Qualche cosa di nuovo
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Qualche cosa di nuovo
Se può interessare, qualche cosa si muove ( www.soggettopoliticonuovo.it ) ci si può iscrivere on line.
buona giornata
Pino
buona giornata
Pino
Re: Qualche cosa di nuovo
A me sembra anche questa una nuova forma di democrazia.
di Giovanni Stinco | Modena | 2 aprile 2012
Privatizzazione degli asili modenesi: vincono i genitori. Nascerà una fondazione
Il comitato Giù le mani dagli asili aveva raccolto 7500 firme in pochi giorni per mantenere pubbliche le scuole d'infanzia che grazie ai vincoli del Patto di Stabilità del governo sarebbero finite in mano ai privati. Il Comune cede e s'inventa una formula "innovativa" di esternalizzazione del servizio che rimane sostanzialmente in mano all'amministrazione. Protestano le associazioni di categoria, ma l'esperimento potrebbe essere ripetuto in altre città d'Italia
Prima è arrivata l’invasione del Consiglio comunale mano nella mano con i loro bambini, poi presidi e banchetti che hanno raccolto in poco tempo 7500 firme. Alla fine, dopo un mese di protesta ininterrotta, i genitori di Modena hanno vinto e convinto il Comune a ritirare la già annunciata esternalizzazione di 4 scuole d’infanzia.
Una decisione che la giunta del sindaco Giorgio Pighi aveva preso costretta dal Patto di stabilità, che tra le altre cose limita il turn over al 20%. Ogni 10 dipendenti comunali che vanno in pensione, a Modena come in tutta Italia se ne potranno assumere 2. Una norma che nella pratica rende impossibile mantenere sotto la gestione pubblica del Comune le scuole d’infanzia, fiore all’occhiello dell’istruzione emiliana.
Dopo le proteste dei genitori, gli incontri e gli appelli per modificare le regole del Patto di stabilità in Parlamento, il Comune ha fatto marcia indietro e ritirato una delibera che sembrava praticamente già scritta. L’accordo tra la Giunta e i genitori, riuniti sotto il comitato “Giù le mani dagli asili”, prevede ora la creazione di una fondazione senza fini di lucro che prenderà da settembre in gestione le scuole destinate altrimenti alla privatizzazione. L’idea, nata dall’assessore all’istruzione Adriana Querzé, è stata definita dai genitori “innovativa e di coraggio”, e probabilmente si tratta del primo caso in Italia di questo tipo. E cioè di una fondazione che nasce non per esternalizzare, ma per mantenere pubblico un servizio che il Patto di stabilità avrebbe per forza di cosa dato ai privati. Un modello che potrebbe essere preso d’esempio anche dalle altre città emiliane che entro giugno si troveranno a programmare il nuovo anno scolastico e a gestire la grana turn over sul proprio personale insegnante.
Da settembre, se la nuova delibera sarà resa operativa come da programma, la nuova fondazione si occuperà delle gestione delle 4 scuole d’infanzia (e delle altre che in futuro si aggiungeranno), con una serie di paletti: assunzione diretta del personale, impossibilità di appaltare servizi all’esterno, contratti equiparabili a quelli dei dipendenti comunali, partecipazione dei genitori nell’amministrazione della fondazione e apertura a eventuali contributi privati. “Non è semplicemente un escamotage per aggirare il Patto di stabilità – spiega il comitato dei genitori – É un nuovo modello per i nostri servizi 0-6 anni che consentirà di incrementarne ulteriormente la qualità, alleggerendone contemporaneamente il peso economico sull’Amministrazione Locale”. Amministrazione che comunque si occuperà di metterci il capitale finanziario, lo stesso che senza la soluzione della fondazione sarebbe stato immobilizzato dalle maglie del Patto di stabilità.
