Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
e non poteva essere che L&G avrebbe rosicchiato una fetta di questi 10 milioni di voti persi, andata molto probabilmente al m5S?
sarebbe stato ben altro interlocutore per una fiducia.
sarebbe stato ben altro interlocutore per una fiducia.
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Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
I parlamentari del M5s,Non possono parlare.
Non possono rispondere.
Non possono presentare proposte di legge.
Possono votare solo candidati ineleggibili o scheda bianca.
Insomma, se lo saranno un po’ diminuito, ma prendere lo stipendio è l’unica cosa che fanno.
Non possono rispondere.
Non possono presentare proposte di legge.
Possono votare solo candidati ineleggibili o scheda bianca.
Insomma, se lo saranno un po’ diminuito, ma prendere lo stipendio è l’unica cosa che fanno.
Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
Casaleggio non ha visto " terminator 3 : le macchine ribelli"shiloh ha scritto:I parlamentari del M5s,Non possono parlare.
Non possono rispondere.
Non possono presentare proposte di legge.
Possono votare solo candidati ineleggibili o scheda bianca.
Insomma, se lo saranno un po’ diminuito, ma prendere lo stipendio è l’unica cosa che fanno.
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Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
Amadeus ha scritto:e non poteva essere che L&G avrebbe rosicchiato una fetta di questi 10 milioni di voti persi, andata molto probabilmente al m5S?
sarebbe stato ben altro interlocutore per una fiducia.
Ho provato a cercare in rete tracce dell’appartenenza politica di Zagrebelsky. Zero. Nella scheda di Wikipedia, zero.
Occhio e croce, ma è solo una mia impressione, nella prima Repubblica Zagrebelsky votava per i repubblicani.
Il Partito Repubblicano italiano, visto che c’è ancora qualche traccia in giro, è il più vecchio partito italiano.
E’ un partito laico della sinistra ma non marxista.
Molto probabilmente vota Pd turandosi il naso.
Unico dato certo è che il Prof. emerito è un solido antiberlusconiano.
Sandra Bonsanti è di sinistra.
Su Wikipedia si legge:
Dal 2002 è presidente di Libertà e Giustizia,[3] associazione vicina al centrosinistra che ha partecipato al processo di costruzione del Partito Democratico.
Da sempre, il mondo intellettuale negli ultimi 200 anni, è quello che avverte per primo gli avvenimenti che possono mutare la storia.
Di solito si esprime attraverso la firma di manifesti.
Lo hanno fatto di recente su Repubblica 6 intellettuali italiani guidati da Barbara Spinelli, figlia di Altiero Spinelli, il comunista che si è preso 16 anni e 8 mesi da un tribunale fascista, espulso poi dal Pci perché era un precursore della storia della sinistra essendo uno dei pochi esponenti del Partito Comunista Italiano a prendere le distanze da Stalin, dai Processi di Mosca, e dal comunismo sovietico in generale,......chiedendo al M5S di appoggiare il Pd.
Chi però aveva visto con grande anticipo la realtà italiana erano quelli di LeG.
Sentiti al Teatro Smeraldo di Milano, oltre un anno fa ad un orario strano, 19,30, ora in cui mediamente si cena, in una sala gremita da subito, in cui non poteva non colpire la straordinaria maggioranza di un pubblico femminile dalle giovanissime alle anziane, spinti da questa forte volontà di cambiare prima che sia troppo tardi, mostravano però ingenuità nell’intenzione pur lodevole di avvicinare tutti quanti i partiti invitandoli a cambiare.
Un tentativo estremo di salvare il Paese, ma completamente inutile.
Lo abbiamo constatato ancora un mese fa quando Bersani, piegato dalla volontà della stragrande maggioranza dei capi tribù piddini indica la rovinosa politica dell’alleanza moderati e progressisti nella XVII legislatura.
Un prospettiva storicamente sbagliata che gli è costata la fuga di 3 milioni e mezzo di elettori generando questo primo sconquasso, perché altri ne verranno ancora perché già messi in cantiere.
La pratica della democrazia presuppone, purtroppo, anche la libera scelta di chi non vuol vedere la realtà.
LeG è un’associazione legata al cs. Farsi partito è tutta un’altra cosa.
"Una nuova politica dipende da noi"
l'appello di Libertà e Giustizia
L'associazione lancia la raccolta di firme sul manifesto di Gustavo Zagrebelsky. "Serve una nuova legge elettorale che non può essere fatta da un Parlamento screditato". "Le tante persone che, nei partiti e nella pubblica amministrazione avvertono la nobiltà della loro attività, escano allo scoperto, ripuliscano le loro stanze, si rifiutino di avallare, anche solo col silenzio, il degrado della politica"
di MATTEO TONELLI
Lo leggo dopo
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Amà ascolta attentamente le parole della Bonsanti, .....magari 2 o 3 volte, .....ti accorgerai che le doglianze di oggi per quello che accade stanno a zero.
Questo è quanto si diceva un anno fa.
I fasci risolvevano queste problematiche di base con largo uso di olio di ricino e santo manganello.
Chi non crede a queste cose non può far altro di aspettare che chi non capisce prima o poi capirà anche se si è consapevoli che il rischio per tutti è altissimo.
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VIDEO
Sandra Bonsanti: ''Ultima chiamata per cambiare l'Italia''
http://video.repubblica.it/politica/san ... 30387141-2
ROMA - Dipende da noi. Si chiama così la nuova campagna di Libertà e Giustizia, l'associazione di cultura politica, presieduta da Sandra Bonsanti, che da dieci anni si impegna per dare voce alla società civile. Il manifesto, che pubblicato su Repubblica.it e sul sito di LeG porta la firma di Gustavo Zagrebelsky, il costituzionalista che firma, per la terza volta, un appello dell'associazione. E lo fa in un momento in cui il fondersi della crisi economica con quella istituzionale, potrebbe essere fatale al Paese.
