carceri Italiane
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carceri Italiane
febbraio 2013
LA "BABELE" DELLE CARCERI
GIUSTIZIA: 38% DETENUTI E' STRANIERO
di Andrea Maria Candidi
La "Babele" delle carceri Gli stranieri sono il 38% dei detenuti, oltre 4mila dal Marocco c Quattro detenuti su dieci sono stranieri. Degli attuali 51.763 "ospiti" delle prigioni italiane,19.583 vengono dal resto del mondo: a voler essere precisi gli immigrati sono 38 su cento, con un trend che spinge velocemente verso il punto di pareggio: tanti italiani quanti stranieri presenti.
È questa l’impietosa fotografia scattata il 31 marzo scorso dal Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del ministero della Giustizia, al nostro sistema carcerario. È la fotografia di una "città" che conta provenienze da 140 Paesi dei cinque continenti; abitanti che comunicano in altrettanti idiomi e lingue. Un’autentica Babele, dove un norvegese sta a fianco di un maori e un marocchino deve spiegarsi con un uruguagio. In ambienti ristretti, gomito a gomito, condividendo non di rado spazi insufficienti per una sola persona.
Una fotografia cruda, che mette a nudo tutta la drammaticità di una situazione già definita, su queste stesse pagine (lo scorso 7 aprile), al limite del collasso. Anzi, un gradino già più in là, ineluttabilmente verso il punto di non ritorno che ha portato due anni fa ad approvare la legge sull’indulto con il solo scopo di svuotare le celle e che ha invece raggiunto l’unico obiettivo di aumentare il senso di insicurezza dei cittadini.
Complice anche la ruggine che inceppa i meccanismi della giustizia penale. Basti ricordare che per l’Istat - statistiche sull’andamento annuale dei fenomeni criminali - a fronte di 100 denunce presentate le condanne comminate sono solo otto. E mentre ci si chiede dove siano finiti gli altri 92 reati, nelle carceri si torna al punto di partenza: solo negli ultimi tre mesi l’incremento del numero dei detenuti è stato del 6.3% (del 32%, invece, rispetto alla fine dei 2006).
Quest’ultimo censimento penitenziario, dunque, testimonia ancora una volta come il tasso di sovraffollamento continui a crescere, avendo abbandonato ormai da un pezzo la normalità, e viaggiando invece sulla soglia dei 120 detenuti per 100 posti disponibili. A farla da "padroni" in questi angusti spazi, oltre naturalmente ai connazionali, ci sono i marocchini, con un contingente di 4.199 unità (praticamente un quinto del totale degli stranieri detenuti), in compagnia di romeni (a quota 2.738) e albanesi (2.380). Una Babilonia nella quale puoi trovare persone provenienti dagli angoli più sperduti del pianeta, addirittura uno dalle Seychelles.
Difficile immaginare quale "forza" lo abbia spinto fin qui. Vero è che tale eterogeneità non sembra distinguere solo i nostri penitenziari: l’analisi del fenomeno negli altri Paesi europei mostra infatti come, tutto sommato, l’Italia non sia una mosca bianca, sebbene Francia, Germania e Regno Unito siano ben al di sotto delle nostre medie.
Un’altra immagine, ancor meno consolante per un Paese civile, emerge dalla composizione della popolazione carceraria in base alla "posizione giuridica": solo il 40 per cento si trova "dentro" per aver subito una condanna definitiva. Il resto è in attesa, in una sorta di limbo, parcheggiato. Avendo ormai scambiato, con allarmante leggerezza, la carcerazione preventiva per un anticipo di pena.
