Governo dei banchieri.
-
- Messaggi: 3688
- Iscritto il: 22/02/2012, 14:30
Governo dei banchieri.
Chi ha visto Ballarò, lo ha sentito anche nei vari TG.
IMU la pagano tutti.Chi ha un capannone chi ha una stalla ecc.........Le BANCHE con l'immobile di loro proprietà NIENTE.
Caro Monti ma questa EQUITA' dove stà?
I partiti che lo sostengono :Per cortesia fate qualcosa a riguardo.
Ciao
Paolo11
IMU la pagano tutti.Chi ha un capannone chi ha una stalla ecc.........Le BANCHE con l'immobile di loro proprietà NIENTE.
Caro Monti ma questa EQUITA' dove stà?
I partiti che lo sostengono :Per cortesia fate qualcosa a riguardo.
Ciao
Paolo11
Re: Governo dei banchieri.
Siamo al colmo!
L'allungamento della vita è visto come un problema e non come una conquista!
Fmi, "nessun investimento è sicuro"
La longevità mette a rischio i bilanci degli Stati
Secondo il Global financial stability report, nemmeno i bund tedeschi o i bond americani possono essere considerati asset sicuri. L'aumento dell'aspettativa di vita delle persone potrebbe incidere sugli enti previdenziali e sui conti degli Stati
MILANO - La crisi finanziaria globale e le preoccupazioni collegate alla sostenibilità del debito sovrano "hanno mostrato che nessun asset può essere considerato veramente sicuro" e i recenti downgrade di asset in precedenza considerati "virtualmente privi di rischio" dimostrano che anche questi "sono soggetti a rischio". Le affermazioni sono contenute nel Global financial stability report, che il Fondo monetario internazionale pubblicherà la settimana prossima durante i lavori primaverili a Washington. Sono a rischio anche i titoli di stato americani e i bund tedeschi, da sempre considerati come beni rifugio. Il Fmi sottolinea inoltre che "l'offerta di asset sicuri è diminuita di pari passo alla capacità del settore pubblico e privato di produrre asset di questo tipo". Per di più i bilanci degli stati sono a rischio per l'allungamento della vita: "se l'aspettativa di vita media crescesse di tre anni più di quanto atteso ora entro il 2050, i costi potrebbero aumentare di un ulteriore 50%.
Investimenti sicuri. Secondo le statistiche, dal momento che a livello globale è diminuita la quantità di debito sovrano considerato privo di rischio, "entro il 2013 la disponibilità di asset sicuri potrebbe calare di 9mila miliardi di dollari, circa il 16% del totale previsto". Il punto, secondo l'istituto di Washington, è che il concetto di sicurezza assoluta, implicito nei rating ai massimi possibili delle agenzie di valutazione, "ha creato prima della crisi un falso senso di sicurezza". A preoccupare è la sostenibilità dei debiti da parte degli Stati. Per di più ora le persone vivono più a lungo e questo, sebbene sia "molto desiderabile e abbia aumentato il benessere individuale", tuttavia ha fatto aumentare i costi collegati a una maggiore aspettativa di vita che i governi devono sostenere in termini di piani pensionistici e assistenza sanitaria. Le implicazioni finanziarie di una vita più lunga "sono molto ampie" e il rischio è notevole, soprattutto in termini di sostenibilità fiscale (potrebbe fare aumentare il rapporto debito/pil) e solvibilità di istituti finanziari e fondi pensione. I rischi collegati alla longevità, se non affrontati in modo tempestivo, "potrebbero avere un ampio effetto negativo su settori pubblici e privati già indeboliti, rendendoli più vulnerabili ad altri shock e potenzialmente minando la stabilità finanziaria" e potrebbero minare nei prossimi anni e decenni la sostenibilità fiscale, "complicando gli sforzi fatti in risposta alle attuali difficoltà fiscali". Per bilanciare tali effetti "serve una combinazione di aumento dell'età pensionabile di pari passo con l'aumento dell'aspettativa di vita, più alti contributi pensionistici e una riduzione dei benefit da pagare".
I governi, dal canto loro, devono riconoscere l'esposizione ai rischi collegati all'allungarsi della vita delle persone e mettere a punto per tempo strategie per "condividere i rischi con il settore privato e gli individui". Secondo l'istituto di Washington, nei prossimi decenni, le persone che invecchiano "consumeranno una quota crescente di risorse, pesando in questo modo sui conti pubblici e privati". Anche se chi paga le pensioni si è preparato a questa evenienza, "le stime sono state fatte su previsioni che hanno in passato sottovalutato quanto le persone avrebbero vissuto". Per il Fmi pochi governi hanno adeguatamente riconosciuto il rischio collegato a persone più longeve. Stando alle stime delle Nazioni Unite, già con un ricambio del 60%, le spese aggregate raddoppierebbero, passando dal 5,3 all'11,1% del Pil delle economie avanzate e dal 2,3 al 5,9% del Pil di quelle emergenti, ma se l'aspettativa di vita media crescesse di tre anni più di quanto atteso ora entro il 2050, i costi potrebbero aumentare di un ulteriore 50%.
