La Questione Monti
Re: La Questione Monti
Ma perché uno di destra non dovrebbe spaccare, anzi distruggere il centrosinistra?
In un editoriale di alcuni anni fa sul corriere, che non riesco a trovare, Monti disse chiaramente che per risolvere i problemi dell'Italia ci voleva un grande centro.
Né il centrodestra, né il centrosinistra, né in generale un sistema bipolare erano a suo dire in grado di fare le riforme necessarie per il paese.
Il suo progetto è quindi di mettere insieme pezzi del PD, l'UDC ed il Pdl ripulito da Berlusconi (almeno non in prima linea) e da qualche ex-fascista di AN. Per questo la spaccatura del PD è una priorità.
@Pancho
Quanto a Napolitano, non che lo abbia mai apprezzato più di tanto.
Ma obbiettivamente, nella situazione in cui si era cacciato il paese, pressato dalla Merkel e dall'establishment europeo, che doveva fare? Lasciare che Berlusconi ci portasse a sbattere? Sciogliere il parlamento non era possibile finché non ci fosse una crisi formale con tanto di voto di sfiducia. Ha preferito la limitazione del danno.
In un editoriale di alcuni anni fa sul corriere, che non riesco a trovare, Monti disse chiaramente che per risolvere i problemi dell'Italia ci voleva un grande centro.
Né il centrodestra, né il centrosinistra, né in generale un sistema bipolare erano a suo dire in grado di fare le riforme necessarie per il paese.
Il suo progetto è quindi di mettere insieme pezzi del PD, l'UDC ed il Pdl ripulito da Berlusconi (almeno non in prima linea) e da qualche ex-fascista di AN. Per questo la spaccatura del PD è una priorità.
@Pancho
Quanto a Napolitano, non che lo abbia mai apprezzato più di tanto.
Ma obbiettivamente, nella situazione in cui si era cacciato il paese, pressato dalla Merkel e dall'establishment europeo, che doveva fare? Lasciare che Berlusconi ci portasse a sbattere? Sciogliere il parlamento non era possibile finché non ci fosse una crisi formale con tanto di voto di sfiducia. Ha preferito la limitazione del danno.
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Re: La Questione Monti
mariok ha scritto:Ma perché uno di destra non dovrebbe spaccare, anzi distruggere il centrosinistra?
...omissis...
in effetti...non c'è nulla di sbagliato.
l'origine di quello che scritto prima risiede nel mio schema mentale che mi porta prima di tutto a fare ordine in casa mia...
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Re: La Questione Monti
Non mi convince la tua analisi, Mario. E' vero che scioglere il parlamento non lo poteva fare ma allinearsi al pensiero liberista di questa attuale europa mi e' apparso eccessivo.mariok ha scritto:Ma perché uno di destra non dovrebbe spaccare, anzi distruggere il centrosinistra?
In un editoriale di alcuni anni fa sul corriere, che non riesco a trovare, Monti disse chiaramente che per risolvere i problemi dell'Italia ci voleva un grande centro.
Né il centrodestra, né il centrosinistra, né in generale un sistema bipolare erano a suo dire in grado di fare le riforme necessarie per il paese.
Il suo progetto è quindi di mettere insieme pezzi del PD, l'UDC ed il Pdl ripulito da Berlusconi (almeno non in prima linea) e da qualche ex-fascista di AN. Per questo la spaccatura del PD è una priorità.
@Pancho
Quanto a Napolitano, non che lo abbia mai apprezzato più di tanto.
Ma obbiettivamente, nella situazione in cui si era cacciato il paese, pressato dalla Merkel e dall'establishment europeo, che doveva fare? Lasciare che Berlusconi ci portasse a sbattere? Sciogliere il parlamento non era possibile finché non ci fosse una crisi formale con tanto di voto di sfiducia. Ha preferito la limitazione del danno.
Non pretendevo che desse il ministero dell'economia o la prisidenza del consiglio ad un comunista ma suvvia....non mancavano maitre a penser piu' consoni al momento politico .