Qui, peraltro, la differenza di nazionalità gioca un ruolo determinante. Scorporando infatti i detenuti nelle due grandi famiglie degli italiani e degli stranieri, le disparità sono ancora più marcate. Nel primo caso i rinchiusi in attesa di sentenza definitiva sono il 49 per cento; nel caso degli stranieri, invece, la percentuale sale fino al 68.2%. Più di due detenuti di altra nazionalità su tre sono quindi in attesa della parola conclusiva sulla propria sorte processuale. E spesso non c’è stata neanche la sentenza di primo grado. Troppo spesso: 31 volte su 100 complessivamente, a prescindere dal Paese di origine. Questi dati possono forse non sorprendere gli addetti ai lavori, perché di spiegazioni tecniche ce ne saranno pure. E più d’una. Ma è singolare che sei volte su dieci, quando si parla di qualcuno rinchiuso in carcere, nessuno sia in grado di dire se effettivamente è "giusto" che sia così. E in modo definitivo.
IMMIGRAZIONE: STATUS DI IRREGOLARE E' PRIMA CAUSA DI DEVIANZA
di Andrea Di Nicola (Ricercatore in Criminologia, Università di Trento)
L’equazione "stranieri uguale criminalità" serpeggia tra i media, i politici e la gente comune. Le notizie sulla sicurezza sono urlate e i cittadini hanno paura. Bisognerebbe fare chiarezza, riportare oggettività in un dibattito "emotivo", per ragionare sulle possibili soluzioni. Come emerge dai dati del Dap e dagli studi condotti dal Centro interuniversitario Transcrime (Università di Trento e Cattolica), il quadro dei dati sugli immigrati presenti nei penitenziari italiani certo non appare roseo: sono tanti e in aumento e anche il confronto con altri Paesi evidenzia che la situazione italiana, pur non essendo la peggiore è complicata.
I dati significano però poco se non sono interpretati. I perché di così tanti stranieri sono spesso legati, infatti, a cause oggettive che sfavoriscono i migranti e di cui all’opinione pubblica si da raramente conto. Vediamole. La criminologia da tempo insegna che sono i maschi giovani a delinquere di più.
Poiché la popolazione straniera ha più maschi giovani di quella italiana, essa è statisticamente più a rischio di commettere reati. Inoltre, che cosa ci aiuta a conformare le nostre condotte alle regole, a comportarci bene? I legami sociali, gli affetti, la rete di persone intorno a noi, il nostro livello di integrazione nella società. Tutte cose che, non di rado, gli stranieri non hanno.
Possono poi sentire il peso della delusione di aspettative non corrisposte; e le frustrazioni, a volte, generano devianza. Un altro fattore da considerare è la condizione - di regolarità o irregolarità - dello straniero. La maggior parte della criminalità degli immigrati - tra il 70 e il 90% a seconda dei reati - è appannaggio degli irregolari. Analisi scientifiche dimostrano che i regolari hanno invece tassi di criminalità più bassi degli italiani.
È quindi l’irregolarità a produrre criminalità, e non, come una lettura superficiale dei dati potrebbe far pensare, la semplice nazionalità straniera di una persona. E più le norme sull’immigrazione contribuiranno involontariamente a generare irregolarità, più le nostre carceri traboccheranno di immigrati. Gli extracomunitari sono poi sovra rappresentati perché molti sono perseguiti per violazione delle leggi sull’immigrazione, reati che gli italiani, per ovvi motivi, non possono commettere. Si tratta di delitti per i quali entrano e rimangono in prigione solo per pochi giorni, facendo lievitare i numeri.
Oltre a queste violazioni, i reati degli immigrati sono per lo più furti, scippi, rapine e spaccio di stupefacenti. Crimini ad alta visibilità, che allarmano l’opinione pubblica, che attraggono l’attenzione delle polizie più di altri e per i quali è spesso previsto l’arresto in flagranza: questo significa più probabilità, rispetto agli italiani che si concentrano anche su altre forme di criminalità, di essere denunciati e di finire in galera. Così come è più alta la probabilità di denuncia, così, dopo la denuncia, per lo straniero è più elevata la probabilità di rimanere in carcere in attesa di giudizio.
Il rapporto tra stranieri e giustizia italiana è difficile. Possono avere problemi a esercitare il diritto alla difesa, per scarse possibilità economiche o per la carenza di una rete di rapporti familiari e/o amicali stabili. Inoltre la limitata conoscenza della lingua può penalizzarli durante l’intero processo penale. Raramente, d’altro canto, propongono appello contro la sentenza. In attesa di giudizio, all’immigrato di rado sono concessi i domiciliari: la custodia cautelare è spesso eseguita in carcere per mancanza di una fissa dimora e perché esiste un concreto pericolo di fuga.
