Assenza di dibattito pubblico sulla legge elettorale.
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Re: Assenza di dibattito pubblico sulla legge elettorale.
Nuova legge elettorale, coro di no in rete
"Al solito, è spartizione democristiana"
Su Twitter centinaia di commenti sulla bozza di riforma che dovrebbe mandare in soffitta il Porcellum.
Quasi tutti negativi.
Al centro delle polemiche il non ritorno delle preferenze e la non comunicazione preventiva delle alleanze.
"Così si finisce dalla padella alla brace"
DAL Porcellum al "Casinum".
Il copyright è del leghista Gianluca Pini,
e pazienza se il pulpito da cui viene la predica non è proprio il massimo,
visto che fu il collega di partito Roberto Calderoli a ideare l'attuale legge elettorale che tutti vorrebbero cambiare.
In rete la discussione sulla riforma elettorale pende proprio sul Casinum:
perché la nuova riforma non è molto intuitiva ("è una supercazzola"), e poi perché
- si dice -
è tagliata su misura rispetto alle ambizioni del leader Udc.
"Con la nuova legge elettorale saremo sempre alla mercé di uno Scilipoti qualsiasi",
scrive Luigi su Twitter.
"Le preferenze sono l'elemento indispensabile per una riforma della legge elettorale",
dice Roberto.
E Mario:
"La nuova legge elettorale è una vergognosa tutela per le nomenklature di partito senza manco la governabilità".
A conti fatti, le stesse cose che accadevano (e accadono) e si dicevano (e si continuano a dire) riferendosi al vecchio Porcellum.
Insomma, cambiare tutto per non cambiare nulla?
È davvero difficile trovare un solo commento positivo in giro,
compreso tra quelli di chi non nascondono la propria vicinanza a uno dei tre partiti che si stanno mettendo d'accordo,
cioè Pd, Pdl e Udc.
"Torna la vecchia spartizione in salsa democristiana per la coalizione",
commenta Adolfo.
"Dalla padella alla brace";
"tutti candidati premier, poi in una cantina si decide chi guida il governo";
"è un assist per il Monti bis";
"dal Porcellum alla supercazzola";
"i capi-Casta e il loro motto: resistere resistere resistere".
E poi Matteo ironizza:
"Ritorno al passato: legge elettorale da Prima Repubblica;
economia indietro di 15 anni;
torna Lotta Continua in edicola.
E i miei capelli?".
Ecco invece un paio di valutazioni positive.
Geremia commenta su un blog:
"Cerchiamo di avere fiducia.
Una buona notizia è la volontà di seppellire il Porcellum;
l’altra notizia non è buona, non è chiara, ma intanto chissà,
il fascino di certi capipopolo scema, scema, e forse emerge un pochino di classe dirigente".
E Antonio, pragmaticamente:
"Siamo tutti a lamentarci del Porcellum, ma chi lo deve cambiare, o provare a cambiare, se non questo Parlamento?".
Il problema più sentito, prima ancora delle analisi su maggiore o minore governabilità, è quello delle preferenze.
La bozza non prevede la possibilità di scegliere il proprio candidato,
ma saranno le segreterie dei partiti
- ancora una volta -
a decidere chi entrerà in Parlamento.
"Ecco che il solco tra cittadini e politica continua ad aumentare",
sottolinea Michele.
Luca:
"Credo che con questa nuova legge elettorale l'astensione aumenterà ancora".
Tutti i sondaggi politico-elettorali danno come primo partito tra gli italiani quello dell'astensionismo,
"a parole i politici si stracciano le vesti, ai fatti a loro va benissimo così",
ragiona Sandro.
Giovanni,
sulla pagina Facebook del Popolo della Libertà:
"Ha vinto Casini, ha perso il bipolarismo e han perso i cittadini che non sceglieranno chi li governa".
Arturo, sulla bacheca fb di Bersani:
"I tre affamatori degli italiani si sono accordati per poter continuare a farlo".
Seconda questione, le alleanze.
Votare al buio un partito,
senza sapere con chi eventualmente si alleerà il giorno dopo le elezioni,
non sembra gradire a nessuno.
"È peggio delle Prima Repubblica.
Perché lì, almeno, c'era il proporzionale puro, che è la forma più democratica che ci sia",
spiega Giacomo.
