THE CATHOLIC QUESTION
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
Auguriamoci vivamente che il nuovo Papa non sia Scola, perché Rocco Buttiglione a pagina 13 del Fatto di stamani, ricorda l'amico di Comunione & Fatturazione da giovane, diviso tra Ezra Pound e Tex Willer.
Ezra Pound
Durante gli anni trenta e quaranta espresse ammirazione per Mussolini, Hitler e Oswald Mosley; trasferitosi in Italia nel 1924, sostenne il regime fascista fino alla caduta della Repubblica di Salò. Catturato dai partigiani, venne consegnato alle forze armate degli Stati Uniti, dove fu processato e condannato per tradimento. Dichiarato incapace, non fu soggetto a pena alcuna e passò molti anni in un manicomio, fino a quando, liberato, tornò in Italia dove trascorse gli ultimi anni.
Confermate le voci circolanti da queste parti che Scola fosse un fascistone.
Ezra Pound
Durante gli anni trenta e quaranta espresse ammirazione per Mussolini, Hitler e Oswald Mosley; trasferitosi in Italia nel 1924, sostenne il regime fascista fino alla caduta della Repubblica di Salò. Catturato dai partigiani, venne consegnato alle forze armate degli Stati Uniti, dove fu processato e condannato per tradimento. Dichiarato incapace, non fu soggetto a pena alcuna e passò molti anni in un manicomio, fino a quando, liberato, tornò in Italia dove trascorse gli ultimi anni.
Confermate le voci circolanti da queste parti che Scola fosse un fascistone.
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
Da domani inizierà il solito show mediatico ma sappiamo bene che "altri" hanno già deciso. Ce lo dicano almeno dopodomani, al massimo.
Poi continueremo la guerra al voitila di turno, visto che hanno fatto fuori il gestore nominato 8 anni fa.
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"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
O'Malley sembra ben piazzato...
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
Ma i sondaggi non li fanno?
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Robert Harris, "Archangel"
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
Anche loro devono fare i conti con gli indecisi
da rainew24
...Non sono mancati incontri riservati per preparare il rush finale: al momento è spareggio tra Scola-Scherer, ma l'esito è in mano agli indecisi. Per i duellanti spunta l'ipotesi ticket, con incarico alla Segreteria di Stato....
da rainew24
...Non sono mancati incontri riservati per preparare il rush finale: al momento è spareggio tra Scola-Scherer, ma l'esito è in mano agli indecisi. Per i duellanti spunta l'ipotesi ticket, con incarico alla Segreteria di Stato....
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
>>al momento è spareggio tra Scola-Scherer, ma l'esito è in mano agli indecisi
Figures.
Siamo a posto...
soloo42000
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
Conclave, le “truppe” di Scola pronte al blitz (Marco Politi).
11/03/2013 di triskel182
NELLA CAPPELLA SISTINA “REFERENDUM” SECCO E RAPIDO SULL’ARCIVESCOVO DI MILANO LO SFIDANTE È SCHERER.
Città del Vaticano
Sarà referendum su Scola. Il conclave è alle porte e il nervosismo si impenna. Il pressing in favore dell’arcivescovo di Milano continua senza sosta. I suoi fautori si impegnano a presentarlo come grande occasione di un ritorno del papato all’Italia, mentre viene sparsa la voce di una crescente convergenza dei cardinali italiani intorno al suo nome. Scola gode dell’appoggio autorevole di una parte dei cardinali francesi e americani, di alcuni europei della corrente ratzingeriana e di cardinali che guidano diocesi nell’area islamica – dal Nordafrica all’Asia – lì dove il problema del dialogo e del conflitto con il mondo musulmano è più acuto.
CHI LO SOSTIENE, ne descrive la cultura profonda, la capacità gestionale e l’impegno pastorale. “A Milano ha fatto bene”, mi dice un cardinale di Curia straniero ed è la parola chiave che si sente ripetere. Come dire che nella diocesi più grande d’Europa ha governato al di sopra delle parti, non lasciandosi irretire nelle tensioni tra ciellini e seguaci del cardinal Martini. E quindi anche sul soglio papale si muoverebbe al di sopra delle fazioni. Gli si accredita persino la disponibilità – una volta eletto – a trovare meccanismi di dialogo più regolare tra Vaticano ed episcopati del mondo.