(11 aprile 2012)
http://www.repubblica.it/economia/2012/ ... /?ref=fbpr
L'allungamento della vita è visto come un problema e non come una conquista!
Fmi, "nessun investimento è sicuro"
La longevità mette a rischio i bilanci degli Stati
Secondo il Global financial stability report, nemmeno i bund tedeschi o i bond americani possono essere considerati asset sicuri. L'aumento dell'aspettativa di vita delle persone potrebbe incidere sugli enti previdenziali e sui conti degli Stati
MILANO - La crisi finanziaria globale e le preoccupazioni collegate alla sostenibilità del debito sovrano "hanno mostrato che nessun asset può essere considerato veramente sicuro" e i recenti downgrade di asset in precedenza considerati "virtualmente privi di rischio" dimostrano che anche questi "sono soggetti a rischio". Le affermazioni sono contenute nel Global financial stability report, che il Fondo monetario internazionale pubblicherà la settimana prossima durante i lavori primaverili a Washington. Sono a rischio anche i titoli di stato americani e i bund tedeschi, da sempre considerati come beni rifugio. Il Fmi sottolinea inoltre che "l'offerta di asset sicuri è diminuita di pari passo alla capacità del settore pubblico e privato di produrre asset di questo tipo". Per di più i bilanci degli stati sono a rischio per l'allungamento della vita: "se l'aspettativa di vita media crescesse di tre anni più di quanto atteso ora entro il 2050, i costi potrebbero aumentare di un ulteriore 50%.
Investimenti sicuri. Secondo le statistiche, dal momento che a livello globale è diminuita la quantità di debito sovrano considerato privo di rischio, "entro il 2013 la disponibilità di asset sicuri potrebbe calare di 9mila miliardi di dollari, circa il 16% del totale previsto". Il punto, secondo l'istituto di Washington, è che il concetto di sicurezza assoluta, implicito nei rating ai massimi possibili delle agenzie di valutazione, "ha creato prima della crisi un falso senso di sicurezza". A preoccupare è la sostenibilità dei debiti da parte degli Stati. Per di più ora le persone vivono più a lungo e questo, sebbene sia "molto desiderabile e abbia aumentato il benessere individuale", tuttavia ha fatto aumentare i costi collegati a una maggiore aspettativa di vita che i governi devono sostenere in termini di piani pensionistici e assistenza sanitaria. Le implicazioni finanziarie di una vita più lunga "sono molto ampie" e il rischio è notevole, soprattutto in termini di sostenibilità fiscale (potrebbe fare aumentare il rapporto debito/pil) e solvibilità di istituti finanziari e fondi pensione. I rischi collegati alla longevità, se non affrontati in modo tempestivo, "potrebbero avere un ampio effetto negativo su settori pubblici e privati già indeboliti, rendendoli più vulnerabili ad altri shock e potenzialmente minando la stabilità finanziaria" e potrebbero minare nei prossimi anni e decenni la sostenibilità fiscale, "complicando gli sforzi fatti in risposta alle attuali difficoltà fiscali". Per bilanciare tali effetti "serve una combinazione di aumento dell'età pensionabile di pari passo con l'aumento dell'aspettativa di vita, più alti contributi pensionistici e una riduzione dei benefit da pagare".
I governi, dal canto loro, devono riconoscere l'esposizione ai rischi collegati all'allungarsi della vita delle persone e mettere a punto per tempo strategie per "condividere i rischi con il settore privato e gli individui". Secondo l'istituto di Washington, nei prossimi decenni, le persone che invecchiano "consumeranno una quota crescente di risorse, pesando in questo modo sui conti pubblici e privati". Anche se chi paga le pensioni si è preparato a questa evenienza, "le stime sono state fatte su previsioni che hanno in passato sottovalutato quanto le persone avrebbero vissuto". Per il Fmi pochi governi hanno adeguatamente riconosciuto il rischio collegato a persone più longeve. Stando alle stime delle Nazioni Unite, già con un ricambio del 60%, le spese aggregate raddoppierebbero, passando dal 5,3 all'11,1% del Pil delle economie avanzate e dal 2,3 al 5,9% del Pil di quelle emergenti, ma se l'aspettativa di vita media crescesse di tre anni più di quanto atteso ora entro il 2050, i costi potrebbero aumentare di un ulteriore 50%.
(11 aprile 2012)
http://www.repubblica.it/economia/2012/ ... /?ref=fbpr
Re: Governo dei banchieri.
