Forse ci sfugge un piccolo dettaglio. In India c'è la pena di morte, in Italia no.paolo11 ha scritto:Caro Joblack.Oltre ad aver risarcito i famigliari dei 2 pescatori.E gli 800 milaeuro di cauzione che gli abbiamo dato per farli ritornare.Joblack ha scritto:Dal corriere.it
I marò restano in Italia.
Decisione della Farnesina.
Ci vuoleva anche questa posizione rigida da un governo in prorogatio.
Ovviamente la Agusta Westland si può scordare la vendita degli elicotteri.
Come si vede ci si prende sempre in giro quando un governo scaduto come la mozzarella in effetti continua a rompere i cog..oni agli italiani.
Bye
Questi due soldatini alla fine cosa ci costano.
Va bene che gli Usa ne hanno combinate di tutti i colori in Italia da Cernis ecc.......sono stati risarciti i famigliari.Abbiamo mai processato un soldato USA in Italia?
Tutta la situazione non mi è chiara.
SE i pescatori indiani sono come i nostri pescatori che vanno nelle acque Libiche e Tunisine.Questo è il punto da verificare.
Ciao
Paolo11
Top News
Re: Top News
Re: Top News
L’architetto Stefano Boeri ha annunciato domenica sera su Facebook di avere avuto il suo incarico di Assessore alla Cultura del Comune di Milano “revocato” dal sindaco Pisapia.
Pochi minuti fa, nel corso di un incontro a Palazzo Marino, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia ha revocato il mio incarico di Assessore del Comune di Milano.
In questi due anni ho fatto del mio meglio -insieme ai colleghi d Giunta, ai dirigenti, ai consulenti e agli uffici del mio assessorato- per rilanciare la cultura a Milano. E a Milano, grazie alla rinnovata energia creativa di decine di cittadini, associazioni, istituzioni, oggi si respira l’aria nuova di una città che ha riscoperto l’orgoglio di una grande capitale internazionale.
Sono amareggiato per una decisione che non mi è stata motivata, che mi è davvero difficile interpretare e che rischia di compromettere importanti progetti per il futuro della città.
La cultura per Milano non è un lusso, ma una risorsa fondamentale per lo sviluppo.
Pochi minuti fa, nel corso di un incontro a Palazzo Marino, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia ha revocato il mio incarico di Assessore del Comune di Milano.
In questi due anni ho fatto del mio meglio -insieme ai colleghi d Giunta, ai dirigenti, ai consulenti e agli uffici del mio assessorato- per rilanciare la cultura a Milano. E a Milano, grazie alla rinnovata energia creativa di decine di cittadini, associazioni, istituzioni, oggi si respira l’aria nuova di una città che ha riscoperto l’orgoglio di una grande capitale internazionale.
Sono amareggiato per una decisione che non mi è stata motivata, che mi è davvero difficile interpretare e che rischia di compromettere importanti progetti per il futuro della città.
La cultura per Milano non è un lusso, ma una risorsa fondamentale per lo sviluppo.
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Re: Top News
Qualche ora prima
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Pisapia prepara la 'fase due'.
Boeri a un passo dall'addio
La frattura questa volta sembra profonda e il sindaco pensa a un esterno per la Cultura. Certo l'ingresso in giunta di Rozza e Balzani a Lavori pubblici e Bilancio. L'annuncio potrebbe esserci già nellle prossime ore
di ALESSIA GALLIONE
Pisapia prepara la 'fase due'.
Boeri a un passo dall'addio Stefano Boeri e Giuliano Pisapia
Questa volta la rottura sembra essere definitiva. Tanto che, nella nuova squadra che, nelle intenzioni di Giuliano Pisapia, deve aprire la "fase 2" della sua amministrazione e rilanciare politiche e idee per la città, Stefano Boeri potrebbe non esserci più. Perché è questa l'ipotesi che sta meditando il sindaco: per due nuovi ingressi ormai certi, quello della capogruppo del Pd Carmela Rozza ai Lavori pubblici e dell'eurodeputata democratica Francesca Balzani al Bilancio, c'è un assessore, quello alla Cultura, sempre più in bilico. Questo raccontano le ultime, tese ore, a Palazzo Marino: Boeri è tornato, come era già avvenuto all'inizio dell'avventura, a un passo dall'addio. Allora, il sindaco decise di fare marcia indietro e di rinnovargli in extremis la fiducia. La riflessione è aperta dopo l'ultima frizione in giunta per il budget di due mostre. Anche se questa volta, ragionano molti da piazza Scala, la frattura sembra troppo profonda per essere rimarginata. Adesso, toccherà solo a Pisapia prendere una decisione. E l'annuncio nella nuova giunta - con o senza Boeri - è atteso tra oggi e domani.
