SALUTE
Re: SALUTE
Pasta con carne cavallo via a battaglia legale
Girandola di cause, Francia contro la Romania. La merce e' passata attraverso quattro Paesi prima di finire nei piatti
09 febbraio, 18:06
PARIGI - Lo scandalo della carne di cavallo si allarga: dalla Gran Bretagna arriva in Francia e in Svezia imponendo l'intervento del premier David Cameron, pure impegnato nel difficile vertice europeo sul bilancio. La Findus Uk, dopo aver ritirato nel Regno le sue lasagne surgelate spacciate come "di manzo" ma contenenti carne equina, lo ha fatto anche per quelle vendute in Francia e in Svezia. Mentre in Italia la Compagnia surgelati italiana (CSI), che detiene il marchio svedese, ha precisato, in una nota, che "nessuno dei suoi prodotti contiene carne di cavallo". "Non sussiste alcun collegamento tra il marchio Findus commercializzato in Italia e quello commercializzato in Uk e nel resto d'Europa", ha sottolineato.
Il colosso dei surgelati cerca di tranquillizzare, dicendo che la carne equina non rappresenta un rischio per la salute, ma la psicosi continua a crescere, soprattutto nel Regno Unito, dove la polizia ha cominciato a indagare se siano ipotizzabili reati e frodi. Infatti, oltre al tabù psicologico della carne equina in un paese in cui regna il culto dei cavalli, c'é in ballo il sistema di tracciabilità dei prodotti alimentari che ha rivelato falle impensabili. "C'é da aspettarsi "altre cattive notizie" ha detto a Londra il ministro dell'Ambiente britannico, e responsabile del settore alimentare, Owen Paterson. "E' possibile che avremo altre cattive notizie... Penso che dobbiamo essere realistici", ha detto il ministro al termine di una riunione convocata d'urgenza con le autorità sanitarie e le principali catene di supermercati, tra cui Tesco, Asda, Morrisons e Sainsbury's.
Intanto Spanghero, l'azienda francese fornitrice della carne utilizzata da Findus per le sue lasagne intende fare causa al produttore romeno da cui si era rifornito. "Abbiamo acquistato carne bovina 'origine Europa' e l'abbiamo rivenduta - ha spiegato alla stampa il presidente dell'azienda, Barthelemy Aguerre - Se si tratta effettivamente di cavallo, ci rifaremo sul produttore romeno".
Il gruppo Findus ha annunciato che farà causa contro ignoti, ritenendo di essere "stata ingannata" da chi forniva gli approvvigionamenti di carne, dopo la scoperta di carne di cavallo in lasagne che dovevano contenere esclusivamente prodotti bovini. "Noi siamo stati ingannati", ha dichiarato il direttore generale di Findus France Matthieu Lambeaux in un comunicato. "Noi presenteremo la denuncia contro ignoti lunedì". La frode delle lasagne con carne di cavallo invece che di manzo, scoperta in Gran Bretagna in questi giorni, potrebbe risalire all'agosto del 2012. Lo ha dichiarato oggi a Londra la ditta che li ha distribuiti, la Findus, citando una lettera del suo fornitore francese Comigel. Findus ha appreso "in una lettera datata 2 febbraio 2013 scritta dal fornitore" di lasagne Comigel che la frode potrebbe risalire "al mese di agosto 2012", ha dichiarato il gruppo di surgelati in un comunicato pubblicato a Londra. Findus ha insistito sul fatto che non era "al corrente l'anno scorso del problema di contaminazione attraverso la carne di cavallo". Il gruppo Findus ritiene improbabile che la presenza di carne equina nelle sue lasagne vendute nel Regno Unito - che dovevano contenere esclusivamente prodotti bovini - sia "accidentale". Lo ha reso noto oggi il gruppo in un comunicato. "I primi risultati dell'indagine interna di Findus Gb suggeriscono fortemente che la contaminazione delle lasagne alla carne bovina non e casuale".
Il viaggio della carne rumena finita nelle lasagne Findus ha seguito un complesso percorso attraverso quattro Paesi, secondo la ricostruzione fornita dal ministro francese delegato ai Consumi, Benoit Hamon, in una nota. La società francese Pujol, holding a cui appartiene il gruppo Spanghero, che ha venduto la carne a Findus, l'aveva acquistata "surgelata da un trader cipriota, che aveva subappaltato l'ordine a un altro trader situato in Olanda, il quale si è a sua volta rifornito da un macello e da un impianto di trasformazione situati in Romania", spiega il comunicato.
Girandola di cause, Francia contro la Romania. La merce e' passata attraverso quattro Paesi prima di finire nei piatti
09 febbraio, 18:06
PARIGI - Lo scandalo della carne di cavallo si allarga: dalla Gran Bretagna arriva in Francia e in Svezia imponendo l'intervento del premier David Cameron, pure impegnato nel difficile vertice europeo sul bilancio. La Findus Uk, dopo aver ritirato nel Regno le sue lasagne surgelate spacciate come "di manzo" ma contenenti carne equina, lo ha fatto anche per quelle vendute in Francia e in Svezia. Mentre in Italia la Compagnia surgelati italiana (CSI), che detiene il marchio svedese, ha precisato, in una nota, che "nessuno dei suoi prodotti contiene carne di cavallo". "Non sussiste alcun collegamento tra il marchio Findus commercializzato in Italia e quello commercializzato in Uk e nel resto d'Europa", ha sottolineato.