Homepage > BLOG di Simone Perotti 12 aprile 2012
Viviamo troppo. Scusate il disturbo…
L’allungamento della vita media è un problema. I conti del welfare potrebbero non tornare più. Il Fondo monetario internazionale lancia un grido di allarme nel Rapporto sulla stabilità finanziaria globale, e mette in chiaro che «se la vita media nel 2050 si allungherà di 3 anni in più di quanto previsto oggi, il già ampio costo dell’invecchiamento della popolazione aumenterà del 50%». Se la vita si allunga bisognerà ridurre i servizi, ed eventualmente smettere di darli. Costa troppo, altrimenti. Forse bisogna convocare un summit con l’industria della sanità: basta con le medicine sempre più efficaci e con le operazioni chirurgiche agli anziani. Bisogna che ne muoiano un po’, altrimenti non ci stiamo dentro.
Da anni vado dicendo che la pensione non ce la daranno, o allungheranno così tanto l’età pensionabile che sarà come non darcela. Moriremo prima. Naturalmente i ciechi benpensanti mi attaccano: “disfattista, diffondi panico e dubbi infondati!” Meglio che essere ciechi e sordi, rispondo io. Tra l’altro neanche mi sbagliavo…
Anche perché la generazione abnorme dei Baby Boomers sta arrivando alla pensione e sarà uno tsunami finanziario. Tantissimi, tutti insieme, tutti che pretendono la pensione. Questa è proprio mancanza di senso civico! Non solo sono la generazione che negli Anni ’70 sfasciava tutto, ora vogliono anche i soldi e rischiano di far saltare il banco. Impertinenti. Maleducati. Non è così che si fa.
La promessa è saltata. Schiavitù del lavoro a vita contro certezze/soldi/pensione non vale più. Gli schiavi più inveterati continuano a difendere il sistema, che però crolla sempre più evidentemente. Come sempre i primi a scollocarsi si salveranno, gli altri no. La domanda è sempre la stessa: voglio essere l’ultimo che cade nel burrone o il primo a salvarsi? Posso capire che trovare risposte sia difficile, ma qui c’è gente che ancora non si fa neppure la domanda. E senza domande si precipita.
Un nuovo sistema di cose non c’è ancora, capisco questa difficoltà. Gli intellettuali dormono e non ci indicano la nuova strada. Forse bisogna fare come sulla Concordia, dove il Comandante tardava a lanciare il segnale di abbandono nave. Se avessero atteso composti quei sette fischi più uno, sarebbero morti tutti. Invece hanno assaltato le scialuppe e si sono messi in salvo da soli. Se il Comandante è un pazzo non va seguito. E questa non è neanche anarchia. Solo spirito di sopravvivenza.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04 ... na/203923/
Viviamo troppo. Scusate il disturbo…
L’allungamento della vita media è un problema. I conti del welfare potrebbero non tornare più. Il Fondo monetario internazionale lancia un grido di allarme nel Rapporto sulla stabilità finanziaria globale, e mette in chiaro che «se la vita media nel 2050 si allungherà di 3 anni in più di quanto previsto oggi, il già ampio costo dell’invecchiamento della popolazione aumenterà del 50%». Se la vita si allunga bisognerà ridurre i servizi, ed eventualmente smettere di darli. Costa troppo, altrimenti. Forse bisogna convocare un summit con l’industria della sanità: basta con le medicine sempre più efficaci e con le operazioni chirurgiche agli anziani. Bisogna che ne muoiano un po’, altrimenti non ci stiamo dentro.
Da anni vado dicendo che la pensione non ce la daranno, o allungheranno così tanto l’età pensionabile che sarà come non darcela. Moriremo prima. Naturalmente i ciechi benpensanti mi attaccano: “disfattista, diffondi panico e dubbi infondati!” Meglio che essere ciechi e sordi, rispondo io. Tra l’altro neanche mi sbagliavo…
Anche perché la generazione abnorme dei Baby Boomers sta arrivando alla pensione e sarà uno tsunami finanziario. Tantissimi, tutti insieme, tutti che pretendono la pensione. Questa è proprio mancanza di senso civico! Non solo sono la generazione che negli Anni ’70 sfasciava tutto, ora vogliono anche i soldi e rischiano di far saltare il banco. Impertinenti. Maleducati. Non è così che si fa.
La promessa è saltata. Schiavitù del lavoro a vita contro certezze/soldi/pensione non vale più. Gli schiavi più inveterati continuano a difendere il sistema, che però crolla sempre più evidentemente. Come sempre i primi a scollocarsi si salveranno, gli altri no. La domanda è sempre la stessa: voglio essere l’ultimo che cade nel burrone o il primo a salvarsi? Posso capire che trovare risposte sia difficile, ma qui c’è gente che ancora non si fa neppure la domanda. E senza domande si precipita.
Un nuovo sistema di cose non c’è ancora, capisco questa difficoltà. Gli intellettuali dormono e non ci indicano la nuova strada. Forse bisogna fare come sulla Concordia, dove il Comandante tardava a lanciare il segnale di abbandono nave. Se avessero atteso composti quei sette fischi più uno, sarebbero morti tutti. Invece hanno assaltato le scialuppe e si sono messi in salvo da soli. Se il Comandante è un pazzo non va seguito. E questa non è neanche anarchia. Solo spirito di sopravvivenza.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04 ... na/203923/
-
- Messaggi: 3688
- Iscritto il: 22/02/2012, 14:30
Re: Governo dei banchieri.