FIRMA ANCHE TU
IL MANIFESTO DI LeG
Punto di partenza la riforma della legge elettorale che deve essere fatta "nell'interesse primario dei cittadini". E certamente non da un parlamento "screditato". Perché "non c'è speranza di avere buoni frutti se l'albero è malato". "Il nostro è un appello ultimativo ai partiti, alle tante brave persone che ne fanno parte - dice Sandra Bonsanti - Sappiamo che la strada è stretta, non facile e non vogliamo che si disperdano energie in sterili tentativi di fare nuovi partiti".
Dipende da noi fare in modo che la politica sia più dignitosa e rispettata. Anche e soprattutto in questi giorni in cui la sua credibilità è ai minimi. Giorni in cui il concetto di "casta" è diventato un mantra. Giorni in cui alla guida del paese c'è un governo "tecnico" alle prese con un risanamento difficile e carico di sacrifici. In questa fase carica di incognite sarebbe sbagliato delegare. Piuttosto è il momento di darsi da fare. Perché il rischio che l'Italia non regga una crisi economica e una istituzionale è reale.
Se non ora quando, si potrebbe dire. Sono "tempi nuovi e incerti" in cui "speranza e preoccupazione s'intrecciano". La posta in gioco è alta. C'è un governo tecnico, "segno di tempi di debolezza della politica e d'inettitudine dei partiti politici". Non si tratta, dice l'associazione, di fare di tutt'erba un fascio. Ma di dire, con chiarezza, che "il sistema politico e la sua classe dirigente hanno fallito, arretrando di fronte alle loro responsabilità". A un passo dal baratro la cura Monti è apparsa l'unica possibile. Ma questo non significa adesione fideistica alle mosse dei Professori. "Perché la medicina che guarisce può diventare il veleno che uccide - si legge nel manifesto di LeG - Il nostro governo è tecnico-esecutivo per le decisioni rese necessarie dal malgoverno del passato e dalla pressione di eventi maturati altrove, in sedi democraticamente incontrollabili, ma è altamente politico per l'incidenza delle sue misure sulla vita dei cittadini. Dire "tecnico", significa privare la politica della libertà. LeG non può ignorare che la tecnica esercita anch'essa una forza ideologica che può diventare anti-politica. Allora, quello che inizialmente è farmaco diventa veleno: senza politica, non ci può essere libertà e democrazia; senza democrazia, alla fine ci aspettano soluzioni basate non sul libero consenso ma sull'imposizione".
Medica o veleno, dunque? La risposta non è affidata al destino, ma, continua LeG "dipende da noi". Per questo serve "un'opera di riconciliazione nazionale con la politica". Soprattutto dopo aver assistito al "tradimento" di una classe dirigente "che ha reso la politica un'attività non solo non attrattiva ma addirittura repulsiva e di aver respinto nell'apatia soprattutto le generazioni più giovani, proprio quelle dove si trova la riserva potenziale di moralità e impegno politico di cui il nostro stanco Paese ha bisogno".
Dipende da noi. E se da un punto si deve partire è quello della lotta alla corruzione. Anche in questo caso non lasciandosi andare alla facile generalizzazione sui politici che rubano tutti ma dando libero sfogo alla "dissociazione e alla denuncia". "Le tante persone che, nei partiti e nella pubblica amministrazione avvertono la nobiltà della loro attività, escano allo scoperto, ripuliscano le loro stanze, si rifiutino di avallare, anche solo col silenzio, il degrado della politica. La legge sui partiti è una necessità di cui si parla da troppo tempo. Oggi, gli scandali quotidiani, l'hanno resa urgente. "Subito la legge ecc.", si è detto. Ma possiamo crederci, se prima non cambiano coloro che la legge dovrebbero farla?"
Ed è questo l'altro punto fermo. A dispetto dei propositi riformatori delle istituzioni, "l'auto-riforma si è dimostrata finora un'auto-illusione". Servono i fatti. Per questo LeG chiede di conoscere "se i contatti e gli accordi preliminari che si vanno stringendo tra partiti mirano a corazzare il sistema politico esistente, chiudendolo su se stesso, oppure se finalmente si avverte l'esigenza di aprirlo alle istanze diffuse dei cittadini, d'ogni ceto e d'ogni orientamento politico". Ed ancora: "Se la "società politica" ritiene di fare a meno della tanto disprezzata "società civile", oppure se ritiene di dover mettersi in discussione; se pensa che sia legittima la sua pretesa di difendersi dai controlli, oppure se sia disposta alla trasparenza e alla responsabilità; se il governo sia un problema di mera efficienza decisionale, oppure se la questione sia come, che cosa decidere e con quale consenso; se si vuole una democrazia decidente a scapito d'una democrazia partecipativa". Domande che attendono risposte.
Infine la riforma elettorale. Priorità assoluta. Una nuova legge che deve essere pensata non nell'interesse dei partiti ma dei cittadini "che possano controllare com'è utilizzato il loro voto ed entrare in rapporto con i loro rappresentanti, senza interessate distorsioni". Per questo, LeG chiede che il giudizio sulle riforme passi attraverso un referendum "come difesa d'una democrazia aperta contro i possibili tentativi d'ulteriore involuzione autoreferenziale dell'attuale sistema politico".