Ma i suoi fautori non gli rendono un buon servizio. L’immagine che proiettano è quella del “cardinale vuole diventare Papa”. Errore gravissimo nella corsa al soglio di Pietro, dove i candidati devono apparire lontani dal desiderare il sommo pontificato. Scola, unico tra i papabili rispetto a Scherer, Ouellet o Erdo, appare nettamente determinato ad arrivare nel palazzo apostolico.
D’altronde con determinazione l’allora patriarca di Venezia si è costruito un profilo mediatico con una pianificazione poco abituale negli ambienti ecclesiastici. Per anni la sua omelia per la festa del Redentore – cruciale per Venezia come Sant’Ambrogio per Milano – era preceduta da un’intervista o una pagina di anticipazione sul Corriere della Sera. Visionata anche nei titoli dalla sua addetta stampa. Un appuntamento fisso e di massima visibilità. Programmato con la cura tipica dei Pr delle multinazionali. Non è un caso che il Corriere della Sera domenica sia uscito in prima pagina, titolando: “La speranza di un pontefice italiano”. Quasi che corrisponda ad un desiderio nazionale o rappresenti l’unica via d’uscita per la Chiesa universale.
DUNQUE MERCOLEDÌ (dopo un primo sondaggio martedì sera) i 115 cardinali-elettori si troveranno ad un bivio. Tornare ad un pontefice italiano o continuare l’internazionalizzazione del papato? Le qualità di un papa sono indipendenti dalla bandiera, ma è evidente che il tipo di scelta ha un alto valore simbolico. Nel mondo globalizzato non è indifferente come si esprime l’universalità della Chiesa.
I cardinali-elettori avvertono l’eccezionalità di questo passaggio. Il cardinale Erdo ha definito “drammatico” il momento creato dalla “rinuncia inaspettata e insolita di Benedetto XVI”.
Dunque si va verso il match Italia-Brasile. Sarà scontro diretto tra Angelo Scola e il cardinale di San Paolo Odilo Scherer. Niente di personale. Ma un braccio di ferro, durante il quale i fautori di Scola si sforzeranno di creare l’“effetto valanga” in favore dell’arcivescovo di Milano. “Conclave breve”, è il loro grido di battaglia. E anche questo irrita quei porporati, che non sono convinti dell’operazione e dopo il 28 febbraio hanno stoppato quanti volevano anticipare troppo il conclave.
A confermare il carattere di referendum delle prime votazioni in conclave contribuisce il leader di Sant’Egidio (e ministro) Andrea Riccardi. Dice lo storico cattolico al Messaggero che il “primo orientamento” dei cardinali-elettori dovrà “rivolgersi a un italiano”, perché il papa è vescovo di Roma. “Solo se la scelta di un italiano risultasse impraticabile – spiega – sarebbe il caso di cercare in altre direzioni”.
Dunque sarà un referendum secco. Pro Scola o contro Scola. Ma con una grande differenza rispetto alle consultazioni in corso negli Stati. Per vincere non è sufficiente la maggioranza dei Sì. Bastano quaranta cardinali non convinti e non disponibili a lasciarsi convincere e la corsa si arresta. Perché non verrà raggiunta la maggioranza obbligatoria dei due terzi.
È questo che rende così appassionante l’atmosfera di questa vigilia. In palio è il governo di un miliardo e cento milioni di uomini e donne e tutto è nelle mani di un grosso numero di cardinali indecisi.
Ieri si sono svolte in tutta Roma le messe celebrate dai cardinali nelle parrocchie, di cui sono formalmente i titolari. Ogni sfumatura dell’omelia dei porporati è stata attentamente soppesata. Scola si è tenuto largo, auspicando che lo “Spirito Santo offra alla sua Chiesa l’uomo, che possa condurla sulle orme segnate dai grandi pontefici degli ultimi 150 anni”. Un papa capace di edificare la Chiesa con la testimonianza della sua vita. Scola ha parlato di una Chiesa, che annuncia la misericordia divina “anche all’uomo sofisticato e smarrito del nuovo millennio, anche in questi tempi grami”.
