the day after. quali accordi per governare?

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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mariok

Re: the day after. quali accordi per governare?

Messaggio da mariok »

erding ha scritto:
Allora è meglio gettarsi tra le braccia dei PDLlini?

Abbiamo provato di tutto gli "esperti" i "navigati" i "professori" ed ecco come ci ritroviamo!!

Non posso credere che su 165 parlamentari in buona parte laureati non ci siano delle persone capaci che abbiano competenza.

Non aspettiamo che diventino dei politicanti anche loro.
Certamente no.

La mia è solo un'opinione, che cioè sono loro i primi a non volersi mettere in gioco.

Il governo "a 5 stelle" è solo una bandierina. Se volessero perseguirlo sul serio, consapevoli che comunque avrebbero anche loro il problema di avere la fiducia in parlamento, dovrebbero dare elementi concreti al capo dello stato, a partire da possibili nomi per un incarico, per poter percorrere una tale strada.

Se hai una tua proposta e ne sei convinto, non puoi sempre giocare di rimessa, per lasciare ad altri l'iniziativa in modo da poter dire sempre dei no.

Comunque la situazione mi sembra senza uscita.

L'unica è quella di un cosiddetto governo del presidente, sperando che si basi su nomi accettabili.

Quello che credo il PD dovrebbe fare, è di dare una fiducia "tecnica" ad un tale governo, tenendosi però le mani il più possibile libere per tentare di portare a casa un po' di leggi oggi forse possibili contrariamente al passato, misurando la concreta disponibilità del M5S per qualche forma di accordo su singoli provvedimenti (conflitto d'interesse, falso in bilancio, anti-corruzione ecc.).

Anche sulla legge elettorale, oggi Grillo ha detto che si potrebbe ripristinare la legge precedente al porcellum. Andrebbe immediatamente preso in parola.
Joblack
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Re: the day after. quali accordi per governare?

Messaggio da Joblack »

Enrico Letta all'uscita dalle consultazioni, no al governissimo, si ad un governo del presidente.

Quindi No ad abbraccio mortale con il PDL.

Meno male!

Ora si rimescolano le carte. Ma il pallino è sempre in mano al PD, che ha sempre la maggioranza alla Camera con SEL.

Quelli peggiori sono stati Scelta Civica, che sfrontati e svergognati hanno detto che senza un "progetto riformista" (non si capisce che vordì) non darà fiducia a Bersani.

Tutti pazzi.
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)

‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
camillobenso
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Re: the day after. quali accordi per governare?

Messaggio da camillobenso »

Joblack ha scritto:Enrico Letta all'uscita dalle consultazioni, no al governissimo, si ad un governo del presidente.

Quindi No ad abbraccio mortale con il PDL.

Meno male!

Ora si rimescolano le carte. Ma il pallino è sempre in mano al PD, che ha sempre la maggioranza alla Camera con SEL.

Quelli peggiori sono stati Scelta Civica, che sfrontati e svergognati hanno detto che senza un "progetto riformista" (non si capisce che vordì) non darà fiducia a Bersani.

Tutti pazzi.

Enrico Letta all'uscita dalle consultazioni, no al governissimo, si ad un governo del presidente.



E' possibile che io sia indietro di cottura, ma che differenza esiste tra governissimo e governo del presidente.

Sempre dentro ci sta il Pdl, perché Grillo oggi ha ribadito il suo niet.


Un governissimo è quello attuale.

Pd + Pdl + Udc.

E quello del presidente qual'è?

L'aggiunta della lista cinica di Monti?
erding
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Re: the day after. quali accordi per governare?

Messaggio da erding »

Quindi No ad abbraccio mortale con il PDL.
Dici?

Se non è zuppa è pan bagnato.

Il presidente darà l'incarico allo stesso Bersani (?) ad un esponente del PD, o a qualcun altro,

l'M5S all'opposizione e la maggioranza che reggerà il governo eventuale, come forze maggiori, sarànno PD + PDL
SEL che farà? stando alla dichiarazione di Vendola resterà fuori.
Joblack
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Re: the day after. quali accordi per governare?

Messaggio da Joblack »

@camillobenso

Lo chiedi a me?

Chiedilo a baffetto.

Lista cinica ci sta tutta ..

Monti senza p..le che non replica alle accuse infamanti dei brunetta dei brunetti. Vada via e si dimetta da senatore a vita.

Gente senza schiena dritta mi da del vo..to.
Ultima modifica di Joblack il 29/03/2013, 20:29, modificato 1 volta in totale.
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Re: the day after. quali accordi per governare?