Il colosso dei surgelati cerca di tranquillizzare, dicendo che la carne equina non rappresenta un rischio per la salute, ma la psicosi continua a crescere, soprattutto nel Regno Unito, dove la polizia ha cominciato a indagare se siano ipotizzabili reati e frodi. Infatti, oltre al tabù psicologico della carne equina in un paese in cui regna il culto dei cavalli, c'é in ballo il sistema di tracciabilità dei prodotti alimentari che ha rivelato falle impensabili. "C'é da aspettarsi "altre cattive notizie" ha detto a Londra il ministro dell'Ambiente britannico, e responsabile del settore alimentare, Owen Paterson. "E' possibile che avremo altre cattive notizie... Penso che dobbiamo essere realistici", ha detto il ministro al termine di una riunione convocata d'urgenza con le autorità sanitarie e le principali catene di supermercati, tra cui Tesco, Asda, Morrisons e Sainsbury's.
Intanto Spanghero, l'azienda francese fornitrice della carne utilizzata da Findus per le sue lasagne intende fare causa al produttore romeno da cui si era rifornito. "Abbiamo acquistato carne bovina 'origine Europa' e l'abbiamo rivenduta - ha spiegato alla stampa il presidente dell'azienda, Barthelemy Aguerre - Se si tratta effettivamente di cavallo, ci rifaremo sul produttore romeno".
Il gruppo Findus ha annunciato che farà causa contro ignoti, ritenendo di essere "stata ingannata" da chi forniva gli approvvigionamenti di carne, dopo la scoperta di carne di cavallo in lasagne che dovevano contenere esclusivamente prodotti bovini. "Noi siamo stati ingannati", ha dichiarato il direttore generale di Findus France Matthieu Lambeaux in un comunicato. "Noi presenteremo la denuncia contro ignoti lunedì". La frode delle lasagne con carne di cavallo invece che di manzo, scoperta in Gran Bretagna in questi giorni, potrebbe risalire all'agosto del 2012. Lo ha dichiarato oggi a Londra la ditta che li ha distribuiti, la Findus, citando una lettera del suo fornitore francese Comigel. Findus ha appreso "in una lettera datata 2 febbraio 2013 scritta dal fornitore" di lasagne Comigel che la frode potrebbe risalire "al mese di agosto 2012", ha dichiarato il gruppo di surgelati in un comunicato pubblicato a Londra. Findus ha insistito sul fatto che non era "al corrente l'anno scorso del problema di contaminazione attraverso la carne di cavallo". Il gruppo Findus ritiene improbabile che la presenza di carne equina nelle sue lasagne vendute nel Regno Unito - che dovevano contenere esclusivamente prodotti bovini - sia "accidentale". Lo ha reso noto oggi il gruppo in un comunicato. "I primi risultati dell'indagine interna di Findus Gb suggeriscono fortemente che la contaminazione delle lasagne alla carne bovina non e casuale".
Il viaggio della carne rumena finita nelle lasagne Findus ha seguito un complesso percorso attraverso quattro Paesi, secondo la ricostruzione fornita dal ministro francese delegato ai Consumi, Benoit Hamon, in una nota. La società francese Pujol, holding a cui appartiene il gruppo Spanghero, che ha venduto la carne a Findus, l'aveva acquistata "surgelata da un trader cipriota, che aveva subappaltato l'ordine a un altro trader situato in Olanda, il quale si è a sua volta rifornito da un macello e da un impianto di trasformazione situati in Romania", spiega il comunicato.
Re: SALUTE
Roma, 12-02-2013
Sale parto 'chiuse per sciopero'. E' in corso da questa mattina la protesta di 24 ore di ginecologi e ostetriche. Le rivendicazioni degli operatori del settore sono soprattutto due: punti nascita sicuri e nuove norme sul contenzioso legale.
Garantite le emergenze
I ginecologi e le ostetriche chiedono "garanzie per poter lavorare al meglio in strutture sicure e moderne e nuove norme di legge per il contenzioso medico legale e tariffe controllate per le polizze assicurative". Nel corso della 'serrata', che si calcola provocherà lo slittamento di circa 1100 interventi in sala parto, verranno comunque garantite le emergenze e le prestazioni non differibili. I ginecologi si sono detti "pronti a riprendere il servizio qualora nei punti nascita dovessero verificarsi delle situazioni critiche".
In strada cortei di camici bianchi
Ferma da questa mattina anche l'attività dei consultori familiari e di tutti gli ambulatori ostetrici del territorio, dove non verranno effettuati esami clinici, visite specialistiche ed ecografie. Prevista infine a Palermo una manifestazione nazionale, indetta da Fesmed, Aogoi, Sigo, Agui, Agite, Sieog e Aio, le principali sigle di categoria.
Fesmed: adesione oltre il 90%
Adesioni oltre il 90% al primo sciopero della sale parto. Lo rende noto la Federazione sindacale medici dirigenti (FESMED). Il sindacato, si legge in una nota, "constata con soddisfazione che hanno aderito allo sciopero dei medici dipendenti del SSN che operano nei punti nascita, nei consultori familiari e negli ambulatori ostetrici del territorio, un numero elevatissimo di colleghi che ha superato il 90% se si escludono i colleghi precettati per garantire le urgenze e le prestazioni indifferibili". Allo sciopero hanno preso parte con la formula dello sciopero di solidarietà anche un elevato numero di ostetriche e di medici appartenenti ad altre specialità i quali hanno voluto protestare, sottolinea la Fesmed, "per la messa in sicurezza dei punti nascita in tutto il territorio nazionale e per il problema del contenzioso medico legale in campo sanitario". "Stiamo gridando forte - afferma la Fesmed - la nostra protesta affinchè la sentano i politici e i cittadini tutti".