Che però l’accordo tra comitato e Giunta sia anche un modo per evitare la tagliola del blocco del turnover è chiaro a tutti. A capirlo le associazioni di categoria, che sull’esternalizzazione avevano evidentemente messo gli occhi, e che infatti ora si lamentano. Confesercenti, Cna, Confcommercio e Lapam hanno stilato un documento unitario dove criticano l’idea della fondazione. “L’operazione desta perplessità perché appare tutt’altro che una esternalizzazione, bensì una mera allocazione, fuori dal recinto dei conti comunali e dunque dai vincoli del Patto di stabilità, di costi che rimarrebbero comunque a carico della collettività modenese”. Questa la conclusione del comunicato: “Chiederemo che cosa impedisce a Modena, come è stato peraltro fatto in questi ani da numerose Amministrazioni dello stesso colore politico in lungo ed in largo per l’Italia, di appaltare alcuni servizi all’infanzia. Un’azione questa che consentirebbe di valorizzare in un’ottica di sussidiarietà la partnership con il settore privato, e che determinerebbe una essenziale riduzione dei relativi costi”.
Per il futuro “Giù le mani dagli asili” progetta di portare la propria battaglia fino a Roma. L’idea, esposta a Bologna alla Convenzione per la scuola bene comune, è quella di chiedere al Governo di stralciare dal Patto di stabilità la scuola da 0 a 6 anni. Una boccata d’ossigeno per una città, Modena, costretta a varare un bilancio 2012 fatto di 10 milioni di tagli e 26 di nuove tasse.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04 ... ne/201734/
di Giovanni Stinco | Modena | 2 aprile 2012
Privatizzazione degli asili modenesi: vincono i genitori. Nascerà una fondazione
Il comitato Giù le mani dagli asili aveva raccolto 7500 firme in pochi giorni per mantenere pubbliche le scuole d'infanzia che grazie ai vincoli del Patto di Stabilità del governo sarebbero finite in mano ai privati. Il Comune cede e s'inventa una formula "innovativa" di esternalizzazione del servizio che rimane sostanzialmente in mano all'amministrazione. Protestano le associazioni di categoria, ma l'esperimento potrebbe essere ripetuto in altre città d'Italia
Prima è arrivata l’invasione del Consiglio comunale mano nella mano con i loro bambini, poi presidi e banchetti che hanno raccolto in poco tempo 7500 firme. Alla fine, dopo un mese di protesta ininterrotta, i genitori di Modena hanno vinto e convinto il Comune a ritirare la già annunciata esternalizzazione di 4 scuole d’infanzia.
Una decisione che la giunta del sindaco Giorgio Pighi aveva preso costretta dal Patto di stabilità, che tra le altre cose limita il turn over al 20%. Ogni 10 dipendenti comunali che vanno in pensione, a Modena come in tutta Italia se ne potranno assumere 2. Una norma che nella pratica rende impossibile mantenere sotto la gestione pubblica del Comune le scuole d’infanzia, fiore all’occhiello dell’istruzione emiliana.
Dopo le proteste dei genitori, gli incontri e gli appelli per modificare le regole del Patto di stabilità in Parlamento, il Comune ha fatto marcia indietro e ritirato una delibera che sembrava praticamente già scritta. L’accordo tra la Giunta e i genitori, riuniti sotto il comitato “Giù le mani dagli asili”, prevede ora la creazione di una fondazione senza fini di lucro che prenderà da settembre in gestione le scuole destinate altrimenti alla privatizzazione. L’idea, nata dall’assessore all’istruzione Adriana Querzé, è stata definita dai genitori “innovativa e di coraggio”, e probabilmente si tratta del primo caso in Italia di questo tipo. E cioè di una fondazione che nasce non per esternalizzare, ma per mantenere pubblico un servizio che il Patto di stabilità avrebbe per forza di cosa dato ai privati. Un modello che potrebbe essere preso d’esempio anche dalle altre città emiliane che entro giugno si troveranno a programmare il nuovo anno scolastico e a gestire la grana turn over sul proprio personale insegnante.