Gli obiettivi si dovevano raggiungere (?) ma e' il mezzo che e' stato sbagliato e questo non me l'aspettavo da Napolitano. Da un ex PCI anche se migliorista. Pertini che non era del PCI su questo avrebbe fatto qualcosa di diverso e credo che nessuno avrebbe fiatato visto il carisma che aveva e che da tutte le parti gli conferivano.
No...non lo capisco. Probabilmente per mia incapacita analitica. Non lo capisco e non capisco anche chi sostiene questa sua scelta.
Real politik? No di certo! La real politik e' un'altra cosa!
un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: La Questione Monti
si juan ma poi doveva votarlo il parlamento che ha la maggioranza che ha....purtroppo è una situazionaccia che ci trasciniamo da quasi un ventennio...la sinistra ormai è marginalizzata ed i danni del berlusconismo ce li trascineremo per lungo lungo tempo...Pancho ha scritto: Non pretendevo che desse il ministero dell'economia o la prisidenza del consiglio ad un comunista ma suvvia....non mancavano maitre a penser piu' consoni al momento politico .
un saluto
baskerville
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Re: La Questione Monti
EDITORIALE
Il tabù rovesciato
di EZIO MAURO
DUNQUE "se il Paese non è pronto" il governo potrebbe anche lasciare. Non è una frase felice quella pronunciata a Seul dal Presidente del Consiglio riguardo all'articolo 18. Chi certifica infatti quando il Paese è "pronto" e in base a quale canone? E soprattutto non siamo a scuola e non tocca ancora ai governi dare il voto ai cittadini: semmai l'opposto.
Non c'è alcun dubbio che se fino ad oggi il voto dei sondaggi per Monti è stato così alto, questo è dovuto in gran parte a due caratteristiche del Premier: il disinteresse personale e la capacità di decidere. C'è dunque un timbro di sincerità quando il Capo del governo spiega che non tirerà a campare pur di durare e non lascerà snaturare dalle Camere quello che considera "un buon lavoro".
Tuttavia la terza caratteristica di Monti è sempre stata, finora, il buonsenso governante. E qui nascono due questioni, una formale ed una sostanziale. La prima è che quando si sostiene che il Parlamento sovrano è il principale interlocutore del governo, bisogna poi saper ascoltare la discussione che si svolge nelle sue aule, rispettando la decisione finale.
La seconda è il carico improprio di ideologismo con cui la destra sta avviluppando quella che chiama "la libertà di licenziare", e che rischia di trasformare l'articolo 18 in un nuovo tabù, questa volta rovesciato. Per la "feroce gioia" di chi non guarda al lavoro ma intende solo regolare
per legge conti sospesi dal secolo scorso con la sinistra e con il sindacato.
Occorre tornare in fretta al merito del problema, de-ideologizzandolo. Il modello tedesco non penalizza certo la produttività e la competitività delle imprese, ma lascia al giudice la possibilità di decidere il reintegro per il licenziamento economico, se si rivela illegittimo. È la forza del buonsenso governante: il Paese è già "pronto".
(27 marzo 2012)
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... ref=HREA-1
Il tabù rovesciato
di EZIO MAURO
DUNQUE "se il Paese non è pronto" il governo potrebbe anche lasciare. Non è una frase felice quella pronunciata a Seul dal Presidente del Consiglio riguardo all'articolo 18. Chi certifica infatti quando il Paese è "pronto" e in base a quale canone? E soprattutto non siamo a scuola e non tocca ancora ai governi dare il voto ai cittadini: semmai l'opposto.
Non c'è alcun dubbio che se fino ad oggi il voto dei sondaggi per Monti è stato così alto, questo è dovuto in gran parte a due caratteristiche del Premier: il disinteresse personale e la capacità di decidere. C'è dunque un timbro di sincerità quando il Capo del governo spiega che non tirerà a campare pur di durare e non lascerà snaturare dalle Camere quello che considera "un buon lavoro".
