the day after. quali accordi per governare?
Re: the day after. quali accordi per governare?
Il PD propone le candidature di Boldrini (Sel) alla camera e di Grasso (PD) al senato.
E' passata la linea dei "giovani turchi"
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Re: the day after. quali accordi per governare?
l’Unità 16.3.13
Camere bloccate, chiusa
la via del dialogo con il M5S
Nulla di fatto alle prime cinque votazioni per le presidenze di Montecitorio e Palazzo Madama
di Simone Collini
Ipotesi asse tra Pd e Scelta civica per Dellai-Finocchiaro o Franceschini-Mauro
Le fumate nere sia alla Camera che al Senato, con i parlamentari del Movimento 5 Stelle che fin dalla mattina si tirano fuori da ogni trattativa, gli incontri riservati tra le altre forze parlamentari e in particolare tra Pd e Scelta civica, la Lega che si propone come mediatore tra centrodestra e centrosinistra e il Pdl che rinuncia a presentare propri candidati ma chiede un Presidente della Repubblica «di garanzia», fino ad arrivare a metà pomeriggio all’ipotesi Mario Monti presidente del Senato e Dario Franceschini della Camera, che però in un paio d’ore cede il posto a quella che vedrebbe Anna Finocchiaro sullo scranno più alto di Palazzo Madama e Lorenzo Dellai su quello di Montecitorio.
Ma poi c’è anche un colloquio al Quirinale tra Giorgio Napolitano e Monti (formalmente per discutere del vertice di giovedì a Bruxelles, ma non è mancata una discussione sulla giornata appena trascorsa e sulle possibili prospettive) e poi ancora una serata e una notte di riunioni di partito e tra i partiti, di telefonate e incontri nell’estremo tentativo di giungere a un’intesa in vista delle votazioni di oggi, che saranno decisive.
FALSA PARTENZA
La prima giornata della diciassettesima legislatura si chiude con un nulla di fatto.
Solo i parlamentari di M5S votano i loro candidati, Roberto Fico alla Camera (108 e poi 110 e 113 voti su un totale di 109 grillini) e Luis Alberto Orellana al Senato, mentre tutti gli altri partiti vanno avanti a forza di scheda bianca e in serata non rimane che registrare tre fumate nere a Montecitorio e due a Palazzo Madama.
Per eleggere i presidenti dei due rami del Parlamento, ieri, servivano la maggioranza dei due terzi dei deputati e quella assoluta dei senatori.
Non è stato possibile che si determinassero né l’una né l’altra: perché l’offerta di «corresponsabilità e condivisione» del Pd ai Cinquestelle è caduta nel vuoto («al Senato noi voteremo il nostro candidato e se non sarà al ballottaggio non voteremo alcun candidato», ha fatto sapere di primo mattino il capogruppo M5S Vito Crimi) e perché la trattativa tra Pier Luigi Bersani e Mario Monti è andata avanti per tutto il giorno senza che si trovasse un punto d’incontro.
A complicare le cose, di fronte a un Pd che si è mostrato disponibile a «rinunciare a una delle Camere per una convergenza», per dirla con Nicola Latorre, è stata anche la duplice richiesta avanzata dal leader di Scelta civica.
La prima: il Professore ha chiesto che fosse lui a ricoprire il ruolo di seconda carica dello Stato.
La seconda: nei ragionamenti di Monti le scelte sulle presidenze delle Camere vanno collegate alle prospettive sul governo coinvolgendo anche il Pdl.
Due punti, quelli posti dal premier, che hanno trovato freddo il Colle da un lato (le dimissioni di Monti da presidente del Consiglio aprirebbero uno scenario senza precedenti) e il Pd dall’altro («la nascita di un governo di larghe intese con il dialogo tra Pd e Pdl» di cui parla Andrea Olivero è proprio ciò che non vuole Bersani).
I nodi verranno sciolti oggi.
Il colloquio serale tra Napolitano e Monti è terminato con la rinuncia del premier a correre per il Senato.
IL PASSO INDIETRO DI MONTI
Ma stamattina il Professore riunirà gli eletti di Scelta civica per decidere se proporre al Pd un altro nome per Palazzo Madama (tra le ipotesi c’è Mario Mauro, inviso al Pdl visto che ha lasciato Berlusconi per passare con Monti ma che essendo stato vicepresidente del Parlamento europeo avrebbe il profilo più adatto, e Linda Lanzillotta) oppure se andare verso lo schema Finocchiaro-Dellai.