In queste settimane di riflessione sul rimpasto, è un tema che il sindaco avrebbe messo spesso sul tavolo della discussione. Ai suoi interlocutori, avrebbe chiesto un parere sulla possibilità di coinvolgere
la poltrona di Boeri tra quelle da cambiare. Ne ha parlato anche ieri, durante un colloquio con i vertici del Pd. È lì, nel corso di quelle due ore di discussione organizzata per affrontare l'assetto della giunta, che avrebbe manifestato anche tutta la sua irritazione e descritto un rapporto di fiducia sempre più logorato. Nessun commento ufficiale ma, spiegano da più parti, il partito non avrebbe alzato le barricate di fronte all'uscita del "suo" assessore. In ogni caso, sembra sia stato il messaggio, la decisione definitiva dovrà essere la sua. Ed è su questo che sta meditando, il sindaco: prendere o meno una scelta che, ne è consapevole, comporterà polemiche. E che l'architetto non avrebbe nessuna intenzione di facilitare con dimissioni spontanee. È questo l'ultimo nodo da sciogliere. Anche se, per tanti in Comune, Boeri sembra vicino all'uscita. E, nel caso, l'ipotesi più probabile è che, per la casella della Cultura, venga scelto un "esterno" o un'"esterna" da Palazzo Marino. Un nuovo arrivo da scegliere in una rosa di più nomi.
L'architettura della squadra è disegnata: dopo l'arrivo di Francesco Cappelli, che ha sostituito Maria Grazia Guida all'Educazione, e la promozione al ruolo di vicesindaco di Ada Lucia De Cesaris, saranno coperte anche le ultime posizioni mancanti. Carmela Rozza passerà dal Consiglio alla giunta, occupandosi di Lavori pubblici; le politiche che riguardano Casa e demanio, invece, il vero obiettivo della capogruppo del Pd, dovrebbero rimanere di competenza dell'assessore Daniela Benelli che, dopo la corsa in Regione di Lucia Castellano ha assunto l'interim.
Anche la deputata europea Francesca Balzani è pronta a sedere sulla complessa poltrona di guardiano dei conti lasciata da Bruno Tabacci.
Questi gli annunci che tanti si aspettavano di sentir pronunciare dal sindaco domani, quando dovrebbe parlare all'aula.
Altri ritocchi di deleghe sarebbero arrivati con calma, nei prossimi giorni, nel corso di un giro interno. Eppure, negli ultimi giorni, in piazza Scala è esploso nuovamente il caso Boeri.
(17 marzo 2013)
http://milano.repubblica.it/cronaca/201 ... -54753641/
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Dai commenti che si leggono sui blog sono in molti che non lo rimpiangono. Alcuni dicono che ha finito di rompere....
Il commento di Riccardo De Corato (Fratelli d’Italia),
“il rimpasto annunciato da Pisapia rappresenta una resa dei conti rispetto all’ex assessore alla Cultura Boeri che il sindaco finalmente è riuscito ad eliminare dalla Giunta”. “Boeri – continua De Corato – era l’unico assessore in grado di far fronte al sindaco essendo stato il più votato a Milano di tutti consiglieri”. (da:il Fatto Quotidiano di oggi)
...e se lo dice De Corato c'e' da credergli. O no??
un salutone da Juan
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Pisapia prepara la 'fase due'.
Boeri a un passo dall'addio
La frattura questa volta sembra profonda e il sindaco pensa a un esterno per la Cultura. Certo l'ingresso in giunta di Rozza e Balzani a Lavori pubblici e Bilancio. L'annuncio potrebbe esserci già nellle prossime ore
di ALESSIA GALLIONE
Pisapia prepara la 'fase due'.
