquisto dei 90 F35 rappresenterà un risparmio a medio e lungo termine «perchè i 90 F35 andranno a sostituire gli oltre 250 velivoli ora in uso.
Questo comporterà un deciso contenimento dei costi di manutenzione e di esercizio, si spenderà meno e si avrà un significativo miglioramento di qualità ed efficienza operativa».
Il presidente del Consiglio ha aggiunto, sempre nelle anticipazioni diffuse dalla trasmissione, che «la partecipazione al programma F35 è giustificato da ragioni strategiche, industriali e di efficienza economica», «assicurando la coerenza con gli indirizzi strategici decisi in sede Nato e in sede Unione Europea».
Redazione Online2 febbraio 2013 | 21:46© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/politica/13_febb ... 64e3.shtml
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il punto di vista di Dagostino
1. A TRE SETTIMANE DAL VOTO LE QUESTIONI TUTTORA APERTE SONO SOLTANTO DUE: IL DESTINO DEL SENATO E LA LOTTA PER IL TERZO POSTO TRA MOSÈ MONTI E BEPPONE GRILLO -
2. LO SCANDALO MPS RISCHIA DI AZZERARE UNA SERIE DI CANDIDATURE PER IL QUIRINALE: - DRAGHI, AMATO E PRODI, E POTREBBE ENTRARE IN GIOCO IL FATTORE LATO B: B COME BINDI -
3. PIERFURBY CASINI ALL’INTERNO DELL’UDC, ESCLUSO IL SUO “CERCHIO MAGICO”, NON GLI È RIMASTO UN AMICO CHE SIA UNO. E NON VEDE L’ORA DI LIBERARSI DI TUTTI, CESA COMPRESO -
4. DOPO QUALCHE SETTIMANA DI CAMPAGNA ELETTORALE CON EVIDENTI PRESTAZIONI DA POLLO DI BATTERIA, RIGOR MONTIS STA TORNANDO NEI PANNI PER I QUALI ERA CONOSCIUTO IN EUROPA E NELLA CERCHIA MILANESE DELLA SUA PRECEDENTE VITA: “UN ABILE SHERPA” QUINDI NON UN CAPO DI STATO O DI GOVERNO, E NEMMENO UN LEADER POLITICO -
5. IL BANANA O DIVENTA IL PADRE NOBILE DEI MODERATI OPPURE SARÀ PUGNALATO A MORTE -
6. CATRICALÀ SI SCALDA PER LA SEGRETERIA DEL COLLE, INCARICO STRATEGICO DEL PAESE -
DAGOREPORT
A poco più di tre settimane dal voto alcune tendenze di fondo si stanno consolidando, sia nei sondaggi sia nel microcosmo delle nostre cerchie personali. E' possibile dunque aggiornare lo scenario effettivo del dopo voto, anche perché le questioni tuttora aperte sono soltanto due: il destino del Senato e la lotta per il terzo posto tra le truppe di Mosè Monti e quelle di Grillo Beppe.
Sulla prima questione toccherà a Re Giorgio Napolitano e a Bersani Pierluigi decidere come assicurare i numeri al governo e la stabilità al Paese e restano in piedi gli scenari sinora avanzati sulle mosse del Quirinale e del Pd, che stanno valutando anche quale veste istituzionale dare ad una eventuale collaborazione con il Berlusconi redivivo.
Sulla semifinale per il terzo posto, ufficialmente il centrino sembra in vantaggio ma i troppi nervosismi che si percepiscono dalle parti di Scelta Civica farebbero pensare che così non è e che M5S sia avanti, sia pure di poco, come del resto alcuni sondaggi, ospitati anche dai giornali più montisti, cominciano a registrare.
Ma la campagna elettorale ha già dato alcuni verdetti molto importanti relativamente ad alcuni protagonisti e rispetto all'Italia che verrà: Eccoli
1. Lo scandalo Mps, anche se non ha una relazione diretta di causa/effetto sui papabili, rischia di azzerare una serie di candidature per il Quirinale. Certamente, Draghi Mario, Amato Giuliano e, perché no, Prodi Romano, appaiono meno in gioco di qualche mese fa.
E potrebbe entrare in gioco il fattore LATO B: poniamo che Rosy Bindi venga eletta presidente della Camera e che serva una figura politica che abbia già una carica istituzionale, che sia anche di sesso femminile (il che aiuta, anche se qualcuno dovesse avere l'ardire di avanzare velati dubbi sul caso specifico) e che sia ineccepibile sotto il profilo etico.
La presidente del Pd vive a Sinalunga, ma con il Monte e con la sua associazione a delinquere non ha avuto frequentazioni rilevanti, quindi questo potrebbe essere un vantaggio. Nel 1992 Scalfaro da presidente della Camera bruciò tutti i grandi capi della Dc dell'epoca. Bindi Rosy se raggiunge il primo traguardo potrebbe essere automaticamente in lizza per l'altro.
2. Bersani Pierluigi. La legislatura potrà durare due o cinque anni. Cinque se si realizzano le convergenze istituzionali con il "forno" giusto, non soltanto con il forno che prende più voti. Due anni se il leader del Pd, beneficiario del premio di maggioranza alla Camera, si arrocca e non riesce a delineare una linea politica più chiara, limitandosi a navigare tra due schieramentini perdenti (di minor o maggior successo o presentabilità) come Vendola, Ingroia, Camusso, Monti, Fini e Casini.
3. Casini Pierferdinando in Caltariccone è all'ultimo giro di boa. All'interno dell'Udc, escluso il suo "cerchio magico", non gli è rimasto un amico che sia uno. Opportunismo, arroganza, tracotanza, le critiche più lievi. Per avere la controprova basterebbe ascoltare per qualche minuto cosa dice di lui la sorella di Cesa Lorenzo in tutti i salotti romani. Cose inenarrabili. Il Genero non se ne cura, non vede l'ora di liberarsi di tutti, Cesa Lorenzo compreso.