Tuttavia la terza caratteristica di Monti è sempre stata, finora, il buonsenso governante. E qui nascono due questioni, una formale ed una sostanziale. La prima è che quando si sostiene che il Parlamento sovrano è il principale interlocutore del governo, bisogna poi saper ascoltare la discussione che si svolge nelle sue aule, rispettando la decisione finale.
La seconda è il carico improprio di ideologismo con cui la destra sta avviluppando quella che chiama "la libertà di licenziare", e che rischia di trasformare l'articolo 18 in un nuovo tabù, questa volta rovesciato. Per la "feroce gioia" di chi non guarda al lavoro ma intende solo regolare
per legge conti sospesi dal secolo scorso con la sinistra e con il sindacato.
Occorre tornare in fretta al merito del problema, de-ideologizzandolo. Il modello tedesco non penalizza certo la produttività e la competitività delle imprese, ma lascia al giudice la possibilità di decidere il reintegro per il licenziamento economico, se si rivela illegittimo. È la forza del buonsenso governante: il Paese è già "pronto".
(27 marzo 2012)
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... ref=HREA-1
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Re: La Questione Monti
Mossa del cavallo di Bersani ...
Pensavano di spaccare il PD sull'articolo 18 e creare il grande centro, ma gli è andata male.
Bersani con le sue dichiarazioni ha dimostrato che il Paese vuole una sinistra, responsabile, ma che sia attenta alle problematiche del ceto medio e medio-basso.
Quindi non solo ha costretto ai "montiani" a fare dietrofront, ma ha compattato la sua base attorno a lui e al centro-sinistra escludendo di fatto la grande coalizione.
Per questo Monti ha sparato "la cartuccia" della crisi di governo, ma i sondaggi stanno dimostrando che il consenso a Bersani sta aumentando.
Pensavano di spaccare il PD sull'articolo 18 e creare il grande centro, ma gli è andata male.
Bersani con le sue dichiarazioni ha dimostrato che il Paese vuole una sinistra, responsabile, ma che sia attenta alle problematiche del ceto medio e medio-basso.
Quindi non solo ha costretto ai "montiani" a fare dietrofront, ma ha compattato la sua base attorno a lui e al centro-sinistra escludendo di fatto la grande coalizione.
Per questo Monti ha sparato "la cartuccia" della crisi di governo, ma i sondaggi stanno dimostrando che il consenso a Bersani sta aumentando.
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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Re: La Questione Monti
Avrei voluto vedere chi poi avrebbe fatto cadere il governo anche se non ci fosse stato Monti.baskerville2008 ha scritto:si juan ma poi doveva votarlo il parlamento che ha la maggioranza che ha....purtroppo è una situazionaccia che ci trasciniamo da quasi un ventennio...la sinistra ormai è marginalizzata ed i danni del berlusconismo ce li trascineremo per lungo lungo tempo...Pancho ha scritto: Non pretendevo che desse il ministero dell'economia o la prisidenza del consiglio ad un comunista ma suvvia....non mancavano maitre a penser piu' consoni al momento politico .
un saluto
baskerville
Cmq non e' stato fatto un "bel" gioco. Questo deve essere chiaro se e' rimasto ancora in noi qualcosa del ns passato prossimo
"Quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora, ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi".
Enrico Berlinguer
Nel frattempo cosa e' cambiato in noi rispetto allora?
un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
Re: La Questione Monti
POLITICA & PALAZZO | di Redazione Il Fatto Quotidiano | 28 marzo 2012 Commenti (3)
Tokyo, Monti lancia stoccate alla politica: “Governo ha largo consenso, i partiti no”
Il presidente del Consiglio ha parlato questa mattina da Tokyo durante una conferenza organizzata dal Nikkei, il colosso dei media economici nipponici. Il premier ha illustrato la riforma del mercato del lavoro "voluta fortemente dagli italiani"
“Gli italiani vogliono la riforma del lavoro”. Il presidente del Consiglio ne è convinto. E rilancia da Tokyo durante una conferenza organizzata dal Nikkei, il colosso dei media economici nipponici. Fa di più e spiega: “il nostro governo ha un alto consenso, i partiti italiani no”. Il premier dunque si mostra ottimista e sembra andare ben oltre i tentennamenti della politica italiana. “La riforma del lavoro – ha proseguito Monti -alla fine promuoverà l’interesse dei lavoratori, sia attuali che futuri, in modo più eficace di quanto non lo faccia l’attuale sistema che, mi spiace, ma scoraggia le imprese italiane dagli investimenti nel Paese, così come quelle straniere”.