Quale che sia la discussione maturata nella notte, lo schema che verrà confermato oggi dovrebbe essere quello derivante da un accordo tra Pd e Scelta civica.
OGGI SARANNO ELETTI I PRESIDENTI
Questo pomeriggio, quando non servirà più la maggioranza qualificata per eleggere i presidenti dei due rami del Parlamento (alla Camera basterà la maggioranza semplice, al Senato alla quarta votazione si andrà al ballottaggio tra i due più votati) verranno infatti riempite le due caselle e potrà partire l’attività parlamentare.
E a meno di stravolgimenti di strategia nella notte sarà non più, come era nello schema originario di Bersani, sotto il segno di una «corresponsabilità» del Movimento 5 Stelle, rispetto al quale nella giornata di ieri era rimasto soltanto il leader di Sel Nichi Vendola a prospettare un coinvolgimento istituzionale.
Le due presidenze delle Camere assegnate a Pd e Scelta civica farebbero comunque mantenere in campo l’ipotesi a cui Bersani lavora dal giorno dopo le elezioni, e cioè quella che prevede la nascita di un governo di scopo costruito attorno a otto punti qualificati (e sui quali il Pd organizzerà per oggi e domani due giornate di mobilitazione) che potrebbero essere votati anche dai Cinquestelle.
Rimarrebbe il problema di incassare la fiducia al Senato, dove il centrosinistra e Scelta civica partono da 143 voti favorevoli.
Come potrebbe partire Bersani? È qui che entrerebbe in gioco la Lega.
Anche se Anna Finocchiaro smentisce sue trattative con il Carroccio (anche se Roberto Calderoli ha prospettato la sua elezione al Senato e un esponente Pdl alla Camera) non è un segreto che Roberto Maroni vuole evitare di tornare alle urne in tempi brevi.
E che negli incontri che ci sono stati tra leghisti e democratici si è parlato anche dell’ipotesi di una fiducia tecnica.
Ci si può fidare della Lega? In parte, si capirà già da come andranno le votazioni di oggi.
Camere bloccate, chiusa
la via del dialogo con il M5S
Nulla di fatto alle prime cinque votazioni per le presidenze di Montecitorio e Palazzo Madama
di Simone Collini
Ipotesi asse tra Pd e Scelta civica per Dellai-Finocchiaro o Franceschini-Mauro
Le fumate nere sia alla Camera che al Senato, con i parlamentari del Movimento 5 Stelle che fin dalla mattina si tirano fuori da ogni trattativa, gli incontri riservati tra le altre forze parlamentari e in particolare tra Pd e Scelta civica, la Lega che si propone come mediatore tra centrodestra e centrosinistra e il Pdl che rinuncia a presentare propri candidati ma chiede un Presidente della Repubblica «di garanzia», fino ad arrivare a metà pomeriggio all’ipotesi Mario Monti presidente del Senato e Dario Franceschini della Camera, che però in un paio d’ore cede il posto a quella che vedrebbe Anna Finocchiaro sullo scranno più alto di Palazzo Madama e Lorenzo Dellai su quello di Montecitorio.
Ma poi c’è anche un colloquio al Quirinale tra Giorgio Napolitano e Monti (formalmente per discutere del vertice di giovedì a Bruxelles, ma non è mancata una discussione sulla giornata appena trascorsa e sulle possibili prospettive) e poi ancora una serata e una notte di riunioni di partito e tra i partiti, di telefonate e incontri nell’estremo tentativo di giungere a un’intesa in vista delle votazioni di oggi, che saranno decisive.
FALSA PARTENZA
La prima giornata della diciassettesima legislatura si chiude con un nulla di fatto.
Solo i parlamentari di M5S votano i loro candidati, Roberto Fico alla Camera (108 e poi 110 e 113 voti su un totale di 109 grillini) e Luis Alberto Orellana al Senato, mentre tutti gli altri partiti vanno avanti a forza di scheda bianca e in serata non rimane che registrare tre fumate nere a Montecitorio e due a Palazzo Madama.
Per eleggere i presidenti dei due rami del Parlamento, ieri, servivano la maggioranza dei due terzi dei deputati e quella assoluta dei senatori.