(23 febbraio 2012)
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... -30387141/
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Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
http://www.byoblu.com/post/2013/03/13/P ... x?page=all
Perché il Movimento Cinque Stelle non può dare la fiducia
Il Movimento Cinque Stelle ha detto fin da subito che non avrebbe votato la fiducia a un Governo Pd. Questa posizione è stata ovviamente criticata dall'esterno, e forse anche da qualcuno all'interno. Per comprenderne le ragioni, bisogna capire bene cosa significa, questa benedetta "fiducia". Non a tutti è chiaro. Oggi lo spieghiamo anche alla proverbiale casalinga di Voghera.
La nostra forma di Governo prevede, tra le altre cose, un bicameralismo perfetto (unico caso nel mondo. Ovvero - in soldoni - tutte le leggi devono essere approvate e possono essere modificate da entrambe le Camere) e il meccanismo della fiducia. La "fiducia" è introdotta dall'art.94 della Costituzione italiana (e no, non bisogna essere fini costituzionalisti per leggerla e capirne il senso: la Costituzione è stata scritta perché la comprendessero tutti).
Art. 94
Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere.
Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale.
Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia.
Il voto contrario di una o d'entrambe le Camere su una proposta del Governo non importa obbligo di dimissioni.
La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione.
L'Italia è una Repubblica Parlamentare (e questo va ricordato, ogni volta che si fa una critica sulla proposta di prorogatio all'attuale Governo). Questo significa che l'organo titolato ad esercitare la potestà legislativa (fare le leggi) è principalmente il Parlamento. Il Governo ha semmai il ruolo di indirizzo politico: la sua iniziativa legislativa è sempre e comunque subordinata. Può cioè dare esecuzione a strategie politiche, che poi trasforma per esempio in decreti legge, i quali però devono sempre e comunque essere convertiti in legge dal Parlamento (entro 60 giorni), altrimenti decadono.
Per entrare in carica, il Governo deve farsi dare la fiducia, e siccome operiamo in regime di bicameralismo perfetto, la fiducia deve essere data sia alla Camera dei Deputati che al Senato della Repubblica. Perché si fa questo passaggio? Senza bisogno di aprire un manuale di Scienza Politica (ce l'ho, se volete lo tiro fuori), diamo un'occhiata a Wikipedia che lo spiega bene. In relazione alla votazione della fiducia con "mozione motivata" e per "appello nominale", si legge:
« Queste ultime due disposizioni hanno un preciso scopo: quello di creare una stabile maggioranza politica. L'obbligo di motivare la mozione fa sì che i vari gruppi si impegnino, se favorevoli, a sostenere il Governo in modo stabile. La votazione a scrutinio palese serve a far sì che i vari parlamentari si assumano la responsabilità politica personale di sostenere il Governo. »
Tutto chiaro? La fiducia non è un atto formale che permette ad un Governo di entrare in carica, come qualche commentatore interessato cerca di far credere per semplificare a proprio vantaggio il casus belli, ma un vero e proprio atto di corresponsabilità politica di fronte al Paese e agli elettori, che per di più deve essere stabile. La fiducia non si dà e non si toglie come si sale e si scende dal tram: questo sì, sarebbe da irresponsabili.
Tant'è vero che per togliere la fiducia a un Governo in carica la procedura si complica. Il primo voto di fiducia, quello che permette a un nuovo Governo di entrare in carica, è infatti un atto propositivo sul quale tutte le forze politiche sono chiamate immancabilmente ad esprimersi. La revoca della fiducia, invece, si può avere solo se qualcuno ne fa proposta (mozione di sfiducia) e se questa proposta viene sottoscritta da un numero sufficiente di parlamentari (un decimo per Camera, dunque nel caso di Montecitorio almeno 63 deputati). Inoltre, qualora la mozione avesse i requisiti per essere inserita all'ordine del giorno, non potrebbe essere discussa prima di tre giorni, perché (come nei casi di divorzio matrimoniale), si deve dare l'opportunità a chi l'ha presentata di ripensarci, magari sfiancandolo con estenuanti pressioni. E infine, ovviamente, bisognerebbe avere una maggioranza che la vota.
Supponiamo ora che il Pd presentasse un programma di Governo in cui, per assurdo, ricalca tutto quello che vuole fare Grillo. Dico "per assurdo" perchè, a quel punto, tanto varrebbe avere direttamente un Governo a Cinque Stelle. Supponiamo anche che i 162 parlamentari pentastellati, colti da raptus o irretiti dalle reiterate richieste di "responsabilità", dopo il discorso parlamentare di Bersani (senza conoscere i contenuti del quale non ha senso neppure interrogarsi sulle intenzioni dei cinque stelle, visto che prima si ufficializza una proposta e solo dopo la si può votare), votassero per questa benedetta fiducia. Dal giorno dopo, il Partito Democratico avrebbe il viatico per iniziare la sua azione di Governo. Rispetterebbe l'indirizzo politico dichiarato per ottenere la fiducia? Questo è il problema.
Parliamo dello stesso partito che fa "parlamentarie" per definire liste di candidature in cui antidemocraticamente impone veterani vietati dallo statuto, come la Bindi. Parliamo dello stesso partito le cui ingerenze nelle fondazioni bancarie hanno portato alla situazione che sappiamo di Monte Dei Paschi, e che non ha mai pubblicato l'elenco dei mutui ottenuti dai suoi dirigenti/funzionari/parlamentari. Lo stesso partito del fiscal compact, del più Europa a tutti i costi, del conflitto di interessi che secondo Fassino non era una priorità degli italiani, e così via. Un partito che accusa gli altri di non essere democratici, ma che di democratico - visto l'establishment che non molla le redini - non ha poi molto. Un partito che insiste per governare perché sa benissimo che, se si tornasse alle urne, tutta la sua dirigenza verrebbe rasa al suolo e si farebbero avanti nuove leve, con tutto il loro entourage, come Matteo Renzi. E che per questo fa lanciare appelli su appelli a una presunta responsabilità, sia manipolando petizioni altrui e presentandole come se fossero della base del Movimento Cinque Stelle (Viola Tesi, esponente del Partito Pirata), sia lanciando i suoi intellettuali su Repubblica.
