Come se ne viene fuori ?

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Amadeus

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Amadeus »

Huffington post

Stavolta Pierluigi Bersani ha sorpreso tutti. Dopo le idee shock di Silvio Berlusconi è stato il leader del centrosinistra a tirare fuori il coniglio dal cilindro. Se il Pd andrà al governo, emetterà 10 miliardi di euro l'anno di titoli pubblici per i prossimi cinque anni esclusivamente dedicati al pagamento dei crediti commerciali delle imprese nei confronti della Pubblica amministrazione. Debito ufficiale per pagare debito occulto.

Le imprese, secondo i dati più aggiornati, vantano nei confronti dello Stato circa 100 miliardi di euro. Fatture arretrate che il governo non riesce a saldare per mancanza di soldi. Un debito nascosto, perché non emerge nelle statistiche ufficiali. Per Eurostat, infatti, i debiti commerciali non sono debito pubblico, perché riguardano solo uno sfasamento temporale tra l'emissione di una fattura e il suo pagamento. Solo che l'Italia, con le casse vuote, ha usato i fornitori della pubblica amministrazione come una banca. Molte imprese sono finite in panne (e fallite) proprio per i mancati pagamenti dello Stato.

Corrado Passera ci ha già provato a mettere una pezza. Ma i risultati fino ad oggi non sono stati quelli sperati. Prima ha stanziato 6 miliardi di euro, quattro dei quali prelevati dal fondo per il rimborso delle imposte. Una partita di giro. Come dire, ti pago le fatture ma poi ti ritardo il rimborso dell'Iva. Altri due miliardi di pagamento avrebbero dovuto essere effettuati con emissione di Cct da assegnare direttamente alle imprese. Che però non li hanno voluti. Come ha rivelato l'Huffpost al Tesoro sono arrivate richieste solo per 20 milioni (soprattutto da grandi imprese).

Neanche il meccanismo di certificazione e sconto in banca delle fatture, previsto sempre da Passera che aveva ottenuto un impegno dell'Abi per un plafond di 20 miliardi a tale scopo, sta dando grandi frutti. Oggi è stato il neo presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, a ricordare che ad essere in ritardo nella certificazione sono le amministrazioni pubbliche. Il punto è che se certificano, poi entro tempi certi devono rimborsare. E di soldi nelle casse di Asl, Comuni, province, ministeri, ne girano ancora pochi.

Ma quali sono i rischi della proposta Bersani? Il passaggio più delicato riguarda il fatto che il debito pubblico, che già viaggia verso il 127%, aumenterà di altri 50 miliardi di euro. Il Fiscal compact, invece, impone all'Italia di iniziare a ridurlo dal 2014 per portarlo verso il 60% entro 20 anni. Bersani ha già dato una prima risposta a questa obiezione. Gli investitori che comprano i Btp non si spaventeranno di questo nuovo debito. Del resto sanno bene che l'Italia ha sotto il tappeto un debito di 100 miliardi nei confronti delle imprese. Farlo emergere ufficialmente è un'operazione di trasparenza. Nessuno fuggirà di fronte a questa prospettiva. O almeno si spera.
paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da paolo11 »

I migliardi che vuole dare Monti Bon alla nanca Monte Pasci Siena.Qui soldi andrebbero dati subito alle inprese che avanzano soldi dallo stato.
E ai fornitori delle Ulss ospedaliere.Anche in questo settore i creditori cominciano a stancarsi di non ricevere i soldi in tempi ragionevoli.
Ciao
Paolo11
lucfig
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da lucfig »

La proposta di Bersani è una minchiata!

Come sopravvive un'impresa con in tasca senza liquidità ma piena di BOT e CCT ?

Come paga gli stipendi degli operai?

Come paga le altre fornture?

... Se questo dovrebbe essere il prossimo PdC allora siamo ... su Titanic dritti su un iceberg!
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
_____________________
mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da mariok »

A me sembra che ci sia un equivoco.

Bersani propone un'emissione di titoli specifici a copertura del pagamento alle imprese dei loro crediti.

Non mi pare abbia parlato di dargli buoni del tesoro al posto dei soldi.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Osservazioni su.

Se il Pd andrà al governo, emetterà 10 miliardi di euro l'anno di titoli pubblici per i prossimi cinque anni


1) Questa proposta conferma l’intuizione di Marcello Sorgi, La Stampa, espressa lunedì scorso ad Agorà.