4. Monti Mario ex Mosè, "lo sherpa". Dopo qualche settimana di campagna elettorale con evidenti prestazioni da pollo di batteria, sta tornando nel suo soffitto di cristallo (per usare un'espressione cara alle femministe d'antan, cioè nei panni per i quali era conosciuto in Europa e nella cerchia milanese della sua precedente vita: "un abile sherpa".
Quindi non un capo di stato o di governo, e nemmeno un leader politico. Per la verità, l'aggettivo abile l'abbiamo aggiunto noi per non danneggiare eccessivamente l'immagine del nostro Paese, già provata dallo scandalo Mps. In realtà, nei vertici internazionali è uso comune darsi dei nomignoli o dei nick name e il nostro attuale premier viene chiamato "lo sherpa".
La cosa non è a sua insaputa, lui lo sa, ne è irritato ma non può farci nulla.
Il tutto per dire che le sue prospettive restano limitate ai noti e futuribili incarichi europei, se la congiuntura politica del 2014 lo permetterà.
Questo significa anche che ha un problema di traghettarsi in quell'epoca, che se continua nel suo impasto di leggerezza da novizio della politica rispetto ai contenuti e di arroganza professorale rischia anche di restare a piedi sulla stessa via di Bruxelles.
E che, infine, questo è certo, quelli che si sono aggrappati alla sua scialuppa resteranno comunque orfani.
5. Berlusconi Silvio. Sta dando prova ancora una volta che la campagna elettorale gli funziona da gerovital politico, porterà a casa un risultato inaspettato, ma sa anche che questa è davvero la sua ultima campagna elettorale.
Quindi deve comportarsi di conseguenza: il suo appuntamento più impegnativo comincerà il giorno dopo le elezioni.
O anticipa tutti e avvia sul serio il processo costituente di una forza moderata e popolare sciogliendo immediatamente il Pdl in una nuova forza politica attraverso un serio processo democratico che parte dalla base fino al vertice, quindi insediando in modo ramificato dal più piccolo comune fino a Roma una classe dirigente che viene selezionata democraticamente dal quel popolo che è riuscito per l'ultima volta a mobilitare e archiviando definitivamente impresentabili, veline, mignottocrazia militante e aspirante, oppure le Idi di marzo si porteranno dietro con qualche mese di anticipo una bella riunione del Gran Consiglio e per mano dei suoi fedeli "servitori" sarà pugnalato a morte (politica, s'intende).
Nel primo caso diventa il padre nobile dei moderati, mette fuori gioco il centrino dello Sherpa, di Fini e Casini e si fa da parte da leader non da sconfitto.
Se vuole, è in grado di farlo lasciando i suoi a scannarsi ma questa si chiama selezione democratica della classe dirigente.
In Forza Italia e nel Pdl non c'è mai stata, se il fidanzato della Pascale la introduce in zona Cesarini sarà ricordato anche per questo e non solo per tutto il resto che sappiamo.
6. Grillo Beppe torna a crescere sostituendo la Rete con le piazze, persino quella storica del sindacato e della sinistra di piazza San Giovanni a Roma.
Se questo colpo gli riesce, il terzo posto non glielo toglie nessuno. Per il dopo, non gli salti in mente di mettere vincoli ai suoi eletti perché si ritroverebbe solo: più gli eletti sono gente normale, casalinghe o precari, più velocemente si abituano agli usi e costumi della casta politica e non vogliono tornare indietro.
Ne può far firmare loro scritture private o invocare regolamenti o statuti interni. Con il salto in Parlamento il movimento non potrà più essere guidato con i diktat di Casaleggio e dintorni come oggi.
7. Uno dei personaggi più influenti del governo Monti, che ne ha fatto parte senza farsi travolgere dagli errori tecnici e che ha saputo tenersi alla larga dalle tentazioni di Scelta Civica, tornerà per un breve periodo al Consiglio di Stato.
Ma e' l'uomo che in Italia segue con più attenzione di tutti la corsa al Colle perché più di tutti viene ritenuto il candidato numero uno alla Segreteria Generale del Quirinale, uno degli incarichi istituzionali più importanti del Paese. Si chiama Catricala' Antonio.
1. A TRE SETTIMANE DAL VOTO LE QUESTIONI TUTTORA APERTE SONO SOLTANTO DUE: IL DESTINO DEL SENATO E LA LOTTA PER IL TERZO POSTO TRA MOSÈ MONTI E BEPPONE GRILLO -
2. LO SCANDALO MPS RISCHIA DI AZZERARE UNA SERIE DI CANDIDATURE PER IL QUIRINALE: - DRAGHI, AMATO E PRODI, E POTREBBE ENTRARE IN GIOCO IL FATTORE LATO B: B COME BINDI -
3. PIERFURBY CASINI ALL’INTERNO DELL’UDC, ESCLUSO IL SUO “CERCHIO MAGICO”, NON GLI È RIMASTO UN AMICO CHE SIA UNO. E NON VEDE L’ORA DI LIBERARSI DI TUTTI, CESA COMPRESO -
4. DOPO QUALCHE SETTIMANA DI CAMPAGNA ELETTORALE CON EVIDENTI PRESTAZIONI DA POLLO DI BATTERIA, RIGOR MONTIS STA TORNANDO NEI PANNI PER I QUALI ERA CONOSCIUTO IN EUROPA E NELLA CERCHIA MILANESE DELLA SUA PRECEDENTE VITA: “UN ABILE SHERPA” QUINDI NON UN CAPO DI STATO O DI GOVERNO, E NEMMENO UN LEADER POLITICO -
5. IL BANANA O DIVENTA IL PADRE NOBILE DEI MODERATI OPPURE SARÀ PUGNALATO A MORTE -
6. CATRICALÀ SI SCALDA PER LA SEGRETERIA DEL COLLE, INCARICO STRATEGICO DEL PAESE -
DAGOREPORT
A poco più di tre settimane dal voto alcune tendenze di fondo si stanno consolidando, sia nei sondaggi sia nel microcosmo delle nostre cerchie personali. E' possibile dunque aggiornare lo scenario effettivo del dopo voto, anche perché le questioni tuttora aperte sono soltanto due: il destino del Senato e la lotta per il terzo posto tra le truppe di Mosè Monti e quelle di Grillo Beppe.