Nel suo intervento Monti così ricapitola i punti premianti del pacchetto e sottolinea tra l’altro che “abbiamo ridotto le distanze da un sistema sul modello della Danimarca, quello della cosiddetta flexsecurity, con meno protezione del posto di lavoro, come era tradizione italiana, e più alla persona che perde il lavoro” e che ancora “mancavano protezioni per i giovani che faticano a entrare nel mercato del lavoro e hanno una posizione da precari” anche perché le imprese “spaventate di fronte all’ipotesi di assumere senza la possibilità di licenziare per motivi economici”
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03 ... ti/200611/
Tokyo, Monti lancia stoccate alla politica: “Governo ha largo consenso, i partiti no”
Il presidente del Consiglio ha parlato questa mattina da Tokyo durante una conferenza organizzata dal Nikkei, il colosso dei media economici nipponici. Il premier ha illustrato la riforma del mercato del lavoro "voluta fortemente dagli italiani"
“Gli italiani vogliono la riforma del lavoro”. Il presidente del Consiglio ne è convinto. E rilancia da Tokyo durante una conferenza organizzata dal Nikkei, il colosso dei media economici nipponici. Fa di più e spiega: “il nostro governo ha un alto consenso, i partiti italiani no”. Il premier dunque si mostra ottimista e sembra andare ben oltre i tentennamenti della politica italiana. “La riforma del lavoro – ha proseguito Monti -alla fine promuoverà l’interesse dei lavoratori, sia attuali che futuri, in modo più eficace di quanto non lo faccia l’attuale sistema che, mi spiace, ma scoraggia le imprese italiane dagli investimenti nel Paese, così come quelle straniere”.
Nel suo intervento Monti così ricapitola i punti premianti del pacchetto e sottolinea tra l’altro che “abbiamo ridotto le distanze da un sistema sul modello della Danimarca, quello della cosiddetta flexsecurity, con meno protezione del posto di lavoro, come era tradizione italiana, e più alla persona che perde il lavoro” e che ancora “mancavano protezioni per i giovani che faticano a entrare nel mercato del lavoro e hanno una posizione da precari” anche perché le imprese “spaventate di fronte all’ipotesi di assumere senza la possibilità di licenziare per motivi economici”
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03 ... ti/200611/
Questo è un altro "Unto dal Signore" che pensa di poter fare ciò che vuole perché "amato dagli Italiani"?“il nostro governo ha un alto consenso, i partiti italiani no”
E quanto a balle anche lui non scherzaabbiamo ridotto le distanze da un sistema sul modello della Danimarca, quello della cosiddetta flexsecurity
Re: La Questione Monti
L'INTERVENTO DAL GIAPPONE
Tensioni tra Monti e i partiti:
ora il Professore pensa alla fiducia
Il premier non intende fare passi indietro sulla riforma
Il primo gancio l'avevano assorbito, anche se dopo la citazione andreottiana i leader della «strana maggioranza» si erano interrogati sulle reali intenzioni di Monti. E durante il vertice per le riforme, l'altro ieri, erano nate due scuole di pensiero.
C'era chi sosteneva che il premier avesse voluto mandare un avvertimento ai partiti, che avesse voluto cioè solo spronarli per farli riallineare alla linea del governo. E c'era invece chi riteneva che il Professore - con l'approssimarsi della fase economica più difficile per gli italiani - avesse iniziato a scaricare le tensioni sulle forze politiche. Tutti comunque immaginavano che Monti non sarebbe andato oltre, nessuno pensava all'uno-due. Perciò l'uppercut di ieri li ha colti di sorpresa.