Da settembre, se la nuova delibera sarà resa operativa come da programma, la nuova fondazione si occuperà delle gestione delle 4 scuole d’infanzia (e delle altre che in futuro si aggiungeranno), con una serie di paletti: assunzione diretta del personale, impossibilità di appaltare servizi all’esterno, contratti equiparabili a quelli dei dipendenti comunali, partecipazione dei genitori nell’amministrazione della fondazione e apertura a eventuali contributi privati. “Non è semplicemente un escamotage per aggirare il Patto di stabilità – spiega il comitato dei genitori – É un nuovo modello per i nostri servizi 0-6 anni che consentirà di incrementarne ulteriormente la qualità, alleggerendone contemporaneamente il peso economico sull’Amministrazione Locale”. Amministrazione che comunque si occuperà di metterci il capitale finanziario, lo stesso che senza la soluzione della fondazione sarebbe stato immobilizzato dalle maglie del Patto di stabilità.
Che però l’accordo tra comitato e Giunta sia anche un modo per evitare la tagliola del blocco del turnover è chiaro a tutti. A capirlo le associazioni di categoria, che sull’esternalizzazione avevano evidentemente messo gli occhi, e che infatti ora si lamentano. Confesercenti, Cna, Confcommercio e Lapam hanno stilato un documento unitario dove criticano l’idea della fondazione. “L’operazione desta perplessità perché appare tutt’altro che una esternalizzazione, bensì una mera allocazione, fuori dal recinto dei conti comunali e dunque dai vincoli del Patto di stabilità, di costi che rimarrebbero comunque a carico della collettività modenese”. Questa la conclusione del comunicato: “Chiederemo che cosa impedisce a Modena, come è stato peraltro fatto in questi ani da numerose Amministrazioni dello stesso colore politico in lungo ed in largo per l’Italia, di appaltare alcuni servizi all’infanzia. Un’azione questa che consentirebbe di valorizzare in un’ottica di sussidiarietà la partnership con il settore privato, e che determinerebbe una essenziale riduzione dei relativi costi”.
Per il futuro “Giù le mani dagli asili” progetta di portare la propria battaglia fino a Roma. L’idea, esposta a Bologna alla Convenzione per la scuola bene comune, è quella di chiedere al Governo di stralciare dal Patto di stabilità la scuola da 0 a 6 anni. Una boccata d’ossigeno per una città, Modena, costretta a varare un bilancio 2012 fatto di 10 milioni di tagli e 26 di nuove tasse.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04 ... ne/201734/
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Re: Qualche cosa di nuovo
IL MANIFESTO PER UN SOGGETTO POLITICO.
Il manifesto per un soggetto politico si aggiunge al submovimento esistente per la creazione di un partito popolare di massa socialista di sinistra.
E’ un fatto assolutamente positivo.
Va evitata la sindrome da SIAMO I PRIMI, PARTIAMO DA ZERO.
No compagni per il manifesto politico non siete i primi :
Da molto tempo vi sono compagni che lavorano al progetto della CASA COMUNE DELLA SINISTRA.
Ci sono compagni di SEL, della sinistra socialista, del melogranorosso.eu, compagni della FED e poi tanti siti e forum da ultimo il forum forumisti per la sinistra (http://forumisti.mondoforum.com).
Il manifesto per un soggetto politico usa un linguaggio innovativo ed è totalmente condivisibile.
Le sette parole chiave del manifesto POSSONO essere :
1) Crisi dei partiti ( organizzazioni di Elite di Potere ).
2) Politica e Democrazia .
3) Poteri sovranazionali non democratici ( esempio BCE ).
4) Riapropriazione dei beni comuni e dei processi comuni.
5) Il partito dei sindaci .
6) Il soggetto nuovo come aggregazione di diversità.
7) ‘ si rompe con questo modello neoliberista che vuole privatizzare a tutti i costi’.
Analizzare il documento richiede molto tempo ed è cosa alquanto complessa.
Condividiamo in tutto il documento ma un documento per essere NUOVO deve essere anche ANTICO.
E SU ANTICO NON CI SIAMO.
a) IL NUOVO SOGGETTO POLITICO E LA FORMA PARTITO.
Il nuovo soggetto politico nasce da una discussione sulla FORMA PARTITO.
Nasce da una teoria del partito, una TEORIA DEL PARTITO non nasce OGGI.
Una moderna TEORIA DEL PARTITO nasce dalla folle modernità Di ROSA LUXEMBURG.
Il partito rete, il partito internet era dentro il cervello politico di Rosa Luxemburg.