Boeri a un passo dall'addio Stefano Boeri e Giuliano Pisapia
Questa volta la rottura sembra essere definitiva. Tanto che, nella nuova squadra che, nelle intenzioni di Giuliano Pisapia, deve aprire la "fase 2" della sua amministrazione e rilanciare politiche e idee per la città, Stefano Boeri potrebbe non esserci più. Perché è questa l'ipotesi che sta meditando il sindaco: per due nuovi ingressi ormai certi, quello della capogruppo del Pd Carmela Rozza ai Lavori pubblici e dell'eurodeputata democratica Francesca Balzani al Bilancio, c'è un assessore, quello alla Cultura, sempre più in bilico. Questo raccontano le ultime, tese ore, a Palazzo Marino: Boeri è tornato, come era già avvenuto all'inizio dell'avventura, a un passo dall'addio. Allora, il sindaco decise di fare marcia indietro e di rinnovargli in extremis la fiducia. La riflessione è aperta dopo l'ultima frizione in giunta per il budget di due mostre. Anche se questa volta, ragionano molti da piazza Scala, la frattura sembra troppo profonda per essere rimarginata. Adesso, toccherà solo a Pisapia prendere una decisione. E l'annuncio nella nuova giunta - con o senza Boeri - è atteso tra oggi e domani.
In queste settimane di riflessione sul rimpasto, è un tema che il sindaco avrebbe messo spesso sul tavolo della discussione. Ai suoi interlocutori, avrebbe chiesto un parere sulla possibilità di coinvolgere
la poltrona di Boeri tra quelle da cambiare. Ne ha parlato anche ieri, durante un colloquio con i vertici del Pd. È lì, nel corso di quelle due ore di discussione organizzata per affrontare l'assetto della giunta, che avrebbe manifestato anche tutta la sua irritazione e descritto un rapporto di fiducia sempre più logorato. Nessun commento ufficiale ma, spiegano da più parti, il partito non avrebbe alzato le barricate di fronte all'uscita del "suo" assessore. In ogni caso, sembra sia stato il messaggio, la decisione definitiva dovrà essere la sua. Ed è su questo che sta meditando, il sindaco: prendere o meno una scelta che, ne è consapevole, comporterà polemiche. E che l'architetto non avrebbe nessuna intenzione di facilitare con dimissioni spontanee. È questo l'ultimo nodo da sciogliere. Anche se, per tanti in Comune, Boeri sembra vicino all'uscita. E, nel caso, l'ipotesi più probabile è che, per la casella della Cultura, venga scelto un "esterno" o un'"esterna" da Palazzo Marino. Un nuovo arrivo da scegliere in una rosa di più nomi.
L'architettura della squadra è disegnata: dopo l'arrivo di Francesco Cappelli, che ha sostituito Maria Grazia Guida all'Educazione, e la promozione al ruolo di vicesindaco di Ada Lucia De Cesaris, saranno coperte anche le ultime posizioni mancanti. Carmela Rozza passerà dal Consiglio alla giunta, occupandosi di Lavori pubblici; le politiche che riguardano Casa e demanio, invece, il vero obiettivo della capogruppo del Pd, dovrebbero rimanere di competenza dell'assessore Daniela Benelli che, dopo la corsa in Regione di Lucia Castellano ha assunto l'interim.
Anche la deputata europea Francesca Balzani è pronta a sedere sulla complessa poltrona di guardiano dei conti lasciata da Bruno Tabacci.
Questi gli annunci che tanti si aspettavano di sentir pronunciare dal sindaco domani, quando dovrebbe parlare all'aula.
Altri ritocchi di deleghe sarebbero arrivati con calma, nei prossimi giorni, nel corso di un giro interno. Eppure, negli ultimi giorni, in piazza Scala è esploso nuovamente il caso Boeri.
(17 marzo 2013)
http://milano.repubblica.it/cronaca/201 ... -54753641/
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Dai commenti che si leggono sui blog sono in molti che non lo rimpiangono. Alcuni dicono che ha finito di rompere....