Berlusconi sta dettando l’agenda del finale della campagna elettorale. Il primo a lanciare l’idea di togliere l’Imu sulla prima casa è stato lui, obbligando i suoi due competitors a scendere sul suo terreno di gioco preferito.

Infatti, hanno puntualmente abboccato. Contrari a questa forma di tassazione appena ripristinata, Monti e Bersani sono stati costretti a rispondere con una controproposta. Monti, addirittura, dopo aver subito commentato che la manomissione dell’Imu comportava una successiva triplicazione futura, si è arreso.

Sorgi, con una certa preoccupazione, ha fatto notare che nelle prossime settimane poteva verificarsi l’adire a controproposte similari alla “proposta choc”.

Non sono passate che 48 ore, e la previsione di Sorgi si è avverata.


2) Non che ce ne fosse ancora bisogno, ma questa è la conferma che siamo in mezzo al “Vanna Marchi Show”, la cui sigla d‘apertura è affidata a Ornella Vanoni che canta “Io ti darò di più”
http://www.youtube.com/watch?v=_Qum2KxCHxE

3) Cosa deve ancora succedere perché si debba capire che stiamo per andare a sbattere contro un gigantesco iceberg, come ha accennato lucfig.

Che i 3 competitors siano dotati dell’intelligenza minima necessaria e sufficiente per capire lo stato dell’arte generale temporanea, è fuor di dubbio. Ma è anche fuor di dubbio che il loro comportamento indica che sono prigionieri all’interno di una camicia di forza.

Monti ha accusato ieri Berlusconi di essere stato il principale oppositore della riforma sulla giustizia. E ha accusato il Pd di essere stato il principale oppositore alla riforma del lavoro. La seconda mancata riforma non l’ha mai nascosta, la prima si. Anche se era evidente a tutti coloro che seguono la politica la sua sottomissione a Berlusconi. Questo dimostra che non è l’uomo adatto a quell’incarico. Rinfacciarlo oggi in campagna elettorale per espressa convenienza, da la dimensione della tipologia dell’uomo. Il classico forte con i deboli e debole con i forti. Lo ha fatto presente anche il sociologo statunitense Luttwak, che a Ballarò ha espresso tutta la sua meraviglia per il comportamento di Monti.

Quando un tecnico riceve i poteri straordinari come ha ricevuto Monti, che potrebbero essere definiti super poteri, se non riesce ad imporre la sua visione delle operazioni se ne va.

Ma la camicia di forza di Monti riguardava anche molte altre cose. Ad esempio i santuari di quel mondo che gli stava alle spalle.

La stessa camicia di forza la indossa già ora Bersani con tutte le sue espresse reticenze.

La terza conferma viene dal presidente della Camera Fini, che essendo in campagna elettorale e con la necessità estrema di recuperare voti, ha esternato a Ballarò che occorre dare un taglio al finanziamento a pioggia alle aziende italiane amiche dei politici.

Sarebbe stato opportuno che la terza carica dello Stato, questa anomalia, l’avesse fatta presente un po’ di anni fa, quando la crisi necessitava di risolvere problemi urgenti in maniera tempestiva.

Maurizio Crosetto, imprenditore piemontese, ex Pdl, ora coofondatore di Fratelli d’Italia, in un trasmissione de la 7 ha fornito la seconda testimonianza sostenendo che l’importo che lo Stato eroga a fondo perduto alle imprese ammonta a 80 miliardi di euro. Maurizio Crosetto, pur facendo parte di una banda di bucanieri di cui non condivido l’esistenza, in tutte le sue apparizioni televisive ha dato dimostrazione di una certa serietà non comune in quella banda. Questa è la mia convinzione. Sono quindi propenso a credere che non abbia espresso uno sproposito tanto per far prendere aria alla bocca.

La prima testimonianza ce l’ha fornita il giornalista di Panorama, Marco Cobianchi con il suo libro inchiesta “Mani bucate” oggi alla seconda edizione, uscito nel 2007.

Con documentazioni, ha stabilito che lo Stato regalava alle imprese 30 miliardi anno.