Ma anche nel caso di condanna a pena detentiva, le alternative alla detenzione sono usate poco. I motivi sono, anche qui, lo stato di irregolarità unito alla scarsità di strutture lavorative e abitative in grado di accogliere gli extracomunitari. Questi ultimi, in aggiunta, usufruiscono raramente di trattamenti disintossicanti al di fuori del carcere.
Per la sostanza prevalentemente usata (la cocaina), la dipendenza è meno forte e con sintomi di astinenza meno violenti di quanto accade per gli italiani. La gestione di stranieri tossicodipendenti in carcere diventa più semplice. Il loro stato di irregolarità o clandestinità non permette poi la copertura sanitaria "fuori". Gli immigrati sono i nuovi ultimi. E nelle carceri finiscono gli ultimi. Le nostre prigioni sno sempre più un grande contenitore di disagio sociale. Un disagio che dovremmo sentire, ma che non ascoltiamo.
MMIGRAZIONE: MIAZZI, IL CLANDESTINO VA ESPULSO, NON ARRESTATO
di Giovanni Parente
Depenalizzare condotte non connesse ad aggressioni alla persona o al patrimonio. Un circolo vizioso che alimenta insicurezza. L’inefficienza del sistema giudiziario rischia di esasperare i rapporti con gli stranieri. Troppo lunghi i tempi di definizione delle cause. Troppi i procedimenti penali. Perché "si cerca di dare una risposta in quest’ambito a comportamenti che criminali non sono". Almeno stando all’esperienza di Lorenzo Miazzi, 48 anni, Magistrato al Tribunale di Rovigo.
Da circa un ventennio si occupa delle problematiche connesse all’immigrazione tanto da ammettere di essere "cresciuto insieme" allo studio del fenomeno. È cambiata la delinquenza straniera in Italia?
I dati sugli stranieri in carcere "ricalcano in linea di massima i flussi migratori che sono avvenuti. C’è una maggiore presenza negli istituti del Nord e del Lazio in relazione al più elevato numero di ingressi in queste regioni.
Eppure da qualche anno la criminalità quantificata in termini di reati emersi si è assestata, anche se l’incidenza è superiore nelle aree urbane. Ad aumentare è l’insicurezza dei cittadini. Una sorta di proiezione della propria paura?
Si scarica sulla figura del diverso un’incertezza sociale. Le faccio un esempio. La percentuale di denunciati e detenuti degli stranieri regolari è più bassa di quelli italiani. A dimostrazione che, una volta avvenuto l’inserimento, è più difficile delinquere. Il problema sono i clandestini. I reati contro il patrimonio sono commessi più da stranieri. Per le violenze personali si registra una sostanziale parità. Mentre gli autori di altri tipi di reati sono prevalentemente connazionali.
Allora perché la sensazione della minaccia è più forte?
È vero, si sono verificati episodi singoli molto gravi. Però non è possibile generalizzare. Gioca molto la potenza evocativa dei casi specifici. Il reato viene amplificato, anche mediaticamente, se è commesso da un immigrato.
Qualche colpa la macchina giudiziaria ce l’ha?
Gran parte dei problemi nascono dall’inadeguatezza del sistema penale. Se la risposta di giustizia è tempestiva, anche l’immigrato ha tutto l’interesse a non delinquere. Quando, invece, è lontana nel tempo, non funziona da deterrente. E ciò porta a una percezione di impunità, specialmente per lo straniero di passaggio nel nostro Paese.
Un difetto di efficienza?
Sì, bisognerebbe recuperare aumentando le risorse a disposizione e diminuendo gli illeciti sottoposti a disciplina penale. Allo stato attuale, se non si riesce ad espellere gli irregolari, li si arresta. Ma questo non fa altro che aumentare le statistiche sulla presenza di stranieri in carcere. E ritorniamo al punto di partenza. L’idea dell’immigrato si trova così ad essere più facilmente associata a quella del delinquente.