Il commento di Riccardo De Corato (Fratelli d’Italia),
“il rimpasto annunciato da Pisapia rappresenta una resa dei conti rispetto all’ex assessore alla Cultura Boeri che il sindaco finalmente è riuscito ad eliminare dalla Giunta”. “Boeri – continua De Corato – era l’unico assessore in grado di far fronte al sindaco essendo stato il più votato a Milano di tutti consiglieri”. (da:il Fatto Quotidiano di oggi)
...e se lo dice De Corato c'e' da credergli. O no??
un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
Re: Top News
L'ultimo pasticcio di questo governo di tecnici incapaci.
Marò: la Corte Suprema indiana nega l'immunità all'ambasciatore italiano
Daniele Mancini, non potrà lasciare il paese (FOTO)
L'Huffington Post | Pubblicato: 18/03/2013 07:53 CET | Aggiornato: 18/03/2013 08:03 CET
L'ambasciatore italiano in India, Daniele Mancini, non ha titolo all'immunità diplomatica: lo ha sentenziato la Corte Suprema indiana, che giovedì scorso aveva già ordinato al massimo rappresentante dell'Italia di non lasciare il Paese dopo la decisione del governo di Roma di non far rientrare in India i due marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, accusati dell'omicidio di due pescatori durante un'operazione antiterrorismo.
L'ambasciatore Mancini aveva negoziato personalmente il permesso temporaneo concesso ai due fucilieri della marina per rientrare in Italia. "Una persona che si presenta in aula e formula una promessa del genere", ha dichiarato il presidente della Corte, Altamas Kabir, "non gode di alcuna immunità". Mancini, che non era presente in aula, si era impegnato per il ritorno a tempo debito (entro il 22 marzo) nel Paese asiatico di Girone e Latorre.
Per la giustizia indiana, dunque, Mancini non potrà lasciare il Paese fino a nuovo ordine. L'alta Corte di Nuova Delhi, inoltre, ha aggiornato al 2 aprile l'udienza sul caso del mancato rientro in India dei due marò.
Marò: la Corte Suprema indiana nega l'immunità all'ambasciatore italiano
Daniele Mancini, non potrà lasciare il paese (FOTO)
L'Huffington Post | Pubblicato: 18/03/2013 07:53 CET | Aggiornato: 18/03/2013 08:03 CET
L'ambasciatore italiano in India, Daniele Mancini, non ha titolo all'immunità diplomatica: lo ha sentenziato la Corte Suprema indiana, che giovedì scorso aveva già ordinato al massimo rappresentante dell'Italia di non lasciare il Paese dopo la decisione del governo di Roma di non far rientrare in India i due marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, accusati dell'omicidio di due pescatori durante un'operazione antiterrorismo.
L'ambasciatore Mancini aveva negoziato personalmente il permesso temporaneo concesso ai due fucilieri della marina per rientrare in Italia. "Una persona che si presenta in aula e formula una promessa del genere", ha dichiarato il presidente della Corte, Altamas Kabir, "non gode di alcuna immunità". Mancini, che non era presente in aula, si era impegnato per il ritorno a tempo debito (entro il 22 marzo) nel Paese asiatico di Girone e Latorre.
Per la giustizia indiana, dunque, Mancini non potrà lasciare il Paese fino a nuovo ordine. L'alta Corte di Nuova Delhi, inoltre, ha aggiornato al 2 aprile l'udienza sul caso del mancato rientro in India dei due marò.