Infine, quello sbarramento che dovrebbe essere fissato al 4 o 5%:
"Stritoleranno definitivamente ogni dissenso, lasciando milioni di cittadini senza rappresentanza",
scrive Alessandro.
Il coro, alla fine, è praticamente unanime:
la nuova legge elettorale, così com'è, sembra incorporare in sé un po' di Prima e un po' di Seconda Repubblica.
La parte peggiore di entrambe.
(28 marzo 2012)© Riproduzione riservata
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... ef=HREC1-8
"Al solito, è spartizione democristiana"
Su Twitter centinaia di commenti sulla bozza di riforma che dovrebbe mandare in soffitta il Porcellum.
Quasi tutti negativi.
Al centro delle polemiche il non ritorno delle preferenze e la non comunicazione preventiva delle alleanze.
"Così si finisce dalla padella alla brace"
DAL Porcellum al "Casinum".
Il copyright è del leghista Gianluca Pini,
e pazienza se il pulpito da cui viene la predica non è proprio il massimo,
visto che fu il collega di partito Roberto Calderoli a ideare l'attuale legge elettorale che tutti vorrebbero cambiare.
In rete la discussione sulla riforma elettorale pende proprio sul Casinum:
perché la nuova riforma non è molto intuitiva ("è una supercazzola"), e poi perché
- si dice -
è tagliata su misura rispetto alle ambizioni del leader Udc.
"Con la nuova legge elettorale saremo sempre alla mercé di uno Scilipoti qualsiasi",
scrive Luigi su Twitter.
"Le preferenze sono l'elemento indispensabile per una riforma della legge elettorale",
dice Roberto.
E Mario:
"La nuova legge elettorale è una vergognosa tutela per le nomenklature di partito senza manco la governabilità".
A conti fatti, le stesse cose che accadevano (e accadono) e si dicevano (e si continuano a dire) riferendosi al vecchio Porcellum.
Insomma, cambiare tutto per non cambiare nulla?
È davvero difficile trovare un solo commento positivo in giro,
compreso tra quelli di chi non nascondono la propria vicinanza a uno dei tre partiti che si stanno mettendo d'accordo,
cioè Pd, Pdl e Udc.
"Torna la vecchia spartizione in salsa democristiana per la coalizione",
commenta Adolfo.
"Dalla padella alla brace";
"tutti candidati premier, poi in una cantina si decide chi guida il governo";
"è un assist per il Monti bis";
"dal Porcellum alla supercazzola";
"i capi-Casta e il loro motto: resistere resistere resistere".
E poi Matteo ironizza:
"Ritorno al passato: legge elettorale da Prima Repubblica;
economia indietro di 15 anni;
torna Lotta Continua in edicola.
E i miei capelli?".
Ecco invece un paio di valutazioni positive.
Geremia commenta su un blog:
"Cerchiamo di avere fiducia.
Una buona notizia è la volontà di seppellire il Porcellum;
l’altra notizia non è buona, non è chiara, ma intanto chissà,
il fascino di certi capipopolo scema, scema, e forse emerge un pochino di classe dirigente".
E Antonio, pragmaticamente:
"Siamo tutti a lamentarci del Porcellum, ma chi lo deve cambiare, o provare a cambiare, se non questo Parlamento?".
Il problema più sentito, prima ancora delle analisi su maggiore o minore governabilità, è quello delle preferenze.
La bozza non prevede la possibilità di scegliere il proprio candidato,
ma saranno le segreterie dei partiti
- ancora una volta -
a decidere chi entrerà in Parlamento.
"Ecco che il solco tra cittadini e politica continua ad aumentare",
sottolinea Michele.
Luca:
"Credo che con questa nuova legge elettorale l'astensione aumenterà ancora".
Tutti i sondaggi politico-elettorali danno come primo partito tra gli italiani quello dell'astensionismo,
"a parole i politici si stracciano le vesti, ai fatti a loro va benissimo così",
ragiona Sandro.
Giovanni,
sulla pagina Facebook del Popolo della Libertà:
"Ha vinto Casini, ha perso il bipolarismo e han perso i cittadini che non sceglieranno chi li governa".
Arturo, sulla bacheca fb di Bersani:
"I tre affamatori degli italiani si sono accordati per poter continuare a farlo".
Seconda questione, le alleanze.