Sull’ organizzazione partito il documento è comunque condivisibile.
b) SULLE NUOVE FORME DI DEMOCRAZIA .
Il documento non affronta una questione , gli eletti per SORTEGGIO.
Alcuni esperimenti in Europa devono essere analizzati, contro i politici di professioni e le elite di potere il metodo PARZIALE per sorteggio va analizzato.
Il documento NON affronta la questione delle questioni , LE PRIMARIE.
Eleggere i CONSIGLI DI SORVEGLIANZA o se piace di più i SOVIET con le PRIMARIE significa sviluppare un processo di creazione di democrazie dirette ( vedi post Primarie e consigli e il quaderno numero 2 del manifesto con interventi di Lucio Magri e Rossana Rossanda ) , l’ antico che manca nel documento.
A parte la ‘ dimenticanza’ delle Primarie il documento è molto interessante.
La questione principale che il documento NON affronta è quale modello politico sociale .
Si tratta della questione FONDAMENTALE.
Il modello sociale europeo costituzionalizzato in Europa in particolare Italia e Germania nasce da quella che possiamo chiamare la sintesi marxista-keynesiana.
Credo che sia un grave errore che nel documento non venga mai citato Carlo Marx e non sia mai citato Jhon Maynard Keynes , il grande borghese che ha salvato l’ occidente dalla crisi del 1929.
Nel merito la grande equazione sociale
Prodotto Interno Lordo = Consumi + Investimenti ( + Esportazioni – Importazioni )
In questa formula del sociale vi è la base del modello sociale europeo, l’ incremento del Prodotto Interno Lordo ( con tutti i limiti che conosciamo) aumenta l’ occupazione con l’ obiettivo della BUONA POLITICA della PIENA OCCUPAZIONE.
Ma è vero che lo sviluppo del Prodotto Interno Lordo è in funzione dello sviluppo dell’ occupazione ?
Con Carlo Marx SI , senza Carlo Marx NO.
Il ritorno a Carlo Marx la possiamo dire cosi , l’ economia è una scienza sociale, qui c è la crisi irreversibile del modello neoliberista basato sui mercati.
Qui sta il ritorno al socialismo.
Lo sviluppo del PIL significa sviluppo del CAPITALE SOCIALE e della composizione del capitale, nella relazione SOCIALE tra capitale e lavoro c è lo sviluppo del lavoro e l’ uscita da questa crisi che è la più lunga di tutti i tempi.
Importante è il nesso tra inefficienza ed efficenza una questione nuova ma anche antica affrontata da Bucharin in un breve saggio incredibile per modernità , dopo un approfondito dibattito Bucharin fu fucilato.
Quindi il nuovo , una politica di sviluppo dei Beni Comuni e l’ antico la programmazione economica , le politiche di settori industriali , IL NUOVO MODELLO DI SVILUPPO è la sintesi tra nuovo ed antico di un nuovo soggetto politico.
La sintesi si chiama socialismo.
Il manifesto per un soggetto politico si aggiunge al submovimento esistente per la creazione di un partito popolare di massa socialista di sinistra.
E’ un fatto assolutamente positivo.
Va evitata la sindrome da SIAMO I PRIMI, PARTIAMO DA ZERO.
No compagni per il manifesto politico non siete i primi :
Da molto tempo vi sono compagni che lavorano al progetto della CASA COMUNE DELLA SINISTRA.
Ci sono compagni di SEL, della sinistra socialista, del melogranorosso.eu, compagni della FED e poi tanti siti e forum da ultimo il forum forumisti per la sinistra (http://forumisti.mondoforum.com).
Il manifesto per un soggetto politico usa un linguaggio innovativo ed è totalmente condivisibile.
Le sette parole chiave del manifesto POSSONO essere :
1) Crisi dei partiti ( organizzazioni di Elite di Potere ).
2) Politica e Democrazia .
3) Poteri sovranazionali non democratici ( esempio BCE ).
4) Riapropriazione dei beni comuni e dei processi comuni.
5) Il partito dei sindaci .
6) Il soggetto nuovo come aggregazione di diversità.