Cosa non va
A sfogliare le ultime interviste del professor Nicola Surico, presidente nazionale della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), c'è da meravigliarsi che lo sciopero sia scattato solo ora. "Un decreto del 2010 prevedeva già la chiusura dei punti nascita con meno di 500 parti l'anno. Poiché dove c'è un numero limitato di nascite non solo non è garantita la massima sicurezza alle donne e ai neonati, ma cresce anche del 40-50% il numero di cesarei - spiegava qualche settimana fa Surico - riteniamo che si debba arrivare al tetto dei 1000 parti minimo, per raggiungere in un futuro non lontano quota 1500 come nel resto d'Europa".
Rischi
La solita battaglia di retroguardia dei ginecologi degli ospedali pubblici contro la sanità privata? Non proprio, perché molto spesso punti nascita di dimensioni contenute non sono affiancati da un reparto di Neonatologia o Terapia intensiva neonatale: la coppia paga dunque una clinica privata che in caso di complicazioni è
costretta a ricoverare mamma e bambino in un ospedale pubblico più attrezzato.
Costi
Secondo una recente ricerca dell'Agenas, il 43% dei parti cesarei sarebbero ingiustificati. Non solo, compoterebbero per le casse pubbliche uno spreco di 85 milioni di euro l'anno. "Noi ginecologi non vogliamo essere accusati di truffare il sistema sanitario nazionale - ha ribadito Surico - la Sigo da anni denuncia l'eccessivo ricorso alla via chirurgica nei reparti materno-infantili. Bisogna partire dal dato oggettivo che la maggior parte dei cesarei inappropriati non è legata alla professionalità del singolo operatore ma a questioni di sistema oltre che organizzative dei reparti e alle modalità dei rimborsi".
Caro ginecologo, arrangiati
E qui arriva l'altro enorme problema della categoria, che da anni il Parlamento e il governo fingono di non vedere: "Poiché le aziende sanitarie e ospedaliere non assicurano più i loro medici - spiega ancora Surico - contro la colpa grave ognuno paga di tasca propria, pur svolgendo un'attività come dipendente di una struttura pubblica". In altri termini: il medico è dipendente pubblico ma l'azienda sanitaria per cui lavora non copre più dal punto di vista assicuratrivo almeno parte delle sue eventuali responsabilità nel corso dell'esercizio della professione.
Il ginecologo resta così una sorta di paria dal punto di vista legale, costretto a ricorrere a polizze private con assicurazioni che, alla luce del boom delle cause legali, cercano di fare di tutto per non avere ginecologi fra i propri assicurati. La legge impone alle compagnie l'obbligo di fornire la copertura assicurativa se richiesta dai professionisti, le compagnie praticano allora tariffari adeguati a scoraggiare il cliente potenziale: "Una polizza di un anno per un neolaureato assunto che arriva a 2mila euro al mese va da 8 a 10 mila euro all'anno- dice ancora Surico - A un primario servono 20-25 mila euro". Naturalmente, all'anno.
Sordi in Parlamento
Inutili, finora, le richieste della categoria a politici, ministri, assessori e governanti di imporre per legge un limite pecuniario alle richieste di risarcimento, come in molti altri Paesi. In Italia, no: si può aspettare. In caso di colpa grave, il medico è tenuto al risarcimento già dopo il primo grado di giudizio, e lo 'scatto' che ne consegue, sotto il profilo dei costi della polizza, è un ulteriore macigno sul futuro professionale del ginecologo.
Rimedi? La medicina difensiva, rispondono in coro i ginecologi in sondaggi e interviste. Ovvero, nel dubbio, il contenzioso medico-legale che incombe e i costi dell'assicurazione consigliano sempre un esame di più, un cesareo di più.
Fino a quando?
Sale parto 'chiuse per sciopero'. E' in corso da questa mattina la protesta di 24 ore di ginecologi e ostetriche. Le rivendicazioni degli operatori del settore sono soprattutto due: punti nascita sicuri e nuove norme sul contenzioso legale.
Garantite le emergenze
I ginecologi e le ostetriche chiedono "garanzie per poter lavorare al meglio in strutture sicure e moderne e nuove norme di legge per il contenzioso medico legale e tariffe controllate per le polizze assicurative". Nel corso della 'serrata', che si calcola provocherà lo slittamento di circa 1100 interventi in sala parto, verranno comunque garantite le emergenze e le prestazioni non differibili. I ginecologi si sono detti "pronti a riprendere il servizio qualora nei punti nascita dovessero verificarsi delle situazioni critiche".
In strada cortei di camici bianchi
Ferma da questa mattina anche l'attività dei consultori familiari e di tutti gli ambulatori ostetrici del territorio, dove non verranno effettuati esami clinici, visite specialistiche ed ecografie. Prevista infine a Palermo una manifestazione nazionale, indetta da Fesmed, Aogoi, Sigo, Agui, Agite, Sieog e Aio, le principali sigle di categoria.