Votare al buio un partito,
senza sapere con chi eventualmente si alleerà il giorno dopo le elezioni,
non sembra gradire a nessuno.
"È peggio delle Prima Repubblica.
Perché lì, almeno, c'era il proporzionale puro, che è la forma più democratica che ci sia",
spiega Giacomo.
Infine, quello sbarramento che dovrebbe essere fissato al 4 o 5%:
"Stritoleranno definitivamente ogni dissenso, lasciando milioni di cittadini senza rappresentanza",
scrive Alessandro.
Il coro, alla fine, è praticamente unanime:
la nuova legge elettorale, così com'è, sembra incorporare in sé un po' di Prima e un po' di Seconda Repubblica.
La parte peggiore di entrambe.
(28 marzo 2012)© Riproduzione riservata
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... ef=HREC1-8
Re: Assenza di dibattito pubblico sulla legge elettorale.
Legge elettorale, Bindi: “Bersani sbaglia, così cittadini espropriati”
ROMA – ''Questo accordo, se resta cosi', espropria i cittadini, che non sceglieranno i parlamentari, non voteranno per la coalizione: e' la tomba del bipolarismo e non dara' stabilita' al governo del Paese''. E' quanto afferma a Repubblica Rosy Bindi che boccia la bozza anti-porcellum: ''un sistema cosi' produce instabilita' e porta alle Larghe intese. Se ne avvantaggiano Udc e Pdl, ma non il Pd''.
''Innanzitutto – spiega Bindi -, e' da dimostrare che con collegi grandi come due province e liste bloccate si restituisca la scelta dei parlamentari. Secondo me, no''.
Inoltre, prosegue, ''questa ipotesi di riforma chiede all'elettore di votare il partito non la coalizione. Torniamo ai partiti con le mani libere in un momento di crisi enorme della vita dei partiti. Cosi' si mette a rischio il bipolarismo. Non abbiamo grandi partiti, i principali non raggiungono insieme il 50% dei voti e non possono mai costituire l'ossatura di un bipolarismo certo e sicuro. In Italia il bipolarismo o e' di coalizione o non e'. L'idea di un premio di maggioranza al partito principale da' un piccolo vantaggio, ma non stabilita' al sistema che diventerebbe multipolare''.
Con eventuali Larghe intese, osserva Bindi, ''il Pdl che prevede di perdere, ha la possibilita' di pareggiare. Ma dove sta il vantaggio per il Pd?''. Alla domanda se cosi' si smarchi dal segretario Bersani, la presidente del Pd replica: ''Non vorrei che puntando a Berlino ci ritrovassimo a Weimar''. Infine, Bindi bacchetta il premier.
''Da Monti un cedimento populistico basato sui sondaggi non me l'aspettavo. I partiti pero' devono riscattarsi mentre questo accordo sulla legge elettorale e' il frutto contraddittorio di una rassegnazione''.
ROMA – ''Questo accordo, se resta cosi', espropria i cittadini, che non sceglieranno i parlamentari, non voteranno per la coalizione: e' la tomba del bipolarismo e non dara' stabilita' al governo del Paese''. E' quanto afferma a Repubblica Rosy Bindi che boccia la bozza anti-porcellum: ''un sistema cosi' produce instabilita' e porta alle Larghe intese. Se ne avvantaggiano Udc e Pdl, ma non il Pd''.
''Innanzitutto – spiega Bindi -, e' da dimostrare che con collegi grandi come due province e liste bloccate si restituisca la scelta dei parlamentari. Secondo me, no''.
Inoltre, prosegue, ''questa ipotesi di riforma chiede all'elettore di votare il partito non la coalizione. Torniamo ai partiti con le mani libere in un momento di crisi enorme della vita dei partiti. Cosi' si mette a rischio il bipolarismo. Non abbiamo grandi partiti, i principali non raggiungono insieme il 50% dei voti e non possono mai costituire l'ossatura di un bipolarismo certo e sicuro. In Italia il bipolarismo o e' di coalizione o non e'. L'idea di un premio di maggioranza al partito principale da' un piccolo vantaggio, ma non stabilita' al sistema che diventerebbe multipolare''.
Con eventuali Larghe intese, osserva Bindi, ''il Pdl che prevede di perdere, ha la possibilita' di pareggiare. Ma dove sta il vantaggio per il Pd?''. Alla domanda se cosi' si smarchi dal segretario Bersani, la presidente del Pd replica: ''Non vorrei che puntando a Berlino ci ritrovassimo a Weimar''. Infine, Bindi bacchetta il premier.