Questi pensano al 2050.Sapete quante cose possono succedere da qui 2050.Non sappiamo neanche cosa succede domani.Questi fanno programmi che riguardano 38 anni
a venire.Non avete altro da fare! pensate invece come sprecare meno le risorse che la natura da, acqua ecc.......
Ciao
Paolo11
a venire.Non avete altro da fare! pensate invece come sprecare meno le risorse che la natura da, acqua ecc.......
Ciao
Paolo11
Re: Governo dei banchieri.
ECONOMIA & LOBBY | di Francesco Tamburini | 21 aprile 2012
Stipendi troppo alti ai manager, azionista fa causa a Citigroup
L'azione legale segue di pochi giorni la votazione dei soci contro il compenso da 15 milioni di dollari dell'amministratore delegato Vikram Pandit. E' la prima volta che gli investitori di una grande banca fanno fronte comune contro la remunerazione dei dirigenti e, secondo gli esperti, non è l'ultima
Gli azionisti delle grandi banche mettono in discussione la spesa più elevata e intoccabile: lo stipendio dei manager. L’ondata di protesta è partita da Citigroup, citata in giudizio dall’azionista Stanley Moskal, che chiede al consiglio di amministrazione un risarcimento all’istituto per i danni provocati dai compensi spropositati.
L’intervento per via legale segue di pochi giorni la votazione dei soci contro la somma stabilita dalla banca per la retribuzione dell’amministratore delegato Vikram Pandit e di altri dirigenti. La bocciatura, espressa martedì scorso in occasione dell’incontro annuale con gli azionisti, rappresenta un passaggio chiave nella lotta agli stipendi d’oro di Wall Street, nonostante la votazione fosse soltanto consultiva. E’ la prima volta, infatti, che gli azionisti fanno fronte comune contro i compensi dei manager di una grande banca.
La causa, depositata al tribunale federale di Manhattan, denuncia gli oltre 54 milioni di dollari pagati ai manager di Citigroup nel 2011, di cui 15 milioni riservati a Pandit. Ad aggravare la situazione, è scritto nell’esposto, è la performance deludente dell’istituto, che non giustifica i maxi compensi: nel primo trimestre del 2012 ha deluso gli analisti ottenendo 2,9 miliardi di utili, in calo del 2 per cento dallo stesso periodo dell’anno scorso. “La causa è insensata e ci difenderemo ricordando come si è comportato il tribunale in casi simili”, ha avvertito Shannon Bell, portavoce della banca, che ha mostrato tuttavia attenzione verso le posizioni dagli azionisti. “Il consiglio di amministrazione considera molto seriamente il voto degli investitori sui compensi dei manager”, ha spiegato, “e incontrerà alcuni di loro per capire meglio quali sono le perplessità”. Su posizioni analoghe Richard Parsons, ex presidente della banca newyorkese, che ha definito il rifiuto degli azionisti come “un problema serio che il board deve affrontare il prima possibile”.
Lo stipendio del numero uno di Citigroup, la terza banca americana maggiore per asset, non è tuttavia il più scandaloso. Il primato del 2011, secondo la società di ricerca Equilar, è dell’amministratore delegato di Apple, Tim Cook, che ha incassato 378 milioni di dollari. Pandit, 55 anni, si è piazzato soltanto al 45esimo posto, con 15 milioni composti da 1,7 milioni di stipendio base, 5,3 milioni di bonus in contanti, 4 milioni di azioni differite e altri 4 milioni di contanti differiti.
I documenti depositati dalla banca mostrano inoltre un “executive long-term performance retention award”, ovvero un altro tipo di premio che non viene assegnato ogni anno, da 40 milioni di dollari. Nel 2009 e 2010, quando Citigroup stava uscendo dal piano di salvataggio governativo, Pandit ha ricevuto un compenso simbolico di un dollaro. Il rapido aumento degli stipendi nel 2011, nonostante i timori di una nuova recessione occupino ancora i pensieri degli americani, riguarda la maggior parte degli istituti di credito. Primo tra tutti Goldman Sachs, che ha assegnato all’amministratore delegato Lloyd Blankfein 16,2 milioni di dollari, il 14,5 per cento in più rispetto all’anno precedente.
La corsa al rialzo degli stipendi potrebbe però essere ostacolata dalla legge Dodd-Frank, approvata nel 2010, che prevede per gli azionisti il diritto di esprimersi sul compenso dei dirigenti, chiamato “say on pay” e valido per la maggior parte delle società quotate. L’anno scorso 41 aziende hanno dovuto prendere atto di un voto negativo, mentre quest’anno è già successo a quattro. La disapprovazione degli azionisti, secondo gli esperti, è destinata a crescere: un malcontento che le banche, e non solo loro, farebbero forse meglio ad ascoltare.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04 ... up/206171/
Stipendi troppo alti ai manager, azionista fa causa a Citigroup
L'azione legale segue di pochi giorni la votazione dei soci contro il compenso da 15 milioni di dollari dell'amministratore delegato Vikram Pandit. E' la prima volta che gli investitori di una grande banca fanno fronte comune contro la remunerazione dei dirigenti e, secondo gli esperti, non è l'ultima
Gli azionisti delle grandi banche mettono in discussione la spesa più elevata e intoccabile: lo stipendio dei manager. L’ondata di protesta è partita da Citigroup, citata in giudizio dall’azionista Stanley Moskal, che chiede al consiglio di amministrazione un risarcimento all’istituto per i danni provocati dai compensi spropositati.