Messaggio da Joblack »

erding ha scritto:
Quindi No ad abbraccio mortale con il PDL.
Dici?

Se non è zuppa è pan bagnato.

Il presidente darà l'incarico allo stesso Bersani (?) ad un esponente del PD, o a qualcun altro,

l'M5S all'opposizione e la maggioranza che reggerà il governo eventuale, come forze maggiori, sarànno PD + PDL
SEL che farà? stando alla dichiarazione di Vendola resterà fuori.

Appoggio del PD esterno al governo del presidente significa avere mani libere ... per far che, non lo so.

Bye
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peanuts
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Re: the day after. quali accordi per governare?

Messaggio da peanuts »

Il pd, dal dicembre 2011, ha commesso una valanga di errori
- andando al voto avrebbe stravinto insieme a quelli di Vasto, il caimano era al tappeto. Invece ha appoggiato monti e le sue leggi contro pensionati e lavoratori, dando modo la caimano di riorganizzarsi
- ha escluso Idv e gli altri, e quei voti, seppur pochi, avrebbero fatto comodo. Non ha mollato la parte centrista filo montiana
- e adesso s'è dato il colpo di grazia. bersani non doveva accettare l'incarico, sapeva benissimo come sarebbe andata a finire, lo sapevano tutti. E ha dato modo al caimano di mettersi a tendere mani e fare lo statista, e bersani dovrebbe sapere benissimo che la gente ci casca con tutte le scarpe. La ciliegina sono stati i patetici gianni letta della situazione, affermando che bersani era ancora in corsa. Ma dove vivono? Che figuraccia.

Purtroppo, alle prossime elezioni vincerà di nuovo quello là. Sarà la fine del paese, la fine della rai e del mio lavoro, la fine di tutto

All'inferno, di cuore, chiunque vota il caimano. Il mio disprezzo non avrà mai fine per voi e saremo sempre in "guerra". A casa mia non metterete mai piede. Non mi siederò a nessun tavolo con voi.
Ma agli esponenti pd non risparmierò niente di niente, ingenui, fessi, senza un briciolo di cervello e senso della realtà
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
camillobenso
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Re: the day after. quali accordi per governare?

Messaggio da camillobenso »

Il Pd dichiara la resa, ma Bersani ancora no
(Wanda Marra).
30/03/2013 di triskel182


IL SEGRETARIO “SCAPPA” A PIACENZA E RESTA “CONGELATO”, LETTA E VENDOLA RESPINGONO DI NUOVO L’INCIUCIO CON IL PDL.

Pier Luigi Bersani ieri mattina è uscito dalla sua casa al centro di Roma, il vestito da premier pre-incaricato sotto braccio, ed è andato a Piacenza.

Nella situazione di stallo totale potrebbe anche essere richiamato per andarsi a prendere una non-fiducia in Senato.

Ma siamo ai bizantinismi di una crisi istituzionale e politica senza sbocco, che si può raccontare solo con delle “non soluzioni”.

Non si parla certo di governo dell’Italia.

DAVANTI ai Corazzieri che hanno roteato gli occhi per tutta l’estenuante giornata di consultazioni, è uscita per ultima la delegazione del Pd capitanata dal vicesegretario Letta e dai capigruppo di Camera e Senato, Speranza e Zanda.

Va spedito Letta, sembra persino di buonumore: “Abbiamo cercato il coinvolgimento di tutti dentro un percorso di riforme, abbiamo proposto un governo centrato su obiettivi per avviare la legislatura”, rivendica la proposta.

Poi sottolinea i no: “Le ampie contrapposizioni, sottolineate dal presidente Napolitano, rendono non idoneo un governissimo”. E dunque il Pd ribadisce il no a governi con il Pdl, governissimi, larghe intese. Si fa forte dei no altrui: “I troppi no espressi qui a un governo istituzionale, a un governo del presidente, oltre ai no ascoltati durante le consultazioni, rischiano di negare che il cambiamento possa avvenire”.

Poi, un congedo di apertura: “Non mancherà il nostro sostegno alle decisioni che prenderà il presidente”.

Il riferimento è a un governo di scopo, un governo del presidente.

“Che tanto gli altri non votano”, chiosano dal Nazareno praticamente un minuto dopo. All’ultima tappa della via Crucis, il Pd – forte del vantaggio di essere salito per ultimo – può alzare le braccia e ribadire i suoi paletti, addossando le responsabilità del fallimento del suo tentativo ad altri. Il colloquio con Napolitano – raccontano – stavolta è stato davvero cordiale, con un presidente affettuoso, molto sereno.