Ma c'è un motivo se l'Abc della politica ha reagito in modo diverso all'affondo del premier contro i partiti, se l'ex ministro Brunetta - incontrando Alfano - l'ha consigliato a tenere il Pdl fuori dal ring della polemica: «Tanto Monti non ce l'ha con noi ma con il Pd». È il provvedimento sul mercato del lavoro al centro dello scontro, e il Professore - che si è sentito politicamente e istituzionalmente «abbandonato» - non intende cedere né fare passi indietro rispetto all'impianto della riforma.
E poco importa se le tensioni provocate hanno incrinato anche i rapporti con il Colle. Il premier ne fa una questione di principio e una di merito. Intanto non accetta di esser stato chiamato a far «l'aggiustatore» per poi essere scaricato alla bisogna. L'idea poi di venir additato come una sorta di dittatore al soldo dei mercati e di mancare di rispetto alle prerogative del Parlamento, lo rende meno sobrio anche nel linguaggio. È pronto infatti alla mediazione sull'articolo 18, nel senso che è pronto a discutere una diversa formulazione della norma, ed è disposto - come è successo già per altri provvedimenti - ad accettare una «soluzione alternativa che sia confacente». Se così non fosse, però, presenterebbe il testo redatto dal governo, lo sigillerebbe con il voto di fiducia, e a quel punto «ognuno ne trarrebbe le conseguenze».
Il progetto è chiaro, e per Monti anche obbligato. Il fatto è che il suo percorso entra in rotta di collisione con il Pd, dove il profilo del Professore inizia ad assomigliare a quello del Cavaliere, e non perché il premier cita i sondaggi per tenersi a debita distanza dal giudizio che i cittadini hanno nei riguardi dei partiti. Bersani non intende cedere perché altrimenti vedrebbe minacciati gli «interessi della ditta». Ed è in quel nome che non desiste, anzi rilancia: nelle parole del presidente del Consiglio scorge una «minaccia», «così si aprono dei varchi pericolosi all'anti-politica».
Di pensierini andreottiani ne fanno anche al quartier generale dei Democrat, dove c'è chi immagina addirittura una manovra internazionale tesa a impedire che il Pd possa andare a palazzo Chigi. Non è dato sapere se il segretario condivida questa analisi, è certo che Bersani non accetta di fare il cireneo e di venire anche flagellato: «Ci è stato detto che l'emergenza economica imponeva di non disturbare più di tanto il manovratore. Ma poi la gente ferma me per strada...».
Ed è questo il punto. Dopo quattro mesi di governo, i provvedimenti lacrime e sangue varati da Monti iniziano ad impattare sul Paese: in questi giorni l'addizionale regionale Irpef sta alleggerendo le buste paga dei lavoratori; prima dell'estate l'Imu appesantirà le dichiarazioni dei redditi dei possessori di case; in autunno il secondo aumento dell'Iva farà galoppare ancor di più i prezzi... Il rischio per i partiti è che si realizzi la profezia di Bossi, quel «finché la gente non s'incazza» che è vissuto come un incubo da chi oggi sostiene l'esecutivo tecnico. Il rischio aggiuntivo per Bersani è che «l'opinione pubblica possa iniziare a pensare come si stava bene prima», cioè con Berlusconi...
Così nella «strana maggioranza» è iniziata una manovra degna di un equilibrista: stare con il Professore e tenersene però a distanza, appoggiare il governo senza tuttavia assecondarlo. Il gioco si è disvelato al crocevia della riforma sul mercato del lavoro ed è così che gli equilibri sono saltati. Persino Casini - che si era sempre schierato dalla parte del premier «senza se e senza ma» - nei giorni dello scontro tra palazzo Chigi e i sindacati si è defilato, prima dicendo che «ad una nuova legge noi preferiamo un buon accordo», poi avvisando che «il Parlamento non sarà un passacarte». E ieri, dopo le parole pronunciate da Monti in Estremo Oriente, ha criticato il linguaggio del Professore, definendolo un «errore di comunicazione».