Soluzioni?
Si potrebbe iniziare dalla depenalizzazione dei comportamenti che non sono connessi ad aggressioni alla persona o al patrimonio.
http://www.caritas.vicenza.it/documento ... ws&id=1424
...............................................................
MI pareva vi fosse un accordo con la Romania.Di far scontare la pena in Romania.
Si potrebbe pure per L'Albania e qualche altro paese.
Ciao
Paolo11
LA "BABELE" DELLE CARCERI
GIUSTIZIA: 38% DETENUTI E' STRANIERO
di Andrea Maria Candidi
La "Babele" delle carceri Gli stranieri sono il 38% dei detenuti, oltre 4mila dal Marocco c Quattro detenuti su dieci sono stranieri. Degli attuali 51.763 "ospiti" delle prigioni italiane,19.583 vengono dal resto del mondo: a voler essere precisi gli immigrati sono 38 su cento, con un trend che spinge velocemente verso il punto di pareggio: tanti italiani quanti stranieri presenti.
È questa l’impietosa fotografia scattata il 31 marzo scorso dal Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del ministero della Giustizia, al nostro sistema carcerario. È la fotografia di una "città" che conta provenienze da 140 Paesi dei cinque continenti; abitanti che comunicano in altrettanti idiomi e lingue. Un’autentica Babele, dove un norvegese sta a fianco di un maori e un marocchino deve spiegarsi con un uruguagio. In ambienti ristretti, gomito a gomito, condividendo non di rado spazi insufficienti per una sola persona.
Una fotografia cruda, che mette a nudo tutta la drammaticità di una situazione già definita, su queste stesse pagine (lo scorso 7 aprile), al limite del collasso. Anzi, un gradino già più in là, ineluttabilmente verso il punto di non ritorno che ha portato due anni fa ad approvare la legge sull’indulto con il solo scopo di svuotare le celle e che ha invece raggiunto l’unico obiettivo di aumentare il senso di insicurezza dei cittadini.
Complice anche la ruggine che inceppa i meccanismi della giustizia penale. Basti ricordare che per l’Istat - statistiche sull’andamento annuale dei fenomeni criminali - a fronte di 100 denunce presentate le condanne comminate sono solo otto. E mentre ci si chiede dove siano finiti gli altri 92 reati, nelle carceri si torna al punto di partenza: solo negli ultimi tre mesi l’incremento del numero dei detenuti è stato del 6.3% (del 32%, invece, rispetto alla fine dei 2006).
Quest’ultimo censimento penitenziario, dunque, testimonia ancora una volta come il tasso di sovraffollamento continui a crescere, avendo abbandonato ormai da un pezzo la normalità, e viaggiando invece sulla soglia dei 120 detenuti per 100 posti disponibili. A farla da "padroni" in questi angusti spazi, oltre naturalmente ai connazionali, ci sono i marocchini, con un contingente di 4.199 unità (praticamente un quinto del totale degli stranieri detenuti), in compagnia di romeni (a quota 2.738) e albanesi (2.380). Una Babilonia nella quale puoi trovare persone provenienti dagli angoli più sperduti del pianeta, addirittura uno dalle Seychelles.
Difficile immaginare quale "forza" lo abbia spinto fin qui. Vero è che tale eterogeneità non sembra distinguere solo i nostri penitenziari: l’analisi del fenomeno negli altri Paesi europei mostra infatti come, tutto sommato, l’Italia non sia una mosca bianca, sebbene Francia, Germania e Regno Unito siano ben al di sotto delle nostre medie.
Un’altra immagine, ancor meno consolante per un Paese civile, emerge dalla composizione della popolazione carceraria in base alla "posizione giuridica": solo il 40 per cento si trova "dentro" per aver subito una condanna definitiva. Il resto è in attesa, in una sorta di limbo, parcheggiato. Avendo ormai scambiato, con allarmante leggerezza, la carcerazione preventiva per un anticipo di pena.