Non è stato possibile che si determinassero né l’una né l’altra: perché l’offerta di «corresponsabilità e condivisione» del Pd ai Cinquestelle è caduta nel vuoto («al Senato noi voteremo il nostro candidato e se non sarà al ballottaggio non voteremo alcun candidato», ha fatto sapere di primo mattino il capogruppo M5S Vito Crimi) e perché la trattativa tra Pier Luigi Bersani e Mario Monti è andata avanti per tutto il giorno senza che si trovasse un punto d’incontro.
A complicare le cose, di fronte a un Pd che si è mostrato disponibile a «rinunciare a una delle Camere per una convergenza», per dirla con Nicola Latorre, è stata anche la duplice richiesta avanzata dal leader di Scelta civica.
La prima: il Professore ha chiesto che fosse lui a ricoprire il ruolo di seconda carica dello Stato.
La seconda: nei ragionamenti di Monti le scelte sulle presidenze delle Camere vanno collegate alle prospettive sul governo coinvolgendo anche il Pdl.
Due punti, quelli posti dal premier, che hanno trovato freddo il Colle da un lato (le dimissioni di Monti da presidente del Consiglio aprirebbero uno scenario senza precedenti) e il Pd dall’altro («la nascita di un governo di larghe intese con il dialogo tra Pd e Pdl» di cui parla Andrea Olivero è proprio ciò che non vuole Bersani).
I nodi verranno sciolti oggi.
Il colloquio serale tra Napolitano e Monti è terminato con la rinuncia del premier a correre per il Senato.
IL PASSO INDIETRO DI MONTI
Ma stamattina il Professore riunirà gli eletti di Scelta civica per decidere se proporre al Pd un altro nome per Palazzo Madama (tra le ipotesi c’è Mario Mauro, inviso al Pdl visto che ha lasciato Berlusconi per passare con Monti ma che essendo stato vicepresidente del Parlamento europeo avrebbe il profilo più adatto, e Linda Lanzillotta) oppure se andare verso lo schema Finocchiaro-Dellai.
Quale che sia la discussione maturata nella notte, lo schema che verrà confermato oggi dovrebbe essere quello derivante da un accordo tra Pd e Scelta civica.
OGGI SARANNO ELETTI I PRESIDENTI
Questo pomeriggio, quando non servirà più la maggioranza qualificata per eleggere i presidenti dei due rami del Parlamento (alla Camera basterà la maggioranza semplice, al Senato alla quarta votazione si andrà al ballottaggio tra i due più votati) verranno infatti riempite le due caselle e potrà partire l’attività parlamentare.
E a meno di stravolgimenti di strategia nella notte sarà non più, come era nello schema originario di Bersani, sotto il segno di una «corresponsabilità» del Movimento 5 Stelle, rispetto al quale nella giornata di ieri era rimasto soltanto il leader di Sel Nichi Vendola a prospettare un coinvolgimento istituzionale.
Le due presidenze delle Camere assegnate a Pd e Scelta civica farebbero comunque mantenere in campo l’ipotesi a cui Bersani lavora dal giorno dopo le elezioni, e cioè quella che prevede la nascita di un governo di scopo costruito attorno a otto punti qualificati (e sui quali il Pd organizzerà per oggi e domani due giornate di mobilitazione) che potrebbero essere votati anche dai Cinquestelle.
Rimarrebbe il problema di incassare la fiducia al Senato, dove il centrosinistra e Scelta civica partono da 143 voti favorevoli.
Come potrebbe partire Bersani? È qui che entrerebbe in gioco la Lega.
Anche se Anna Finocchiaro smentisce sue trattative con il Carroccio (anche se Roberto Calderoli ha prospettato la sua elezione al Senato e un esponente Pdl alla Camera) non è un segreto che Roberto Maroni vuole evitare di tornare alle urne in tempi brevi.
E che negli incontri che ci sono stati tra leghisti e democratici si è parlato anche dell’ipotesi di una fiducia tecnica.
Ci si può fidare della Lega? In parte, si capirà già da come andranno le votazioni di oggi.
Re: the day after. quali accordi per governare?
la Boldrini è andata
ora tocca al Senato dove fra Grasso e Schifani il M5s dovrebbe percepire che esiste una certa qual differenza.
ora tocca al Senato dove fra Grasso e Schifani il M5s dovrebbe percepire che esiste una certa qual differenza.