Il Vangelo di ieri riportava la parabola del Figliol prodigo e tutti i porporati hanno insistito sul volto misericordioso della Chiesa. Colpisce in una serie di papabili stranieri l’approccio non clericale nel rivolgersi ai fedeli. Scherer, in perfetto italiano addolcito dal timbro brasiliano, ha esortato alla “fiducia nella missione della Chiesa”. Ha illustrato la parabola in maniera molto colloquiale, quasi drammatizzandola, per catturare l’uditorio. Messa con chitarre (moderate) la sua. Forse per la tensione interiore gli è scivolata di mano un’ostia durante la distribuzione ai fedeli. Citando quaresima e perdono, Scherer ha detto che “senza una riconciliazione sociale, tra i popoli e le culture del mondo non potremo avere un futuro di fraternità e di pace per l’umanità”.
O’ MALLEY ha anticipato quale potrebbe essere la parlata alla mano di un papa francescano-yankee. Semplicissimo con la sua barba bianca, umano sotto le volte sfarzose della chiesa barocca di Santa Maria della Vittoria, ha esclamato con immediatezza: “Preghiamo affinché lo Spirito Santo ci illumini nell’elezione del nuovo Papa: che sia un buon pastore che ci confermi nella nostra fede e renda più visibile l’amore verso i suoi figli”.
Il conclave è messo alla prova. Se si tratta di aprire una nuova pagina nel rapporto tra Chiesa e mondo, conterà molto l’immagine irradiata dal nuovo pontefice. Non come flash superficiale, ma come specchio di un’anima.
Da Il Fatto Quotidiano del 11/03/2013.
11/03/2013 di triskel182
NELLA CAPPELLA SISTINA “REFERENDUM” SECCO E RAPIDO SULL’ARCIVESCOVO DI MILANO LO SFIDANTE È SCHERER.
Città del Vaticano
Sarà referendum su Scola. Il conclave è alle porte e il nervosismo si impenna. Il pressing in favore dell’arcivescovo di Milano continua senza sosta. I suoi fautori si impegnano a presentarlo come grande occasione di un ritorno del papato all’Italia, mentre viene sparsa la voce di una crescente convergenza dei cardinali italiani intorno al suo nome. Scola gode dell’appoggio autorevole di una parte dei cardinali francesi e americani, di alcuni europei della corrente ratzingeriana e di cardinali che guidano diocesi nell’area islamica – dal Nordafrica all’Asia – lì dove il problema del dialogo e del conflitto con il mondo musulmano è più acuto.
CHI LO SOSTIENE, ne descrive la cultura profonda, la capacità gestionale e l’impegno pastorale. “A Milano ha fatto bene”, mi dice un cardinale di Curia straniero ed è la parola chiave che si sente ripetere. Come dire che nella diocesi più grande d’Europa ha governato al di sopra delle parti, non lasciandosi irretire nelle tensioni tra ciellini e seguaci del cardinal Martini. E quindi anche sul soglio papale si muoverebbe al di sopra delle fazioni. Gli si accredita persino la disponibilità – una volta eletto – a trovare meccanismi di dialogo più regolare tra Vaticano ed episcopati del mondo.
Ma i suoi fautori non gli rendono un buon servizio. L’immagine che proiettano è quella del “cardinale vuole diventare Papa”. Errore gravissimo nella corsa al soglio di Pietro, dove i candidati devono apparire lontani dal desiderare il sommo pontificato. Scola, unico tra i papabili rispetto a Scherer, Ouellet o Erdo, appare nettamente determinato ad arrivare nel palazzo apostolico.
D’altronde con determinazione l’allora patriarca di Venezia si è costruito un profilo mediatico con una pianificazione poco abituale negli ambienti ecclesiastici. Per anni la sua omelia per la festa del Redentore – cruciale per Venezia come Sant’Ambrogio per Milano – era preceduta da un’intervista o una pagina di anticipazione sul Corriere della Sera. Visionata anche nei titoli dalla sua addetta stampa. Un appuntamento fisso e di massima visibilità. Programmato con la cura tipica dei Pr delle multinazionali. Non è un caso che il Corriere della Sera domenica sia uscito in prima pagina, titolando: “La speranza di un pontefice italiano”. Quasi che corrisponda ad un desiderio nazionale o rappresenti l’unica via d’uscita per la Chiesa universale.