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Re: Top News
CRONACA
E' morto il capo della polizia Manganelli
Classe 1950, direttore del Dipartimento di pubblica sicurezza dal 2007, era malato da tempo
La lettera privata alla madre di Aldrovandi - Dopo la sentenza Diaz: "E' il momento delle scuse"
Le condizioni di Antonio Manganelli si erano aggravate durante la degenza all’ospedale San Giovanni di Roma dopo l’intervento d’urgenza del 24 febbraio scorso. Capo della polizia dal 2007, era uno dei vice di Gianni De Gennaro all'epoca del G8 di Genova, nel 2001, a cui però non partecipò. Nel luglio 2012, dopo le condanne definitive dei poliziotti per le violenze alla scuola Diaz, disse: "Questo è il momento delle scuse"
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03 ... ia/536267/
E' morto il capo della polizia Manganelli
Classe 1950, direttore del Dipartimento di pubblica sicurezza dal 2007, era malato da tempo
La lettera privata alla madre di Aldrovandi - Dopo la sentenza Diaz: "E' il momento delle scuse"
Le condizioni di Antonio Manganelli si erano aggravate durante la degenza all’ospedale San Giovanni di Roma dopo l’intervento d’urgenza del 24 febbraio scorso. Capo della polizia dal 2007, era uno dei vice di Gianni De Gennaro all'epoca del G8 di Genova, nel 2001, a cui però non partecipò. Nel luglio 2012, dopo le condanne definitive dei poliziotti per le violenze alla scuola Diaz, disse: "Questo è il momento delle scuse"
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03 ... ia/536267/
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Re: Top News
1952-2013
R.i.p.
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: Top News
Ma la percentuale di atleti ad alti livelli che si ammalano e muoiono in età non certamnete avanzate non è un pochino superiore a quella delle persone comuni...?
Comunque un attimo di riflessione e rispetto per ricordare un grande della nostra storia sportiva.
Comunque un attimo di riflessione e rispetto per ricordare un grande della nostra storia sportiva.
Re: Top News
ROMA - Prima una telefonata in diretta tv, a Servizio pubblico , per lanciare la sfida di un confronto davanti ai telespettatori, poi un messaggio via Internet per accettare l'invito a un programma affine: lunedì prossimo a Piazza pulita , stessa rete e stesso orario. Ma al presidente del Senato Pietro Grasso che vuole il faccia a faccia sulla propria storia di magistrato antimafia, il giornalista Marco Travaglio replica che il «duello» deve avvenire nella trasmissione sua e di Michele Santoro. La stessa in cui, l'altra sera, ha accusato Grasso di essere «molto furbo, uno che sa gestirsi bene, che non ha mai pagato le conseguenze di una sua inchiesta e s'è sempre tenuto a debita distanza dalle indagini su mafia e politica».
I «capi d'accusa» a sostegno di questo profilo sono noti e risalenti nel tempo, ma prima la candidatura elettorale di Grasso nelle file del Pd (contemporanea a quella di Ingroia in un'altra lista) e poi la sua elezione allo scranno più alto di palazzo Madama li hanno riportati all'attualità. Come se un decennio e più fosse passato invano. Gli argomenti della discordia sono sempre gli stessi, e risalgono a quando Grasso sostituì Gian Carlo Caselli alla guida della Procura di Palermo, nel 1999. Nel segno della continuità, si disse all'epoca, appoggiato dai magistrati di ogni tendenza e schieramento. A cominciare da Caselli.
La prima mossa a dividere fu la mancata sottoscrizione dell'appello contro l'assoluzione di Giulio Andreotti nel processo di primo grado. Grasso la spiegò non come una presa di distanza, bensì una conseguenza della «piena autonomia dei sostituti di udienza. Per quello che mi è stato detto, condivido l'iniziativa dei miei colleghi». Del resto al momento della sentenza, al posto del predecessore che aveva lasciato la Procura anzitempo, Grasso s'era presentato sul banco dell'accusa accanto ai pubblici ministeri. Ma negli anni a seguire i contrasti aumentarono, provocando un progressivo allontanamento dalle indagini principali dei pm che più avevano collaborato con Caselli, in favore di altri. Primo fra tutti il procuratore aggiunto Pignatone, insieme al quale Grasso gestì - nel 2002 - la collaborazione del neo-pentito Nino Giuffrè.
Quel «pentimento» rimase talmente segreto che quando lo scoprirono due procuratori aggiunti (Scarpinato e Lo Forte) si dimisero dal pool antimafia. Nonostante le giustificazioni addotte, che fecero rientrare la protesta, la spaccatura non si sanò mai fino in fondo. Anzi, si ripropose nel 2004 con le indagini sull'allora presidente della Regione Totò Cuffaro. Grasso e Pignatone gli contestarono il favoreggiamento aggravato, i «dissidenti» volevano il concorso esterno in associazione mafiosa; prevalse il procuratore, e il processo approdò alla condanna in secondo grado, per la quale Cuffaro è tuttora in galera.