Sulla prima questione toccherà a Re Giorgio Napolitano e a Bersani Pierluigi decidere come assicurare i numeri al governo e la stabilità al Paese e restano in piedi gli scenari sinora avanzati sulle mosse del Quirinale e del Pd, che stanno valutando anche quale veste istituzionale dare ad una eventuale collaborazione con il Berlusconi redivivo.
Sulla semifinale per il terzo posto, ufficialmente il centrino sembra in vantaggio ma i troppi nervosismi che si percepiscono dalle parti di Scelta Civica farebbero pensare che così non è e che M5S sia avanti, sia pure di poco, come del resto alcuni sondaggi, ospitati anche dai giornali più montisti, cominciano a registrare.
Ma la campagna elettorale ha già dato alcuni verdetti molto importanti relativamente ad alcuni protagonisti e rispetto all'Italia che verrà: Eccoli
1. Lo scandalo Mps, anche se non ha una relazione diretta di causa/effetto sui papabili, rischia di azzerare una serie di candidature per il Quirinale. Certamente, Draghi Mario, Amato Giuliano e, perché no, Prodi Romano, appaiono meno in gioco di qualche mese fa.
E potrebbe entrare in gioco il fattore LATO B: poniamo che Rosy Bindi venga eletta presidente della Camera e che serva una figura politica che abbia già una carica istituzionale, che sia anche di sesso femminile (il che aiuta, anche se qualcuno dovesse avere l'ardire di avanzare velati dubbi sul caso specifico) e che sia ineccepibile sotto il profilo etico.
La presidente del Pd vive a Sinalunga, ma con il Monte e con la sua associazione a delinquere non ha avuto frequentazioni rilevanti, quindi questo potrebbe essere un vantaggio. Nel 1992 Scalfaro da presidente della Camera bruciò tutti i grandi capi della Dc dell'epoca. Bindi Rosy se raggiunge il primo traguardo potrebbe essere automaticamente in lizza per l'altro.
2. Bersani Pierluigi. La legislatura potrà durare due o cinque anni. Cinque se si realizzano le convergenze istituzionali con il "forno" giusto, non soltanto con il forno che prende più voti. Due anni se il leader del Pd, beneficiario del premio di maggioranza alla Camera, si arrocca e non riesce a delineare una linea politica più chiara, limitandosi a navigare tra due schieramentini perdenti (di minor o maggior successo o presentabilità) come Vendola, Ingroia, Camusso, Monti, Fini e Casini.
3. Casini Pierferdinando in Caltariccone è all'ultimo giro di boa. All'interno dell'Udc, escluso il suo "cerchio magico", non gli è rimasto un amico che sia uno. Opportunismo, arroganza, tracotanza, le critiche più lievi. Per avere la controprova basterebbe ascoltare per qualche minuto cosa dice di lui la sorella di Cesa Lorenzo in tutti i salotti romani. Cose inenarrabili. Il Genero non se ne cura, non vede l'ora di liberarsi di tutti, Cesa Lorenzo compreso.
4. Monti Mario ex Mosè, "lo sherpa". Dopo qualche settimana di campagna elettorale con evidenti prestazioni da pollo di batteria, sta tornando nel suo soffitto di cristallo (per usare un'espressione cara alle femministe d'antan, cioè nei panni per i quali era conosciuto in Europa e nella cerchia milanese della sua precedente vita: "un abile sherpa".
Quindi non un capo di stato o di governo, e nemmeno un leader politico. Per la verità, l'aggettivo abile l'abbiamo aggiunto noi per non danneggiare eccessivamente l'immagine del nostro Paese, già provata dallo scandalo Mps. In realtà, nei vertici internazionali è uso comune darsi dei nomignoli o dei nick name e il nostro attuale premier viene chiamato "lo sherpa".
La cosa non è a sua insaputa, lui lo sa, ne è irritato ma non può farci nulla.
Il tutto per dire che le sue prospettive restano limitate ai noti e futuribili incarichi europei, se la congiuntura politica del 2014 lo permetterà.
Questo significa anche che ha un problema di traghettarsi in quell'epoca, che se continua nel suo impasto di leggerezza da novizio della politica rispetto ai contenuti e di arroganza professorale rischia anche di restare a piedi sulla stessa via di Bruxelles.
E che, infine, questo è certo, quelli che si sono aggrappati alla sua scialuppa resteranno comunque orfani.
5. Berlusconi Silvio. Sta dando prova ancora una volta che la campagna elettorale gli funziona da gerovital politico, porterà a casa un risultato inaspettato, ma sa anche che questa è davvero la sua ultima campagna elettorale.
Quindi deve comportarsi di conseguenza: il suo appuntamento più impegnativo comincerà il giorno dopo le elezioni.
O anticipa tutti e avvia sul serio il processo costituente di una forza moderata e popolare sciogliendo immediatamente il Pdl in una nuova forza politica attraverso un serio processo democratico che parte dalla base fino al vertice, quindi insediando in modo ramificato dal più piccolo comune fino a Roma una classe dirigente che viene selezionata democraticamente dal quel popolo che è riuscito per l'ultima volta a mobilitare e archiviando definitivamente impresentabili, veline, mignottocrazia militante e aspirante, oppure le Idi di marzo si porteranno dietro con qualche mese di anticipo una bella riunione del Gran Consiglio e per mano dei suoi fedeli "servitori" sarà pugnalato a morte (politica, s'intende).
Nel primo caso diventa il padre nobile dei moderati, mette fuori gioco il centrino dello Sherpa, di Fini e Casini e si fa da parte da leader non da sconfitto.
Se vuole, è in grado di farlo lasciando i suoi a scannarsi ma questa si chiama selezione democratica della classe dirigente.