Fesmed: adesione oltre il 90%
Adesioni oltre il 90% al primo sciopero della sale parto. Lo rende noto la Federazione sindacale medici dirigenti (FESMED). Il sindacato, si legge in una nota, "constata con soddisfazione che hanno aderito allo sciopero dei medici dipendenti del SSN che operano nei punti nascita, nei consultori familiari e negli ambulatori ostetrici del territorio, un numero elevatissimo di colleghi che ha superato il 90% se si escludono i colleghi precettati per garantire le urgenze e le prestazioni indifferibili". Allo sciopero hanno preso parte con la formula dello sciopero di solidarietà anche un elevato numero di ostetriche e di medici appartenenti ad altre specialità i quali hanno voluto protestare, sottolinea la Fesmed, "per la messa in sicurezza dei punti nascita in tutto il territorio nazionale e per il problema del contenzioso medico legale in campo sanitario". "Stiamo gridando forte - afferma la Fesmed - la nostra protesta affinchè la sentano i politici e i cittadini tutti".
Cosa non va
A sfogliare le ultime interviste del professor Nicola Surico, presidente nazionale della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), c'è da meravigliarsi che lo sciopero sia scattato solo ora. "Un decreto del 2010 prevedeva già la chiusura dei punti nascita con meno di 500 parti l'anno. Poiché dove c'è un numero limitato di nascite non solo non è garantita la massima sicurezza alle donne e ai neonati, ma cresce anche del 40-50% il numero di cesarei - spiegava qualche settimana fa Surico - riteniamo che si debba arrivare al tetto dei 1000 parti minimo, per raggiungere in un futuro non lontano quota 1500 come nel resto d'Europa".
Rischi
La solita battaglia di retroguardia dei ginecologi degli ospedali pubblici contro la sanità privata? Non proprio, perché molto spesso punti nascita di dimensioni contenute non sono affiancati da un reparto di Neonatologia o Terapia intensiva neonatale: la coppia paga dunque una clinica privata che in caso di complicazioni è
costretta a ricoverare mamma e bambino in un ospedale pubblico più attrezzato.
Costi
Secondo una recente ricerca dell'Agenas, il 43% dei parti cesarei sarebbero ingiustificati. Non solo, compoterebbero per le casse pubbliche uno spreco di 85 milioni di euro l'anno. "Noi ginecologi non vogliamo essere accusati di truffare il sistema sanitario nazionale - ha ribadito Surico - la Sigo da anni denuncia l'eccessivo ricorso alla via chirurgica nei reparti materno-infantili. Bisogna partire dal dato oggettivo che la maggior parte dei cesarei inappropriati non è legata alla professionalità del singolo operatore ma a questioni di sistema oltre che organizzative dei reparti e alle modalità dei rimborsi".
Caro ginecologo, arrangiati
E qui arriva l'altro enorme problema della categoria, che da anni il Parlamento e il governo fingono di non vedere: "Poiché le aziende sanitarie e ospedaliere non assicurano più i loro medici - spiega ancora Surico - contro la colpa grave ognuno paga di tasca propria, pur svolgendo un'attività come dipendente di una struttura pubblica". In altri termini: il medico è dipendente pubblico ma l'azienda sanitaria per cui lavora non copre più dal punto di vista assicuratrivo almeno parte delle sue eventuali responsabilità nel corso dell'esercizio della professione.
Il ginecologo resta così una sorta di paria dal punto di vista legale, costretto a ricorrere a polizze private con assicurazioni che, alla luce del boom delle cause legali, cercano di fare di tutto per non avere ginecologi fra i propri assicurati. La legge impone alle compagnie l'obbligo di fornire la copertura assicurativa se richiesta dai professionisti, le compagnie praticano allora tariffari adeguati a scoraggiare il cliente potenziale: "Una polizza di un anno per un neolaureato assunto che arriva a 2mila euro al mese va da 8 a 10 mila euro all'anno- dice ancora Surico - A un primario servono 20-25 mila euro". Naturalmente, all'anno.
Sordi in Parlamento
Inutili, finora, le richieste della categoria a politici, ministri, assessori e governanti di imporre per legge un limite pecuniario alle richieste di risarcimento, come in molti altri Paesi. In Italia, no: si può aspettare. In caso di colpa grave, il medico è tenuto al risarcimento già dopo il primo grado di giudizio, e lo 'scatto' che ne consegue, sotto il profilo dei costi della polizza, è un ulteriore macigno sul futuro professionale del ginecologo.
Rimedi? La medicina difensiva, rispondono in coro i ginecologi in sondaggi e interviste. Ovvero, nel dubbio, il contenzioso medico-legale che incombe e i costi dell'assicurazione consigliano sempre un esame di più, un cesareo di più.
Fino a quando?
Re: SALUTE
KIEV - Torna la tensione a Chernobyl, in Ucraina. Sotto il peso della neve hanno ceduto il tetto e un muro nell'area del quarto reattore della centrale, proprio quello che il 26 aprile del 1986 esplose causando il più grave incidente nucleare della storia. Lo spazio interessato è vasto 600 metri quadrati ma si trova all'esterno del sarcofago che protegge il reattore. I livelli di radioattività nella zona di esclusione intorno alla centrale non sono cambiati, come rendono noto i tecnici che lavorano nella centrale, sottolineando che il crollo non ha provocato vittime. "Non ci sono minacce per la vita o la salute della popolazione", ha aggiunto la Protezione civile russa, secondo quanto rende noto l'agenzia di stampa Ria Novosti.