Il Fatto Quotidiano ha scritto:

il Fatto Quotidiano
4 maggio 2012

Quei 30 miliardi che lo Stato regala alle imprese
Sembrano storie di altri tempi. Quelli in cui i finanziamenti a pioggia irroravano mezza Italia. E invece i casi di spreco di denaro pubblico in aiuti inutili...
di: Giovanna Lantini

L’articolo completo
http://www.chiarelettere.it/rassegnasta ... no%202.pdf


Libero ha scritto:

Libero
4 maggio 2012

"Regaliamo 30 miliardi l'anno a imprese decotte"
Prima di Francesco Giavazzi dalle colonne del Corriere era stato Marco Cobianchi, giornalista di Panorama, a denunciare il buco nero degli aiuti pubblici...
di: Alessandro Giorgiutti

L’articolo completo
http://www.chiarelettere.it/rassegnasta ... ro%203.pdf

Hanno così commentato:

stefano bacchelli:
Lo dovrebbero leggere tutti coloro che fanno politica attiva.

**

Raffaele D'Ausilio:
Mi fa molto piacere per questo libro, almeno si parla di queste cose, anche se poi non accade nulla. sono pensionato e ogni mese trattengono 150.00 euro di tasse, che tristezza vedere che uso si fa dei nostri sacrifici, e si perchè a volte non possiamo spendere più di 2 o 3 euro al giorno per mangiare e loro si concedono il superfluo. Solo spazzando via il marcio si potranno cambiare le cose!

**

Paolo Marelli:
Leggendo questo bellissimo libro,dopo la manovra Monti tutta tasse a nostre spese,viene ancora piu' rabbia nel vedere come la classe dirigente sperpera fior di milioni di euro e degli imprenditori senza scrupoli ne approfittino e nessuno fa e dice niente. Grazie Signor Cobianchi.

**

Alberto Scandolara:
La parte che mi ha più colpito è stata quella sulla Fiat. Ho trovato il capitolo una vera sorpresa per l'entità di aiuti dati e richiesti.


Chi è interessato a leggere un capitolo lo può leggere qui:
http://www.chiarelettere.it/libro/princ ... bucate.php

***

Tagliamo la testa al toro, per via che non abbiamo mai dati reali e accettiamo come importo di riferimento meno della media e quindi 50 miliardi.

Paolo 11, ha appena aperto un nuovo 3D, “Soldi rientrati con lo scudo fiscale”
dove all’interno pone il problema delle tangenti. Nei rapporti internazionali, le tangenti sono una regola.

Quindi una piaga non risolvibile.

All’interno della Penisola dei Famosi, il problema è invece risolvibile con il sistema legislativo.

Quel giro di “50 miliardi di euro”, alle imprese è attivo perché sottende il giro di tangenti.

Io (politico) mi impegno a farti avere sovvenzioni a fondo perduto, ma tu mi devi riservare la mia parte.

La sora Marcegaglia, del Gruppo Marcegaglia ed ex presidente di Confindustria, ai tempi percepiva un regalo di 20 milioni anno.

Si comprende quindi perché dalla fine inverno del 2011, ha cominciato a strillare come un’aquila contro il governo Berlusconi perché non si poteva andare avanti in quel modo. Pensava ai suoi 20 milioni che potevano non più essere erogati da Babbo Natale.

Si tratta quindi che la volontà politica dia lo stop a questo giro di soldi e venga orientato verso il pagamento delle aziende italiane creditrici.

Bersani propone 10 miliardi anno. Quindi riuscirebbe a estinguere il debito in 8 anni.

Anche la sora Pina, la mitica casalinga di Voghera comprenderebbe che le aziende creditrici vanno a picco a breve.

E’ più che evidente, che siamo di fronte ad una campagna elettorale anomala fatta da persone totalmente irresponsabili, che si affidano al “Vanna Marchi Show” solo per raggranellare voti.

Il sistema produttivo italiano è entrato in crisi nell’anno 2000. Mentre tutti i partners europei crescevamo, noi crescevamo della metà quando andava di lusso.

A questa crisi dall’anno 2008 si è aggiunta la crisi internazionale che ha dimensioni peggiori di quella del 1929.

Per tamponare la situazione, occorrono provvedimenti straordinari e urgentissimi, che questa classe politica compromessa con i poteri forti non è assolutamente in grado di prendere. Di conseguenza l’agonia continua con valore esponenziale.

I candidati del “Vanna Marchi Show” si guardano bene poi dall’accennare di recuperare quei 98 miliardi di evasione del settore macchinette mangiasoldi. Anzi, non hanno fatto una piega quando hanno messo i bastoni tra le ruote al colonnello Umberto Rapetto della GdF impegnato a recuperare quei fondi per le casse dello Stato. Tanto che alla fine ha dato le dimissioni ed è andato in pensione.