''Da Monti un cedimento populistico basato sui sondaggi non me l'aspettavo. I partiti pero' devono riscattarsi mentre questo accordo sulla legge elettorale e' il frutto contraddittorio di una rassegnazione''.
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Re: Assenza di dibattito pubblico sulla legge elettorale.
Articolo di Alessandro Trocino sul Corriere della Sera del 29 marzo, 2012
Radicali furibondi: modello "Cosa nostra" delusi dai democratici.
"Una riforma pasticciata", se non "una sceneggiata per lasciare tutto com'e' e votare con il Porcellum". Rita Bernardini, che segue un po' scoraggiata gli emendamenti radicali alla Camera ("qui e' tutto inutile"), non apprezza minimamente l'intesa tra i tre leader sulla riforma elettorale. Tantomeno la piroetta del Partito democratico, "che sosteneva il sistema francese". E che l'aria in casa radicale sia di battaglia, lo conferma anche il segretario dei Radicali italiani Mario Staderini, che non esita a definire "modello Cosa nostra", l'accordo PdL-Udc-Pd, "baratto di regime, disperato tentativo di perpetuare un regime partitocratico e di consegnarlo al furbo Casini, neanche fosse un nuovo De Gasperi". Il futuro dei radicali, penalizzati come i piccoli partiti dallo sbarramento previsto dalla riforma (sia pure mitigato dal diritto di tribuna), e' tutto da definirsi. Anche se la Bernardini non eslcude una resipiscenza operosa del Pd, "che si renda finalmente conto di quanto il nostro rapporto sia prezioso anche per loro" e che quindi ospiti ancora la pattuglia radicale tra le file dei democratici. E mentre Marco Pannella annuncia il rinvio al 25 aprile della "Seconda marcia per l'amnistia, la giustizia e la liberta'", resta confermato invece l'appuntamento di domani, dalle 9:30 a Palazzo Santa Chiara a Roma, con la seconda sessione dell'assemblea annuale della "Lega per l'uninominale", presieduta proprio dal leader radicale (insieme al giurista Fulco Lanchester e ad Antonio Martino). Staderini contesta l'ennesimo "monstrum" democratico che sarebbe edificato con la riforma:"Una restaurazione proporzionale che punta sui partiti e che spero non sia condivisa dal presidente Napolitano. Non e' pensabile tenere fuori dal dibattito i cittadini. Che peraltro, si sono espressi tre volte con referendum in 20 anni: per questo chiedo che la Rai organizzi tribune in prima serata, dove si confrontino i diversi modelli di legge elettorale". La Bernardini spiega che i radicali sono da sempre per il modello anglosassone, con i collegi uninominali:"Ma anche il modello francese del doppio turno poteva essere un buon compromesso. L'ha votato con voto plebiscitario l'assemblea del Pd e ora se lo rimangiano. Che la fanno a fare, allora, questa assemblea? Votino la mozione poi vediamo:"Poi vediamo". Ma la deputata ha ancora una speranza:"Abbiamo ottimi rapporti con singoli esponenti democratici. Ora che sono al centro del dibattito i temi che abbiamo posto all'attenzione gia' con i referendum del '99, spero che si possa riprendere un dialogo". Non e' detto, comunque, che i radicali non corrano da soli:"Potrebbe anche essere - dice Staderini - se potessimo davvero parlare al Paese. E non e' scontato che non lo si possa fare, considerando le iniziative dell'Antitrust contro il silenzio della Rai sulle nostre battaglie". Ma, certo, i radicali continueranno a combattere nel loro stile, che non concede nulla alla piazza e al populismo. La Bernardini, per esempio, si dice contrarissima alla diminuzione dei parlamentari:"Noi siamo per collegi uninominali piccoli. Se tagli i parlamentari, li devi fare piu' grandi, diminuendo il controllo dei cittadini. Il risultato sarebbe che il Paese finirebbe sempre di piu' nelle mani di un'oligarchia di esponenti scelti dai partitit".
Radicali furibondi: modello "Cosa nostra" delusi dai democratici.