L’intervento per via legale segue di pochi giorni la votazione dei soci contro la somma stabilita dalla banca per la retribuzione dell’amministratore delegato Vikram Pandit e di altri dirigenti. La bocciatura, espressa martedì scorso in occasione dell’incontro annuale con gli azionisti, rappresenta un passaggio chiave nella lotta agli stipendi d’oro di Wall Street, nonostante la votazione fosse soltanto consultiva. E’ la prima volta, infatti, che gli azionisti fanno fronte comune contro i compensi dei manager di una grande banca.
La causa, depositata al tribunale federale di Manhattan, denuncia gli oltre 54 milioni di dollari pagati ai manager di Citigroup nel 2011, di cui 15 milioni riservati a Pandit. Ad aggravare la situazione, è scritto nell’esposto, è la performance deludente dell’istituto, che non giustifica i maxi compensi: nel primo trimestre del 2012 ha deluso gli analisti ottenendo 2,9 miliardi di utili, in calo del 2 per cento dallo stesso periodo dell’anno scorso. “La causa è insensata e ci difenderemo ricordando come si è comportato il tribunale in casi simili”, ha avvertito Shannon Bell, portavoce della banca, che ha mostrato tuttavia attenzione verso le posizioni dagli azionisti. “Il consiglio di amministrazione considera molto seriamente il voto degli investitori sui compensi dei manager”, ha spiegato, “e incontrerà alcuni di loro per capire meglio quali sono le perplessità”. Su posizioni analoghe Richard Parsons, ex presidente della banca newyorkese, che ha definito il rifiuto degli azionisti come “un problema serio che il board deve affrontare il prima possibile”.
Lo stipendio del numero uno di Citigroup, la terza banca americana maggiore per asset, non è tuttavia il più scandaloso. Il primato del 2011, secondo la società di ricerca Equilar, è dell’amministratore delegato di Apple, Tim Cook, che ha incassato 378 milioni di dollari. Pandit, 55 anni, si è piazzato soltanto al 45esimo posto, con 15 milioni composti da 1,7 milioni di stipendio base, 5,3 milioni di bonus in contanti, 4 milioni di azioni differite e altri 4 milioni di contanti differiti.
I documenti depositati dalla banca mostrano inoltre un “executive long-term performance retention award”, ovvero un altro tipo di premio che non viene assegnato ogni anno, da 40 milioni di dollari. Nel 2009 e 2010, quando Citigroup stava uscendo dal piano di salvataggio governativo, Pandit ha ricevuto un compenso simbolico di un dollaro. Il rapido aumento degli stipendi nel 2011, nonostante i timori di una nuova recessione occupino ancora i pensieri degli americani, riguarda la maggior parte degli istituti di credito. Primo tra tutti Goldman Sachs, che ha assegnato all’amministratore delegato Lloyd Blankfein 16,2 milioni di dollari, il 14,5 per cento in più rispetto all’anno precedente.
La corsa al rialzo degli stipendi potrebbe però essere ostacolata dalla legge Dodd-Frank, approvata nel 2010, che prevede per gli azionisti il diritto di esprimersi sul compenso dei dirigenti, chiamato “say on pay” e valido per la maggior parte delle società quotate. L’anno scorso 41 aziende hanno dovuto prendere atto di un voto negativo, mentre quest’anno è già successo a quattro. La disapprovazione degli azionisti, secondo gli esperti, è destinata a crescere: un malcontento che le banche, e non solo loro, farebbero forse meglio ad ascoltare.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04 ... up/206171/
Re: Governo dei banchieri.
Ecco una nuova sorpresa fiscale
Spunta il regalo ai grandi evasori
Di Bianca Di Giovanni 22 aprile 2012
«Lo Stato rischia l’autogol sul fronte della lotta all’evasione con le ultime disposizioni della delega fiscale sull’abuso di diritto». Così scrive Oreste Saccone sulla rivista «Fiscoequo » dell’associazione per la legalità e l’equità fiscale. In altre parole, il testo varato dal governo qualche giorno fa potrebbe tradursi in un aiuto ai grandi evasori, cioè banche e grandi gruppi multinazionali, sia in termini di definizione dell’abuso di diritto, che potrebbe portare a una sorta di «condono» delle operazioni poste in essere finora, sia perché le disposizioni escludono espressamente la rilevanza penale dei comportamenti ascrivibili a fattispecie abusive. Sono loro, infatti, gli «esperti del settore».