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Re: the day after. quali accordi per governare?
Laura Boldrini è una buona scelta per quanto ha saputo esprimere in questi anni. E' certamente una garanzia per il rispetto delle Cotituzione.
E proprio per queste sue caratteristiche personali a molti non piacerà.
LA TERZA DONNA A PRESIEDERE MONTECITORIO
Laura Boldrini è presidente della Camera
La deputata di Sel, candidata dal Pd, ha ottenuto 327 voti. Discorso molto applaudito: «Difendo i diritti degli ultimi»
MILANO - Laura Boldrini è la presidente della Camera della 17esima legislatura, al Senato vanno invece al ballottaggio Piero Grasso, candidato del Pd, e Renato Schifani, sostenuto dal Pdl.
TERZA DONNA - Boldrini, deputata di Sel ed ex portavoce dell'Alto commissariato per i rifugiati dell'Onu in Italia, 51 anni, è stata eletta alla quarta votazione con 327 voti su 618 votanti (i voti della coalizione di centrosinistra sono 340). Era stata candidata all'ultimo minuto dal Pd. Un lungo applauso dell'assemblea ha segnato il momento in cui il computo ha toccato quota 310, la soglia di voti necessaria per l'elezione del presidente. I deputati del Pdl e alcuni esponenti del M5S non hanno applaudito, ma la stragrande maggioranza dei 5 Stelle erano in piedi a battere le mani. Laura Boldrini è la terza donna a presiedere Montecitorio, dopo Nilde Iotti e Irene Pivetti. A Roberto Fico, candidato del Movimento 5 stelle, sono andati 108 voti, uno in meno rispetto a quelli di cui dispone il Gruppo, e un lungo applauso dei deputati 5 Stelle. Hanno preso un voto Dario Franceschini (Pd), Andrea Romano (Lista Civica), Micaela Biancofiore (Pdl), Gianluca Buonanno della Lega. Le schede bianche sono state 155, le nulle 10, i voti dispersi 18.
IL DISCORSO - Nel suo discorso di insediamento, Laura Boldrini ha rivolto un «saluto rispettoso e riconoscente a Napolitano che è custode rigoroso dell'unità del Paese e dei valori della Costituzione, la più bella del mondo». «Ho vissuto tanti anni a difendere e rappresentare i diritti degli ultimi, in Italia e in molte periferie del mondo, esperienza che metto al servizio di questa Camera - ha aggiunto la neo presidente - che deve essere luogo di cittadinanza di chi ha più bisogno. Il mio pensiero va a chi ha perduto certezze e speranze». Il neopresidente intende dare «piena vita a ogni diritto e ingaggiare una battaglia vera contro la povertà e non contro i poveri. Dovremo farci carico dell'umiliazione delle donne che subiscono violenza travestita da amore». La presidente ha rivolto «un pensiero per i troppi morti senza nome nel mar Mediterraneo», un mare «che dovrà sempre più diventare un ponte verso altri luoghi, altre culture, altre religioni». Ad ognuno di questi passaggi, la presidente è stata interrotta da 22 lunghi e calorosi applausi. Il discorso è durato 20 minuti circa. La neo presidente ha parlato con un tono molto basso, un po' emozionata, ripetendo i concetti quando veniva interrotta dagli applausi.
LE SCELTE DEL PD - In mattinata Pier Luigi Bersani aveva spiegato che le candidature del Pd, Boldrini e Grasso, «vanno nella logica di responsabilità e cambiamento». Entusiasta il commento di Matteo Renzi, che ha scritto su Twitter: «Piero Grasso e Laura Boldrini sono due ottime proposte del Pd. Da Firenze, dalla manifestazione di "Libera", facciamo il tifo per loro». Molto positive le reazioni all'interno del partito. «Dopo la scelta di Monti siamo stati costretti all'autosufficienza e allora non potevamo che scegliere il rinnovamento e la tenuta della coalizione» ha detto Dario Franceschini, parlando di «una grande scelta di innovazione che ho voluto e condiviso. Mai le aspirazioni personali davanti agli interessi generali». Anche per Barbara Pollastrini «i nomi di Laura Boldrini e Pietro Grasso sono ottime scelte, innovative e autorevoli». Enrico Letta, al termine della riunione con i senatori di Italia Bene Comune, ha commentato così la scelta del suo partito: «Grasso è una figura importante e noi lo indichiamo anche per ciò che rappresenta».