Qui, peraltro, la differenza di nazionalità gioca un ruolo determinante. Scorporando infatti i detenuti nelle due grandi famiglie degli italiani e degli stranieri, le disparità sono ancora più marcate. Nel primo caso i rinchiusi in attesa di sentenza definitiva sono il 49 per cento; nel caso degli stranieri, invece, la percentuale sale fino al 68.2%. Più di due detenuti di altra nazionalità su tre sono quindi in attesa della parola conclusiva sulla propria sorte processuale. E spesso non c’è stata neanche la sentenza di primo grado. Troppo spesso: 31 volte su 100 complessivamente, a prescindere dal Paese di origine. Questi dati possono forse non sorprendere gli addetti ai lavori, perché di spiegazioni tecniche ce ne saranno pure. E più d’una. Ma è singolare che sei volte su dieci, quando si parla di qualcuno rinchiuso in carcere, nessuno sia in grado di dire se effettivamente è "giusto" che sia così. E in modo definitivo.
IMMIGRAZIONE: STATUS DI IRREGOLARE E' PRIMA CAUSA DI DEVIANZA
di Andrea Di Nicola (Ricercatore in Criminologia, Università di Trento)
L’equazione "stranieri uguale criminalità" serpeggia tra i media, i politici e la gente comune. Le notizie sulla sicurezza sono urlate e i cittadini hanno paura. Bisognerebbe fare chiarezza, riportare oggettività in un dibattito "emotivo", per ragionare sulle possibili soluzioni. Come emerge dai dati del Dap e dagli studi condotti dal Centro interuniversitario Transcrime (Università di Trento e Cattolica), il quadro dei dati sugli immigrati presenti nei penitenziari italiani certo non appare roseo: sono tanti e in aumento e anche il confronto con altri Paesi evidenzia che la situazione italiana, pur non essendo la peggiore è complicata.
I dati significano però poco se non sono interpretati. I perché di così tanti stranieri sono spesso legati, infatti, a cause oggettive che sfavoriscono i migranti e di cui all’opinione pubblica si da raramente conto. Vediamole. La criminologia da tempo insegna che sono i maschi giovani a delinquere di più.
Poiché la popolazione straniera ha più maschi giovani di quella italiana, essa è statisticamente più a rischio di commettere reati. Inoltre, che cosa ci aiuta a conformare le nostre condotte alle regole, a comportarci bene? I legami sociali, gli affetti, la rete di persone intorno a noi, il nostro livello di integrazione nella società. Tutte cose che, non di rado, gli stranieri non hanno.
Possono poi sentire il peso della delusione di aspettative non corrisposte; e le frustrazioni, a volte, generano devianza. Un altro fattore da considerare è la condizione - di regolarità o irregolarità - dello straniero. La maggior parte della criminalità degli immigrati - tra il 70 e il 90% a seconda dei reati - è appannaggio degli irregolari. Analisi scientifiche dimostrano che i regolari hanno invece tassi di criminalità più bassi degli italiani.
È quindi l’irregolarità a produrre criminalità, e non, come una lettura superficiale dei dati potrebbe far pensare, la semplice nazionalità straniera di una persona. E più le norme sull’immigrazione contribuiranno involontariamente a generare irregolarità, più le nostre carceri traboccheranno di immigrati. Gli extracomunitari sono poi sovra rappresentati perché molti sono perseguiti per violazione delle leggi sull’immigrazione, reati che gli italiani, per ovvi motivi, non possono commettere. Si tratta di delitti per i quali entrano e rimangono in prigione solo per pochi giorni, facendo lievitare i numeri.
Oltre a queste violazioni, i reati degli immigrati sono per lo più furti, scippi, rapine e spaccio di stupefacenti. Crimini ad alta visibilità, che allarmano l’opinione pubblica, che attraggono l’attenzione delle polizie più di altri e per i quali è spesso previsto l’arresto in flagranza: questo significa più probabilità, rispetto agli italiani che si concentrano anche su altre forme di criminalità, di essere denunciati e di finire in galera. Così come è più alta la probabilità di denuncia, così, dopo la denuncia, per lo straniero è più elevata la probabilità di rimanere in carcere in attesa di giudizio.