Un rompicoglioni in meno, che pretende di recuperare fondi per lo Stato.

Quando i politici non s’impegnano nella difesa degli uomini dello Stato impegnati in prima linea, significa che lo Stato non esiste più. E’ solo uno Stato di cartapesta che tira a campare fino quando è possibile,… cioè quando avverrà il crollo.

Significa in pratica che i politici preferiscono comportarsi come il capitano Renault nel finale del film Casablanca quando spara e uccide il maggiore Strasser ordinando ai colleghi di fermare i soliti sospetti,

Qua, al posto dei soliti sospetti possiamo sostituire i soliti noti.

Quando devono risolvere i problemi si rivolgono sempre ai soliti noti.
Amadeus

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Amadeus »

Bilancio Ue: 1,5 miliardi per le regioni italiane
Soldi destinate alle zone meno sviluppate. Prima bozza nella lunga maratona negoziale che non si è ancora conclusa

.......
L'iniziativa per combattere la disoccupazione giovanile nei Paesi dove supera il 25%, quindi Italia compresa, avrà a disposizione un budget di sei miliardi di euro per il periodo 2014-2020. L'iniziativa è fortemente voluta da Van Rompuy stesso e da Barroso.

voglio vedere come li usano
Amadeus

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Amadeus »

I rischi sono molti e imprevedibili»: la Corte dei Conti punta i fari sui derivati. In un dossier della procura generale arriva un monito: gli enti dovrebbero adottare «doverose iniziative volte alla risoluzione di contratti eccessivamente onerosi». Altrimenti - avverte la Corte - per gli amministratori c'è «colpa grave».
La Corte fa presente che gli enti, che hanno utilizzato i derivati per ristrutturare il debito o farne dei nuovi, possono contare sulle «notevoli aperture» sia del giudice ordinario, che concede la nullità del contratto per mancanza di causa, che, soprattutto, del giudice amministrativo (legittimità dell'annullamento d'ufficio in via di autotutela del contratto potenzialmente dannoso per l'ente). Altrimenti - avverte la Corte - «la condotta degli amministratori potrebbe essere censurata sotto il profilo della colpa grave».

corriere
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

«Gli italiani stessi forse non se ne rendono conto, .........ma il loro è un Paese chiave per tutto l’Occidente – per certi versi ne definisce l’anima -.......... e il collasso visibilmente in corso è una tragedia che pagheremo tutti, ...............nei decenni e forse nei secoli» Bill Emmott, ex direttore dell’Economist, opinionista de La Stampa


Sotto le macerie – 107
Cronaca di un affondamento - 57
I giorni della follia che precedono il disastro…….ovvero, l’ultima fase della dittatura delle tdc – 35
Perché Bill Emmott ha ragione da vendere - 11

Il Vanna Marchi Show - 2



7 FEBBRAIO 2013
Berlusconi fa l'imitazione di Bersani

Nuovo siparietto del leader del Centrodestra che fa un'imitazione del segretario del Pd. Bersani oggi l'aveva ripreso per la 'promessa' di quattro milioni di nuovi posti di lavoro. Berlusconi poi spiegherà che era solo un invito "anche arrampicandosi un po' sugli specchi" rivolto agli imprenditori

di Francesco Cocco

http://video.repubblica.it/dossier/elez ... ef=HRER1-1

**

Berlusconi imita Bersani, poi dice: “Siamo a un punto dalla sinistra”

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/02/ ... ra/220202/

Show di Silvio Berlusconi all’Auditorium della Conciliazione di Roma dove il Pdl ha aperto la campagna elettorale per il Lazio. L’ex premier imita il segretario Pd, Pierluigi Bersani, che lo ha criticato sulla proposta di creare quattro milioni di nuovi posti di lavoro: “Berlusconi ha detto un’altra delle sue panzane“. Berlusconi poi afferma che nel se eletto, nel primo consiglio dei Ministri: “aboliremo e restituiremo l’Imu sulla prima casa, aboliremo il vincolo di mille euro per i pagamenti in contanti e nello stesso Cdm vareremo le disposizioni per far sì che le imprese possano assumere con zero imposte e zero contributi”. Poi annuncia: “Eravamo arrivati al 14% oggi il Pdl è al 23,1% e con il quasi due per cento di ‘Fratelli d’Italia’, mi sembra che faccia 25, sommando gli altri partiti del centrodestra, arriviamo ad un punto virgola sette di meno della coalizione della sinistra. Una rimonta straordinaria. Dobbiamo mettere la freccia e sorpassarli”

di Manolo Lanaro
8 febbraio 2013
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Berlusconi imita Grillo e dice: “Non ha fisicità per la tv”