Avendo a disposizione schiere di fiscalisti e analisti finanziari, sono loro che mettono in atto operazioni, spesso molto raffinate, al solo scopo di eludere il fisco. Spesso si tratta di triangolazioni con l’estero, o di cessioni di azioni in usufrutto per l’incasso di dividendi con relativi sgravi o crediti d’imposta. Insomma, vere e proprie ingegnerie finanziarie che non hanno obiettivi economici, ma esclusivamente vantaggi fiscali, sui quali l’Agenzia delle Entrate ha acceso da tempo i riflettori. Nel solo 2011 ai grandi contribuenti sono stati accertati 5,5 miliardi e ne sono stati incassati 1,7 «con una crescita dell’800% rispetto al 2007», spiega Saccone. Molto di quel «salto» è dovuto alla giurisprudenza in fatto di abuso di diritto. Il tema era dibattuto da tempo, ma nel 2008la Corte di Cassazione ha fatto chiarezza definitivamente con tre storiche sentenze, nelle quali si afferma un principio generale antielusivo che ha un fondamento nella stessa Costituzione.
Insomma, per l’Alta Corte il divieto dell’abuso di diritto è intrinseca alle norme fiscali italiane, anche in assenza di una specifica legge che ne fa divieto. In questo modo, tra l’altro, l’Italia ha seguito il solco già indicato dai giudici comunitari, che nel 2006 (sentenza Halifax) avevano considerato l’abuso di diritto immanente alle direttive dell’Unione per quanto riguarda i tributi armonizzati a livello europeo, come l’Iva.
A questo punto, una volta che la giurisprudenza ha tracciato il percorso, bisognava varare una norma ispirata a quei principi. Ma, secondo Saccone, la delega non fa esattamente questo. Non si fa alcun rinvio al principio della Cassazione. Anzi, si sostiene che si dovrà inserire una «nuova norma» valida per il futuro.
In altre parole, si modifica le norme attuali, rischiando che per le operazioni già varate (ma non ancora accertate) vi sia una sanatoria. Il testo, poi, introduce tutta una serie di paletti per definire le varie fattispecie, ma tentando di definire il caso crea anche delle maglie per eluderlo. Infine «la delega volutamente depotenzia la disciplina antielusiva escludendo espressamente la rilevanza penale dei comportamenti ascrivibili a fattispecie abusive - scrive Saccone - In concreto ai fini penali viene introdotto un discrimine tra i grandi contribuenti e tutti gli altri.
Nell'ottica del governo le mega-frodi di svariati milioni di euro pianificate attraverso l'abuso del diritto dai grandi contribuenti per pagare meno tasse non sono percepite come comportamenti particolarmente pericolosi che meritano la sanzione penale, come avviene, invece, nei casi più rilevanti di infedele dichiarazione».
Insomma, proprio mentre la Guardia di finanza fa i suoi blitz nei piccoli negozi e nei bar dei grandi centri turistici, e mentre sui contribuenti onesti si abbatte una raffica di imposte, i grandi gruppi potrebbero perfino ottenere vantaggi. Che in questi casi non sono mai pochi.
Basta guardare le cifre. Negli ultimi mesi sono finiti sulle cronache dei giornali diversi casi di mega- contenziosi fiscali. Hanno fatto scalpore quelli relativi ai big del credito italiano. «Attraverso l'abuso del diritto l'Agenzia delle entrate ha contestato a molte banche italiane l'illegittimità di raffinate operazioni di pianificazione fiscale illecite realizzate al solo scopo di ridurre il prelievo fiscale - osserva Saccone - Intesa Sanpaolo, per esempio, ha chiuso col fisco un accordo che le è costato circa270milioni di euro. Interessate anche Credem, Bpm, Popolare di Novara, Montepaschi, Banca Carige e altri istituti bancari. L'accusa di una presunta mega evasione (operazione Brontos) grava ancora su Unicredito per aver realizzato un'operazione di finanza strutturata che le avrebbe consentito un illecito risparmio fiscale di circa 245 milioni di euro ».
http://www.unita.it/economia/ecco-una-n ... 950?page=2
Spunta il regalo ai grandi evasori
Di Bianca Di Giovanni 22 aprile 2012
«Lo Stato rischia l’autogol sul fronte della lotta all’evasione con le ultime disposizioni della delega fiscale sull’abuso di diritto». Così scrive Oreste Saccone sulla rivista «Fiscoequo » dell’associazione per la legalità e l’equità fiscale. In altre parole, il testo varato dal governo qualche giorno fa potrebbe tradursi in un aiuto ai grandi evasori, cioè banche e grandi gruppi multinazionali, sia in termini di definizione dell’abuso di diritto, che potrebbe portare a una sorta di «condono» delle operazioni poste in essere finora, sia perché le disposizioni escludono espressamente la rilevanza penale dei comportamenti ascrivibili a fattispecie abusive. Sono loro, infatti, gli «esperti del settore».