"Una riforma pasticciata", se non "una sceneggiata per lasciare tutto com'e' e votare con il Porcellum". Rita Bernardini, che segue un po' scoraggiata gli emendamenti radicali alla Camera ("qui e' tutto inutile"), non apprezza minimamente l'intesa tra i tre leader sulla riforma elettorale. Tantomeno la piroetta del Partito democratico, "che sosteneva il sistema francese". E che l'aria in casa radicale sia di battaglia, lo conferma anche il segretario dei Radicali italiani Mario Staderini, che non esita a definire "modello Cosa nostra", l'accordo PdL-Udc-Pd, "baratto di regime, disperato tentativo di perpetuare un regime partitocratico e di consegnarlo al furbo Casini, neanche fosse un nuovo De Gasperi". Il futuro dei radicali, penalizzati come i piccoli partiti dallo sbarramento previsto dalla riforma (sia pure mitigato dal diritto di tribuna), e' tutto da definirsi. Anche se la Bernardini non eslcude una resipiscenza operosa del Pd, "che si renda finalmente conto di quanto il nostro rapporto sia prezioso anche per loro" e che quindi ospiti ancora la pattuglia radicale tra le file dei democratici. E mentre Marco Pannella annuncia il rinvio al 25 aprile della "Seconda marcia per l'amnistia, la giustizia e la liberta'", resta confermato invece l'appuntamento di domani, dalle 9:30 a Palazzo Santa Chiara a Roma, con la seconda sessione dell'assemblea annuale della "Lega per l'uninominale", presieduta proprio dal leader radicale (insieme al giurista Fulco Lanchester e ad Antonio Martino). Staderini contesta l'ennesimo "monstrum" democratico che sarebbe edificato con la riforma:"Una restaurazione proporzionale che punta sui partiti e che spero non sia condivisa dal presidente Napolitano. Non e' pensabile tenere fuori dal dibattito i cittadini. Che peraltro, si sono espressi tre volte con referendum in 20 anni: per questo chiedo che la Rai organizzi tribune in prima serata, dove si confrontino i diversi modelli di legge elettorale". La Bernardini spiega che i radicali sono da sempre per il modello anglosassone, con i collegi uninominali:"Ma anche il modello francese del doppio turno poteva essere un buon compromesso. L'ha votato con voto plebiscitario l'assemblea del Pd e ora se lo rimangiano. Che la fanno a fare, allora, questa assemblea? Votino la mozione poi vediamo:"Poi vediamo". Ma la deputata ha ancora una speranza:"Abbiamo ottimi rapporti con singoli esponenti democratici. Ora che sono al centro del dibattito i temi che abbiamo posto all'attenzione gia' con i referendum del '99, spero che si possa riprendere un dialogo". Non e' detto, comunque, che i radicali non corrano da soli:"Potrebbe anche essere - dice Staderini - se potessimo davvero parlare al Paese. E non e' scontato che non lo si possa fare, considerando le iniziative dell'Antitrust contro il silenzio della Rai sulle nostre battaglie". Ma, certo, i radicali continueranno a combattere nel loro stile, che non concede nulla alla piazza e al populismo. La Bernardini, per esempio, si dice contrarissima alla diminuzione dei parlamentari:"Noi siamo per collegi uninominali piccoli. Se tagli i parlamentari, li devi fare piu' grandi, diminuendo il controllo dei cittadini. Il risultato sarebbe che il Paese finirebbe sempre di piu' nelle mani di un'oligarchia di esponenti scelti dai partitit".
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Re: Assenza di dibattito pubblico sulla legge elettorale.
'Lega per l'uninominale' (www.uninominale.it), l'incontro che e' avvenuto a Roma, alla presenza di una trentina di persone(8 parlamentari)... Pannella, in merito a questo:"E' un evento, sono fiero di far parte di questo numero di persone..".
http://www.radioradicale.it/scheda/349086
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Re: Assenza di dibattito pubblico sulla legge elettorale.
sondaggio-ritorno al proporzionale:
contrari...........55%
favorevoli.........40%
no opinione.........5%
dettagli al link:
http://www.sondaggipoliticoelettorali.i ... aggio=5331
contrari...........55%
favorevoli.........40%
no opinione.........5%
dettagli al link:
http://www.sondaggipoliticoelettorali.i ... aggio=5331
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Re: Assenza di dibattito pubblico sulla legge elettorale.