Il tetto crollato era stato costruito nell'ambito della messa in sicurezza dell'impianto dopo l'incidente di 27 anni fa, ma è staccato dal sarcofago che copre il reattore danneggiato per evitare perdite radioattive. Entro il 2015 dovrebbe essere completata una nuova struttura, un arco d'acciaio alto 100 metri e lungo 150 che dovrebbe racchiudere il sarcofago e tutta l'area circostante. Alcuni studi stimano che nel sarcofago vi siano ancora 200 tonnellate di materiale radioattivo e altamente pericoloso.
se lo dice la protezione civile ci sarà da fidarsi
Il tetto crollato era stato costruito nell'ambito della messa in sicurezza dell'impianto dopo l'incidente di 27 anni fa, ma è staccato dal sarcofago che copre il reattore danneggiato per evitare perdite radioattive. Entro il 2015 dovrebbe essere completata una nuova struttura, un arco d'acciaio alto 100 metri e lungo 150 che dovrebbe racchiudere il sarcofago e tutta l'area circostante. Alcuni studi stimano che nel sarcofago vi siano ancora 200 tonnellate di materiale radioattivo e altamente pericoloso.
se lo dice la protezione civile ci sarà da fidarsi
Re: SALUTE
La multinazionale del settore alimentare, Nestlè ha informato i propri clienti di aver provveduto a ritirare dal commercio in Italia e in Spagna, i ravioli e tortellini di manzo con marchio Buitoni.
La decisione è stata presa dai vertici dell'azienda in seguito al ritrovamento nei suddetti prodotti di tracce di DNA appartenenti a carne di cavallo con una percentuale pari all'1%. Sono stati subito informati gli organi competenti in merito all'esito di questi esami e, nel contempo, la Nestlè, attraverso un comunicato, ha voluto rassicurare i consumatori: "Non ci sono problemi di sicurezza alimentare". I prodotti ritirati saranno sostituiti con altri "che i test confermeranno essere al 100% di manzo" ha aggiunto la Nestlè nel comunicato, all'interno del quale viene altresì precisato che sono da considerarsi sospese "tutte le consegne di prodotti finiti con manzo della tedesca H. J. Schypke, società che lavora per uno dei nostri fornitori".
"Stiamo rafforzando i controlli di qualità con nuovi test. Assicurare la qualità e la sicurezza dei nostri prodotti è stata sempre una priorità per Nestlè. Ci scusiamo con i consumatori e assicuriamo che le azioni prese per far fronte a questo problema si tradurranno in più alti standard e in una rafforzata tracciabilità" ha proseguito la Nestlè nella nota.
Ci dobbiamo aspettare un altro scandalo alimentare? Ancora presto per dirlo ma ricorderete tutti il caso della "mucca pazza" o il vino al metanolo.
Lo scandalo della carne di cavallo trovata negli hamburger e nelle lasagne ha suggerito all'Unione Europea l'approvazione di una serie di test effettuati sulla carne di manzo per verificarne la sua composizione. Fatto curioso, solo l'Italia si è detta contraria all'introduzione di questi esami, anche perchè il nostro Paese risulta il primo consumatore di cavallo in Europa. Totalmente opposto, invece, l'atteggiamento della Germania che - come viene riportato sul noto quotidiano Financial Times - seguirà un piano in dieci punti che va al di là di quanto stabilito a Bruxelles per verificare l'eventuale presenza di altri additivi non dichiarati.
La decisione è stata presa dai vertici dell'azienda in seguito al ritrovamento nei suddetti prodotti di tracce di DNA appartenenti a carne di cavallo con una percentuale pari all'1%. Sono stati subito informati gli organi competenti in merito all'esito di questi esami e, nel contempo, la Nestlè, attraverso un comunicato, ha voluto rassicurare i consumatori: "Non ci sono problemi di sicurezza alimentare". I prodotti ritirati saranno sostituiti con altri "che i test confermeranno essere al 100% di manzo" ha aggiunto la Nestlè nel comunicato, all'interno del quale viene altresì precisato che sono da considerarsi sospese "tutte le consegne di prodotti finiti con manzo della tedesca H. J. Schypke, società che lavora per uno dei nostri fornitori".
"Stiamo rafforzando i controlli di qualità con nuovi test. Assicurare la qualità e la sicurezza dei nostri prodotti è stata sempre una priorità per Nestlè. Ci scusiamo con i consumatori e assicuriamo che le azioni prese per far fronte a questo problema si tradurranno in più alti standard e in una rafforzata tracciabilità" ha proseguito la Nestlè nella nota.
Ci dobbiamo aspettare un altro scandalo alimentare? Ancora presto per dirlo ma ricorderete tutti il caso della "mucca pazza" o il vino al metanolo.
Lo scandalo della carne di cavallo trovata negli hamburger e nelle lasagne ha suggerito all'Unione Europea l'approvazione di una serie di test effettuati sulla carne di manzo per verificarne la sua composizione. Fatto curioso, solo l'Italia si è detta contraria all'introduzione di questi esami, anche perchè il nostro Paese risulta il primo consumatore di cavallo in Europa. Totalmente opposto, invece, l'atteggiamento della Germania che - come viene riportato sul noto quotidiano Financial Times - seguirà un piano in dieci punti che va al di là di quanto stabilito a Bruxelles per verificare l'eventuale presenza di altri additivi non dichiarati.