In Forza Italia e nel Pdl non c'è mai stata, se il fidanzato della Pascale la introduce in zona Cesarini sarà ricordato anche per questo e non solo per tutto il resto che sappiamo.
6. Grillo Beppe torna a crescere sostituendo la Rete con le piazze, persino quella storica del sindacato e della sinistra di piazza San Giovanni a Roma.
Se questo colpo gli riesce, il terzo posto non glielo toglie nessuno. Per il dopo, non gli salti in mente di mettere vincoli ai suoi eletti perché si ritroverebbe solo: più gli eletti sono gente normale, casalinghe o precari, più velocemente si abituano agli usi e costumi della casta politica e non vogliono tornare indietro.
Ne può far firmare loro scritture private o invocare regolamenti o statuti interni. Con il salto in Parlamento il movimento non potrà più essere guidato con i diktat di Casaleggio e dintorni come oggi.
7. Uno dei personaggi più influenti del governo Monti, che ne ha fatto parte senza farsi travolgere dagli errori tecnici e che ha saputo tenersi alla larga dalle tentazioni di Scelta Civica, tornerà per un breve periodo al Consiglio di Stato.
Ma e' l'uomo che in Italia segue con più attenzione di tutti la corsa al Colle perché più di tutti viene ritenuto il candidato numero uno alla Segreteria Generale del Quirinale, uno degli incarichi istituzionali più importanti del Paese. Si chiama Catricala' Antonio.
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Re: Come se ne viene fuori ?
«Gli italiani stessi forse non se ne rendono conto, .........ma il loro è un Paese chiave per tutto l’Occidente – per certi versi ne definisce l’anima -.......... e il collasso visibilmente in corso è una tragedia che pagheremo tutti, ...............nei decenni e forse nei secoli» Bill Emmott, ex direttore dell’Economist, opinionista de La Stampa.
Sotto le macerie – 97
Cronaca di un affondamento - 47
I giorni della follia che precedono il disastro…….ovvero, l’ultima fase della dittatura delle tdc – 25
Perché Bill Emmott ha ragione da vendere - 1
Di una dimostrazione matematica Wikipedia dà questa definizione:
Dimostrazione matematica
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Una dimostrazione matematica è un processo di deduzione che, partendo da premesse assunte come valide (ipotesi) o da proposizioni dimostrate in virtù di queste premesse, determina la necessaria validità di una nuova proposizione in virtù della (sola) coerenza formale del ragionamento.
Il termine "dimostrare" deriva dal latino demonstrare, composto dalla radice de- (di valore intensivo) e da monstrare("mostrare", "far vedere"), da cui il significato di mostrare a tutti quella che viene considerata una verità. In matematica, però, il concetto viene appunto specializzato, e una dimostrazione ha una formulazione molto precisa: per dimostrare un'affermazione (la tesi), occorre partire da una o più affermazioni considerate vere (le ipotesi), usando un insieme ben definito di derivazioni logiche formali.
In pratica, la catena di passaggi formali viene spesso in larga parte sottintesa, in modo da ridurre l'estensione della dimostrazione scritta ed evitare di appesantirla con puntualizzazioni considerate evidenti e immediate[1]; tuttavia, in linea teorica, questo processo deduttivo può sempre essere applicato nelle dimostrazioni di natura matematica.
Che Bill Emmot abbia ragione da vendere, è il comportamento quotidiano degli uomini di potere, dei loro gregari, e dei supporter della comunicazione a dimostrarcelo.
3 febbraio 2013
1) La mummia bollita cala il suo asso a metà della campagna elettorale. Doverla definire in senso assoluto occorre prendere a prestito la definizione che Fantozzi, Rag. Ugo, da del film “La corazzata Potemkin”.
In senso relativo assai meno. La rete si scatena a secondo della casacca. I commenti di oggi e dei giorni a venire saranno ancora sul piano della comunicazione a suo favore, sempre in ossequio al detto di Oscar Wilde, "Parlate bene di me, parlate male di me l'importante è che ne parliate".
La mummia bollita, malgrado l’età e le mega pirlate che sta sparando da 20 anni, rimane ancora il miglior comunicatore su piazza. Lo segue Grillo, suo diretto concorrente al secondo posto in classifica. Tutti gli altri spariscono perché le pirlate le dicono ugualmente, ma non hanno l’impatto comunicativo della vecchia mummia.
I due competitor in materia di Imu si sono già espressi. Prima hanno aggravato la proposta berlusconiana (l’Imu è una proposta del governo Berlusconi) e dopo aver tosato le pecore per benino, complice il passaggio elettorale si contraddicono svendendo a prezzi da vu cumprà quanto avevano sostenuto qualche mese fa come fosse assolutamente necessaria.
E lui, il banana doveva essere da meno?...Ma quando mai?
Non solo sta applicando le stesse teorie del 1994, ma gioca anche sullo stato di fatto degli italiani, immersi in una crisi senza precedenti.
La mossa Balotelli, non è stata di certo peregrina. Aggiungere un 1,5-2 % ai consensi, potendo, l’avrebbero sottoscritta anche i suoi competitor, visti i chiari di luna e la necessità di vincere.
Ed anche questa mossa, da qui al voto avrà il suo effetto.
Berlu si è affidato alla sua amica Zanicchi:
http://www.youtube.com/watch?v=fBHdoBo69yk
Dal punto di vista della comunicazione la sua proposta non fa una grinza:
http://video.corriere.it/berlusconi-rim ... 6471fe2e30
1) Via l’Imu sulla prima casa
2) Nel nostro primo consiglio dei ministri, delibereremo come risarcimento per un’imposizione sbagliata e ingiusta dello Stato, la restituzione dell’Imu sulla prima casa pagata dai cittadini nel 2012. E le famiglie italiane saranno rimborsate di quanto hanno versato per l’Imu.
Il Corriere taglia, la stoccata a Monti che si prende dell’”imbecille”, trasmessa invece dal TG3 ore 19,00.