Che ha resocontato al Pd tutti i no ricevuti: una crisi senza soluzione.

Tanto che Napolitano, come ha spiegato alla delegazione, non si sentirebbe di prendere una decisione e a questo punto sarebbe per temporeggiare.



Oppure dimettersi.



I Democratici dal canto loro gli hanno espresso un appoggio a un eventuale governo del presidente.

“Che però difficilmente si farà”, confessano. Paradossalmente in uno scenario come questo, Bersani potrebbe essere richiamato in extremis.


“Improbabile”, dicono però dai vertici del Pd. Giocando di sponda Vendola, l’alleato più fedele del segretario l’ha detto chiaro e tondo: “Tutti, Grillo come gli altri leader, hanno sulle proprie spalle il destino del Paese, bisogna evitare di togliersi il Paese da sopra le spalle e metterlo sotto i piedi”.

E dunque, “la soluzione più idonea a traghettare l’Italia fuori da questo avvitamento e pantano è nel conferimento dell’incarico a Bersani”.

Un non-governo Bersani potrebbe gestire “gli affari correnti” ovvero le emergenze economiche meglio di un Monti ormai screditatissimo.

Andare alle Camere è quello che vuole Bersani: può rivendicare di averci provato fino all’ultimo, offrendo l’unica soluzione possibile in campo e magari andare al voto come premier sfiduciato.


Impuntandosi pure con il partito per essere lui il futuro candidato premier.


SCENARIO sul quale nel Pd, comunque, si aprirà la guerra.


Il governo del presidente appare un’ipotesi remota. Almeno adesso.


Ma tanto per non smentirsi i Democratici hanno già cominciato a litigare. Ieri Matteo Richetti, uno dei più antichi sodali di Matteo Renzi si è affrettato a dichiarare: “Bene Letta: facciamo un governo del presidente in cinque punti”.

Così si andrebbe al voto in ottobre e il sindaco di Firenze – che ieri è stato tirato in ballo con un tormentone durato per mezzo pomeriggio come un premier incaricabile – avrebbe ancora il tempo di prepararsi alle primarie per Palazzo Chigi.


Replica Stefano Fassina dei Giovani Turchi: “Dev’essere il governo del presidente votato da tutti, anche dai 5 Stelle”.

Si favoleggia a inizio della settimana prossima, per votare questo, “il piano B”.

Ma per ora non c’è nessuna convocazione. Magari invece in quella data il “resiliente” Bersani potrebbe andarsi a giocare la sua vittoria di Pirro.

Da Il Fatto Quotidiano del 30/03/2013.
camillobenso
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Re: the day after. quali accordi per governare?

Messaggio da camillobenso »

Il Pd dichiara la resa, ma Bersani ancora no
(Wanda Marra).
30/03/2013 di triskel182


IL SEGRETARIO “SCAPPA” A PIACENZA E RESTA “CONGELATO”, LETTA E VENDOLA RESPINGONO DI NUOVO L’INCIUCIO CON IL PDL.

Pier Luigi Bersani ieri mattina è uscito dalla sua casa al centro di Roma, il vestito da premier pre-incaricato sotto braccio, ed è andato a Piacenza.

Nella situazione di stallo totale potrebbe anche essere richiamato per andarsi a prendere una non-fiducia in Senato.

Ma siamo ai bizantinismi di una crisi istituzionale e politica senza sbocco, che si può raccontare solo con delle “non soluzioni”.

Non si parla certo di governo dell’Italia.

DAVANTI ai Corazzieri che hanno roteato gli occhi per tutta l’estenuante giornata di consultazioni, è uscita per ultima la delegazione del Pd capitanata dal vicesegretario Letta e dai capigruppo di Camera e Senato, Speranza e Zanda.

Va spedito Letta, sembra persino di buonumore: “Abbiamo cercato il coinvolgimento di tutti dentro un percorso di riforme, abbiamo proposto un governo centrato su obiettivi per avviare la legislatura”, rivendica la proposta.

Poi sottolinea i no: “Le ampie contrapposizioni, sottolineate dal presidente Napolitano, rendono non idoneo un governissimo”. E dunque il Pd ribadisce il no a governi con il Pdl, governissimi, larghe intese. Si fa forte dei no altrui: “I troppi no espressi qui a un governo istituzionale, a un governo del presidente, oltre ai no ascoltati durante le consultazioni, rischiano di negare che il cambiamento possa avvenire”.