Dopo la Seconda, viene la Prima
Pubblicato il 31 marzo 2012 da Pierdamiano Tomagra
La paura della nostra classe politica di guardare avanti e di affrontare il futuro a viso aperto, noi elettori, non la scopriamo di certo oggi.
Quello che più scoraggia dell’accordo sulle riforme elettorali e costituzionali, raggiunto da Alfano, Bersani e Casini è proprio la paura di andare oltre (verrebbe da dire di andare alle urne) e provare a disegnare un futuro per questo paese.
La sensazione è che gli italiani, invece, la desiderino davvero una politica diversa. Diversa da quella di oggi, come da quella di vent’anni fa.
Per obbligo di chiarezza, procediamo con ordine.
ABC, hanno trovato un accordo base sulle riforma costituzionale e soprattutto su quella che dovrà essere la nuova legge elettorale.
Per quanto riguarda le grandi modifiche alla costituzione è meglio andarci piano e non parlare di giochi fatti.
In questi anni di proclami ne abbiamo sentiti tanti e trovare un ampio accordo su riduzione del numero dei parlamentari, rafforzamento dell’esecutivo, e sfiducia costruttiva potrà richiedere del tempo, forse troppo.
Per la legge elettorale invece i tempi sono più brevi e le forze politiche, soprattutto le tre di maggioranza sanno che sarebbe un vero scandalo non cestinare il Porcellum e hanno trovato un primo accordo su come modificarlo.
Qui però sembrerebbero finire le buone notizie.
Se da una parte infatti ABC concordano (e ci mancherebbe) sulla reintroduzione delle preferenze in collegi uninominali e sull’indicazione per ogni partito del candidato premier,
dall’altra si fanno tre passi indietro con la volontà,
dichiarata nel comunicato congiunto, di svincolare i partiti dall’obbligo di coalizione pre-elettorale;
che in sostanza significa “vediamo chi prende più voti e poi decidiamo che coalizioni fare per governare”.
A qualcuno questo meccanismo ricorderà qualcosa.
Claudio Cerasa su “Il Foglio” l’ha definito una Prima Repubblica 2.0 in cui i governi vengono di nuovo decisi dai leader di partito e non dagli elettori, che di conseguenza si ritroveranno a votare senza sapere chi effettivamente andrà a governare.
Un ritorno al passato, ad un passato che aveva stancato e aveva già fallito una volta.
Trovare un nome a questo nuovo sistema elettorale non è stato difficile. In tanti lo battezzano già “Casinum”,
sia per la situazione che verrebbe a creare, e sia per il ruolo che il leader dell’Udc giocherebbe in un sistema come questo.
Alla luce dei fatti, il futuro centro di Casini sarebbe il perno di qualsiasi governo scegliendo di volta in volta, e sempre dopo le elezioni, con chi allearsi.
Troppe analogie con la Prima Repubblica per non credere di essere nel bel mezzo di un passo indietro.
Rispondere alla voglia di politica dei cittadini, con una legge che privilegia gli accordi fra direzioni di partiti sembra veramente assurdo, e lascia un po’ perplessi.
Nel momento in cui il sistema delle primarie sta finalmente attecchendo, a destra come a sinistra, svuotarlo di significato così (le primarie di coalizione diverrebbero di fatto inutili) non sembra un gesto lungimirante che risponde alle esigenze di modernità.
D’altronde sarebbe oltretutto abbastanza triste ritrovarci qui, fra cinque o dieci anni a veder dire a questi stessi politici che il “Casinum” era stato un grosso errore.
Non dimentichiamo che bene o male si tratta della stessa classe politica che approvò il Porcellum salvo poi rimangiarsi tutto e far finta che qualcuno l’abbia dettato dall’alto come i 10 comandamenti a Mosè.
Non è populismo, non è antipolitica, è solo che per una volta si percepisce finalmente la voglia del paese di andare avanti, di voltare pagina e non vorremmo che qualcuno la bloccasse coercitivamente.
Sarebbe davvero un peccato farsi bloccare dalla paura di migliorarsi.
Basta d’altronde leggere le reazioni di quasi tutti i quotidiani a questo abbozzo di riforma e i commenti sui social network per capire quanto ABC siano lontani dalle richieste della società civile.
Quasi tutti i quotidiani, perché per esempio ce n’è uno che ha mostrato particolarmente di gradire questo primo accordo.