La verità è che, con tutta probabilità, il Partito Democratico continuerebbe a fare quello che ha sempre fatto, ovvero i suoi interessi speculari e complementari a quelli del centrodestra, con la sola differenza che a permettergli di farlo, questa volta, sarebbe stato il Movimento Cinque Stelle, con il viatico del suo voto di fiducia. Cosa accadrebbe infatti dei punti condivisi con i parlamentari del Movimento? Si arenerebbero nelle sabbie mobili dei ministeri, dove Berlusconi stesso sosteneva che non si può spostare neanche una pianta. Basta vedere come sono riusciti a prendere in giro gli italiani con la legge per la riduzione degli stipendi dei parlamentari: fecero una commissione per valutare la media ponderata degli stipendi dei loro colleghi negli altri paesi d'Europa, parametrata al costo della vita e, poiché era troppo complicato derivarla, il presidente dell'Istat Enrico Giovannini, posto a capo della commissione, dopo mesi e mesi dovette dimettersi e dichiarare un nulla di fatto. Ragion per cui gli stipendi rimasero quelli che sono. Sarebbe bastato restituire al Tesoro la parte eccedente a una quota prefissata, per esempo i 5 mila lordi dei "grillini", o in alternativa fare una legge di un articolo solo, e avrebbero evitato di prendere in giro tutto il Paese. Ecco, quella è la stessa gente che oggi vorrebbe la fiducia su quegli stessi punti.
Di contro, potrebbero fare decreti legge sulle materie che più a loro interessano, sicuri di una conversione parlamentare che otterrebbero con una maggioranza questa volta estranea al Movimento Cinque Stelle, da realizzarsi sui singoli punti di interesse comune tirando dentro di volta in volta i montiani e il pdl. E cosa potrebbe fare, il Movimento Cinque Stelle, per opporsi? Nulla, perché anche qualora proponesse una mozione di sfiducia, non avrebbe la maggioranza per approvarla. Il Paese continuerebbe esattamente come prima, solo che, per la definizione di fiducia data sopra, ad assumersi la responsabilità politica personale di avere sostenuto il Governo questa volta sarebbe stato il Movimento Cinque Stelle. Questo sì, sarebbe un tradimento dell'elettorato. Non è evidente?
Obiezione: ma allora perché, se gli scenari per le due coalizioni più votate sono quelli, non partono direttamente con una fiducia Pd-Pdl su un Governo di larghe intese? La risposta è semplice ed è ancora una volta implicita nella definizione di fiducia. La fiducia è una dichiarazione di intenti. Sarebbero costretti a dichiarare un programma ed un'alleanza preventiva che li inchioderebbe di fronte al Paese e all'elettorato, mentre i singoli voti sulle singole leggi successive non avrebbero tale valenza incontestabile e potrebbero essere giustificati di fronte all'opinione pubblica dalle circostanze e dalle opportunità politiche (la grave situazione del Paese e così via...).
Qual è, dunque la soluzione al rebus? Bisogna partire da un assunto chiave: qualsiasi governo si formi, non sarà stabile. Al Senato della Repubblica non c'è una maggioranza dello stesso colore politico di quella che, grazie al Porcellum, domina la Camera. Questo è fuor di discussione. Per questo si naviga a vista e si circoscrive il programma di indirizzo politico a un piccolo numero di leggi o riforme necessarie e facili: la legge elettorale, gli sprechi e i costi della politica, la legge sui rimborsi elettorali e poco altro. Addirittura - sospetto per non consegnare il Paese a Grillo - il Pd vorrebbe anche solo la legge elettorale e poi al voto.
Domanda: visto che l'orizzonte politico è questo, è proprio necessario un Governo per realizzarlo? Ovviamente la risposta è no. Sono cose che (lo dissi, e Tremonti era più d'accordo di me, due settimane fa a L'Ultima Parola) potremmo fare anche io e voi. Un esempio? Ecco la nuova legge elettorale: "Art.1. Il Porcellum è abrogato. Art.2. La presente legge entra in vigore il giorno dopo della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale". Basta così poco? Certo: per il principio che l'Italia non può stare senza legge elettorale, perché risulterebbe impossibile formare parlamenti successivi (perlomeno senza una nuova costituente), automaticamente tornerebbe in vigore il Mattarellum. Si può discutere se fosse buono o cattivo, ma forse era un po' meglio del Porcellum. Senza arrivare a tanto, in ogni caso, è il Parlamento (ricordate che siamo una Repubblica parlamentare?) che ha l'iniziativa legislativa: potrebbe semplicemente e in pochissimo tempo dividersi in commissioni, fare le sue proposte di legge e votarsele. E, visto che sarebbero state ampiamente discusse nelle varie assemblee, avrebbero un'altissima probabilità di recuperare maggioranze, anche di volta in volta diverse, per la loro approvazione.
O, se proprio non si riesce a fare pace con l'idea che le leggi, in una Repubblica parlamentare, le fa il Parlamento senza problemi (e ci mancherebbe altro!), visto che i punti essenziali sono punti condivisi dai Cinque Stelle, si potrebbe affidare il Governo a loro. Non hanno esperienza? Non è rilevante: si tratterebbe solo di un atto formale per realizzare, con il contributo di tutti, poche cose. In primis, appunto, la legge elettorale. Tutti ci fanno un figurone e possono tornare al voto sereni.