“Anche un imbecille sa inventare nuove tasse,…..solo uno intelligente sa toglierle”
Gli avversari, politici ed elettori insorgono, ma la comunicazione berlusconiana non era diretta a loro. La comunicazione era rivolta per quanto possibile a quel 17 % di elettori che in questo momento manca all’appello rispetto al 2008. La mummia bollita ha messo in conto la reazione degli avversari, ma non era di certo quello l’obiettivo, togliere voti agli avversari, ma recuperare i suoi di voti.
Anche “Giornalettismo” segnala che su Twitter è già “riderone”, ma non sono di certo i destinatari della comunicazione mummificata a farlo.
Il ragionamento del bollito è piuttosto elementare. Manca all’appello il 17 % voti rispetto al 2008. Molti, è consapevole di averli disgustati in modo irreparabile tanto da non risultare credibile. Ma tanti no, “il fango” gettato dagli avversari sulla sua vita privata non è condiviso da tutti.
Il sondaggio Swg, di venerdì scorso, in cui è stata riportata la metodologia operativa e il margine di errore +/- 2,96 %, indica che la distanza con i principali avversari si è ridotta al 5 %.
Basta quindi che riesca recuperare un 7 % di quel 17 %, perdendone anche il 10%, e il giochino è fatto.
La mummia poi confida sul proseguimento del trend negativo del Pd. Le due inchieste aperte di Mps e del Pirellone hanno di certo il suo peso. In settimana partono dalla Procura di Siena 10 avvisi di garanzia. E’ inutile dire che non avranno peso.
Non bisogna poi dimenticare che al mondo della destra ha sempre dato molto fastidio la conclamata superiorità morale manifestata dalla sinistra nel corso della prima Repubblica.
La questione morale viene lanciata nel 1977 da Enrico Berlinguer avendone pieno titolo. Venne avversata dalla Dc e dai partiti associati al regime. Trovò anche opposizione presso alcuni avversari interni del segretario. Trovò invece una insospettata sponda presso l’Msi di Almirante. Berlinguer intuì che la degenerazione della Dc nella gestione del denaro pubblico avrebbe portato al disastro. Intuizione che trovò puntuale conferma nel 1992.
Tutti i partiti del regime democristiano politici ed elettori, tirarono il fiato e poterono sfogare la rabbia repressa sulla manifestata superiorità morale quando l’ex Pci venne sfiorato da mani pulite. Ma è sempre stato un rospaccio che non sono mai riusciti a mandare giù.
La stampa non berlusconiana ci ha dato sotto con gli scandali della Lega, di Batman, della Polverini, del Celeste Forchettoni e nuovamente Lega in Regione Lombardia. Adesso tocca agli avversari andare sulla graticola. Bersani a Milano qualche giorno fa per la campagna elettorale è stato ricevuto dagli avversari che gli offrivano la Nutella.
La superiorità morale, anche dopo Penati e Lusi è finita nel bidone della spazzatura.
Il dire “sono tutti uguali”, da queste parti è diventata la normalità.
Non è sostenibile come fa qualcuno quando afferma che nella finta sinistra sono ancora i migliori, i più puliti, perché rubano meno degli altri.
E’ questo “sono tutti uguali” che può far ricredere quell’elettorato che aveva abbandonato disgustato la mummia bollita.
Poi occorre riflettere che l’Imu non ha messo in difficoltà solo elettori di sinistra e del finto centrosinistra, ha messo in difficoltà anche il centrodestra. Quindi recuperare i soldi dell’Imu può attrarre di questi tempi di grandi difficoltà, più di quanto possano pensare gli italiani.
Poi occorre pensare che anche nel serbatoio di chi non intende votare o degli indecisi, c’è chi farsi restituire quei soldi potrebbero fare comodo.
Soldi lo Stato non te li restituisce mai, te li prende solo, sono tutti uguali, ecchemmefrega, mi riprendo i soldi fin che posso.
La reazione di Bersani è poco convincente, molto meno quella di Monti, che si nasconde dietro un falso :”Non ha mai mantenuto le sue promesse”.
Non è vero, se tante promesse non le ha mai mantenute, una l’ha mantenuta, quella di togliere Ici. E quelli della destra e quelli che non si occupano di politica se lo ricordano, eccome se lo ricordano.
Vendola, ad “In onda”, sta attaccando Berlusconi su questo tema. Elenca fatti tutti giusti, ma rimane poco credibile, non si può continuare a fare il narratore nella vita.
Questi sono momenti in cui si deve dimostrare come si fa in matematica, la fattibilità di quello che si propaganda.
Il mestiere di narratore per il momento è superato.
Crozza potrebbe fare una nuova serie “Nichi nel Paese delle Meraviglie”
Vendola è credibile come quando sosteneva che avrebbe vinto le primarie.
1 – X - 2
Occhio a quel 2.
Sotto le macerie – 97
Cronaca di un affondamento - 47
I giorni della follia che precedono il disastro…….ovvero, l’ultima fase della dittatura delle tdc – 25
Perché Bill Emmott ha ragione da vendere - 1
Di una dimostrazione matematica Wikipedia dà questa definizione:
Dimostrazione matematica
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Una dimostrazione matematica è un processo di deduzione che, partendo da premesse assunte come valide (ipotesi) o da proposizioni dimostrate in virtù di queste premesse, determina la necessaria validità di una nuova proposizione in virtù della (sola) coerenza formale del ragionamento.
Il termine "dimostrare" deriva dal latino demonstrare, composto dalla radice de- (di valore intensivo) e da monstrare("mostrare", "far vedere"), da cui il significato di mostrare a tutti quella che viene considerata una verità. In matematica, però, il concetto viene appunto specializzato, e una dimostrazione ha una formulazione molto precisa: per dimostrare un'affermazione (la tesi), occorre partire da una o più affermazioni considerate vere (le ipotesi), usando un insieme ben definito di derivazioni logiche formali.
In pratica, la catena di passaggi formali viene spesso in larga parte sottintesa, in modo da ridurre l'estensione della dimostrazione scritta ed evitare di appesantirla con puntualizzazioni considerate evidenti e immediate[1]; tuttavia, in linea teorica, questo processo deduttivo può sempre essere applicato nelle dimostrazioni di natura matematica.