Il rapporto tra stranieri e giustizia italiana è difficile. Possono avere problemi a esercitare il diritto alla difesa, per scarse possibilità economiche o per la carenza di una rete di rapporti familiari e/o amicali stabili. Inoltre la limitata conoscenza della lingua può penalizzarli durante l’intero processo penale. Raramente, d’altro canto, propongono appello contro la sentenza. In attesa di giudizio, all’immigrato di rado sono concessi i domiciliari: la custodia cautelare è spesso eseguita in carcere per mancanza di una fissa dimora e perché esiste un concreto pericolo di fuga.
Ma anche nel caso di condanna a pena detentiva, le alternative alla detenzione sono usate poco. I motivi sono, anche qui, lo stato di irregolarità unito alla scarsità di strutture lavorative e abitative in grado di accogliere gli extracomunitari. Questi ultimi, in aggiunta, usufruiscono raramente di trattamenti disintossicanti al di fuori del carcere.
Per la sostanza prevalentemente usata (la cocaina), la dipendenza è meno forte e con sintomi di astinenza meno violenti di quanto accade per gli italiani. La gestione di stranieri tossicodipendenti in carcere diventa più semplice. Il loro stato di irregolarità o clandestinità non permette poi la copertura sanitaria "fuori". Gli immigrati sono i nuovi ultimi. E nelle carceri finiscono gli ultimi. Le nostre prigioni sno sempre più un grande contenitore di disagio sociale. Un disagio che dovremmo sentire, ma che non ascoltiamo.
MMIGRAZIONE: MIAZZI, IL CLANDESTINO VA ESPULSO, NON ARRESTATO
di Giovanni Parente
Depenalizzare condotte non connesse ad aggressioni alla persona o al patrimonio. Un circolo vizioso che alimenta insicurezza. L’inefficienza del sistema giudiziario rischia di esasperare i rapporti con gli stranieri. Troppo lunghi i tempi di definizione delle cause. Troppi i procedimenti penali. Perché "si cerca di dare una risposta in quest’ambito a comportamenti che criminali non sono". Almeno stando all’esperienza di Lorenzo Miazzi, 48 anni, Magistrato al Tribunale di Rovigo.
Da circa un ventennio si occupa delle problematiche connesse all’immigrazione tanto da ammettere di essere "cresciuto insieme" allo studio del fenomeno. È cambiata la delinquenza straniera in Italia?
I dati sugli stranieri in carcere "ricalcano in linea di massima i flussi migratori che sono avvenuti. C’è una maggiore presenza negli istituti del Nord e del Lazio in relazione al più elevato numero di ingressi in queste regioni.
Eppure da qualche anno la criminalità quantificata in termini di reati emersi si è assestata, anche se l’incidenza è superiore nelle aree urbane. Ad aumentare è l’insicurezza dei cittadini. Una sorta di proiezione della propria paura?
Si scarica sulla figura del diverso un’incertezza sociale. Le faccio un esempio. La percentuale di denunciati e detenuti degli stranieri regolari è più bassa di quelli italiani. A dimostrazione che, una volta avvenuto l’inserimento, è più difficile delinquere. Il problema sono i clandestini. I reati contro il patrimonio sono commessi più da stranieri. Per le violenze personali si registra una sostanziale parità. Mentre gli autori di altri tipi di reati sono prevalentemente connazionali.
Allora perché la sensazione della minaccia è più forte?
È vero, si sono verificati episodi singoli molto gravi. Però non è possibile generalizzare. Gioca molto la potenza evocativa dei casi specifici. Il reato viene amplificato, anche mediaticamente, se è commesso da un immigrato.
Qualche colpa la macchina giudiziaria ce l’ha?