7) ‘ si rompe con questo modello neoliberista che vuole privatizzare a tutti i costi’.
Analizzare il documento richiede molto tempo ed è cosa alquanto complessa.
Condividiamo in tutto il documento ma un documento per essere NUOVO deve essere anche ANTICO.
E SU ANTICO NON CI SIAMO.
a) IL NUOVO SOGGETTO POLITICO E LA FORMA PARTITO.
Il nuovo soggetto politico nasce da una discussione sulla FORMA PARTITO.
Nasce da una teoria del partito, una TEORIA DEL PARTITO non nasce OGGI.
Una moderna TEORIA DEL PARTITO nasce dalla folle modernità Di ROSA LUXEMBURG.
Il partito rete, il partito internet era dentro il cervello politico di Rosa Luxemburg.
Sull’ organizzazione partito il documento è comunque condivisibile.
b) SULLE NUOVE FORME DI DEMOCRAZIA .
Il documento non affronta una questione , gli eletti per SORTEGGIO.
Alcuni esperimenti in Europa devono essere analizzati, contro i politici di professioni e le elite di potere il metodo PARZIALE per sorteggio va analizzato.
Il documento NON affronta la questione delle questioni , LE PRIMARIE.
Eleggere i CONSIGLI DI SORVEGLIANZA o se piace di più i SOVIET con le PRIMARIE significa sviluppare un processo di creazione di democrazie dirette ( vedi post Primarie e consigli e il quaderno numero 2 del manifesto con interventi di Lucio Magri e Rossana Rossanda ) , l’ antico che manca nel documento.
A parte la ‘ dimenticanza’ delle Primarie il documento è molto interessante.
La questione principale che il documento NON affronta è quale modello politico sociale .
Si tratta della questione FONDAMENTALE.
Il modello sociale europeo costituzionalizzato in Europa in particolare Italia e Germania nasce da quella che possiamo chiamare la sintesi marxista-keynesiana.
Credo che sia un grave errore che nel documento non venga mai citato Carlo Marx e non sia mai citato Jhon Maynard Keynes , il grande borghese che ha salvato l’ occidente dalla crisi del 1929.
Nel merito la grande equazione sociale
Prodotto Interno Lordo = Consumi + Investimenti ( + Esportazioni – Importazioni )
In questa formula del sociale vi è la base del modello sociale europeo, l’ incremento del Prodotto Interno Lordo ( con tutti i limiti che conosciamo) aumenta l’ occupazione con l’ obiettivo della BUONA POLITICA della PIENA OCCUPAZIONE.
Ma è vero che lo sviluppo del Prodotto Interno Lordo è in funzione dello sviluppo dell’ occupazione ?
Con Carlo Marx SI , senza Carlo Marx NO.
Il ritorno a Carlo Marx la possiamo dire cosi , l’ economia è una scienza sociale, qui c è la crisi irreversibile del modello neoliberista basato sui mercati.
Qui sta il ritorno al socialismo.
Lo sviluppo del PIL significa sviluppo del CAPITALE SOCIALE e della composizione del capitale, nella relazione SOCIALE tra capitale e lavoro c è lo sviluppo del lavoro e l’ uscita da questa crisi che è la più lunga di tutti i tempi.
Importante è il nesso tra inefficienza ed efficenza una questione nuova ma anche antica affrontata da Bucharin in un breve saggio incredibile per modernità , dopo un approfondito dibattito Bucharin fu fucilato.
Quindi il nuovo , una politica di sviluppo dei Beni Comuni e l’ antico la programmazione economica , le politiche di settori industriali , IL NUOVO MODELLO DI SVILUPPO è la sintesi tra nuovo ed antico di un nuovo soggetto politico.
La sintesi si chiama socialismo.
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Re: Qualche cosa di nuovo
A me non interessa etichettare un nuovo movimento politico chiamandolo socialismo, che se poi aggiungessimo a questa parola "reale" sarebbe la riproposizione di una sconfitta storica.
Bisognerebbe uscire da queste due concezioni antitetiche del vivere sociale:
Capitalismo: società di pochi ricchi e molti poveri
Socialismo: società di tutti poveri e nessun ricco.