Che Bill Emmot abbia ragione da vendere, è il comportamento quotidiano degli uomini di potere, dei loro gregari, e dei supporter della comunicazione a dimostrarcelo.
3 febbraio 2013
1) La mummia bollita cala il suo asso a metà della campagna elettorale. Doverla definire in senso assoluto occorre prendere a prestito la definizione che Fantozzi, Rag. Ugo, da del film “La corazzata Potemkin”.
In senso relativo assai meno. La rete si scatena a secondo della casacca. I commenti di oggi e dei giorni a venire saranno ancora sul piano della comunicazione a suo favore, sempre in ossequio al detto di Oscar Wilde, "Parlate bene di me, parlate male di me l'importante è che ne parliate".
La mummia bollita, malgrado l’età e le mega pirlate che sta sparando da 20 anni, rimane ancora il miglior comunicatore su piazza. Lo segue Grillo, suo diretto concorrente al secondo posto in classifica. Tutti gli altri spariscono perché le pirlate le dicono ugualmente, ma non hanno l’impatto comunicativo della vecchia mummia.
I due competitor in materia di Imu si sono già espressi. Prima hanno aggravato la proposta berlusconiana (l’Imu è una proposta del governo Berlusconi) e dopo aver tosato le pecore per benino, complice il passaggio elettorale si contraddicono svendendo a prezzi da vu cumprà quanto avevano sostenuto qualche mese fa come fosse assolutamente necessaria.
E lui, il banana doveva essere da meno?...Ma quando mai?
Non solo sta applicando le stesse teorie del 1994, ma gioca anche sullo stato di fatto degli italiani, immersi in una crisi senza precedenti.
La mossa Balotelli, non è stata di certo peregrina. Aggiungere un 1,5-2 % ai consensi, potendo, l’avrebbero sottoscritta anche i suoi competitor, visti i chiari di luna e la necessità di vincere.
Ed anche questa mossa, da qui al voto avrà il suo effetto.
Berlu si è affidato alla sua amica Zanicchi:
http://www.youtube.com/watch?v=fBHdoBo69yk
Dal punto di vista della comunicazione la sua proposta non fa una grinza:
http://video.corriere.it/berlusconi-rim ... 6471fe2e30
1) Via l’Imu sulla prima casa
2) Nel nostro primo consiglio dei ministri, delibereremo come risarcimento per un’imposizione sbagliata e ingiusta dello Stato, la restituzione dell’Imu sulla prima casa pagata dai cittadini nel 2012. E le famiglie italiane saranno rimborsate di quanto hanno versato per l’Imu.
Il Corriere taglia, la stoccata a Monti che si prende dell’”imbecille”, trasmessa invece dal TG3 ore 19,00.
“Anche un imbecille sa inventare nuove tasse,…..solo uno intelligente sa toglierle”
Gli avversari, politici ed elettori insorgono, ma la comunicazione berlusconiana non era diretta a loro. La comunicazione era rivolta per quanto possibile a quel 17 % di elettori che in questo momento manca all’appello rispetto al 2008. La mummia bollita ha messo in conto la reazione degli avversari, ma non era di certo quello l’obiettivo, togliere voti agli avversari, ma recuperare i suoi di voti.
Anche “Giornalettismo” segnala che su Twitter è già “riderone”, ma non sono di certo i destinatari della comunicazione mummificata a farlo.
Il ragionamento del bollito è piuttosto elementare. Manca all’appello il 17 % voti rispetto al 2008. Molti, è consapevole di averli disgustati in modo irreparabile tanto da non risultare credibile. Ma tanti no, “il fango” gettato dagli avversari sulla sua vita privata non è condiviso da tutti.
Il sondaggio Swg, di venerdì scorso, in cui è stata riportata la metodologia operativa e il margine di errore +/- 2,96 %, indica che la distanza con i principali avversari si è ridotta al 5 %.
Basta quindi che riesca recuperare un 7 % di quel 17 %, perdendone anche il 10%, e il giochino è fatto.
La mummia poi confida sul proseguimento del trend negativo del Pd. Le due inchieste aperte di Mps e del Pirellone hanno di certo il suo peso. In settimana partono dalla Procura di Siena 10 avvisi di garanzia. E’ inutile dire che non avranno peso.
Non bisogna poi dimenticare che al mondo della destra ha sempre dato molto fastidio la conclamata superiorità morale manifestata dalla sinistra nel corso della prima Repubblica.
La questione morale viene lanciata nel 1977 da Enrico Berlinguer avendone pieno titolo. Venne avversata dalla Dc e dai partiti associati al regime. Trovò anche opposizione presso alcuni avversari interni del segretario. Trovò invece una insospettata sponda presso l’Msi di Almirante. Berlinguer intuì che la degenerazione della Dc nella gestione del denaro pubblico avrebbe portato al disastro. Intuizione che trovò puntuale conferma nel 1992.
Tutti i partiti del regime democristiano politici ed elettori, tirarono il fiato e poterono sfogare la rabbia repressa sulla manifestata superiorità morale quando l’ex Pci venne sfiorato da mani pulite. Ma è sempre stato un rospaccio che non sono mai riusciti a mandare giù.
La stampa non berlusconiana ci ha dato sotto con gli scandali della Lega, di Batman, della Polverini, del Celeste Forchettoni e nuovamente Lega in Regione Lombardia. Adesso tocca agli avversari andare sulla graticola. Bersani a Milano qualche giorno fa per la campagna elettorale è stato ricevuto dagli avversari che gli offrivano la Nutella.
La superiorità morale, anche dopo Penati e Lusi è finita nel bidone della spazzatura.
Il dire “sono tutti uguali”, da queste parti è diventata la normalità.
Non è sostenibile come fa qualcuno quando afferma che nella finta sinistra sono ancora i migliori, i più puliti, perché rubano meno degli altri.