Poi, un congedo di apertura: “Non mancherà il nostro sostegno alle decisioni che prenderà il presidente”.

Il riferimento è a un governo di scopo, un governo del presidente.

“Che tanto gli altri non votano”, chiosano dal Nazareno praticamente un minuto dopo. All’ultima tappa della via Crucis, il Pd – forte del vantaggio di essere salito per ultimo – può alzare le braccia e ribadire i suoi paletti, addossando le responsabilità del fallimento del suo tentativo ad altri. Il colloquio con Napolitano – raccontano – stavolta è stato davvero cordiale, con un presidente affettuoso, molto sereno.

Che ha resocontato al Pd tutti i no ricevuti: una crisi senza soluzione.

Tanto che Napolitano, come ha spiegato alla delegazione, non si sentirebbe di prendere una decisione e a questo punto sarebbe per temporeggiare.



Oppure dimettersi.



I Democratici dal canto loro gli hanno espresso un appoggio a un eventuale governo del presidente.

“Che però difficilmente si farà”, confessano. Paradossalmente in uno scenario come questo, Bersani potrebbe essere richiamato in extremis.


“Improbabile”, dicono però dai vertici del Pd. Giocando di sponda Vendola, l’alleato più fedele del segretario l’ha detto chiaro e tondo: “Tutti, Grillo come gli altri leader, hanno sulle proprie spalle il destino del Paese, bisogna evitare di togliersi il Paese da sopra le spalle e metterlo sotto i piedi”.

E dunque, “la soluzione più idonea a traghettare l’Italia fuori da questo avvitamento e pantano è nel conferimento dell’incarico a Bersani”.

Un non-governo Bersani potrebbe gestire “gli affari correnti” ovvero le emergenze economiche meglio di un Monti ormai screditatissimo.

Andare alle Camere è quello che vuole Bersani: può rivendicare di averci provato fino all’ultimo, offrendo l’unica soluzione possibile in campo e magari andare al voto come premier sfiduciato.


Impuntandosi pure con il partito per essere lui il futuro candidato premier.


SCENARIO sul quale nel Pd, comunque, si aprirà la guerra.


Il governo del presidente appare un’ipotesi remota. Almeno adesso.


Ma tanto per non smentirsi i Democratici hanno già cominciato a litigare. Ieri Matteo Richetti, uno dei più antichi sodali di Matteo Renzi si è affrettato a dichiarare: “Bene Letta: facciamo un governo del presidente in cinque punti”.

Così si andrebbe al voto in ottobre e il sindaco di Firenze – che ieri è stato tirato in ballo con un tormentone durato per mezzo pomeriggio come un premier incaricabile – avrebbe ancora il tempo di prepararsi alle primarie per Palazzo Chigi.


Replica Stefano Fassina dei Giovani Turchi: “Dev’essere il governo del presidente votato da tutti, anche dai 5 Stelle”.

Si favoleggia a inizio della settimana prossima, per votare questo, “il piano B”.

Ma per ora non c’è nessuna convocazione. Magari invece in quella data il “resiliente” Bersani potrebbe andarsi a giocare la sua vittoria di Pirro.

Da Il Fatto Quotidiano del 30/03/2013.
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Re: the day after. quali accordi per governare?

Messaggio da camillobenso »

NAPOLITANO IN UN VICOLO CIECO, VUOLE ANDARSENE PRIMA

(Eduardo Di Blasi).

30/03/2013 di triskel182


IL PRESIDENTE NON RIESCE A TROVARE UNA SOLUZIONE, POSSIBILI DIMISSIONI ANTICIPATE: SCEGLIERÀ IL NUOVO INQUILINO DEL COLLE.

La crisi politica continua. Nello studio alla Vetrata del Quirinale le consultazioni lampo del presidente della Repubblica non hanno avuto un esito risolutivo. La nebbia è alta, al punto che, a fine serata, ci si affida a una nota vocale per la quale il capo dello Stato prenderebbe “un momento di riflessione”.

L’ipotesi che in caso di stallo perdurante il presidente, con un atto di responsabilità istituzionale, possa decidere di anticipare le proprie dimissioni, non è più data come impossibile. Il nuovo inquilino del Colle, infatti, disponendo anche del potere di scioglimento delle Camere (precluso all’attuale capo dello Stato), disporrebbe di strumenti migliori per avviare la crisi politica a soluzione. Se ne ragiona mentre la nebbia sale.