DUNQUE MERCOLEDÌ (dopo un primo sondaggio martedì sera) i 115 cardinali-elettori si troveranno ad un bivio. Tornare ad un pontefice italiano o continuare l’internazionalizzazione del papato? Le qualità di un papa sono indipendenti dalla bandiera, ma è evidente che il tipo di scelta ha un alto valore simbolico. Nel mondo globalizzato non è indifferente come si esprime l’universalità della Chiesa.
I cardinali-elettori avvertono l’eccezionalità di questo passaggio. Il cardinale Erdo ha definito “drammatico” il momento creato dalla “rinuncia inaspettata e insolita di Benedetto XVI”.
Dunque si va verso il match Italia-Brasile. Sarà scontro diretto tra Angelo Scola e il cardinale di San Paolo Odilo Scherer. Niente di personale. Ma un braccio di ferro, durante il quale i fautori di Scola si sforzeranno di creare l’“effetto valanga” in favore dell’arcivescovo di Milano. “Conclave breve”, è il loro grido di battaglia. E anche questo irrita quei porporati, che non sono convinti dell’operazione e dopo il 28 febbraio hanno stoppato quanti volevano anticipare troppo il conclave.
A confermare il carattere di referendum delle prime votazioni in conclave contribuisce il leader di Sant’Egidio (e ministro) Andrea Riccardi. Dice lo storico cattolico al Messaggero che il “primo orientamento” dei cardinali-elettori dovrà “rivolgersi a un italiano”, perché il papa è vescovo di Roma. “Solo se la scelta di un italiano risultasse impraticabile – spiega – sarebbe il caso di cercare in altre direzioni”.
Dunque sarà un referendum secco. Pro Scola o contro Scola. Ma con una grande differenza rispetto alle consultazioni in corso negli Stati. Per vincere non è sufficiente la maggioranza dei Sì. Bastano quaranta cardinali non convinti e non disponibili a lasciarsi convincere e la corsa si arresta. Perché non verrà raggiunta la maggioranza obbligatoria dei due terzi.
È questo che rende così appassionante l’atmosfera di questa vigilia. In palio è il governo di un miliardo e cento milioni di uomini e donne e tutto è nelle mani di un grosso numero di cardinali indecisi.
Ieri si sono svolte in tutta Roma le messe celebrate dai cardinali nelle parrocchie, di cui sono formalmente i titolari. Ogni sfumatura dell’omelia dei porporati è stata attentamente soppesata. Scola si è tenuto largo, auspicando che lo “Spirito Santo offra alla sua Chiesa l’uomo, che possa condurla sulle orme segnate dai grandi pontefici degli ultimi 150 anni”. Un papa capace di edificare la Chiesa con la testimonianza della sua vita. Scola ha parlato di una Chiesa, che annuncia la misericordia divina “anche all’uomo sofisticato e smarrito del nuovo millennio, anche in questi tempi grami”.
Il Vangelo di ieri riportava la parabola del Figliol prodigo e tutti i porporati hanno insistito sul volto misericordioso della Chiesa. Colpisce in una serie di papabili stranieri l’approccio non clericale nel rivolgersi ai fedeli. Scherer, in perfetto italiano addolcito dal timbro brasiliano, ha esortato alla “fiducia nella missione della Chiesa”. Ha illustrato la parabola in maniera molto colloquiale, quasi drammatizzandola, per catturare l’uditorio. Messa con chitarre (moderate) la sua. Forse per la tensione interiore gli è scivolata di mano un’ostia durante la distribuzione ai fedeli. Citando quaresima e perdono, Scherer ha detto che “senza una riconciliazione sociale, tra i popoli e le culture del mondo non potremo avere un futuro di fraternità e di pace per l’umanità”.