Tutto il resto si spiega solo alla luce della perniciosa e disperata volontà di restare aggrappati alle leve del potere, trascinando con sé anche l'unica forza di reale cambiamenteo del Paese.
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Ho trovato questo.
Ciao
Paolo11
Perché il Movimento Cinque Stelle non può dare la fiducia
Il Movimento Cinque Stelle ha detto fin da subito che non avrebbe votato la fiducia a un Governo Pd. Questa posizione è stata ovviamente criticata dall'esterno, e forse anche da qualcuno all'interno. Per comprenderne le ragioni, bisogna capire bene cosa significa, questa benedetta "fiducia". Non a tutti è chiaro. Oggi lo spieghiamo anche alla proverbiale casalinga di Voghera.
La nostra forma di Governo prevede, tra le altre cose, un bicameralismo perfetto (unico caso nel mondo. Ovvero - in soldoni - tutte le leggi devono essere approvate e possono essere modificate da entrambe le Camere) e il meccanismo della fiducia. La "fiducia" è introdotta dall'art.94 della Costituzione italiana (e no, non bisogna essere fini costituzionalisti per leggerla e capirne il senso: la Costituzione è stata scritta perché la comprendessero tutti).
Art. 94
Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere.
Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale.
Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia.
Il voto contrario di una o d'entrambe le Camere su una proposta del Governo non importa obbligo di dimissioni.
La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione.
L'Italia è una Repubblica Parlamentare (e questo va ricordato, ogni volta che si fa una critica sulla proposta di prorogatio all'attuale Governo). Questo significa che l'organo titolato ad esercitare la potestà legislativa (fare le leggi) è principalmente il Parlamento. Il Governo ha semmai il ruolo di indirizzo politico: la sua iniziativa legislativa è sempre e comunque subordinata. Può cioè dare esecuzione a strategie politiche, che poi trasforma per esempio in decreti legge, i quali però devono sempre e comunque essere convertiti in legge dal Parlamento (entro 60 giorni), altrimenti decadono.
Per entrare in carica, il Governo deve farsi dare la fiducia, e siccome operiamo in regime di bicameralismo perfetto, la fiducia deve essere data sia alla Camera dei Deputati che al Senato della Repubblica. Perché si fa questo passaggio? Senza bisogno di aprire un manuale di Scienza Politica (ce l'ho, se volete lo tiro fuori), diamo un'occhiata a Wikipedia che lo spiega bene. In relazione alla votazione della fiducia con "mozione motivata" e per "appello nominale", si legge:
« Queste ultime due disposizioni hanno un preciso scopo: quello di creare una stabile maggioranza politica. L'obbligo di motivare la mozione fa sì che i vari gruppi si impegnino, se favorevoli, a sostenere il Governo in modo stabile. La votazione a scrutinio palese serve a far sì che i vari parlamentari si assumano la responsabilità politica personale di sostenere il Governo. »
Tutto chiaro? La fiducia non è un atto formale che permette ad un Governo di entrare in carica, come qualche commentatore interessato cerca di far credere per semplificare a proprio vantaggio il casus belli, ma un vero e proprio atto di corresponsabilità politica di fronte al Paese e agli elettori, che per di più deve essere stabile. La fiducia non si dà e non si toglie come si sale e si scende dal tram: questo sì, sarebbe da irresponsabili.
Tant'è vero che per togliere la fiducia a un Governo in carica la procedura si complica. Il primo voto di fiducia, quello che permette a un nuovo Governo di entrare in carica, è infatti un atto propositivo sul quale tutte le forze politiche sono chiamate immancabilmente ad esprimersi. La revoca della fiducia, invece, si può avere solo se qualcuno ne fa proposta (mozione di sfiducia) e se questa proposta viene sottoscritta da un numero sufficiente di parlamentari (un decimo per Camera, dunque nel caso di Montecitorio almeno 63 deputati). Inoltre, qualora la mozione avesse i requisiti per essere inserita all'ordine del giorno, non potrebbe essere discussa prima di tre giorni, perché (come nei casi di divorzio matrimoniale), si deve dare l'opportunità a chi l'ha presentata di ripensarci, magari sfiancandolo con estenuanti pressioni. E infine, ovviamente, bisognerebbe avere una maggioranza che la vota.
Supponiamo ora che il Pd presentasse un programma di Governo in cui, per assurdo, ricalca tutto quello che vuole fare Grillo. Dico "per assurdo" perchè, a quel punto, tanto varrebbe avere direttamente un Governo a Cinque Stelle. Supponiamo anche che i 162 parlamentari pentastellati, colti da raptus o irretiti dalle reiterate richieste di "responsabilità", dopo il discorso parlamentare di Bersani (senza conoscere i contenuti del quale non ha senso neppure interrogarsi sulle intenzioni dei cinque stelle, visto che prima si ufficializza una proposta e solo dopo la si può votare), votassero per questa benedetta fiducia. Dal giorno dopo, il Partito Democratico avrebbe il viatico per iniziare la sua azione di Governo. Rispetterebbe l'indirizzo politico dichiarato per ottenere la fiducia? Questo è il problema.