E’ questo “sono tutti uguali” che può far ricredere quell’elettorato che aveva abbandonato disgustato la mummia bollita.
Poi occorre riflettere che l’Imu non ha messo in difficoltà solo elettori di sinistra e del finto centrosinistra, ha messo in difficoltà anche il centrodestra. Quindi recuperare i soldi dell’Imu può attrarre di questi tempi di grandi difficoltà, più di quanto possano pensare gli italiani.
Poi occorre pensare che anche nel serbatoio di chi non intende votare o degli indecisi, c’è chi farsi restituire quei soldi potrebbero fare comodo.
Soldi lo Stato non te li restituisce mai, te li prende solo, sono tutti uguali, ecchemmefrega, mi riprendo i soldi fin che posso.
La reazione di Bersani è poco convincente, molto meno quella di Monti, che si nasconde dietro un falso :”Non ha mai mantenuto le sue promesse”.
Non è vero, se tante promesse non le ha mai mantenute, una l’ha mantenuta, quella di togliere Ici. E quelli della destra e quelli che non si occupano di politica se lo ricordano, eccome se lo ricordano.
Vendola, ad “In onda”, sta attaccando Berlusconi su questo tema. Elenca fatti tutti giusti, ma rimane poco credibile, non si può continuare a fare il narratore nella vita.
Questi sono momenti in cui si deve dimostrare come si fa in matematica, la fattibilità di quello che si propaganda.
Il mestiere di narratore per il momento è superato.
Crozza potrebbe fare una nuova serie “Nichi nel Paese delle Meraviglie”
Vendola è credibile come quando sosteneva che avrebbe vinto le primarie.
1 – X - 2
Occhio a quel 2.
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Re: Come se ne viene fuori ?
3 febbraio
«Gli italiani stessi forse non se ne rendono conto, .........ma il loro è un Paese chiave per tutto l’Occidente – per certi versi ne definisce l’anima -.......... e il collasso visibilmente in corso è una tragedia che pagheremo tutti, ...............nei decenni e forse nei secoli» Bill Emmott, ex direttore dell’Economist, opinionista de La Stampa.
Sotto le macerie – 98
Cronaca di un affondamento - 48
I giorni della follia che precedono il disastro…….ovvero, l’ultima fase della dittatura delle tdc – 26
Perché Bill Emmott ha ragione da vendere - 2
La domanda diventa obbligatoria a Vendola dopo quanto letto stamani sulla stampa quotidiana.
Se ne incarica Luca Telese a “In onda”, chiedendo lumi a Vendola. Il tema è quello che ho cercato di chiedere in questi giorni a cui hanno dato una risposta solo pancho e soloo42000.
L’ambiguità macroscopica di Vendola in merito all’alleanza Monti – Bersani.
Il narratore, ovviamente, fa partire la cortina fumogena creando ancora più confusione di prima.
Bersani si esprime così, come riporta Repubblica.
Sembra evidente che qualcuno stia barando alla grande.
Vendola che fa finta di non capire cosa dice Bersani in base al patto sull’alleanza futura.
Bersani che tranquillamente si trascina Vendola che quando può dichiara “mai alleanza con Monti e Casini” senza mai chiarire con gli elettori.
Bersani passa, oramai è diventato un bel democristianone che tiene i piedi in 10 scarpe pur di arrivare nella stanza dei bottoni e dei bottini.
Ma Vendola che si ritiene di sinistra, o come mi ripete ossessivamente il funzionario del Sel cittadino che loro sono la nuova sinistra, da prova di forchettonismo democristiano raccontando balle ai suoi elettori e potenziali elettori.
Se questa è la nuova sinistra cacciaballe vada pure con Monti.
Alicione Bersani ci è o ci fa?
Non ha ancora capito che al Professore hanno suggerito di ridurlo ai minimi termini in modo di avere pochi margini di richiesta????. Dovrà ingoiare tutto quello che gli chiederanno per l’alleanza che vanno sbandierando da oltre un anno Dalemoni e lui.
Quell’alleanza gli costerà carissima, a peso d’oro.
Quello che Bersani non ha ancora capito è che sta maturando la vittoria di Casini. Una nullità assoluta dal 4 %.
Comanderanno ancora loro, come hanno comandato negli ultimi 15 mesi e Bersani ha dovuto dire solo signorsì, signorsì, signorsì.
Repubblica 3.2.13
L’ira di Bersani sul Professore
“Il nostro avversario è il Cavaliere ma così salta l’alleanza futura”
di Giovanna Casadio
E COSÌ ieri pomeriggio lo stesso Bersani ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie per frenare l’ira dei “big” del partito.
In moltissimi, infatti, lo hanno chiamato mentre stava a Piacenza e tutti si sono lamentati del Professore.
La risposta, però, stavolta è stata molto meno prudente che in passato.
Ha dovuto ammettere che a questo punto i rapporti con “Mario” si stanno «sfilacciando».
E non per colpa del Pd.
L’ultimo fendente di Monti sul lavoro viene considerato una «provocazione ».
Un tema «sensibile» per un partito a cui Bersani ha
voluto dare una fisionomia laburista.
Cosa significa, infatti, quell’invito a una flessibilità hard, se non ripristinare l’articolo 18 com’era nella bozza di riforma Fornero, prima che il Pd ottenesse il compromesso?
Non è però solo il lavoro che avvelena i rapporti tra Bersani e Monti.
Resta una ferita aperta l’attacco sul Monte dei Paschi di Siena.
Aver messo in discussione l’«etica» dei partiti e la battuta sull’anagrafe del Pd («Voi, nati nel 1921») hanno fatto imbestialire il segretario democratico. Criticare la correttezza dei comportamenti è a suo giudizio «inaccettabile». «Attenzione, - ha ripetuto allora Bersani ai suoi interlocutori - si rischia di arrivare a un punto di non ritorno nel rapporto tra il Professore e noi».
Se anche lui tiene a non precludersi l’alleanza - è il ragionamento del segretario - deve cambiare strategia.
È fin troppo evidente che in questo modo «si vengono a creare fratture che difficilmente si ricompongono».