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/02/ ... tv/220251/


Dopo Bersani, è il turno di Grillo. Ospite di “Coffee Break”, su La7, Silvio Berlusconi si cimenta in una breve imitazione del leader del Movimento 5 Stelle, replicando il suo accento genovese. Lo fa citando una battuta di Grillo (“ecco, siamo messi malissimo, guarda che scarpe si è fatto lui, non si può nemmeno comprare le stringhe”), aggiungendo che quello del comico è un copione replicato con precisione assoluta in tutti i suoi comizi. “Anche le sue battute che sembrano estemporanee” – afferma Berlusconi – “sono sempre le stesse“. L’ex premier lo definisce anche “populista”, nell’accezione storica del termine, e aggiunge: “Io invece sono un moderato, non sono un populista, perchè non sono fino in fondo rivoluzionario e non mi è mai passato per la testa di uccidere qualcuno“. Il leader del Pdlprosegue la sua disamina sul fenomeno Grillo: “Rappresenta ragioni fondate di antipolitica, sottolinea sempre più lo scandalo della mala politica, però si ferma lì e quindi presenta dei candidati che non hanno nessuna formazione e che sono stati scelti quasi a caso. E quindi non hanno nessuna competenza per il lavoro parlamentare”. E puntualizza: “Grillo una novità? Chiamiamolo novità…Lui ha continuato a fare il comico. Io lo conoscevo, è un comico molto bravo ed è una persona certamente intelligente”. Infine, Berlusconi si pronuncia sull’eventuale ritorno di Grillo in tv. “Non credo che andare in televisione lo aiuterà” – sostiene – “Non ha la fisicità adatta ad essere un convincitore televisivo. Con le telecamere molto ravvicinate e con l’espressione del viso non credo che possa giungere al convincimento del suo essere antipolitico. Invece nelle piazze ha il suo teatro migliore”

di Gisella Ruccia
8 febbraio 2013
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Repubblica 8.2.13

L’anno zero del capitalismo

di Massimo Giannini




È L’ANNO zero del capitalismo italiano. L’industria pubblica o para-pubblica è alle corde, schiacciata dai debiti e dalle tangenti.


La finanza privata è allo stremo, macchiata dai trucchi contabili e dall’azzardo morale.


Mettiamoci nei panni di un investitore estero: perché fare affari in un Paese del genere?


È ancora nebuloso lo scandalo che investe l’Eni, e tutto da dimostrare.

Ma era scontato che l’oscura vicenda degli appalti per i gasdotti in Algeria, già costata la testa ai vertici della controllata Saipem, avrebbe finito per coinvolgere anche il «ceo» della controllante.

Paolo Scaroni giura la sua totale innocenza.

Toccherà alla magistratura dimostrare il contrario, con prove certe e inoppugnabili.


Ma è un fatto, dopo il terremoto di Tangentopoli e la maxi-tangente Enimont dei primi anni ’90, il colosso dell’energia italiana torna pesantemente sotto i riflettori di una Procura.

È una pessima notizia, per un gruppo che ha 75 mila dipendenti, un giro d’affari di 110 miliardi e una capitalizzazione di Borsa di 62 miliardi.




Ma quello che colpisce, in questo sconfortante «sommario di decomposizione» del romanzo degli gnomi tricolori, è il quadro d’insieme.




L’inchiesta sull’Eni precipita in un mercato domestico devastato.

Restiamo nell’area delle ex Partecipazioni Statali.

Il terremoto che ha squassato Finmeccanica, altro ex gioiello dell’industria nazionale che vale oltre 5 miliardi in Borsa, quasi 18 miliardi di ricavi e oltre 70 mila dipendenti, è ancora in pieno corso.


Il presidente Giuseppe Orsi è indagato per presunte mazzette sulle forniture degli elicotteri Agusta-Westland.


Il suo predecessore Pier Francesco Guarguaglini è stato prosciolto, ma nessuno può dimenticare le «gesta » della moglie, Marina Grossi, nella controllata Selex.



Il buco nero della Saipem, scoperchiato la scorsa settimana, non è meno grave di quello in cui ora rischia di sprofondare l’Eni: non si era mai vista una grande azienda quotata che dalla sera alla mattina lancia un profit warning in cui gli utili attesi crollano del 70%, mentre una mano misteriosa vende una quota del 2,2% un attimo prima che il titolo crolli di schianto e la società bruci un terzo del suo valore.