Parliamo dello stesso partito che fa "parlamentarie" per definire liste di candidature in cui antidemocraticamente impone veterani vietati dallo statuto, come la Bindi. Parliamo dello stesso partito le cui ingerenze nelle fondazioni bancarie hanno portato alla situazione che sappiamo di Monte Dei Paschi, e che non ha mai pubblicato l'elenco dei mutui ottenuti dai suoi dirigenti/funzionari/parlamentari. Lo stesso partito del fiscal compact, del più Europa a tutti i costi, del conflitto di interessi che secondo Fassino non era una priorità degli italiani, e così via. Un partito che accusa gli altri di non essere democratici, ma che di democratico - visto l'establishment che non molla le redini - non ha poi molto. Un partito che insiste per governare perché sa benissimo che, se si tornasse alle urne, tutta la sua dirigenza verrebbe rasa al suolo e si farebbero avanti nuove leve, con tutto il loro entourage, come Matteo Renzi. E che per questo fa lanciare appelli su appelli a una presunta responsabilità, sia manipolando petizioni altrui e presentandole come se fossero della base del Movimento Cinque Stelle (Viola Tesi, esponente del Partito Pirata), sia lanciando i suoi intellettuali su Repubblica.
La verità è che, con tutta probabilità, il Partito Democratico continuerebbe a fare quello che ha sempre fatto, ovvero i suoi interessi speculari e complementari a quelli del centrodestra, con la sola differenza che a permettergli di farlo, questa volta, sarebbe stato il Movimento Cinque Stelle, con il viatico del suo voto di fiducia. Cosa accadrebbe infatti dei punti condivisi con i parlamentari del Movimento? Si arenerebbero nelle sabbie mobili dei ministeri, dove Berlusconi stesso sosteneva che non si può spostare neanche una pianta. Basta vedere come sono riusciti a prendere in giro gli italiani con la legge per la riduzione degli stipendi dei parlamentari: fecero una commissione per valutare la media ponderata degli stipendi dei loro colleghi negli altri paesi d'Europa, parametrata al costo della vita e, poiché era troppo complicato derivarla, il presidente dell'Istat Enrico Giovannini, posto a capo della commissione, dopo mesi e mesi dovette dimettersi e dichiarare un nulla di fatto. Ragion per cui gli stipendi rimasero quelli che sono. Sarebbe bastato restituire al Tesoro la parte eccedente a una quota prefissata, per esempo i 5 mila lordi dei "grillini", o in alternativa fare una legge di un articolo solo, e avrebbero evitato di prendere in giro tutto il Paese. Ecco, quella è la stessa gente che oggi vorrebbe la fiducia su quegli stessi punti.
Di contro, potrebbero fare decreti legge sulle materie che più a loro interessano, sicuri di una conversione parlamentare che otterrebbero con una maggioranza questa volta estranea al Movimento Cinque Stelle, da realizzarsi sui singoli punti di interesse comune tirando dentro di volta in volta i montiani e il pdl. E cosa potrebbe fare, il Movimento Cinque Stelle, per opporsi? Nulla, perché anche qualora proponesse una mozione di sfiducia, non avrebbe la maggioranza per approvarla. Il Paese continuerebbe esattamente come prima, solo che, per la definizione di fiducia data sopra, ad assumersi la responsabilità politica personale di avere sostenuto il Governo questa volta sarebbe stato il Movimento Cinque Stelle. Questo sì, sarebbe un tradimento dell'elettorato. Non è evidente?
Obiezione: ma allora perché, se gli scenari per le due coalizioni più votate sono quelli, non partono direttamente con una fiducia Pd-Pdl su un Governo di larghe intese? La risposta è semplice ed è ancora una volta implicita nella definizione di fiducia. La fiducia è una dichiarazione di intenti. Sarebbero costretti a dichiarare un programma ed un'alleanza preventiva che li inchioderebbe di fronte al Paese e all'elettorato, mentre i singoli voti sulle singole leggi successive non avrebbero tale valenza incontestabile e potrebbero essere giustificati di fronte all'opinione pubblica dalle circostanze e dalle opportunità politiche (la grave situazione del Paese e così via...).
Qual è, dunque la soluzione al rebus? Bisogna partire da un assunto chiave: qualsiasi governo si formi, non sarà stabile. Al Senato della Repubblica non c'è una maggioranza dello stesso colore politico di quella che, grazie al Porcellum, domina la Camera. Questo è fuor di discussione. Per questo si naviga a vista e si circoscrive il programma di indirizzo politico a un piccolo numero di leggi o riforme necessarie e facili: la legge elettorale, gli sprechi e i costi della politica, la legge sui rimborsi elettorali e poco altro. Addirittura - sospetto per non consegnare il Paese a Grillo - il Pd vorrebbe anche solo la legge elettorale e poi al voto.
Domanda: visto che l'orizzonte politico è questo, è proprio necessario un Governo per realizzarlo? Ovviamente la risposta è no. Sono cose che (lo dissi, e Tremonti era più d'accordo di me, due settimane fa a L'Ultima Parola) potremmo fare anche io e voi. Un esempio? Ecco la nuova legge elettorale: "Art.1. Il Porcellum è abrogato. Art.2. La presente legge entra in vigore il giorno dopo della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale". Basta così poco? Certo: per il principio che l'Italia non può stare senza legge elettorale, perché risulterebbe impossibile formare parlamenti successivi (perlomeno senza una nuova costituente), automaticamente tornerebbe in vigore il Mattarellum. Si può discutere se fosse buono o cattivo, ma forse era un po' meglio del Porcellum. Senza arrivare a tanto, in ogni caso, è il Parlamento (ricordate che siamo una Repubblica parlamentare?) che ha l'iniziativa legislativa: potrebbe semplicemente e in pochissimo tempo dividersi in commissioni, fare le sue proposte di legge e votarsele. E, visto che sarebbero state ampiamente discusse nelle varie assemblee, avrebbero un'altissima probabilità di recuperare maggioranze, anche di volta in volta diverse, per la loro approvazione.