Non si era mai visto in effetti un capo di governo che attacca così la propria maggioranza, per quanto «strana». Il fallo di reazione è stato commesso da chi si è reso conto di non avere più nemmeno la totale copertura del Colle. Il problema è che anche Napolitano ora ha pochi margini di manovra, dato che il Quirinale si è trasformato a sua volta in un parafulmini. Nel braccio di ferro tra il premier e il Pd, viene lambita infatti anche la figura del capo dello Stato, che ieri aveva invitato a rinviare il giudizio sulla riforma del mercato del lavoro «quando sarà presentato il testo». Bersani invece il giudizio l'ha dato, eccome, ravvisando «elementi di incostituzionalità» nel provvedimento. Il leader democratico ha ripreso la tesi sostenuta in Consiglio dei ministri dal titolare della Salute, Balduzzi, e definita dal Pdl «un'interpretazione sovietica del diritto».
Si attende il rientro di Monti per cercare un compromesso tra le ragioni dei tecnici e quelle dei politici. Nel frattempo ieri lo spread è risalito a quota 327.
Francesco Verderami
29 marzo 2012 | 9:11
http://www.corriere.it/politica/12_marz ... 1649.shtml
Tensioni tra Monti e i partiti:
ora il Professore pensa alla fiducia
Il premier non intende fare passi indietro sulla riforma
Il primo gancio l'avevano assorbito, anche se dopo la citazione andreottiana i leader della «strana maggioranza» si erano interrogati sulle reali intenzioni di Monti. E durante il vertice per le riforme, l'altro ieri, erano nate due scuole di pensiero.
C'era chi sosteneva che il premier avesse voluto mandare un avvertimento ai partiti, che avesse voluto cioè solo spronarli per farli riallineare alla linea del governo. E c'era invece chi riteneva che il Professore - con l'approssimarsi della fase economica più difficile per gli italiani - avesse iniziato a scaricare le tensioni sulle forze politiche. Tutti comunque immaginavano che Monti non sarebbe andato oltre, nessuno pensava all'uno-due. Perciò l'uppercut di ieri li ha colti di sorpresa.
Ma c'è un motivo se l'Abc della politica ha reagito in modo diverso all'affondo del premier contro i partiti, se l'ex ministro Brunetta - incontrando Alfano - l'ha consigliato a tenere il Pdl fuori dal ring della polemica: «Tanto Monti non ce l'ha con noi ma con il Pd». È il provvedimento sul mercato del lavoro al centro dello scontro, e il Professore - che si è sentito politicamente e istituzionalmente «abbandonato» - non intende cedere né fare passi indietro rispetto all'impianto della riforma.
E poco importa se le tensioni provocate hanno incrinato anche i rapporti con il Colle. Il premier ne fa una questione di principio e una di merito. Intanto non accetta di esser stato chiamato a far «l'aggiustatore» per poi essere scaricato alla bisogna. L'idea poi di venir additato come una sorta di dittatore al soldo dei mercati e di mancare di rispetto alle prerogative del Parlamento, lo rende meno sobrio anche nel linguaggio. È pronto infatti alla mediazione sull'articolo 18, nel senso che è pronto a discutere una diversa formulazione della norma, ed è disposto - come è successo già per altri provvedimenti - ad accettare una «soluzione alternativa che sia confacente». Se così non fosse, però, presenterebbe il testo redatto dal governo, lo sigillerebbe con il voto di fiducia, e a quel punto «ognuno ne trarrebbe le conseguenze».