Se e quando avverrà, è probabile che questo argomento sarà affrontato nel confronto fra Grasso e Travaglio, insieme alla nomina a Procuratore nazionale antimafia, ottenuta dopo che la maggioranza di Silvio Berlusconi aveva imposto tre leggi (una delle quali dichiarata poi incostituzionale) per escludere dalla corsa Gian Carlo Caselli. Una verità inconfutabile, ma ovviamente non c'è la prova che se Caselli fosse rimasto in gara il Consiglio superiore della magistratura avrebbe scelto lui e non Grasso. Quella norma «contra personam» fu citata da Ingroia, in campagna elettorale, per sostenere che Berlusconi aveva voluto Grasso alla Superprocura; sorvolando sul fatto che i pentiti che anche di recente e con maggiore credibilità hanno parlato dei presunti legami tra Forza Italia e Cosa nostra subito dopo le stragi di mafia furono proprio il Giuffrè gestito in gran segreto da Grasso e poi Spatuzza, che a lui rilasciò le prime dichiarazioni.
Le polemiche sono proseguite, ciclicamente, e proseguiranno. Su comportamenti e scelte naturalmente opinabili e discutibili, come quelle di tutti. A proposito di questioni che a ben guardare si rivelano sempre un po' più complesse e controverse di come appaiono o vengono riassunte in articoli, talk-show e relative repliche.
Giovanni Bianconi
I «capi d'accusa» a sostegno di questo profilo sono noti e risalenti nel tempo, ma prima la candidatura elettorale di Grasso nelle file del Pd (contemporanea a quella di Ingroia in un'altra lista) e poi la sua elezione allo scranno più alto di palazzo Madama li hanno riportati all'attualità. Come se un decennio e più fosse passato invano. Gli argomenti della discordia sono sempre gli stessi, e risalgono a quando Grasso sostituì Gian Carlo Caselli alla guida della Procura di Palermo, nel 1999. Nel segno della continuità, si disse all'epoca, appoggiato dai magistrati di ogni tendenza e schieramento. A cominciare da Caselli.
La prima mossa a dividere fu la mancata sottoscrizione dell'appello contro l'assoluzione di Giulio Andreotti nel processo di primo grado. Grasso la spiegò non come una presa di distanza, bensì una conseguenza della «piena autonomia dei sostituti di udienza. Per quello che mi è stato detto, condivido l'iniziativa dei miei colleghi». Del resto al momento della sentenza, al posto del predecessore che aveva lasciato la Procura anzitempo, Grasso s'era presentato sul banco dell'accusa accanto ai pubblici ministeri. Ma negli anni a seguire i contrasti aumentarono, provocando un progressivo allontanamento dalle indagini principali dei pm che più avevano collaborato con Caselli, in favore di altri. Primo fra tutti il procuratore aggiunto Pignatone, insieme al quale Grasso gestì - nel 2002 - la collaborazione del neo-pentito Nino Giuffrè.
Quel «pentimento» rimase talmente segreto che quando lo scoprirono due procuratori aggiunti (Scarpinato e Lo Forte) si dimisero dal pool antimafia. Nonostante le giustificazioni addotte, che fecero rientrare la protesta, la spaccatura non si sanò mai fino in fondo. Anzi, si ripropose nel 2004 con le indagini sull'allora presidente della Regione Totò Cuffaro. Grasso e Pignatone gli contestarono il favoreggiamento aggravato, i «dissidenti» volevano il concorso esterno in associazione mafiosa; prevalse il procuratore, e il processo approdò alla condanna in secondo grado, per la quale Cuffaro è tuttora in galera.
Se e quando avverrà, è probabile che questo argomento sarà affrontato nel confronto fra Grasso e Travaglio, insieme alla nomina a Procuratore nazionale antimafia, ottenuta dopo che la maggioranza di Silvio Berlusconi aveva imposto tre leggi (una delle quali dichiarata poi incostituzionale) per escludere dalla corsa Gian Carlo Caselli. Una verità inconfutabile, ma ovviamente non c'è la prova che se Caselli fosse rimasto in gara il Consiglio superiore della magistratura avrebbe scelto lui e non Grasso. Quella norma «contra personam» fu citata da Ingroia, in campagna elettorale, per sostenere che Berlusconi aveva voluto Grasso alla Superprocura; sorvolando sul fatto che i pentiti che anche di recente e con maggiore credibilità hanno parlato dei presunti legami tra Forza Italia e Cosa nostra subito dopo le stragi di mafia furono proprio il Giuffrè gestito in gran segreto da Grasso e poi Spatuzza, che a lui rilasciò le prime dichiarazioni.