O, se proprio non si riesce a fare pace con l'idea che le leggi, in una Repubblica parlamentare, le fa il Parlamento senza problemi (e ci mancherebbe altro!), visto che i punti essenziali sono punti condivisi dai Cinque Stelle, si potrebbe affidare il Governo a loro. Non hanno esperienza? Non è rilevante: si tratterebbe solo di un atto formale per realizzare, con il contributo di tutti, poche cose. In primis, appunto, la legge elettorale. Tutti ci fanno un figurone e possono tornare al voto sereni.
Tutto il resto si spiega solo alla luce della perniciosa e disperata volontà di restare aggrappati alle leve del potere, trascinando con sé anche l'unica forza di reale cambiamenteo del Paese.
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Ho trovato questo.
Ciao
Paolo11
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Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
Caro Paolo, queste sono sterile, stupide, ottuse questioni di principio.
L'unica forza di reale cambiamento del Paese, ammesso che lo sia, ha un’unica occasione : QUESTA.
Se non ne approfittano, alle prossime elezioni avrà un vistoso calo, constatata l’inutilità di questo voto.
O pensi che prenderanno il 100% ?
Inoltre sono già spaccati, e si spaccheranno ancora perché non credo che molti di loro, trentenni fuori corso, disoccupati o PR di locali notturni ( hai visto i loro curricola sul sito? ) avranno voglia di tornarsene a casa , soprattutto dopo aver preso il primo stipendio.
L'unica forza di reale cambiamento del Paese, ammesso che lo sia, ha un’unica occasione : QUESTA.
Se non ne approfittano, alle prossime elezioni avrà un vistoso calo, constatata l’inutilità di questo voto.
O pensi che prenderanno il 100% ?
Inoltre sono già spaccati, e si spaccheranno ancora perché non credo che molti di loro, trentenni fuori corso, disoccupati o PR di locali notturni ( hai visto i loro curricola sul sito? ) avranno voglia di tornarsene a casa , soprattutto dopo aver preso il primo stipendio.
Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
Quoto.myriam ha scritto:Caro Paolo, queste sono sterile, stupide, ottuse questioni di principio.
Se il vero obbiettivo è quello di fare cose utili per il paese, si negoziano i punti irrinunciabili (magari sfrondandoli da idiozie tipo il referendum sull'euro) e si dettano le condizioni per essere garantiti sul rispetto degli accordi.
Nessuno ha detto che il M5S debba votare a scatola chiusa un governo PD. Si può benissimo individuare un garante cui affidare la guida del governo ed una squadra che dia le necessarie garanzie.
O gli unici credibili ed affidabili sono Grillo, Casaleggio e gli esponenti del M5S?
La strumentalità delle posizioni di Grillo è dimostrata, tra l'altro, dal fatto che la pretesa di un "governo 5 stelle", peraltro motivata da un assunto falso, quello cioè di essere il partito più votato, non viene nemmeno chiarita con la designazione di un eventuale presidente incaricato, in una figura capace cioè di garantire tutti, non solo una parte.
La verità è che l'obbiettivo di Grillo e di Casaleggio è unicamente quello di distruggere il sistema dei partiti, non di riformarlo e rinnovarlo nell'interesse del paese, per inseguire una presunta "democrazia diretta" che al di là della vernice modernista della rete, è la riproposizione di sistemi autoritari-oligarchici già sperimentati ogni volta che ci si è lanciati in avventure per il "superamento" della democrazia rappresentativa.
Gli elettori in buona fede del M5S e coloro che continuano a sostenerlo, farebbero bene ad riflettere sull'enorme responsabilità che si stanno assumendo.
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Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
Cara myriam.Quando l'ho votato sapevo che non era un partito, ma un movimento.Il suo obiettivo era quello di fare pulizia dei partiti tradizionali.Quindi l'ho votato stanco dei partiti tradizionali,myriam ha scritto:Caro Paolo, queste sono sterile, stupide, ottuse questioni di principio.
L'unica forza di reale cambiamento del Paese, ammesso che lo sia, ha un’unica occasione : QUESTA.
Se non ne approfittano, alle prossime elezioni avrà un vistoso calo, constatata l’inutilità di questo voto.
O pensi che prenderanno il 100% ?
Inoltre sono già spaccati, e si spaccheranno ancora perché non credo che molti di loro, trentenni fuori corso, disoccupati o PR di locali notturni ( hai visto i loro curricola sul sito? ) avranno voglia di tornarsene a casa , soprattutto dopo aver preso il primo stipendio.
sperando che prendesse la maggioranza.So pure che molti lo hanno votato senza sapere che questo non è un partito, ma un movimento con certi obiettivi.Quindi sicuramente alle prossime elezioni perderà dei voti.Agli Italiani gli basta poco per cambiare idea.Visto Berlusconi gli è bastato nominare IMU e i voti sono arrivati.
Sinceramente ti dico che ho scritto sul blog, cercanto di far capire le scadenze che hanno gli Italiani INU case sui capannoni,IVA al 22% disoccupazione ecc..........
Ma capisco anche il movimento che è nato per fare altro.
Cosa vuoi che ti dica che si parlino, si mettano daccordo su dei punti in comune,e poi si ritorni al voto.
Certo che il PD alle due camere a mio avviso non si è comportato molto bene prendendo le due camere.Un segno poteva essere dare una camera al M5S.
E per la TAV.Ci sono pure nel PD daccordo persone contrarie, a spendere tutti quei soldi,in un momento difficile per il paese La Puppato da ragione ai no TAV.
Ciao
Paolo11
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Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
mariok ha scritto:Quoto.myriam ha scritto:Caro Paolo, queste sono sterile, stupide, ottuse questioni di principio.