Gran parte dei problemi nascono dall’inadeguatezza del sistema penale. Se la risposta di giustizia è tempestiva, anche l’immigrato ha tutto l’interesse a non delinquere. Quando, invece, è lontana nel tempo, non funziona da deterrente. E ciò porta a una percezione di impunità, specialmente per lo straniero di passaggio nel nostro Paese.
Un difetto di efficienza?
Sì, bisognerebbe recuperare aumentando le risorse a disposizione e diminuendo gli illeciti sottoposti a disciplina penale. Allo stato attuale, se non si riesce ad espellere gli irregolari, li si arresta. Ma questo non fa altro che aumentare le statistiche sulla presenza di stranieri in carcere. E ritorniamo al punto di partenza. L’idea dell’immigrato si trova così ad essere più facilmente associata a quella del delinquente.
Soluzioni?
Si potrebbe iniziare dalla depenalizzazione dei comportamenti che non sono connessi ad aggressioni alla persona o al patrimonio.
http://www.caritas.vicenza.it/documento ... ws&id=1424
...............................................................
MI pareva vi fosse un accordo con la Romania.Di far scontare la pena in Romania.
Si potrebbe pure per L'Albania e qualche altro paese.
Ciao
Paolo11
Re: carceri Italiane
non ho capito perchè nessuno è riuscito/ ha voluto mettere mano alla faccenda .... moniti UE , moniti Napolitano .... niente .... nessun provvedimento.
scandaloso.
scandaloso.
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Re: carceri Italiane
Sì in senso assoluto è scandaloso,…….ma…………Amadeus ha scritto:non ho capito perchè nessuno è riuscito/ ha voluto mettere mano alla faccenda .... moniti UE , moniti Napolitano .... niente .... nessun provvedimento.
scandaloso.
Ma non dovrebbe essere scandaloso per te.
Polemico?
Ebbene sì, sono polemico perché questo tema delle carceri faceva parte del pacchetto di obiezioni che intendevo sollevare nel confronto in atto in altro 3D.
Ringrazio paolino per aver aperto questo 3D perché allarga necessariamente il confronto che non poteva essere esaurito all’interno di un post.
E’ anche un tema che doveva necessariamente essere aperto molto tempo prima.
Per la verità, qualcosa era stato aperto a suo tempo da filippo canada che meritasse un approfondimento obbligatorio, se la devozione religiosa di filippo nei confronti di Giacinto, non fosse stata tale che qualunque obiezione nei confronti della sua divinità non fosse stata interpretata come un’offesa verso il dio Pannella.
Re: carceri Italiane
secondo te non posso più esprimere un parere o fare una domanda perchè vado a votare qualche avanzo di frigorifero ?
( insieme a circa l'80% degli italiani )
( insieme a circa l'80% degli italiani )
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Re: carceri Italiane
Amadeus ha scritto:secondo te non posso più esprimere un parere o fare una domanda perchè vado a votare qualche avanzo di frigorifero ?
( insieme a circa l'80% degli italiani )
Il punto è un’altro
L’individuare uno scandalo di quelle dimensioni ma nello stesso tempo accettarlo
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Re: carceri Italiane
Art. 27 della Costituzione
La responsabilità penale è personale.
L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.
Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono
tendere alla rieducazione del condannato.
Non è ammessa la pena di morte.
Il terzo comma stabilisce il principio della finalità rieducativa della pena: la pena non è una
vendetta, né un esempio per convincere gli altri a non commettere lo stesso reato. L’obiettivo della
pena è fornire al condannato gli strumenti necessari per reinserirsi nella società rispettando le
regole fondamentali della convivenza civile. Perché ciò accada è necessario che la pena rispetti la
dignità del condannato: per questo nella nostra Costituzione sono vietati i trattamenti contrari al
senso di umanità.
***********
La violazione della Costituzione è da anni insostenibile.
Il carcere è l’università della criminalità organizzata.
Quando esci puoi trovare lavoro solo da loro.
La responsabilità penale è personale.
L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.
Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono
tendere alla rieducazione del condannato.
Non è ammessa la pena di morte.