Il fatto è che siamo immersi in un capitalismo "reale" che ci sembra naturale che i poveri si impoveriscano ancora di + per garantire la ricchezza dei ricchi.
Marchionne cosa dice: Eliminiamo i diritti dei lavoratori perchè non si può vivere di soli diritti.
Bene, potremmo ribaltare e dire: viviamo di diritti e cacciamo gli imprenditori che i diritti vorrebbero cancellare.
Io parto dal principio seguente:
Io progetto un auto che ha valore di mercato X. Ci sarebbero due modi per produrla:
I materiali costano 50% di X, mentre la manodopera può variare da 10%di X in Cina al 30% di X in Italia. Nei due casi il guadagno sarebbe 40% di X, e nel secondo 20% di X, se questo 20% basta per fare gli investimenti non vedo perchè bisogna de-localizzare le aziende.
C'è un capitalismo rapace (quello di Marchionne) ed un capitalismo che incarna una funzione sociale, cioè quella di remunerare il lavoro per ripartire la ricchezza prodotta, ridurre l'impatto sull'ambiente e reinvestire l'utile nella ricerca.
Il punto nodale è che le aziende sono in mano alle banche, e che queste in qualunque momento possono se vogliono fare fallire un'azienda in qualunque momento.
L'Italia dopo la guerra è potuta crescere tramite l'IRI, dove il capitale dell'azienda veniva garantita dalla stato.
I tassi di interesse vengono tenuti bassi e man mano che si genera ricchezza l'economia si rafforza.
Le banche sono rapaci, e non possono perdere tempo a generare ricchezza tramite la produzione di beni, si "accontentano" a mangiare interesse speculando sui debiti sovrani.
Sono sanguisuga che indeboliscono società operosa come la nostra.
Bisogna cambiare registro, e cominciare a nazionalizzare le banche e anche le aziende energetiche.
Puntare a produrre cose che solo da noi possono essere prodotte in modo esclusivo. Non fare la Panda, ma sviluppare i marchi che hanno fatto la storia dell'Italia dell'automobile. Sviluppare il turismo in modo scientifico come viene fatto a Londra.
Le piccole aziende se non fanno oggetti a valore aggiunto, dove la manualità, l'ingegno fanno la differenza, allora l'Italia avrà un futuro altrimenti non saremo capaci a reggere la concorrenza di paesi poveri ma in forte sviluppo.
un saluto
Bisognerebbe uscire da queste due concezioni antitetiche del vivere sociale:
Capitalismo: società di pochi ricchi e molti poveri
Socialismo: società di tutti poveri e nessun ricco.
Il fatto è che siamo immersi in un capitalismo "reale" che ci sembra naturale che i poveri si impoveriscano ancora di + per garantire la ricchezza dei ricchi.
Marchionne cosa dice: Eliminiamo i diritti dei lavoratori perchè non si può vivere di soli diritti.
Bene, potremmo ribaltare e dire: viviamo di diritti e cacciamo gli imprenditori che i diritti vorrebbero cancellare.
Io parto dal principio seguente:
Io progetto un auto che ha valore di mercato X. Ci sarebbero due modi per produrla:
I materiali costano 50% di X, mentre la manodopera può variare da 10%di X in Cina al 30% di X in Italia. Nei due casi il guadagno sarebbe 40% di X, e nel secondo 20% di X, se questo 20% basta per fare gli investimenti non vedo perchè bisogna de-localizzare le aziende.
C'è un capitalismo rapace (quello di Marchionne) ed un capitalismo che incarna una funzione sociale, cioè quella di remunerare il lavoro per ripartire la ricchezza prodotta, ridurre l'impatto sull'ambiente e reinvestire l'utile nella ricerca.
Il punto nodale è che le aziende sono in mano alle banche, e che queste in qualunque momento possono se vogliono fare fallire un'azienda in qualunque momento.
L'Italia dopo la guerra è potuta crescere tramite l'IRI, dove il capitale dell'azienda veniva garantita dalla stato.
I tassi di interesse vengono tenuti bassi e man mano che si genera ricchezza l'economia si rafforza.