Si tratta di Avvenire.
A proposito di Prima Repubblica…
http://www.termometropolitico.it/dopo-l ... -la-prima/
Pubblicato il 31 marzo 2012 da Pierdamiano Tomagra
La paura della nostra classe politica di guardare avanti e di affrontare il futuro a viso aperto, noi elettori, non la scopriamo di certo oggi.
Quello che più scoraggia dell’accordo sulle riforme elettorali e costituzionali, raggiunto da Alfano, Bersani e Casini è proprio la paura di andare oltre (verrebbe da dire di andare alle urne) e provare a disegnare un futuro per questo paese.
La sensazione è che gli italiani, invece, la desiderino davvero una politica diversa. Diversa da quella di oggi, come da quella di vent’anni fa.
Per obbligo di chiarezza, procediamo con ordine.
ABC, hanno trovato un accordo base sulle riforma costituzionale e soprattutto su quella che dovrà essere la nuova legge elettorale.
Per quanto riguarda le grandi modifiche alla costituzione è meglio andarci piano e non parlare di giochi fatti.
In questi anni di proclami ne abbiamo sentiti tanti e trovare un ampio accordo su riduzione del numero dei parlamentari, rafforzamento dell’esecutivo, e sfiducia costruttiva potrà richiedere del tempo, forse troppo.
Per la legge elettorale invece i tempi sono più brevi e le forze politiche, soprattutto le tre di maggioranza sanno che sarebbe un vero scandalo non cestinare il Porcellum e hanno trovato un primo accordo su come modificarlo.
Qui però sembrerebbero finire le buone notizie.
Se da una parte infatti ABC concordano (e ci mancherebbe) sulla reintroduzione delle preferenze in collegi uninominali e sull’indicazione per ogni partito del candidato premier,
dall’altra si fanno tre passi indietro con la volontà,
dichiarata nel comunicato congiunto, di svincolare i partiti dall’obbligo di coalizione pre-elettorale;
che in sostanza significa “vediamo chi prende più voti e poi decidiamo che coalizioni fare per governare”.
A qualcuno questo meccanismo ricorderà qualcosa.
Claudio Cerasa su “Il Foglio” l’ha definito una Prima Repubblica 2.0 in cui i governi vengono di nuovo decisi dai leader di partito e non dagli elettori, che di conseguenza si ritroveranno a votare senza sapere chi effettivamente andrà a governare.
Un ritorno al passato, ad un passato che aveva stancato e aveva già fallito una volta.
Trovare un nome a questo nuovo sistema elettorale non è stato difficile. In tanti lo battezzano già “Casinum”,
sia per la situazione che verrebbe a creare, e sia per il ruolo che il leader dell’Udc giocherebbe in un sistema come questo.
Alla luce dei fatti, il futuro centro di Casini sarebbe il perno di qualsiasi governo scegliendo di volta in volta, e sempre dopo le elezioni, con chi allearsi.
Troppe analogie con la Prima Repubblica per non credere di essere nel bel mezzo di un passo indietro.
Rispondere alla voglia di politica dei cittadini, con una legge che privilegia gli accordi fra direzioni di partiti sembra veramente assurdo, e lascia un po’ perplessi.
Nel momento in cui il sistema delle primarie sta finalmente attecchendo, a destra come a sinistra, svuotarlo di significato così (le primarie di coalizione diverrebbero di fatto inutili) non sembra un gesto lungimirante che risponde alle esigenze di modernità.
D’altronde sarebbe oltretutto abbastanza triste ritrovarci qui, fra cinque o dieci anni a veder dire a questi stessi politici che il “Casinum” era stato un grosso errore.
Non dimentichiamo che bene o male si tratta della stessa classe politica che approvò il Porcellum salvo poi rimangiarsi tutto e far finta che qualcuno l’abbia dettato dall’alto come i 10 comandamenti a Mosè.
Non è populismo, non è antipolitica, è solo che per una volta si percepisce finalmente la voglia del paese di andare avanti, di voltare pagina e non vorremmo che qualcuno la bloccasse coercitivamente.
Sarebbe davvero un peccato farsi bloccare dalla paura di migliorarsi.
Basta d’altronde leggere le reazioni di quasi tutti i quotidiani a questo abbozzo di riforma e i commenti sui social network per capire quanto ABC siano lontani dalle richieste della società civile.