Il progetto è chiaro, e per Monti anche obbligato. Il fatto è che il suo percorso entra in rotta di collisione con il Pd, dove il profilo del Professore inizia ad assomigliare a quello del Cavaliere, e non perché il premier cita i sondaggi per tenersi a debita distanza dal giudizio che i cittadini hanno nei riguardi dei partiti. Bersani non intende cedere perché altrimenti vedrebbe minacciati gli «interessi della ditta». Ed è in quel nome che non desiste, anzi rilancia: nelle parole del presidente del Consiglio scorge una «minaccia», «così si aprono dei varchi pericolosi all'anti-politica».
Di pensierini andreottiani ne fanno anche al quartier generale dei Democrat, dove c'è chi immagina addirittura una manovra internazionale tesa a impedire che il Pd possa andare a palazzo Chigi. Non è dato sapere se il segretario condivida questa analisi, è certo che Bersani non accetta di fare il cireneo e di venire anche flagellato: «Ci è stato detto che l'emergenza economica imponeva di non disturbare più di tanto il manovratore. Ma poi la gente ferma me per strada...».
Ed è questo il punto. Dopo quattro mesi di governo, i provvedimenti lacrime e sangue varati da Monti iniziano ad impattare sul Paese: in questi giorni l'addizionale regionale Irpef sta alleggerendo le buste paga dei lavoratori; prima dell'estate l'Imu appesantirà le dichiarazioni dei redditi dei possessori di case; in autunno il secondo aumento dell'Iva farà galoppare ancor di più i prezzi... Il rischio per i partiti è che si realizzi la profezia di Bossi, quel «finché la gente non s'incazza» che è vissuto come un incubo da chi oggi sostiene l'esecutivo tecnico. Il rischio aggiuntivo per Bersani è che «l'opinione pubblica possa iniziare a pensare come si stava bene prima», cioè con Berlusconi...
Così nella «strana maggioranza» è iniziata una manovra degna di un equilibrista: stare con il Professore e tenersene però a distanza, appoggiare il governo senza tuttavia assecondarlo. Il gioco si è disvelato al crocevia della riforma sul mercato del lavoro ed è così che gli equilibri sono saltati. Persino Casini - che si era sempre schierato dalla parte del premier «senza se e senza ma» - nei giorni dello scontro tra palazzo Chigi e i sindacati si è defilato, prima dicendo che «ad una nuova legge noi preferiamo un buon accordo», poi avvisando che «il Parlamento non sarà un passacarte». E ieri, dopo le parole pronunciate da Monti in Estremo Oriente, ha criticato il linguaggio del Professore, definendolo un «errore di comunicazione».
Non si era mai visto in effetti un capo di governo che attacca così la propria maggioranza, per quanto «strana». Il fallo di reazione è stato commesso da chi si è reso conto di non avere più nemmeno la totale copertura del Colle. Il problema è che anche Napolitano ora ha pochi margini di manovra, dato che il Quirinale si è trasformato a sua volta in un parafulmini. Nel braccio di ferro tra il premier e il Pd, viene lambita infatti anche la figura del capo dello Stato, che ieri aveva invitato a rinviare il giudizio sulla riforma del mercato del lavoro «quando sarà presentato il testo». Bersani invece il giudizio l'ha dato, eccome, ravvisando «elementi di incostituzionalità» nel provvedimento. Il leader democratico ha ripreso la tesi sostenuta in Consiglio dei ministri dal titolare della Salute, Balduzzi, e definita dal Pdl «un'interpretazione sovietica del diritto».
Si attende il rientro di Monti per cercare un compromesso tra le ragioni dei tecnici e quelle dei politici. Nel frattempo ieri lo spread è risalito a quota 327.
Francesco Verderami
29 marzo 2012 | 9:11
http://www.corriere.it/politica/12_marz ... 1649.shtml
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Re: La Questione Monti
non pervenuto Mont Blank.“il nostro governo ha un alto consenso”
lei mente spudoratamente.
qui c'è un sondaggio del corriere della sera,Pubblicato il 27/3/2012 :
http://www.sondaggipoliticoelettorali.it/
che dice che il consenso degli italians alla sua macelleria sociale è calato dal 56% al 44% in un mese.
o cambiate rotta...o toglietevi dalle @@
Chi c’è in linea
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