Le banche sono rapaci, e non possono perdere tempo a generare ricchezza tramite la produzione di beni, si "accontentano" a mangiare interesse speculando sui debiti sovrani.
Sono sanguisuga che indeboliscono società operosa come la nostra.
Bisogna cambiare registro, e cominciare a nazionalizzare le banche e anche le aziende energetiche.
Puntare a produrre cose che solo da noi possono essere prodotte in modo esclusivo. Non fare la Panda, ma sviluppare i marchi che hanno fatto la storia dell'Italia dell'automobile. Sviluppare il turismo in modo scientifico come viene fatto a Londra.
Le piccole aziende se non fanno oggetti a valore aggiunto, dove la manualità, l'ingegno fanno la differenza, allora l'Italia avrà un futuro altrimenti non saremo capaci a reggere la concorrenza di paesi poveri ma in forte sviluppo.
un saluto
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
Re: Qualche cosa di nuovo
Che occorra cambiare registro partendo dall'economia reale e dai meccanismi alla base del suo sviluppo, credo che siamo d'accordo.Joblack ha scritto: ...(omissis)
Il punto nodale è che le aziende sono in mano alle banche, e che queste in qualunque momento possono se vogliono fare fallire un'azienda in qualunque momento.
L'Italia dopo la guerra è potuta crescere tramite l'IRI, dove il capitale dell'azienda veniva garantita dalla stato.
I tassi di interesse vengono tenuti bassi e man mano che si genera ricchezza l'economia si rafforza.
Le banche sono rapaci, e non possono perdere tempo a generare ricchezza tramite la produzione di beni, si "accontentano" a mangiare interesse speculando sui debiti sovrani.
Sono sanguisuga che indeboliscono società operosa come la nostra.
Bisogna cambiare registro, e cominciare a nazionalizzare le banche e anche le aziende energetiche.
Il problema è vedere come.
L'esperienza deve pur servirci a qualcosa.
Prima dell'esplosione del turbo-capitalismo finanziario le banche erano in gran parte pubbliche. I margini di intermediazione tra impieghi e raccolta non coprivano i costi di gestione. Risultato: bisognava finanziarle con denaro pubblico o direttamente, attraverso ricapitalizzazioni, o indirettamente attraverso "cartelli" che le garantissero posizioni di oligopolio (anche in questo caso a spese della collettività).
IRI, ENEL ed aziende pubbliche varie hanno effettivamente garantito un volano per lo sviluppo del paese. Ma a quale prezzo? Possiamo essere sicuri che con i partiti di oggi la storia dello sfascio gestionale di quelle imprese non si ripeterebbe?
E poi: nazionalizzare, con quali soldi?
Occorre quindi pensare a nuove vie e nuove forme di governo democratico dell'economia.
Innanzitutto sul piano della finanza occorre andare al superamento delle banche, in quanto intermediarie tra risparmio ed impresa.
Accorciare la filiera dell'intermediazione, indirizzando il risparmio verso impieghi produttivi (e quindi utili alla collettività) piuttosto che, come oggi, verso "il mattone" o il mercato finanziario, può essere una strada che ho tentato di esemplificare in altro 3d.
http://forumisti.mondoforum.com/viewtopic.php?f=8&t=155
Altre forme, che pure hanno dato buoni risultati, come il sistema dei distretti industriali, le cooperative (che sono oggi l'unico settore che sembra non risentire più di tanto della crisi), andrebbero incoraggiate e sviluppate.
Si tratta in sostanza di ripensare e progettare nuove strade nella direzione della democrazia economica.
Un buon punto di partenza ce lo offe, a livello di principi da sostanziare in leggi e politiche concrete, il titolo III della nostra costituzione.
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Re: Qualche cosa di nuovo
@mariok
si mario, ho letto il tuo intervento in altro 3D e la tua analisi è in gran parte da me condivisa.
Il problema come hai affermato sopra è vedere come cambiare registro, e non fare gli errori del passato, giusto ... ma parti da presupposti di liberismo o neo-liberismo attraverso i quali è impossibile riequilibrare i rapporti tra le classi, quando appunto sostieni che è giusto che Marchionne se ne vada dal''Italia per cercare altri posti dove è possibile sfruttare i lavoratori.