Re: SALUTE
CORREGGIO - Si girano tutti assieme, nella lunga stalla. La testa fuori dalle gabbie di ferro, a guardare chi arriva. Sono curiosi, i cavalli. Fra 24 ore non ci saranno più il bardigiano o l'appenninico, l'andaluso o il maremmano, ma soltanto mezzene, quarti anteriori e posteriori, teste, cuori... Meglio far vivere bene le loro ultime ore: il fieno è buono, la stalla è pulita. "Il mio primo impegno - dice Andrea Zerbini, del macello Zerbini & Ragazzi snc di Fosdondo - è fare uscire da qui una carne sana e buona, e che faccia bene. Compro animali in mezza Europa, faccio mille controlli. Credo che la nostra professionalità dimostri un rispetto vero per i cavalli. Quelli che invece fanno il "pastone" sono degli avventurieri. Per loro i cavalli sono solo proteine da aggiungere a qualche miscuglio".
Il "pastone" denunciato dal commerciante e macellatore reggiano - uno dei più importanti, con cento cavalli che ogni settimana passano dalle stalle alle celle frigorifere - è il nuovo mostro che, dopo la mucca pazza, l'aviaria e altre disgrazie, spaventa l'Europa e mezzo mondo. "Lo preparano le industrie e le multinazionali che trattano la carne come se non fosse un cibo. Io sapevo ormai da anni che all'estero giravano carni equine con fenilbutazone. Speravo che lo scandalo scoppiasse, in modo da denunciare gli avventurieri. Ma adesso c'è il rischio che a pagare sia tutto il mercato e anche noi che non abbiamo nulla da spartire con quelle pratiche. Guardi questa stanza, e anche questa. Sono piene di "passaporti equini", la carta d'identità dei cavalli e asini macellati da noi. Per ogni controllo, li dobbiamo tenere per cinque anni".
A portare carne nei "pastoni" è anche la crisi degli ippodromi e dei maneggi. I "cavalli da vita", diversamente da quelli da macello, possono essere curati con l'antinfiammatorio fenilbutazone ma già alla nascita debbono essere dichiarati "non Dpa", non destinati alla produzione alimenti. "In teoria - racconta Veniero Giglioli che a Reggio Emilia cerca di resistere con il suo piccolo "Commercio di cavalli da macello" - chi ha un cavallo da vita dovrebbe attendere la morte naturale dell'animale e poi smaltirne la carcassa nei bruciatori indicati dalle Asl. Ma la crisi pesa anche qui. Un cavallo non è una motocicletta, che se non la usi la metti in garage. Un cavallo costa cinque-seicento euro al mese, fra fieno, veterinario, maniscalco... E portarlo al bruciatore costa altri 500 euro. E allora cosa fanno in tanti? Mandano il cavallo all'estero, soprattutto all'Est. E magari finisce nel pastone di qualche industria o ritorna tagliato in quarti. Io ho 80 anni e di cimiteri di cavalli non ne ho mai visti. È difficile buttare via un capitale".
Nel macello di Fosdondo c'è un Tir arrivato dalla Spagna. "Mi ha portato - dice Andrea Zerbini - venti cavalli, ognuno con il suo passaporto. C'è anche la "informaciò de la cadena alimentaria". C'è il disegno che racconta tutti i particolari dell'animale, meglio di una fotografia. C'è la segnalazione all'Apa, associazione provinciale allevatori, e quella all'Uvac, ufficio veterinario per gli adempimenti comunitari. Ecco, per questo trasporto ho speso 2.500 euro. Con gli stessi soldi, e anche meno, se avessi comprato carne macellata, con lo stesso Tir avrei portato a casa non 20 ma 70 cavalli, e il tutto senza passaporti o altro, solo un'unica bolla di accompagnamento, che non dice nulla sulla carne che arriverà alle macellerie".
"Noi la tracciabilità l'abbiamo già avviata, anche se non c'è ancora una normativa precisa. Lo facciamo per garantire il consumatore e anche per tutelarci. Guardi questa cella frigorifera. Su questo pezzo di fiorentina sottovuoto c'è scritto che si tratta del cavallo numero 24 macellato il 18/2/2013 presso It 798, il codice del mio macello. Se mi arriva una segnalazione di un difetto o di un problema, con questi numeri controllo i passaporti in ufficio e sono in grado di rimettere assieme il cavallo, perché so chi ha comprato i pezzi. Ma la tracciabilità deve essere estesa a tutta l'Europa. Solo così si può evitare che cavalli non macellabili in Italia emigrino e poi tornino in forma di pastone. E ci sono poi le malattie. In Romania, ad esempio, da quattro anni in molte zone c'è l'anemia infettiva, che un cavallo trasmette ad altri cavalli tramite le zanzare. Da allora è bloccata l'esportazione di animali vivi ma la macellazione continua, proprio per produrre il pastone per le industrie".
I 50 cavalli nella stalla domani saranno macellati. Con loro anche un asino. "Sono già stati visitati dal veterinario Asl, che sarà presente anche domani per controlli e prelievi. Abbiamo anche un nostro biologo". Ogni cavallo verrà portato nella "trappola", dove sarà bloccato e stordito. Poi lo sgozzamento, le mezzene, se richiesto il disossamento... Per ora i cavalli sono tranquilli. Sempre curiosi. Forse pensano che questa sia la loro nuova stalla.