Avendo a disposizione schiere di fiscalisti e analisti finanziari, sono loro che mettono in atto operazioni, spesso molto raffinate, al solo scopo di eludere il fisco. Spesso si tratta di triangolazioni con l’estero, o di cessioni di azioni in usufrutto per l’incasso di dividendi con relativi sgravi o crediti d’imposta. Insomma, vere e proprie ingegnerie finanziarie che non hanno obiettivi economici, ma esclusivamente vantaggi fiscali, sui quali l’Agenzia delle Entrate ha acceso da tempo i riflettori. Nel solo 2011 ai grandi contribuenti sono stati accertati 5,5 miliardi e ne sono stati incassati 1,7 «con una crescita dell’800% rispetto al 2007», spiega Saccone. Molto di quel «salto» è dovuto alla giurisprudenza in fatto di abuso di diritto. Il tema era dibattuto da tempo, ma nel 2008la Corte di Cassazione ha fatto chiarezza definitivamente con tre storiche sentenze, nelle quali si afferma un principio generale antielusivo che ha un fondamento nella stessa Costituzione.
Insomma, per l’Alta Corte il divieto dell’abuso di diritto è intrinseca alle norme fiscali italiane, anche in assenza di una specifica legge che ne fa divieto. In questo modo, tra l’altro, l’Italia ha seguito il solco già indicato dai giudici comunitari, che nel 2006 (sentenza Halifax) avevano considerato l’abuso di diritto immanente alle direttive dell’Unione per quanto riguarda i tributi armonizzati a livello europeo, come l’Iva.
A questo punto, una volta che la giurisprudenza ha tracciato il percorso, bisognava varare una norma ispirata a quei principi. Ma, secondo Saccone, la delega non fa esattamente questo. Non si fa alcun rinvio al principio della Cassazione. Anzi, si sostiene che si dovrà inserire una «nuova norma» valida per il futuro.
In altre parole, si modifica le norme attuali, rischiando che per le operazioni già varate (ma non ancora accertate) vi sia una sanatoria. Il testo, poi, introduce tutta una serie di paletti per definire le varie fattispecie, ma tentando di definire il caso crea anche delle maglie per eluderlo. Infine «la delega volutamente depotenzia la disciplina antielusiva escludendo espressamente la rilevanza penale dei comportamenti ascrivibili a fattispecie abusive - scrive Saccone - In concreto ai fini penali viene introdotto un discrimine tra i grandi contribuenti e tutti gli altri.
Nell'ottica del governo le mega-frodi di svariati milioni di euro pianificate attraverso l'abuso del diritto dai grandi contribuenti per pagare meno tasse non sono percepite come comportamenti particolarmente pericolosi che meritano la sanzione penale, come avviene, invece, nei casi più rilevanti di infedele dichiarazione».
Insomma, proprio mentre la Guardia di finanza fa i suoi blitz nei piccoli negozi e nei bar dei grandi centri turistici, e mentre sui contribuenti onesti si abbatte una raffica di imposte, i grandi gruppi potrebbero perfino ottenere vantaggi. Che in questi casi non sono mai pochi.
Basta guardare le cifre. Negli ultimi mesi sono finiti sulle cronache dei giornali diversi casi di mega- contenziosi fiscali. Hanno fatto scalpore quelli relativi ai big del credito italiano. «Attraverso l'abuso del diritto l'Agenzia delle entrate ha contestato a molte banche italiane l'illegittimità di raffinate operazioni di pianificazione fiscale illecite realizzate al solo scopo di ridurre il prelievo fiscale - osserva Saccone - Intesa Sanpaolo, per esempio, ha chiuso col fisco un accordo che le è costato circa270milioni di euro. Interessate anche Credem, Bpm, Popolare di Novara, Montepaschi, Banca Carige e altri istituti bancari. L'accusa di una presunta mega evasione (operazione Brontos) grava ancora su Unicredito per aver realizzato un'operazione di finanza strutturata che le avrebbe consentito un illecito risparmio fiscale di circa 245 milioni di euro ».
http://www.unita.it/economia/ecco-una-n ... 950?page=2
-
- Messaggi: 1007
- Iscritto il: 21/02/2012, 22:08
Re: Governo dei banchieri.
Ogni tanto si vede un pò di giustizia, o quasi.
Leggete questo articolo dal ilfattoquotidiano.it
Crisi, l’ex premier dell’Islanda condannato “Non fece niente per analizzare il rischio” Haarde, unico capo di governo sotto processo per il tracollo economico, è stato condannato da una corte di Reykjavik perché non verificò i pericoli per lo Stato. Lui ha dato la colpa ai banchieri: "Non avevano capito la situazione". Nel 2008 le principali banche del Paese franarono in una settimana, l'inflazione impennò e molte persone persero il lavoro
Augh
Leggete questo articolo dal ilfattoquotidiano.it
Crisi, l’ex premier dell’Islanda condannato “Non fece niente per analizzare il rischio” Haarde, unico capo di governo sotto processo per il tracollo economico, è stato condannato da una corte di Reykjavik perché non verificò i pericoli per lo Stato. Lui ha dato la colpa ai banchieri: "Non avevano capito la situazione". Nel 2008 le principali banche del Paese franarono in una settimana, l'inflazione impennò e molte persone persero il lavoro
Augh
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
-
- Messaggi: 3688
- Iscritto il: 22/02/2012, 14:30
Re: Governo dei banchieri.