Il capitalismo per sua natura guarda al "profitto", è rapace su questo, come sono rapaci gli speculatori finanziari, per cui non vedo come possa esistere una via pacifica di risoluzione del conflitto tra classi.
Forse dovremmo sperimentare forme di imprenditoria avanzate come quelle sperimentate recentemente (qualche decennio) in america, tipo le aziende "senza fabbriche" le cosi dette "fab-less company",cioè aziende nazionali con la sola testa (progettazione, marketing) e produzione all'estero, una su tutte l'APPLE, oppure le società in cui i padroni sono gli i dipendenti stessi "employees company", una su tutte l'ORACLE.
In questi ultimi tempi anche in italia sarebbero stati possibili soluzioni di questo genere, mi viene in mente l'EUTELIA, dove c'erano lavoratori bravi, c'erano i clienti, ma i padroni erano ladroni vicini la politica. Sarebbe bastata la nascita di una forma nuova di azienda dove lo start up l'avrebbe potuto dare lo stato per poi ad avviamento realizzato si sarebbe passato la mano a finanziatori e banche.
Ma si sa che i nostri politici ignoranti nella gran parte pensano solo a portarsi a casa il vitalizio.
Certo hai ragione che ci vogliono idee nuove per avere un corretto rapporto tra danaro (banche) e forme produttive, ma con un peso di tassazione dello stato che ormai ha raggiunto valori da record mondiali è difficile studiare e implementare queste idee.
Occorre che il costo della politica ed il costo dello stato si riduca magari con un ritmo del 5% di PIL l'anno per dieci anni.
Se pensi che negli USA il peso dello stato è solo il 20% del PIL mentre in Italia siamo al 55% .. capisci che siamo in un baratro.
un saluto
si mario, ho letto il tuo intervento in altro 3D e la tua analisi è in gran parte da me condivisa.
Il problema come hai affermato sopra è vedere come cambiare registro, e non fare gli errori del passato, giusto ... ma parti da presupposti di liberismo o neo-liberismo attraverso i quali è impossibile riequilibrare i rapporti tra le classi, quando appunto sostieni che è giusto che Marchionne se ne vada dal''Italia per cercare altri posti dove è possibile sfruttare i lavoratori.
Il capitalismo per sua natura guarda al "profitto", è rapace su questo, come sono rapaci gli speculatori finanziari, per cui non vedo come possa esistere una via pacifica di risoluzione del conflitto tra classi.
Forse dovremmo sperimentare forme di imprenditoria avanzate come quelle sperimentate recentemente (qualche decennio) in america, tipo le aziende "senza fabbriche" le cosi dette "fab-less company",cioè aziende nazionali con la sola testa (progettazione, marketing) e produzione all'estero, una su tutte l'APPLE, oppure le società in cui i padroni sono gli i dipendenti stessi "employees company", una su tutte l'ORACLE.
In questi ultimi tempi anche in italia sarebbero stati possibili soluzioni di questo genere, mi viene in mente l'EUTELIA, dove c'erano lavoratori bravi, c'erano i clienti, ma i padroni erano ladroni vicini la politica. Sarebbe bastata la nascita di una forma nuova di azienda dove lo start up l'avrebbe potuto dare lo stato per poi ad avviamento realizzato si sarebbe passato la mano a finanziatori e banche.
Ma si sa che i nostri politici ignoranti nella gran parte pensano solo a portarsi a casa il vitalizio.
Certo hai ragione che ci vogliono idee nuove per avere un corretto rapporto tra danaro (banche) e forme produttive, ma con un peso di tassazione dello stato che ormai ha raggiunto valori da record mondiali è difficile studiare e implementare queste idee.
Occorre che il costo della politica ed il costo dello stato si riduca magari con un ritmo del 5% di PIL l'anno per dieci anni.
Se pensi che negli USA il peso dello stato è solo il 20% del PIL mentre in Italia siamo al 55% .. capisci che siamo in un baratro.
un saluto
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
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