Le polemiche sono proseguite, ciclicamente, e proseguiranno. Su comportamenti e scelte naturalmente opinabili e discutibili, come quelle di tutti. A proposito di questioni che a ben guardare si rivelano sempre un po' più complesse e controverse di come appaiono o vengono riassunte in articoli, talk-show e relative repliche.
Giovanni Bianconi
Re: Top News
(...) lunedi' 25 il neo presidente del Senato sara' l'ospite senza contraddittorio del programma 'Piazzapulita' condotto da Michele Formigli, mentre resta vaga e indefinita la sua partecipazione a 'Servizio Pubblico' di giovedi' 28. Come pure di una trasmissione ad hoc: passerebbe troppo tempo rispetto alle aspettative dello stesso Grasso. A questo punto il palinsesto di fine settimana de La7 resta immutato, in attesa di novita' nei prossimi giorni. Santoro ieri ha difeso il suo programma e la sua prerogativa: "nel rispetto delle norme sul diritto di rettifica, un confronto tra il presidente Grasso e Marco Travaglio potra' avvenire solo nella nostra trasmissione o in uno speciale creato per l'occasione con la nostra collaborazione". Santoro ha sottolineato di aver "immediatamente dichiarato la mia disponibilita' e offerto tutte le garanzie possibili per concretizzare" il desiderio di Grasso che 'queste cose vanno fatte a caldo'. Santoro ha riferito che proprio in funzione di questa 'fretta' di Grasso ha dedotto "che il Presidente ritenesse necessaria una trasmissione il giorno dopo o quello successivo". Di conseguenza "ho contattato il direttore di rete e il direttore del Telegiornale de La7 (rispettivamente Paolo Ruffini e Enrico Mentana, ndr) per avere la possibilita' di realizzare uno speciale ad hoc che poteva anche non essere condotto da me.
Questo speciale sarebbe potuto andare in onda sabato o domenica. Il Presidente Grasso ha fatto sapere d'essere impegnato fino a lunedi', quando avrebbe partecipato a Piazza Pulita, invito che gli consentira' di dire la sua sulla nostra stessa rete". Pero' "Marco Travaglio e' parte essenziale di Servizio Pubblico, e Servizio Pubblico e' la trasmissione che ha creato il dibattito dal quale nasce la necessita' del confronto. Ricordiamo che per una situazione simile Roberto Maroni, allora ministro dell'Interno, decise di partecipare alla trasmissione 'Vieni Via con me' in polemica con Roberto Saviano". Di qui la puntualizzazione del popolare conduttore e giornalista che "anche nel rispetto delle norme sul diritto di rettifica, un confronto tra il Presidente Grasso e Marco Travaglio potra' avvenire solo nella nostra trasmissione o in uno speciale creato per l'occasione con la nostra collaborazione". Tutto qui. Ed e' impensabile che possa essere la trasmisisone di Gad Lerner, sempre su La7, dal titolo "Z" ad ospitare l'eventuale confronto: va in onda il venerdi', e se per l'appuntamento di ieri non era stato possibile rivoluzionare tutto nel giro di poche ore, analogo risultato sarebbe per venerdi' prossimo: troppo tempo trascorso dalla puntata 'incriminata' di Servizio Pubblico, Grasso vuole subito la possibilita' di parlare. Situazione quindi in qualche modo definita. Mentre Lerner su twitter scrive "Travaglio e Santoro coniano il loro Comandamento: Non avrai altra televisione all'infuori di me. Vezzi da star in una rete senza censura". E Luca Telese aggiunge "quindi, dopo tutto il polverone, la sintesi e': Travaglio si sottrae al duello con Grasso. E' (lui lo scrive con l'accento, ndr) meno male che non vedeva l'ora".