(23 febbraio 2013)
repubblica.it
Il "pastone" denunciato dal commerciante e macellatore reggiano - uno dei più importanti, con cento cavalli che ogni settimana passano dalle stalle alle celle frigorifere - è il nuovo mostro che, dopo la mucca pazza, l'aviaria e altre disgrazie, spaventa l'Europa e mezzo mondo. "Lo preparano le industrie e le multinazionali che trattano la carne come se non fosse un cibo. Io sapevo ormai da anni che all'estero giravano carni equine con fenilbutazone. Speravo che lo scandalo scoppiasse, in modo da denunciare gli avventurieri. Ma adesso c'è il rischio che a pagare sia tutto il mercato e anche noi che non abbiamo nulla da spartire con quelle pratiche. Guardi questa stanza, e anche questa. Sono piene di "passaporti equini", la carta d'identità dei cavalli e asini macellati da noi. Per ogni controllo, li dobbiamo tenere per cinque anni".
A portare carne nei "pastoni" è anche la crisi degli ippodromi e dei maneggi. I "cavalli da vita", diversamente da quelli da macello, possono essere curati con l'antinfiammatorio fenilbutazone ma già alla nascita debbono essere dichiarati "non Dpa", non destinati alla produzione alimenti. "In teoria - racconta Veniero Giglioli che a Reggio Emilia cerca di resistere con il suo piccolo "Commercio di cavalli da macello" - chi ha un cavallo da vita dovrebbe attendere la morte naturale dell'animale e poi smaltirne la carcassa nei bruciatori indicati dalle Asl. Ma la crisi pesa anche qui. Un cavallo non è una motocicletta, che se non la usi la metti in garage. Un cavallo costa cinque-seicento euro al mese, fra fieno, veterinario, maniscalco... E portarlo al bruciatore costa altri 500 euro. E allora cosa fanno in tanti? Mandano il cavallo all'estero, soprattutto all'Est. E magari finisce nel pastone di qualche industria o ritorna tagliato in quarti. Io ho 80 anni e di cimiteri di cavalli non ne ho mai visti. È difficile buttare via un capitale".
Nel macello di Fosdondo c'è un Tir arrivato dalla Spagna. "Mi ha portato - dice Andrea Zerbini - venti cavalli, ognuno con il suo passaporto. C'è anche la "informaciò de la cadena alimentaria". C'è il disegno che racconta tutti i particolari dell'animale, meglio di una fotografia. C'è la segnalazione all'Apa, associazione provinciale allevatori, e quella all'Uvac, ufficio veterinario per gli adempimenti comunitari. Ecco, per questo trasporto ho speso 2.500 euro. Con gli stessi soldi, e anche meno, se avessi comprato carne macellata, con lo stesso Tir avrei portato a casa non 20 ma 70 cavalli, e il tutto senza passaporti o altro, solo un'unica bolla di accompagnamento, che non dice nulla sulla carne che arriverà alle macellerie".
"Noi la tracciabilità l'abbiamo già avviata, anche se non c'è ancora una normativa precisa. Lo facciamo per garantire il consumatore e anche per tutelarci. Guardi questa cella frigorifera. Su questo pezzo di fiorentina sottovuoto c'è scritto che si tratta del cavallo numero 24 macellato il 18/2/2013 presso It 798, il codice del mio macello. Se mi arriva una segnalazione di un difetto o di un problema, con questi numeri controllo i passaporti in ufficio e sono in grado di rimettere assieme il cavallo, perché so chi ha comprato i pezzi. Ma la tracciabilità deve essere estesa a tutta l'Europa. Solo così si può evitare che cavalli non macellabili in Italia emigrino e poi tornino in forma di pastone. E ci sono poi le malattie. In Romania, ad esempio, da quattro anni in molte zone c'è l'anemia infettiva, che un cavallo trasmette ad altri cavalli tramite le zanzare. Da allora è bloccata l'esportazione di animali vivi ma la macellazione continua, proprio per produrre il pastone per le industrie".
I 50 cavalli nella stalla domani saranno macellati. Con loro anche un asino. "Sono già stati visitati dal veterinario Asl, che sarà presente anche domani per controlli e prelievi. Abbiamo anche un nostro biologo". Ogni cavallo verrà portato nella "trappola", dove sarà bloccato e stordito. Poi lo sgozzamento, le mezzene, se richiesto il disossamento... Per ora i cavalli sono tranquilli. Sempre curiosi. Forse pensano che questa sia la loro nuova stalla.
(23 febbraio 2013)
repubblica.it
Re: SALUTE
Carne di cavallo è stata trovata in un campione di Lasagne alla Bolognese confezionate dalla ditta Primia di di San Giovanni in Persiceto (Bologna). E' il primo test in Italia positivo ai controlli. Oltre al ritiro del prodotto è stato disposto il sequestro di 6 tonnellate di macinato e di 2.400 confezioni del prodotto.
la ditta ha dichiarato che era sicura di comprare carne di manzo e ha tutta la documentazione etc etc...la cosa che mi ha stupito di questa notizia è che hanno fatto il nome della ditta invece di solito non li fanno mai, così è stato per le mozzarelle blu, per i bastoncini di merluzzo fatti col pangasio e in mille altri casi di frode alimentare.... perchè .... ???
certo che le lasagne bolognesi, fatte da bolognesi, con la carne comprata chissà dove e pure col cavallo ... fa rabbia ....nè?