Soprattutto trova incomprensibile non concentrare gli attacchi sul centrodestra. I «veri nemici», è la sua bussola, sono Berlusconi e la Lega: bisogna battere loro, senza concessioni a populismi di alcun genere. Invece sembra che Monti strizzi l’occhiolino all’elettorato berlusconiano, e per questo abbia messo nel mirino il centrosinistra.
Di certo il Professore sa di avere toccato con la sua ricetta sul lavoro - e l’affondo contro la Cgil - il tasto più sensibile per la coalizione dei Progressisti. Una sciabolata, che il premier uscente assesta con precisione millimetrica.
Eppure, anche nel merito degli argomenti, Bersani non condivide le parole del Professore. Si fa mandare le agenzie di stampa con il programma di Scelta Civica e annota tutti i punti deboli.
«Gli italiani stessi forse non se ne rendono conto, .........ma il loro è un Paese chiave per tutto l’Occidente – per certi versi ne definisce l’anima -.......... e il collasso visibilmente in corso è una tragedia che pagheremo tutti, ...............nei decenni e forse nei secoli» Bill Emmott, ex direttore dell’Economist, opinionista de La Stampa.
Sotto le macerie – 98
Cronaca di un affondamento - 48
I giorni della follia che precedono il disastro…….ovvero, l’ultima fase della dittatura delle tdc – 26
Perché Bill Emmott ha ragione da vendere - 2
La domanda diventa obbligatoria a Vendola dopo quanto letto stamani sulla stampa quotidiana.
Se ne incarica Luca Telese a “In onda”, chiedendo lumi a Vendola. Il tema è quello che ho cercato di chiedere in questi giorni a cui hanno dato una risposta solo pancho e soloo42000.
L’ambiguità macroscopica di Vendola in merito all’alleanza Monti – Bersani.
Il narratore, ovviamente, fa partire la cortina fumogena creando ancora più confusione di prima.
Bersani si esprime così, come riporta Repubblica.
Sembra evidente che qualcuno stia barando alla grande.
Vendola che fa finta di non capire cosa dice Bersani in base al patto sull’alleanza futura.
Bersani che tranquillamente si trascina Vendola che quando può dichiara “mai alleanza con Monti e Casini” senza mai chiarire con gli elettori.
Bersani passa, oramai è diventato un bel democristianone che tiene i piedi in 10 scarpe pur di arrivare nella stanza dei bottoni e dei bottini.
Ma Vendola che si ritiene di sinistra, o come mi ripete ossessivamente il funzionario del Sel cittadino che loro sono la nuova sinistra, da prova di forchettonismo democristiano raccontando balle ai suoi elettori e potenziali elettori.
Se questa è la nuova sinistra cacciaballe vada pure con Monti.
Alicione Bersani ci è o ci fa?
Non ha ancora capito che al Professore hanno suggerito di ridurlo ai minimi termini in modo di avere pochi margini di richiesta????. Dovrà ingoiare tutto quello che gli chiederanno per l’alleanza che vanno sbandierando da oltre un anno Dalemoni e lui.
Quell’alleanza gli costerà carissima, a peso d’oro.
Quello che Bersani non ha ancora capito è che sta maturando la vittoria di Casini. Una nullità assoluta dal 4 %.
Comanderanno ancora loro, come hanno comandato negli ultimi 15 mesi e Bersani ha dovuto dire solo signorsì, signorsì, signorsì.
Repubblica 3.2.13
L’ira di Bersani sul Professore
“Il nostro avversario è il Cavaliere ma così salta l’alleanza futura”
di Giovanna Casadio
E COSÌ ieri pomeriggio lo stesso Bersani ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie per frenare l’ira dei “big” del partito.
In moltissimi, infatti, lo hanno chiamato mentre stava a Piacenza e tutti si sono lamentati del Professore.
La risposta, però, stavolta è stata molto meno prudente che in passato.
Ha dovuto ammettere che a questo punto i rapporti con “Mario” si stanno «sfilacciando».
E non per colpa del Pd.
L’ultimo fendente di Monti sul lavoro viene considerato una «provocazione ».
Un tema «sensibile» per un partito a cui Bersani ha
voluto dare una fisionomia laburista.
Cosa significa, infatti, quell’invito a una flessibilità hard, se non ripristinare l’articolo 18 com’era nella bozza di riforma Fornero, prima che il Pd ottenesse il compromesso?
Non è però solo il lavoro che avvelena i rapporti tra Bersani e Monti.
Resta una ferita aperta l’attacco sul Monte dei Paschi di Siena.
Aver messo in discussione l’«etica» dei partiti e la battuta sull’anagrafe del Pd («Voi, nati nel 1921») hanno fatto imbestialire il segretario democratico. Criticare la correttezza dei comportamenti è a suo giudizio «inaccettabile». «Attenzione, - ha ripetuto allora Bersani ai suoi interlocutori - si rischia di arrivare a un punto di non ritorno nel rapporto tra il Professore e noi».
Se anche lui tiene a non precludersi l’alleanza - è il ragionamento del segretario - deve cambiare strategia.
È fin troppo evidente che in questo modo «si vengono a creare fratture che difficilmente si ricompongono».
Soprattutto trova incomprensibile non concentrare gli attacchi sul centrodestra. I «veri nemici», è la sua bussola, sono Berlusconi e la Lega: bisogna battere loro, senza concessioni a populismi di alcun genere. Invece sembra che Monti strizzi l’occhiolino all’elettorato berlusconiano, e per questo abbia messo nel mirino il centrosinistra.
Di certo il Professore sa di avere toccato con la sua ricetta sul lavoro - e l’affondo contro la Cgil - il tasto più sensibile per la coalizione dei Progressisti. Una sciabolata, che il premier uscente assesta con precisione millimetrica.
Eppure, anche nel merito degli argomenti, Bersani non condivide le parole del Professore. Si fa mandare le agenzie di stampa con il programma di Scelta Civica e annota tutti i punti deboli.
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