Se il vero obbiettivo è quello di fare cose utili per il paese, si negoziano i punti irrinunciabili (magari sfrondandoli da idiozie tipo il referendum sull'euro) e si dettano le condizioni per essere garantiti sul rispetto degli accordi.
Nessuno ha detto che il M5S debba votare a scatola chiusa un governo PD. Si può benissimo individuare un garante cui affidare la guida del governo ed una squadra che dia le necessarie garanzie.
O gli unici credibili ed affidabili sono Grillo, Casaleggio e gli esponenti del M5S?
La strumentalità delle posizioni di Grillo è dimostrata, tra l'altro, dal fatto che la pretesa di un "governo 5 stelle", peraltro motivata da un assunto falso, quello cioè di essere il partito più votato, non viene nemmeno chiarita con la designazione di un eventuale presidente incaricato, in una figura capace cioè di garantire tutti, non solo una parte.
La verità è che l'obbiettivo di Grillo e di Casaleggio è unicamente quello di distruggere il sistema dei partiti, non di riformarlo e rinnovarlo nell'interesse del paese, per inseguire una presunta "democrazia diretta" che al di là della vernice modernista della rete, è la riproposizione di sistemi autoritari-oligarchici già sperimentati ogni volta che ci si è lanciati in avventure per il "superamento" della democrazia rappresentativa.
Gli elettori in buona fede del M5S e coloro che continuano a sostenerlo, farebbero bene ad riflettere sull'enorme responsabilità che si stanno assumendo.
Visti da lontano,….da molto lontano.
La verità è che l'obbiettivo di Grillo e di Casaleggio è unicamente quello di distruggere il sistema dei partiti, non di riformarlo e rinnovarlo nell'interesse del paese,.......
Già fatto,…non ti sembra?
Lo Schettino comandante del Costa Concordia porta la sua nave davanti all’Isola del Giglio nel novembre 2011 e la fa ribaltare su un fianco.
Una settimana più tardi, lo Schettino elettivo, porta il transatlantico “Italia” davanti all’Isola del Giglio, a fianco della “Costa Concordia”, con due vistose falle, una sulla fiancata destra e una sulla fiancata sinistra, che fanno continuamente imbarcare acqua, abbassando sensibilmente la linea di galleggiamento del transatlantico.
L’armatore della Compagnia di Navigazione Italia, ha un colpo di genio che solitamente gli ufficiali della premiata Compagnia Italia chiamano “la saggezza del presidente”, quando si accingono allo sport del “leccca-lecca” quando devono cercare di ottenere qualcosa che gli preme da King George.
King George chiama un nuovo comandante, e a supportarlo predispone la peggiore ammucchiata della storia repubblicana.
Tanto è vero che tutti insieme appassionatamente fraintendono furbescamente cosa intendevano all’Ue per austerity.
Come sostiene Fitoussì, nei confronti dei boiardi furbi dell’Europa, che fanno pagare a chi non c’entra i conti di chi ha barato, truccato le carte, e rubato; il nuovo comandante e gli ufficiali di bordo, ripetono pari pari il giochino già riuscito nel 1992-93, quando Amato prima e Ciampi dopo, attueranno due finanziarie capestro da 120mila miliardi di vecchie lire ai sudditi italiani che non c’entrano con l’ammanco.
Tanto i sudditi è accertato che sono fessi.
Infatti, il giochino riesce nuovamente nel giro di 18 anni, ma essendo le condizioni mondiali differenti da quelle del ’92-’93, a causa di una crisi che ancora 3 giorni fa viene definita peggiore di quella del ’29 (è per questo che non ne viene a capo nessuno, che non ci capiscono un tubo di quello che sta accadendo), l’allegra brigata non fa altro che produrre altri squarci.
Ergo, il transatlantico “Italia” è affondato.
Non riporto il tuo ultimo giudizio postato sul forum riguardante il comandante Monti, perché credo che tu lo conosci a memoria.
Non sarà il caso di gridare come monsignor Colombo:
Giovanotti!!....a Roma c’è la guerra,…è inutile che ce lo nascondemo…e qui sono zompati per aria 23 soldati di un esercito che siccome è il nostro ci può pure dispiacè, ma sapete chi è stato a falli zompà?
- Monti e Tognetti-
soldati pure loro, soldati di un altro esercito che non è il nostro un esercito in borghese… ma stiamo attenti eccellentissimi padri, che quando un esercito è in borghese è un esercito di popolo, ..e cor popolo ce se sbatte sempre il grugno.
Garibaldi è alle porte,….e satana col cappello da bersagliere avanza su Porta Pia………….
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Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
I due presidenti delle due camere si sono ridotti lo stipendio del 30%Percepiscono ora dagli 8.000. ai( 9.000) netti.Non hanno spese per andare al lavoro o altro.Ma siamo in guerra.
Renzi è daccordo all'abolizione del finanziamento dei partiti.Bersani non molto.Ma siamo in guerra.Gli unici che si tagliano lo stipendio sono quelli del movimento 5 stelle.Ma siamo in guerra.
Allora i sacrifici li devono fare solamente i cittadini normali?ma siamo in guerra.
Troppe cose non mi tornano.
Ciao
Paolo11
Renzi è daccordo all'abolizione del finanziamento dei partiti.Bersani non molto.Ma siamo in guerra.Gli unici che si tagliano lo stipendio sono quelli del movimento 5 stelle.Ma siamo in guerra.
Allora i sacrifici li devono fare solamente i cittadini normali?ma siamo in guerra.
Troppe cose non mi tornano.
Ciao
Paolo11
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