Quasi tutti i quotidiani, perché per esempio ce n’è uno che ha mostrato particolarmente di gradire questo primo accordo.
Si tratta di Avvenire.
A proposito di Prima Repubblica…
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Re: Assenza di dibattito pubblico sulla legge elettorale.
Questa legge elettorale va cambiata.Ma non dai partiti.Loro ne propongono quante ne vogliono.
I cittadini con un referendun o altro decidono.Basta è ora che le cose piu importanti le prendano in mano i cittadini.
Ormai questi non ci rappresentano piu.
Ciao
Paolo11
I cittadini con un referendun o altro decidono.Basta è ora che le cose piu importanti le prendano in mano i cittadini.
Ormai questi non ci rappresentano piu.
Ciao
Paolo11
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Re: Assenza di dibattito pubblico sulla legge elettorale.
. La malapianta sta nei partiti, in questi partiti.
Ora, nessuno può pensare di difendere il “porcellum”, ma nessuno può pensare che una nuova legge elettorale sia la panacea dei limiti e dei mali di questa politica e di questa classe politica. Ciò che Alfano, Bersani, Casini stanno partorendo è una nuova legge elettorale che non riconsegna il vero potere di scelta ai cittadini-elettori ma il solito pastrocchio all’italiana per preservare la casta, a cominciare dai soldi del finanziamento pubblico dei partiti.
Con il “porcellum” va cancellata anche la casta. Utopia?
da Il Manifesto
Ora, nessuno può pensare di difendere il “porcellum”, ma nessuno può pensare che una nuova legge elettorale sia la panacea dei limiti e dei mali di questa politica e di questa classe politica. Ciò che Alfano, Bersani, Casini stanno partorendo è una nuova legge elettorale che non riconsegna il vero potere di scelta ai cittadini-elettori ma il solito pastrocchio all’italiana per preservare la casta, a cominciare dai soldi del finanziamento pubblico dei partiti.
Con il “porcellum” va cancellata anche la casta. Utopia?
da Il Manifesto
Re: Assenza di dibattito pubblico sulla legge elettorale.
Ieri a l'Infedele è stato trattato il tema su quali possano essere gli sbocchi dell'attuale situazione, che vede i partiti ormai distanti anni-luce dalla gente e privi di qualunque credibilità.
Credo che sia un tema complicato e preoccupante.
Da un lato non è minimamente credibile che la "casta" possa auto-riformarsi. Nessuna meraviglia quindi se questa ennesima legge elettorale, se pure si farà, sarà il solito pastrocchio all'italiana. Quanto alla riforma dei partiti sventolata e promessa dal PD, c'è qualcuno disposto a crederci?
Tuttavia, è possibile pensare ad un'evoluzione "spontanea" della nostra democrazia che riduca il potere dei partiti?
I grandi cambiamenti istituzionali sono sempre stati traumatici e dall'esito non scontato e prevedibile.
Cosa dobbiamo augurarci? E soprattutto come si viene a capo di questa situazione apparentemente senza via d'uscita?
Credo che sia un tema complicato e preoccupante.
Da un lato non è minimamente credibile che la "casta" possa auto-riformarsi. Nessuna meraviglia quindi se questa ennesima legge elettorale, se pure si farà, sarà il solito pastrocchio all'italiana. Quanto alla riforma dei partiti sventolata e promessa dal PD, c'è qualcuno disposto a crederci?
Tuttavia, è possibile pensare ad un'evoluzione "spontanea" della nostra democrazia che riduca il potere dei partiti?
I grandi cambiamenti istituzionali sono sempre stati traumatici e dall'esito non scontato e prevedibile.
Cosa dobbiamo augurarci? E soprattutto come si viene a capo di questa situazione apparentemente senza via d'uscita?
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- Iscritto il: 28/02/2012, 2:49
Re: Assenza di dibattito pubblico sulla legge elettorale.
Caro Paolo, gli italiani avevano gia' deciso...ma non siamo in Democrazia!paolo11 ha scritto:Questa legge elettorale va cambiata.Ma non dai partiti.Loro ne propongono quante ne vogliono.
I cittadini con un referendun o altro decidono.Basta è ora che le cose piu importanti le prendano in mano i cittadini.
Ormai questi non ci rappresentano piu.
Ciao
Paolo11
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