Possiamo a questo punto dire che L'Europa dei Banchieri si è sostituita ai governi nazionali condizionandoli nelle varie sfacettature della società,lo stiamo vedendo in tutta europa.Bisogna tornare ad avere banche pubbliche, e banche gestite dai cittadini come visto su Report.
Invece abbiamo diversi gruppi industriali che stanno dentro le banche.
Ciao
Paolo11
Invece abbiamo diversi gruppi industriali che stanno dentro le banche.
Ciao
Paolo11
Re: Governo dei banchieri.
Governo dei banchieri e degli Assicuratori.
La norma che prevedeva la tariffa unica nazionale per gli assicurati "virtuosi" (cioè quelli che non fanno incidenti, come me) è saltata.
Ma di questo decreto per le "liberalizzazioni" cos'è rimasto?
A me sembra che la musica non sia cambiata. Questi fantomatici provvedimenti per la "crescita" sono solo annunciati, ma di concreto continua a non vedersi nulla.
Prima c'era... Brunetta...ed ora?
La norma che prevedeva la tariffa unica nazionale per gli assicurati "virtuosi" (cioè quelli che non fanno incidenti, come me) è saltata.
Ma di questo decreto per le "liberalizzazioni" cos'è rimasto?
A me sembra che la musica non sia cambiata. Questi fantomatici provvedimenti per la "crescita" sono solo annunciati, ma di concreto continua a non vedersi nulla.
Prima c'era... Brunetta...ed ora?
Re: Governo dei banchieri.
Bravo De Magistris
SALTA LA TARIFFA UNICA RC AUTO, MA IL COMUNE DI NAPOLI PREPARA LA SUA POLIZZA
“Noi non ci fermiamo”. L'assessore allo Sviluppo e alla Tutela dei Consumatori Marco Esposito conferma la volontà del Comune di Napoli di lanciare la convenzione tariffaria Rca Napoli Virtuosa, la quale prevede un contenimento delle tariffe e un freno alle frodi. “Il Ministero dello Sviluppo e l'Isvap – dichiara l'assessore – hanno reinterpretato la legge sulla tariffa unica a tutto danno dei napoletani. Il governo e l'Isvap ammettono da un lato che ci sono “aumenti ingiustificati e indiscriminati in alcune aree del territorio nazionale” per poi concludere non che tali comportamenti vadano eliminati ma soltanto gradualmente, con “un obiettivo di progressiva riduzione anche delle residue e giustificate differenze tariffarie territoriali”. A loro parere, insomma la legge va applicata ma piano piano. E intanto chi paga?”. Governo e Isvap, secondo Esposito, “sembrano non aver capito che il livello abnorme delle tariffe induce a comportamenti illegali, a partire dal circolare senza copertura assicurativa. Noi non molliamo e continuiamo a lavorare alla nostra polizza per i cittadini virtuosi residenti a Napoli e in regola con le imposte locali. Saremo operativi a partire da quest'estate”.
Informazioni aggiornate su www.comune.napoli.it/rca
SALTA LA TARIFFA UNICA RC AUTO, MA IL COMUNE DI NAPOLI PREPARA LA SUA POLIZZA
“Noi non ci fermiamo”. L'assessore allo Sviluppo e alla Tutela dei Consumatori Marco Esposito conferma la volontà del Comune di Napoli di lanciare la convenzione tariffaria Rca Napoli Virtuosa, la quale prevede un contenimento delle tariffe e un freno alle frodi. “Il Ministero dello Sviluppo e l'Isvap – dichiara l'assessore – hanno reinterpretato la legge sulla tariffa unica a tutto danno dei napoletani. Il governo e l'Isvap ammettono da un lato che ci sono “aumenti ingiustificati e indiscriminati in alcune aree del territorio nazionale” per poi concludere non che tali comportamenti vadano eliminati ma soltanto gradualmente, con “un obiettivo di progressiva riduzione anche delle residue e giustificate differenze tariffarie territoriali”. A loro parere, insomma la legge va applicata ma piano piano. E intanto chi paga?”. Governo e Isvap, secondo Esposito, “sembrano non aver capito che il livello abnorme delle tariffe induce a comportamenti illegali, a partire dal circolare senza copertura assicurativa. Noi non molliamo e continuiamo a lavorare alla nostra polizza per i cittadini virtuosi residenti a Napoli e in regola con le imposte locali. Saremo operativi a partire da quest'estate”.
Informazioni aggiornate su www.comune.napoli.it/rca
Chi c’è in linea
Visitano il forum: Semrush [Bot] e 7 ospiti