«DA MONTI DISIMPEGNO» - Bersani ha poi criticato la scelta dei montiani e rivendicato il coraggio del Pd: «Con M5S c'è stato un confronto non improduttivo ma non è andato a buon fine, da altri (i montiani, ndr) c'è stato un disimpegno che ha causato un'evidente sorpresa. Abbiamo cercato fino all'ultimo corresponsione e condivisione con le altre forze politiche. Ci dispiace veramente che non ci sia stata un'assunzione di responsabilità da altri, ma abbiamo dimostrato che se tocca a noi sappiamo decidere. Ne siamo usciti con grande forza con due candidati di lungo corso nella società con una forza civica e morale che serve come messaggio al Paese». Il segretario ha aggiunto che «il Pd continuerà ad avere un atteggiamento di condivisione e reciprocità anche per le presidenze delle commissioni». Sempre dal Pd Francesco Boccia si dice contrario all'idea di Nicky Vendola che proponeva di votare un candidato M5S alla presidenza della Camera o del Senato: «È una posizione che comprendo dal punto di vista politica, ma dal punto di vista istituzionale è un errore».
5 STELLE E PDL - I 5 Stelle, per bocca del capogruppo in pectore al Senato Vito Crimi, hanno ribadito di restare fedeli ai propri candidati, Luis Alberto Orellana per il Senato e Roberto Fico per la Camera. «Prendiamo atto di una cosa molto importante: ci prendiamo il merito di aver stimolato un cambiamento, una scelta non riconducibile a apparati di partito ma più qualificata - così Crimi commenta le candidature del Pd -, ma per noi esiste solo il nome del nostro candidato».
Redazione Online
16 marzo 2013 | 14:10
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/politica/13_marz ... 1d4a.shtml
E proprio per queste sue caratteristiche personali a molti non piacerà.
LA TERZA DONNA A PRESIEDERE MONTECITORIO
Laura Boldrini è presidente della Camera
La deputata di Sel, candidata dal Pd, ha ottenuto 327 voti. Discorso molto applaudito: «Difendo i diritti degli ultimi»
MILANO - Laura Boldrini è la presidente della Camera della 17esima legislatura, al Senato vanno invece al ballottaggio Piero Grasso, candidato del Pd, e Renato Schifani, sostenuto dal Pdl.
TERZA DONNA - Boldrini, deputata di Sel ed ex portavoce dell'Alto commissariato per i rifugiati dell'Onu in Italia, 51 anni, è stata eletta alla quarta votazione con 327 voti su 618 votanti (i voti della coalizione di centrosinistra sono 340). Era stata candidata all'ultimo minuto dal Pd. Un lungo applauso dell'assemblea ha segnato il momento in cui il computo ha toccato quota 310, la soglia di voti necessaria per l'elezione del presidente. I deputati del Pdl e alcuni esponenti del M5S non hanno applaudito, ma la stragrande maggioranza dei 5 Stelle erano in piedi a battere le mani. Laura Boldrini è la terza donna a presiedere Montecitorio, dopo Nilde Iotti e Irene Pivetti. A Roberto Fico, candidato del Movimento 5 stelle, sono andati 108 voti, uno in meno rispetto a quelli di cui dispone il Gruppo, e un lungo applauso dei deputati 5 Stelle. Hanno preso un voto Dario Franceschini (Pd), Andrea Romano (Lista Civica), Micaela Biancofiore (Pdl), Gianluca Buonanno della Lega. Le schede bianche sono state 155, le nulle 10, i voti dispersi 18.