DOPO AVER consultato i gruppi politici di Pdl, Lega, M5s, Scelta Civica, Sel e Pd, del resto, quelle “preclusioni” e “condizioni” che il premier pre incaricato Pier Luigi Bersani non aveva “ritenuto accettabili”, non si sono sciolte, anzi. I partiti hanno giocato al rialzo, hanno consegnato al presidente della Repubblica diversi no. E il risultato è uno stallo: le tre ampie minoranze uscite dalle elezioni non hanno intenzione di mischiare i propri voti per dare vita a un governo. Resta l’esecutivo Monti, per ora, con Bersani premier pre incaricato.

Per primo, ieri mattina, è salito al Colle Silvio Berlusconi, capo delegazione di una truppa che contava i pdl Alfano, Brunetta, Schifani e i leghisti Maroni, Bitonci e Giorgetti. Si immaginava che con lui andasse sciolto il nodo della richiesta avanzata al Pd: un proprio uomo per il Colle. L’argomento, dirà poi Berlusconi, non è stato affrontato. Mai si sarebbe sognato di porre una richiesta così poco ortodossa (che quella medesima richiesta l’avesse fatta a un comizio di piazza davanti a migliaia di persone una manciata di giorni prima deve essergli parso ininfluente).

Il leader del Pdl ha dato a Napolitano i primi tre no: “No a un governo del presidente”, “no a un governo istituzionale” e anche “no a un governo di scopo”. Ha aggiunto anche un “no ai tecnici”, perché – e questo l’uomo da vent’anni “prestato” alla politica non l’aveva mai detto – “la politica è professionalità ed esperienza oltre che buon senso”. E la “convenzione per le riforme” portata avanti dai democratici? Per Berlusconi è già carta straccia. Il suo rilancio alla fine è quello di un governo politico “di coalizione cui partecipino il Partito democratico, il Popolo della libertà, la Lega e Scelta Civica”. Il sì espresso anche “a un esecutivo a guida Bersani”, è una foglia di fico: il Pd mai accetterebbe una vasta coalizione di tal fatta.

La prima strada che si faceva largo nella nebbia è quindi risultata senza sbocco. Pd e Pdl non staranno assieme. Ce n’è rimasta una seconda: passa dalla disponibilità dei Cinque Stelle ad appoggiare un governo diverso da quello presieduto da Pier Luigi Bersani, nome sul quale già avevano appuntato il proprio no. Alle quattro del pomeriggio nello studio alla Vetrata i portavoce Vito Crimi e Roberta Lombardi ribadiscono il loro “governo Cinque Stelle”, un esecutivo di tecnici fuori dai partiti che dovrebbe essere appoggiato anche dal Pd. Il capo dello Stato è scettico. Un eventuale governo di coalizione deve essere comunque politico e contare per ciò stesso ministri che sono anche espressione del Pd. Vicolo cieco anche questo, dunque. Anche se i portavoce, davanti alle telecamere, si mostrano apparentemente concilianti, arriva poco dopo in rete il collegamento in streaming di Beppe Grillo che chiude tutte le residue speranze che dietro quell’ultimo banco di nebbia, vi sia un sentiero percorribile: non c’è.

Salgono al Colle anche gli esponenti di Scelta Civica che chiedono una grande coalizione, e Nichi Vendola, di Sel, assieme a Loredana De Petris e Gennaro Migliore. L’alleato del Pd fa un discorso durissimo sulla responsabilità e punta il dito contro Beppe Grillo. Chiede che Pier Luigi Bersani sia inviato alle Camere disponendo dei numeri migliori e che l’accordo per un governo politico con il Pdl non è nell’ordine delle cose. La nebbia è ancora fitta.

NON LA DIRADA nemmeno, in chiusura di serata, Enrico Letta, inviato al Quirinale assieme ai capigruppo Luigi Zanda e Roberto Speranza. Non c’è lo spazio per governissimi, forse per un governo di scopo (già bocciato dal centrodestra) e per la convenzione delle riforme (che il Pdl aveva già affondato nel colloquio mattutino). La soluzione non si vede. La nebbia è talmente fitta che quando il gruppo democratico lascia la sala, dalla porta dove tutti attendevano un resoconto del segretario generale Donato Marra o anche del presidente Napolitano, non esce nessuno. Si aspettano le “riflessioni” del capo dello Stato. Riflessioni che comprendono anche, questa volta, le sue dimissioni. È la crisi più grave della Repubblica. Rischia di diventare anche la più lunga.

Da Il Fatto Quotidiano del 30/03/2013.
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