Non c'è traccia di Dna di cavallo invece nella carne bovina macinata cotta e surgelata della Nestlè sequestrata il 21 febbraio dai Nas. I test dell'Istituto zooprofilattico di Torino su tutti i campioni prelevati allo stabilimento Safim di None (Torino) sono negativi. Ora, rende noto il ministero della Salute, ci sarà il dissequestro dei prodotti.
la ditta ha dichiarato che era sicura di comprare carne di manzo e ha tutta la documentazione etc etc...la cosa che mi ha stupito di questa notizia è che hanno fatto il nome della ditta invece di solito non li fanno mai, così è stato per le mozzarelle blu, per i bastoncini di merluzzo fatti col pangasio e in mille altri casi di frode alimentare.... perchè .... ???
certo che le lasagne bolognesi, fatte da bolognesi, con la carne comprata chissà dove e pure col cavallo ... fa rabbia ....nè?
Non c'è traccia di Dna di cavallo invece nella carne bovina macinata cotta e surgelata della Nestlè sequestrata il 21 febbraio dai Nas. I test dell'Istituto zooprofilattico di Torino su tutti i campioni prelevati allo stabilimento Safim di None (Torino) sono negativi. Ora, rende noto il ministero della Salute, ci sarà il dissequestro dei prodotti.
Re: SALUTE
Carne equina nei ragù star
I PRODOTTI - Si tratta di quattro sughi: il Gran Ragù con verdure (lotto LH 044 - scadenza 13.02.2016), il Ragù Bolognese (lotto LH 045 - scadenza 14.02.2016), il Gran Ragù Classico (lotto LH 035 - scadenza 04.02.2016) e il Gran Ragù Classico (lotto LH 032 - scadenza 01.02.2016). Tutti prodotti dalla Star Stabilimento Alimentare Spa di Agrate Brianza. I carabinieri del Nas hanno sequestrato 300mila confezioni per violazione dell'articolo 515 del c.p. (frode commerciale) e stanno procedendo agli accertamenti sulla filiera. Nei Ragù sotto accusa - secondo l'azienda - sono state utilizzate partite di carne macinata congelata proveniente dalla Romania e acquistate dal fornitore francese Gel Alpes di Saint Maurice - Manosque, già posto sotto attenzione da parte delle autorità transalpine.
CODACONS - Non acquistare prodotti alimentari di qualsiasi marca, contenenti carne macinata, fino a che non sarà fatta chiarezza sulla vicenda della carne di cavallo non indicata in etichetta: è l'invito che il Codacons rivolge ai consumatori. L'associazione chiede che «i controlli siano eseguiti a tappeto su tutti gli alimenti in commercio nel nostro Paese contenenti carne macinata, perché nulla si sa circa la provenienza della carne equina, e da più parti viene avanzato il sospetto in merito alla possibilità che la carne provenga da animali dopati e macellati clandestinamente».
I PRODOTTI - Si tratta di quattro sughi: il Gran Ragù con verdure (lotto LH 044 - scadenza 13.02.2016), il Ragù Bolognese (lotto LH 045 - scadenza 14.02.2016), il Gran Ragù Classico (lotto LH 035 - scadenza 04.02.2016) e il Gran Ragù Classico (lotto LH 032 - scadenza 01.02.2016). Tutti prodotti dalla Star Stabilimento Alimentare Spa di Agrate Brianza. I carabinieri del Nas hanno sequestrato 300mila confezioni per violazione dell'articolo 515 del c.p. (frode commerciale) e stanno procedendo agli accertamenti sulla filiera. Nei Ragù sotto accusa - secondo l'azienda - sono state utilizzate partite di carne macinata congelata proveniente dalla Romania e acquistate dal fornitore francese Gel Alpes di Saint Maurice - Manosque, già posto sotto attenzione da parte delle autorità transalpine.
CODACONS - Non acquistare prodotti alimentari di qualsiasi marca, contenenti carne macinata, fino a che non sarà fatta chiarezza sulla vicenda della carne di cavallo non indicata in etichetta: è l'invito che il Codacons rivolge ai consumatori. L'associazione chiede che «i controlli siano eseguiti a tappeto su tutti gli alimenti in commercio nel nostro Paese contenenti carne macinata, perché nulla si sa circa la provenienza della carne equina, e da più parti viene avanzato il sospetto in merito alla possibilità che la carne provenga da animali dopati e macellati clandestinamente».
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Re: SALUTE
Sono andato a chiedere per una risonanza magnetica nucleare per papà alle strutture pubbliche.
Dai tempi che mi (o meglio, non mi) hanno dato per la riapertura delle liste penso che finirei per doverlo richiamare dall'aldilà (speriamo fra 100 anni) quando ci chiameranno.
Dovrò spendere dei soldi da qualche parte. Vomito.
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"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: SALUTE
prova a far mettere URGENTE ( dall medico di famiglia che fa l'impegnativa), dovresti avere un tempo inferiore.
prima chiama il cup e chiedi con l'urgenza di quanto si sposta la data .
auguri a papà.
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Re: SALUTE
Non posso avere l'urgenza, si tratta di un discorso neurologico e non "patologico" grave.
Come hanno ridotto la sanità
polverini, storace, caimano... possiate spendere i vostri milioni in medicine. Maledetti
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