IL DISCORSO - Nel suo discorso di insediamento, Laura Boldrini ha rivolto un «saluto rispettoso e riconoscente a Napolitano che è custode rigoroso dell'unità del Paese e dei valori della Costituzione, la più bella del mondo». «Ho vissuto tanti anni a difendere e rappresentare i diritti degli ultimi, in Italia e in molte periferie del mondo, esperienza che metto al servizio di questa Camera - ha aggiunto la neo presidente - che deve essere luogo di cittadinanza di chi ha più bisogno. Il mio pensiero va a chi ha perduto certezze e speranze». Il neopresidente intende dare «piena vita a ogni diritto e ingaggiare una battaglia vera contro la povertà e non contro i poveri. Dovremo farci carico dell'umiliazione delle donne che subiscono violenza travestita da amore». La presidente ha rivolto «un pensiero per i troppi morti senza nome nel mar Mediterraneo», un mare «che dovrà sempre più diventare un ponte verso altri luoghi, altre culture, altre religioni». Ad ognuno di questi passaggi, la presidente è stata interrotta da 22 lunghi e calorosi applausi. Il discorso è durato 20 minuti circa. La neo presidente ha parlato con un tono molto basso, un po' emozionata, ripetendo i concetti quando veniva interrotta dagli applausi.
LE SCELTE DEL PD - In mattinata Pier Luigi Bersani aveva spiegato che le candidature del Pd, Boldrini e Grasso, «vanno nella logica di responsabilità e cambiamento». Entusiasta il commento di Matteo Renzi, che ha scritto su Twitter: «Piero Grasso e Laura Boldrini sono due ottime proposte del Pd. Da Firenze, dalla manifestazione di "Libera", facciamo il tifo per loro». Molto positive le reazioni all'interno del partito. «Dopo la scelta di Monti siamo stati costretti all'autosufficienza e allora non potevamo che scegliere il rinnovamento e la tenuta della coalizione» ha detto Dario Franceschini, parlando di «una grande scelta di innovazione che ho voluto e condiviso. Mai le aspirazioni personali davanti agli interessi generali». Anche per Barbara Pollastrini «i nomi di Laura Boldrini e Pietro Grasso sono ottime scelte, innovative e autorevoli». Enrico Letta, al termine della riunione con i senatori di Italia Bene Comune, ha commentato così la scelta del suo partito: «Grasso è una figura importante e noi lo indichiamo anche per ciò che rappresenta».
«DA MONTI DISIMPEGNO» - Bersani ha poi criticato la scelta dei montiani e rivendicato il coraggio del Pd: «Con M5S c'è stato un confronto non improduttivo ma non è andato a buon fine, da altri (i montiani, ndr) c'è stato un disimpegno che ha causato un'evidente sorpresa. Abbiamo cercato fino all'ultimo corresponsione e condivisione con le altre forze politiche. Ci dispiace veramente che non ci sia stata un'assunzione di responsabilità da altri, ma abbiamo dimostrato che se tocca a noi sappiamo decidere. Ne siamo usciti con grande forza con due candidati di lungo corso nella società con una forza civica e morale che serve come messaggio al Paese». Il segretario ha aggiunto che «il Pd continuerà ad avere un atteggiamento di condivisione e reciprocità anche per le presidenze delle commissioni». Sempre dal Pd Francesco Boccia si dice contrario all'idea di Nicky Vendola che proponeva di votare un candidato M5S alla presidenza della Camera o del Senato: «È una posizione che comprendo dal punto di vista politica, ma dal punto di vista istituzionale è un errore».
5 STELLE E PDL - I 5 Stelle, per bocca del capogruppo in pectore al Senato Vito Crimi, hanno ribadito di restare fedeli ai propri candidati, Luis Alberto Orellana per il Senato e Roberto Fico per la Camera. «Prendiamo atto di una cosa molto importante: ci prendiamo il merito di aver stimolato un cambiamento, una scelta non riconducibile a apparati di partito ma più qualificata - così Crimi commenta le candidature del Pd -, ma per noi esiste solo il nome del nostro candidato».
Redazione Online
16 marzo 2013 | 14:10
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http://www.corriere.it/politica/13_marz ... 1d4a.shtml
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Re: the day after. quali accordi per governare?
Laura Boldrini
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Laura Boldrini (Macerata, 28 aprile 1961) è una giornalista e politica italiana, ex portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). È presidente della Camera dei deputati della Repubblica Italiana nella XVII legislatura.
Biografia [modifica]
Laureata in Giurisprudenza presso la Sapienza Università di Roma nel 1985, ha lavorato in Rai, sia per la televisione sia per la radio. Nel 1989 ha cominciato la sua carriera all'ONU lavorando per quattro anni alla FAO, dove si occupava della produzione video e radio.