Il terzo comma stabilisce il principio della finalità rieducativa della pena: la pena non è una
vendetta, né un esempio per convincere gli altri a non commettere lo stesso reato. L’obiettivo della
pena è fornire al condannato gli strumenti necessari per reinserirsi nella società rispettando le
regole fondamentali della convivenza civile. Perché ciò accada è necessario che la pena rispetti la
dignità del condannato: per questo nella nostra Costituzione sono vietati i trattamenti contrari al
senso di umanità.
***********
La violazione della Costituzione è da anni insostenibile.
Il carcere è l’università della criminalità organizzata.
Quando esci puoi trovare lavoro solo da loro.
Re: carceri Italiane
camillobenso ha scritto:Amadeus ha scritto:secondo te non posso più esprimere un parere o fare una domanda perchè vado a votare qualche avanzo di frigorifero ?
( insieme a circa l'80% degli italiani )
Il punto è un’altro
L’individuare uno scandalo di quelle dimensioni ma nello stesso tempo accettarlo
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Re: carceri Italiane
Amadeus ha scritto:camillobenso ha scritto:Amadeus ha scritto:secondo te non posso più esprimere un parere o fare una domanda perchè vado a votare qualche avanzo di frigorifero ?
( insieme a circa l'80% degli italiani )
Il punto è un’altro
L’individuare uno scandalo di quelle dimensioni ma nello stesso tempo accettarlo
Vedi post precedente al tuo + :
non ho capito perchè nessuno è riuscito/ ha voluto mettere mano alla faccenda .... moniti UE , moniti Napolitano .... niente .... nessun provvedimento.
scandaloso.
che risposta dai alle tue osservazioni?
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Re: carceri Italiane
Napolitano sul carcere: Costituzione tradita | Cronaca | www ...
http://www.avvenire.it/Cronaca/Pagine/n ... an-vittore...
4 giorni fa ... Napolitano sul carcere: Costituzione tradita ... Sulla questione carceraria, «grave e urgente» specialmente dopo l'ultima condanna di pochi ...
***
Carceri, Napolitano: lo Stato non rispetta la Costituzione - IlGiornale.it
http://www.ilgiornale.it/news/interni/c ... tano-stato...
5 giorni fa ... In mattinata il Presidente è arrivato poi a Milano, per visitare il sesto .... E poi, checché reciti la Costituzione, quando mai il carcere è stato ...
**
Carceri, Napolitano a San Vittore: "Condizioni insostenibili. In gioco l ...
http://www.rai.it/dl/tg1/2010/articoli/ ... 4a35ba6-79...
5 giorni fa ... Lo Stato - ha aggiunto - non rispetta la Costituzione". ... denunciare l' insostenibilità della condizione delle carceri e avrei auspicato che quegli ...
http://www.avvenire.it/Cronaca/Pagine/n ... an-vittore...
4 giorni fa ... Napolitano sul carcere: Costituzione tradita ... Sulla questione carceraria, «grave e urgente» specialmente dopo l'ultima condanna di pochi ...
***
Carceri, Napolitano: lo Stato non rispetta la Costituzione - IlGiornale.it
http://www.ilgiornale.it/news/interni/c ... tano-stato...
5 giorni fa ... In mattinata il Presidente è arrivato poi a Milano, per visitare il sesto .... E poi, checché reciti la Costituzione, quando mai il carcere è stato ...
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Carceri, Napolitano a San Vittore: "Condizioni insostenibili. In gioco l ...
http://www.rai.it/dl/tg1/2010/articoli/ ... 4a35ba6-79...
5 giorni fa ... Lo Stato - ha aggiunto - non rispetta la Costituzione". ... denunciare l' insostenibilità della condizione delle carceri e avrei auspicato che quegli ...
Re: carceri Italiane
ma che sono marzullo? mi faccio le domande e mi do le risposte?
non riesco a spiegarmelo , e proprio perchè la reputo una cosa enorme volevo capire cosa ne pensava il forum.
non riesco a spiegarmelo , e proprio perchè la reputo una cosa enorme volevo capire cosa ne pensava il forum.
Chi c’è in linea
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