Mizzi Santoro appena sente l'odore del sangue si eccita come un vampirello di Twilight ....addirittura uno "speciale ad hoc" . Lunedì Grasso dirà la sua , pazienza se Travaglio non c'è, poi una bella denuncia e un vaff a tutt'e due.
Questo speciale sarebbe potuto andare in onda sabato o domenica. Il Presidente Grasso ha fatto sapere d'essere impegnato fino a lunedi', quando avrebbe partecipato a Piazza Pulita, invito che gli consentira' di dire la sua sulla nostra stessa rete". Pero' "Marco Travaglio e' parte essenziale di Servizio Pubblico, e Servizio Pubblico e' la trasmissione che ha creato il dibattito dal quale nasce la necessita' del confronto. Ricordiamo che per una situazione simile Roberto Maroni, allora ministro dell'Interno, decise di partecipare alla trasmissione 'Vieni Via con me' in polemica con Roberto Saviano". Di qui la puntualizzazione del popolare conduttore e giornalista che "anche nel rispetto delle norme sul diritto di rettifica, un confronto tra il Presidente Grasso e Marco Travaglio potra' avvenire solo nella nostra trasmissione o in uno speciale creato per l'occasione con la nostra collaborazione". Tutto qui. Ed e' impensabile che possa essere la trasmisisone di Gad Lerner, sempre su La7, dal titolo "Z" ad ospitare l'eventuale confronto: va in onda il venerdi', e se per l'appuntamento di ieri non era stato possibile rivoluzionare tutto nel giro di poche ore, analogo risultato sarebbe per venerdi' prossimo: troppo tempo trascorso dalla puntata 'incriminata' di Servizio Pubblico, Grasso vuole subito la possibilita' di parlare. Situazione quindi in qualche modo definita. Mentre Lerner su twitter scrive "Travaglio e Santoro coniano il loro Comandamento: Non avrai altra televisione all'infuori di me. Vezzi da star in una rete senza censura". E Luca Telese aggiunge "quindi, dopo tutto il polverone, la sintesi e': Travaglio si sottrae al duello con Grasso. E' (lui lo scrive con l'accento, ndr) meno male che non vedeva l'ora".
Mizzi Santoro appena sente l'odore del sangue si eccita come un vampirello di Twilight ....addirittura uno "speciale ad hoc" . Lunedì Grasso dirà la sua , pazienza se Travaglio non c'è, poi una bella denuncia e un vaff a tutt'e due.
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Re: Top News
Tiket sanitari :
mi rode , come pensionato ex insegnante, pagare i tiket quando vedo spesso ex milardari in pensione che non lo pagano.
Succede che i piccoli capitani di imprese con giro di miliardi , che hanno messo da parte capitali in nero sul conto in Svizzera, prima di mettersi in pensione provvedono a fare la successione agli eredi dei beni mobili e immobili.
Per quello che concerne i beni ed i diritti ereditati dal coniuge o dai parenti in linea retta (figli, genitori, nipoti ecc.) si applica una aliquota di imposta del 4% sulla base imponibile con una franchigia di 1.000.000 € un milione di euro.
Quindi al Fisco l'ex miliardario risulta nullatenente .
Non dovrebbe essere possibile escludere dall'esenzione del tiket chi ha fatto la successione dei propri beni ai familiaroi diretti?
mi rode , come pensionato ex insegnante, pagare i tiket quando vedo spesso ex milardari in pensione che non lo pagano.
Succede che i piccoli capitani di imprese con giro di miliardi , che hanno messo da parte capitali in nero sul conto in Svizzera, prima di mettersi in pensione provvedono a fare la successione agli eredi dei beni mobili e immobili.
Per quello che concerne i beni ed i diritti ereditati dal coniuge o dai parenti in linea retta (figli, genitori, nipoti ecc.) si applica una aliquota di imposta del 4% sulla base imponibile con una franchigia di 1.000.000 € un milione di euro.
Quindi al Fisco l'ex miliardario risulta nullatenente .
Non dovrebbe essere possibile escludere dall'esenzione del tiket chi ha fatto la successione dei propri beni ai familiaroi diretti?
Chi c’è in linea
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