O’ MALLEY ha anticipato quale potrebbe essere la parlata alla mano di un papa francescano-yankee. Semplicissimo con la sua barba bianca, umano sotto le volte sfarzose della chiesa barocca di Santa Maria della Vittoria, ha esclamato con immediatezza: “Preghiamo affinché lo Spirito Santo ci illumini nell’elezione del nuovo Papa: che sia un buon pastore che ci confermi nella nostra fede e renda più visibile l’amore verso i suoi figli”.
Il conclave è messo alla prova. Se si tratta di aprire una nuova pagina nel rapporto tra Chiesa e mondo, conterà molto l’immagine irradiata dal nuovo pontefice. Non come flash superficiale, ma come specchio di un’anima.
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
Vale la pena non dimenticare
questa e tante altre cose
Vergogna e schifo sul vaticano s.p.a.
questa e tante altre cose
Vergogna e schifo sul vaticano s.p.a.
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
ansa.itpeanuts ha scritto:Ma i sondaggi non li fanno?
FAVORITO SCOLA - Italiano, con un'eta' compresa tra i 70 e i 75 anni, probabilmente anche lui decidera' prima o poi di rassegnare le dimissioni. E' l'identikit del prossimo Papa che tracciano i bookmaker internazionali (in Italia una scommessa del genere non e' consentita) alla vigilia del Conclave. Tutte le maggiori firme delle scommesse - segnala l'agenzia specializzata Agimeg - hanno aperto le giocate su chi sara' il prossimo Papa, e concordemente eleggono Angelo Scola che stacca quote tra il 3,00 e il 4,50. A seguire i cardinali Turkson (tra 3,00 e 7,00) e Bertone (4,50-12,90).
Piu' giu' nelle quote Ravasi (13,00- 19,00), Sandri (19,00-30,00) e Bagnasco (13,00-34,00). Tra i nomi circolati nei giorni scorsi, quello di Marc Ouellet (7,30-13,00). Le quotazioni del cardinale O'Malley sono scese molto nelle ultime ore - anche per l'elevato numero di giocate che ha attratto - e adesso da alcuni bookmaker viene dato anche a 12,00. Piu' basse le chance del filippino Tagle (da 17,00 in su) e dell'honduregno Maradiaga (19,00-44,00).
Il bookmaker irlandese Paddy Power ha poi aperto una serie di scommesse sulla durata del conclave e sul prossimo pontificato. Si prevede un conclave particolarmente breve, l'elezione entro il primo o il secondo giorno sono ipotesi date entrambe a 2,75, mentre e' a 5,00 che si vada oltre il quarto giorno. Per il bookmaker il prossimo Papa portera' il nome di Pietro (3,00), ma in quota ci sono anche Giovanni Paolo (7,00) e Benedetto (13,00). Il Potefice avra' probabilmente un'eta' compresa tra i 71 e i 75 anni (2,87), ma sono anche alte le chance per un Papa giovane (al di sotto dei 65), ipotesi data a 3,62. Un Pontefice ultra 75enne pagherebbe invece 5 volte la posta. Per quanto riguarda la nazionalita', l'Italia e' in testa a 1,80, seguita dall'Africa e da Centro e Sud America (4,00). Gli Usa sono a 11,00. Infine si gioca anche sull'ipotesi che il prossimo Papa segue l'esempio di Benedetto XVI, e decida prima o poi di rassegnare le dimissioni. Un'eventualita' tutt'altro che remota, stando alle quote, viene bancata infatti a 3,50.
Le scommesse sul Papa hanno attirato l'interesse di mezzo pianeta. William Hill, il maggiore bookmaker inglese, ha infatti raccolto scommesse sull'elezione in 50 paesi, e a questo punto - informa l'agenzia specializzata Agimeg - stima un volume di gioco superiore al mezzo milione di sterline (circa 600mila euro). William Hill ha aperto anche le giocate sulla data della fumata bianca: un solo scrutinio si gioca a 9,00, a 7,50 due, si scende a 4,00 sia per le tre che per le quattro sedute. Ma l'ipotesi più probabile è che ne servano otto o più, si gioca a 3,75. Per quanto riguarda i cardinali favoriti, in testa c' è Angelo Scola a 3.25, seguito Peter Turkson, a 4.50.
Chi c’è in linea
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