Il disastro dell’Alitalia è, alla lettera, sotto gli occhi di tutti. Plasticamente rappresentato dal relitto sbianchettato dell’Atr preso in leasing da Carpatair.


Largamente annunciato dal 2008, quando Berlusconi in veste di biscazziere si giocò la compagnia di bandiera alla roulette russa del voto.


Lui vinse le elezioni, noi ci abbiamo perso 4 miliardi.


La difesa dell’«italianità» non è servita a niente.


I «patrioti» radunati da Passera e da Banca Intesa sono in fuga.

I francesi sono pronti a comprare, ma al prezzo simboli-
co di 1 euro (all’epoca avrebbero sborsato quasi 2 miliardi).


Oggi l’azienda non ha cassa per pagare gli stipendi. O ricapitalizza, o porta i libri in tribunale.


E che dire di Telecom, che si balocca tra rinvii sulla rete a banda larga e bluff sulla vendita di La7, mentre gli azionisti di Telco sono indecisi a tutto e i debiti corrono oltre i 30 miliardi?


La finanza privata offre di sé uno spettacolo persino più osceno.


Il «groviglio armonioso» del Montepaschi è un verminaio pauroso, dove per cinque anni una losca «banda del 5%» ha lucrato fondi neri, nascosto documenti, spalmato perdite.


Indisturbata dagli ispettori di Bankitalia, o forse pilotata dai referenti politici. Fonsai è un pozzo senza fondo, che non finisce mai di far emergere le sue vergogne: la famiglia Ligresti l’ha spolpata fino all’osso, portandola al fallimento e lucrando consulenze per 42 milioni nello stesso esercizio in cui la compagnia perdeva quasi 1 miliardo, e ora il patriarca Don Salvatore giudica «abnorme » la richiesta di risarcivantaggio
mento avanzata nei suoi confronti dal commissario.


Bpm, più che una banca, si conferma un comitato d’affari, dove il «Metodo- Ponzellini» produce ancora i suoi danni e gli arresti per corruzione e mafia continuano.


Per fortuna l’economia industriale e finanziaria italiana non è tutta così.


Ci sono imprese che ogni giorno combattono a viso aperto sulla frontiera della qualità e della competitività.


Ci sono banche che non falsificano i bilanci, anche se lesinano gli impieghi.

Ma senza cadere nel qualunquismo, l’immagine complessiva dell’establishment è purtroppo questa.



Nella migliore delle ipotesi, un capitalismo di rendita, che accumula e non investe.


Nella peggiore, un capitalismo di rapina, che depreda e non paga dazio.


Un sistema sempre più povero, debole e asfittico.


Tendenzialmente corrotto o comunque corruttibile.


La Grande Industria si va ormai estinguendo, e nessuno si interroga su quale sia il destino di un Paese che coltiva ancora il mito arcaico del «piccolo è bello» o si crogiola nel sogno patetico della «filiera del turismo».

La Borsa è ridotta a parco buoi o a modesto saloon, dove non si va per reperire capitale di rischio a beneficio delle aziende, ma per fare speculazioni mordi e fuggi a dei soliti cowboy.


Le regole vengono facilmente violate, le autorità di Vigilanza vengono sistematicamente aggirate.


Consob e Bankitalia, cani da guardia del mercato, diventano loro malgrado cani da salotto del potere.


Dunque, torniamo alla domanda cruciale: se foste un investitore estero, oggi, investireste in Italia?


La risposta la danno i fatti.


L’indice Ftse Mib e lo spread che risale oltre quota 300.


E poi le grandi multinazionali che si tengono alla larga dal Belpaese, alla faccia di Berlusconi che si ricandida promettendo i condoni tombali e a dispetto di Monti che aveva assicurato l’ingresso sicuro dei colossi stranieri dopo la riforma del mercato del lavoro.


C’è un’intera «classe dirigente» che, se mai ce l’ha avuta, sembra aver smarrito la coscienza di sé, della sua missione, della sua responsabilità.


La bancarotta etica che sconvolge il capitalismo è speculare alla questione morale che travolge la politica.


Se mai vedrà la luce, un nuovo governo nato dall’alleanza tra progressisti e moderati potrebbe ripartire da qui.

Basta con la danza macabra intorno al totem ideologico dell’articolo 18.

Abbiamo già dato.
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