Dal 1993 al 1998 ha lavorato presso il Programma Alimentare Mondiale (WFP) come portavoce per l'Italia. Dal 1998 al 2012 è stata Portavoce dell'Alto Commissariato per i Rifugiati (UNHCR) per il quale ha coordinato anche le attività di informazione in Sud-Europa. In questi anni si è in particolare occupata dei flussi di migranti e rifugiati nel Mediterraneo. Ha svolto numerose missioni in luoghi di crisi, tra cuiex Jugoslavia, Afghanistan, Pakistan, Iraq, Iran, Sudan, Caucaso, Angola e Ruanda.
Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra i quali la Medaglia Ufficiale della Commissione Nazionale per la parità e le pari opportunità tra uomo e donna (1999), il titolo di Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana (2004), il Premio Consorte del Presidente delle Repubblica (2006) e il Premio giornalistico alla carriera Addetto Stampa dell'Anno del Consiglio Nazionale Ordine Giornalisti (2009). Il settimanale Famiglia Cristiana, nel suo numero 1 del 2010, l'ha indicata quale italiana dell'anno 2009, in ragione del «costante impegno, svolto con umanità ed equilibrio, a favore di migranti, rifugiati e richiedenti asilo» della «dignità e (...) fermezza mostrate nel condannare (...) i respingimenti degli immigrati nel Mediterraneo effettuati» nell'estate del 2009.[1] È stata insignita nel 2011 del Premio Renato Benedetto Fabrizi, premio nazionale ANPI.
Nell'aprile del 2010 pubblica per Rizzoli Tutti indietro, il suo racconto di passioni e di condanne per unacausa inespugnata[non chiaro] e a cui l'autrice ha dedicato tutta la sua vita professionale. Scrive in diverse riviste e tiene il blog Popoli in Fuga sul sito del quotidiano la Repubblica.
A Cesena, il 14 dicembre 2011, Boldrini ha ricevuto il premio Cesena Città della Pace nella "Sala degli Specchi" del Palazzo Comunale della città.[2]
Deputato della Repubblica Italiana [modifica]
Alle elezioni politiche italiane del 2013 Laura Boldrini è candidata alla Camera dei deputati nelle circoscrizioni Sicilia 1 e 2 e Marche come capolista diSinistra Ecologia Libertà[3] (la sua presenza nelle liste di Sel è stata voluta fortemente dal leader del partito Nichi Vendola). La sua candidatura è stata inclusa tra le ventitré persone scelte dall'assemblea nazionale del partito senza passare dalle primarie[4]. Risultata eletta deputata in tutte le tre circoscrizioni, opta per il seggio nella circoscrizione Sicilia 2.
Presidente della Camera dei deputati [modifica]
Il 16 marzo 2013, a seguito di una riunione fra il Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà, è stata indicata dalla coalizione Italia. Bene Comunecome candidata alla Presidenza della Camera dei deputati. È stata eletta Presidente della Camera dei deputati lo stesso giorno, ottenendo 327 voti su 618 votanti.[5] È la terza donna, dopo Nilde Iotti ed Irene Pivetti, a ricoprire questo ruolo.
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Laura Boldrini (Macerata, 28 aprile 1961) è una giornalista e politica italiana, ex portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). È presidente della Camera dei deputati della Repubblica Italiana nella XVII legislatura.
Biografia [modifica]
Laureata in Giurisprudenza presso la Sapienza Università di Roma nel 1985, ha lavorato in Rai, sia per la televisione sia per la radio. Nel 1989 ha cominciato la sua carriera all'ONU lavorando per quattro anni alla FAO, dove si occupava della produzione video e radio.
Dal 1993 al 1998 ha lavorato presso il Programma Alimentare Mondiale (WFP) come portavoce per l'Italia. Dal 1998 al 2012 è stata Portavoce dell'Alto Commissariato per i Rifugiati (UNHCR) per il quale ha coordinato anche le attività di informazione in Sud-Europa. In questi anni si è in particolare occupata dei flussi di migranti e rifugiati nel Mediterraneo. Ha svolto numerose missioni in luoghi di crisi, tra cuiex Jugoslavia, Afghanistan, Pakistan, Iraq, Iran, Sudan, Caucaso, Angola e Ruanda.
Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra i quali la Medaglia Ufficiale della Commissione Nazionale per la parità e le pari opportunità tra uomo e donna (1999), il titolo di Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana (2004), il Premio Consorte del Presidente delle Repubblica (2006) e il Premio giornalistico alla carriera Addetto Stampa dell'Anno del Consiglio Nazionale Ordine Giornalisti (2009). Il settimanale Famiglia Cristiana, nel suo numero 1 del 2010, l'ha indicata quale italiana dell'anno 2009, in ragione del «costante impegno, svolto con umanità ed equilibrio, a favore di migranti, rifugiati e richiedenti asilo» della «dignità e (...) fermezza mostrate nel condannare (...) i respingimenti degli immigrati nel Mediterraneo effettuati» nell'estate del 2009.[1] È stata insignita nel 2011 del Premio Renato Benedetto Fabrizi, premio nazionale ANPI.
Nell'aprile del 2010 pubblica per Rizzoli Tutti indietro, il suo racconto di passioni e di condanne per unacausa inespugnata[non chiaro] e a cui l'autrice ha dedicato tutta la sua vita professionale. Scrive in diverse riviste e tiene il blog Popoli in Fuga sul sito del quotidiano la Repubblica.
A Cesena, il 14 dicembre 2011, Boldrini ha ricevuto il premio Cesena Città della Pace nella "Sala degli Specchi" del Palazzo Comunale della città.[2]
Deputato della Repubblica Italiana [modifica]
Alle elezioni politiche italiane del 2013 Laura Boldrini è candidata alla Camera dei deputati nelle circoscrizioni Sicilia 1 e 2 e Marche come capolista diSinistra Ecologia Libertà[3] (la sua presenza nelle liste di Sel è stata voluta fortemente dal leader del partito Nichi Vendola). La sua candidatura è stata inclusa tra le ventitré persone scelte dall'assemblea nazionale del partito senza passare dalle primarie[4]. Risultata eletta deputata in tutte le tre circoscrizioni, opta per il seggio nella circoscrizione Sicilia 2.
Presidente della Camera dei deputati [modifica]
Il 16 marzo 2013, a seguito di una riunione fra il Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà, è stata indicata dalla coalizione Italia. Bene Comunecome candidata alla Presidenza della Camera dei deputati. È stata eletta Presidente della Camera dei deputati lo stesso giorno, ottenendo 327 voti su 618 votanti.[5] È la terza donna, dopo Nilde Iotti ed Irene Pivetti, a ricoprire questo ruolo.
Re: the day after. quali accordi per governare?
ma... 327 voti vuol dire 13 voti in meno dei 340 che abbiamo ....
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Re: the day after. quali accordi per governare?
Amadeus ha scritto:ma... 327 voti vuol dire 13 voti in meno dei 340 che abbiamo ....
E' per questo che ho appena scritto che a molti non piacerà.
Ha poi un aggravante, .......è stata eletta nel Sel.
A Monti e Pierfurby non piacerà di certo.
Re: the day after. quali accordi per governare?
Pier vale meno del due di coppe quando la briscola è a spade
e Monti è meglio che non fa tanto il delicato...considerato che ci sono praterie di indegni e impresentabili bananas ancora in lizza per posti di rappresentanza istituzionale.
e Monti è meglio che non fa tanto il delicato...considerato che ci sono praterie di indegni e impresentabili bananas ancora in lizza per posti di rappresentanza istituzionale.
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Re: the day after. quali accordi per governare?
A me pare che abbiamo 345 deputati; se è così sono 18 in meno!Amadeus ha scritto:ma... 327 voti vuol dire 13 voti in meno dei 340 che abbiamo ....
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- Iscritto il: 21/02/2012, 22:55
Re: the day after. quali accordi per governare?
Il Pd ha la sua presidentecamillobenso ha scritto:Amadeus ha scritto:ma... 327 voti vuol dire 13 voti in meno dei 340 che abbiamo ....
E' per questo che ho appena scritto che a molti non piacerà.
Ha poi un aggravante, .......è stata eletta nel Sel.
A Monti e Pierfurby non piacerà di certo.
E' la comunista Boldrini
specializzata in profughi
Il discorso-omelia del neo-presidente:
una vita per i diritti degli ultimi, sono qui per difendere i più deboli (pensa a Bersani?)
L'ironia/disprezzo di: http://www.liberoquotidiano.it/
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